La giustizia di Dio rivelata nella vita trasformata

del credente:

Le relazioni sociali

 

LETTERA di Paolo ai ROMANI 12:9-21

 

 

L'amore sia senza ipocrisia. Aborrite il male e attenetevi fermamente al bene.

Quanto all'amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri.

Quanto all'onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente.

Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore; siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, provvedendo alle necessità dei santi, esercitando con premura l'ospitalità.

Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite.

Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono.

Abbiate tra di voi un medesimo sentimento.

Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili.

Non vi stimate saggi da voi stessi. Non rendete a nessuno male per male.

Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini.

Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini.

Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all'ira di Dio; poiché sta scritto: «A me la vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore.

Anzi, «se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo».

Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene.

 

Dopo l’esposizione dottrinale circa il disegno benevolo di Dio per la salvezza di tutti gli uomini (giudei e greci) esaltando:

 - la Giustizia di Dio rivelata nel giudizio di tutti gli uomini

             - la Giustizia di Dio rivelata nella giustificazione offerta a tutti gli uomini

 - la Giustizia di Dio rivelata nella santificazione predestinata per tutti coloro che credono nel Vangelo di Cristo;

             - Giustizia di Dio rivelata nella Sua Fedeltà ai patti

 …e quindi della universalità del progetto di salvezza, Paolo, secondo il consueto, fa seguire le esortazioni pratiche conseguenti della comprensione di quanto prima insegnato, rivolte a chi ha creduto nell'Evangelo della grazia.

 

Una dottrina morale teorica ed indipendente da una applicazione pratica è un edificio senza fondazioni.

 

Queste esortazioni di tipo estremamente pratico, rivolte ai fratelli… ovvero persone rinate in Cristo, che hanno compreso la Giustizia di Dio e se ne sono appropriate (non agli increduli), si possono raggruppare in sei paragrafi nel modo seguente:

 

1.a) Romani 12:1-2 La Consacrazione - Il dovere fondamentale della consacrazione a Dio per uniformarci alla sua volontà, quale conseguenza della vita nuova in Cristo che abbiamo ricevuta in dono.

 1.b) - Romani 12:3-8 Il servizio cristiano - Il dovere della sobrietà nello stimare e mettere al servizio della Chiesa i doni ricevuti.

 1.c) - Romani 12:9-21 Le relazioni sociali - Il dovere della carità sincera verso i fratelli e verso i nemici.

 1.d) - Romani 13:1-7 Le relazioni con le autorità - Il dovere verso le autorità.

 1.e) - Romani 13:8-14 Le relazioni alla luce del futuro - Il dovere di adempiere, mediante l'amore, a tutti gli obblighi verso il prossimo; ed, in genere di svolgere la propria santificazione con sempre maggior zelo in vista del giorno di Cristo.

 1.f) - Romani 14:1-15:13 Le relazioni con i fratelli - Il dovere della mutua tolleranza nelle cose secondarie.

 

***

 Paolo ha prima spiegato come la consacrazione del cristiano (il sacrificio vivente del proprio corpo) sia un atto pratico e come si esprime nella solidarietà verso i fratelli finalizzata alla edificazione della Chiesa.

Ma questa consacrazione, che va oltre alla condivisione dei beni spirituali… si manifesta anche nelle relazioni sociali, sia verso i fratelli in fede e sia verso i “nemici” e questo si esprime solamente con un amore vero… senza ipocrisia.

Le esortazioni di questo paragrafo sono come collegate insieme da un filo d'oro che è l'amore cristiano, di cui Paolo scriverà in Romani 13:10 definendolo “l'adempimento della legge”.

Quando si paragona questa collana di doveri cristiani con le caratteristiche dell’Amore, elencate nel brano di 1 Corinzi 13, colpiscono le molte analogie e questo brano appare come la traduzione in prosa esortativa dell'inno alla carità scritto un anno prima ai fratelli greci.

L'amore cristiano è sincero, è santo e odia nel modo più assoluto il male, è pieno di fraterna tenerezza, di cortesia e rispetto, di premura nel rendere servizi, di fervore spirituale al servizio del Signore.

Esso attinge forza nella speranza, nella pazienza e nella preghiera perseverante; è benefico verso i bisognosi; benedice ai persecutori, simpatizza condividendoli, con le gioie come con i dolori altrui, è umile e pacifico, non è vendicativo, ma è capace di vincere il male facendo del bene ai nemici:

L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. (1 Corinzi 13:4-7)

 

Pietro fa eco alle parole di Paolo, evidenziando come il giungere ad un sincero amore fraterno sia il risultato logico della corretta comprensione dell’Opera di Dio nei nostri confronti:

Perciò, dopo aver predisposto la vostra mente all'azione, state sobri, e abbiate piena speranza nella grazia che vi sarà recata al momento della rivelazione di Gesù Cristo.

Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato, quando eravate nell'ignoranza; ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: «Siate santi, perché io sono santo».

E se invocate come Padre colui che giudica senza favoritismi, secondo l'opera di ciascuno, comportatevi con timore durante il tempo del vostro soggiorno terreno; sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia.

Già designato prima della fondazione del mondo, egli è stato manifestato negli ultimi tempi per voi; per mezzo di lui credete in Dio che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria affinché la vostra fede e la vostra speranza siano in Dio.

Avendo purificato le anime vostre con l'ubbidienza alla verità per giungere a un sincero amor fraterno, amatevi intensamente a vicenda di vero cuore, perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio. (1 Pietro 1:13-23)

 

***

 L'amore sia senza ipocrisia. Aborrite il male e attenetevi fermamente al bene.

 E’ brutto sentirsi odiati, è triste sentirsi disprezzati… ma non c’è cosa peggiore che essere l’oggetto di un amore ipocrita… è un tradimento interiore!

Quante volte sorridono le labbra… quante volte la mano stringe la mano in segno di amicizia e comprensione… mentre nel cuore c'è indifferenza, disprezzo, o addirittura avversione!

La condotta morale dei figli di Dio, nati da seme divino e fedeli…  …in cui opera l'amore senza ipocrisia è descritta di seguito con una serie di participi e di aggettivi.

Ma perché l’amore sia senza ipocrisia, occorre che questo amore sia strettamente legato ad una avversione assoluta verso il male… l'amore non è vero (e nemmeno può esserlo) se non quando il male è dichiarato come nemico (anche nella persona che amiamo), e non si investe ogni energia nel combatterlo e nel fare progredire se stessi ed il proprio fratello attenendosi fermamente al bene.

Privo di quella rettitudine morale che è la santità richiesta da Dio, l'amore non è che una delle tante forme di egoismo, infatti Paolo scrive che l’amore non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità (1 Corinzi 13:6).

L’amore finto… ipocrita… è quell’amore che, come un attore si trucca, recita, si cala nella parte… a volte anche in modo perfetto che sembra vero… ma non nutre nulla di quello che esterna…

…noi possiamo amare i nostri fratelli in questo modo, a parole… a distanza… senza avere il profondo desiderio di condividere con loro l’Opera di Dio… stiamo recitando una parte!

