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La gioia dell'umiltà
	
	
	
	
	
	
	un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento. 
Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà,
stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse,
	
	
	
	ma anche quello degli altri. 
Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù,
il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio
qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso,
prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini;
trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte,
	
	
	
	e alla morte di croce. 
Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome,
affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra,
	
	
	
	e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, 
	alla gloria di Dio Padre.
	
	(Filippesi 2:1-11)
	
	
	***
	
	Finora abbiamo visto l’enorme privilegio che abbiamo di partecipare al 
	Vangelo, grazie a Dio che ha iniziato la buona opera della salvezza in noi e 
	che la porterà a compimento. 
	
	Abbiamo anche visto che anche in mezzo alle situazioni difficili, che 
	sembrano una sconfitta, Dio è al comando e può convertire il male in bene.
	
	Paolo ci ha quindi esortato a comportarci in modo degno di un cittadino del 
	cielo, cioè degno del vangelo di Cristo, durante il tempo che abbiamo qui 
	sulla terra.
	
	Ora ci esorta ancora più specificamente ad un comportamento degno e giusto 
	per uno che ha ricevuto la grazia di Dio e che ha compreso la realtà e la 
	potenza dell’incarnazione e del sacrificio di Gesù Cristo che è per noi un 
	Sommo esempio da seguire.
	
	L’argomento che tratta è una vera sfida per ciascun uomo, scoprire 
	nell’umiltà la Gioia per la Vera Gloria!
	
	Effettivamente è un atto di fede immenso perché rinunciare alla propria 
	gloria, rendersi umile, per ottenerne una futura è solo sostenibile mediante 
	un forte atto di fede, ma è esattamente quello che ci chiede Gesù ed è 
	quello che Lui stesso ha fatto lasciandoci le Sue orme per seguire la stessa 
	strada.
	
	C’è una gloria terrena che ci attira, essa è presente, oggi tangibile, 
	palpabile ma porta con sé una gioia temporale, nelle migliori delle ipotesi 
	dura una vita terrena; ma c’è una Gloria celeste che oggi è invisibile, non 
	si vede e non si tocca, si spera (della Speranza cristiana) ed a questa 
	Speranza siamo chiamati e che porta con sé una Gioia eterna, duratura ed 
	inalterabile.
	
	Una fede genuina è in realtà già parzialmente ricompensata di questa Gioia, 
	perché grazie allo Spirito Santo, si comincia a vivere fin da qui su questa 
	Terra e si manifesta soprattutto quando viene a mancare quella effimera.
	
	
	E’ la Gioia che provano tutti i credenti che si uniscono alle parole di 
	Davide:
	
	
	
	Possiamo dividere questo passo in tre sezioni:
	
	  -
	
	RENDERE PERFETTA LA GIOIA, COSA FARE 
	E COSA NON FARE           
	(2:1-4)
	
	  -
	
	UN PERFETTO ESEMPIO DI UMILTA’   
	                                              
	          
	(2:5-8)
	
	  -
	
	L’UMILTA’ PRECEDE LA GLORIA                     
	                                              
	(2:9-11)
	
	
	***
	
	
	
	
	RENDERE PERFETTA LA GIOIA, COSA FARE E COSA NON FARE   
	
	
	           
	(2:1-4)
	
	
	
	
	Se dunque v'è qualche incoraggiamento in Cristo, se vi è qualche conforto 
	d'amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza di 
	affetto e qualche compassione, rendete perfetta la mia gioia, avendo un 
	medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico 
	sentimento. 
	
	
	
	Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con 
	umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il 
	proprio interesse, ma anche quello degli altri. 
	
	
	COSE DA FARE
	
	
	
	
	…Se dunque… 
	
	Questa condizione che antepone Paolo alla sua esortazione è una sfida ai 
	lettori, in altre parole egli sta chiedendo ai fratelli di Filippi se la 
	Grazia di Dio in loro, in tutto il tempo che hanno vissuto ha prodotto un 
	qualcosa di positivo, se questo è avvenuto ed avviene allora la
	gioia è perfetta, completa 
	perché, non solo è promessa e garantita ma già fin da ora (come una 
	anticipazione) vissuta e sperimentata.
	
	Ed in particolare l’apostolo elenca cinque benefici che scaturiscono dalla 
	manifestazione pratica della Grazia di Dio che, se praticate,
	rendono la gioia già (come una 
	anticipazione) perfetta,
	completa:
	
	
	
	1)             
	
	
	
	
	qualche incoraggiamento in Cristo…
	
	La parola qui tradotta come “incoraggiamento” 
	viene anche tradotta come “consolazione” 
	ed è da intendersi come una cura per la persona che ha subito una ferita.
	
	
	Egli stesso si trovava in prigione per Cristo, la sofferenza e l’afflizione 
	fanno parte della vita cristiana stava sperimentando
	la consolazione di Dio, che 
	riceviamo sia tramite Il Consolatore per eccellenza (Lo Spirito Santo), sia 
	tramite le Scritture, (La Parola 
	profetica ferma con tutte le Sue promesse), e sia tramite
	la Comunione Fraterna per mezzo 
	dei fratelli e le sorelle.
	
	
	Purtroppo dobbiamo invece considerare che nella chiesa molte volte si 
	trasforma in un ring dove le ferite sono inferte proprio dai fratelli, o 
	(nello stesso tempo) in luoghi di “incoraggiamento universale” (fuori 
	di Cristo) a prescindere dal fatto che le ferite siano procurate da 
	scelte deliberate di una vita peccaminosa senza alcun pentimento e 
	ravvedimento da parte del “ferito”!
	
	
	
	Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre 
	misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni 
	nostra afflizione, affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi 
	stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in 
	qualunque afflizione; perché, come abbondano in noi le sofferenze di Cristo, 
	così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione.
	 (2 
	Corinzi 1:3-5)
	
	
	
	
	2)             
	
	
	
	
	qualche conforto d'amore…
	
	Il credente, nella sua vita da pellegrino, può abbattersi per molti motivi, 
	per le afflizioni, per le sofferenze, ma anche per le sue cadute che danno 
	spazio alle accuse di satana, del vecchio uomo che cerca di riappropriarsi 
	delle sue facoltà.
	
	Questi stati d’animo possono sconfortarlo, ma egli ha un rifugio sicuro:
	
	
	Questo mi è di conforto nell'afflizione, che la tua parola mi fa vivere.
	
	(Salmo 119:50)
	
	
	Chi è in Cristo è amato da Dio, 
	di un Amore eccellente. 
	
	Chi è in Cristo è amato dai 
	fratelli e dalle sorelle. 
	
	
	Chi è in Cristo ama Dio. 
	
	Chi è in Cristo ama i fratelli.
	
	Nulla nel mondo può dare conforto 
	quanto essere veramente amato e amare veramente dell’Amore di Dio 
	(manifestato in Cristo)!
	
	Nel mondo, si pone molta enfasi sul divertimento, sull’accumulare beni 
	materiali, sul fare bella figura davanti agli altri, ma nessuna di queste 
	cose possono confortare l’anima; 
	il Vero Amore cristiano dà vero 
	conforto.
	
	
	In Cristo 
	abbiamo un amore perfetto, eterno, inseparabile, immarcescibile, perciò, 
	abbiamo un conforto
	perfetto, che è più profondo di 
	qualsiasi situazione e difficoltà che potremmo mai affrontare.
	
	
	
	3)             
	
	
	
	
	qualche comunione di Spirito
	
	Quando Dio ci perdona il peccato e ci giustifica, ci apre la porta alla 
	comunione con Dio e (di conseguenza) la comunione spirituale con gli altri 
	figli di Dio. 
	
	
	Per mezzo di Cristo, Dio ha cancellato
	la separazione con Lui e
	la separazione tra gli uomini che 
	hanno fatto pace con Lui, di questa Paolo ne parla anche nella lettera agli 
	efesini:
	
	
	
	Con la sua venuta ha annunciato la pace a voi che eravate lontani e la pace 
	a quelli che erano vicini; perché per mezzo di lui gli uni e gli altri 
	abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito. 
	
	
	(Efesini 2:14-18)
	
	
	
	…sforzandovi di conservare l'unità dello Spirito con il vincolo della pace. 
	
	Ma come lo Spirito Santo può essere rattristato dalla presenza del peccato 
	(cfr Efesini 4:30), così la comunione di Spirito può essere rattristata, per 
	questo dobbiamo considerare come cosa preziosa e santa l’Unità del Corpo 
	come ci insegna Paolo (cfr Efesini 4).
	
	
	
	4)             
	
	
	
	
	qualche tenerezza di affetto
	
	La tenerezza di Dio verso l’uomo non viene spesso sottolineata così come non 
	viene spesso esercitata tra fratelli.
	
	Questo mondo ci ha abituati ed educati ad essere spietati, duri, 
	insensibili, questi sentimenti ci rendono forti nella nostra umanità 
	naturale, ma nel campo spirituale c’è tutto un altro modo di ragionare.
	
	Dio ha sempre circondato l’uomo di benedizioni e tenerezze, proviamo a 
	pensare quale attenzione aveva per Adamo:
	
	
	
	Dio il SIGNORE formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle 
	narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente.
	
	
	Dio il SIGNORE piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi pose l'uomo che 
	aveva formato. 
	
	
	Dio il SIGNORE fece spuntare dal suolo ogni sorta d'alberi piacevoli a 
	vedersi e buoni per nutrirsi, tra i quali l'albero della vita in mezzo al 
	giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male…
	
	
	…Dio il SIGNORE prese dunque l'uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo 
	lavorasse e lo custodisse. 
	
	
	Dio il SIGNORE ordinò all'uomo: «Mangia pure da ogni albero del giardino, ma 
	dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel 
	giorno che tu ne mangerai, certamente morirai».
	
	
	Poi Dio il SIGNORE disse: «Non è bene che l'uomo sia solo; io gli farò un 
	aiuto che sia adatto a lui». 
	
	
	Dio il SIGNORE, avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e 
	tutti gli uccelli del cielo, li condusse all'uomo per vedere come li avrebbe 
	chiamati, e perché ogni essere vivente portasse il nome che l'uomo gli 
	avrebbe dato. 
	
	
	L'uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni 
	animale dei campi; ma per l'uomo non si trovò un aiuto che fosse adatto a 
	lui. 
	
