La giustizia di Dio nella SANTIFICAZIONE:

 

Lo scopo della santificazione

 

LETTERA di Paolo ai ROMANI 8:18-27

 

     

Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev'essere manifestata a nostro riguardo.

Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l'ha sottoposta, nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio.

Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in travaglio; non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo.

Poiché siamo stati salvati in speranza.

Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora?

Ma se speriamo ciò che non vediamo, l'aspettiamo con pazienza.

Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili; e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.

 

***

Nella porzione di studio precedente Paolo ha parlato della comunione delle sofferenze del cristiano con le sofferenze di Cristo stesso, segno distintivo del rapporto di figliolanza con Dio… proprio come avvenne con Gesù.

Questa comunione di sofferenze non è un optional per un cristiano che vuole camminare in modo degno del nome che porta, Paolo lo scriverà chiaramente a Timoteo:

Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.

(2 Timoteo 3:12)

 

Ma queste sofferenze sono utili al cristiano sotto molteplici aspetti… in esse egli, come il Suo Maestro

- trova la consolazione;

- impara l’ubbidienza ed esercita la pazienza;

- aspetta con ancora più bramosia la apparizione del Suo Signore!

 

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Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev'essere manifestata a nostro riguardo.

 

…io ritengo

Paolo parla di una sua considerazione personale (sicuramente frutto della guida dello Spirito Santo ma fatta sua), Paolo non enuncia solo un pensiero teoricoha fatto una stimaha valutato la consistenza… i valori… le condizioni… la durata… i fattori più diversi… ed è giunto ad una conclusione oggettivamente spirituale condivisa dalla sua mente rinnovata.

Nella sua stima Paolo ha sicuramente considerato che il discepolo di Cristo in questo mondo deve soffrire… secondo gli insegnamenti del Maestro:

Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia.

Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi.

(Matteo 5:11-12)

vi metteranno le mani addosso e vi perseguiteranno consegnandovi alle sinagoghe, e mettendovi in prigione, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome.

(Luca 21:22)

Ricordatevi della parola che vi ho detta: "Il servo non è più grande del suo signore". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.

(Giovanni 15:20)

L'ora viene, anzi è venuta, che sarete dispersi, ciascuno per conto suo, e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.

Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me.

Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo».

(Giovanni 16:32-33)

 

E ne è talmente convinto che insegnava così:

Perché anche quando eravamo tra di voi, vi preannunciavamo che avremmo dovuto soffrire, come poi è avvenuto, e voi lo sapete.

(1 Tessalonicesi 3:4)

Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.

(2 Timoteo 3:12)

Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui.

(Romani 8:17)

vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche di soffrire per lui…

(Filippesi 1:29)

 

Ma ha anche fatto altre considerazioni:

Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi.

Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all'estremo; perplessi, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; atterrati ma non uccisi; portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo; infatti, noi che viviamo siamo sempre esposti alla morte per amor di Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale.

(2 Corinzi 4:7-11)

 

E la sua valutazione è giunta ad una precisa conclusione:

…le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev'essere manifestata a nostro riguardo.

Il tempo che precede la venuta di Cristo in gloria, e durante il quale i Suoi discepoli devono soffrire, non solo i dolori comuni a tutti gli uomini (infermità, privazioni, lutti…), ma le persecuzioni causate dalla loro fede in Cristo… che alla vista dello smisurato peso eterno di gloria, in confronto sembrano leggere e momentanee:

Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno.

Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.

(2 Corinzi 4:16-18)

 

E qui Paolo le definisce non alla gloria che dev'essere manifestata a nostro riguardo che è al momento nascosta:

Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù dove Cristo è seduto alla destra di Dio.

Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra; poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio.

Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria.

(Colossesi 3:1-4)

 

Ma questa opera di santificazione che Dio compie nel credente… che scopo ha? E’ finalizzata solamente alla sua redenzione o ha in sé un progetto più ampio?

 

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Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l'ha sottoposta, nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio.

