La parabola del figlio prodigo

 

 

Disse ancora: «Un uomo aveva due figli.

Il più giovane di loro disse al padre: "Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta".

Ed egli divise fra loro i beni.

Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un paese lontano e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente.

Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.

Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi a pascolare i maiali. Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava.

Allora, rientrato in sé, disse: "Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!

Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: 'Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi'".

Egli dunque si alzò e tornò da suo padre.

Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò.

E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio".

Ma il padre disse ai suoi servi: "Presto, portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato". E si misero a fare gran festa.

Or il figlio maggiore si trovava nei campi, e mentre tornava, come fu vicino a casa, udì la musica e le danze.

Chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa succedesse.

Quello gli disse: "È tornato tuo fratello e tuo padre ha ammazzato il vitello ingrassato, perché lo ha riavuto sano e salvo".

Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare.

Ma egli rispose al padre: "Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici; ma quando è venuto questo tuo figlio che ha sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato".

Il padre gli disse: "Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia è tua; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato"

(Luca 15:11-31)

 

Per comprendere il vero senso della parabola che Gesù racconta, occorre considerare che Egli sta parlando al popolo religioso di Israele rappresentato in particolare dai farisei e dagli altri dottori della Legge, che si consideravano il vero popolo di Dio per il loro attaccamento formale alla Legge e disprezzavano i peccatori, i pubblicani ed i gentili, che condannavano per la loro dissolutezza, facendosi forza della Legge che loro conoscevano, ma utilizzavano nel modo non corretto (cfr Romani).

 La predicazione del Vangelo di Gesù si opponeva fortemente a quanto pensavano e vivevano i dottori della Legge, i quali consideravano senza speranza coloro che loro consideravano peccatori.

 Il fatto che questo “popolo di Israele terreno” si configuri nel figlio primogenito è anche confortato nelle espressioni che troviamo negli scritti dell’antico Patto:

Tu dirai al faraone: "Così dice il SIGNORE: Israele è mio figlio, il mio primogenito, e io ti dico: Lascia andare mio figlio, perché mi serva; se tu rifiuti di lasciarlo andare, ecco, io ucciderò tuo figlio, il tuo primogenito (Esodo 4:22-23)

 

Gesù quindi racconta loro tre famose parabole, quella della pecora smarrita, quella della dramma perduta e quella del figlio prodigo.

Tutte e tre le parabole fanno risaltare come Gesù sia venuto, come nel caso di Zaccheo, per cercare e salvare ciò che era perduto (Luca 19:10) e che il Regno di Dio non è precluso a nessuno, nemmeno ai più lontani da Lui.

 

E’ bene ricordare quale era lo stato dei gentili (a causa del loro peccato) prima di Cristo, come descritto da Paolo:

ricordatevi che un tempo voi, Gentili di nascita, chiamati i non circoncisi da quelli che si dicono i circoncisi, perché tali sono nella carne per mano d'uomo, voi, dico, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele ed estranei ai patti della promessa, non avendo speranza, ed essendo senza Dio nel mondo. (Efesini 2:11-12)

 Il padre qui rappresenta Dio, nostro Padre celeste, non Cristo, che sempre si presenta a noi come Figlio, benché spesso pure come un Padrone od un Signore.

 I due figli possono quindi rappresentare rispettivamente il popolo religioso gonfio della “propria giustizia” (il figlio maggiore) ed i pubblicani ed i peccatori (il figlio minore), e in senso “più allargato” i gentili non convertiti.

 Questo non esclude comunque l’interpretazione che il figlio minore sia pure il tipo di tutti i peccatori non convertiti, ed il suo ritorno alla casa paterna l'emblema del vero pentimento.

 

***

LA PREMESSA

Disse ancora: «Un uomo aveva due figli.

Il più giovane di loro disse al padre: "Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta".

Ed egli divise fra loro i beni.