	
	Allora Dio il SIGNORE fece cadere un profondo sonno sull'uomo, che si 
	addormentò; prese una delle costole di lui, e richiuse la carne al posto 
	d'essa. 
	
	
	Dio il SIGNORE, con la costola che aveva tolta all'uomo, formò una donna e 
	la condusse all'uomo. 
	
	
	L'uomo disse: «Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia 
	carne. Ella sarà chiamata donna perché è stata tratta dall'uomo». 
	
	
	Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e 
	saranno una stessa carne.   (tratto 
	da Genesi 2:8-24)
	
	
	Tutto quello che Dio fa per noi, non lo fa come dovere, né meccanicamente, 
	Egli fa tutto per noi con una 
	tenerezza d’affetto incredibile. 
	
	In Cristo Dio ha rivelato il Suo Amore per l’uomo con una enorme
	tenerezza d’affetto, si è 
	presentato nella forma più innocente.
	
	Nella parabola del figliol prodigo possiamo apprezzare
	la tenerezza di affetto che il 
	padre ha verso i suoi figli:
	
	
	…mentre egli era ancora lontano, suo padre 
	lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò. 
	
	
	E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: 
	non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". 
	
	
	Ma il padre disse ai suoi servi: "Presto, portate qui la veste più bella e 
	rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; portate 
	fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché 
	questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato 
	ritrovato". 
	
	
	E si misero a fare gran festa. 
	
	
	Or il figlio maggiore si trovava nei campi, e mentre tornava, come fu vicino 
	a casa, udì la musica e le danze. 
	
	
	Chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa succedesse. 
	
	
	Quello gli disse: "È tornato tuo fratello e tuo padre ha ammazzato il 
	vitello ingrassato, perché lo ha riavuto sano e salvo". 
	
	
	Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di 
	entrare. 
	
	
	Ma egli rispose al padre: "Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai 
	trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto 
	per far festa con i miei amici; ma quando è venuto questo tuo figlio che ha 
	sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il 
	vitello ingrassato". 
	
	
	Il padre gli disse: "Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia è 
	tua; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era 
	morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato".  
	 (Luca 
	15:20-32)
	
	
	Pensiamo ancora alla tenerezza del 
	Buon Pastore:
	
	
	…le pecore ascoltano la sua voce, ed egli 
	chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori. 
	
	
	Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo 
	seguono, perché conoscono la sua voce.
	
	(Giovanni 10:3-4)
	
	
	
	Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore…
	
	
	…Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me, come il 
	Padre mi conosce e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.
	
	
	E Davide esalta la tenerezza del 
	Buon Pastore:
	
	Il SIGNORE è il mio pastore: nulla mi manca.
	
	Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque calme. 
	Egli mi ristora l'anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del 
	suo nome.
	
	Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei 
	alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno 
	sicurezza. Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici; 
	cospargi di olio il mio capo; la mia coppa trabocca.
	
	Certo, beni e bontà m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita; e io 
	abiterò nella casa del SIGNORE per lunghi giorni. 
	
	
	(Salmo 23)
	
	
	
	Potremmo andare avanti all’infinito, pensare a quanta tenerezza ed 
	attenzione il Signore ha avuto per noi, per venirci incontro nel nostro 
	stato di uomini perduti, chi in un fosso chi in un altro, chi chiuso nel 
	proprio orgoglio, chi incatenato dalla propria schiavitù; pensiamo a quanta 
	attenzione ha avuta destinando la Sua Ira su Gesù Cristo per evitare di 
	scaricarla su di noi, la sua 
	tenerezza in tutto questo è mirabile.
	
	Ma proprio perché siamo stato oggetto di tanta tenerezza di affetto, 
	dovremmo (anche solo per imitazione) esercitarla tra di noi!
	
	Esercitare la tenerezza tra fratelli in Cristo dovrebbe veramente essere un 
	segnale evidente dell’Amore di Dio in noi, un segnale che dimostra come la 
	nostra mente sia stata rinnovata in 
	Cristo!
	
	
	
	
	
	5) qualche compassione
	
	La compassione nella Scrittura è 
	sempre legata al perdono dei peccati, 
	pertanto dobbiamo legarla ai rapporti fraterni che si possono deteriorare 
	per dei “debiti”.
	
	Paolo rimprovera i fratelli di Corinto proprio perché all’interno della 
	Chiesa non era esercitata la compassione (e i torti tra cristiani sono 
	definite cose minime):
	
	
	Quando qualcuno di voi ha una lite con un altro, ha il coraggio di chiamarlo 
	in giudizio davanti agli ingiusti anziché davanti ai santi? 
	
	
	Non sapete che i santi giudicheranno il mondo? 
	
	
	Se dunque il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicare delle 
	cose minime? 
	
	
	Non sapete che giudicheremo gli angeli? 
	
	
	Quanto più possiamo giudicare le cose di questa vita! 
	
	
	Quando dunque avete da giudicare su cose di questa vita, costituite come 
	giudici persone che nella chiesa non sono tenute in alcuna considerazione. 
	
	
	Dico questo per farvi vergogna. 
	
	
	È possibile che non vi sia tra di voi neppure una persona saggia, capace di 
	pronunciare un giudizio tra un fratello e l'altro? 
	
	
	Ma il fratello processa il fratello, e lo fa dinanzi agl'infedeli. 
	
	
	Certo è già in ogni modo un vostro difetto che abbiate fra voi dei processi. 
	
	
	Perché non patite piuttosto qualche torto? 
	
	
	Perché non patite piuttosto qualche danno? 
	
	
	Invece siete voi che fate torto e danno; e per giunta a dei fratelli. 
	
	
	Non sapete che gl'ingiusti non erediteranno il regno di Dio?
	
	(1 Corinzi 6:1-9)
	
	
	Davide, l’uomo che aveva compreso molto del cuore di Dio, davanti alla 
	possibilità scelta di una pena da scontare per un peccato commesso, non ebbe 
	dubbi sulla scelta del “giustiziere”:
	
	
	Gad andò dunque da Davide, e gli disse: «Così dice il SIGNORE: "Scegli 
	quello che vuoi: o tre anni di carestia, o tre mesi durante i quali i tuoi 
	avversari facciano scempio di te e ti raggiunga la spada dei tuoi nemici, 
	oppure tre giorni di spada del SIGNORE, ossia di peste nel paese, durante i 
	quali l'angelo del SIGNORE porterà la distruzione in tutto il territorio 
	d'Israele".
	
	
	Ora, vedi che cosa io debba rispondere a colui che mi ha mandato». 
	
	
	Davide disse a Gad: «Io sono in grande angoscia! Ebbene, che io cada nelle 
	mani del SIGNORE, perché le sue compassioni sono immense; ma che io non cada 
	nelle mani degli uomini!»  
	
	
	(1 Cronache 21:11-13)
	
	
	Questo perché egli sapeva che le 
	compassioni di Dio sono infinite:
	
	
	Ricòrdati, o SIGNORE, delle tue compassioni e della tua bontà, perché sono 
	eterne.             
	(Salmo 25:6)
	
	
	Il SIGNORE è misericordioso e pieno di compassione, lento all'ira e di gran 
	bontà. Il SIGNORE è buono verso tutti, pieno di compassioni per tutte le sue 
	opere.
	
	
	 (Salmo 145:8-9)
	
	
	E questo è confermato da tanti altri testimoni:
	
	
	Le tue compassioni sono grandi, SIGNORE… 
	
	
	(Salmo 119:156)
	
	
	Ecco ciò che voglio richiamare alla mente, ciò che mi fa sperare: è una 
	grazia del SIGNORE che non siamo stati completamente distrutti; le sue 
	compassioni infatti non sono esaurite; si rinnovano ogni mattina.
	
	
	Grande è la tua fedeltà!  
	
	
	(Lamentazioni 3:21-23)
	
	
	E la compassione accompagnò Gesù 
	nel suo camminare:
	
	
	Vedendo le folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come 
	pecore che non hanno pastore.  (Matteo 
	9:36)
	
	
	Gesù, smontato dalla barca, vide una gran folla; ne ebbe compassione e ne 
	guarì gli ammalati.  (Matteo 
	14:14)
	
	
	Questa compassione ha permesso a 
	Dio di condonare il nostro peccato, 
	e noi non dovremmo averla tra fratelli?
	
	Ricordiamoci della parabola di Gesù:
	
	
	Allora Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte perdonerò mio 
	fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?» 
	
	
	E Gesù a lui: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte 
	sette.
	Perciò il regno dei cieli è simile a un re 
	che volle fare i conti con i suoi servi. Avendo cominciato a fare i conti, 
	gli fu presentato uno che era debitore di diecimila talenti.  E poiché 
	quello non aveva i mezzi per pagare, il suo signore comandò che fosse 
	venduto lui con la moglie e i figli e tutto quanto aveva, e che il debito 
	fosse pagato.  Perciò il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò 
	davanti, dicendo: "Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto".  Il 
	signore di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò 
	il debito.  Ma quel servo, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli 
	doveva cento denari; e, afferratolo, lo strangolava, dicendo: "Paga quello 
	che devi!"  Perciò il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: 
	"Abbi pazienza con me, e ti pagherò". 
	
	
	Ma l'altro non volle; anzi andò e lo fece imprigionare, finché avesse pagato 
	il debito. I suoi conservi, veduto il fatto, ne furono molto rattristati e 
	andarono a riferire al loro signore tutto l'accaduto. Allora il suo signore 
	lo chiamò a sé e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel 
	debito, perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo 
	conservo, come io ho avuto pietà di te?"  E il suo signore, adirato, lo 
	diede in mano degli aguzzini fino a quando non avesse pagato tutto quello 
	che gli doveva. 
	
	
	Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di 
	cuore al proprio fratello».  
	
	
	(Matteo 18:21-35)
	
	
	L’esercizio di queste cinque caratteristiche (consolazione 
	in Cristo, conforto d’amore, comunione di Spirito, tenerezza d’affetto, 
	compassione), che sono proprie di Dio e che sono il frutto della Sua 
	Grazia e dell’azione dello Spirito Santo nel credente, sono la sintesi 
	dell’umiliazione, della rinuncia al modo di fare e di pensare del nostro 
	uomo naturale, delle sue tendenze e della maleducazione imparata e praticata 
	nella sua vita da stolto.
	