…noi possiamo amare i nostri nemici in questo modo, a parole… a distanza… senza avere il profondo desiderio di perdonarli e recuperare il rapporto e portare loro l’Amore di Dio… stiamo recitando una parte!

 

Giungere a questo tipo di Amore non è affatto semplice ed è stupido recitare la parte davanti a Colui che scruta i cuori (cfr Apocalisse 2:23), è una maturità e consapevolezza spirituale che si raggiunge solo comprendendo fino in fondo l’Opera di Dio per noi… …per questo è importante conoscere sempre più profondamente il Signore!

 

***

 Quanto all'amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri.

 Verso i fratelli in fede, questo Amore prende la forma speciale di affetto fraterno che si manifesta secondo i bisogni e le necessità del momento.

Possiamo notare come, per esempio, questo amore doveva essere manifestato nella chiesa di Tessalonica, dove il problema era una sorta di “sfruttare il fratello senza lavorare” con tutte le conseguenze annesse ad uno stato di ozio condiviso:

Quanto all'amore fraterno non avete bisogno che io ve ne scriva, giacché voi stessi avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, e veramente lo fate verso tutti i fratelli che sono nell'intera Macedonia.

Ma vi esortiamo, fratelli, ad abbondare in questo sempre di più, e a cercare di vivere in pace, di fare i fatti vostri e di lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato di fare, affinché camminiate dignitosamente verso quelli di fuori e non abbiate bisogno di nessuno. (1 Tessalonicesi 4:9-12)

 

Ancora possiamo notare come questo amore doveva essere manifestato nella chiesa di Gerusalemme, dove il problema era probabilmente una certa propensione alla mancanza di ospitalità, la reazione davanti alla persecuzione diffusa, l’infedeltà matrimoniale e l’amore del denaro:

L'amor fraterno rimanga tra di voi.

Non dimenticate l'ospitalità; perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli.

Ricordatevi dei carcerati, come se foste in carcere con loro; e di quelli che sono maltrattati, come se anche voi lo foste!

Il matrimonio sia tenuto in onore da tutti e il letto coniugale non sia macchiato da infedeltà; poiché Dio giudicherà i fornicatori e gli adùlteri.

La vostra condotta non sia dominata dall'amore del denaro; siate contenti delle cose che avete; perché Dio stesso ha detto: «Io non ti lascerò e non ti abbandonerò».  (Ebrei 13:1-5)

 

La parola originale (φιλοστοογοι) si applica all'affezione naturale tra i membri di una stessa famiglia.

I cristiani sono membri della famiglia di Dio, i fratelli in Cristo, devono quindi amarsi di un affetto pieno d'intimità e di tenerezza... in modo abbondante… siate pieni di affetto gli uni per gli altri.

 

***

 Quanto all'onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente.

 Il termine onore è usato per indicare un sentimento che comprende la reputazione, l'autopercezione o l'identità morale di un individuo o di un gruppo.

Nell’ambito della famiglia di Dio può tradursi nei rispettosi riguardi dovuti al fratello in considerazione dei doni che possiede, della carica che occupa, dell'opera che compie o semplicemente della sua qualità di figlio di Dio.

Facendo a gara nell'onorarsi reciprocamente, i fratelli onorano Dio stesso che li ha adottati ed arricchiti dei suoi doni.

La differenza che vi è tra l’amore senza ipocrisia e quello falso è proprio nell’onorare il fratello senza la paura o il timore di perdere qualcosa… come l’invidia e la gelosia sono le principali caratteristiche del finto amore, il rendere onore al fratello è la caratteristica del vero amore.

 

***

 Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore; siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, provvedendo alle necessità dei santi, esercitando con premura l'ospitalità.

 L’amore vero… quello senza ipocrisia, è un amore zelante, un amore che non si tira indietro davanti all’Opera del Signore.

Questo zelo, a cui fa riferimento Paolo è la premurosa diligenza che dobbiamo adoperare nel compiere il lavoro affidatoci e nell’adoperarci per procurare il bene dei fratelli.

 

Quanto allo zelo, non siate pigri…

Possiamo apprezzare questo, nelle raccomandazioni premurose che Paolo, scrivendo a Tito, ha nei confronti dei suoi collaboratori d’opera, circa il comportamento che i fratelli di Creta dovevano avere “portando frutto”:

Provvedi con cura al viaggio di Zena, il giurista, e di Apollo, perché non manchi loro niente.

Imparino anche i nostri a dedicarsi a opere buone per provvedere alle necessità, affinché non stiano senza portare frutto. (Tito 3:13-14)

 

Pietro da una importante ricetta per risvegliare in noi lo zelo cristiano:

La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù.

Attraverso queste ci sono state elargite le sue preziose e grandissime promesse perché per mezzo di esse voi diventaste partecipi della natura divina dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza.

Voi, per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù; alla virtù la conoscenza; alla conoscenza l'autocontrollo; all'autocontrollo la pazienza; alla pazienza la pietà; alla pietà l'affetto fraterno; e all'affetto fraterno l'amore.

Perché se queste cose si trovano e abbondano in voi, non vi renderanno né pigri, né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo.

Ma colui che non ha queste cose, è cieco oppure miope, avendo dimenticato di essere stato purificato dei suoi vecchi peccati.

Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a render sicura la vostra vocazione ed elezione; perché, così facendo, non inciamperete mai.

In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l'ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. (2 Pietro 1:3-11)

 Questo zelo, si manifesta in sette azioni che ogni figlio di Dio che esercita l’Amore senza ipocrisia è esortato a vivere pienamente:

 

1)    …siate ferventi nello spirito…

 La prima espressione dello zelo cristiano è il fervore nello spirito… non è un fervore e basta, è un fervore prodotto dallo Spirito Santo gioioso, nella Sua vitalità piena… …non rattristato.

Per spirito si intende qui lo spirito umano compenetrato dallo spirito divino, e per fervore si intende l'ardore o ribollimento prodotto dallo Spirito di Dio ed a cui nessuna facoltà rimane estranea.

E’ il risultato della salda convinzione della mente trasformata, l'affetto vivo del cuore, e l'energia della volontà.

Uno zelo che non attinge energia nello Spirito Santo è uno zelo artificiale… meccanico… che può degenerare in zelo settario, carnale, stravagante, in fanatismo… che poi, soddisfatta “l’urgenza della motivazione dettata dalla opportunità del momento” si spegne in un cieco sentimento formale.

L’esempio negativo di una situazione di tiepidezza (ovvero non fervore nello spirito) la vediamo dipinta dettagliatamente nella lettera indirizzata al messaggero della chiesa di Laodicea:

«All'angelo della chiesa di Laodicea scrivi: Queste cose dice l'Amen, il testimone fedele e veritiero, il principio della creazione di Dio: "Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente. Oh, fossi tu pur freddo o fervente!

Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca.

Tu dici: 'Sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di niente!'

Tu non sai, invece, che sei infelice fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo.

Perciò io ti consiglio di comperare da me dell'oro purificato dal fuoco, per arricchirti; e delle vesti bianche per vestirti e perché non appaia la vergogna della tua nudità; e del collirio per ungerti gli occhi e vedere.

Tutti quelli che amo, io li riprendo e li correggo; sii dunque zelante e ravvediti.

Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me.

Chi vince lo farò sedere presso di me sul mio trono, come anch'io ho vinto e mi sono seduto con il Padre mio sul suo trono.

Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese"». (Apocalisse 3:14-22)

 

2)    …servite il Signore…

 Servire il Signore è lo scopo supremo dell'attività spiegata dall'amore cristiano, un cristiano che non vuole servire il Signore è una aberrazione della santa vocazione... è il proposito dei falsi dottori che fanno uso dell’amore ipocrita:

Ora vi esorto, fratelli, a tener d'occhio quelli che provocano le divisioni e gli scandali in contrasto con l'insegnamento che avete ricevuto. Allontanatevi da loro.

Costoro, infatti, non servono il nostro Signore Gesù Cristo, ma il proprio ventre; e con dolce e lusinghiero parlare seducono il cuore dei semplici. (Romani 16:17-18)

 

3)    …siate allegri nella speranza…

 Lo zelo cristiano trova la sua gioia nella speranza della gloria di Dio, nell’apparizione del Signore Gesù, nella manifestazione della gloria di Dio e del Suo regno… e questa speranza è la sua allegrezza!

Paolo ha già parlato di questa speranza che rallegra il cristiano… anche nelle afflizioni e che non delude, ed è condivisa da tutto il creato:

Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio; non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l'afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l'esperienza speranza.

Or la speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato.

(Romani 5:2-5)

 

Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev'essere manifestata a nostro riguardo.

Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l'ha sottoposta, nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio.

Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in travaglio; non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo.

Poiché siamo stati salvati in speranza.

Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora?

Ma se speriamo ciò che non vediamo, l'aspettiamo con pazienza.(Romani 8:18-25)

 

4)    …siate pazienti nella tribolazione…

 Lo zelo cristiano che trova la sua gioia nella speranza della gloria di Dio ed in questa si rallegra, è uno zelo che sa soffrire:

ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l'afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l'esperienza speranza.

(Romani 5:3)

 

Lo zelo cristiano porta la tribolazione, Paolo lo dice espressamente a Timoteo e a noi che siamo presenti in questi ultimi tempi, portando se stesso come esempio di fermezza e la fine di coloro che sono malvagi (portatori dell’amore ipocrita):

Or sappi questo: negli ultimi giorni verranno tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi, insensibili, sleali, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene, traditori, sconsiderati, orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio, aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza.

Anche da costoro allontànati!

Poiché nel numero di costoro ci sono quelli che si insinuano nelle case e circuiscono donnette cariche di peccati, agitate da varie passioni, le quali cercano sempre d'imparare e non possono mai giungere alla conoscenza della verità. E come Iannè e Iambrè si opposero a Mosè, così anche costoro si oppongono alla verità: uomini dalla mente corrotta, che non hanno dato buona prova quanto alla fede.

Ma non andranno più oltre, perché la loro stoltezza sarà manifesta a tutti, come fu quella di quegli uomini.

Tu invece hai seguito da vicino il mio insegnamento, la mia condotta, i miei propositi, la mia fede, la mia pazienza, il mio amore, la mia costanza, le mie persecuzioni, le mie sofferenze, quello che mi accadde ad Antiochia, a Iconio e a Listra.

Sai quali persecuzioni ho sopportate; e il Signore mi ha liberato da tutte. Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.

Ma gli uomini malvagi e gli impostori andranno di male in peggio, ingannando gli altri ed essendo ingannati.

Tu, invece, persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate, e che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù.

Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. (2 Timoteo 3)

 

Gesù ci ha assicurato la tribolazione… ma ci ha assicurato la vittoria:

Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me.

Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo. (Giovanni 16:33)

 

5)    …siate perseveranti nella preghiera…

Lo zelo cristiano che trova la sua gioia nella speranza della gloria di Dio ed in questa si rallegra, è uno zelo che sa soffrire, perché trova conforto nella preghiera, ed in essa è perseverante.

Come fare per mantenere nel cuore lo zelo, lo slancio della speranza e rimanendo pazienti anche nelle tribolazioni e nelle persecuzioni?

Perseverando nella preghiera!

La preghiera è ormai una attitudine molto rara nel cristianesimo “occidentale”… sia a livello personale che a livello comunitario, gli incontri di preghiera sono i più disertati… proprio per questo oggi non c’è più quello zelo capace di trovare la sua gioia nella speranza della gloria di Dio e non capace a soffrire per la causa di Dio… è un cristianesimo comodo… adattato alle proprie debolezze… è un evangelo che si deve adattare al mondo… alla sua cultura… i tempi cambiano (si dice)… è un evangelo che si deve “adattare al peccato”!

Solo con una attitudine alla preghiera, in modo perseverante, potremmo resistere, d’altronde Gesù seppe resistere nel Getsemani proprio con la preghiera perseverante (a differenza degli apostoli ancora non convertiti):

Allora Gesù andò con loro in un podere chiamato Getsemani e disse ai discepoli: «Sedete qui finché io sia andato là e abbia pregato».

E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a essere triste e angosciato.

Allora disse loro: «L'anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me».

E, andato un po' più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».

Poi tornò dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me un'ora sola? Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole».

Di nuovo, per la seconda volta, andò e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà».

E, tornato, li trovò addormentati, perché i loro occhi erano appesantiti.

Allora, lasciatili, andò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le medesime parole.

Poi tornò dai discepoli e disse loro: «Dormite pure oramai, e riposatevi! Ecco, l'ora è vicina, e il Figlio dell'uomo è dato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino». (Matteo 26:36-46)

 

Ben differente era il loro atteggiamento dopo la conversione:

Allora essi tornarono a Gerusalemme dal monte chiamato dell'Uliveto, che è vicino a Gerusalemme, non distandone che un cammin di sabato.

Quando furono entrati, salirono nella sala di sopra dove di consueto si trattenevano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo d'Alfeo e Simone lo Zelota, e Giuda di Giacomo.

Tutti questi perseveravano concordi nella preghiera, con le donne, e con Maria, madre di Gesù, e con i fratelli di lui. (Atti 1:12-14)

 

Come anche di tutti quelli che si convertirono dopo il messaggio di pentecoste:

Ed erano perseveranti nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere.

(Atti 2:42)

 

Gli appelli alla perseveranza nella preghiera sono molti:

Perseverate nella preghiera, vegliando in essa con rendimento di grazie.