 La legge Giudaica non permetteva ad un padre di disporre del suo patrimonio a capriccio, ma doveva dividerlo secondo quanto prescritto dalla Legge:

Se un uomo ha due mogli, l'una amata e l'altra odiata, e tanto l'amata quanto l'odiata gli danno dei figli, se il primogenito è figlio dell'odiata, quando egli dividerà tra i suoi figli i beni che possiede, non potrà fare primogenito il figlio dell'amata, preferendolo al figlio dell'odiata, che è il primogenito; ma riconoscerà come primogenito il figlio dell'odiata, dandogli una parte doppia di tutto quello che possiede; poiché egli è la primizia del suo vigore e a lui appartiene il diritto di primogenitura. (Deuteronomio 21:15-17)

 

Egli doveva (nel caso specifico), dividere il suo patrimonio in tre parti, di cui due spettavano al figlio primogenito e una al figlio minore e, se vogliamo constatare, questo principio è stato rispettato anche da Dio, ,Israele ha una eredità terrena (come popolo) e celeste (come giudei convertiti), mentre ai gentili spetta una eredità celeste.

Niente però nel codice civile degli Ebrei dava ad un figlio il diritto di chiedere la sua porzione, mentre viveva il genitore.

In questo caso, il padre, con singolare abnegazione, sacrificò sé stesso per amore di suo figlio (il che rende tanto più vile la condotta di questo).

La richiesta del fratello minore rivela quanto sia stato egoista e privo di qualsiasi affetto naturale nei confronti del padre che, dovendo dividere anticipatamente il patrimonio, rimase di fatto senza riserve personali.

In senso spirituale, questa richiesta rivela il desiderio dell'uomo carnale di voler rapinare la giustizia di Dio per poterla amministrare a suo piacimento, senza alcun riconoscimento e ringraziamento, ,per diventare dio di se stesso.

 

Questo è il peccato per eccellenza, da cui derivano poi tutti gli altri, ricordiamo cosa scrive Paolo ai romani:

L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato.

Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili,

Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa della loro mente perversa sì che facessero ciò che è sconveniente; ricolmi di ogni ingiustizia, malvagità, cupidigia, malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di contesa, di frode, di malignità; calunniatori, maldicenti, abominevoli a Dio, insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza affetti naturali, spietati.  (tratto da Romani 1:18-31)

 

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IL RAGIONAMENTO INSENSATO

Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un paese lontano e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente.

Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.

 L’uomo naturale, attaccato ai beni e non al Padre, non resiste molto nella Sua casa, egli, coltiva il suo desiderio di indipendenza da Dio, la disciplina del Padre gli pesa, ,egli non vede più i benefici di stare nella Sua casa, cade nel laccio di satana che nella sua astuzia (cfr Genesi 3:1) gli fa vedere il male nel bene e il bene nel male,

Egli, come Caino e come tutti i ribelli, si allontana dalla presenza di Dio (cfr Genesi 4:16) e vivendo in maniera dissoluta, in quanto lontano da Dio qualsiasi senso di giustizia si perde... ..cadendo nella cecità morale, ricordiamo la conclusione di Paolo:

Essi, pur conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non soltanto le fanno, ma anche approvano chi le commette. (Romani 1:32)

 

Giunge in quel lontano paese una carestia, una gran carestia, proprio quando il figlio prodigo maggiormente ne doveva sentire tutto peso, avendo ormai speso tutto il suo “patrimonio di giustizia”, era questo un primo appello a tornare a casa!

Il figlio però ha perso il suo senso di Giustizia ma non ha ancora perso il suo orgoglio; la sua fiducia nelle proprie risorse non è esaurita.

Spesso non bastano i rimproveri della propria coscienza a condurre subito il peccatore alla porta del perdono, anzi, se trascurati questi indurano il suo cuore, facendo nascere sentimenti amari verso Dio, e lo spingono a cercare altri modi per ottenere quel sollievo... filosofie, religioni, tecniche di rilassamento, sedute psicoterapeutiche, e qualsiasi altra forma di illusione, fino a cadere nelle cose più impure, mettersi sotto schiavitù per allevare porci!

 

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IL RISULTATO DEL RAGIONAMENTO INSENSATO

Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi a pascolare i maiali. Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava.

 

Invece di tornare alla casa del padre e di rientrare pentito e umiliato nella casa paterna (con tutto quello che ne conseguiva), il figlio preferisce mettersi alle dipendenze di un uomo crudele… per un israelita, il pascolare i porci era il più infame dei mestieri, allevare animali impuri destinati a sfamare gli infedeli.

