Introduzione

LETTERA AI ROMANI 1:1-17

 

 Premessa

L’apostolo Paolo scrisse questa lettera molto probabilmente verso la fine del suo terzo viaggio missionario, dall’Asia durante i “tre mesi” nei quali egli restò in quei paraggi (cfr Atti 20:3) prima del suo rientro a Gerusalemme con la colletta raccolta presso le chiese; in particolare Paolo, al termine della lettera cita la sorella Febe diaconessa della chiesa di Cencrea, il porto di Corinto; possiamo quindi supporre che sia proprio da Corinto che egli scrisse questa lettera inviata per mezzo di Febe (cfr Romani 16:1-2).

Questa è l’unica lettera che Paolo scrive ad una chiesa che non aveva personalmente visitato e pertanto è una lettera a prevalente contenuto dottrinale/evangelistico.

In particolare Paolo tratta il tema della Giustizia di Dio che sfocia nella verità della Sua Grazia che giustifica tutti i peccatori (giudei e pagani) mediante la fede in Gesù Cristo; in una parola egli spiega loro il Vangelo di Dio (cfr Romani 1:1):

- la Salvezza che riguarda il mondo intero;

- per Dio non esistono favoritismi (cfr Romani 2:11);

- Egli è il Dio dei giudei e dei gentili (cfr Romani 3:29);

- tutta l’umanità è colpevole (cfr Romani 3:19,23);

- il solo rimedio è la giustificazione per fede (cfr Romani 3:28).

 

Paolo descrive quindi:

- l’Opera di giustificazione operata da Dio in chiunque crede in Lui;

- l’Opera di santificazione operata da Dio in chiunque crede in Lui ed i conflitti interiori del cristiano;

- la scelta sovrana di Dio riguardante il popolo di Israele;

- la vita trasformata del cristiano ed il suo cammino come nuova creatura.

 

Possiamo pertanto studiare questa lettera con due obiettivi principali:

- conoscere la verità fondamentale del Vangelo in tutti i suoi aspetti inerenti:

- la condizione dell’uomo peccatore sotto l’ira di Dio

- il ruolo della Legge

- l’Opera di Gesù Cristo

- la Grazia di Dio

- gli effetti della Grazia di Dio

 

- imparare a presentare il Vangelo:

- presentare la condizione dell’uomo peccatore sotto l’ira di Dio

- presentare il ruolo della Legge

- presentare l’Opera di Gesù Cristo

- presentare la Grazia di Dio

- vivere gli effetti della Grazia di Dio

 

Per fare questo percorso possiamo avvalerci dell’ausilio del seguente schema:

1)    Introduzione (1:1-17)

a.    Saluti (1:1-7)

b.    Il rapporto di Paolo con i fratelli (1:8-17)

 

2)    La giustizia di Dio rivelata nel giudizio (1:18 / 3:20)

a.    La condanna dei pagani e le conseguenze (1:18-32)

b.    Il giusto giudizio di Dio sui giudei (2:1-16)

c.    La condanna dei giudei ribelli (2:17 / 3:8)

d.    Il giusto giudizio di Dio di tutti gli uomini (3:9-20)

 

3)    La giustizia di Dio nella giustificazione (3:21 / 5:21)

a.    La giustificazione che Dio provvede (3:21-31)

b.    Esempi di giustificazione per fede (4)

c.    La gioiosa esperienza della giustificazione (5:1-11)

d.    Confronto tra Adamo e Cristo (5:12-21)

 

4)    La giustizia di Dio nella santificazione (6 / 8)

a.    Le basi della santificazione (6:1-4)

b.    Come avviene la santificazione (6:5-23)

c.    Il conflitto nella santificazione (7)

d.    La potenza nella santificazione (8:1-17)

e.    Lo scopo della santificazione (8:18-27)

f.     La certezza nella santificazione (8:28-39)

 

5)    La giustizia di Dio nella Sua scelta sovrana (9 / 11)

a.    La rivelazione della scelta sovrana di Dio (9:1-29)

b.    La applicazione della scelta sovrana di Dio (9:30 / 10:21)

c.    Il compimento della scelta sovrana di Dio (11)

 

6)    La giustizia di Dio rivelata nella vita trasformata del credente (12:1 / 15:3)

a.    La consacrazione (12:1-2)

b.    Il servizio cristiano (12:3-8)

c.    Le relazioni sociali (12:9-21)

d.    Le relazioni con le autorità (13:1-7)

e.    Le relazioni alla luce del futuro (13:8-14)

f.     Le relazioni con i fratelli (14:1 / 15:13)

 

7)    Riflessioni finali (15:14 / 16:27)

a.    Progetti personali di Paolo (15:14-33)

b.    Saluti e parole finali (16:1-27)

***

Paolo, servo di Cristo Gesù, chiamato a essere apostolo, messo a parte per il vangelo di Dio, che egli aveva già promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sante Scritture riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti; cioè Gesù Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale abbiamo ricevuto grazia e apostolato perché si ottenga l'ubbidienza della fede fra tutti gli stranieri, per il suo nome - fra i quali siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo - a quanti sono in Roma, amati da Dio, chiamati santi, grazia a voi e pace da Dio nostro Padre, e dal Signore Gesù Cristo.