Pregate nello stesso tempo anche per noi, affinché Dio ci apra una porta per la parola, perché possiamo annunciare il mistero di Cristo, a motivo del quale mi trovo prigioniero, e che io lo faccia conoscere, parlandone come devo. (Colossesi 4:2-4)

 

Siate sempre gioiosi; non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito. (1 Tessalonicesi 5:16-19)

 

6)    provvedendo alle necessità dei santi

 Lo zelo cristiano che trova la sua gioia nella speranza della gloria di Dio ed in questa si rallegra, è uno zelo che sa soffrire, perché trova conforto nella preghiera, ed in essa è perseverante, non è solo teoria… ma mette in campo tutto quello che possiede:

- provvedendo (letteralmente partecipando) alle necessità dei santi... cioè prendendo la vostra parte delle necessità materiali dei cristiani bisognosi, non solo con il simpatizzare… questa mutua solidarierà era una caratteristica molto viva tra i primi cristiani ed una priorità imposta dagli apostoli stessi:

…Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne, diedero a me e a Barnaba la mano in segno di comunione perché andassimo noi agli stranieri, ed essi ai circoncisi; soltanto ci raccomandarono di ricordarci dei poveri, come ho sempre cercato di fare.

(Galati 2:9-10)

 

E questa fu una costante preoccupazione per Paolo, anche nell’insegnamento:

Per ora vado a Gerusalemme, a rendere un servizio ai santi, perché la Macedonia e l'Acaia si sono compiaciute di fare una colletta per i poveri che sono tra i santi di Gerusalemme.

Si sono compiaciute, ma esse sono anche in debito nei loro confronti; infatti se gli stranieri sono stati fatti partecipi dei loro beni spirituali, sono anche in obbligo di aiutarli con i beni materiali. (Romani 15:25-27)

 

Ora dico questo: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente.

Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso.

Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia, affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario, abbondiate per ogni opera buona; come sta scritto: «Egli ha profuso, egli ha dato ai poveri, la sua giustizia dura in eterno».

Colui che fornisce al seminatore la semenza e il pane da mangiare, fornirà e moltiplicherà la semenza vostra e accrescerà i frutti della vostra giustizia.

Così, arricchiti in ogni cosa, potrete esercitare una larga generosità, la quale produrrà rendimento di grazie a Dio per mezzo di noi.

Perché l'adempimento di questo servizio sacro non solo supplisce ai bisogni dei santi ma più ancora produce abbondanza di ringraziamenti a Dio; perché la prova pratica fornita da questa sovvenzione li porta a glorificare Dio per l'ubbidienza con cui professate il vangelo di Cristo e per la generosità della vostra comunione con loro e con tutti.

Essi pregano per voi, perché vi amano a causa della grazia sovrabbondante che Dio vi ha concessa.

Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile! (2 Corinzi 9:6-15)

 

Ai ricchi in questo mondo ordina di non essere d'animo orgoglioso, di non riporre la loro speranza nell'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo; di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere generosi nel donare, pronti a dare, così da mettersi da parte un tesoro ben fondato per l'avvenire, per ottenere la vera vita.

(1 Timoteo 6:17-19)

 

Imparino anche i nostri a dedicarsi a opere buone per provvedere alle necessità, affinché non stiano senza portare frutto. (Tito 3:14)

 

Lo stesso Paolo, ricevette aiuto e vide in questo una prova di zelo, di amore fraterno non finto:

Ho avuto una grande gioia nel Signore, perché finalmente avete rinnovato le vostre cure per me; ci pensavate sì, ma vi mancava l'opportunità.

Non lo dico perché mi trovi nel bisogno, poiché io ho imparato ad accontentarmi dello stato in cui mi trovo.

So vivere nella povertà e anche nell'abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato a essere saziato e ad aver fame; a essere nell'abbondanza e nell'indigenza.

Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica.

Tuttavia avete fatto bene a prender parte alla mia afflizione.

Anche voi sapete, Filippesi, che quando cominciai a predicare il vangelo, dopo aver lasciato la Macedonia, nessuna chiesa mi fece parte di nulla per quanto concerne il dare e l'avere, se non voi soli; perché anche a Tessalonica mi avete mandato, una prima e poi una seconda volta, ciò che mi occorreva.

Non lo dico perché io ricerchi i doni; ricerco piuttosto il frutto che abbondi a vostro conto.

Ora ho ricevuto ogni cosa e sono nell'abbondanza.

Sono ricolmo di beni, avendo ricevuto da Epafròdito quello che mi avete mandato e che è un profumo di odore soave, un sacrificio accetto e gradito a Dio.

Il mio Dio provvederà a ogni vostro bisogno, secondo la sua gloriosa ricchezza, in Cristo Gesù.

Al Dio e Padre nostro sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen. (Filippesi 4:10-20)

 

Anche Giovanni parla di un amore pratico:

Da questo abbiamo conosciuto l'amore: egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli.

Ma se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e non ha pietà di lui, come potrebbe l'amore di Dio essere in lui?

Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità.

Da questo conosceremo che siamo della verità e renderemo sicuri i nostri cuori davanti a lui. (1 Giovanni 3:16-19)

 

Non ultimo Giacomo porta il medesimo esempio:

A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: «Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve?

Così è della fede; se non ha opere, è per se stessa morta.

Anzi uno piuttosto dirà: «Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».   (Giacomo 2:14-18)

 

7)    …esercitando con premura l'ospitalità.

 Lo zelo cristiano che trova la sua gioia nella speranza della gloria di Dio ed in questa si rallegra, è uno zelo che sa soffrire, perché trova conforto nella preghiera, ed in essa è perseverante, non è solo teoria… …ma mette in campo tutto quello che possiede, ed una  delle forme speciali dell'assistenza verso i cristiani, è l'ospitalità, spesso raccomandata negli scritti apostolici (poichè erano molti i fratelli perseguitati, cacciati di casa, fuggiaschi di luogo in luogo):

L'amor fraterno rimanga tra di voi.

Non dimenticate l'ospitalità; perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli.

Ricordatevi dei carcerati, come se foste in carcere con loro; e di quelli che sono maltrattati, come se anche voi lo foste!

(Ebrei 13:2)

 

Infatti bisogna che il vescovo sia irreprensibile, come amministratore di Dio; non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non violento, non avido di guadagno disonesto, ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, santo, temperante, attaccato alla parola sicura, così come è stata insegnata, per essere in grado di esortare secondo la sana dottrina e di convincere quelli che contraddicono.

 (Tito 1:7-9)

 

La fine di tutte le cose è vicina; siate dunque moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera.

Soprattutto, abbiate amore intenso gli uni per gli altri, perché l'amore copre una gran quantità di peccati. Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare. (1 Pietro 4:7-9)

           

Carissimo, tu agisci fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, per di più stranieri.

Questi hanno reso testimonianza del tuo amore, davanti alla chiesa; e farai bene a provvedere al loro viaggio in modo degno di Dio; perché sono partiti per amore del nome di Cristo, senza prender niente dai pagani.