Perfino i Gentili disprezzavano tali persone per il loro impiego, Erodoto infatti ci dice che  soli gli allevatori di porci venivano esclusi dai templi egiziani, e che anche i più vili fra il popolo evitavano di imparentarsi con loro.

Il Signore Gesù non poteva presentare ai suoi uditori una situazione più infame, una perfetta rappresentazione delle degradazione più profonda, una situazione che ad un figlio di una ricca ed onorata casa israelitica non sarebbe mai dovuta succedere!

Dal punto di vista spirituale la degradazione del figlio prodigo simboleggia una caduta ben più grande e ben più terribile di quella che rappresenta umanamente, egli rappresenta colui che fu creato ad immagine di Dio e trattato come suo figlio, che nella sua carnalità (immaturità) ha voluto abbandonare Dio diventando preda della propria concupiscenza  e diventando così schiavo di Satana che lo utilizza per ogni opera iniqua ed impura.

Paolo descrive questo stato terribile nella lettera agli efesini:

Seguendo il principe della potestà dell'aria, di quello spirito che opera al presente negli uomini ribelli; nel numero dei quali noi tutti pure, immersi nelle nostre concupiscenze carnali, siamo vissuti altra volta ubbidendo alle voglie della carne e dei pensieri, ed eravamo per natura figliuoli d'ira, come gli altri. (Efesini 2:1-3)

 

…già prestaste le vostre membra a servizio dell'impurità e dell'iniquità per commettere l'iniquità… (Romani 6:19)

 Ma satana non paga bene, è un padrone crudele, ai suoi schiavi non da nemmeno le cose che nutrono le loro opere morte, ricordiamoci di cosa diceva l’Ecclesiaste:

Chi ama l'argento non è saziato con l'argento; e chi ama le ricchezze non ne trae profitto di sorta. Anche questo è vanità. (Ecclesiaste 5:10)

 In questo suo desiderio di nutrirsi di baccelli che i maiali mangiavano, vediamo l'immagine del peccatore che cerca di dissetare la sua anima, dando libero sfogo alle sue perversioni, ma Salomone ci insegna:

Chi lavora la sua terra avrà pane in abbondanza; ma chi va dietro ai fannulloni avrà abbondanza di miseria. (Proverbi 28:19)

Ascolta, figlio mio, sii saggio e dirigi il tuo cuore per la retta via.

Non essere di quelli che sono bevitori di vino, che sono ghiotti mangiatori di carne; perché l'ubriacone e il goloso impoveriranno e i dormiglioni andranno vestiti di cenci. (Proverbi 23:19-21)

 

Il figlio prodigo è ora un uomo rovinato, ,al fondo di ogni miseria, ,soffre la fame senza alcuna compassione umana di conforto, ,sembra di sentire ancora le parole dei dottori della Legge rivolte a Giuda dopo il tradimento:

Che c'importa? Pensaci tu. (Matteo 27:4)

 È veramente solo nel mondo e sta per sparirne senza lasciar traccia di sé (la vanità assoluta), immagine tipo del peccatore che raccoglie come conseguenze del peccato la vergogna e la più completa miseria.

Nella descrizione del figlio minore abbiamo un ritratto fedelissimo del cuore naturale, dello stato di mente in cui tutti siamo nati.

Siamo per natura orgogliosi, amanti di fare il nostro proprio volere, e ci allontaniamo da Dio perché non troviamo piacere alcuno nella comunione con lui.

Spendiamo il tempo e le forze, le facoltà e gli affetti in cose di nessun profitto.

L'avaro lo fa in un modo, lo schiavo del sesso e delle passioni carnali in un altro, il ricercatore dei piaceri e dei “privilegi di questo mondo” in un altro ancora.

I nostri cuori incirconcisi sono in questo stato:

Ecco, il loro orecchio è incirconciso, essi sono incapaci di prestare attenzione; ecco, la parola del SIGNORE è diventata per loro un obbrobrio, non vi trovano più nessun piacere. (Geremia 6:10)

 

L’uomo naturale prova un senso di apparente libertà nello starsene più lontano possibile da Dio, dalla sorgente e dal centro di ogni vero bene, ma non c’è errore più grande, l’esperienza del figlio prodigo e la Parola di Dio (cfr Romani 1:18-25), ci rivelano che l’uomo lontano da Dio cade nella degradazione, nel disonore e nella schiavitù più brutale!