 

In questa impaziente attesa, (l'originale ha una, parola composta che esprime graficamente l'aspettare sporgendo il capo e fissando lo sguardo verso il punto da dove deve arrivare l'oggetto atteso), la creazione brama la rivelazione dello stato glorioso dei figli di Dio perché, tra l'uomo e la creazione, esiste un legame di solidarietà e subalternanza stabilito da Dio, d’altronde la natura fu fatta per l'uomo e posta sotto al suo dominio:

Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra.

(Genesi 1:28)

 

Come la caduta dell’uomo ha avuto un impatto devastante su tutta la natura, così il suo ristabilimento o “progresso spirituale” è atteso dunque anche da tutta la natura che attende di essere con lui liberata dal dominio del principe di questo mondo.

La redenzione dell'uomo affrancherà non solo lo spirito, ma anche l’anima ed il corpo… e non solo l’uomo, ma tutto il creato:

In quel giorno, il germoglio del SIGNORE sarà lo splendore e la gloria degli scampati d'Israele, e il frutto della terra sarà il loro vanto e il loro ornamento.

(Isaia 4:2)

 

Questo lo vediamo già realizzato nel periodo milleniale:

Poi un ramo uscirà dal tronco d'Isai, e un rampollo spunterà dalle sue radici.

Lo Spirito del SIGNORE riposerà su di lui: Spirito di saggezza e d'intelligenza, Spirito di consiglio e di forza, Spirito di conoscenza e di timore del SIGNORE.

Respirerà come profumo il timore del SIGNORE, non giudicherà dall'apparenza, non darà sentenze stando al sentito dire, ma giudicherà i poveri con giustizia, pronuncerà sentenze eque per gli umili del paese. Colpirà il paese con la verga della sua bocca, e con il soffio delle sue labbra farà morire l'empio.

La giustizia sarà la cintura delle sue reni, e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi.

Il lupo abiterà con l'agnello, e il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello, il leoncello e il bestiame ingrassato staranno assieme, e un bambino li condurrà.

La vacca pascolerà con l'orsa, i loro piccoli si sdraieranno assieme, e il leone mangerà il foraggio come il bue. Il lattante giocherà sul nido della vipera, e il bambino divezzato stenderà la mano nella buca del serpente.

Non si farà né male né danno su tutto il mio monte santo, poiché la conoscenza del SIGNORE riempirà la terra, come le acque coprono il fondo del mare.

In quel giorno, verso la radice d'Isai, issata come vessillo dei popoli, si volgeranno premurose le nazioni, e la sua residenza sarà gloriosa.

 (Isaia 11:1-10)

 

Egli ti darà la pioggia per la semenza con cui avrai seminato il suolo, e il pane, che il suolo  produrrà saporito e abbondante; in quel giorno, il tuo bestiame pascolerà in vasti pascoli; i buoi e gli asini che lavorano la terra mangeranno foraggi salati, ventilati con la pala e il ventilabro.

Sopra ogni alto monte e sopra ogni elevato colle ci saranno ruscelli, acque correnti, nel giorno del gran massacro, quando cadranno le torri.

La luce della luna sarà come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte più viva, come la luce di sette giorni assieme, nel giorno che il SIGNORE fascerà la ferita del suo popolo e guarirà la piaga da lui fatta con le sue percosse.

(Isaia 30:23-26)

 

Per poi essere la creazione stessa “ricreata” perfetta:

Poiché, ecco, io creo nuovi cieli e una nuova terra; non ci si ricorderà più delle cose di prima; esse non torneranno più in memoria.

Gioite, sì, esultate in eterno per quanto io sto per creare; poiché, ecco, io creo Gerusalemme per il gaudio, e il suo popolo per la gioia.

(Isaia 65:17-18)

 

Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c'era più.

E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.

Udii una gran voce dal trono, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate».

E colui che siede sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».