	Alla luce di queste considerazioni possiamo meglio comprendere quando, nella 
	Scrittura troviamo esortazioni come queste:
	
	
	Infatti la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è 
	manifestata, e ci insegna a rinunciare all'empietà e alle passioni mondane, 
	per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo 
	santo, aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del nostro 
	grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù.  Egli ha dato se stesso per noi 
	per riscattarci da ogni iniquità e purificarsi un popolo che gli appartenga, 
	zelante nelle opere buone.  (Tito 
	2:11-14)
	
	
	
	Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a 
	suo tempo; gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha 
	cura di voi.
	
	
	Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un 
	leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella 
	fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi 
	per il mondo.
	
	
	Or il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in 
	Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli 
	stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente. 
	
	
	(1 Pietro 5:6-10)
	
…rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore,
	
	
	 essendo 
	di un animo solo e di un unico sentimento.
	
	Abbiamo visto come possiamo fare per 
	rendere perfetta, completa, vissuta e sperimentata
	la Gioia nella Chiesa.
	
	
	Ma la Gioia non sarà l’unico risultato benefico dell’esercizio di queste 
	attitudini, perché questo “praticare” la fede porterà a realizzare quella 
	Unità spirituale tanto cercata, voluta e anche perseguita in modo errato da 
	tanti.
	
	
	Questa vera Unità spirituale porta ad avere:
	
	
	  1) un medesimo pensare
	
	
	  2) un medesimo amore
	
	
	  Perché si è:
	
	
	  3) un animo solo
	
	
	  4) un unico sentimento
	
	
	Queste quattro caratteristiche non si creano, non si costruiscono, non si 
	improvvisano, sono il risultato della vera comunione!
	
	Tante volte vediamo come, anche tra i credenti, si vogliono in qualche modo 
	“forzatamente” realizzare (sintomo che probabilmente non ci sono), 
	organizzando eventi, marce, manifestazioni, che cinque minuti dopo la fine 
	dello spettacolo non ci sono più, proprio come una qualunque 
	rappresentazione teatrale.
	
	La Vera Unità spirituale è in Cristo 
	e lo “si ha” o “non la si ha”, o “si è” o “non si è”!
	
	E’ assolutamente inutile bleffare, in questo mondo ci sono già tanti 
	ciarloni…
	
	…non è il caso di farlo anche nelle assemblee!
	
	
	
	1) avendo un medesimo pensare
	
	Qualsiasi vera unità ha come base un medesimo pensare (non esiste un corpo 
	sano con due cervelli), figuriamoci il Corpo perfetto di Cristo! 
	
	I pensieri dei credenti sono tutti fondati sulla Parola di Dio, sugli 
	insegnamenti rivelati di Cristo, e chi è stato rigenerato dallo Spirito 
	Santo ha la mente di Cristo (cfr 
	1 Corinzi 2:16).
	
	Tutto questo si materializza nell’avere gli stessi traguardi, la stessa 
	dottrina (con tutti i limiti per la conoscenza più o meno approfondita), 
	tutto questo è compreso nelle parole “avendo 
	un medesimo pensare”
	
	
	La stessa Scrittura non ha due o più “fonti 
	di ispirazione”, Pietro ce lo insegna:
	
	
	Abbiamo inoltre la parola profetica più salda: farete bene a prestarle 
	attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro, fino a quando 
	spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori. 
	
	
	Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura 
	proviene da un'interpretazione personale; infatti nessuna profezia venne mai 
	dalla volontà dell'uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, 
	perché sospinti dallo Spirito Santo. 
	
	(2 Pietro 1:19-21)
	
	
	Quindi se lo Spirito Santo è uno, la Scrittura è una, se tra due fratelli 
	non si è d’accordo con la Scrittura in un punto, almeno uno dei due sta 
	interpretandola male!
	
	Oggi tante persone parlano dell’ecumenismo mediante il quale si cerca di 
	unire chiunque si chiama cristiano, e secondo questo modo di pensare:
	
	- non importa se crediamo tante cose diverse. 
	
	
	
	Una dottrina vale l’altra, anche se si contraddicono fra di loro. 
	
	Non importa pensare nello stesso modo, basta avere tanto amore (visto 
	principalmente un sentimento).
	
	 Invece nella Scrittura Dio ci fa 
	capire chiaramente che è molto importante avere
	un medesimo pensare, cioè, 
	pensare, credere, le stesse cose. 
	
	Anzi Dio ci comanda di avere un 
	medesimo pensare, ovvero, di credere le stesse cose, ad essere
	concordi nei pensieri:
	
	
	
	
	Perciò la base della vera unità è di credere le stesse cose; questo è 
	fondamentale perché non esiste vera unità dove non si ha un medesimo modo di 
	credere e di pensare e per fare questo bisogna tutti quanti impegnarsi nello 
	studio della Parola di Dio affinchè Essa trasformi ed educhi tutti i nostri 
	modi di pensare che, nell’ubbidienza della fede, sottoponiamo 
	individualmente e ciascuno volontariamente alla Sua autorità, per questo 
	Paolo scrive di avere (e non 
	essere) un medesimo pensare.
	
	
	
	
	2) avendo un medesimo amore
	
	Il secondo aspetto di una vera unità è di
	avere un medesimo amore. 
	
	Per avere vera unità, dobbiamo avere lo stesso amore,
	amore per Dio (che si dimostra in 
	modo pratico in questa vita terrena nell’avere e
	amore gli uni per gli altri). 
	
	
	
	Se uno dice: «Io amo Dio», ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non 
	ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto.
	 (1 
	Giovanni 4:20)
	
	
	Dio ama, e quell’Amore è attivo a prescindere dal merito ed è estremamente 
	pratico in quanto si vede nelle azioni di Dio che lo ha dimostrato in modo 
	esemplare nel sacrificio di Suo Figlio. 
	
	L’amore che deve essere comune a tutti i credenti è quindi un amore attivo, 
	ricordiamo che Gesù dichiara: 
	
	
	
	  …Se uno mi ama, osserverà la 
	mia parola;  
	
	(tratto da Giovanni 14:21-23)
	
	
	E ancora l’apostolo ci rappresenta questo amore come un amore estremamente 
	pratico, visibile:
	
	
	Da questo abbiamo conosciuto l'amore: egli ha dato la sua vita per noi; 
	anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli. 
	
	
	Ma se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel 
	bisogno e non ha pietà di lui, come potrebbe l'amore di Dio essere in lui?
	
	
	Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità. 
	
	
	Da questo conosceremo che siamo della verità e renderemo sicuri i nostri 
	cuori davanti a lui. 
	
	
	Poiché se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore e 
	conosce ogni cosa. 
	
	
	Carissimi, se il nostro cuore non ci condanna, abbiamo fiducia davanti a 
	Dio; e qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui, perché osserviamo i 
	suoi comandamenti e facciamo ciò che gli è gradito.
	
	
	Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo, Gesù 
	Cristo, e ci amiamo gli uni gli altri secondo il comandamento che ci ha 
	dato.
	
	
	Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. 
	
	
	Da questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
	
	(1 Giovanni 3:16-24)
	
	
	…quel dallo Spirito che ci ha dato, 
	presuppone uno spirito vivo, che porta frutto!
	
	E questo amore è quello che unisce i credenti; qualsiasi vera unità ha come 
	base un medesimo amore (non esiste un corpo sano con due cuori), figuriamoci 
	il Corpo perfetto di Cristo! 
	
	I desideri dei credenti sono tutti diretti verso Cristo, impegnati ad 
	esserGli graditi in ogni cosa, proprio come una sposa che si abbellisce al 
	massimo splendore per rendersi attraente al massimo per gli occhi del suo 
	sposo.
	
	Tutto questo si materializza nell’avere gli stessi desideri spirituali, 
	tutto questo è compreso nelle parole “avendo 
	un medesimo amore”.
	
	
	
	
	3) essendo un animo solo
	
	
	Essere di
	un animo solo significa “camminare 
	tutti nella stessa direzione”, che non vuole dire “fare tutti le stesse 
	cose”.
	
	
	Essere di uno stesso animo, 
	lo stesso cuore, lo stesso traguardo, ovvero desiderare la stessa cosa e 
	impegnarsi (ciascuno con il suo dono, il suo ministerio, il suo impegno), 
	per raggiungerla. 
	
	Il desiderio che unisce i credenti è la gloria di Dio.
	
	
	Questo desiderio si realizza veramente solo quando:
	
	- c’è una base di verità biblica; 
	
	- c’è un vero amore per Dio e l’uno per l’altro;
	
	
	Quando una di queste premesse manca non è possibile realizzare il buon 
	desiderio, anziché la gloria di Dio, si perseguirà qualcosa d’altro, magari 
	una buona associazione umanitaria, una buona attività di carità umana, che 
	prima o poi mostrerà la vera faccia, l’amore per il denaro, la ricerca della 
	gloria personale o terrena…
	
	
	Allora (anche se può essere “fuori moda” dire questo), è importante 
	comprendere che alla base di ogni buon desiderio comune dello Spirito Santo 
	ci devono essere questi due caposaldi.
	
	Proprio per questo Paolo opporrà (lo vedremo in seguito) a questa
	rivelazione, l’esortazione di 
	
	
	- non fare nulla per spirito di parte o per vanagloria…
	
	
	- cercare non il proprio interesse, ma anche quello degli altri.
	
	
	
	4) essendo di unico sentimento
	
	L’ultimo aspetto della vera unità è di “essere
	di un unico sentimento” 
	(letteralmente: pensando le stesse 
	cose), oggi potremmo anche dire “sintonizzati 
	sulla stessa frequenza”.
	
	Due bei esempi biblici sono quello delle
	formiche e quello delle
	locuste:
	
	
	…le formiche, popolo senza forza, che si preparano il cibo durante l'estate…
	
	
	…le locuste, che non hanno re, e procedono tutte, divise per schiere;
	
	(tratto da Proverbi 30:25-27)
	
	Questi due tipi di animali, pur essendo “di poco interesse” riescono a fare 
	e realizzare grandi cose perché sono 
	tutte di un unico sentimento. 
	