 

***

IL “RITORNO IN SE’ – IL RAVVEDIMENTO”

Allora, rientrato in sé, disse: "Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!

Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: 'Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi”.

Egli dunque si alzò e tornò da suo padre.

 

Solo quando l’uomo realizza veramente quale è il suo stato (e la funzione della Legge è proprio questo), si rende conto che ha bisogno di ritornare alla casa del Padre.

Abbiamo un bellissimo esempio nelle parole che lo Spirito Santo per bocca del profeta Geremia rivolse alla tribù di Giuda e Beniamino:

La tua malvagità è quella che ti castiga; le tue infedeltà sono la tua punizione.

Sappi dunque e vedi che cattiva e amara cosa è abbandonare il SIGNORE, il tuo Dio, e il non aver di me nessun timore», dice il Signore, DIO degli eserciti. (Geremia 2:19)

 Tutto il tempo che l’uomo vive dissolutamente lontano da Dio, lo vive in uno stato di pura follia che gli impedisce ogni seria riflessione, quando cade in disgrazia, nella malattia, a volte rientra in sé, Eliù dichiara questa verità davanti a Giobbe:

L'uomo è anche ammonito sul suo letto, dal dolore, dall'agitazione incessante delle sue ossa; quand'egli ha in avversione il pane e lo ripugnano i cibi più squisiti; la carne gli si consuma e sparisce, mentre le ossa, prima invisibili, gli escon fuori; egli si avvicina alla fossa, e la sua vita a quelli che infliggono la morte. (Giobbe 33:19-22)

 

Proprio per questo dobbiamo imparare a pregare, tante volte il Signore mette in condizioni disperate una persona, malattie, ”disgrazie”, per poterlo fare riflettere, e noi chiediamo di “togliere questo”, impariamo a sottoporre alla Buona e Perfetta Volontà di Dio ogni cosa, ricordiamoci sempre che:

Tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio. (Romani 8:32)

 

Così fu di questo giovane; il suo primo atto, una volta rientrato in sé, fu di riflettere, sotto l'influenza di una coscienza risvegliata, sulla sua vita passata, sull'abbandono della casa paterna, sulle conseguenze funeste che ciò aveva portato.

Egli analizza ora con lucidità le benedizioni che hanno anche solo i servi di suo padre rispetto a lui,

Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!

La sua umiliazione, la fame, la nudità, la vergogna della sua attuale posizione, tutto testimonia contro di lui, in casa di suo padre c’era pane in abbondanza per tutti, altro che desiderare il cibo dei maiali!

Che follia ora gli sembra l’avere desiderato di abbandonare quella casa!

 

Questo rientrare in sé è la prima opera dello Spirito Santo nella conversione del peccatore:

Quando sarà venuto, convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. (Giovanni 16:8)

 

Ma in molti casi il pentimento non va più in là del rimorso per il passato e di un indefinito desiderio di vivere un vita migliore (non comprende pienamente il messaggio) che Satana presto porta via perché non lo si mette subito in pratica:

Tutte le volte che uno ode la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e porta via quello che è stato seminato nel cuore di lui: questi è colui che ha ricevuto il seme lungo la strada. (Matteo 13:19)

 

Ma il figlio prodigo invece comprende l’ammonizione, ,la riflessione condotta dallo Spirito Santo lo conduce ad una rapida risoluzione, il suo pentimento è genuino, senza tentativo di cercare giustificazioni, è pronto a confessare di avere oltraggiato, con la sua condotta scellerata, non solo il padre, ma Dio stesso.

Il suo orgoglio è vinto!

E’ ora di ritornare, l’essere rientrato in sé, lo porta a riprendere la strada della casa del padre per chiedere umilmente di rientrare in quella casa fonte di benedizioni, egli parte subito e nel suo stato di miseria assoluta, non cerca di ripulirsi per mascherare il suo stato, egli si avvia verso la casa di suo padre dove Gesù illustra lo scopo principale della parabola: presentarci l'accoglienza affettuosa nella casa paterna del peccatore pentito.

 

***

L’INCONTRO CON IL PADRE – IL PERDONO

Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò.

 

Egli è ancora lontano quando l'occhio del padre lo scorge e lo riconosce.

