PRIMA LETTERA DI PAOLO A TIMOTEO 

Istruzione riguardanti la vita nella Chiesa

 

 

COMPORTAMENTO DEL BUON SERVITORE DI CRISTO

 

 Paolo ha finora scritto a Timoteo circa:

- la esistenza e la azione destabilizzante dei falsi dottori (1:3-4)

- la consistenza delle false dottrine proposte dai falsi dottori (1:6-11)

- le Istruzioni sulla preghiera (2:1-7)

- le Istruzioni relativamente agli uomini (2:8)

- le Istruzioni relativamente alle donne (2:9-15)

- le Istruzioni relativamente agli anziani (3:1-7)

- le Istruzioni relativamente ai diaconi (3:8-13)

- il privilegio e la responsabilità della Chiesa quale colonna e sostegno della Verità (3:14-15)

- La rivelazione del Mistero della Pietà (3:16)

- La rivelazione dell’apostasia futura (4:1-5)

 

***

Ora Paolo si concentra sulla persona di Timoteo e vuole spiegargli quali sono le caratteristiche ed il comportamento del buon servitore di Cristo, che si esprime:

- Nell’insegnamento (4:6-11)

- Nell’esempio (4:12)

- Nella edificazione personale (4:13-16)

- Nelle riprensioni e nelle esortazioni (5:1-2)

- Nell’assistenza delle vedove (5:3-16)

- Nei rapporti con gli anziani (l’onore ed il rispetto) (5:17-19)

- Nella riprensione pubblica ed imparziale degli anziani (5:20-21)

- Nella prudenza nei rapporti spirituali degli anziani (5:22)

- Consiglio terapeutico personale (5:23)

- I peccati e le buone opere manifeste (5:24-25)

- I rapporti tra i fratelli schiavi e i padroni (6:1-2)

- I rapporti con gli eretici e gli avidi (6:3-10)

- Esortazione e ordinamento alla santità personale (6:11-16)

- Istruzioni circa i fratelli ricchi (6:17-19)

 

***

 

COMPORTAMENTO DEL BUON SERVITORE DI CRISTO

 

I RAPPORTI TRA FRATELLI SCHIAVI E PADRONI

Tutti quelli che sono sotto il giogo della schiavitù, stimino i loro padroni degni di ogni onore, perché il nome di Dio e la dottrina non vengano bestemmiati.

Quelli che hanno padroni credenti non li disprezzino perché sono fratelli, ma li servano con maggiore impegno, perché quelli che beneficiano del loro servizio sono fedeli e amati. Insegna queste cose e raccomandale.

(1 Timoteo 6:1-2)

Al tempo dell’apostolo Paolo la schiavitù non solo esisteva negli usi e nelle leggi sociali, ma era in uno dei suoi peggiori stadi.

Gli schiavi formavano i due terzi della popolazione ed il mercato degli schiavi era fiorente (molti di loro erano prigionieri di guerra).

Erano in vigore le leggi e gli usi più barbari.

Lo schiavo poteva essere non solo comprato e venduto, ma anche usato ed abusato dal padrone per i suoi piaceri e peri suoi vizi; poteva essere torturato ed anche ucciso senza alcuna pena.

Il sangue degli schiavi scorreva al Colosseo nei combattimenti dei gladiatori per il solo piacere dello spettacolo.

Gli schiavi difficilmente avevano l’opportunità di dormire nelle case, i più (lavorando nelle campagne) talvolta dormivano incatenati vicino al luogo di lavoro.  In mezzo a questa crudele società il Vangelo portava un vento rivoluzionario!

Lo schiavo non è un essere inferiore al suo padrone: tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio.

Sia lo schiavo che il padrone sono oggetto della Redenzione in Cristo e sono ugualmente destinati ad ereditare la gloria di Dio.

Lo schiavo e il padrone, come fratelli in Cristo (per la comune origine e natura), sono uniti nella stessa Speranza e uniti dal Vincolo reciproco dell'amore fraterno.

Ma questa Giustizia, Redenzione che è realtà nei cieli deve diventare realtà anche in terra, ma non con la forza umana della imposizione.

Per questo Paolo non si perde in discorsi “sociali” e non incita a “farsi giustizia”; egli rispetta la società in cui vive e semina la Parola con dolcezza (è la Parola che farà cambiare la storia).

Lo scopo di tutto questo non è raggiungere una giustizia sociale ma l’evitare che il nome di Dio e la dottrina vengano bestemmiati.

Per Paolo gli obiettivi sociali sono subordinati ai valori spirituali!

Per questo Timoteo deve insegnare e raccomandare che gli schiavi  che hanno padroni credenti non li disprezzino (attività evidentemente normale tra gli schiavi increduli) perché sono fratelli, per questo motivo devono considerarli degni di ogni onore (lett. times, profondo rispetto), e li servano con maggiore impegno, perché quelli che beneficiano del loro servizio sono fedeli e amati.

Paolo parla molto dei rapporti tra schiavi e padroni, ed evidenzia quali siano i loro reciproci doveri fraterni, nella condizione che essi si trovano e che valutano più utile al fine di adempiere meglio la volontà di Dio (questa è la vera motivazione che deve influenzare la vita di ogni uomo, schiavo, libero o padrone che sia):

Ognuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato.

Sei stato chiamato essendo schiavo?

Non te ne preoccupare, ma se puoi diventare libero, è meglio valerti dell'opportunità.

Poiché colui che è stato chiamato nel Signore, da schiavo, è un affrancato del Signore; ugualmente colui che è stato chiamato mentre era libero, è schiavo di Cristo. Voi siete stati riscattati a caro prezzo; non diventate schiavi degli uomini.

Fratelli, ognuno rimanga davanti a Dio nella condizione in cui si trovava quando fu chiamato.

(1 Corinzi 7:20-24)

 

Servi, ubbidite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, nella semplicità del vostro cuore, come a Cristo, non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo.

Fate la volontà di Dio di buon animo, servendo con benevolenza, come se serviste il Signore e non gli uomini; sapendo che ognuno, quando abbia fatto qualche bene, ne riceverà la ricompensa dal Signore, servo o libero che sia.

Voi, padroni, agite allo stesso modo verso di loro astenendovi dalle minacce, sapendo che il Signore vostro e loro è nel cielo e che presso di lui non c'è favoritismo.

(Efesini 6:5-9)

 

Servi, ubbidite in ogni cosa ai vostri padroni secondo la carne; non servendoli soltanto quando vi vedono, come per piacere agli uomini, ma con semplicità di cuore, temendo il Signore.

Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete per ricompensa l'eredità. Servite Cristo, il Signore! Infatti chi agisce ingiustamente riceverà la retribuzione del torto che avrà fatto, senza che vi siano favoritismi.

Padroni, date ai vostri servi ciò che è giusto ed equo, sapendo che anche voi avete un padrone nel cielo.

(Colossesi 3:22 / 4:1)

 

Esorta i servi a essere sottomessi ai loro padroni, a compiacerli in ogni cosa, a non contraddirli, a non derubarli, ma a mostrare sempre lealtà perfetta, per onorare in ogni cosa la dottrina di Dio, nostro Salvatore.

(Tito 2:9-10)

 

Perciò, pur avendo molta libertà in Cristo di comandarti quello che conviene fare, preferisco fare appello al tuo amore, semplicemente come Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù; ti prego per mio figlio che ho generato mentre ero in catene, per Onesimo, un tempo inutile a te, ma che ora è utile a te e a me. Te lo rimando, lui, che amo come il mio cuore.

Avrei voluto tenerlo con me, perché in vece tua mi servisse nelle catene che porto a motivo del vangelo; ma non ho voluto fare nulla senza il tuo consenso, perché la tua buona azione non fosse forzata, ma volontaria.

Forse proprio per questo egli è stato lontano da te per un po' di tempo, perché tu lo riavessi per sempre; non più come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello caro specialmente a me, ma ora molto più a te, sia sul piano umano sia nel Signore!

Se dunque tu mi consideri in comunione con te, accoglilo come me stesso.

Se ti ha fatto qualche torto o ti deve qualcosa, addebitalo a me.

Io, Paolo, lo scrivo di mia propria mano: pagherò io; per non dirti che tu mi sei debitore perfino di te stesso. Sì, fratello, io vorrei che tu mi fossi utile nel Signore; rasserena il mio cuore in Cristo. Ti scrivo fiducioso nella tua ubbidienza, sapendo che farai anche più di quel che ti chiedo.

