riflessioni finali:

progetti personali di Paolo

 

LETTERA di Paolo ai ROMANI 15:14-33

 

Ora, fratelli miei, io pure sono persuaso, a vostro riguardo, che anche voi siete pieni di bontà, ricolmi di ogni conoscenza, capaci anche di ammonirvi a vicenda.

Ma vi ho scritto un po' arditamente su alcuni punti, per ricordarveli di nuovo, a motivo della grazia che mi è stata fatta da Dio, di essere un ministro di Cristo Gesù tra gli stranieri, esercitando il sacro servizio del vangelo di Dio, affinché gli stranieri diventino un'offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo.

Ho dunque di che vantarmi in Cristo Gesù, per quel che concerne le cose di Dio.

Non oserei infatti parlare di cose che Cristo non avesse operato per mio mezzo allo scopo di condurre i pagani all'ubbidienza, con parole e opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito Santo.

Così da Gerusalemme e dintorni fino all'Illiria ho predicato dappertutto il vangelo di Cristo, avendo l'ambizione di predicare il vangelo là dove non era ancora stato portato il nome di Cristo, per non costruire sul fondamento altrui, ma com'è scritto: «Coloro ai quali nulla era stato annunciato di lui, lo vedranno; e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno».

Per questa ragione appunto sono stato tante volte impedito di venire da voi; ma ora, non avendo più campo d'azione in queste regioni, e avendo già da molti anni un gran desiderio di venire da voi, quando andrò in Spagna, spero, passando, di vedervi e di essere aiutato da voi a raggiungere quella regione, dopo aver goduto almeno un po' della vostra compagnia.

Per ora vado a Gerusalemme, a rendere un servizio ai santi, perché la Macedonia e l'Acaia si sono compiaciute di fare una colletta per i poveri che sono tra i santi di Gerusalemme.

Si sono compiaciute, ma esse sono anche in debito nei loro confronti; infatti se gli stranieri sono stati fatti partecipi dei loro beni spirituali, sono anche in obbligo di aiutarli con i beni materiali.

Quando dunque avrò compiuto questo servizio e consegnato il frutto di questa colletta, andrò in Spagna passando da voi; e so che, venendo da voi, verrò con la pienezza delle benedizioni di Cristo.

Ora, fratelli, vi esorto, per il Signore nostro Gesù Cristo e per l'amore dello Spirito, a combattere con me nelle preghiere che rivolgete a Dio in mio favore, perché io sia liberato dagli increduli di Giudea, e il mio servizio per Gerusalemme sia gradito ai santi, in modo che, se piace a Dio, io possa venire da voi con gioia ed essere confortato insieme con voi.

Or il Dio della pace sia con tutti voi. Amen.

 

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 Terminata anche la parte più pratica e speciale delle esortazioni (quella della mutua tolleranza rispetto agli aspetti che non invalidano il Vangelo di Gesù Cristo), Paolo chiude la sua lettera con una serie comunicazioni di natura personale che possiamo suddividere in tre Sezioni:

 

A) Comunicazioni circa il suo mandato di apostolo dei gentili concernenti le sue future intenzioni; il suo compito in oriente gli sembra volgere al termine, per cui dopo un'ultima visita a Gerusalemme, si propone di spingersi verso occidente (fino in Spagna), considerando Roma come suo futuro centro d'azione. (Romani 15:14-33)

 B) Raccomandazioni relative alla diaconessa Febe; saluti particolari per i suoi conoscenti stabiliti in Roma, ed avvertimenti contro i disturbatori giudaizzanti che potrebbero capitare fra loro. (Romani 16:1-20)

 C) Saluti di varie persone e atto di adorazione finale. (Romani 16:21-27)

 

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 A) Comunicazioni circa il suo mandato di apostolo dei gentili concernenti le sue future intenzioni; il suo compito in oriente gli sembra volgere al termine, per cui dopo un'ultima visita a Gerusalemme, si propone di spingersi verso occidente (fino in Spagna), considerando Roma come suo futuro centro d'azione. (Romani 15:14-33)

 

Ora, fratelli miei, io pure sono persuaso, a vostro riguardo, che anche voi siete pieni di bontà, ricolmi di ogni conoscenza, capaci anche di ammonirvi a vicenda.

 La chiesa di Roma poteva avere circa dieci o quindici anni di vita… Paolo riconosce l’opera che lo Spirito Santo ha compiuto in loro e di questo è convinto… e riconosce quindi loro uno stato tale da essere pieni di bontà, ricolmi di ogni conoscenza, capaci anche di ammonirvi a vicenda.

Questo stato, non è dovuto a chissà quale posizione culturale… etica… umana… ma è la stessa presenza dello Spirito Santo tra di loro a garantirla.