Egli vede suo figlio tornare, ..l’ha visto partire gonfio della sua superbia ed arroganza, ,lo vede rientrare umiliato fino al midollo, ,ricordiamo il carattere di Dio: Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili. (Giacomo 4:6  e 1 Pietro 5:5)

 La compassione e la gioia erano troppo potenti in quel cuore di padre perché aspettasse l'arrivo del figlio sulla soglia di casa, egli era ancora lontano, e ne ebbe compassione, lui gli corre incontro e gli si getta al collo e lo bacia, gli dà piena certezza di completo perdono, prima ancora che egli abbia pronunciato una sola parola.

 Nelle parole di Gesù Cristo troviamo specchiato il cuore di Dio!

 

***

LA CONFESSIONE

E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio".

 

Il padre lo ha accolto, potrebbe risparmiarsi l’umiliazione della confessione ma il nostro figlio prodigo è determinato, non sta solo opportunamente cercando di entrare in possesso di qualcosa di perduto, egli sente il peso del suo peccato e solo una vera confessione potrà liberare da qualsiasi ombra il suo cuore davanti al padre.

Più il peccatore prova e gusta l'amore di Dio, più sente il dolore di averlo offeso.

La sua confessione segue esattamente quanto aveva realizzato e si era proposto di dire a suo padre e nella sua umiliazione non chiede alcuna dignità, ,chiede solo il posto di un servo, siamo lontani dalle pretese di avere la sua parte di eredità!

 

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LA RIABILITAZIONE

Ma il padre disse ai suoi servi: "Presto, portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato". E si misero a fare gran festa.

 

La profonda ed esuberante gioia del padre si converte negli atti riabilitativi, ,sembra non aver sentito la confessione del figlio, ,i servi son chiamati, ,al figlio pentito vengono tolti gli abiti che ricordavano a tutti il suo stato di totale degradazione, egli ora indossa la veste più bella.

La veste più bella rappresenta la giustizia di Cristo che ci è stata data e di cui siamo chiamati a rivestirci:

Avete imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici; a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità. (Efesini 4:22-24)

 

Vi siete spogliati dell'uomo vecchio con le sue opere e vi siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l'ha creato. (Colossesi 3:9-10)

 

Non solo, gli viene subito messo un anello al dito, simbolo non solo della restituzione del suo rango, ma pure dell'autorità che egli doveva ricominciare ad avere in casa insieme al padre ed al fratello maggiore, ma nella simbologia significa anche il suggello dello Spirito Santo con il quale il cristiano è sigillato con il sigillo di Dio.

I calzari ai piedi non erano portate dai servi o dagli schiavi, il riceverne era dunque una nuova prova che egli ritornava ad occupare la sua posizione di prima e sono una indicazione che il perdonato peccatore cammina in novità di vita.

Il vitello ingrassato per fare festa mostra tutta la gioia del padre, che vuole manifestare a tutti la sua piena soddisfazione e felicità per il ritorno del figlio, come diceva Gesù:

Così, vi dico, v'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede. (Luca 15:9)

 

E’ terrificante scoprire che Dio è buono, perché noi NON LO SIAMO!

 

Abbiamo peccato contro Dio, contro altre persone, contro la natura,

abbiamo peccato contro ogni cosa

e tutto ciò che ci circonda sta subendo il risultato del nostro peccato!

Tutta la creazione grida la nostra condanna!

 

Cosa fa questo Padre Buono e Giusto per dei peccatori come noi?

Se Dio è veramente Giusto, cosa deve fare con noi?

Se un Dio Buono perdona semplicemente il peccatore, non sarebbe Buono!

Se un Dio Santo fa avvicinare a sé un peccatore, non sarebbe Santo!

 

Dobbiamo quindi chiederci:

·         “Come può un Dio Giusto perdonare il peccatore ed essere ugualmente Giusto?”

·         “Come può un Dio Santo avere comunione con un peccatore e rimanere Santo?”

 

La risposta la troviamo alla croce di Gesù Cristo, lì troviamo la rivelazione unica degli attributi di Dio!

 

Dio è Giusto e deve condannare il nostro peccato, ,ma nel Suo Amore ha provveduto il sacrificio propiziatorio... il Suo Figlio Gesù Cristo... il Giusto, che si è caricato dei peccati di tutti gli uomini ed ha interceduto per loro in un sacrificio totale, subendo la totale ira di Dio per l’ingiustizia degli uomini su di sé, ha pagato il giusto prezzo della Giustizia di Dio.