Prima di tutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la vostra fede è divulgata in tutto il mondo.

Dio, che servo nel mio spirito annunciando il vangelo del Figlio suo, mi è testimone che faccio continuamente menzione di voi chiedendo sempre nelle mie preghiere che in qualche modo finalmente, per volontà di Dio, io riesca a venire da voi.

Infatti desidero vivamente vedervi per comunicarvi qualche dono, affinché siate fortificati; o meglio, perché quando sarò tra di voi ci confortiamo a vicenda mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io.

Non voglio che ignoriate, fratelli, che molte volte mi sono proposto di recarmi da voi (ma finora ne sono stato impedito) per avere qualche frutto anche tra di voi, come fra le altre nazioni.

Io sono debitore verso i Greci come verso i barbari, verso i sapienti come verso gli ignoranti; così, per quanto dipende da me, sono pronto ad annunciare il vangelo anche a voi che siete a Roma.

Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com'è scritto: «Il giusto per fede vivrà».

 

***

 

1a)  SALUTI   (Romani 1:1-7)

 

Paolo, servo di Cristo Gesù, chiamato a essere apostolo, messo a parte per il vangelo di Dio, che egli aveva già promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sante Scritture riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti; cioè Gesù Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale abbiamo ricevuto grazia e apostolato perché si ottenga l'ubbidienza della fede fra tutti gli stranieri, per il suo nome - fra i quali siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo - a quanti sono in Roma, amati da Dio, chiamati santi, grazia a voi e pace da Dio nostro Padre, e dal Signore Gesù Cristo.

 

Secondo l'uso antico, la lettera ai Romani, inizia con un saluto mandato dall'autore ai destinatari.

A differenza delle altre lettere, Paolo deve presentarsi ad una chiesa da lui non fondata, nè visitata nei suoi viaggi missionari, pertanto non si limita alla semplice menzione del suo nome ma aggiunge tre aspetti della sua persona:

 

- … servo di Cristo Gesù

 

Il termine “servo” (doulos), sta a significare “schiavo”, vale a dire una persona di proprietà di qualcun altro.

Paolo era fiero ed amava molto definirsi in questo modo, ma non era un semplice “definirsi” era l’effettiva vocazione personale.

Egli probabilmente si rifaceva al servo che per amore del suo padrone si legava a lui per la vita:

Se compri uno schiavo ebreo, egli ti servirà per sei anni, ma il settimo se ne andrà libero, senza pagare nulla.

Se è venuto solo, se ne andrà solo; se aveva moglie, la moglie se ne andrà con lui.

Se il suo padrone gli dà moglie e questa gli partorisce figli e figlie, la moglie e i figli di lei saranno del padrone, ed egli se ne andrà solo.

Ma se lo schiavo fa questa dichiarazione: "Io amo il mio padrone, mia moglie e i miei figli; io non voglio andarmene libero"; allora il suo padrone lo farà comparire davanti a Dio, lo farà accostare alla porta o allo stipite; poi il suo padrone gli forerà l'orecchio con una lesina ed egli lo servirà per sempre. (Esodo 21:2-6)

 

Ricordiamo come si presentò all’equipaggio della nave alessandrina che stava per naufragare:

…un angelo del Dio al quale appartengo, e che io servo, mi è apparso questa notte…  (Atti 27:23)

 

Tutti i redenti sono “servi” di Cristo, in quanto “comperati a prezzo” dal Redentore, non appartengono più al principe di questo mondo, tanto meno a se stessi come Paolo spiegherà successivamente nella lettera ai romani ed in altre lettere:

Ma ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete per frutto la vostra santificazione e per fine la vita eterna; (Romani 6:22)

 

Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo (1 Corinzi 6:20)

 

Paolo infatti, come buon esempio, dal giorno in cui è stato riscattato, ha “consacrato” (messo da parte) la sua mente, il suo cuore, la sua volontà, le forze del corpo, il suo tempo, i suoi beni, per l'opera che il suo Signore gli ha dato da compiere.

 

- …chiamato a essere apostolo

Per apostolo si intende “messo”, “mandato o inviato”, “messaggero”, “missionario”.

Possiamo fare un distinguo tra un apostolato generico e un apostolato speciale.

Abbiamo nella Scrittura degli esempi di apostoli “generici”:

- Barnaba:

Anche a Iconio Paolo e Barnaba entrarono nella sinagoga dei Giudei e parlarono in modo tale che una gran folla di Giudei e di Greci credette.

Ma i Giudei che avevano rifiutato di credere aizzarono e inasprirono gli animi dei pagani contro i fratelli. Tuttavia rimasero là per molto tempo, predicando con franchezza e confidando nel Signore che rendeva testimonianza alla Parola della sua grazia e concedeva che per mano loro avvenissero segni e prodigi.