Noi dobbiamo perciò accogliere tali persone, per collaborare in favore della verità. (3 Giovanni 5-8)

 I cristiani sono una fratellanza sparsa nel mondo, i cui membri vivono come forestieri fuori del loro paese e sono uniti (come le membra di un solo corpo) in una stessa famiglia.

L'applicazione pratica di questo concetto, esige che un cristiano debba trovare una casa che l'accolga quando si reca da una città ad un'altra per svolgere il servizio sacro.

 

***

 Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite.

 La persecuzione è una realtà nella vita di un cristiano che vuole vivere in modo pio la sua vita:

Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati  (2 Timoteo 3:12)

 

La reazione davanti a questa persecuzione, in un cuore pieno di amore non finto, si manifesta nel benedire quelli che ci perseguitano.

Le sofferenze che i nemici infliggono a noi ed ai nostri fratelli fanno sorgere nel cuore un fremito di sdegno che siamo tentati di maledirli... …è vero, ma dobbiamo agire con la mente di Cristo e quindi benedire e non maledire.

Non dobbiamo lasciarci vincere dal sentimento di sdegno… …benedite e non maledite.

Dobbiamo considerare, come considerava Gesù Cristo e gli apostoli, l'ignoranza in cui sono:

Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». (Luca 23:34)

 

Ma voi rinnegaste il Santo, il Giusto e chiedeste che vi fosse concesso un omicida; e uccideste il Principe della vita, che Dio ha risuscitato dai morti.

Di questo noi siamo testimoni.

E, per la fede nel suo nome, il suo nome ha fortificato quest'uomo che vedete e conoscete; ed è la fede, che si ha per mezzo di lui, che gli ha dato questa perfetta guarigione in presenza di voi tutti.

Ora, fratelli, io so che lo faceste per ignoranza, come pure i vostri capi. (Atti 3:14-17)

 

Infatti a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme.

Egli non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno.

Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente; egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le sue lividure siete stati guariti.

Poiché eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime. (1 Pietro 2:21-25)

 

…non rendete male per male, od oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, benedite; poiché a questo siete stati chiamati affinché ereditiate la benedizione. (1 Pietro 3:9)

 

…io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.

Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani?

E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste. (Matteo 5:44-48)

 

Come il maledire implica l'odio e l'invocazione dell'ira di Dio su di loro, così il benedire implica l'amore (quello vero), e propone la conversione e la salvezza eterna a coloro che, nel loro accecamento, perseguitano i fedeli.

 

***

 Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono.

Abbiate tra di voi un medesimo sentimento.

 La condivisione fraterna dallo spirituale si manifesta nel materiale e si spinge fino all’emotività, ai sentimenti… vedere il nostro fratello felice ci deve rendere felice, è una disposizione divina... …vedere il nostro fratello soffrire, ci deve portare alla condivisione del suo dolore.

La condivisione di questi sentimenti è anche oggetto di esortazione in altre lettere di Paolo:

Del resto, fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace; e il Dio d'amore e di pace sarà con voi.

Salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio (2 Corinzi 13:11-12)

 

La reciprocità dei sentimenti di bontà, di amore, di simpatia assicura l’armonia nella  comunità… la “estraneità” dei fratelli, porta alla disaffezione ed all’indifferenza, ma il sentimento che si prova nel Signore è conforme al sentimento del nostro Signore Gesù Cristo... non un altro… che conduce alla glorificazione di Dio Padre!

Paolo dirà in seguito:

Il Dio della pazienza e della consolazione vi conceda di aver tra di voi un medesimo sentimento secondo Cristo Gesù, affinché di un solo animo e d'una stessa bocca glorifichiate Dio, il Padre del nostro Signore Gesù Cristo. (Romani 15:5-6)

 

Se dunque v'è qualche incoraggiamento in Cristo, se vi è qualche conforto d'amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza di affetto e qualche compassione, rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento.

Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri.

Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.

Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.

(Filippesi 2:1-11)

 

***

 Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili.

 Conformemente al sentimento di umiltà di Cristo Gesù, non aspirate alle cose alte, alle alte posizioni, cariche, relazioni, occupazioni, piuttosto lasciatevi attrarre dalle umili, dai doveri, dalle occupazioni o cure che meno attraggono gli sguardi e la lode degli uomini.

Questo perché nelle cose alte si annida facilmente l'orgoglio, la vanità personale che è di ostacolo alla concordia ed alla serena comunione fraterna.

Nella lettera ai corinzi Paolo dovette pesantemente intervenire in tal senso, in quanto si sviluppa spesso, nella comunità dei fedeli, una tendenza aristocratica, in nome della fraternità (parziale) di stringere relazioni con quei fratelli “pochi e selezionati” che, per i loro talenti, per le loro ricchezze, per le affinità personali o culturali occupano una posizione più elevata.

Questo non può che portare invidie e gelosie che danno inevitabilmente occasione di esclusioni offensive e penose.

L'Apostolo conosce queste infide cattiverie… probabilmente memore delle vecchie discussioni tra i farisei e tra i sapienti greci e vuole prevenirle… raccomanda quindi ai membri della chiesa di stabilire relazioni con tutti ugualmente e, se proprio vogliono fare preferenze, di farle piuttosto a favore dei più umili, dei più poveri, dei più ignoranti, dei meno influenti nella chiesa.

Questa antipatia che Paolo sente per ogni specie di aristocrazia spirituale, per qualunque distinzione di caste nella chiesa, è anche condivisa da Giacomo:

Fratelli miei, la vostra fede nel nostro Signore Gesù Cristo, il Signore della gloria, sia immune da favoritismi.

Infatti, se nella vostra adunanza entra un uomo con un anello d'oro, vestito splendidamente, e vi entra pure un povero vestito malamente, e voi avete riguardo a quello che veste elegantemente e gli dite: «Tu, siedi qui al posto d'onore»; e al povero dite: «Tu, stattene là in piedi», o «siedi in terra accanto al mio sgabello», non state forse usando un trattamento diverso e giudicando in base a ragionamenti malvagi?

Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto quelli che sono poveri secondo il mondo perché siano ricchi in fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?

Voi invece avete disprezzato il povero!

Non sono forse i ricchi quelli che vi opprimono e vi trascinano davanti ai tribunali?

Non sono essi quelli che bestemmiano il buon nome che è stato invocato su di voi? (Giacomo 2:1-8)

 

***

 Non vi stimate saggi da voi stessi.

 Un alta autostima della propria saggezza è un pericolo per la comunione fraterna che invece si coltiva nell’umiltà.

Già il saggio Salomone dava questi insegnamenti ed indicava altresì gli effetti benefici che ne conseguono:

Non ti stimare saggio da te stesso; temi il SIGNORE e allontanati dal male; questo sarà la salute del tuo corpo e un refrigerio alle tue ossa. (Proverbi 3:7-8)

 

Uno sfoggio della propria presunta saggezza, provoca invidie e gelosie… è inevitabile… Paolo avverte i fratelli di Corinto in tal senso circa la vera saggezza e le sue caratteristiche e finalità:

Dov'è il sapiente? Dov'è lo scriba? Dov'è il contestatore di questo secolo? Non ha forse Dio reso pazza la sapienza di questo mondo?

Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione.

I Giudei infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza, ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio; poiché la pazzia di Dio è più saggia degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini.

Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili; ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti;

Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno si vanti di fronte a Dio. Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione; affinché, com'è scritto: «Chi si vanta, si vanti nel Signore».

E io, fratelli, quando venni da voi, non venni ad annunciarvi la testimonianza di Dio con eccellenza di parola o di sapienza; poiché mi proposi di non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso.

Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore; la mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.  (1 Corinzi 1:20 / 2:5)

 

Anche Giacomo fa eco in tal senso:

Chi fra voi è saggio e intelligente?

Mostri con la buona condotta le sue opere compiute con mansuetudine e saggezza.

Ma se avete nel vostro cuore amara gelosia e spirito di contesa, non vi vantate e non mentite contro la verità.

Questa non è la saggezza che scende dall'alto; ma è terrena, animale e diabolica.

Infatti dove c'è invidia e contesa, c'è disordine e ogni cattiva azione.

La saggezza che viene dall'alto, anzitutto è pura; poi pacifica, mite, conciliante, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, senza ipocrisia.

Il frutto della giustizia si semina nella pace per coloro che si adoperano per la pace.  (Giacomo 3:13-18)

 

***

 Dopo aver descritto come il cristiano fedele è chiamato a condividere nella chiesa i sentimenti fraterni, passa ora ad illustrare i doveri più difficili della carità cristiana… l’atteggiamento nei riguardi di coloro che sono nemici… nel mondo ed ahimè anche verso coloro che si comportano come nemici nella Chiesa stessa

 

Non rendete a nessuno male per male.

Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini.

 

Davanti ai torti, alle sofferenze inflitte… invece di pensare a rendere il male a chi l’ha fatto, il cristiano deve preoccuparsi ed impegnarsi a fare il bene davanti a tutti gli uomini… fratelli e non fratelli!

Questo insegnamento è conforme all’insegnamento del Sommo Maestro:

«Voi avete udito che fu detto: "Occhio per occhio e dente per dente".

Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l'altra; e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello.

Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due.

Da' a chi ti chiede, e a chi desidera un prestito da te, non voltar le spalle.

Voi avete udito che fu detto: "Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico".

Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.

Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete?

Non fanno lo stesso anche i pubblicani?

E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario?

Non fanno anche i pagani altrettanto?

Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste. (Matteo 5:38-48)

 

Pietro anch’egli insegna così:

Infine, siate tutti concordi, compassionevoli, pieni di amore fraterno, misericordiosi e umili; non rendete male per male, od oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, benedite; poiché a questo siete stati chiamati affinché ereditiate la benedizione. (1 Pietro 3:8-9)

 

E su questo deve vigilare tutta la chiesa:

Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male; anzi cercate sempre il bene gli uni degli altri e quello di tutti. (1 Tessalonicesi 5:15)

 

***

 Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini.

 Il praticare il bene è la predicazione più convincente per gli indifferenti ed i nemici, lo dice Gesù:

Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli.

Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia.

Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi.

Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini.

Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa.

Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.

(Matteo 5:10-16)

 

Lo conferma anche Pietro:

Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dalle carnali concupiscenze che danno l'assalto contro l'anima, avendo una buona condotta fra i pagani, affinché laddove sparlano di voi, chiamandovi malfattori, osservino le vostre opere buone e diano gloria a Dio nel giorno in cui li visiterà.

Siate sottomessi, per amor del Signore, a ogni umana istituzione: al re, come al sovrano; ai governatori, come mandati da lui per punire i malfattori e per dare lode a quelli che fanno il bene. Perché questa è la volontà di Dio: che, facendo il bene, turiate la bocca all'ignoranza degli uomini stolti.

Fate questo come uomini liberi, che non si servono della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio.

Onorate tutti. Amate i fratelli. Temete Dio. Onorate il re. (1 Pietro 2:11-17)

 

Chi vi farà del male, se siete zelanti nel bene?

Se poi doveste soffrire per la giustizia, beati voi!

Non vi sgomenti la paura che incutono e non vi agitate; ma glorificate il Cristo come Signore nei vostri cuori.

Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni. Ma fatelo con mansuetudine e rispetto, e avendo la coscienza pulita; affinché quando sparlano di voi, rimangano svergognati quelli che calunniano la vostra buona condotta in Cristo.

Infatti è meglio che soffriate per aver fatto il bene, se tale è la volontà di Dio, che per aver fatto il male.

Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte quanto alla carne, ma reso vivente quanto allo spirito.

E in esso andò anche a predicare agli spiriti trattenuti in carcere, che una volta furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava, al tempo di Noè, mentre si preparava l'arca, nella quale poche anime, cioè otto, furono salvate attraverso l'acqua. (1 Pietro 3:13-20)

 

Anche quando, per l’azione di altri, la pace sia minacciata, il cristiano è chiamato, per quanto da lui dipende per conservarla.

Non dobbiamo dare occasione a dissidi, tantomeno iniettare veleno con le nostre parole o atti, anzi… …se possibile adoperarsi per evitarle ed eventualmente sanarle (non giustificarle).

Siamo chiamati ad essere figli di pace e procacciatori di pace:

Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio. (Matteo 5:9)

 

***

 Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all'ira di Dio; poiché sta scritto: «A me la vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore.

Anzi, «se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo».  Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene.

 

I primi cristiani, destinatari di questa lettera di Paolo, in particolare modo a Roma erano perseguitati, già l’imperatore Claudio aveva dato ordini precisi circa i giudei (tra quali i cristiani venivano spesso confusi):

Claudio aveva ordinato a tutti i Giudei di lasciare Roma… (Atti 18:2)

 

Il subire atti persecutori, in modo costante e continuo, può spingere qualsiasi uomo, pur nella sua mansuetudine più spiccata a cercare in qualche modo di farsi vendetta.

Paolo conosce bene questo combattimento e ci esorta a vincere… facendo il bene!

Cercando di farci giustizia, non solo non diamo buon esempio al mondo, non solo mettiamo a repentaglio la pace che siamo chiamati a mantenere con ogni sforzo, ma usurpiamo un diritto che Dio stesso si è riservato... cediamo il posto alla Sua ira.

 

Dio è il Giusto Vendicatore per eccellenza:

 Ora vedete che io solo sono Dio e che non vi è altro dio accanto a me.

Io faccio morire e faccio vivere, ferisco e risano, e nessuno può liberare dalla mia mano.

Sì, io alzo la mia mano al cielo e dico: 'Com'è vero che io vivo in eterno, quando affilerò la mia spada folgorante e la mia mano si leverà a giudicare, farò vendetta dei miei nemici e darò ciò che si meritano a quelli che mi odiano.