	Vediamo questa realtà anche nelle api, anch’esse tutte di un unico 
	sentimento riescono a costruire grandi alveari. 
	
	Quando gli uomini si mettono tutti uniti, riescono a compiere grandi cose, 
	lo sappiamo bene grazie anche al malvagio tentativo degli uomini di Babele:
	
	
	
	Tutta la terra parlava la stessa lingua e usava le stesse parole.
	
	
	Dirigendosi verso l'Oriente, gli uomini capitarono in una pianura nel paese 
	di Scinear, e là si stanziarono. 
	
	
	Si dissero l'un l'altro: «Venite, facciamo dei mattoni cotti con il fuoco!» 
	
	
	Essi adoperarono mattoni anziché pietre, e bitume invece di calce. 
	
	
	Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga 
	fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia 
	di tutta la terra».
	
	
	Il SIGNORE discese per vedere la città e la torre che i figli degli uomini 
	costruivano.
	
	
	Il SIGNORE disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua 
	sola; questo è il principio del loro lavoro; ora nulla impedirà loro di 
	condurre a termine ciò che intendono fare. Scendiamo dunque e confondiamo il 
	loro linguaggio, perché l'uno non capisca la lingua dell'altro!» 
	
	
	(Genesi 11:1-7)
	
	
	Dalla lettura di questo brano possiamo comprendere come la forza e la 
	determinazione diventano efficaci se c’è un unico sentimento, e il Signore 
	stesso (per fermare questa costruzione malvagia che era dettata dal 
	desiderio di realizzare un popolo di stolti) fece in modo che si 
	interrompesse questa determinazione “confondendo” 
	il loro linguaggio. 
	
	Oggi, con la pentecoste, Dio stesso ha fatto in modo che i Suoi uomini 
	avessero un nuovo linguaggio, quello dello Spirito Santo, che tutti 
	comprendono (e devono comprendere – cfr 1 Corinzi 14) e dobbiamo tutti noi 
	credenti parlare quella lingua se vogliamo collaborare alla costruzione 
	dell’edificio di Dio (la Chiesa).
	
	
	Perciò fratelli, noi che abbiamo ricevuto in dono lo Spirito Santo, siamo 
	chiamati ad essere veramente uniti, ma di quell’Unità spirituale che viene
	dall’avere un medesimo pensare, 
	cioè, credere le stesse verità di Dio, e
	dall’avere un medesimo amore, 
	essere di un animo e un sentimento solo, cioè con gli stessi traguardi. 
	
	Questa è l’unità che Dio vuole per noi e per questa dobbiamo impegnarci.
	
	Non dobbiamo fare molto fatica per capire che la nostra tendenza naturale 
	NON è di avere questa unità. 
	
	Siamo infatti naturalmente portati ad essere egoisti, pensare a se stessi e 
	ai propri interessi (anche quelli che si ritengono altruisti). 
	
	L’idea di impegnarsi per il bene comune, l’idea di avere un medesimo 
	pensiero, l’idea di avere un unico sentimento fra di noi, non è naturale per 
	nessuno.
	
	Grazie a Dio siamo nati di nuovo, 
	siamo nati di Spirito e quello 
	che eravamo per natura prima di essere salvati non c’è più (è morto 
	spiritualmente e sta morendo fisicamente), ora abbiamo
	un nuovo cuore in Cristo Gesù che 
	è totalmente ispirato dai Suoi sentimenti, dai Suoi desideri e siamo 
	chiamati, già fin da ora, a vivere conformemente a questa nostra nuova 
	natura.
	
	La chiave per la vera unità è veramente
	ascoltare e seguire il nostro
	Buon Pastore. 
	
	Per vivere la vera Unità spirituale, bisogna conoscere e seguire la Parola 
	di Dio. 
	
	Avere la vera unità vuol dire avere lo stesso pensiero e gli stessi 
	traguardi, quel sentimento che 
	caratterizzò Cristo Gesù che 
	sottomise il suo interesse personale a quello degli altri. 
	
	Quando come credenti NON abbiamo lo stesso modo di pensare né lo stesso 
	traguardo, dobbiamo esaminarci, per capire se in qualcosa non siamo 
	“sintonizzati” su Dio. 
	
	Quando si cerca un’unità non fondata sulla Parola di Dio, non è la vera 
	unità, e non onora Dio, dobbiamo quindi rifiutare qualsiasi falsa unità, ed 
	impegnarci nella vera l’unità che glorifica Dio, se non vogliamo trovarci ad 
	avere investito le nostre energie in qualcosa che non merita. 
	
	
	
	
	COSE DA NON FARE
	
	Abbiamo visto come dobbiamo camminare per perseguire la vera Unità 
	spirituale, ma dobbiamo anche imparare cosa evitare di fare se non 
	vogliamo (in qualche modo), rovinare, ostacolare la percezione di questa 
	unità tra i credenti, ed anche qui vediamo quattro rivelazioni che derivano 
	dalla aver compreso che:
	
	1) la visione spirituale è condotta da un unico Spirito che ci insegna a 
	rinunciare a noi stessi in favore degli altri
	
	2) la gloria di Dio è superiore alla mia gloria
	
	3) la stima dei fratelli, come Chiesa, (e dei loro “interessi” spirituali) è 
	superiore alla mia (ai miei “interessi” spirituali personali)
	
	4) l’interesse dei fratelli coincide (se non è addirittura superiore) con il 
	mio interesse
	
	
	
	Queste quattro rivelazioni sono il risultato della maturazione del credente!
	
	Se facciamo attenzione, sono proprio le caratteristiche che stavano 
	ritardando la crescita spirituale della chiesa dei corinzi, che Paolo 
	definisce carnali,
	bambini:
	
	
	Fratelli, io non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi 
	come a carnali, come a bambini in Cristo. 
	
	
	(1 Corinzi 3:1)
	
	
	La Vera Unità spirituale è in Cristo 
	e lo “si ha” o “non la si ha”, o “si è” o “non si è”, ma la si realizza con 
	la maturazione!
	
	Può essere “normale” vedere credenti neofiti agire senza queste attitudini, 
	occorre correggerli, educarli alla Giustizia; non è invece “normale” ma 
	“patologico” vedere fratelli che dovrebbero avere una certa maturazione 
	nella fede agire senza queste attitudini! 
	
	Un credente maturo è quindi un credente che si comporta secondo questi 
	insegnamenti che ha compreso:
	
	1)   
	
	
	la visione spirituale è condotta da un unico Spirito che ci insegna a 
	rinunciare a noi stessi in favore degli altri
	
	
	
	
	…Non fate nulla per spirito di parte…
	
	Per comprendere cosa intendesse qui Paolo, dobbiamo tornare leggermente 
	indietro nella lettura:
	
	
	Vero è che alcuni predicano Cristo anche per invidia e per rivalità…
	
	
	 …annunciano Cristo con spirito di 
	rivalità, non sinceramente, pensando di provocarmi qualche afflizione nelle 
	mie catene.
	
	(tratto da Filippesi 1:15-17)
	
	Mentre Paolo era in prigione e non poteva predicare pubblicamente, alcuni 
	uomini predicavano Cristo con spirito di rivalità nei suoi confronti; 
	volevano “superare” Paolo. 
	
	La predicazione del Vangelo di Cristo 
	è un ordine di Gesù stesso:
	
	
	  Andate per tutto il mondo, 
	predicate il vangelo a ogni creatura…
	
	(Marco 16:15)
	
	Ma Dio ci comanda anche di non fare 
	nulla (tanto meno predicare il 
	Vangelo) per spirito di parte. 
	
	Non dovremmo mai avere come motivazione quella della competizione contro i 
	fratelli in fede, sembra assurdo dover parlare di questo, ma purtroppo, 
	spesso e volentieri, all’interno della chiesa i fratelli (e i loro doni) 
	vengono visti come dei rivali, 
	degli avversari con cui competere; questo avviene quando non abbiamo 
	compreso la vera Unità spirituale.
	
	È importante tanto la motivazione che abbiamo quanto quello che facciamo, 
	nel mondo tantissime cose vengono fatte con spirito di rivalità, cioè, 
	cercando di essere superiore agli altri e questo spirito viene riconosciuto 
	come positivo, come una buona motivazione per stimolare le persone, ma nella 
	Chiesa non deve essere così.
	
	E’ naturale che dentro ogni uomo naturale c’è il desiderio di ricercare il 
	proprio benessere, e superare gli altri è un modo per avere dei privilegi 
	che il mondo offre. 
	
	Ma il Signore, per bocca di Paolo, ci sta ordinando di
	non fare nulla (né cose fuori 
	dalla Chiesa, nè dentro la Chiesa, né cose materiali, né cose spirituali)
	per spirito di parte. 
	
	Dio ci comanda di non fare nulla per 
	cercare di superare gli altri, ma dobbiamo chiederci perché?
	
	Perché noi siamo una nuova creatura, siamo membra del Corpo di Cristo, siamo 
	pietre viventi che costituiscono l’edificio spirituale destinato ad essere 
	il Tempio di Dio, noi non siamo più individualisti, dobbiamo ragionare come 
	Corpo, come il Corpo di Cristo e poi perché la Gioia che porterebbe questa 
	“presunta superiorità” non sarebbe una Gioia duratura e il Signore vuole che 
	noi godiamo di una Gioia vera e duratura!
	
	
	2) la gloria di Dio è superiore alla mia gloria
	
	
	
	
	…Non fate nulla per vanagloria…
	
	Cos’è la vanagloria? 
	
	È più o meno la stessa cosa che spinge qualcuno a fare qualcosa per essere 
	superiore. 
	
	Ma la vanagloria è (per sua 
	stessa definizione) una gloria vana, gloria che in realtà non vale nulla, 
	orgoglio, vedersi di un valore più grande di quello che si ha; è di fatto 
	una gloria temporale, è presa da uomini che sono soggetti alla morte e con 
	la morte se ne va. 
	
	Succede spesso che anche nell’opera del Signore ci si può impegnare tanto 
	per essere visti come bravi, per 
	vanagloria, per essere stimati nella chiesa.
	
	Questo, come l’egoismo, è una forma di
	carnalità, di immaturità che va 
	corretta e abbandonata con la  sana 
	crescita.
	