(Filemone 8-21)

 

Le medesime esortazioni le scrive anche Pietro:

iate sottomessi, per amor del Signore, a ogni umana istituzione: al re, come al sovrano; ai governatori, come mandati da lui per punire i malfattori e per dare lode a quelli che fanno il bene.

Perché questa è la volontà di Dio: che, facendo il bene, turiate la bocca all'ignoranza degli uomini stolti.

Fate questo come uomini liberi, che non si servono della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio.

Onorate tutti. Amate i fratelli. Temete Dio. Onorate il re.

Domestici, siate con ogni timore sottomessi ai vostri padroni; non solo ai buoni e ragionevoli, ma anche a quelli che sono difficili.

Perché è una grazia se qualcuno sopporta, per motivo di coscienza dinanzi a Dio, sofferenze che si subiscono ingiustamente.

Infatti, che vanto c'è se voi sopportate pazientemente quando siete malmenati per le vostre mancanze? Ma se soffrite perché avete agito bene, e lo sopportate pazientemente, questa è una grazia davanti a Dio.

Infatti a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme.

Egli non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno.

Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente; egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le sue lividure siete stati guariti.

Poiché eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime.

(1 Pietro 2:13-25)

 

Il pensiero espresso qui da Paolo e confermato da Pietro, è un pensiero totalmente estraneo al pensiero del mondo di allora (e di oggi) e può essere compreso ed apprezzato solo da chi vede la propria vita attraverso l’Opera di Gesù Cristo; Timoteo deve quindi ispirarsi a questi stessi principi nelle direzioni morali da dare agli schiavi cristiani di Efeso.

Infatti l’atteggiamento di chi ubbidisce a questa esortazione è completamente privo di senso agli occhi di chi non ha la visione di Cristo ed è la caratteristica del cristianesimo e la fonte di ispirazione di coloro che hanno gli occhi per vedere, come mostrò Gesù stesso:  

Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tornava, si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse.

Poi mise dell'acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli, e ad asciugarli con l'asciugatoio del quale era cinto…

Quando dunque ebbe loro lavato i piedi ed ebbe ripreso le sue vesti, si mise di nuovo a tavola, e disse loro: «Capite quello che vi ho fatto?

Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono.

Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri.

Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io.

In verità, in verità vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato.

Se sapete queste cose, siete beati se le fate.

(tratto da Giovanni 13:3-17)

 

Fino a che durerà sulla terra, nella società umana esisteranno delle disuguaglianze derivanti da diversità di capacità naturali, di forze, di attitudini, di cultura, di attività e in una forma o nell'altra l'uomo presterà il suo operare per un padrone, un cliente, un datore di lavoro o comunque sotto la direzione o l’incarico di un altro uomo a lui superiore.

L'ubbidienza, la sottomissione, il rispetto, la fedeltà, la rettitudine dei subordinati saranno virtù sempre necessarie, al pari della giustizia, della bontà dei loro superiori.

Il cristiano non deve preoccuparsi troppo di che posto occupa in questa gerarchia, la sua preoccupazione deve essere la Gloria di Dio, a prescindere dalla sua posizione sociale.

 

***

 I RAPPORTI CON GLI ERETICI E GLI AVIDI

 

Se qualcuno insegna una dottrina diversa e non si attiene alle sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e alla dottrina che è conforme alla pietà, è un orgoglioso e non sa nulla; ma si fissa su questioni e dispute di parole, dalle quali nascono invidia, contese, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe discussioni di persone corrotte di mente e prive della verità, le quali considerano la pietà come una fonte di guadagno.

La pietà, con animo contento del proprio stato, è un grande guadagno.

Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo, e neppure possiamo portarne via nulla; ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti.

Invece quelli che vogliono arricchire cadono vittime di tentazioni, di inganni e di molti desideri insensati e funesti, che affondano gli uomini nella rovina e nella perdizione.

Infatti l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori.

(1 Timoteo 6:3-10)

Fatta la premessa all’inizio della lettera circa i falsi dottori e le loro dottrine, Paolo ora ritorna sul comportamento che il buon servitore di Cristo deve avere nei loro confronti.

E’ significativo che Paolo mette sullo stesso piano gli eretici con gli avidi, per la Scrittura l’avidità è idolatria:

 

Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio.

(Efesini 5:5)

D’altronde l’avaro, che confida nelle sue ricchezze anziché in Dio, rivela come la sua fiducia sia riposta…

 

Per incoraggiare Timoteo in questa attività di riprensione gli rivela:

1) la vana consistenza di queste persone

2) il fine a cui portano i loro insegnamenti

3) il loro fine ultimo personale

 

1) la vana consistenza di queste persone

Se qualcuno insegna una dottrina diversa e non si attiene alle sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e alla dottrina che è conforme alla pietà, è un orgoglioso e non sa nulla; ma si fissa su questioni e dispute di parole…

Quando Paolo scrive questo pensiero ha bene in mente quei personaggi che si occupano di miti, di genealogie, di questioni curiose e futili, che distraggono dal Mistero della Pietà.

Descrive questo loro insegnamento come diverso per sostanza e per tendenza pratica da quello dato da Cristo e dai suoi apostoli.

E’ diverso per sostanza in quanto è solo gonfio di orgoglio (lett. gonfiato d’aria) e non sa nulla di ciò che interessa veramente l’uomo al fine della sua stessa vita (in contrapposizione alla pesantezza e robustezza del Vangelo che ci rivela la conoscenza di Cristo), egli si fissa (ha una passione per le questioni, le polemiche e le dispute di parole, caratteristica molto presente nella cultura greca e nostra) ed è diverso per tendenza pratica per ciò che produce perché porta invidia, contese, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe discussioni (invece di promuovere l’edificazione della Chiesa di Cristo nell’Amore).

 

In queste due contrapposizioni possiamo vedere come Paolo contrappone la vanità di ciò che è umano alla realtà e consistenza delle cose spirituali.

Come un malato che rifiuta i cibi sani e cerca invece quelli che lo rovinano, così costoro invece di appetire il latte puro, spirituale, nutritivo della verità, si occupano di questioni curiose, di dispute di parole nelle quali non è in gioco nulla di sostanziale importanza.

Queste cose vane sono quelle per le quali si affaticano ed appassionano in vane discussioni che scaturiscono in dispute e litigi dannosi. La storia della Chiesa offre purtroppo più di un esempio di queste dispute senza sostanza, senza alcuna utilità che servono solamente a giungere ad un fine nefasto.

Tutto ciò è assolutamente opposto al fine che si prefiggeva Paolo sospinto dallo Spirito Santo, ovvero l’edificazione della Chiesa (non la sua rovina).

 

Queste persone sono un danno per la Chiesa perché:

- sono persone che si oppongono alla Verità ed al Sua scopo, hanno la mente corrotta e non danno buona prova di fede:

…come Iannè e Iambrè si opposero a Mosè, così anche costoro si oppongono alla verità: uomini dalla mente corrotta, che non hanno dato buona prova quanto alla fede.

  (2 Timoteo 3:8)

 

- sono persone che, essendo (per inganno di satana) gonfie di se stessi, sono prive della Verità, proprio come coloro che ricevono il Vangelo lungo la strada:

Quelli lungo la strada sono coloro che ascoltano, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dal loro cuore, affinché non credano e non siano salvati.

  (Luca 5:12)

 

- sono persone che essendo considerano la pietà come una fonte di guadagno.

La vanità degli idoli che adorano si trasferisce nei loro costruttori, adoratori e quelli che li seguono come insegna la Scrittura:

I loro idoli sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo.

Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno naso e non odorano, hanno mani e non toccano, hanno piedi e non camminano, la loro gola non emette alcun suono.

Come loro sono quelli che li fanno, tutti quelli che in essi confidano.

(Salmo 115:4-8)

 

Gl'idoli delle nazioni sono argento e oro, opera di mano d'uomo.

Hanno bocca e non parlano; hanno occhi e non vedono; hanno orecchi e non odono e non hanno respiro alcuno nella loro bocca.

Siano simili a loro quelli che li fanno, tutti quelli che in essi confidano.

(Salmo 135:15-18)

 

Così parla il SIGNORE: «Quale iniquità hanno trovato i vostri padri in me, che si sono allontanati da me, e sono andati dietro alla vanità, e sono diventati essi stessi vanità?