Ma la popolazione della città era divisa: gli uni tenevano per i Giudei, e gli altri per gli apostoli…

…La folla, veduto ciò che Paolo aveva fatto, alzò la voce, dicendo in lingua licaonica: «Gli dèi hanno preso forma umana, e sono scesi fino a noi».

E chiamavano Barnaba Giove, e Paolo Mercurio, perché era lui che teneva il discorso.

Il sacerdote di Giove, il cui tempio era all'entrata della città, condusse davanti alle porte tori e ghirlande, e voleva offrire un sacrificio con la folla.

Ma gli apostoli Barnaba e Paolo, udito ciò, si strapparono le vesti, e balzarono in mezzo alla folla, gridando: «Uomini, perché fate queste cose? (Tratto da Atti 14:1-15)

 

- Giacomo il fratello del Signore, testimone oculare della resurrezione e autore della lettera:

Poi apparve a Giacomo, poi a tutti gli apostoli; e, ultimo di tutti, apparve anche a me, come all'aborto (1 Corinzi 15:7-8)

 

Poi, dopo tre anni, salii a Gerusalemme per visitare Cefa e stetti da lui quindici giorni; e non vidi nessun altro degli apostoli; ma solo Giacomo, il fratello del Signore. (Galati 1:18-19)

 

- Silvano o Sila, difatti Paolo scrivendo ai tessalonicesi dei loro incontri avuti con Lui e Sila si esprime così:

Difatti, non abbiamo mai usato un parlare lusinghevole, come ben sapete, né pretesti ispirati da cupidigia; Dio ne è testimone. E non abbiamo cercato gloria dagli uomini, né da voi, né da altri, sebbene, come apostoli di Cristo, avessimo potuto far valere la nostra autorità; invece, siamo stati mansueti in mezzo a voi, come una nutrice che cura teneramente i suoi bambini.

(1 Tessalonicesi 2:5-7)

 

- Apollo:

Ora, fratelli, ho applicato queste cose a me stesso e ad Apollo a causa di voi, perché per nostro mezzo impariate a praticare il non oltre quel che è scritto e non vi gonfiate d'orgoglio esaltando l'uno a danno dell'altro.

Infatti, chi ti distingue dagli altri? E che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto?

E se l'hai ricevuto, perché ti vanti come se tu non l'avessi ricevuto?

Già siete sazi, già siete arricchiti, senza di noi siete giunti a regnare! E fosse pure che voi foste giunti a regnare, affinché anche noi potessimo regnare con voi!

Poiché io ritengo che Dio abbia messo in mostra noi, gli apostoli, ultimi fra tutti, come uomini condannati a morte; poiché siamo diventati uno spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. (1 Corinzi 4:6-9)

 

- Andronico e Giunia della chiesa di Roma:

Salutate Andronico e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia, i quali si sono segnalati fra gli apostoli ed erano in Cristo già prima di me. (Romani 16:7)

 

Dalle caratteristiche e dalle funzioni svolte da questi fratelli possiamo dedurre che “apostolo in senso generico” era considerato colui che portava il messaggio del Vangelo con l’autorità di Dio.

 

Abbiamo inoltre un apostolato “speciale” costituito dai “dodici apostoli”:

A tale riguardo ricordiamo che le mura della Gerusalemme celeste è proprio fondata sui loro dodici nomi:

Le mura della città avevano dodici fondamenti, e su quelli stavano i dodici nomi di dodici apostoli dell'Agnello. (Apocalisse 21:14)

 

Pietro dava un idea delle caratteristiche che doveva avere l’apostolo “speciale” e secondo quanto da lui detto, gli apostoli dovevano:

- aver visto personalmente Gesù Cristo, di questa caratteristica troviamo conferma nelle parole di Paolo, mentre difende il suo apostolato:

Non sono libero? Non sono apostolo? Non ho veduto Gesù, il nostro Signore? Non siete voi l'opera mia nel Signore? Se per altri non sono apostolo, lo sono almeno per voi; perché il sigillo del mio apostolato siete voi, nel Signore.

(1 Corinzi 9:1-2)

 

- essere inviati in quanto stati testimoni oculari della risurrezione di Cristo

Ma riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra. (Atti 1:8)

 

Bisogna dunque che tra gli uomini che sono stati in nostra compagnia tutto il tempo che il Signore Gesù visse con noi, a cominciare dal battesimo di Giovanni fino al giorno che egli, tolto da noi, è stato elevato in cielo, uno diventi testimone con noi della sua risurrezione. (Atti 1:21-22)

 

E Paolo scrivendo “chiamato a essere apostolo” (letteralmente apostolo chiamato), si considera, per Grazia di Dio, uno di questi:

Non sono libero? Non sono apostolo? Non ho veduto Gesù, il nostro Signore? Non siete voi l'opera mia nel Signore? Se per altri non sono apostolo, lo sono almeno per voi; perché il sigillo del mio apostolato siete voi, nel Signore. (1 Corinzi 9:1)

 

Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio. (2 Corinzi 5:20)

 

Stimo infatti di non essere stato in nulla inferiore a quei sommi apostoli.