	
	Gesù ci parlava di questo modo di 
	ricercare la gloria e di cosa ne pensava:
	
	Io non prendo gloria dagli uomini; ma so che non avete l’amore di Dio in 
	voi. 
	
	Io sono venuto nel nome del Padre mio, e voi non mi ricevete; se un altro 
	verrà nel suo proprio nome, quello lo riceverete. 
	
	Come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri e non 
	cercate la gloria che viene da Dio solo?  (Giovanni 
	5:41-44)
	
	
	Quando dunque fai l’elemosina, non far suonare la tromba davanti a te, come 
	fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli 
	uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno. 
	(Matteo 6:2)
	
	Ed egli disse loro: Voi vi proclamate giusti davanti agli uomini; ma Dio 
	conosce i vostri cuori; perché quello che è eccelso tra gli uomini, è 
	abominevole davanti a Dio.
	 (Luca 16:15)
	
	
	Fratelli, in tutti questi versetti, Gesù sta parlando chiaramente di quanto 
	è sbagliato, inutile, vano e ingannevole cercare la gloria dagli uomini.
	
	E’ naturale che dentro ogni uomo naturale c’è il desiderio per gloria, e 
	superare gli altri è un modo per ricevere la gloria che il mondo offre ma il 
	Signore, per bocca di Paolo, ci sta ordinando di
	non fare nulla (né cose fuori 
	dalla Chiesa, nè dentro la Chiesa, né cose materiali, né cose spirituali)
	per spirito di parte. 
	
	
	E qui Dio, per bocca di Paolo, ci comanda di
	non fare nulla per vanagloria! 
	
	E non è un comandamento limitato alle cose spirituali, è per ogni aspetto 
	della nostra vita. 
	
	Non dobbiamo fare NULLA per vanagloria. 
	
	Dio ci comanda di non cercare la 
	vanagloria, ma dobbiamo chiederci perché?
	
	
	Perché noi siamo una nuova creatura, siamo membra del Corpo di Cristo, siamo 
	pietre viventi che costituiscono l’edificio spirituale destinato ad essere 
	il Tempio di Dio, noi non siamo più individualisti, dobbiamo ragionare come 
	Corpo, come il Corpo di Cristo e poi perché la Gioia che porterebbe la 
	vanagloria non sarebbe una Gioia duratura e il Signore vuole che noi godiamo 
	di una Gioia vera e duratura!
	
	Inoltre dobbiamo comprendere che la Gioia duratura (che deriva
	dall’onore, dalla gloria) è 
	quella che coinvolge tutto il Corpo di Cristo, non esiste una gioia che fa 
	gioirne solo una parte, ricordiamo cosa insegna Paolo:
	
	
	
	Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è 
	onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui.
	
	
	Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua.
	
	(1 Corinzi 12:26-27)
	
	
	
	
	
	…ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso… 
	
	
	Il Signore, per metterci in condizione di esperimentare la vera Gioia 
	duratura ci chiama ad avere umiltà e quindi a
	stimare gli altri superiori a noi 
	stessi.
	
	Ma in che senso dobbiamo considerare 
	gli altri superiori a noi stessi?
	
	
	Stimare gli altri superiori a noi stessi 
	non vuol dire che l’artigiano deve credere che l’apprendista sia più bravo 
	di lui in quel campo; la stessa Scrittura per bocca di Paolo ci insegna che
	ognuno dovrebbe avere un concetto 
	sobrio di se stesso secondo il dono che ha ricevuto:
	
	
	…dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di 
	quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura 
	di fede che Dio ha assegnata a ciascuno. 
	
	
	Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non 
	hanno una medesima funzione, così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo 
	in Cristo, e, individualmente, siamo membra l'uno dell'altro.
	
	(Romani 12:3-5) 
	
	
	
	
	
	Ovvero, quando vedo un fratello che 
	cade in errore, non devo sentirmi superiore a lui e pensare di non cadere, 
	anzi Paolo scrive:
	
	
	  …chi pensa di stare in piedi 
	guardi di non cadere.
	
	
	Quindi è in questo senso che dobbiamo 
	considerarci prudenzialmente meno 
	degni di stima del fratello e temere di non cadere nello stesso errore o 
	ancora peggio. Questo comandamento parla in termini generali, di come 
	dovremmo vedere gli altri credenti come regola generale.
	
	Quando consideriamo gli altri 
	superiori a noi stessi, possiamo ubbidire più facilmente a molti dei 
	comandamenti di Grazia:
	
	
	Quanto all’amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri. 
	
	Quanto all’onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente.
	
	
	Possiamo vedere anche nella vita dell’Apostolo Paolo, una crescita in 
	questo, facciamo attenzione a tre dichiarazioni di Paolo a distanza di anni 
	l’una dall’altra:
	
	…perché io sono il minimo degli apostoli, e non sono degno di essere 
	chiamato apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di Dio. 
	
	A me, dico, che sono il minimo fra tutti i santi, è stata data questa grazia 
	di annunziare agli stranieri le insondabili ricchezze di Cristo…
	
	Certa è quest’affermazione e degna di essere pienamente accettata: che 
	Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il 
	primo. 
	
	Man mano che Paolo cresceva nel suo cammino con Cristo, riconosceva sempre 
	di più gli altri superiori a sé, aveva sempre più umiltà e questo è un segno 
	della vera maturità.
	
	L’umiltà è necessaria per poter avere la vera unità. 
	
	Solo se abbiamo umiltà riusciremo a vedere quella unione spirituale che è 
	già una realtà nei cieli in Cristo e possiamo goderne già fin da ora i 
	benefici.
	
	Siamo dunque chiamati (per sperimentare la Vera Gioia) ad avere vera umiltà, 
	altrimenti, come scriveva Paolo ai fratelli della Galazia:
	
	
	Ma se vi mordete e divorate gli uni gli altri, guardate di non essere 
	consumati gli uni dagli altri.  
	
	
	(Galati 5:15)
	
	
	4) l’interesse dei fratelli coincide (se non è addirittura superiore) con il 
	mio interesse
	
	
	…cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri.
	
	
	Nel mondo e nella società è considerato normale che ognuno cerchi i suoi 
	propri interessi:
	
	- i datori di lavoro cercano di pagare il meno possibile e sfruttano i 
	dipendenti;
	
	- i dipendenti cercano di avere i più soldi possibile, e fare il meno 
	possibile;
	
	- quando vai a comprare il venditore cerca di chiedere più del vero valore;
	
	- colui che compra cerca di pagare meno del vero valore.
	
	
	Tutto questo è ovvio ed è considerato assolutamente normale che ogni persona 
	cerchi il proprio interesse, in quanto considera il proprio corpo e le sue 
	esigenze come preminenti rispetto agli altri. 
	
	In Cristo il ragionamento è identico e nello stesso tempo completamente 
	differente; chi è in Cristo non considera più il proprio corpo ma il Corpo 
	di Cristo, quindi per lui è preminente il bisogno e le esigenze di questo 
	Corpo ed il suo stesso corpo naturale lo considera meno importante.
	
	Chi è in Cristo fa parte del CORPO di Cristo e 
	
	cerca in modo prioritario l’interesse di questo Corpo.
	
	Leggiamo come Paolo considerava questo a livello personale:
	
	
	Noi siamo pazzi a causa di Cristo, ma voi siete sapienti in Cristo; noi 
	siamo deboli, ma voi siete forti; voi siete onorati, ma noi siamo 
	disprezzati. 
	
	
	Fino a questo momento, noi abbiamo fame e sete. Siamo nudi, schiaffeggiati e 
	senza fissa dimora, e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani; 
	ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo; 
	siamo diventati, e siamo tuttora, come la spazzatura del mondo, come il 
	rifiuto di tutti.
	
	
	Allora, Dio ci chiama a non vivere solo per il nostro bene, per il nostro 
	interesse, ma anche
	
	per interesse degli altri, se 
	discerniamo realmente che gli altri sono con noi il Corpo di Cristo. 
	
	Dobbiamo quindi cercare quello che 
	portano alla edificazione reciproca, come dice la Scrittura: 
	
	
	Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla 
	reciproca edificazione.  
	
	
	(Romani 14:19)
	
	
	
	  Ciascuno di noi compiaccia al 
	prossimo, nel bene, a scopo di edificazione.
	
	
	
	Così anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di 
	abbondarne per l'edificazione della chiesa. 
	
	
	(1 Corinzi 14:12)
	
	
	
	Quando vi riunite, avendo ciascuno di voi un salmo, o un insegnamento, o una 
	rivelazione, o un parlare in altra lingua, o un'interpretazione, si faccia 
	ogni cosa per l'edificazione.  
	
	
	(1 Corinzi 14:26)
	
	
	
	È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come 
	evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi 
	in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo, 
	fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del 
	Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura 
	perfetta di Cristo; affinché non siamo più come bambini sballottati e 
	portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per 
	l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore; ma, seguendo la verità 
	nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. 
	
	
	Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito 
	da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di 
	ogni singola parte, per edificare se stesso nell'amore. 
	
	
	(Efesini 4:11-16)
	
	
	Giorno per giorno, dobbiamo considerare come possiamo promuovere il bene 
	l’uno dell’altro per non compiacere a noi stessi, ma compiacere al prossimo 
	a scopo di edificazione del Corpo di Cristo. 
	
	Questo è un modo di vita radicalmente diverso da quello del mondo, e nella 
	sua radicalità sarà oggetto di critica da parte dell’esercito di 
	“accomodanti”.
	
	Ma è il modo di vita che porta alla Gioia, quella reciproca, quella che 
	dura, quella che il Signore vuole che noi sperimentiamo!
	
	
	***
	
	
	
	UN PERFETTO ESEMPIO DI VERA UMILTA’         
	(2:5-8)
	
	
	
	
	Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il 
	quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio 
	qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma 
	di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, 
	umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di 
	croce. 
	
	
	
	
	Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù…
	
	
	Se abbiamo compreso che siamo stati fatti partecipi dello Spirito Santo e 
	dobbiamo farci condurre da Lui, dobbiamo considerare che l’esempio di Gesù 
	Cristo uomo è il Sommo esempio di un colui che viveva camminando per Lo 
	Spirito in modo perfetto e completo:
	
	
	…colui che Dio ha mandato dice le parole di Dio; Dio infatti non dà lo 
	Spirito con misura.  
	