Inebrierò di sangue le mie frecce, del sangue degli uccisi e dei prigionieri; la mia spada divorerà la carne, le teste dei condottieri nemici'".

Nazioni, cantate le lodi del suo popolo!

Poiché il SIGNORE vendica il sangue dei suoi servi, fa ricadere la sua vendetta sopra i suoi avversari, ma si mostra propizio alla sua terra, al suo popolo.  (Deuteronomio 32:39-43)

 

Viva il SIGNORE! Sia benedetta la mia Rocca!

Sia esaltato Dio, la rocca della mia salvezza, il Dio che fa la mia vendetta e mi sottomette i popoli, che mi libera dai miei nemici.

Sì, tu m'innalzi sopra i miei avversari, mi salvi dall'uomo violento.   (2 Samuele 22:47-49)

 

Il SIGNORE ha visto, e gli è dispiaciuto che non vi sia più rettitudine; ha visto che non c'era più un uomo e si è stupito che nessuno intervenisse; allora il suo braccio gli è venuto in aiuto, la sua giustizia lo ha sorretto; egli si è rivestito di giustizia come di una corazza, si è messo in capo l'elmo della salvezza, ha indossato gli abiti della vendetta, si è avvolto di gelosia come in un mantello.

Egli renderà a ciascuno secondo le sue opere; il furore ai suoi avversari, il contraccambio ai suoi nemici; alle isole darà la loro retribuzione. (Isaia 59:15-18)

 

Poiché è giusto da parte di Dio rendere a quelli che vi affliggono, afflizione; e a voi che siete afflitti, riposo con noi, quando il Signore Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Dio, e di coloro che non ubbidiscono al vangelo del nostro Signore Gesù.

Essi saranno puniti di eterna rovina, respinti dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua potenza, quando verrà per essere in quel giorno glorificato nei suoi santi e ammirato in tutti quelli che hanno creduto, perché la nostra testimonianza in mezzo a voi è stata creduta.  (2 Tessalonicesi 1:6-10)

 

Il Signore vendicherà anche i torti tra fratelli:

 Perché questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che vi asteniate dalla fornicazione, che ciascuno di voi sappia possedere il proprio corpo in santità e onore, senza abbandonarsi a passioni disordinate come fanno gli stranieri che non conoscono Dio; che nessuno opprima il fratello né lo sfrutti negli affari; perché il Signore è un vendicatore in tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e dichiarato prima.

Infatti Dio ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione.

Chi dunque disprezza questi precetti, non disprezza un uomo, ma quel Dio che vi fa anche dono del suo Santo Spirito.  (1 Tessalonicesi 4:3-8)

Il Vendicatore farà giustizia sugli uomini malvagi:

 L'angelo lanciò la sua falce sulla terra e vendemmiò la vigna della terra e gettò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio.

Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì tanto sangue che giungeva fino al morso dei cavalli, per una distesa di milleseicento stadi. (Apocalisse 14:19-20)

 

Allora udii dal tempio una gran voce che diceva ai sette angeli: «Andate e versate sulla terra le sette coppe dell'ira di Dio».

Il primo andò e versò la sua coppa sulla terra; e un'ulcera maligna e dolorosa colpì gli uomini che avevano il marchio della bestia e che adoravano la sua immagine.

Poi il secondo angelo versò la sua coppa nel mare; esso divenne sangue simile a quello di un morto, e ogni essere vivente che si trovava nel mare morì.

Poi il terzo angelo versò la sua coppa nei fiumi e nelle sorgenti; e le acque diventarono sangue.

Udii l'angelo delle acque che diceva: «Sei giusto, tu che sei e che eri, tu, il Santo, per aver così giudicato. Essi infatti hanno versato il sangue dei santi e dei profeti, e tu hai dato loro sangue da bere; è quello che meritano».

E udii dall'altare una voce che diceva: «Sì, o Signore, Dio onnipotente, veritieri e giusti sono i tuoi giudizi».

Poi il quarto angelo versò la sua coppa sul sole e al sole fu concesso di bruciare gli uomini con il fuoco. E gli uomini furono bruciati dal gran calore; e bestemmiarono il nome di Dio che ha il potere su questi flagelli, e non si ravvidero per dargli gloria.

Poi il quinto angelo versò la sua coppa sul trono della bestia. Il suo regno fu avvolto dalle tenebre. Gli uomini si mordevano la lingua per il dolore, e bestemmiarono il Dio del cielo a causa dei loro dolori e delle loro ulcere, ma non si ravvidero dalle loro opere.
Poi il sesto angelo versò la sua coppa sul gran fiume Eufrate, e le sue acque si prosciugarono perché fosse preparata la via ai re che vengono dall'Oriente. E vidi uscire dalla bocca del dragone, da quella della bestia e da quella del falso profeta tre spiriti immondi, simili a rane. Essi sono spiriti di demòni capaci di compiere dei miracoli. Essi vanno dai re di tutta la terra per radunarli per la battaglia del gran giorno del Dio onnipotente. (Ecco, io vengo come un ladro; beato chi veglia e custodisce le sue vesti perché non cammini nudo e non si veda la sua vergogna).

E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Harmaghedon.

Poi il settimo angelo versò la sua coppa nell'aria; e dal tempio uscì una gran voce proveniente dal trono, che diceva: «È fatto». E ci furono lampi, voci, tuoni e un terremoto così forte che da quando gli uomini sono sulla terra non se n'è avuto uno altrettanto disastroso.

La grande città si divise in tre parti, e le città delle nazioni crollarono e Dio si ricordò di Babilonia la grande per darle la coppa del vino della sua ira ardente.

Ogni isola scomparve e i monti non furono più trovati.

E cadde dal cielo sugli uomini una grandine enorme, con chicchi del peso di circa un talento; gli uomini bestemmiarono Dio a causa della grandine; perché era un terribile flagello. (Apocalisse 16)

 

Il Vendicatore farà giustizia sulla madre delle prostitute e delle abominazioni della terra:

Poi uno dei sette angeli che avevano le sette coppe venne a dirmi: «Vieni, ti farò vedere il giudizio che spetta alla grande prostituta che siede su molte acque

I re della terra hanno fornicato con lei e gli abitanti della terra si sono ubriacati con il vino della sua prostituzione».

Egli mi trasportò in spirito nel deserto; e vidi una donna seduta sopra una bestia di colore scarlatto, piena di nomi di bestemmia, e che aveva sette teste e dieci corna.

La donna era vestita di porpora e di scarlatto, adorna d'oro, di pietre preziose e di perle. In mano aveva un calice d'oro pieno di abominazioni e delle immondezze della sua prostituzione.

Sulla fronte aveva scritto un nome, un mistero: BABILONIA LA GRANDE, LA MADRE DELLE PROSTITUTE E DELLE ABOMINAZIONI DELLA TERRA.