Anche se sono rozzo nel parlare, non lo sono però nella conoscenza; e l'abbiamo dimostrato tra di voi, in tutti i modi e in ogni cosa.  (2 Corinzi 11:5-6)

 

E la sua chiamata sulla via di Damasco fu una vera e propria investitura come egli stesso testimoniò davanti al re Agrippa:

Io sono Gesù, che tu perseguiti. Ma àlzati e sta' in piedi perché per questo ti sono apparso: per farti ministro e testimone delle cose che hai viste, e di quelle per le quali ti apparirò ancora, liberandoti da questo popolo e dalle nazioni, alle quali io ti mando per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati. (Atti 26:15-18)

 

Che fu anche confermata dagli altri apostoli:

…quelli, dico, che godono di maggiore stima non m'imposero nulla; anzi, quando videro che a me era stato affidato il vangelo per gli incirconcisi, come a Pietro per i circoncisi (perché colui che aveva operato in Pietro per farlo apostolo dei circoncisi aveva anche operato in me per farmi apostolo degli stranieri), riconoscendo la grazia che mi era stata accordata, Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne, diedero a me e a Barnaba la mano in segno di comunione perché andassimo noi agli stranieri, ed essi ai circoncisi; (Galati 2:6-9)

 

- …messo a parte per il vangelo di Dio

Come abbiamo visto Paolo, ha un apostolato speciale… …per gli stranieri:

Dio che m'aveva prescelto fin dal seno di mia madre e mi ha chiamato mediante la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché io lo annunciassi fra gli stranieri. (Galati 1:15-16)

 

Come possiamo vedere nel racconto della sua chiamata visto prima:

Io sono Gesù, che tu perseguiti. Ma àlzati e sta' in piedi perché per questo ti sono apparso: per farti ministro e testimone delle cose che hai viste, e di quelle per le quali ti apparirò ancora, liberandoti da questo popolo e dalle nazioni, alle quali io ti mando per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati. (Atti 26:15-18)

 

Che fu anche confermata dagli altri apostoli:

…quelli, dico, che godono di maggiore stima non m'imposero nulla; anzi, quando videro che a me era stato affidato il vangelo per gli incirconcisi, come a Pietro per i circoncisi (perché colui che aveva operato in Pietro per farlo apostolo dei circoncisi aveva anche operato in me per farmi apostolo degli stranieri), riconoscendo la grazia che mi era stata accordata, Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne, diedero a me e a Barnaba la mano in segno di comunione perché andassimo noi agli stranieri, ed essi ai circoncisi; (Galati 2:6-9)

 

 

…per il vangelo di Dio, che egli aveva già promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sante Scritture riguardo al Figlio suo…

 

Il vangelo di Dio, promesso da Dio per mezzo dei suoi profeti nelle sante Scritture, ha un solo riferimento: il Figlio suo.

Non esiste pertanto “un altro vangelo”…

…un’altra “buona notizia” in nome di qualcuno o qualcos’altro!

Tutte le profezie delle sante Scritture fanno riferimento solo al Figlio di Dio!

Quindi possiamo definire che l'Evangelo è annunciato dai profeti e predicato dagli Apostoli.

 

 

…nato dalla stirpe di Davide secondo la carne…

 

Gesù Cristo è umanamente nato dalla stirpe di Davide, come profetizzato:

Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu te n'andrai a raggiungere i tuoi padri, io innalzerò al trono dopo di te la tua discendenza, uno dei tuoi figli, e stabilirò saldamente il suo regno.

Egli mi costruirà una casa, e io renderò stabile il suo trono per sempre.

Io sarò per lui un padre, ed egli mi sarà figlio; e non gli ritirerò la mia grazia, come l'ho ritirata da colui che ti ha preceduto.

Io lo renderò saldo per sempre nella mia casa e nel mio regno, e il suo trono sarà reso stabile per sempre (1 Cronache 17:11-14)

 

Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abraamo. (Matteo 1:1)

 

E tutta la folla stupiva e diceva: “Non è questi il Figlio di Davide?” (Matteo 12:23)

 

…dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti, cioè Gesù Cristo, nostro Signore…

 

Ma di Cristo noi non dobbiamo considerare il lato “umano” seppure questo aspetto sia fondamentale per quanto riguarda l’aspetto profetico; vi è un lato superiore, una essenza spirituale divina che non appartiene alla terra, che viene da alto:

Egli diceva loro: «Voi siete di quaggiù; io sono di lassù; voi siete di questo mondo; io non sono di questo mondo. (Giovanni 8:23)

 

E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre(Giovanni 1:14)

 

…noi non conosciamo più nessuno da un punto di vista umano; e se anche abbiamo conosciuto Cristo da un punto di vista umano, ora però non lo conosciamo più così(2 Corinzi 5:16)

 

Come fu profetizzato dallo stesso Davide:

«Sono io», dirà, «che ho stabilito il mio re sopra Sion, il mio monte santo».