	(Giovanni 3:34)
	
	E se noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo che ci ha inviato Lui, 
	apparteniamo a Cristo e siamo chiamati a vivere come Lui, Paolo ce lo 
	rivela:
	
	Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita 
	veramente in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non 
	appartiene a lui. 
	
	
	Avere “lo Spirito di Cristo” non è solo un “documento da sfoggiare 
	all’occorrenza per farsi identificare; vuol dire avere in noi lo stesso 
	Spirito che aveva Cristo; vuol dire veramente rispecchiare Cristo, avere il 
	suo stesso sentimento:
	
	
	Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. 
	
	Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e 
	umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre;
	  (Matteo 11:28-29)
	
	
	
	Gesù è umile e mansueto di cuore, 
	Egli ci chiama a venire a Lui, e
	a prendere il suo giogo, e ad 
	imparare da Lui. 
	
	Chi non prende il giogo di Cristo, non appartiene a Cristo.
	
	Perciò imitare Cristo non è solo il modo migliore di vivere la vita 
	cristiana, è l’unico modo di avere veramente Cristo.
	
	Per questo, Dio guidò Paolo a scrivere questo brano, per aiutarci a capire 
	meglio la persona di Cristo, affinché possiamo imitarLo sempre di più.
	
	
	
	
	…il quale, pur essendo in forma di Dio…
	
	Per capire l’umiltà di Cristo, il 
	Suo sentimento, dobbiamo iniziare 
	considerando la gloria di Cristo. 
	
	
	Solo quando comprendiamo la gloria di Cristo Gesù 
	dall’eternità passata possiamo iniziare a comprendere l’umiltà di Cristo 
	quando è venuto nel mondo.
	
	La parola “essendo” è una parola 
	che parla dello stato continuo, vuol dire “esserlo 
	veramente.”
	
	La parola “forma” è la parola “morphe”e 
	significa la forma intrinseca, la forma essenziale, cioè, non solo una forma 
	che assomiglia, ma la vera forma di qualcuno; guardando a Gesù si vede la 
	vera forma di Dio, Egli è veramente l’esatta forma di Dio, leggiamo cosa 
	insegna la Scrittura:
	
	
	
	
	Questi versi sono una chiara e forte dichiarazione che Gesù Cristo è 
	pienamente Dio; in quanto non esiste alcuna creatura che è simile a Dio, né 
	che è uguale a Dio; come dichiara Lui stesso:
	
	…affinché voi mi conosciate e crediate in me, e comprendiate che sono io. 
	
	Prima di me nessun Dio fu formato, e dopo di me non ve ne sarà alcuno.
	
	…perché dall’est all’ovest si riconosca che non c’è nessun Dio fuori di me. 
	
	Io sono l’Eterno e non c’è alcun altro.
	
	
	Gesù Cristo è quindi pienamente Dio, Gesù Cristo è eterno, non ebbe un 
	inizio, è il Creatore di tutto, prima che ci fosse qualsiasi cosa, prima che 
	ci fosse il mondo, o l’universo, prima che ci fossero gli angeli, era Dio:
	
	
	Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. 
	
	
	Essa era nel principio con Dio. 
	
	
	Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle 
	cose fatte è stata fatta. 
	
	
	In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini… 
	
	
	…Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non 
	l'ha conosciuto…
	
	
	…E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena 
	di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come 
	di unigenito dal Padre.
	
	(tratto da Giovanni 1:1-14)
	
	
	Gli angeli Lo adorarono e tuttora, Gesù Cristo riceve la gloria e l’onore in 
	cielo.
	
	Come Creatore, Egli è al di sopra di tutte le sue creature. 
	
	Questa era la realtà per Cristo Gesù prima che diventasse uomo.
	
	Egli è stato da sempre il grande Dio sovrano e Creatore.
	
	Quando pensiamo all’umiliazione di Cristo,
	
	dobbiamo sempre ricordare da dove si è abbassato!
	
	
	
	
	…non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente…
	
	Gesù è uguale a Dio, la parola “uguale” 
	vuol dire proprio uguale! 
	
	Gesù non solo “ha tante delle qualità di Dio”, Gesù è veramente “uguale a 
	Dio in tutto”!
	
	
	Questo ci fa meglio comprendere cosa intendesse dire Paolo scrivendo “qualcosa 
	a cui aggrapparsi gelosamente”. 
	
	In greco, la parola “aggrapparsi” 
	è la parola che vuol dire “un furto” 
	quindi la traduzione letterale potrebbe essere: “Non considerò l’essere 
	uguale a Dio un furto”, ovvero “non 
	stava derubando Dio, perché Egli è veramente Dio, perciò, la gloria che Egli 
	riceve è la gloria che gli è dovuta”. 
	
	
	
	
	
	…svuotò se stesso… 
	
	
	Ora, consideriamo il vero e proprio 
	sentimento che caratterizzò la vita di Gesù Cristo uomo e che dovrebbe 
	caratterizzare ogni credente su questa terra:
	l’umiliazione volontaria, tenendo 
	bene presente che lo scopo per cui vogliamo considerare l’umiltà di Cristo è 
	per capire in che modo Dio ci comanda di essere umili, in quanto lo scopo di 
	conoscere Cristo di più non è meramente accademico ma serve per imitarlo, 
	per trasformarci e renderci più simili alla Sua immagine. 
	
	Gesù Cristo aveva ogni diritto di continuare a manifestare e godere la Sua 
	Gloria; non era un furto per Lui 
	continuare ad aggrapparsi alla Sua 
	gloria; invece Gesù NON si è aggrappato alla Sua gloria; Egli
	si spogliò… 
	
	La parola tradotta qui con “spogliarsi” 
	è tradotta nella Nuova Diodati con “svuotò 
	se stesso”, infatti la parola greca usata qui vuol dire “rendere 
	vuoto”, perciò, qui, l’idea è che Cristo ha messo da parte la sua 
	gloria, si è svuotato della 
	Gloria che era così evidente per poter diventare uomo.
	
	Dobbiamo capire che questo non vuol dire che “Cristo 
	era meno glorioso” ma che si era 
	spogliato della Gloria visibile ed esteriore.
	
	
	Cristo si è realmente umiliato, si è 
	Svuotato della Sua gloria e l’ha volontariamente nascosta (fatta 
	eccezione per pochissimi istanti (nella trasfigurazione cfr Matteo 17:1-13), 
	e Giovanni ce lo rivela:
	
	E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di 
	grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di 
	unigenito dal Padre.
	  (Giovanni 1:14)
	
	
	
	
	…prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini… 
	
	
	
	Già il pensiero che il glorioso creatore Dio sia diventato un uomo è 
	veramente difficile da comprendere, ma se fosse diventato l’uomo più 
	glorioso e onorato nella storia del mondo, sarebbe stato comunque una 
	grandissima umiliazione ma forse il nostro intelletto l’avrebbe in qualche 
	modo “accettato”; ma se consideriamo che Gesù Cristo ha preso forma di 
	servo, allora saltano tutti i nostri neuroni!
	
	Il Sovrano Dio non solo è diventato uomo, ma ha preso
	forma di servo!
	
	Quella del servo era la posizione 
	più bassa che esisteva. 
	
	
	Il servo 
	era considerato meno importante di tutti gli altri, era colui che doveva 
	pensare sempre agli altri, e nessuno pensava a lui.
	
	
	E Gesù, chiamatili a sé, disse: “Voi sapete che i sovrani delle nazioni le 
	signoreggiano e che i grandi esercitano il potere su di esse, ma tra di voi 
	non sarà così; anzi chiunque tra di voi vorrà diventare grande sia vostro 
	servo; e chiunque tra di voi vorrà essere primo a sia vostro schiavo. Poiché 
	anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e 
	per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti”. 
	
	(Matteo 20:25-28)
	
	
	Gesù Cristo, che tutti gli angeli servivano, è venuto in terra come uomo, e 
	non solo come uomo, ma come servo. 
	
	È venuto per servire, non per essere servito:
	
	
	Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per 
	dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti.
	
	(Marco 10:45)
	
	
	Gesù ha preso forma di Servo, 
	divenendo simile agli uomini 
	(come un uomo), questo era necessario, in modo che Cristo potesse morire per 
	il peccato dell’uomo come insegna sia Paolo che l’autore della lettera agli 
	ebrei:
	
	Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva 
	impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a 
	carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella 
	carne,
	
	(Romani 8:3) 
	
	Perciò, egli doveva diventare simile ai suoi fratelli in ogni cosa, per 
	essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano 
	Dio, per compiere l’espiazione dei peccati del popolo. 
	
	(Ebrei 2:17)
	
	
	Questi versi dichiarano che Cristo è stato mandato in carne simile a carne 
	di peccato, cioè, Cristo è diventato veramente uomo, solo che non ha mai 
	peccato (altrimenti non avrebbe potuto
	espiare il peccato del popolo).
	
	
	
	
	
	…trovato esteriormente come un uomo… 
	
	
	
	
	- 
	solo così poteva essere veramente 
	tentato come noi; 
	
	- solo così poteva morire al posto nostro per subire l’ira di Dio come 
	nostro sostituto. 
	
	- solo così poteva realmente capire ogni nostra tentazione per intercedere 
	oggi per noi davanti al Padre.
	
	
	
	
	
	…umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di 
	croce.
	
	
	Dio ci comanda di essere umili e ci dimostra Gesù Cristo come
	l’esempio perfetto di umiltà.
	
	
	Cristo fu umile 
	dalla sua nascita fino alla croce. 
	
	
	Cristo fu umile 
	in ogni cosa e la Sua umiltà si dimostrò nella Sua ubbidienza totale al 
	Padre. 
	
	Colui che aveva comandato gli angeli, creato l’universo con una parola, ora 
	volontariamente ubbidiva in ogni minimo dettaglio al Padre e lo dimostrò 
	anche nella sua volontaria sottomissione alla Legge, ricordiamo alcuni passi 
	e alcune dichiarazioni di Gesù:
	
	Gesù disse loro: Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e 
	di compiere l’opera sua. 
	(Giovanni 4:34)
	
	
	…perché 
	io sono disceso dal cielo, non per fare la mia volontà, ma la volontà di 
	colui che mi ha mandato. 
	(Giovanni 6:38)
	
	La vera umiltà ci porta a ubbidire a Dio in ogni cosa, l’orgoglio ci spinge 
	a trovare scuse per non ubbidire totalmente a Dio. 
	