L’azione dello Spirito Santo è quella infatti di

quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire. (Giovanni 16:13)

 

E questo perché Paolo è convinto che il Vangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede (Romani 1:16) e questa azione dello Spirito Santo in una chiesa locale si vede proprio in questo, nella pienezza di bontà e di conoscenza… …ma anche dalla capacità di sapersi ammonire a vicenda.

Queste non sono frasi di circostanza o complimenti bonari e buonisti… …è una convinzione di Paolo, è l'espressione sincera della buona opinione che egli aveva dello stato spirituale e morale della chiesa di Roma, sicuramente acquisito anche dalla buona testimonianza che avevano portato a lui Aquila e Priscilla (cfr Atti 18:1).

Ma non ci si deve “cullare” su una conoscenza teorica… e nemmeno su uno stato spirituale ritenuto “acquisito”… …occorre progredire ancora:

Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù.

Sia questo dunque il sentimento di quanti siamo maturi; se in qualche cosa voi pensate altrimenti, Dio vi rivelerà anche quella. Soltanto, dal punto a cui siamo arrivati, continuiamo a camminare per la stessa via.

Siate miei imitatori, fratelli, e guardate quelli che camminano secondo l'esempio che avete in noi. (Filippesi 3:12-17)

 

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 Ma vi ho scritto un po' arditamente su alcuni punti, per ricordarveli di nuovo, a motivo della grazia che mi è stata fatta da Dio, di essere un ministro di Cristo Gesù tra gli stranieri, esercitando il sacro servizio del vangelo di Dio, affinché gli stranieri diventino un'offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo.

 

Paolo presuppone che molti degli insegnamenti arditamente dati in questa lettera siano per loro dati per acquisiti, anche per la predicazione di altri fratelli che hanno svolto un’opera di istruzione presso di loro (per esempio Aquila e Priscilla), ma sa anche che è bene ricordare queste cose… perché se è vero che le cose si sanno… ma se non si praticano costantemente si dimenticano, come insegna Giacomo:

mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi.

Perché, se uno è ascoltatore della parola e non esecutore, è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio; e quando si è guardato se ne va, e subito dimentica com'era.

Ma chi guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge della libertà, e in essa persevera, non sarà un ascoltatore smemorato ma uno che la mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare.  (Giacomo 1:22-25) 

Inoltre Paolo si sente investito di una responsabilità particolare… …a motivo della grazia che mi è stata fatta da Dio, di essere un ministro di Cristo Gesù tra gli stranieri, esercitando il sacro servizio del vangelo di Dio, affinché gli stranieri diventino un'offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo.

Paolo paragona in qualche modo le sue funzioni di apostolo degli stranieri a quelle del sacerdote levitico, esercitando il sacro servizio del vangelo di Dio, affinché gli stranieri diventino un'offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo.

Così anche lui si preoccupa di riuscire a presentare a Dio un'offerta gradita; una offerta costituita da di migliaia di stranieri convertiti dalla predicazione del Vangelo, rinnovati e suggellati dallo Spirito Santo e santificati… consacrati (per mezzo di un corretto discepolato) e che egli stesso presenterà a Dio come frutto delle sue fatiche apostoliche, come scriverà anche nella lettera ai colossesi:

Dio ha voluto far loro conoscere quale sia la ricchezza della gloria di questo mistero fra gli stranieri, cioè Cristo in voi, la speranza della gloria, che noi proclamiamo esortando ciascun uomo e ciascun uomo istruendo in ogni sapienza, affinché presentiamo ogni uomo perfetto in Cristo. 

A questo fine mi affatico, combattendo con la sua forza, che agisce in me con potenza. (Colossesi 1:27-29)

 

Paolo sente questa sua funzione in modo chiaro, infatti nella lettera ai Filippesi egli paragona perfino il sangue del suo martirio alla libazione versata sul sacrificio, della fede dei convertiti:

Ma se anche vengo offerto in libazione sul sacrificio e sul servizio della vostra fede, ne gioisco e me ne rallegro con tutti voi; e nello stesso modo gioitene anche voi e rallegratevene con me.(Filippesi 2:17-18)

 

Pur dando per acquisiti certi punti… Paolo ha voluto ricordarli… ricordiamoli anche noi:

 

- Tutti gli uomini, per natura e per le loro opere sono sotto l’ira di Dio in quanto la Legge naturale e la Legge Mosaica, inchiodano ogni uomo sulla croce.

 - L’Opera espiatoria compiuta da Gesù Cristo è la Giustizia che Dio ha procurato per il riscatto e la redenzione per tutti gli uomini, senza alcuna distinzione.

 - In forza di questo Sacrificio Espiatorio, ogni uomo che si identifica in Esso, è Giustificato da Dio stesso e considerato Giusto davanti a Lui di una Giustizia perfetta!