Poi mi disse: «Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veritiere», e aggiunse: «Ogni cosa è compiuta. Io sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell'acqua della vita. Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio. Ma per i codardi, gl'increduli, gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda».

Poi venne uno dei sette angeli che avevano le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò, dicendo: «Vieni e ti mostrerò la sposa, la moglie dell'Agnello».

Egli mi trasportò in spirito su una grande e alta montagna, e mi mostrò la santa città, Gerusalemme, che scendeva dal cielo da presso Dio, con la gloria di Dio.

Il suo splendore era simile a quello di una pietra preziosissima, come una pietra di diaspro cristallino.

Aveva delle mura grandi e alte; aveva dodici porte, e alle porte dodici angeli.

Sulle porte erano scritti dei nomi, che sono quelli delle dodici tribù dei figli d'Israele.

Tre porte erano a oriente, tre a settentrione, tre a mezzogiorno e tre a occidente.

Le mura della città avevano dodici fondamenti, e su quelli stavano i dodici nomi di dodici apostoli dell'Agnello.

E colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura.

E la città era quadrata, e la sua lunghezza era uguale alla larghezza; egli misurò la città con la canna, ed era dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza erano uguali. Ne misurò anche le mura ed erano di centoquarantaquattro cubiti, a misura d'uomo, adoperata dall'angelo.

Le mura erano costruite con diaspro e la città era d'oro puro, simile a terso cristallo.

I fondamenti delle mura della città erano adorni d'ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento era di diaspro; il secondo di zaffiro; il terzo di calcedonio; il quarto di smeraldo; il quinto di sardonico; il sesto di sardio; il settimo di crisòlito; l'ottavo di berillo; il nono di topazio; il decimo di crisopazio; l'undicesimo di giacinto; il dodicesimo di ametista.

Le dodici porte erano dodici perle e ciascuna era fatta da una perla sola.

La piazza della città era d'oro puro, simile a cristallo trasparente.

Nella città non vidi alcun tempio, perché il Signore, Dio onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio.

La città non ha bisogno di sole, né di luna che la illumini, perché la gloria di Dio la illumina, e l'Agnello è la sua lampada.

Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra vi porteranno la loro gloria.

Di giorno le sue porte non saranno mai chiuse (la notte non vi sarà più); e in lei si porterà la gloria e l'onore delle nazioni.

E nulla di impuro, né chi commetta abominazioni o falsità, vi entrerà; ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello.

Poi mi mostrò il fiume dell'acqua della vita, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello.

In mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume stava l'albero della vita.

Esso dà dodici raccolti all'anno, porta il suo frutto ogni mese e le foglie dell'albero sono per la guarigione delle nazioni.

Non ci sarà più nulla di maledetto. Nella città vi sarà il trono di Dio e dell'Agnello; i suoi servi lo serviranno, vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome scritto sulla fronte.

Non ci sarà più notte; non avranno bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli.

(Apocalisse 21:1-27 / 22:1-5)

 

…perché la creazione è stata sottoposta alla vanità…

Anche il creato è soggetto alla corruzione in quanto è stata sottoposto ad essa dall’uomo caduto nella corruzione… alla vanità… ovvero allo stato di creature che non raggiungono interamente il loro fine, che cadono e deperiscono prima del tempo.

Dovunque abbiamo sotto gli occhi immagini di morte o di deperimento... il flagello della sterilità… gli istinti distruttori delle leggi stesse che reggono la vegetazione danno alla natura una tinta cupa e inutile.

Il motivo di questo stato di corruzione che grava sul creato è il risultato della disubbidienza dell'uomo:

Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall'albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua.

(Genesi 3:17)

Abbiamo peccato contro Dio, contro altre persone, contro la natura,

abbiamo peccato contro ogni cosa

e tutto ciò che ci circonda sta subendo il risultato del nostro peccato!

Tutta la creazione grida la nostra condanna!

 

…non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l'ha sottoposta, nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio.

 

La natura è quindi sotto maledizione ma non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l'ha sottoposta (l’uomo).