Io annuncerò il decreto: Il SIGNORE mi ha detto: «Tu sei mio figlio, oggi io t'ho generato.

Chiedimi, io ti darò in eredità le nazioni e in possesso le estremità della terra.

Tu le spezzerai con una verga di ferro; tu le frantumerai come un vaso d'argilla».

Ora, o re, siate saggi; lasciatevi correggere, o giudici della terra.

Servite il SIGNORE con timore, e gioite con tremore.

Rendete omaggio al figlio, affinché il SIGNORE non si adiri e voi non periate nella vostra via, perché improvvisa l'ira sua potrebbe divampare.

Beati tutti quelli che confidano in lui! (Salmo 2:6-12)

 

…ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito. (Romani 8:3-4)

 

Il verbo ὁριζω (definire, stabilire, designare, da ὁρος limite, confine), conserva sempre, nel Nuovo Testamento, l'idea fondamentale del determinare, del fissare, del costituire o stabilire.

Gesù Cristo era Figlio di Dio prima della sua incarnazione; ma sulla terra, la sua natura e dignità divine sono state velate.

Solo al battesimo ed alla trasfigurazione il velo è stato rimosso per un istante dalla voce del Padre.

Ma con l'atto di potenza della risurrezione Dio ha suggellato e dichiarato approvate la Parola e l'Opera di Gesù ed Egli è stato solennemente proclamato Figlio di Dio ed è rientrato “in quella gloria che possedeva presso il Padre avanti che il mondo fosse” (cfr Giovanni 17:5).

Così, mentre la sua nascita terrena lo ha designato figlio di Davide “secondo la carne”, la sua risurrezione lo ha designato Figlio di Davide “secondo lo spirito di santità”, cioè per quanto concerne la sua essenza spirituale superiore, sfolgorante di santità.

Se alla croce è morto il Figlio di Davide secondo la carne (il Messia); la tomba aperta ci dichiara che Egli è stato proclamato Figlio di Dio secondo lo Spirito ed è Egli stesso la risurrezione e la vita.

 

 …per mezzo del quale abbiamo ricevuto grazia e apostolato…

 Paolo riconosce quindi pubblicamente che la Grazie e l’apostolato derivano solo da Gesù Cristo.

E’ Lui che ha dato il mandato iniziale agli apostoli:

Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate.

Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente (Matteo 28:18-20)

 

Ed è Lui che ha dato Grazia e apostolato a Paolo:

Io ringrazio colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù, nostro Signore, per avermi stimato degno della sua fiducia, ponendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento; ma misericordia mi è stata usata, perché agivo per ignoranza nella mia incredulità; e la grazia del Signore nostro è sovrabbondata con la fede e con l'amore che è in Cristo Gesù.   (1 Timoteo 1:12-14)

 

Io sono Gesù, che tu perseguiti. Ma àlzati e sta' in piedi perché per questo ti sono apparso: per farti ministro e testimone delle cose che hai viste, e di quelle per le quali ti apparirò ancora, liberandoti da questo popolo e dalle nazioni, alle quali io ti mando per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati. (Atti 26:15-18)

 

 …perché si ottenga l'ubbidienza della fede fra tutti gli stranieri, per il suo nome - fra i quali siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo - a quanti sono in Roma, amati da Dio, chiamati santi, grazia a voi e pace da Dio nostro Padre, e dal Signore Gesù Cristo.

 

Lo scopo del mandato apostolico è l'ubbidienza della fede:

A colui che può fortificarvi secondo il mio vangelo e il messaggio di Gesù Cristo, conformemente alla rivelazione del mistero che fu tenuto nascosto fin dai tempi più remoti, ma che ora è rivelato e reso noto mediante le Scritture profetiche, per ordine dell'eterno Dio, a tutte le nazioni perché ubbidiscano alla fede(Romani 16:25-26)

 

Il “credere in Cristo” (avere fede in Lui) non è infatti un semplice atto intellettuale, ma è uno stato di fede attivo, una trasformazione della mente e del cuore ed è una sottomissione della propria volontà alla Sua.

Quindi, di conseguenza, l'incredulità è chiamata una “disubbidienza”.

Si confronti: Romani 10:3,16,21; 15:31; 2Tessalonicesi 1:8; 1Pietro 2:8; Ebrei 3:18-19; 4:11; Giovanni 5:40 «Voi non volete venire a me» e Giovanni 7:17.

 

Il campo del mandato apostolico di Paolo sono tutti gli stranieri (visti inizialmente come stranieri “non giudei” ma nel complesso “stranieri” al popolo di Dio, anche se Paolo è, in modo speciale, l'Apostolo delle genti.

  

…fra i quali siete anche voi…

 Nel vasto campo pagano si trovano anche i cittadini romani destinatari della lettera.

  

…chiamati da Gesù Cristo…

 Chiamati da Gesù Cristo perchè da Lui hanno ricevuto quell'appello alla fede alla quale essi hanno risposto.