 - Questo stato di Giustificazione è la base di partenza per l’Opera di santificazione che lo Spirito Santo compie in ogni uomo che ha creduto e ne ha ricevuto il dono.

 - Il popolo di Israele è partecipe di tutto questo per la fedeltà di Dio nonostante la sua attuale ribellione e separazione. E questa è la prova della fedeltà di Dio che porta a termine la Sua Opera anche davanti a tutti i limiti terreni dell’uomo.

 - Per tutto questo meraviglioso progetto di Dio, garantito dalla Sua fedeltà, siamo ora chiamati a vivere una vita gradita a Dio… consacrandoci a Lui sotto ogni aspetto della nostra vita… facendoci parte attiva nel rinnovamento della nostra mente e trasformazione del nostro corpo con l’azione dello Spirito Santo.

 

Tutto l’insegnamento (il servizio sacro del Vangelo di Dio) svolto da Paolo, ha un preciso scopo: trasformare gli stranieri (in quanta ad essi è stato mandato) in una offerta gradita a Dio:

Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale.

Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà. (Romani 12:1-2)

 

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 Ho dunque di che vantarmi in Cristo Gesù, per quel che concerne le cose di Dio.

 

Questo è il vanto di Paolo, un vanto che non è fondato nella sua persona o su quello che ha fatto; ma è un vanto fondato in Cristo Gesù che lo ha chiamato e gli ha data la capacità necessaria e che ha operato anche per mezzo di lui, debole ed indegno strumento, come ha sempre scritto e riconosciuto pubblicamente ed insegnato:

apparve anche a me, come all'aborto; perché io sono il minimo degli apostoli, e non sono degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di Dio. Ma per la grazia di Dio io sono quello che sono; e la grazia sua verso di me non è stata vana; anzi, ho faticato più di tutti loro; non io però, ma la grazia di Dio che è con me. (1 Corinzi 15:8-10)

 

Non già che siamo da noi stessi capaci di pensare qualcosa come se venisse da noi; ma la nostra capacità viene da Dio. (2 Corinzi 3:5)

 

Non ci vantiamo oltre misura di fatiche altrui, ma nutriamo speranza che, crescendo la vostra fede, saremo tenuti in maggior considerazione tra di voi nei limiti del campo di attività assegnatoci, per poter evangelizzare anche i paesi che sono di là dal vostro senza vantarci, nel campo altrui, di cose già preparate. 

Ma chi si vanta, si vanti nel Signore. Perché non colui che si raccomanda da sé è approvato, ma colui che il Signore raccomanda.

(2 Corinzi 10:15-18)

 

Conosco un uomo in Cristo che quattordici anni fa (se fu con il corpo non so, se fu senza il corpo non so, Dio lo sa), fu rapito fino al terzo cielo. 

So che quell'uomo (se fu con il corpo o senza il corpo non so, Dio lo sa) fu rapito in paradiso, e udì parole ineffabili che non è lecito all'uomo di pronunciare. 

Di quel tale mi vanterò; ma di me stesso non mi vanterò se non delle mie debolezze. 

Pur se volessi vantarmi, non sarei un pazzo, perché direi la verità; ma me ne astengo, perché nessuno mi stimi oltre quello che mi vede essere, o sente da me.

E perché io non avessi a insuperbire per l'eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca. 

Tre volte ho pregato il Signore perché l'allontanasse da me; ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. 

Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte. (2 Corinzi 12:2-10)

 

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 Non oserei infatti parlare di cose che Cristo non avesse operato per mio mezzo allo scopo di condurre i pagani all'ubbidienza, con parole e opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito Santo.

 Paolo ha prima insegnato di avere di se un concetto sobrio:

dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno. (Romani 12:3)

 

Ed egli rimane coerente con il suo insegnamento… egli presenta sé stesso come apostolo dei gentili e l’opera che Dio ha compiuto per suo mezzo allo scopo di condurre i pagani all'ubbidienza, con parole e opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito Santo.

Nella descrizione di questi fatti Paolo non esagera e nemmeno minimizza con senso di falsa modestia… riporta esattamente quali sono… …è l’opera compiuta non con la propria potenza ma con la potenza dello Spirito Santo… non sta portando gloria alla sua persona, sta portando gloria a Dio… sta compiendo il suo ministero di apostolo dei gentili.