E vidi che quella donna era ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. Quando la vidi, mi meravigliai di grande meraviglia. (Apocalisse 17:1-6)

 

Uscite da essa, o popolo mio, affinché non siate complici dei suoi peccati e non siate coinvolti nei suoi castighi; perché i suoi peccati si sono accumulati fino al cielo e Dio si è ricordato delle sue iniquità.

Usatele il trattamento che lei usava, datele doppia retribuzione per le sue opere; nel calice in cui ha versato ad altri, versatele il doppio.

Datele tormento e afflizione nella stessa misura in cui ha glorificato se stessa e vissuto nel lusso.

Poiché dice in cuor suo: "Io sono regina, non sono vedova e non vedrò mai lutto".

Perciò in uno stesso giorno verranno i suoi flagelli: morte, lutto e fame, e sarà consumata dal fuoco; poiché potente è Dio, il Signore che l'ha giudicata. (Apocalisse 18:4-8)

 

Rallègrati, o cielo, per la sua rovina! E voi, santi, apostoli e profeti, rallegratevi perché Dio, giudicandola, vi ha reso giustizia».

Poi un potente angelo sollevò una pietra grossa come una grande macina, e la gettò nel mare dicendo: «Così, con violenza, sarà precipitata Babilonia, la gran città, e non sarà più trovata. In te non si udranno più le armonie degli arpisti, né dei musicisti, né dei flautisti, né dei suonatori di tromba; né sarà più trovato in te artefice di qualunque arte, e non si udrà più in te rumore di macina. In te non brillerà più luce di lampada, e non si udrà più in te voce di sposo e di sposa; perché i tuoi mercanti erano i prìncipi della terra e perché tutte le nazioni sono state sedotte dalle tue magie. In lei è stato trovato il sangue dei profeti e dei santi e di tutti quelli che sono stati uccisi sulla terra» (Apocalisse 18:20-24)

 

Poi vidi il cielo aperto, ed ecco apparire un cavallo bianco.

Colui che lo cavalcava si chiama Fedele e Veritiero; perché giudica e combatte con giustizia.

I suoi occhi erano una fiamma di fuoco, sul suo capo vi erano molti diademi e portava scritto un nome che nessuno conosce fuorché lui.  Era vestito di una veste tinta di sangue e il suo nome è la Parola di Dio.

Gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra cavalli bianchi, ed erano vestiti di lino fino bianco e puro.

Dalla bocca gli usciva una spada affilata per colpire le nazioni; ed egli le governerà con una verga di ferro, e pigerà il tino del vino dell'ira ardente del Dio onnipotente.

E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: RE DEI RE E SIGNORE DEI SIGNORI.

Poi vidi un angelo che stava in piedi nel sole. Egli gridò a gran voce a tutti gli uccelli che volano in mezzo al cielo: «Venite! Radunatevi per il gran banchetto di Dio; per mangiare carne di re, di capitani, di prodi, di cavalli e di cavalieri, di uomini d'ogni sorta, liberi e schiavi, piccoli e grandi».

E vidi la bestia e i re della terra e i loro eserciti radunati per far guerra a colui che era sul cavallo e al suo esercito.

Ma la bestia fu presa, e con lei fu preso il falso profeta che aveva fatto prodigi davanti a lei, con i quali aveva sedotto quelli che avevano preso il marchio della bestia e quelli che adoravano la sua immagine.

Tutti e due furono gettati vivi nello stagno ardente di fuoco e di zolfo.

Il rimanente fu ucciso con la spada che usciva dalla bocca di colui che era sul cavallo, e tutti gli uccelli si saziarono delle loro carni.

            (Apocalisse 19:11-21)

 

Il tempo per la vendetta non è però ancora giunto… …la carità cristiana al tempo attuale non si limita quindi al dovere di non rendere male per male… …ha la sua vittoria in questo combattimento, nel ricambiare il male con il bene secondo il precetto di Cristo, e questo allo scopo di conseguire il bene spirituale del nemico… …se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo.

Questa citazione è tratta da Proverbi 25:21-22:

Se il tuo nemico ha fame, dagli del pane da mangiare; se ha sete, dagli dell'acqua da bere; perché, così, radunerai dei carboni accesi sul suo capo, e il SIGNORE ti ricompenserà.

 

Questa immagine del radunare dei carboni accesi sul capo del nemico, non può significare altro che fargli nascere in cuore il salutare dolore della vergogna e del rimorso per i suoi atti malvagi.

A questo punto Paolo riassume i precetti relativi ai nemici in una formula finale:

Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene!

L'incontro del cristiano con la malvagità umana, costituisce per lui una lotta… un vero e proprio combattimento… da portare avanti con una mentalità completamente opposta a quella che si userebbe umanamente.

Il cercare di rendere male per male… il lasciarsi travolgere dall'ira o dal rancore… il farsi giustizia da sé… è una sconfitta in quanto il male che è contro di noi è riuscito a trovare il nostro lato debole, ci ha feriti e fatti cadere.

Al contrario, il non cedere alle tendenze naturali… il rendere il bene per il male in modo da portare un sano turbamento nel cuore e nella coscienza del nostro nemico, è un vincere il male in lui mediante il bene fatto da noi: il capolavoro della carità:

L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. (1 Corinzi 13:4-7)

 

***

 CONCLUSIONE

 Il filo conduttore della vita cristiana è l’amore… quello Vero, quello divino, quello stesso che Dio prova per tutti gli uomini e che si distingue e si oppone ad ogni specie di male e non lo tollera (lo aborrisce).

 Questo amore si manifesta primariamente nell’affetto fraterno fra i cristiani e nel reciproco onore… l’onore dei fratelli rende onore a Dio stesso.

 L’amore cristiano poi si trasforma in sano zelo, in un volenteroso ed amorevole servizio reciproco sotto ogni forma di sostegno ed edificazione del corpo di Cristo.

 Poi va oltre la Chiesa stessa… gli uomini perduti… i nemici… vengono visti sotto una luce diversa da quella naturale… il cristiano che esperimenta questo Amore porta benedizione… è il suo compito.

 Per essere ben preparati a questo dobbiamo pertanto autodisciplinarci (sacrificarci) per non fare spazio alle nostre carnali tendenze, dobbiamo quindi:

 - non aspirare alle cose alte di questo mondo e farci attrarre dalle umili (la propensione alle ambizioni umane ci porterebbe dei problemi di “vista spirituale”);

 - non auto-stimarci saggi da noi stessi (un eccessivo concetto di sé concentra la nostra attenzione su noi stessi e non sul prossimo);

 - non dedicarci alla amministrazione della nostra giustizia (ci porterebbe a valutare le cose con la mente influenzata dai nostri rancori e meditare le nostre vendette)… …dobbiamo invece impegnarci (sacrificarci) a fare il bene a tutti gli uomini e cercare la pace con tutti... …vincendo il male facendo il bene!

 

   Gianni Marinuzzi