 

 …amati da Dio…

 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.  (Giovanni 3:16)

 

il Padre stesso vi ama, perché mi avete amato e avete creduto che sono proceduto da Dio. (Giovanni 16:27)

 

…chiamati santi…

 …cioè separati dal mondo e consacrati a Dio come suo popolo.

 

 …grazia a voi e pace da Dio nostro Padre, e dal Signore Gesù Cristo.

 Dio nostro Padre è la Sorgente di ogni grazia eccellente:

Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia(2 Corinzi 9:8)

           

Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. (Efesini 2:8)

 Or il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente. (1 Pietro 5:10)

 

Il Signore Gesù Cristo è il Mediatore divino per mezzo del quale ci è stata concessa la pace di Dio:

Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà.

Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti. (Giovanni 14:27)

 

***

 1b)  IL RAPPORTO DI PAOLO CON I FRATELLI  (Romani 1:8-17)

 

Prima di tutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la vostra fede è divulgata in tutto il mondo.

Dio, che servo nel mio spirito annunciando il vangelo del Figlio suo, mi è testimone che faccio continuamente menzione di voi chiedendo sempre nelle mie preghiere che in qualche modo finalmente, per volontà di Dio, io riesca a venire da voi.

Infatti desidero vivamente vedervi per comunicarvi qualche dono, affinché siate fortificati; o meglio, perché quando sarò tra di voi ci confortiamo a vicenda mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io.

Non voglio che ignoriate, fratelli, che molte volte mi sono proposto di recarmi da voi (ma finora ne sono stato impedito) per avere qualche frutto anche tra di voi, come fra le altre nazioni.

Io sono debitore verso i Greci come verso i barbari, verso i sapienti come verso gli ignoranti; così, per quanto dipende da me, sono pronto ad annunciare il vangelo anche a voi che siete a Roma.

 

Prima di tutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la vostra fede è divulgata in tutto il mondo.

 Paolo rende grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo (cfr. Romani 7:25; Colossesi 3:17; Efesini 5:20; Ebrei 13:15), perchè Gesù Cristo è il Mediatore, l’unico mediatore, per le cui mani riceviamo i doni di Dio e per mezzo del quale offriamo il nostro culto; è quindi il sommo sacerdote che presenta i nostri sacrifici spirituali:

Infatti c'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti… (1 Timoteo 2:5-6)

 

Ora però egli ha ottenuto un ministero tanto superiore quanto migliore è il patto fondato su migliori promesse, del quale egli è mediatore. (Ebrei 8:6)

 Per questo egli è mediatore di un nuovo patto.

La sua morte è avvenuta per redimere dalle trasgressioni commesse sotto il primo patto, affinché i chiamati ricevano l'eterna eredità promessa. (Ebrei 9:15)

 Voi vi siete invece avvicinati al monte Sion… …a Gesù, il mediatore del nuovo patto e al sangue dell'aspersione che parla meglio del sangue d'Abele. (Tratto da Ebrei 12:22-24)

 

Alla “notorietà” della fede dei fratelli romani contribuiva sicuramente l'importanza che da tutti si dava all'evangelizzazione della capitale dell'impero e la facilità con cui, da questa, le notizie arrivavano nelle provincie.

 

 …Dio, che servo nel mio spirito annunciando il vangelo del Figlio suo, mi è testimone che faccio continuamente menzione di voi chiedendo sempre nelle mie preghiere che in qualche modo finalmente, per volontà di Dio, io riesca a venire da voi.

Infatti desidero vivamente vedervi per comunicarvi qualche dono, affinché siate fortificati; o meglio, perché quando sarò tra di voi ci confortiamo a vicenda mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io.

 

La riconoscenza che Paolo spande in preghiera davanti a Dio è un sentimento intimo, la cui sincerità non può essere costatata dall'uomo, ma di cui è testimone Colui che investiga i cuori.

Infatti nelle preghiere di Paolo per i Romani ricorre con insistenza una speciale richiesta che denota quanto sia vivo l'interesse che nutre, per loro e quanto brami visitarli, fin dai tempi in cui era ad Efeso:

Dopo questi fatti Paolo si mise in animo di andare a Gerusalemme, passando per la Macedonia e per l'Acaia.

“Dopo essere stato là”, diceva, “bisogna che io veda anche Roma”. (Atti 19:21)

 

Ma il suo desiderio di vedere i fratelli non è un desiderio sterile… …ha un fine ben preciso:

…per comunicarvi qualche dono, affinché siate fortificati; o meglio, perché quando sarò tra di voi ci confortiamo a vicenda mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io.

 

Paolo vuole confortare i fratelli ma vuole altresì a sua volta confortato.

In virtù della legge di solidarietà, ogni cristiano esercita e beneficia (o subisce) una influenza buona (o cattiva), nelle relazioni con i fratelli.

Questo pensiero di spirituale solidarietà è un insegnamento dottrinale di Paolo per le chiese dei santi:

Infatti tutti potete profetare a uno a uno, perché tutti imparino e tutti siano incoraggiati(1 Corinzi 14:31)

  

…Non voglio che ignoriate, fratelli, che molte volte mi sono proposto di recarmi da voi (ma finora ne sono stato impedito) per avere qualche frutto anche tra di voi, come fra le altre nazioni….