	Non inganniamoci!
	
	È impossibile essere umili se non siamo ubbidienti a Dio in tutto; rifiutare 
	volontariamente e consapevolmente di ubbidire dimostra un cuore duro e 
	orgoglioso, Gesù dimostrava perfetta ubbidienza perché aveva perfetta 
	umiltà.
	
	Sopra ogni cosa Gesù voleva che fosse fatta la volontà di Dio, era 
	totalmente ubbidiente in ogni cosa, tale era la sua umiliazione e tale era 
	la sua ubbidienza. 
	
	
	Gesù Cristo si è umiliato al punto di ubbidire in ogni cosa,
	fino alla morte,
	fino alla morte della croce e la 
	croce era una morte terribile e umiliante.
	
	
	Quando Gesù dovette affrontare la morte nella maniera più infame ed 
	ingiusta, sapeva che sarebbe stata peggiore di ogni altra morte nella 
	storia, perché la Sua morte non era una semplice sofferenza fisica, era 
	molto peggio di chi muore sapendo di andare all’inferno. 
	
	Gesù sapeva che avrebbe subito la terribile ira di Dio che era destinata a 
	punire tutti i peccati di tutti quelli che Dio avrebbe salvato in tutta la 
	storia del mondo, la sua angoscia e la sua ubbidienza le vediamo entrambe 
	nella sua preghiera nel Getsemani:
	
	Si allontanò di nuovo per la seconda volta e pregò, dicendo: “Padre mio, se 
	non è possibile che questo calice si allontani da me senza che io lo beva 
	sia fatta la tua volontà!”.
	 (Matteo 26:42)
	
	
	Innanzitutto, era umiliante 
	perché la persona doveva essere appesa in alto, pienamente in vista di 
	tutti:
	
	E quelli che passavano di là, lo ingiuriavano, scotendo il capo e dicendo: 
	«Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te 
	stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi giù dalla croce!» 
	
	Così pure, i capi dei sacerdoti con gli scribi e gli anziani, beffandosi, 
	dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare sé stesso! Se lui è il re 
	d’Israele, scenda ora giù dalla croce, e noi crederemo in lui. Si è 
	confidato in Dio: lo liberi ora, se lo gradisce, poiché ha detto: “Sono 
	Figlio di Dio”». 
	
	E nello stesso modo lo insultavano anche i ladroni crocifissi con lui.
	
	(Matteo 27:39-44)
	
	
	
	Era umiliante 
	perché la persona rappresentava la maledizione:
	
	Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto 
	maledizione per noi (poiché sta scritto: «Maledetto chiunque è appeso al 
	legno»).
	
	(Galati 3:13)
	
	Oltre a questo la morte della croce 
	era una morte lenta, dolorosa e terribile.
	
	L’umiliazione del nostro Signore Gesù Cristo è una verità così profonda che 
	avremo sempre più da comprendere e da applicare alla nostra vita cristiana.
	
	Guardare dritto al Suo esempio ci aiuta a comprendere quanto è terribile il 
	nostro orgoglio quando non vogliamo umiliarci e ci aiuta a capire cos’è la 
	vera umiltà nella quale siamo chiamati a camminare.
	
	Dio ci chiama ad essere umili come Cristo era umile, affinchè il destino 
	glorioso di Cristo sia anche il nostro!
	
	
	
	
	L’UMILTA’ PRECEDE LA GLORIA  
	
	
	           
	(2:9-11)
	
	
	
	
	Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di 
	sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei 
	cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è 
	il Signore, alla gloria di Dio Padre.
	
	
	
	
	Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato… 
	
	Paolo ora ci rivela 
	
	il frutto dell’umiliazione di Cristo, infatti Cristo è l’esempio perfetto 
	per noi anche in questo.
	
	
	Dopo che Cristo si era umiliato, essendo stato ubbidiente al Padre in ogni 
	cosa, e umiliandosi fino alla morte, e alla morte di croce,
	Il Padre lo ha sovranamente innalzato.
	
	Qui c’è un principio molto importante nella Bibbia: 
	
	Chi si umilia veramente, sarà innalzato da Dio.
	
	Consideriamo come Cristo è stato innalzato da Dio, anzi
	sovranamente innalzato!
	
	Abbiamo già visto che prima di venire come uomo Cristo era già innalzato, 
	cioè, pieno di
	
	Gloria, ma dopo la croce, Gesù ha una gloria che non aveva prima della 
	croce!
	
	Prima che Cristo fosse venuto sulla terra, era già pieno di gloria, ma ora è 
	tornato in cielo ancora pienamente Dio, ma anche pienamente
	uomo perfetto, come
	il Mediatore, come
	Colui che ha acquistato un popolo con 
	il suo sacrificio, come l’agnello celebrato:
	
	
	
	Poi vidi, in mezzo al trono e alle quattro creature viventi e in mezzo agli 
	anziani, un Agnello in piedi, che sembrava essere stato immolato, e aveva 
	sette corna e sette occhi che sono i sette spiriti di Dio, mandati per tutta 
	la terra. 
	
	
	Egli venne e prese il libro dalla destra di colui che sedeva sul trono.
	
	
	Quand'ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro 
	anziani si prostrarono davanti all'Agnello, ciascuno con una cetra e delle 
	coppe d'oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi. 
	
	
	Essi cantavano un cantico nuovo, dicendo: «Tu sei degno di prendere il libro 
	e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato a Dio, 
	con il tuo sangue, gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e ne hai 
	fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra».
	
	
	E vidi, e udii voci di molti angeli intorno al trono, alle creature viventi 
	e agli anziani; e il loro numero era di miriadi di miriadi, e migliaia di 
	migliaia. 
	
	
	Essi dicevano a gran voce: «Degno è l'Agnello, che è stato immolato, di 
	ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria 
	e la lode».
	E tutte le creature che sono nel cielo, 
	sulla terra, sotto la terra e nel mare, e tutte le cose che sono in essi, 
	udii che dicevano: «A colui che siede sul trono, e all'Agnello, siano la 
	lode, l'onore, la gloria e la potenza, nei secoli dei secoli».
	
	
	Le quattro creature viventi dicevano: «Amen!» 
	
	
	E gli anziani si prostrarono e adorarono.
	
	(Apocalisse 5:6-14)
	
	
	Cristo era sempre Dio, ma ora, dopo la croce, è stato innalzato in modo 
	ancora più visibile a tutti (come la sua umiliazione era visibile a tutti). 
	
	Prima la sua gloria era manifesta in cielo, ora la sua gloria è manifesta in 
	cielo e in terra.
	
	
	Consideriamo alcuni degli aspetti della gloria di Gesù Cristo risorto:
	
	- Cristo è stato innalzato quando è stato risuscitato dai morti. 
	
	
	Prima di Cristo, nessuno era mai stato risuscitato con un corpo glorioso, 
	Egli è il primogenito dei morti 
	(Colossesi 1:18).
	
	
	Lazzaro, e tutti gli altri furono risuscitati con corpi normali, e perciò, 
	dovevano morire ancora, invece Cristo è stato risuscitato con il suo corpo 
	glorificato. 
	
	Cristo Gesù è stato risuscitato con il suo corpo trasformato, come primizia 
	della nostra risurrezione. 
	
	Ogni credente riceverà un corpo glorioso, come quello di Cristo, alla 
	risurrezione dei credenti. 
	
	
	- 
	
	Cristo è stato innalzato in quanto è 
	giustificato nello Spirito, cioè fu dichiarato giusto, avendo pagato il 
	prezzo intero della condanna dei 
	peccati di tutti ed in forza di questa giustificazione Egli è stato 
	istituito come:
	
	- Unico Mediatore tra Dio e gli uomini:
	
	
	
	Infatti c'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, 
	Cristo Gesù uomo, che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti… 
	
	
	(1 Timoteo 2:5-6)
	
	
	- Sommo Sacerdote del Nuovo Patto:
	
	
	Ora, il punto essenziale delle cose che stiamo dicendo è questo: abbiamo un
	
	
	sommo sacerdote tale che si è seduto alla destra del trono della Maestà nei 
	cieli, ministro del santuario e del vero tabernacolo, che il Signore, e non 
	un uomo, ha eretto.
	
	
	Infatti, ogni sommo sacerdote è costituito per offrire doni e sacrifici; è 
	perciò necessario che anche questo sommo sacerdote abbia qualcosa da 
	offrire. Ora, se fosse sulla terra, egli non sarebbe neppure sacerdote, 
	poiché vi sono coloro che offrono i doni secondo la legge. 
	
	
	Essi celebrano un culto che è rappresentazione e ombra delle cose celesti, 
	come Dio disse a Mosè quando questi stava per costruire il tabernacolo: «Guarda», 
	disse, «di fare ogni cosa secondo 
	il modello che ti è stato mostrato sul monte». 
	
	
	Ora però egli ha ottenuto un ministero tanto superiore quanto migliore è il 
	patto fondato su migliori promesse, del quale egli è mediatore. 
	
	
	(Ebrei 8:1-6)
	
	
	- Cristo è stato innalzato quando ascese in cielo,
	portando con sé dei prigionieri e
	in trionfo e affinchè riempisse ogni 
	cosa (anche le parti più basse 
	della Terra prendendo le chiavi del soggiorno dei morti): 
	
	…egli ha cancellato il documento a noi ostile, i cui comandamenti ci 
	condannavano, e l’ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce; ha spogliato 
	i principati e le potenze, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su 
	di loro per mezzo della croce.
	 (Colossesi 2:13-15)
	
	
	Per questo è detto: «Salito in alto, egli ha portato con sé dei prigionieri 
	e ha fatto dei doni agli uomini». 
	
	Ora, questo «è salito» che cosa vuol dire se non che egli era anche disceso 
	nelle parti più basse della terra? Colui che è disceso, è lo stesso che è 
	salito al di sopra di tutti i cieli, affinché riempisse ogni cosa. 
	(Efesini 4:8-10)
	
	
	
	Non temere, io sono il primo e l'ultimo, e il vivente. 
	
	
	Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi 
	della morte e dell'Ades.  
	