 

Al termine del sacrificio Gesù disse: “Tutto è compiuto”… Il prezzo totale è stato saldato!

 

La Giusta ira di Dio che noi meritavamo, senza alcuna attenuante, è caduta su Gesù Cristo.

Ma Egli fu Giusto nella Sua vita terrena e fu approvato dal Dio Giusto che Lo ha risuscitato il terzo giorno per costituirlo Unico Mediatore tra il Padre e gli uomini, non c’è nessun altro Nome per il quale possiamo essere salvati!

 

Ma per essere salvati dobbiamo ravvederci… Ma cosa vuole dire ravvederci?

Il termine “ravvedimento” deriva da un termine greco che significa letteralmente “cambiare mentalità”, ma non solo “mentalmente”, un esempio molto pratico di cosa significa il ravvedimento lo abbiamo nell’apostolo Paolo:

1.     L’apostolo Paolo partì alla volta di Damasco per catturare e perseguitare i cristiani, in quanto era perfettamente convinto che Gesù Cristo fosse la più grande bestemmia (questa era la convinzione nella mente di Paolo).

2.     Egli pensava che i cristiani erano una setta pericolosissima da eliminare con tutti i modi possibili (questa era la convinzione nella mente di Paolo).

 

Ma dopo l’incontro con Gesù Cristo, Paolo riconosce che il suo modo di pensare era completamente sbagliato e cambiò totalmente il suo modo di pensare adeguandolo alla rivelazione di Gesù Cristo:

  1. Riconosce che Gesù Cristo è il Figlio di Dio promesso per la salvezza di tutti gli uomini.

  2. Riconosce che i cristiani sono il popolo che Dio si è acquistato.

 

Con il suo cambiamento di pensiero è cambiata totalmente la sua vita, ha una nuova prospettiva, vede le cose dalla parte di Dio, non più dalla sua.

Dopo il suo battesimo egli diventa il predicatore della Giustizia di Dio per mezzo di Gesù Cristo, diventa un cristiano perseguitato!

 

Ravvedersi significa riconoscere che la nostra vista della realtà delle cose, il nostro modo naturale di vedere è sbagliato e significa accettare che il modo di vedere di Dio è quello che conta, sottomettendo quindi la nostra mente, i nostri pensieri, alla Volontà ed alla Saggezza di Dio, di conseguenza i nostri pensieri si faranno “ubbidienti a Cristo” e le nostra azioni saranno quindi conseguentemente adeguate.

 

Dobbiamo quindi chiederci: mi sono ravveduto?

La nostra mente è cambiata?

Questo cambio di mentalità ha influenzato la mia vita pratica?

 

Il peccato che tanto amavamo, lo odiamo adesso?

La santità che prima fuggivamo, la cerchiamo adesso?

Gesù Cristo che prima non consideravamo o consideravamo in modo superficiale, è il Signore della mia vita, Lo adoriamo, Lo ringraziamo?

Queste sono le evidenze che ci siamo ravveduti.

 

Ma, come il figliol prodigo, non basta pensarlo, ,bisogna che ci mettiamo in cammino nel ritorno alla casa del Padre, un ritorno di pentimento ed un avvicinamento verso tutto quello che il Padre significa, intraprendere sotto la guida di Dio il cammino della santificazione, sapendo che Colui che ha iniziato un opera in noi la porterà a compimento.

 

***

LA REAZIONE RIBELLE DEL FRATELLO MAGGIORE

Or il figlio maggiore si trovava nei campi, e mentre tornava, come fu vicino a casa, udì la musica e le danze.

Chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa succedesse.

Quello gli disse: "È tornato tuo fratello e tuo padre ha ammazzato il vitello ingrassato, perché lo ha riavuto sano e salvo".

Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare.

Ma egli rispose al padre: "Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici; ma quando è venuto questo tuo figlio che ha sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato".

 

Il figlio maggiore si trovava nei campi, dedito a curare gli interessi di famiglia, ma senza sentirsi uno della famiglia, si considerava e ragionava come un servo.