E questa solidarietà nella maledizione si trasformerà anche in solidarietà nella benedizione nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio, ovvero in quello stato di libertà di cui godrà il creato ristabilito quando i figli di Dio saranno glorificati.

Vi è quindi una profonda relazione tra i cristiani redenti in speranza e la creazione che attende la liberazione dalla schiavitù della vanità!

 

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Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in travaglio; non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo.

Paolo descrive lo stato attuale del creato (animato ed inanimato) come lo stato di una donna che soffre i dolori di parto in attesa della sua prossima liberazione... geme ed è in travaglio… proprio come l’uomo che ha le primizie dello Spirito, la caparra, ed è in attesa della glorificazione aspettando la manifestazione di quell’uomo nuovo redento e glorificato, dichiarato figlio di Dio, all’immagine di Gesù Cristo, cioè l'entrata nel pieno possesso dei privilegi spettanti ai figli di Dio.

Possiamo qui ancora vedere come Paolo faccia comprendere che l’uomo che non ha le primizie dello Spirito (l’uomo morto nei suoi peccati), non ha alcuna sensibilità spirituale… geme magari anch’esso ma di un gemito che non ha nulla a che vedere con quel gemito pieno di speranza di una liberazione e redenzione del corpo in vista del pieno godimento della presenza del Dio Creatore dei cieli e della Terra.

 

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Poiché siamo stati salvati in speranza.

Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora?

Ma se speriamo ciò che non vediamo, l'aspettiamo con pazienza.

Avendo ricevuto la caparra dello Spirito Santo, siamo stati salvati in speranza.

Una attesa di qualcosa che è certo (siamo stati salvati) in quanto promesso da Dio… e dobbiamo aspettarlo con pazienza, senza lasciarsi sopraffare dallo scoraggiamento.

 

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Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili; e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.

 

Al pari della natura e dei figli di Dio, lo Spirito Santo stesso viene in aiuto alla nostra debolezza, nel pregare come si conviene e fa salire a Dio sospiri ineffabili, più sublimi dei gemiti umani e del creato.

L'Apostolo distingue così i gemiti dei fedeli prima della redenzione del corpo dai sospiri ineffabili dello Spirito Santo che abita in loro.

Il cuore rinnovato può arrivare fino a un certo grado di intelligenza spirituale (che è comunque uno stato di debolezza, di immaturità rispetto al perfetto stato di Cristo), come insegna l’apostolo ai Corinzi:

…poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito.

Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino.

Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto.        

(1 Corinzi 13:9-12)

 

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CONCLUSIONE

Nella sua devastante caduta nella schiavitù nel peccato, l’uomo ha trascinato con sé tutta la creazione che gli era stata data… in questa solidarietà nel peccato, la creazione è stata sottoposta alla stessa vanità alla quale è stato soggetto l’uomo.

 

Il disegno di Dio però prevede il riscatto non solo dell’uomo ma di tutto il creato celeste e terreno:

Esso consiste nel raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra.

(Efesini 1:10)

 

La liberazione dal peccato dell’uomo, la sua giustificazione, la sua santificazione e la sua redenzione hanno quindi uno scopo che ve ben oltre la “semplice” salvezza del singolo o dell’umanità… hanno lo scopo della redenzione e ristabilimento di tutto il creato, che aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; perché è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l'ha sottoposta, nella speranza che sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio.

 

In questa attesa la creazione geme ed è in travaglio… con il desiderio rivolto verso l’uomo… proprio come una donna incinta (secondo la profezia riguardante Eva nell’Eden):

Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore partorirai figli; i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te.

(Genesi 3:16)

La redenzione completa dell’essere umano, al momento della manifestazione dei figli di Dio porterà una trasformazione completa del creato da corruttibile ad incorruttibile, da soggetto alla vanità (con uno scopo fallito) al vero scopo per la quale è stata creata.

 

 

 Gianni Marinuzzi