 Paolo dichiara che non gli è mancata la volontà, ma la possibilità.

L'impedimento principale, erano state le necessità imprescindibili dell'opera in Asia Minore ed in Grecia:

Per questa ragione appunto sono stato tante volte impedito di venire da voi; ma ora, non avendo più campo d'azione in queste regioni, e avendo già da molti anni un gran desiderio di venire da voi(Romani 15:22-23)

  

…per avere qualche frutto anche tra di voi, come fra le altre nazioni.

 Un altro motivo per cui Paolo desidera andare a Roma è avere qualche frutto anche .

Le anime strappate al mondo e condotte a Cristo le chiama il suo frutto, in quanto sono il risultato di cui Dio coronerà le sue fatiche apostoliche.

  

…Io sono debitore verso i Greci come verso i barbari, verso i sapienti come verso gli ignoranti; così, per quanto dipende da me, sono pronto ad annunciare il vangelo anche a voi che siete a Roma.

 Il proposito di venire a predicare in Roma più che da una inclinazione personale, deriva da una “spinta” di coscienza di un debito che sa di avere ugualmente verso tutti i pagani, senza distinzione di nazionalità, di lingua o di cultura.

L'Evangelo gli è stato affidato come un messaggio da portare tanto ai Greci, cioè a chi possiede la lingua e la civiltà greca, come ai Barbari che non possiedono nè l'una nè l'altra; tanto a chi è intellettualmente colto (i sapienti), come a chi è incolto (ignorante, lett. i pazzi).

Avendo dal Signore ricevuto un tale incarico, egli si sente debitore verso tutti ugualmente.

Dovremmo avere anche noi lo stesso debito… …lo stesso desiderio… …lo stesso amore… …verso tutti.

 

***

 

Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com'è scritto: «Il giusto per fede vivrà».

 

Paolo conosce molto bene quale sia l’opposizione al Vangelo, egli lo ha predicato a Gerusalemme, ad Antiochia, ad Efeso, ad Atene, a Corinto, e sa bene come esso sia “scandalo ai Giudei e pazzia ai Greci”; ma sa anche che la Parola della croce è “pazzia a coloro che si perdono è, per coloro che si salvano, potenza di Dio” (cfr 1Corinzi 1:18; cfr. Giacomo 1:21).

Egli è quindi pronto ad annunciarla con pienezza di convinzione, con l’entusiasmo di apostolo a tutti.

Malgrado la sua apparenza di debolezza, in quanto il messaggio evangelico è semplice e presenta un Gesù Cristo crocifisso, è in realtà potenza di Dio, cioè: il mezzo potente, pienamente efficace, di cui Dio si serve per salvare gli uomini... …di chiunque crede.

  

…del Giudeo prima e poi del Greco…

 Nonostante Paolo si sia definito l’apostolo dei gentili, sa benissimo quale sia la sua responsabilità verso il popolo di Israele.

D’altronde ha sempre agito dando precedenza, in ogni luogo dove gli è stato possibile farlo, ai giudei.

Solo dopo il loro espresso rifiuto (profetizzato da Dio), egli si è diretto ai gentili.

Possiamo vedere questo in una delle prime predicazioni di Paolo, nel suo primo viaggio missionario con Barnaba:

 

- nella città di Antiochia di Pisidia:

Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per udire la Parola di Dio.

Ma i Giudei, vedendo la folla, furono pieni di invidia e, bestemmiando, contraddicevano le cose dette da Paolo.

Ma Paolo e Barnaba dissero con franchezza: “Era necessario che a voi per primi si annunciasse la Parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi ritenete degni della vita eterna, ecco, ci rivolgiamo agli stranieri”. (Atti 13:44-46)

 

- ad Iconio:

Ma i Giudei che avevano rifiutato di credere aizzarono e inasprirono gli animi dei pagani contro i fratelli.

Tuttavia rimasero là per molto tempo, predicando con franchezza e confidando nel Signore che rendeva testimonianza alla Parola della sua grazia e concedeva che per mano loro avvenissero segni e prodigi.

Ma la popolazione della città era divisa: gli uni tenevano per i Giudei, e gli altri per gli apostoli.

Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei, d'accordo con i loro capi, di oltraggiare gli apostoli e lapidarli, questi lo seppero e fuggirono nelle città di Licaonia, Listra e Derba e nei dintorni; e là continuarono a evangelizzare. (Atti 14:2-7)

 

Anche nel secondo viaggio missionario insieme a Sila le cose furono simili:

 - a Tessalonica:

Dopo essere passati per Amfipoli e per Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c'era una sinagoga dei Giudei; e Paolo, com'era sua consuetudine, entrò da loro, e per tre sabati tenne loro ragionamenti tratti dalle Scritture, spiegando e dimostrando che il Cristo doveva morire e risuscitare dai morti. «E il Cristo», egli diceva, «è quel Gesù che io vi annuncio».