E lo scopo di quest’opera non è una propaganda di una nuova teoria… filosofia… è di condurre i pagani all'ubbidienza del Vangelo… non un semplice adesione mentale… una ubbidienza… una ubbidienza che coinvolge (in un combattimento spirituale) tutto il nostro essere:

In realtà, sebbene viviamo nella carne, non combattiamo secondo la carne; infatti le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il potere di distruggere le fortezze, poiché demoliamo i ragionamenti e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo; e siamo pronti a punire ogni disubbidienza, quando la vostra ubbidienza sarà completa. (2 Corinzi 10:3-5)

 

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 Così da Gerusalemme e dintorni fino all'Illiria ho predicato dappertutto il vangelo di Cristo, avendo l'ambizione di predicare il vangelo là dove non era ancora stato portato il nome di Cristo, per non costruire sul fondamento altrui, ma com'è scritto: «Coloro ai quali nulla era stato annunciato di lui, lo vedranno; e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno».

 

Sostenuto e benedetto da Dio, Paolo aveva potuto, in circa venti anni svolgere il suo incarico di araldo del Vangelo nell'oriente dell'impero:

 - In Gerusalemme (punto di partenza), aveva predicato solo occasionalmente e al principio del suo ministerio, riprendendo proprio dal lavoro interrotto (con il martirio avallato da Saulo stesso) di Stefano:

Quando fu giunto a Gerusalemme, tentava di unirsi ai discepoli; ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo. 

Allora Barnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli, e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come a Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. 

Da allora, Saulo andava e veniva con loro in Gerusalemme, e predicava con franchezza nel nome del Signore; discorreva pure e discuteva con gli ellenisti; ma questi cercavano di ucciderlo. (Atti 9:26-29)

 

- per dintorni di Gerusalemme, possiamo considerare tutta la prima fase di lavoro dell’apostolo:

Ma Dio che m'aveva prescelto fin dal seno di mia madre e mi ha chiamato mediante la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché io lo annunciassi fra gli stranieri.

Allora io non mi consigliai con nessun uomo, né salii a Gerusalemme da quelli che erano stati apostoli prima di me, ma me ne andai subito in Arabia; quindi ritornai a Damasco.
Poi, dopo tre anni, salii a Gerusalemme per visitare Cefa e stetti da lui quindici giorni; e non vidi nessun altro degli apostoli; ma solo Giacomo, il fratello del Signore. 

Ora, riguardo a ciò che vi scrivo, ecco, vi dichiaro, davanti a Dio, che non mento.

Poi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia; ma ero sconosciuto personalmente alle chiese di Giudea, che sono in Cristo; esse sentivano soltanto dire: «Colui che una volta ci perseguitava, ora predica la fede, che nel passato cercava di distruggere». E per causa mia glorificavano Dio. (Galati 1:15-24)

 

- fino all'Illiria… con i suoi tre viaggi missionari Paolo aveva evangelizzato tutta l’Asia minore, la Grecia… fino all’attuale Albania, Dalmazia, Bosnia e l'Erzegovina.

 

Paolo ora, da buon conquistatore di anime, considera compiuto il lavoro svolto in oriente… le chiese sono formate… sono state istruite… …sono in crescita e devono crescere… egli probabilmente sa anche come la sua presenza prolungata potrebbe addirittura essere dannosa alla sana crescita delle chiese locali, che devono sperimentare loro stesse la potenza dello Spirito Santo e della Parola.

Nell'opera apostolica svolta in Oriente, Paolo ha seguito come regola generale di proclamare Cristo là dove non era ancora stato portato il nome di Cristo, per non costruire sul fondamento altrui, poggiandosi sulla Parola profetica che egli vede adempiersi davanti a lui:

…molte saranno le nazioni di cui egli desterà l'ammirazione; i re chiuderanno la bocca davanti a lui, poiché vedranno quello che non era loro mai stato narrato, apprenderanno quello che non avevano udito.  (Isaia 52:15)

 

Egli ha considerato come sua missione, non di edificare su di un fondamento già posto (consolidando chiese fondate da altri apostoli o missionari); ma di fondare nuove chiese, lasciando poi che altri continuassero l'opera (cfr 1Corinzi 3:10).

Ora il suo sguardo, con lo stesso intento, è rivolto verso l’occidente anche se non è una ambizione nata improvvisamente… è una visione coltivata e sottoposta alla volontà di Dio… in attesa della Sua autorizzazione!

 

Paolo si è autodefinito “ambasciatore di Cristo” (cfr Efesini 6:20; 2 Corinzi 5:20)…

…essere un ambasciatore significa rappresentare un popolo o una persona in terra straniera… in questo senso egli ha l’ambizione di essere ambasciatore di Cristo…

…quando gli stranieri vedono lui… vedono Cristo (Lo vedranno);

…quando lo sentono parlare… comprenderanno Cristo!

 

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 Per questa ragione appunto sono stato tante volte impedito di venire da voi; ma ora, non avendo più campo d'azione in queste regioni, e avendo già da molti anni un gran desiderio di venire da voi, quando andrò in Spagna, spero, passando, di vedervi e di essere aiutato da voi a raggiungere quella regione, dopo aver goduto almeno un po' della vostra compagnia.