(Geremia 2:5)

 

2) il fine a cui portano i loro insegnamenti

…dalle quali nascono invidia, contese, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe discussioni di persone corrotte di mente e prive della verità…

La vanità che caratterizza gli avidi e gli eretici (la loro devozione all’inutile), non è solo un danno limitato a se stessi, essi sono un vero e proprio problema perché le loro dispute di parole portano alla nascita di tutta una serie di attività distruttive:

  - invidia

  - contesa

  - maldicenza

  - cattivi sospetti

  - acerbe discussioni di persone corrotte di mente e prive della verità

Nelle dispute di parole chi ottiene una vittoria apparente suscita inevitabilmente invidia da parte di chi soccombe e viene generalmente ammirato dai più incrementando questo sentimento altamente distruttivo.

Questo avviene e si manifesta quando ciascuno cerca di “far valere la propria opinione”, di “mettere avanti qualcosa di nuovo per la propria gloria”.

Nel momento che si scatena l’invidia è poi molto facile aprire le contese (contrasto di idee, di posizioni, di interessi), e per l’affermazione della propria gloria si ricorre alla maldicenza dell’avversario.

Questa maldicenza porta inevitabilmente cattivi sospetti, situazioni non risolte che rimangono in sospeso ed ogni occasione è poi buona per aprire acerbe discussioni tipiche di persone corrotte di mente e prive della verità e che non si addicono a persone che, per mezzo di una mente rinnovata dallo Spirito Santo, amano e praticano la Giustizia e la Verità.

 

3) il loro fine ultimo personale

…le quali considerano la pietà come una fonte di guadagno…

 

Abituati alla vanità, queste persone sono del tutto incapaci di apprezzare le cose spirituali, di elevarsi alla Vita dello Spirito.

Essi, come Esaù, non sanno discernere il sacro dal profano e vedono nel cristianesimo solo un modo per avere delle soddisfazioni personali, dei vantaggi, dei guadagni, fino a farne solo una mera “professione lucrativa”.

Possiamo ricordare come fu il mago Simone il primo che considerò la pietà come fonte di guadagno:

Or vi era un tale, di nome Simone, che già da tempo esercitava nella città le arti magiche, e faceva stupire la gente di Samaria, spacciandosi per un personaggio importante.

Tutti, dal più piccolo al più grande, gli davano ascolto, dicendo: «Questi è "la potenza di Dio", quella che è chiamata "la Grande"».

E gli davano ascolto, perché già da molto tempo li aveva incantati con le sue arti magiche.

Ma quando ebbero creduto a Filippo che portava loro il lieto messaggio del regno di Dio e il nome di Gesù Cristo, furono battezzati, uomini e donne.

Simone credette anche lui; e, dopo essere stato battezzato, stava sempre con Filippo; e restava meravigliato, vedendo i miracoli e le opere potenti che venivano fatti. Allora gli apostoli, che erano a Gerusalemme, saputo che la Samaria aveva accolto la Parola di Dio, mandarono da loro Pietro e Giovanni.

Essi andarono e pregarono per loro affinché ricevessero lo Spirito Santo; infatti non era ancora disceso su alcuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Quindi imposero loro le mani, ed essi ricevettero lo Spirito Santo. Simone, vedendo che per l'imposizione delle mani degli apostoli veniva dato lo Spirito Santo, offrì loro del denaro, dicendo: «Date anche a me questo potere, affinché colui al quale imporrò le mani riceva lo Spirito Santo».

Ma Pietro gli disse: «Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai creduto di poter acquistare con denaro il dono di Dio. Tu, in questo, non hai parte né sorte alcuna; perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio.

Ravvediti dunque di questa tua malvagità; e prega il Signore affinché, se è possibile, ti perdoni il pensiero del tuo cuore. Vedo infatti che tu sei pieno d'amarezza e prigioniero d'iniquità».

Simone rispose: «Pregate voi il Signore per me affinché nulla di ciò che avete detto mi accada».

(Atti 8:9-24)

 

Paolo è sempre pronto a denunciare chi si comporta così:

Ora vi esorto, fratelli, a tener d'occhio quelli che provocano le divisioni e gli scandali in contrasto con l'insegnamento che avete ricevuto. Allontanatevi da loro. Costoro, infatti, non servono il nostro Signore Gesù Cristo, ma il proprio ventre; e con dolce e lusinghiero parlare seducono il cuore dei semplici.

(Romani 16:17-18)

Perché molti camminano da nemici della croce di Cristo (ve l'ho detto spesso e ve lo dico anche ora piangendo), la fine dei quali è la perdizione; il loro dio è il ventre e la loro gloria è in ciò che torna a loro vergogna; gente che ha l'animo alle cose della terra.

(Filippesi 3:18-19)

Infatti vi sono molti ribelli, ciarloni e seduttori delle menti, specialmente tra quelli della circoncisione, ai quali bisogna chiudere la bocca; uomini che sconvolgono intere famiglie, insegnando cose che non dovrebbero, per amore di un guadagno disonesto.

(Tito 1:10-11)

L’esercizio della “professione” nella chiesa è sempre stato un problema, l’amore del denaro è legato a doppio nodo all’animo dell’uomo e bisogna stare molto attenti a queste situazioni.

Oggi più che mai (nell’ambiente extra cattolico) si stanno accumulando “dottori secondo le proprie voglie” ai quali i fedeli sprovveduti rendono omaggi di ogni genere.  Tutto ciò è scandaloso!

In contrapposizione a questo fine, Paolo rivela ancora a Timoteo una fondamentale Verità:

…La pietà, con animo contento del proprio stato, è un grande guadagno…

 

La pietà, con animo contento del proprio stato, è un grande guadagno perchè ha le promesse non solo della vita futura, ma di quella presente che viene vissuta nella Pace, nella Forza dello Spirito Santo, nell’Amore di Dio, nella Consolazione e nella Speranza.

Ma queste benedizioni (che sono un grande guadagno) non sono date a tutti, sono riservati per quei cuori integri, liberi dall’ambizione di arricchirsi per confidare nelle ricchezze di questo mondo.

 

Paolo lo aveva sperimentato:

…io ho imparato ad accontentarmi dello stato in cui mi trovo.

So vivere nella povertà e anche nell'abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato a essere saziato e ad aver fame; a essere nell'abbondanza e nell'indigenza. Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica.

(Filippesi 4:11-13)

…Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo, e neppure possiamo portarne via nulla; ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti…

E qui Paolo svela in cosa consiste la vanità: è vano tutto ciò che non va oltre la vita terrena.

Ed è in quest’ottica che dobbiamo concepire il concetto della corruzione (spesso indicato solo per definire qualcosa di losco, sporco, disonesto), è corruzione tutto ciò che non dura, che è soggetto alla progressiva usura o consumazione da parte degli eventi o del tempo.

Proprio per questo Gesù insegnava così:

Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano.

Perché dov'è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore.

(Matteo 6:19-21)

 

Tutti quei beni materiali che rincorriamo durante la nostra vita sono false ricchezze e passano ad altri (non sono nemmeno nostri), secondo l’insegnamento di Gesù:

Se dunque non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà quelle vere? E, se non siete stati fedeli nei beni altrui, chi vi darà i vostri?

(Luca 16:11-12)

Tutta la loro utilità comincia alla culla e finisce alla tomba ed è tutta ristretta negli angusti limiti della vita nel corpo.

Quindi per chi crede veramente nella risurrezione e nel regno eterno, il possesso di queste “ricchezze” diventa assolutamente secondario, egli punta i suoi occhi ben oltre tutto questo, secondo l’insegnamento di Gesù:

Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua? O che darà l'uomo in cambio dell'anima sua?

Perché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo l'opera sua.

(Matteo 16:26-27)

 

Questa è la convinzione che porta a dire avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti.

Questi principi li troviamo espressi nella preghiera tipo di Gesù e nella preghiera di Agur:

  …dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano…

(Luca 11:3)

Io ti ho chiesto due cose; non me le rifiutare, prima che io muoia; allontana da me vanità e parola bugiarda; non darmi né povertà né ricchezze, cibami del pane che mi è necessario, perché io, una volta sazio, non ti rinneghi e dica: «Chi è il SIGNORE?» oppure, diventato povero, non rubi, e profani il nome del mio Dio.

(Proverbi 30:7-9)

…Invece quelli che vogliono arricchire cadono vittime di tentazioni, di inganni e di molti desideri insensati e funesti, che affondano gli uomini nella rovina e nella perdizione…

Come contrasto alla felicità di chi vive nella consapevolezza della provvidenza di Dio, Paolo mette in risalto lo stato d’animo ed i pericoli che corre chi insegue le ricchezze di questo mondo di vanità.

Il “vogliono” (βουλομενοι) esprime il proposito, la lucida risoluzione di arricchire, senza valutare i pericoli morali a cui si va incontro.