Alcuni di loro furono convinti, e si unirono a Paolo e Sila; e così una gran folla di Greci pii, e non poche donne delle famiglie più importanti.

Ma i Giudei, mossi da invidia, presero con loro alcuni uomini malvagi tra la gente di piazza; e, raccolta quella plebaglia, misero in subbuglio la città; e, assalita la casa di Giasone, cercavano di trascinare Paolo e Sila davanti al popolo… (Atti 17:1-5)

 

- a Berea:

quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che la Parola di Dio era stata annunciata da Paolo anche a Berea, si recarono là, agitando e mettendo sottosopra la folla.

I fratelli, allora, fecero subito partire Paolo, conducendolo fino al mare; ma Sila e Timoteo rimasero ancora là. (Atti 17:13-14)

 

- a Corinto:

…quando Gallione era proconsole dell'Acaia, i Giudei, unanimi, insorsero contro Paolo, e lo condussero davanti al tribunale, dicendo: «Costui persuade la gente ad adorare Dio in modo contrario alla legge… (Atti 18:12-13)

 

Nel terzo viaggio missionario Paolo si comportò nel medesimo modo:

 

- ad Efeso:

Poi entrò nella sinagoga, e qui parlò con molta franchezza per tre mesi, esponendo con discorsi persuasivi le cose relative al regno di Dio.

Ma siccome alcuni si ostinavano e rifiutavano di credere dicendo male della nuova Via davanti alla folla, egli, ritiratosi da loro, separò i discepoli e insegnava ogni giorno nella scuola di Tiranno.

Questo durò due anni. Così tutti coloro che abitavano nell'Asia, Giudei e Greci, udirono la Parola del Signore. (Atti 19:8-10)

 

E’ ammirabile la costanza e la tenacia di Paolo, seppure egli sapesse già quale sarebbe stata la reazione dei giudei, come rivela nel suo discorso fatto a loro che racconta i primi periodi dopo la sua conversione:

Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio fui rapito in estasi, e vidi Gesù che mi diceva: "Affrèttati, esci presto da Gerusalemme, perché essi non riceveranno la tua testimonianza su di me".

E io dissi: "Signore, essi sanno che io incarceravo e flagellavo nelle sinagoghe quelli che credevano in te; quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anch'io ero presente e approvavo, e custodivo i vestiti di coloro che lo uccidevano".

Ma egli mi disse: "Va' perché io ti manderò lontano, tra i popoli"». (Atti 22:17-21)

 

Paolo non si vergogna dell'Evangelo. Perchè?

Forse perchè è strumento di cultura e di civiltà?

Forse perchè inculca una morale perfetta?

Forse perchè uomini notevoli l'hanno abbracciato?   No!

Perchè esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede!

 

 …in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com'è scritto: «Il giusto per fede vivrà.

 L'espressione giustizia di Dio apre alla rivelazione che Paolo spiegherà nei capitoli seguenti.

Dopo aver parlato della giustificazione nei cinque primi capitoli della lettera, egli mostrerà come la fede che è il mezzo della giustificazione, unisce il credente a Cristo, creando così in lui una vita nuova.

Tale giustizia è rivelata nel Vangelo (cfr. Romani 3:21: è stata manifestata).

Se prima era una, cosa nascosta, un mistero (cfr Romani 16:25; Efesini 3:3-9; Colossesi 1:26), ora ogni velo è stato rimosso.

 

***

 CONCLUSIONE

 Paolo si presenta ai fratelli romani, concittadini della capitale dell’impero temporale come servo e apostolo, ovvero con l’umiltà e con l’autorità non umana ma spirituale, stabilita da Dio anche per loro tra i vari “gentili”.

 Il suo mandato apostolico consiste non in “esibizioni spirituali” ma nella trasmissione del Vangelo di Dio promesso dai profeti nelle sante Scritture riguardo al Figlio di Dio Gesù Cristo.

 Gesù Cristo viene presentato come nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, ma dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito mediante la resurrezione dai morti.

 Da Lui proviene il suo apostolato… …non da un uomo o da una chiesa… …e lo scopo del mandato è l’ubbidienza della fede.

 Il campo del mandato sono i gentili di cui i fratelli romani fanno parte, che sono chiamati da Dio, amati da Dio e chiamati santi!

 Per questi fratelli e per cosa loro rappresentano nel piano di Dio, Paolo ringrazia Dio e esterna il suo profondo affetto, bramando di incontrarli per potere condividere la consolazione spirituale e  poter svolgere anche tra di loro quell’opera che Dio ha preparata e raccogliere così qualche frutto anche tra loro.

 

Egli non porta loro un vangelo che “gonfia la carne” ma un Vangelo che è la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede.

 Una potenza che l’occhio umano non percepisce direttamente ma percepisce per mezzo degli effetti che produce, basata su di una giustizia non umana ma divina… …non temporale ma completa… …non carnale ma spirituale… …una Giustizia che Paolo vuole rivelare!

 

Gianni Marinuzzi