 

Il motivo che ha ritardato la partenza di Paolo verso l’occidente è il grande lavoro che egli ha svolto ad Efeso, prima nella sinagoga, poi nella scuola di Tiranno per due anni e poi nelle case, dove ha insegnato e istruito, nonché gettato le fondamenta per quelle che sono ricordate le chiese dell’Asia: Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatiri, Sardi, Filadelfia, Laodicea e Colosse.

Ma ora (al principio del 59 o 58) che l'opera è saldamente stabilita, le chiese locali sono formate, la prova del tumulto di Efeso è superata con maturità dai fratelli, vede che non ha più campo d'azione in queste regioni.

La sua intenzione è di raggiungere, chiedendo collaborazione ai fratelli romani, l’estremo occidente di allora… la Spagna, ma prima vorrebbe godersi la compagnia, la comunione dei fratelli di Roma… questo è il suo desiderio… …ma la volontà del Signore sarà in parte diversa.

Roma, secondo il progetto di Paolo, dovrebbe diventare quindi per lui una seconda Antiochia.

 

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 Per ora vado a Gerusalemme, a rendere un servizio ai santi, perché la Macedonia e l'Acaia si sono compiaciute di fare una colletta per i poveri che sono tra i santi di Gerusalemme.

Si sono compiaciute, ma esse sono anche in debito nei loro confronti; infatti se gli stranieri sono stati fatti partecipi dei loro beni spirituali, sono anche in obbligo di aiutarli con i beni materiali.

 

Prima però di partire per l'occidente, l'apostolo ha un dovere ancora da compiere: vuole suggellare con un atto solenne l'unione tra le due frazioni della Chiesa in quella parte del mondo che sta per lasciare… ..e per questo vuole passare da Gerusalemme dove la Chiesa è provata per portare in gesto di amore dei fratelli provenienti dal paganesimo ed uniti all’unico corpo di Cristo.

Questo dovere, Paolo lo chiama un servizio ai santi, ovvero ai cristiani in quanto consacrati al servizio di Dio.

È un servizio di sovvenzione in denaro che porta per i poveri, per dare loro sollievo nei bisogni materiali… …ed è un servizio faticoso e pericoloso.

Di questa colletta per Gerusalemme si hanno ampi riscontri nelle lettere ai corinzi e nel libro degli atti:

Quanto poi alla colletta per i santi, come ho ordinato alle chiese di Galazia, così fate anche voi.

Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi, a casa, metta da parte quello che potrà secondo la prosperità concessagli, affinché, quando verrò, non ci siano più collette da fare.

E le persone che avrete scelte, quando sarò giunto, io le manderò con delle lettere a portare la vostra liberalità a Gerusalemme; e se converrà che ci vada anch'io, essi verranno con me.

Io verrò da voi quando sarò passato per la Macedonia, poiché passerò per la Macedonia; ma da voi forse mi fermerò alquanto, o ci trascorrerò addirittura l'inverno, affinché voi mi facciate proseguire per dove mi recherò.  (1 Corinzi 16:1-6)

 

Ora, fratelli, vogliamo farvi conoscere la grazia che Dio ha concessa alle chiese di Macedonia, perché nelle molte tribolazioni con cui sono state provate, la loro gioia incontenibile e la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nelle ricchezze della loro generosità.

Infatti, io ne rendo testimonianza, hanno dato volentieri, secondo i loro mezzi, anzi, oltre i loro mezzi, chiedendoci con molta insistenza il favore di partecipare alla sovvenzione destinata ai santi.

E non soltanto hanno contribuito come noi speravamo, ma prima hanno dato se stessi al Signore e poi a noi, per la volontà di Dio.

Così, noi abbiamo esortato Tito a completare, anche tra voi, quest'opera di grazia, come l'ha iniziata.

Ma siccome abbondate in ogni cosa, in fede, in parola, in conoscenza, in ogni zelo e nell'amore che avete per noi, vedete di abbondare anche in quest'opera di grazia.

Non lo dico per darvi un ordine, ma per mettere alla prova, con l'esempio dell'altrui premura, anche la sincerità del vostro amore.

Infatti voi conoscete la grazia del nostro Signore Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventare ricchi.

Io do, a questo proposito, un consiglio utile a voi che, dall'anno scorso, avete cominciato per primi non solo ad agire ma anche ad avere il desiderio di fare: fate ora in modo di portare a termine il vostro agire; come foste pronti nel volere, siate tali anche nel realizzarlo secondo le vostre possibilità.

La buona volontà, quando c'è, è gradita in ragione di quello che uno possiede e non di quello che non ha.