Ebbene queste persone (siano non credenti che persone che dicono di essere credenti) cadono vittime di tentazioni, di inganni e di molti desideri insensati e funesti, che affondano gli uomini nella rovina e nella perdizione; vi si cacciano dentro.

Il nostro Signore, conoscendo la debolezza umana, ha invece insegnato ai suoi discepoli a pregare: "non portarci nella tentazione", ovvero in situazioni dove correremmo il pericolo di essere sopraffatti dal male (e in questo percorso si conduce).

Chi vuole arricchire ad ogni costo si espone inevitabilmente alla tentazione di usare menzogne, frodi ed ingiustizie per accrescere i suoi guadagni; è inutile pensare diversamente!

La multiforme tentazione in cui cade è descritta da Paolo come tentazioni, inganni,  desideri insensati (privi di saggezza) e funesti (con un finale tragico), che affondano gli uomini nella rovina e nella perdizione.

Forse Paolo aveva già davanti a sé il declino di un fratello di nome Dema che lo aveva accompagnato in tanti viaggi e che stava incamminandosi verso questa strada:

Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema.

(Colossesi 4:14)

Epafra, mio compagno di prigionia in Cristo Gesù, ti saluta.

Così pure Marco, Aristarco, Dema, Luca, miei collaboratori.

(Filemone 23-24)

Del quale scriverà il triste epilogo nella seconda lettera a Timoteo:

Cerca di venir presto da me, perché Dema, avendo amato questo mondo, mi ha lasciato e se n'è andato a Tessalonica.

(2 Timoteo 4:9-10)

Non bisogna illudersi e cadere nell’errore di pensare che le ricchezze possano portare qualche “beneficio spirituale”; anzi esse (per definizione) sono in contrato con una sana vita di fede.

Dobbiamo imparare a prendere sul serio la Scrittura:

Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo.

Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui.

Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno.

(1 Giovanni 2:15-17)

 

…Infatti l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori.

Paolo ci insegna qui che l'amore del denaro è la radice (la parte nascosta) di ogni specie di mali.

La nostra cultura moderna, basata sulla prosperità, conferma in pieno questa affermazione, l’avidità delle ricchezze porta con sé tentazioni, inganni, molti desideri insensati e funesti, anche per questo è radice di ogni sorta di mali.

E gli esempi (anche di cristiani) che l'apostolo ha davanti alla mente confermano la massima dedotta dall'esperienza universale: alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori; non ne hanno avuto alcun beneficio!

Le conseguenze di chi insegue una passione per il denaro ed in genere per le ricchezze, sono letteralmente disastrose: si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori.

Ricordiamoci di Giuda che divenne traditore:

In quei giorni egli andò sul monte a pregare, e passò la notte pregando Dio.

Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli:…Giuda Iscariota, che divenne traditore.

(tratto da Luca 6:12-16)

Gesù dunque, sei giorni prima della Pasqua, andò a Betania dov'era Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.

Qui gli offrirono una cena; Marta serviva e Lazzaro era uno di quelli che erano a tavola con lui.

Allora Maria, presa una libbra d'olio profumato, di nardo puro, di gran valore, unse i piedi di Gesù e glieli asciugò con i suoi capelli; e la casa fu piena del profumo dell'olio. Ma Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto quest'olio per trecento denari e non si sono dati ai poveri?» Diceva così, non perché si curasse dei poveri, ma perché era ladro, e, tenendo la borsa, ne portava via quello che vi si metteva dentro.

(Giovanni 12:1-6)

 

E pensare che Gesù lo aveva avvertito (come avverte ciascuno di noi):

Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o avrà riguardo per l'uno e disprezzo per l'altro. Voi non potete servire Dio e Mammona.

(Matteo 6:24)

 

I discepoli riconobbero in preghiera che Giuda abbandonò la sua vocazione per andarsene:

Tu, Signore, che conosci i cuori di tutti, indicaci quale di questi due hai scelto per prendere in questo ministero apostolico il posto che Giuda ha abbandonato per andarsene al suo luogo.

(Atti 1:24-25)

 

Ricordiamoci di Balaam e dei suoi traviamenti (Numeri 22-24) e di come i falsi dottori descritti da Giuda sono assimilati a lui ed ai suoi traviamenti:

…si sono infiltrati fra di voi certi uomini (per i quali già da tempo è scritta questa condanna); empi che volgono in dissolutezza la grazia del nostro Dio e negano il nostro unico Padrone e Signore Gesù Cristo.

Ora voglio ricordare a voi che avete da tempo conosciuto tutto questo, che il Signore, dopo aver tratto in salvo il popolo dal paese d'Egitto, fece in seguito perire quelli che non credettero.

Egli ha pure custodito nelle tenebre e in catene eterne, per il gran giorno del giudizio, gli angeli che non conservarono la loro dignità e abbandonarono la loro dimora. Allo stesso modo Sodoma e Gomorra e le città vicine, che si abbandonarono, come loro, alla fornicazione e ai vizi contro natura, sono date come esempio, portando la pena di un fuoco eterno.

Ciò nonostante, anche questi visionari contaminano la carne nello stesso modo, disprezzano l'autorità e parlano male delle dignità.

Invece, l'arcangelo Michele, quando contendeva con il diavolo disputando per il corpo di Mosè, non osò pronunciare contro di lui un giudizio ingiurioso, ma disse: «Ti sgridi il Signore!»

Questi, invece, parlano in maniera oltraggiosa di quello che ignorano, e si corrompono in tutto ciò che sanno per istinto, come bestie prive di ragione.

Guai a loro! Perché si sono incamminati per la via di Caino, e per amor di lucro si sono gettati nei traviamenti di Balaam, e sono periti per la ribellione di Core.

Essi sono delle macchie nelle vostre agapi quando banchettano con voi senza ritegno, pascendo se stessi; nuvole senza acqua, portate qua e là dai venti; alberi d'autunno senza frutti, due volte morti, sradicati; onde furiose del mare, schiumanti la loro bruttura; stelle erranti, a cui è riservata l'oscurità delle tenebre in eterno.

Anche per costoro profetizzò Enoc, settimo dopo Adamo, dicendo: «Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi per giudicare tutti; per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà da loro commesse e di tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno pronunciati contro di lui».

Sono dei mormoratori, degli scontenti; camminano secondo le loro passioni; la loro bocca proferisce cose incredibilmente gonfie, e circondano d'ammirazione le persone per interesse.

Ma voi, carissimi, ricordatevi di ciò che gli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo hanno predetto, quando vi dicevano: «Negli ultimi tempi vi saranno schernitori che vivranno secondo le loro empie passioni».

Essi sono quelli che provocano le divisioni, gente sensuale, che non ha lo Spirito.

(Giuda 4:5-19)

 

E’ particolarmente rilevante che Paolo dichiara esplicitamente che alcuni di quelli che si sono dati all’amore del denaro si sono sviati dalla fede, infatti lo sviarsi dalla fede  non è per forza uno sviamento di tipo dottrinale (anche se il praticare un amore profano è di fatto un adulterio spirituale), ci si via dalla fede perché si confida su altro e non su Dio.

 

La totale dipendenza dell’uomo da Dio rafforza la sua fede e di conseguenza la indipendenza da Dio che ci illude il denaro con le sue potenzialità, porta inevitabilmente ad un progressivo impoverimento della fede e successivamente (come conseguenza diretta) dalla sana dottrina e dagli insegnamenti della Scrittura che (in mancanza o carenza di fede saremmo sempre tentati di mettere in discussione).

I molti dolori che derivano dal nutrire questo amore per il denaro, sono la diretta conseguenza dello sviarsi dalla fede; quando non dipendiamo più da Dio ma perseguiamo la “nostra strada” inevitabilmente ci perdiamo e (nella migliore delle ipotesi) siamo sottoposti alla disciplina del Signore (che comunque procura dolore) me nella più triste possibile ci andiamo a cacciare in mezzo ai rovi, alle spine dove la maledizione di Dio è stata apertamente dichiarata e fuori dai confini delle benedizioni di Dio subendo gli stessi effetti della sorte di color che sono fuori dalla grazia di Dio.

 

E’ da stolti pensare di poter rincorrere la sicurezza con il denaro per ogni uomo, ma da parte di un credente che fa professione di fede è follia pura!

Solo uno sviamento dalla fede può non fare prendere sul serio le esortazioni e gli insegnamento della Parola di Dio:

Beato l'uomo che ha trovato la saggezza, l'uomo che ottiene l'intelligenza!