 

La mentalità del servo (o del figlio minorenne) è tipica di chi è soggetto alla Legge, Paolo ne parla chiaramente nella lettera ai galati:

Io dico: finché l'erede è minorenne, non differisce in nulla dal servo, benché sia padrone di tutto; ma è sotto tutori e amministratori fino al tempo prestabilito dal padre. Così anche noi, quando eravamo bambini, eravamo tenuti in schiavitù dagli elementi del mondo; ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l'adozione.

E, perché siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori, che grida: «Abbà, Padre». Così tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede per grazia di Dio. (Galati 4:1-7)

 

Possiamo quindi, per associazione, considerare il fratello maggiore come il giudeo, soggetto alla Legge in modo formale, che in Essa aveva trovato uno stato di schiavitù, di costante debito, una vita sempre a confronto con il proprio fallimento, una vita arida spiritualmente, che trovava l’unica consolazione nel giudicare gli altri per non confrontarsi con il proprio stato disastroso, proprio come i dottori della Legge che Gesù aveva di fronte in quel momento!

Una vita spirituale vissuta con la mentalità del servo, è una vita spirituale triste, che non porta nulla di buono se non un cieco servizio, e una costante insoddisfazione perché sempre “mancante”, ben diversa è una vita spirituale vissuta con la mentalità del figlio, dell’erede delle ricchezze del Padre, un servizio fatto volonterosamente e nell’interesse comune con gli interessi del Padre!

L’uomo che serve nella Legge è un uomo che serve e basta, l’uomo che serve nella Libertà del figlio è un uomo che ama il suo servizio!

Ma tornando a noi vediamo come questo figlio maggiore reagisce davanti al ritorno del fratello pentito, non era pervenuta fino a lui nei campi notizia alcuna del cambiamento avvenuto in casa per il ritorno del fratello pentito.

Egli, mentre tornava, come fu vicino a casa, udì la musica e le danze, segni di gioia in casa del Padre, in quella casa che lui conosceva per la sua austerità, cosa sarà successo?

Non considerandosi nemmeno libero di entrare per vedere il motivo di una tale gioia, egli chiama uno dei servi e gli chiede spiegazioni circa il motivo della festa, il servo si fida delle parola di altri servi…

Invece di provare gioia per il ritorno del fratello, egli prova invidia e durezza di cuore, non vede la ricchezza della sua posizione, vede il debito creato dal fratello!

Davanti alla posizione espressa dal figlio maggiore, il padre, nella sua prima reazione avrebbe potuto adirarsi per la sua condotta, egli invece ha compassione anche per lui, ,esce e lo prega di entrare.

Qui esce veramente dal cuore il pensiero del fratello maggiore: Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici,

Anziché cedere alla preghiera paterna, quest'uomo esprime i motivi della sua ira.

Il caro nome di padre, pronunciato con tanta emozione del figlio prodigo non gli esce dalle labbra... egli si rivolge a lui come fosse un padrone: da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando.

Così facendo, egli rivela che la sua è stata la vita di uno schiavo, non di un figlio; che l'osservanza dei comandamenti di suo padre non era scaturita da un cuore pieno di amore per lui, ma dal solo desiderio della ricompensa.

Questo è il pensiero del legalista, l’uomo che non vede nella Legge un dono di Dio per poter conoscere la Sua Giustizia e giungere così a Cristo, ma la degenerazione della Legge come fonte di proprie giustizia, sulla quale fare riposare le proprie speranze di salvezza vista non come dono ma come ricompensa, come è diversa la testimonianza che Paolo da ai fratelli di Filippi:

…di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede. (Filippesi 3:9)

 

Qui confessa apertamente che in tutti i suoi lavori non è stato guidato dall'affetto o dalla gratitudine, ma dalla speranza di una ricompensa che non ha mai ottenuta, con il padre non c’è gioia e non c’è alcun motivo di fare festa e rallegrarsi, la gioia, le feste, pensa di trovarle con i suoi amici!

Il suo disprezzo verso il fratello è evidente, forse sarà tuo figlio, ma non sarà mio fratello!

Questi sono i sentimenti dell’uomo religioso che non conosce la Grazia e la Bontà di Dio!

 

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LA REAZIONE DEL PADRE ALLA RIBELLIONE DEL FRATELLO MAGGIORE

Il padre gli disse: "Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia è tua; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato."