Infatti non si tratta di mettere voi nel bisogno per dare sollievo agli altri, ma di seguire un principio di uguaglianza; nelle attuali circostanze, la vostra abbondanza serve a supplire al loro bisogno, perché la loro abbondanza supplisca altresì al vostro bisogno, affinché ci sia uguaglianza, secondo quel che è scritto: «Chi aveva raccolto molto non ne ebbe di troppo, e chi aveva raccolto poco, non ne ebbe troppo poco».

Ringraziato sia Dio che ha messo in cuore a Tito lo stesso zelo per voi; infatti Tito non solo ha accettato la nostra esortazione, ma mosso da zelo anche maggiore si è spontaneamente messo in cammino per venire da voi.

Insieme a lui abbiamo mandato il fratello il cui servizio nel vangelo è apprezzato in tutte le chiese; non solo, ma egli è anche stato scelto dalle chiese come nostro compagno di viaggio in quest'opera di grazia, da noi amministrata per la gloria del Signore stesso e per dimostrare la prontezza dell'animo nostro.

Evitiamo così che qualcuno possa biasimarci per quest'abbondante colletta che noi amministriamo; perché ci preoccupiamo di agire onestamente non solo davanti al Signore, ma anche di fronte agli uomini.

E con loro abbiamo mandato quel nostro fratello del quale spesso e in molte circostanze abbiamo sperimentato lo zelo; egli è ora più zelante che mai per la grande fiducia che ha in voi.

Quanto a Tito, egli è mio compagno e collaboratore in mezzo a voi; quanto ai nostri fratelli, essi sono gli inviati delle chiese, e gloria di Cristo.

Date loro dunque, in presenza delle chiese, la prova del vostro amore e mostrate loro che abbiamo ragione di essere fieri di voi.

Quanto alla sovvenzione destinata ai santi, è superfluo che io ve ne scriva, perché conosco la prontezza dell'animo vostro, per la quale mi vanto di voi presso i Macedoni, dicendo che l'Acaia è pronta fin dall'anno scorso; e il vostro zelo ne ha stimolati moltissimi.

Ma ho mandato i fratelli affinché il nostro vantarci di voi non abbia ad essere smentito a questo riguardo; e affinché, come dicevo, siate pronti; non vorrei che, venendo con me dei Macedoni e non vedendovi pronti, noi (per non dire voi) abbiamo a vergognarci di questa nostra fiducia.

Perciò ho ritenuto necessario esortare i fratelli a venire da voi prima di me e preparare la vostra già promessa offerta, affinché essa sia pronta come offerta di generosità e non d'avarizia.

Ora dico questo: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente.

Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso.

Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia, affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario, abbondiate per ogni opera buona; come sta scritto:
«Egli ha profuso, egli ha dato ai poveri, la sua giustizia dura in eterno».

Colui che fornisce al seminatore la semenza e il pane da mangiare, fornirà e moltiplicherà la semenza vostra e accrescerà i frutti della vostra giustizia.

Così, arricchiti in ogni cosa, potrete esercitare una larga generosità, la quale produrrà rendimento di grazie a Dio per mezzo di noi.

Perché l'adempimento di questo servizio sacro non solo supplisce ai bisogni dei santi ma più ancora produce abbondanza di ringraziamenti a Dio; perché la prova pratica fornita da questa sovvenzione li porta a glorificare Dio per l'ubbidienza con cui professate il vangelo di Cristo e per la generosità della vostra comunione con loro e con tutti.

Essi pregano per voi, perché vi amano a causa della grazia sovrabbondante che Dio vi ha concessa. Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile! (2 Corinzi 8-9)

 

Dopo molti anni, sono venuto a portare elemosine alla mia nazione e a presentare delle offerte. (Atti 24:17)

 

Le cause di questa povertà erano molteplici; fin dal principio la chiesa di Gerusalemme era stata, in maggioranza, composta di poveri, ai bisogni dei quali i fratelli più ricchi avevano provveduto con uno slancio di abnegazione e generosità (cfr Atti 2:45; 4:32-35; 6:1-4).

Successivamente era sopravvenuta la persecuzione (cfr Atti 8), poi la carestia profetizzata da Agabo (Atti 11:28-30).

Oltre a ciò l'odio delle classi più elevate persisteva e il fanatismo giudaico aggiungeva peso alla già pesante miseria delle famiglie cristiane.

Quello che ha contribuito a rendere le chiese “etniche” volonterose nel dare questa prova tangibile di simpatia fraterna, è stato il sentimento del debito che avevano verso la chiesa-madre giudeo-cristiana da cui erano partiti tanti banditori del Vangelo in tutte le direzioni.

Per mezzo di questi, coloro che prima erano senza Dio e senza speranza, nel mondo, erano giunti alla conoscenza di Dio e della salvezza in Cristo: erano diventati partecipi di quei tesori spirituali che sono la pace con Dio e la speranza della gloria.