Poiché il guadagno che essa procura è migliore a quello dell'argento, il profitto che se ne trae vale più dell'oro fino.

Essa è più pregevole delle perle, quanto hai di più prezioso non l'equivale.

(Proverbi 3:13-15)

 

Ascoltate, perché dirò cose eccellenti, le mie labbra si apriranno a insegnare cose rette. Infatti, la mia bocca esprime la verità, le mie labbra detestano l'empietà. Tutte le parole della mia bocca sono conformi a giustizia, non c'è nulla di ambiguo o di perverso in esse. Sono tutte rette per l'uomo intelligente, giuste per quelli che hanno trovato la scienza. Ricevete la mia istruzione anziché l'argento, e la scienza anziché l'oro scelto; poiché la saggezza vale più delle perle, tutti gli oggetti preziosi non la equivalgono…

…Con me sono ricchezze e gloria, i beni duraturi e la giustizia.

Il mio frutto è migliore dell'oro fino, il mio prodotto vale più dell'argento selezionato. Io cammino per la via della giustizia, per i sentieri dell'equità, per far ereditare ricchezze a quelli che mi amano, e per riempire i loro tesori.

(tratto da Proverbi 8:6-21)

 

L'acquisto della saggezza è migliore di quello dell'oro, l'acquisto dell'intelligenza preferibile a quello dell'argento!

(Proverbi 16:16)

 

Io intrapresi grandi lavori; mi costruii case; mi piantai vigne; mi feci giardini, parchi, e vi piantai alberi fruttiferi di ogni specie; mi costruii stagni per irrigare con essi il bosco dove crescevano gli alberi; comprai servi e serve, ed ebbi dei servi nati in casa; ebbi pure greggi e armenti, in gran numero, più di tutti quelli che erano stati prima di me a Gerusalemme; accumulai argento, oro, e le ricchezze dei re e delle province…

…Così divenni grande e superai tutti quelli che erano stati prima di me a Gerusalemme…

…Poi considerai tutte le opere che le mie mani avevano fatte, e la fatica che avevo sostenuto per farle, ed ecco che tutto era vanità, un correre dietro al vento, e che non se ne trae alcun profitto sotto il sole.

(tratto da Ecclesiaste 2:4-11)

Chi ama l'argento non è saziato con l'argento; e chi ama le ricchezze non ne trae profitto di sorta. Anche questo è vanità.

(Ecclesiaste 5:10)

 

Ricordiamoci su cosa confida la Grande prostituta:

I mercanti della terra piangeranno e faranno cordoglio per lei, perché nessuno compra più le loro merci: oro, argento, pietre preziose, perle, lino pregiato, porpora, seta, scarlatto, ogni varietà di legno odoroso, ogni varietà di oggetti d'avorio e di legno preziosissimo, bronzo, ferro, marmo, cannella, spezie, profumi, unguenti, incenso, vino, olio, fior di farina, grano, buoi, pecore, cavalli, carri e persino i corpi e le anime di uomini.

I frutti che l'anima tua desiderava sono andati lontani da te; tutte le cose delicate e sontuose sono perdute per te e non si troveranno mai più…

… "Ahi! ahi! La gran città ch'era vestita di lino fino, di porpora e di scarlatto, adorna d'oro, di pietre preziose e di perle! In un attimo una ricchezza così grande è stata distrutta"… "Ahi! ahi! La gran città nella quale tutti quelli che avevano navi in mare si erano arricchiti con la sua opulenza! In un attimo è stata ridotta a un deserto".

(tratto da Apocalisse 18:11-19)

 

Alla luce di queste riflessioni rispondiamo sinceramente alla domanda che ci pone il Signore:

Non ti affannare per diventare ricco; smetti di applicarvi la tua intelligenza.

Vuoi fissare lo sguardo su ciò che scompare?

Poiché la ricchezza si fa delle ali, come l'aquila che vola verso il cielo.

(Proverbi 23:4-5)

 

Paolo ci insegna:

…abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.

(2 Corinzi 4:18)

 

***

 ESORTAZIONE E ORDINAMENTO ALLA SANTITA’ PERSONALE

 

Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose, e ricerca la giustizia, la pietà, la fede, l'amore, la costanza e la mansuetudine.

Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna alla quale sei stato chiamato e in vista della quale hai fatto quella bella confessione di fede in presenza di molti testimoni.

Al cospetto di Dio che dà vita a tutte le cose, e di Cristo Gesù che rese testimonianza davanti a Ponzio Pilato con quella bella confessione di fede, ti ordino di osservare questo comandamento da uomo senza macchia, irreprensibile, fino all'apparizione del nostro Signore Gesù Cristo, la quale sarà a suo tempo manifestata dal beato e unico sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l'immortalità e che abita una luce inaccessibile; che nessun uomo ha visto né può vedere; a lui siano onore e potenza eterna. Amen.

(1 Timoteo 6:11-16)

 

Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose, e ricerca la giustizia, la pietà, la fede, l'amore, la costanza e la mansuetudine.

Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna alla quale sei stato chiamato e in vista della quale hai fatto quella bella confessione di fede in presenza di molti testimoni…

 

Dopo il quadro disastroso raffigurante

- la vana consistenza dei falsi dottori e delle loro dottrine

- il fine a cui portano i loro insegnamenti

- il loro fine ultimo personale

 

Ora Paolo, in totale opposizione, indica a Timoteo come l’uomo di Dio, il buon servitore di Cristo, deve egli stesso condursi davanti a queste cose e possiamo sintetizzare questi insegnamenti in quattro azioni fondamentali:

1)              Fuggi queste cose

2)              Ricerca la giustizia, la pietà, la fede, l'amore, la costanza e la mansuetudine

3)              Combatti il buon combattimento della fede

4)              Afferra la vita eterna alla quale sei stato chiamato e in vista della quale hai fatto quella bella confessione di fede in presenza di molti testimoni.

 

Ogni credente è un uomo di Dio in quanto che, redento da Cristo egli appartiene a Dio ed è "nato da Dio".

 

Come uomo di Dio è quindi preparato ad ogni buona opera:

…siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo.

(Efesini 2:10)

 

E questa preparazione si perfeziona con l’ubbidienza alla Scrittura e la perseveranza in Essa:

 …persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate, e che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù.

Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.

(2 Timoteo 3:14-17)

 

In particolare Timoteo, chiamato a svolgere un incarico particolare e gravoso ad Efeso, deve fare bene attenzione a come si conduce per essere un valido collaboratore di Dio; deve quindi tendere ad un ideale molto più elevato di quegli ideali a cui si ispirano i falsi dottori.

Per questo egli deve fuggire le loro perverse ambizioni.

 

1)              Fuggi queste cose

Le cose che Timoteo deve fuggire sono nello specifico sono le disposizioni malsane (le dottrine diverse e l’avarizia) di cui Paolo ha toccato nei versetti 1Timoteo 6:3-10 come caratterizzanti i falsi dottori:

Se qualcuno insegna una dottrina diversa e non si attiene alle sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e alla dottrina che è conforme alla pietà, è un orgoglioso e non sa nulla; ma si fissa su questioni e dispute di parole, dalle quali nascono invidia, contese, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe discussioni di persone corrotte di mente e prive della verità, le quali considerano la pietà come una fonte di guadagno.

La pietà, con animo contento del proprio stato, è un grande guadagno.

Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo, e neppure possiamo portarne via nulla; ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti.

Invece quelli che vogliono arricchire cadono vittime di tentazioni, di inganni e di molti desideri insensati e funesti, che affondano gli uomini nella rovina e nella perdizione.

Infatti l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori.

(1 Timoteo 6:3-10)

 

2)              Ricerca la giustizia, la pietà, la fede, l'amore, la costanza e la mansuetudine

Se da un lato l’uomo di Dio deve fuggire le ambizioni perverse tipiche dei falsi dottori, dall’altro deve nutrire altre ambizioni; non esiste e non è gradito a Dio un uomo senza ambizioni spirituali.

La religione del “non fare” è fortemente ingannevole, l’uomo di Dio non è chiamato solo a “non fare il male”; è soprattutto chiamato a “fare il bene”!

L’uomo di Dio deve quindi ricercare le cose che contano davvero, come scrive Paolo ai fratelli di Colosse:

Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù dove Cristo è seduto alla destra di Dio. 

Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra; poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio.

Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria.

(Colossesi 3:1-4)

 

Queste virtù celesti (la giustizia, la pietà, la fede, l'amore, la costanza e la mansuetudine) sono i tesori spirituali di cui parlava Gesù:

…fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano.