Di fronte al comportamento poco rispettoso e dell'accusa indegna di un figlio irriconoscente, il padre non se ne torna in casa adirato, continua a ragionare ed a cercare di fare comprendere al figlio maggiore quali sono ancora i suoi privilegi, gli mostra che tutto quanto il padre possedeva ancora era suo di diritto; egli dimorava di continuo nella casa come l'erede legittimo.

La parabola non ci dice qual sia stato il risultato delle esortazioni del padre né se il figlio maggiore si sia lasciato vincere da quelle o no.

Questo è lasciato in sospeso, forse perché Gesù vuole che ognuno di noi possa confrontarsi personalmente con questi fatti e giunga ad una propria risposta

 

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E’ curioso come il peccato del figlio prodigo sia stato verso Dio e verso suo padre, ma il fratello maggiore è l’unico che (pur non avendo di fatto subito il peccatore non avendo avuto alcuna perdita sul patrimonio) non riesce a perdonare, immaginiamo cosa sarebbe successo se il figlio prodigo avesse trovato suo fratello maggiore sulla via del ritorno, probabilmente l’avrebbe ucciso, siamo così noi?

Il perdono non è previsto nel legalista, per lui c’è solo la sentenza, quando ragioniamo come questo fratello maggiore non comprendiamo il perdono, è fuori dalla nostra portata, per questo gli apostoli, davanti all’insegnamento di Gesù circa il perdono fanno una precisa richiesta:

State attenti a voi stessi!

Se tuo fratello pecca, riprendilo; e se si ravvede, perdonalo.

Se ha peccato contro di te sette volte al giorno, e sette volte torna da te e ti dice:  

Mi pento", perdonalo».

Allora gli apostoli dissero al Signore: «Aumentaci la fede!» (Luca 17:3-5)

 

Non chiedono di aumentargli la capacità di amare, ma di credere!

Credere a tutte le ricchezze che abbiamo già nei cieli, davanti alle quali i nostri reciproci “debiti” impallidiscono, davanti alle quali dovremmo tutti quanti perdonarci a vicenda senza alcuna esitazione...

 

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CONCLUSIONE

Sia che noi ci possiamo confrontare nella figura del figlio minore che nella figura del figlio maggiore, questa parabola di Gesù non deve lasciarci indifferenti.

In entrambi i casi vediamo il rispetto e la pazienza che Dio dimostra in entrambi, la misericordia di Dio nei riguardi di entrambi, ciascuno da parte sua immeritevoli.

L’Amore del Padre si manifesta da un lato nell’attesa del ritorno e nell’altro nella attesa del riconoscimento delle enormi benedizioni che scaturiscono dalla presenza di Dio, come dice Pietro:

Il Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento. (2 Pietro 3:9)

 

Dichiariamo insieme ai figli di Core:

Oh, quanto sono amabili le tue dimore, SIGNORE degli eserciti!

L'anima mia langue e vien meno, sospirando i cortili del SIGNORE; il mio cuore e la mia carne mandano grida di gioia al Dio vivente.

Anche il passero si trova una casa e la rondine un nido dove posare i suoi piccini...

I tuoi altari, o SIGNORE degli eserciti, Re mio, Dio mio!...

Beati quelli che abitano nella tua casa e ti lodano sempre! [Pausa]

Beati quelli che trovano in te la loro forza, che hanno a cuore le vie del Santuario!

Quando attraversano la valle di Baca essi la trasformano in luogo di fonti e la pioggia d'autunno la ricopre di benedizioni.

Lungo il cammino aumenta la loro forza e compaiono infine davanti a Dio in Sion.

O SIGNORE, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera; porgi orecchio, o Dio di Giacobbe! [Pausa]

Vedi, o Dio, nostro scudo, guarda il volto del tuo unto!

Un giorno nei tuoi cortili val più che mille altrove.

Io preferirei stare sulla soglia della casa del mio Dio, che abitare nelle tende degli empi.

Perché Dio, il SIGNORE, è sole e scudo; il SIGNORE concederà grazia e gloria.

Egli non rifiuterà di far del bene a quelli che camminano rettamente.

O SIGNORE degli eserciti, beato l'uomo che confida in te!

(Salmo 84)

Gianni Marinuzzi