 

Questa riconoscenza è quella che autorizza (secondo l’insegnamento apostolico) a sostenere coloro che si affaticano per la chiesa ed in particolare per la predicazione e l’insegnamento della Parola, questo è un diritto che spetta loro… …ma, contestualmente, Paolo ci insegna anche a non abusarne o addirittura (come faceva lui, che lavorava nei momenti che gli era possibile farlo) non farne uso di questo diritto:

Fratelli, vi preghiamo di aver riguardo per coloro che faticano in mezzo a voi, che vi sono preposti nel Signore e vi istruiscono, e di tenerli in grande stima e di amarli a motivo della loro opera. Vivete in pace tra di voi. (1 Tessalonicesi 5:12-13)

 

Gli anziani che tengono bene la presidenza siano reputati degni di doppio onore, specialmente quelli che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento; infatti la Scrittura dice: «Non mettere la museruola al bue che trebbia»; e: «L'operaio è degno del suo salario». (1 Timoteo 5:17)

 

Chi mai fa il soldato a proprie spese?

Chi pianta una vigna e non ne mangia il frutto?

O chi pascola un gregge e non si ciba del latte del gregge?

Dico forse queste cose da un punto di vista umano? Non le dice anche la legge?

Difatti, nella legge di Mosè è scritto: «Non mettere la museruola al bue che trebbia il grano».

Forse che Dio si dà pensiero dei buoi? O non dice così proprio per noi?

Certo, per noi fu scritto così; perché chi ara deve arare con speranza e chi trebbia il grano deve trebbiarlo con la speranza di averne la sua parte.

Se abbiamo seminato per voi i beni spirituali, è forse gran cosa se mietiamo i vostri beni materiali?

Se altri hanno questo diritto su di voi, non lo abbiamo noi molto di più?

Ma non abbiamo fatto uso di questo diritto; anzi sopportiamo ogni cosa, per non creare alcun ostacolo al vangelo di Cristo.

Non sapete che quelli che fanno il servizio sacro mangiano ciò che è offerto nel tempio? E che coloro che attendono all'altare, hanno parte all'altare?

Similmente, il Signore ha ordinato che coloro che annunciano il vangelo vivano del vangelo.  

Io però non ho fatto alcun uso di questi diritti, e non ho scritto questo perché si faccia così a mio riguardo; poiché preferirei morire, anziché vedere qualcuno rendere vano il mio vanto.

Perché se evangelizzo, non debbo vantarmi, poiché necessità me n'è imposta; e guai a me, se non evangelizzo!

Se lo faccio volenterosamente, ne ho ricompensa; ma se non lo faccio volenterosamente è sempre un'amministrazione che mi è affidata.

Qual è dunque la mia ricompensa? Questa: che annunciando il vangelo, io offra il vangelo gratuitamente, senza valermi del diritto che il vangelo mi dà. (1 Corinzi 9:7-18)

 

***

 Quando dunque avrò compiuto questo servizio e consegnato il frutto di questa colletta, andrò in Spagna passando da voi; e so che, venendo da voi, verrò con la pienezza delle benedizioni di Cristo.

 L’anticipare il programma di Dio, anteponendo i propri desideri ai Suoi tempi, porta il credente ad operare senza la pienezza delle benedizioni di Dio… l’effetto non sarà quello che pensiamo!

Paolo, nella sua sottomissione ai tempi stabiliti dalla volontà di Dio, era certo che con il suo arrivo avrebbe portato a Roma la pienezza delle benedizioni di Cristo.

E così sarà… ma in un modo che Paolo non aveva pensato!

 

***

 Ora, fratelli, vi esorto, per il Signore nostro Gesù Cristo e per l'amore dello Spirito, a combattere con me nelle preghiere che rivolgete a Dio in mio favore, perché io sia liberato dagli increduli di Giudea, e il mio servizio per Gerusalemme sia gradito ai santi, in modo che, se piace a Dio, io possa venire da voi con gioia ed essere confortato insieme con voi.

Or il Dio della pace sia con tutti voi. Amen.

 

Paolo parla con cuore esultante della sua futura visita a Roma, ma quando parla del suo imminente viaggio verso Gerusalemme si mostra preoccupato per due motivi specifici:

             - gli effetti dell’odio dei giudei nei suoi confronti;

             - il gradimento del suo servizio presso i fratelli di Gerusalemme.

 

Paolo ha già provato tante volte e in tanti modi l'odio crescente dei giudei verso di lui e questo suo avvicinarsi a Gerusalemme, lo rende pensieroso.

Il dono stesso che egli porta ai cristiani poveri di Gerusalemme, sarà bene accolto?