Perché dov'è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore.

(Matteo 6:20-21)

 

Timoteo (come ciascun uomo di Dio) deve quindi spendere la sua energia, il suo impegno perseverante per queste virtù celesti che possiamo distinguere in tre gruppi per tipo di destinatario:

  - la giustizia e la pietà (doveri rivolti al prossimo)

  - la fede e l’amore (doveri rivolti a Dio)

- la costanza (la tenacia nell’avversità) e la mansuetudine (doveri rivolti agli avversari)

 

Ovvero manifestando il frutto dello Spirito Santo:

Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo…

(Galati 5:22)

3)              Combatti il buon combattimento della fede

L’apostolo Paolo ha vissuto molto tempo in Grecia e conosce molto bene come i greci siano amanti delle sport; sa bene che anche il giovane Timoteo è sicuramente un amante dell’esercizio fisico e dell’atletica e per questo prende in prestito una delle sue immagini preferite, il combattente sportivo.

Infatti il termine combatti è prossimo alle gare atletiche tanto celebri in Grecia, dove l’avversario principale è la propria persona carnale che va piegata all’ubbidienza.

 

Paolo usa la stessa terminologia in questi passi che seguono:

Non sapete che coloro i quali corrono nello stadio, corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo.

Chiunque fa l'atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, per una incorruttibile.

Io quindi corro così; non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l'aria; anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato.

(1 Corinzi 9:24-27)

 

Soltanto, comportatevi in modo degno del vangelo di Cristo, affinché, sia che io venga a vedervi sia che io resti lontano, senta dire di voi che state fermi in uno stesso spirito, combattendo insieme con un medesimo animo per la fede del vangelo, per nulla spaventati dagli avversari.

Questo per loro è una prova evidente di perdizione; ma per voi di salvezza; e ciò da parte di Dio. Perché vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, sostenendo voi pure la stessa lotta che mi avete veduto sostenere e nella quale ora sentite dire che io mi trovo.

(Filippesi 1:27-30)

 

Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata (infatti per questo fatichiamo e combattiamo): abbiamo riposto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il Salvatore di tutti gli uomini, soprattutto dei credenti.

(1 Timoteo 4:9-10)

 

Quanto a me, io sto per essere offerto in libazione, e il tempo della mia partenza è giunto. Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione.

(2 Timoteo 4:6-8)

Timoteo deve affrontare l’incarico come un atleta affronta una gara, con il massimo impegno e con la ferma convinzione di poter vincere la gara; per poter afferrare il premio.

 

4)              Afferra la vita eterna alla quale sei stato chiamato e in vista della quale hai fatto quella bella confessione di fede in presenza di molti testimoni.

L'espressione si spiega bene con figura delle gare olimpiche descritte prima.

 

La vita eterna nella sua finale perfezione e gloria è rappresentata come il premio riportato dal vincitore al termine del suo lottare.

Questa espressione non contraddice la dottrina della gratuità della salvezza insegnata dallo stesso Paolo, ma mette in rilievo la natura della fede per la quale ci appropriamo (afferriamo) il dono di Dio.

In questa lotta spirituale, il credente rinuncia a sé stesso ed alla propria volontà, accetta il corso che Dio gli traccia quaggiù, lo persegue e ne esce vincitore sul mondo e sul peccato, da buon discepolo di Gesù:

Or molta gente andava con lui; ed egli, rivolto verso la folla disse:
«Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo…
…Così dunque ognuno di voi, che non rinuncia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo.

(tratto da Luca 14:25-33)

 

Ed è a questa gara che ogni uomo di Dio è stato chiamato mediante il Vangelo.

Ed è a questa gara che ogni uomo di Dio ha aderito facendo la sua dichiarazione di fede davanti a molti testimoni (il battesimo).

La Vita Eterna è un dono di Dio, un premio, un tesoro messo a disposizione da Dio per ogni credente; non soltanto per la Vita eterna, ma fin da ora, dove dobbiamo imparare ad afferrarla per poter camminare in modo convinto e degno della nostra chiamata.

 

…Al cospetto di Dio che dà vita a tutte le cose, e di Cristo Gesù che rese testimonianza davanti a Ponzio Pilato con quella bella confessione di fede, ti ordino di osservare questo comandamento da uomo senza macchia, irreprensibile, fino all'apparizione del nostro Signore Gesù Cristo, la quale sarà a suo tempo manifestata dal beato e unico sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l'immortalità e che abita una luce inaccessibile; che nessun uomo ha visto né può vedere; a lui siano onore e potenza eterna. Amen.

 

Dopo aver esortato Timoteo, come uomo di Dio a:

- Fuggire le cose che inseguono i falsi dottori

- Ricercare la giustizia, la pietà, la fede, l'amore, la costanza e la mansuetudine

- Combattere il buon combattimento della fede

- Afferrare la vita eterna

 

Paolo trasforma l’esortazione in ingiunzione solenne fatta alla presenza di Dio che dà vita a tutte le cose, e di Cristo Gesù che rese testimonianza davanti a Ponzio Pilato con quella bella confessione di fede a perseverare nel dovere che Timoteo (come ogni uomo di Dio) ha come cristiano e come ministro del Vangelo.

Per questo motivo (sostenuto dal buon esempio di Gesù Cristo che seppe rendere testimonianza davanti alle autorità di allora) Paolo ordina a Timoteo di osservare questo comandamento con la stessa dignità che ha caratterizzato Gesù in quell’occasione, da uomo senza macchia, irreprensibile.

 

Sostenuto dalla fede che rende visibile ciò che è invisibile:

…la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono.

(Ebrei 11:1)

  Proprio come Mosè, davanti al re d’Egitto:

Per fede abbandonò l'Egitto, senza temere la collera del re, perché rimase costante, come se vedesse colui che è invisibile.

(Ebrei 11:27)

 

Tutto questo fino all'apparizione del nostro Signore Gesù Cristo, la quale sarà a suo tempo manifestata dal beato e unico sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l'immortalità e che abita una luce inaccessibile; che nessun uomo ha visto né può vedere; a lui siano onore e potenza eterna. Amen.

La seconda venuta del Signore, connessa con il giudizio finale, segna il termine della storia per il mondo attuale e per la Chiesa nel suo stato imperfetto.

In quel giorno sarà tutto ben visibile a tutti; in quel giorno ogni ginocchio si piegherà davanti a Gesù Cristo, e ogni lingua darà gloria a Dio (Romani 14:11).

Nel contemplare per fede l'apparizione del Signore che segnerà lo stadio finale nel compimento del disegno di Dio, Paolo è condotto a dichiarare con sentimenti di adorazione alcune delle perfezioni di Dio:

- il Beato e Unico Sovrano perchè è santità ed amore ed esercita la sua sovranità per il maggior bene delle sue creature con sapienza perfetta:

Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi. Egli, che è splendore della sua gloria e impronta della sua essenza, e che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver fatto la purificazione dei peccati, si è seduto alla destra della Maestà nei luoghi altissimi.

(Ebrei 1:1-3)

 

Come meravigliosamente descritto nel Salmo 2:

Perché questo tumulto fra le nazioni, e perché meditano i popoli cose vane?

I re della terra si danno convegno e i prìncipi congiurano insieme contro il SIGNORE e contro il suo Unto, dicendo: «Spezziamo i loro legami, e liberiamoci dalle loro catene».

Colui che siede nei cieli ne riderà; il Signore si farà beffe di loro.

Egli parlerà loro nella sua ira, e nel suo furore li renderà smarriti: «Sono io», dirà, «che ho stabilito il mio re sopra Sion, il mio monte santo».

Io annuncerò il decreto: Il SIGNORE mi ha detto: «Tu sei mio figlio, oggi io t'ho generato. Chiedimi, io ti darò in eredità le nazioni e in possesso le estremità della terra. Tu le spezzerai con una verga di ferro; tu le frantumerai come un vaso d'argilla».

Ora, o re, siate saggi; lasciatevi correggere, o giudici della terra.

Servite il SIGNORE con timore, e gioite con tremore.

Rendete omaggio al figlio, affinché il SIGNORE non si adiri e voi non periate nella vostra via, perché improvvisa l'ira sua potrebbe divampare.

Beati tutti quelli che confidano in lui!

(Salmo 2)

 

- il Re dei re, il Signore dei signori

Nel giorno dell’apparizione del Signore sarà manifestato a tutti come il Re della storia, il Re dei re ed il Signore dei Signori è Gesù Cristo, come già dichiarato dalla Scrittura:

  Dall’esperienza di Daniele con Nabucodonosor:

Sia benedetto eternamente il nome di Dio perché a lui appartengono la saggezza e la forza.