	
	(Apocalisse 1:17-18)
	
	
	- Cristo è stato innalzato dal Padre 
	facendolo sedere alla Sua destra in cielo: 
	
	Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri
	
	per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo 
	del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale 
	ha pure creato l’universo. 
	
	Egli, che è splendore della sua gloria e impronta della sua essenza, e che 
	sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver fatto la 
	purificazione dei peccati, si è seduto alla destra della Maestà nei luoghi 
	altissimi.
	
	Così è diventato di tanto superiore agli angeli, di quanto il nome che ha 
	ereditato è più eccellente del loro.
	  (Ebrei 1:1-4)
	
	
	
	Cristo è seduto alla destra di Dio 
	non solamente come Dio, ma anche come uomo, questa è la posizione più alta 
	possibile. 
	
	Questa è la posizione di gloria che Cristo ha oggi. 
	
	Per noi è un’enorme benedizione che Cristo si trovi alla destra di Dio, 
	perché in quella posizione di onore, Cristo vive per intercedere per noi.
	
	
	- Cristo è anche innalzato in quanto, dopo la risurrezione,
	tutto il potere gli è stato dato in 
	cielo e in terra, per questo ora 
	è con noi fino alla fine dell’età presente:
	
	
	Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. 
	
	
	Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome 
	del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare 
	tutte quante le cose che vi ho comandate.  Ed 
	ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente.
	 (Matteo 
	28:18-20)
	
	
	  - Cristo è stato innalzato in 
	quanto tutto il giudizio è stato dato 
	a Lui:
	
	
	Infatti, come il Padre risuscita i morti e li vivifica, così anche il Figlio 
	vivifica chi vuole. 
	
	
	Inoltre, il Padre non giudica nessuno, ma ha affidato tutto il giudizio al 
	Figlio, affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. 
	
	
	Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato. 
	
	
	In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che 
	mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla 
	morte alla vita. 
	
	
	In verità, in verità vi dico: l'ora viene, anzi è già venuta, che i morti 
	udranno la voce del Figlio di Dio; e quelli che l'avranno udita, vivranno. 
	
	
	Perché come il Padre ha vita in se stesso, così ha dato anche al Figlio di 
	avere vita in se stesso; e gli ha dato autorità di giudicare, perché è il 
	Figlio dell'uomo. 
	
	
	Non vi meravigliate di questo; perché l'ora viene in cui tutti quelli che 
	sono nelle tombe udranno la sua voce e ne verranno fuori; quelli che hanno 
	operato bene, in risurrezione di vita; quelli che hanno operato male, in 
	risurrezione di giudizio.   
	
	
	 (Giovanni 5:21-29)
	
	
	- Cristo è stato innalzato in quanto 
	è stato dato come Capo supremo alla Chiesa (cfr Efesini 1:22; 5:23; 
	Colossesi 1:18)
	
	
	
	
	…gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome… 
	
	Questi sono solamente alcuni aspetti in cui Cristo è stato estremamente 
	innalzato da Dio, ma Paolo ce ne indica uno in particolare:
	gli ha dato il nome che è al di sopra 
	di ogni nome.
	
	Nella Scrittura il nome di una persona è molto più che solo un modo di 
	chiamarla, il nome di una persona rappresenta la persona stessa, per questo, 
	più volte nell’Antico Testamento vediamo esempi in cui Dio cambia il nome di 
	qualcuno, perché cambia la persona e il suo destino. 
	
	Perciò, quando questo versetto dichiara che Dio ha dato a Cristo un nome che 
	è al di sopra di ogni nome, parla di come Cristo è assolutamente superiore 
	in ogni senso ad ogni creatura in tutto l’universo.
	
	Cristo non ha rivali, non si possono paragonare altri con Cristo, perché non 
	c’è nessuna creatura pari a Cristo Gesù:
	
	- solo Gesù è il Cristo (il Messia, l’Unto di Dio: Il Profeta (La Parola di 
	Dio), il Re, Il Sommo Sacerdote)
	
	- solo Gesù Cristo è il Redentore, nessun altro ha pagato alcuna parte della 
	nostra salvezza. 
	
	- solo Cristo è il nostro Mediatore, non ci sono altri mediatori fra l’uomo 
	e Dio.
	
	- solo Cristo Gesù è il Giusto Giudice del mondo.
	
	- solo Gesù Cristo è stato tentato in ogni cosa, però senza peccare, in modo 
	che può comprendere ogni nostra tentazione e prova. 
	
	- solo Gesù Cristo è l’eterno Figlio di Dio. 
	
	- solo Cristo ha tutta l’autorità in cielo e in terra. 
	
	- solo Cristo vive sempre per intercedere per noi. 
	
	
	In ognuno dei suoi ruoli, Cristo ha 
	il nome che è al di sopra di ogni altro nome.
	
	
	Pietro sintetizzava questo nella sua predicazione di pentecoste:
	
	In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro 
	nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere 
	salvati». 
	
	La Salvezza sta nel Nome, ovvero, nella persona di Gesù Cristo. 
	
	
	
	…affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, 
	e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla 
	gloria di Dio Padre.
	
	
	
	1) si pieghi ogni ginocchio di ogni creatura 
	
	
	2) ogni creatura confessi che Gesù Cristo è il Signore
	
	
	
	
	
	
	Piegare le ginocchia 
	è sia un atto fisico di resa che un simbolo di sottomissione e riverenza. 
	
	
	
	Ogni ginocchio, 
	il che vuol dire ogni creatura, 
	nei cieli, sulla terra, e sotto terra, sarà sottomesso a Cristo, perché 
	questo è il disegno di Dio:
	
	
	…infatti sta scritto: «Come è vero 
	che vivo», dice il Signore, «ogni 
	ginocchio si piegherà davanti a me, e ogni lingua darà gloria a Dio».
	
	
	
	Io riconosco che tu puoi tutto e che nulla può impedirti di eseguire un tuo 
	disegno.  
	
	(Giobbe 42:2)
	
	
	
	2) ogni creatura confessi che Gesù 
	Cristo è il Signore
	
	
	Gesù Cristo sarà riconosciuto in senso assoluto da ogni creatura e ogni 
	persona e ogni essere spirituale, come il glorioso o sovrano Dio. 
	
	
	- Nei cieli: 
	la dimora degli angeli. 
	
	Già quando Cristo era sulla terra, nello stato di umiliazione, gli angeli Lo 
	adoravano e Lo onoravano, quanto di più ora che Cristo è nella Sua gloria 
	visibile.
	
	
	Gli uomini che sono salvati e gli uomini ribelli, tutti quanti 
	riconosceranno Cristo come il Signore. 
	
	Tutti piegheranno le loro ginocchia in sottomissione a Lui, chi 
	volontariamente e con cuore grato e profonda devozione (i redenti e il 
	creato liberato dal peccato) e chi in modo forzato (i ribelli), perché 
	nessuno potrà resistere al potere di Cristo quando ritornerà sulla terra 
	come giudice.
	
	
	Sappiamo che anche quando Gesù era sulla terra i demoni hanno riconosciuto 
	che era il Figlio di Dio e Gli sono stati soggetti a Lui; quanto più quando 
	Gesù ritornerà nella sua gloria!
	
	Quando Gesù Cristo verrà nella sua gloria, ogni ribellione sarà totalmente 
	distrutta ed Egli avrà un regno assoluto e eterno. 
	
***
	
	E’ importante che comprendiamo quanto grande è stata l’umiliazione di Cristo 
	e quanto gloriosa è la sua elevazione perché comprendendo questo 
	comprenderemo anche quanto è importante seguire le Sue orme.
	
	
	Dobbiamo capire questa Verità per riuscire a gioire anche in mezzo alle 
	prove, sapendo che il nostro Signore e Salvatore, che è passato per la 
	Grande Prova con totale umiltà e sottomissione è oggi oltremodo glorioso e 
	innalzato. 
	
	Questo è inoltre un principio fondamentale divino, Dio innalza coloro che 
	veramente si umiliano:
	
	Poiché chiunque si innalza sarà abbassato e chi si abbassa sarà innalzato». 
	
	(Luca 14:11)
	
	Umiliatevi davanti al Signore, ed egli v’innalzerà. 
	
	(Giacomo 4:10)
	
	Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a 
	suo tempo; 
	(1 Pietro 5:6)
	
	
	E quando sarà Dio ad innalzarci nessuno ci potrà abbassare e quando Dio 
	abbasserà qualcuno nessuno potrà rialzarlo, Davide che aveva compreso 
	questo, anche quando era costretto a fuggire dal palazzo reale assediato da 
	suo figlio Absalom, disse:
	
	
	Ma tu, o Eterno, sei uno scudo attorno a me, sei la mia gloria, colui che mi 
	rialza il capo.  (Salmo 
	3:3)
	
	
	Ricordiamo ancora le parole del cantico di Maria:
	
	
	Egli ha operato potentemente con il suo braccio; ha disperso quelli che 
	erano superbi nei pensieri del loro cuore; ha detronizzato i potenti, e ha 
	innalzato gli umili; ha colmato di beni gli affamati, e ha rimandato a mani 
	vuote i ricchi. 
	
	(Luca 1:51-53)
	
	
	Questa Verità è veramente troppo grande per poterla comprendere veramente 
	fino in fondo con la nostra mente, dobbiamo accettarla e crederla per fede, 
	non troveremo mai una spiegazione logica a questo, non è possibile 
	accettarla con una mente naturale lucida, solo
	un pazzo (umanamente 
	parlando), o un bambino, è 
	in grado di credere una cosa del genere, ma
	a Dio è piaciuto così:
	
	
	Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi 
	molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili; ma Dio 
	ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha 
	scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; Dio ha 
	scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose 
	che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno 
	si vanti di fronte a Dio.
	
	(1 Corinzi 1:26-29)
	
	
	In quel tempo Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del 
	cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli 
	intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così ti 
	è piaciuto.
	
	(Matteo 11:25-26)
	
	
	Ed egli, chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: In 
	verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non 
	entrerete nel regno dei cieli. Chi pertanto si farà piccolo come questo 
	bambino, sarà lui il più grande nel regno dei cieli.
	
	(Matteo 18:2-4)
	
	
	
	Lasciate i bambini, non impedite che vengano da me, perché il regno 
	dei cieli è per chi assomiglia a loro
	
	(Matteo 19:14)