Dati i pregiudizi di molti giudei-cristiani contro di lui, egli non ne è pienamente certo.

Le preoccupazioni che lo assalgono pensando al suo viaggio di Gerusalemme, lo spingono a domandare, con tutto il cuore, l'assistenza, nel combattimento spirituale in suo favore, delle preghiere dei suoi fratelli ed in particolare per il pericolo che egli vede e che si dimostrerà più che fondato… … perché io sia liberato dagli increduli di Giudea.

Egli sa che dei nemici lo attendono… sono i giudei increduli che si oppongono all’invito divino del Vangelo e che lo odiano a morte e lo hanno seguito in tutti i suoi viaggi per ostacolare la predicazione del Vangelo, ma sono anche i pregiudizi dei giudeo-cristiani a suo riguardo che lui teme possano fare mancare in parte lo scopo che egli si è proposto.

Egli è pronto alla lotta ma chiede aiuto ai fratelli e l'arma che essi hanno è la preghiera in suo favore ed in questa sua richiesta di aiuto in preghiera ci ricorda il Signore Gesù quando cercò l'aiuto dei propri discepoli nel Getsemani:

Allora Gesù andò con loro in un podere chiamato Getsemani e disse ai discepoli: «Sedete qui finché io sia andato là e abbia pregato». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a essere triste e angosciato. Allora disse loro: «L'anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me».

E, andato un po' più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».  Poi tornò dai discepoli e li trovò addormentati.

E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me un'ora sola?

Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole».  

Di nuovo, per la seconda volta, andò e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà».

E, tornato, li trovò addormentati, perché i loro occhi erano appesantiti. (Matteo 26:36-43)

 

La preghiera è la grande arma che Paolo usa e chiede di usare di fronte all'inimicizia del mondo ed ai pregiudizi dei fratelli; per lui pregare è combattere e chi prega per lui combatte con lui. Questa non è la preghiera delle molte parole, delle distratte ripetizioni, come fanno i pagani… …è la preghiera del cuore, la preghiera umile, insistente, perseverante.

Più tardi, dopo aver passato tutte le vicissitudini e le prove… egli scriverà da Roma ai Filippesi:

Desidero che voi sappiate, fratelli, che quanto mi è accaduto ha piuttosto contribuito al progresso del vangelo; al punto che a tutti quelli del pretorio e a tutti gli altri è divenuto noto che sono in catene per Cristo; e la maggioranza dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, hanno avuto più ardire nell'annunciare senza paura la parola di Dio.

Vero è che alcuni predicano Cristo anche per invidia e per rivalità; ma ce ne sono anche altri che lo predicano di buon animo.

Questi lo fanno per amore, sapendo che sono incaricato della difesa del vangelo; ma quelli annunciano Cristo con spirito di rivalità, non sinceramente, pensando di provocarmi qualche afflizione nelle mie catene. Che importa?

Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunciato; di questo mi rallegro, e mi rallegrerò ancora; so infatti che ciò tornerà a mia salvezza, mediante le vostre suppliche e l'assistenza dello Spirito di Gesù Cristo, secondo la mia viva attesa e la mia speranza di non aver da vergognarmi di nulla; ma che con ogni franchezza, ora come sempre, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia con la vita, sia con la morte. Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno. (Filippesi 1:12-21)

 

***

 

CONCLUSIONE

 La conoscenza teorica del Vangelo è buona… ma solo se vissuta realmente mediante l’azione dello Spirito Santo (non rattristandolo), altrimenti non giova a nulla, è solo una convinzione intellettuale che non rinnova la mente e che non trasforma la persona.

Paolo per questo motive ha ritenuto utile ricordare arditamente i punti sopra descritti ai fratelli di Roma.

Lo scopo della lettera di Paolo ai fratelli di Roma non è solo quello di fare conoscere teoricamente il piano di Dio, descrivendolo nelle sue meraviglie… ma di porre le premesse per l’opera di rinnovamento della mente e della trasformazione di tutto il loro essere in una offerta gradita a Dio.

Paolo ha dei desideri… ma la volontà di Dio è prioritaria… egli vuole servire secondo la volontà di Dio (da buon discepolo di Gesù – cfr Giovanni 6:38)… e fino a quel momento non gli è stato possibile soddisfare i suoi progetti… ancora adesso, ritiene più prioritario rendere un servizio assistenziale… non sapendo che questo è il percorso che il Signore ha scelto per condurlo proprio a Roma.

Paolo teme gli increduli della Giudea… ed ha ragione di temerli… per questo chiede aiuto ai fratelli in questo combattimento spirituale… ma egli teme ancora di più il suo Signore e Lo seguirà a qualunque prezzo, sapendo che vivo o morto Egli sarà con lui.

  

  Gianni Marinuzzi