Egli alterna i tempi e le stagioni; depone i re e li innalza, dà la saggezza ai saggi e il sapere agli intelligenti.

Egli svela le cose profonde e nascoste; conosce ciò che è nelle tenebre, e la luce abita con lui.

O Dio dei miei padri, io ti lodo e ti ringrazio, perché mi hai dato saggezza e forza, e mi hai fatto conoscere quello che ti abbiamo domandato, rivelandoci il segreto che il re vuol conoscere.

(Daniele 2:20-23)

 

Il segreto che il re domanda, né saggi, né incantatori, né magi, né astrologi possono svelarlo al re; ma c'è un Dio nel cielo che rivela i misteri, ed egli ha fatto conoscere al re Nabucodonosor quello che deve avvenire negli ultimi giorni. Ecco dunque quali erano il tuo sogno e le visioni della tua mente quando eri a letto: i tuoi pensieri, o re, quand'eri a letto, si riferivano a quello che deve avvenire da ora in avanti; colui che rivela i misteri ti ha fatto conoscere quello che avverrà.

(Daniele 2:27-29)

 

Tu, o re, sei il re dei re, a cui il Dio del cielo ha dato il regno, la potenza, la forza e la gloria; e ha messo nelle tue mani tutti i luoghi in cui abitano gli uomini, le bestie della campagna e gli uccelli del cielo, e ti ha fatto dominare sopra tutti loro: la testa d'oro sei tu.

Dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo; poi un terzo regno, di bronzo, che dominerà sulla terra; poi vi sarà un quarto regno, forte come il ferro; poiché, come il ferro spezza e abbatte ogni cosa, così, pari al ferro che tutto frantuma, esso spezzerà ogni cosa…

…Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno, che non sarà mai distrutto e che non cadrà sotto il dominio d'un altro popolo…

…Allora il re Nabucodonosor, abbassando la sua faccia fino a terra, si inchinò davanti a Daniele e ordinò che gli fossero portati offerte e profumi. Poi il re parlò a Daniele e disse: «In verità il vostro Dio è il Dio degli dèi, il Signore dei re e il rivelatore dei segreti, poiché tu hai potuto svelare questo mistero».

(tratto da Daniele 2:37-47)

 

…è un decreto dell'Altissimo, che sarà eseguito sul re, mio signore: tu sarai scacciato di mezzo agli uomini e abiterai con le bestie dei campi; ti daranno da mangiare l'erba come ai buoi; sarai bagnato dalla rugiada del cielo e sette tempi passeranno su di te finché tu riconoscerai che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e lo dà a chi vuole.

(Daniele 4:24-25)

 

Alla fine di quei giorni, io, Nabucodonosor, alzai gli occhi al cielo e la ragione tornò in me. Benedissi l'Altissimo, lodai e glorificai colui che vive in eterno: il suo dominio è un dominio eterno e il suo regno dura di generazione in generazione.

Tutti gli abitanti della terra sono un nulla davanti a lui; egli agisce come vuole con l'esercito del cielo e con gli abitanti della terra; e non c'è nessuno che possa fermare la sua mano o dirgli: «Che fai?»

In quel tempo la ragione tornò in me; la gloria del mio regno, la mia maestà e il mio splendore mi furono restituiti; i miei consiglieri e i miei grandi mi cercarono, io fui ristabilito nel mio regno e la mia grandezza fu superiore a quella che avevo prima.

Ora io, Nabucodonosor, lodo, esalto e glorifico il Re del cielo, perché tutte le sue opere sono vere e le sue vie giuste, ed egli ha il potere di umiliare quelli che procedono con superbia.

(Daniele 4:34-37)

 

  Dall’esperienza di Daniele con Baldassar:

O re, il Dio altissimo aveva dato regno, grandezza, gloria e maestà a tuo padre Nabucodonosor…

…E tu, Baldassar, suo figlio, non hai umiliato il tuo cuore, benché tu sapessi tutto questo, ma ti sei innalzato contro il Signore del cielo…

…Perciò egli ha mandato quel pezzo di mano che ha tracciato quello scritto.

Ecco le parole che sono state scritte: Mené, Mené, Téchel, U-Parsin.

Questa è l'interpretazione delle parole: Mené, Dio ha fatto il conto del tuo regno e gli ha posto fine; Téchel, tu sei stato pesato con la bilancia e sei stato trovato mancante. Perès, il tuo regno è diviso e dato ai Medi e ai Persiani».

(tratto da Daniele 5:18-28)

 

In quel giorno sarà tutto ben visibile:

Poi vidi il cielo aperto, ed ecco apparire un cavallo bianco.

Colui che lo cavalcava si chiama Fedele e Veritiero; perché giudica e combatte con giustizia. I suoi occhi erano una fiamma di fuoco, sul suo capo vi erano molti diademi e portava scritto un nome che nessuno conosce fuorché lui.

Era vestito di una veste tinta di sangue e il suo nome è la Parola di Dio.

Gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra cavalli bianchi, ed erano vestiti di lino fino bianco e puro.

Dalla bocca gli usciva una spada affilata per colpire le nazioni; ed egli le governerà con una verga di ferro, e pigerà il tino del vino dell'ira ardente del Dio onnipotente. E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: RE DEI RE E SIGNORE DEI SIGNORI.

(Apocalisse 19:11-16)

 

- il Solo che possiede l’immortalità

Tutto il creato, a causa del peccato, è sottoposto alla vanità (alla temporaneità) e per questo soffre in attesa della liberazione:

 

…la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l'ha sottoposta, nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio. Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in travaglio…

(Romani 8:19-22)

 

Solo Dio, il Santo è libero dal peccato e quindi dalla morte che è il suo salario:

  …perché il salario del peccato è la morte…

(Romani 6:23a)

 

E tutte le creature possono avere l'immortalità solo per volontà e per comunicazione divina per mezzo del Suo dono in Cristo Gesù:

  …il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.

(Romani 6:23b)

 

- il Solo che abita una luce inaccessibile che nessun uomo ha visto né può vedere

La Luce è simbolo di santità, di conoscenza, di verità, di gloria; per questo Giovanni scrive:

Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che vi annunziamo: Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre.

(1 Giovanni 1:5)

 

I Suoi angeli sono chiamati angeli di luce:

  …anche Satana si traveste da angelo di luce.

(2 Corinzi 11:14)

 

E questa Luce è venuta nel mondo ed è stata resa visibile nella persona di Gesù Cristo:

Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio.

Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta.

In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini.

La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno sopraffatta.

Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni.

Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui.

Egli stesso non era la luce, ma venne per rendere testimonianza alla luce.

La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo.

Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto.

È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio.

E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.

Giovanni gli ha reso testimonianza, esclamando: «Era di lui che io dicevo: "Colui che viene dopo di me mi ha preceduto, perché era prima di me. Infatti, dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia"».

Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo.

Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere.

(Giovanni 1:1-18)

 

…a lui siano onore e potenza eterna. Amen.

Anche Paolo, come tutte le creature celesti che Giovanni descrive nell’apocalisse celebra e riconosce onore e potenza eterna:

 

Riconosciuta al Dio Creatore:

…le quattro creature viventi avevano ognuna sei ali, ed erano coperte di occhi tutt'intorno e di dentro, e non cessavano mai di ripetere giorno e notte: «Santo, santo, santo è il Signore, il Dio onnipotente, che era, che è, e che viene».
Ogni volta che queste creature viventi rendono gloria, onore e grazie a colui che siede sul trono, e che vive nei secoli dei secoli,

i ventiquattro anziani si prostrano davanti a colui che siede sul trono e adorano colui che vive nei secoli dei secoli e gettano le loro corone davanti al trono, dicendo: «Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza: perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono».

(Apocalisse 4:8-11)

 

  Riconosciuta a Dio Salvatore:

Poi vidi, in mezzo al trono e alle quattro creature viventi e in mezzo agli anziani, un Agnello in piedi, che sembrava essere stato immolato, e aveva sette corna e sette occhi che sono i sette spiriti di Dio, mandati per tutta la terra.

Egli venne e prese il libro dalla destra di colui che sedeva sul trono.

Quand'ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all'Agnello, ciascuno con una cetra e delle coppe d'oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi.

Essi cantavano un cantico nuovo, dicendo: «Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato a Dio, con il tuo sangue, gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra».

E vidi, e udii voci di molti angeli intorno al trono, alle creature viventi e agli anziani; e il loro numero era di miriadi di miriadi, e migliaia di migliaia.

Essi dicevano a gran voce: «Degno è l'Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode».

E tutte le creature che sono nel cielo, sulla terra, sotto la terra e nel mare, e tutte le cose che sono in essi, udii che dicevano: «A colui che siede sul trono, e all'Agnello, siano la lode, l'onore, la gloria e la potenza, nei secoli dei secoli».

Le quattro creature viventi dicevano: «Amen!»

E gli anziani si prostrarono e adorarono.

(Apocalisse 5:6-14)

 

***

ISTRUZIONI CIRCA I FRATELLI RICCHI

Ai ricchi in questo mondo ordina di non essere d'animo orgoglioso, di non riporre la loro speranza nell'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo; di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere generosi nel donare, pronti a dare, così da mettersi da parte un tesoro ben fondato per l'avvenire, per ottenere la vera vita.

(1 Timoteo 6:17-19)

 

Il rapporto con le ricchezze di questo mondo è una problematica strutturale per il cristiano; non per niente la Scrittura se ne occupa ampiamente e quasi tutte le religioni se ne occupano.

 

Gesù stesso ammise:

Quanto è difficile, per quelli che hanno delle ricchezze, entrare nel regno di Dio! Perché è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!

(Luca 18:24-25)

 Ma di fronte allo sconforto dei discepoli:

Chi dunque può essere salvato?

(Luca 18:26)

 Dichiarò anche:

Le cose impossibili agli uomini sono possibili a Dio.

  (Luca 18:27)

Ma se il miracolo della salvezza è garantito dall’Opera di Gesù che ha reso possibile ciò che era impossibile, non dobbiamo illuderci che (nel nostro cammino su questa terra) il rapporto con le ricchezze terrene non possano influenzare negativamente la nostra vita; proprio per questo troviamo le esortazioni degli apostoli a non farci dominare da questo amore per il denaro e le ricchezze:

La vostra condotta non sia dominata dall'amore del denaro; siate contenti delle cose che avete; perché Dio stesso ha detto: «Io non ti lascerò e non ti abbandonerò».

  (Ebrei 13:5)

 

Di fronte alle tendenze terrene dei falsi dottori e dei loro seguaci, Timoteo deve mostrare nella sua vita le aspirazioni che contraddistinguono l'uomo di Dio il quale mira alle ricchezze Vere ed Eterne.

 

Pertanto i fratelli ricchi della assemblea di Efeso devono essere i destinatari di specifiche raccomandazioni circa un duplice pericolo a cui li espone il possesso di beni terreni (l’orgoglio e il riporre la speranza in essi) e devono essere istruiti circa il buon uso da farsi di questi beni (usarli per compiere le opere buone).

 

Per questo troviamo queste due coppie di esortazioni specifiche per loro:

 

  Pericoli da evitare:

  - non essere d'animo orgoglioso;

Il possesso di beni espone l'uomo alla superbia nei confronti dei suoi simili più poveri o meno privilegiati.

Lo espone a nutrire idee e sentimenti di superiorità sul prossimo che non edificano il Corpo di Cristo.

Per questo motivo essi devono coltivare (più dei fratelli meno abbienti che la vita a già costretto per necessità) l’umiltà.

 

- non riporre la loro speranza nell'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo;

Il possesso di beni espone l'uomo al coltivare fiducia in essi.

La sicurezza che danno le ricchezze terrene minano la fede in Dio e non alimentano quella dipendenza totale da Dio che rende forte il credente.

Per questo motivo essi devono considerare (più dei fratelli meno abbienti che la vita a già costretto per necessità) la follia del fondare speranze di vita, di pace, di felicità, sopra ciò che è terreno e tanto incerto, ma devono invece fondare la loro speranza in Dio, che ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo.

 

Gesù mette in rilievo tutto questo molto chiaramente nella parabola del ricco stolto:

…disse loro questa parabola: «La campagna di un uomo ricco fruttò abbondantemente; egli ragionava così, fra sé: "Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?"

E disse: "Questo farò: demolirò i miei granai, ne costruirò altri più grandi, vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, e dirò all'anima mia: 'Anima, tu hai molti beni ammassati per molti anni; ripòsati, mangia, bevi, divèrtiti'".

Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà?"

Così è di chi accumula tesori per sé e non è ricco davanti a Dio.

(Luca 12:16-21)

 

Uso corretto delle ricchezze:

Dai pericoli che i ricchi devono fuggire (come uomini di Dio), Paolo indica adesso come essi possono veramente utilizzare in modo utile le loro ricchezze:

 

- fare del bene, di arricchirsi di opere buone;

Fare del bene con abbondanza (senza accontentarsi di fare del bene in modo ordinario), approfittando delle loro possibilità per arricchirsi di opere buone.

Abbiamo un bell’esempio in tal senso della sorella Tabita (quella sorella di Ioppe che fu poi risuscitata da Pietro):

A Ioppe c'era una discepola, di nome Tabita, che, tradotto, vuol dire Gazzella: ella faceva molte opere buone ed elemosine.

(Atti 9:36)

 

O anche il fratello Filemone che ospitava la chiesa in casa sua (Filemone 2), ed aveva disponibilità di alloggi (Filemone 22).

 

- essere generosi nel donare, pronti a dare, così da mettersi da parte un tesoro ben fondato per l'avvenire, per ottenere la vera vita.

Il dare con generosità è molto diverso dal dare per forza o per dovere, è sinonimo di dare con semplicità e con gioia, proprio come piace al Signore:

…chi dà, dia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le faccia con gioia.

(Romani 12:8)

Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso.

(2 Corinzi 9:7)

Per giungere a vivere questo insegnamento bisogna avere fede e una ferma speranza.

Per questo i fratelli ricchi devono imparare (più degli altri) a non riporre la loro speranza nell'incertezza delle ricchezze, ma in Dio.

 

Il cristianesimo non condanna il possesso della ricchezza, ma non trascura le difficoltà ed i pericoli che questo porta con sè.

I credenti ricchi non devono disfarsi dei loro beni ma di considerare il principio cristiano dell’uguaglianza:

Infatti non si tratta di mettere voi nel bisogno per dare sollievo agli altri, ma di seguire un principio di uguaglianza; nelle attuali circostanze, la vostra abbondanza serve a supplire al loro bisogno, perché la loro abbondanza supplisca altresì al vostro bisogno, affinché ci sia uguaglianza, secondo quel che è scritto: «Chi aveva raccolto molto non ne ebbe di troppo, e chi aveva raccolto poco, non ne ebbe troppo poco».

(1 Corinzi 8:13-15)

 

Se i credenti ricchi si conformano a questo insegnamento, si mettono da parte un tesoro nel cielo:

Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano.

Perché dov'è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore.

(Matteo 6:19-21)

Vendete i vostri beni, e dateli in elemosina; fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nel cielo, dove ladro non si avvicina e tignola non rode.

(Luca 12:33)

Riflettiamo sul dialogo tra il giovane ricco e Gesù:

Uno dei capi lo interrogò, dicendo: «Maestro buono, che devo fare per ereditare la vita eterna?»

Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio. Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio; non uccidere; non rubare; non dir falsa testimonianza; onora tuo padre e tua madre».

Ed egli rispose: «Tutte queste cose io le ho osservate fin dalla mia gioventù».

Gesù, udito questo, gli disse: «Una cosa ti manca ancora: vendi tutto quello che hai, e distribuiscilo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi».

Ma egli, udite queste cose, ne fu afflitto, perché era molto ricco.

Gesù, vedendolo così triste, disse: «Quanto è difficile, per quelli che hanno delle ricchezze, entrare nel regno di Dio! Perché è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio».

Quelli che udirono dissero: «Chi dunque può essere salvato?»

Egli rispose: «Le cose impossibili agli uomini sono possibili a Dio».

Pietro disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato le nostre cose e ti abbiamo seguito».

Ed egli disse loro: «Vi dico in verità che non c'è nessuno che abbia lasciato casa, o moglie, o fratelli, o genitori, o figli per amor del regno di Dio, il quale non ne riceva molte volte tanto in questo tempo, e nell'età futura la vita eterna».

(Luca 18:18-30)

 

Questo tesoro nei cieli diventa un possedimento ben fondato sull’avvenire:

Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà paragonato a un uomo avveduto che ha costruito la sua casa sopra la roccia.

La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia.

E chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica sarà paragonato a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia.

La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno fatto impeto contro quella casa, ed essa è caduta e la sua rovina è stata grande.

(Matteo 7:24-27)

 

 

 

 Gianni Marinuzzi