La p
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli.
Il più giovane di loro disse al padre: "Padre, dammi la parte dei
beni che mi spetta".
Ed egli divise fra loro i beni.
Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, messa insieme ogni
cosa, partì per un paese lontano e vi sperperò i suoi beni, vivendo
dissolutamente.
Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed
egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo
mandò nei suoi campi a pascolare i maiali. Ed egli avrebbe voluto sfamarsi
con i baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava.
Allora, rientrato in sé, disse: "Quanti servi di mio padre hanno
pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: 'Padre, ho peccato
contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo
figlio; trattami come uno dei tuoi servi'".
Egli dunque si alzò e tornò da suo padre.
Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe
compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò.
E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro
di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio".
Ma il padre disse ai suoi servi: "Presto, portate qui la veste più
bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi;
portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,
perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è
stato ritrovato". E si misero a fare gran festa.
Or il figlio maggiore si trovava nei campi, e mentre tornava, come
fu vicino a casa, udì la musica e le danze.
Chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa succedesse.
Quello gli disse: "È tornato tuo fratello e tuo padre ha ammazzato
il vitello ingrassato, perché lo ha riavuto sano e salvo".
Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo
pregava di entrare.
Ma egli rispose al padre: "Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai
trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto
per far festa con i miei amici; ma quando è venuto questo tuo figlio che ha
sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il
vitello ingrassato".
Il padre gli disse: "Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia
è tua; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era
morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato"
(Luca 15:11-31)
Per comprendere il vero senso della parabola che Gesù racconta, occorre
considerare che Egli sta parlando al popolo religioso di Israele
rappresentato in particolare dai farisei e dagli altri dottori della Legge,
che si consideravano il vero popolo di Dio per il loro attaccamento formale
alla Legge e disprezzavano i peccatori, i pubblicani ed i gentili, che
condannavano per la loro dissolutezza, facendosi forza della Legge che loro
conoscevano, ma utilizzavano nel modo non corretto (cfr Romani).
Tu dirai al faraone: "Così dice il SIGNORE: Israele è mio figlio, il mio
primogenito, e io ti dico: Lascia andare mio figlio, perché mi serva; se tu
rifiuti di lasciarlo andare, ecco, io ucciderò tuo figlio, il tuo
primogenito
(Esodo 4:22-23)
Gesù quindi racconta loro tre famose parabole, quella della
pecora smarrita, quella della
dramma perduta e quella del
figlio prodigo.
Tutte e tre le parabole fanno risaltare come Gesù sia venuto, come nel caso
di Zaccheo, per cercare e salvare ciò
che era perduto
(Luca 19:10) e che il Regno di Dio non è precluso a nessuno, nemmeno ai più
lontani da Lui.
E’ bene ricordare quale era lo stato dei gentili (a causa del loro peccato)
prima di Cristo, come descritto da Paolo:
ricordatevi che un tempo voi, Gentili di nascita, chiamati i non circoncisi
da quelli che si dicono i circoncisi, perché tali sono nella carne per mano
d'uomo, voi, dico, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo,
esclusi dalla cittadinanza d'Israele ed estranei ai patti della promessa,
non avendo speranza, ed essendo senza Dio nel mondo.
(Efesini 2:11-12)
***
LA PREMESSA
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli.
Il più giovane di loro disse al padre: "Padre, dammi la parte dei beni che
mi spetta".
Ed egli divise fra loro i beni.
Se un uomo ha due mogli, l'una amata e l'altra odiata, e tanto l'amata
quanto l'odiata gli danno dei figli, se il primogenito è figlio dell'odiata,
quando egli dividerà tra i suoi figli i beni che possiede, non potrà fare
primogenito il figlio dell'amata, preferendolo al figlio dell'odiata, che è
il primogenito; ma riconoscerà come primogenito il figlio dell'odiata,
dandogli una parte doppia di tutto quello che possiede; poiché egli è la
primizia del suo vigore e a lui appartiene il diritto di primogenitura.
(Deuteronomio 21:15-17)
Egli doveva (nel caso specifico), dividere il suo patrimonio in tre parti,
di cui due spettavano al figlio primogenito e una al figlio minore e, se
vogliamo constatare, questo principio è stato rispettato anche da Dio,
,Israele ha una eredità terrena (come popolo) e celeste (come giudei
convertiti), mentre ai gentili spetta una eredità celeste.
Niente però nel codice civile degli
Ebrei dava ad un figlio il diritto di chiedere la sua porzione, mentre
viveva il genitore.
In questo caso, il padre, con singolare abnegazione, sacrificò sé stesso per
amore di suo figlio (il che rende tanto più vile la condotta di questo).
La richiesta del fratello minore rivela quanto sia stato egoista e privo di
qualsiasi affetto naturale nei confronti del padre che, dovendo dividere
anticipatamente il patrimonio, rimase di fatto senza riserve personali.
In senso spirituale, questa richiesta rivela il desiderio dell'uomo carnale
di voler rapinare la giustizia di Dio per poterla amministrare a suo
piacimento, senza alcun riconoscimento e ringraziamento, ,per diventare dio
di se stesso.
Questo è il peccato per eccellenza, da cui derivano poi tutti gli altri,
ricordiamo cosa scrive Paolo ai romani:
L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli
uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia; poiché quel che si può
conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti
le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono
chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle
opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio,
non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a
vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato.
Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la
gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo
corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili,
Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa
della loro mente perversa sì che facessero ciò che è sconveniente; ricolmi
di ogni ingiustizia, malvagità, cupidigia, malizia; pieni d'invidia, di
omicidio, di contesa, di frode, di malignità; calunniatori, maldicenti,
abominevoli a Dio, insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel male,
ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza affetti naturali, spietati.
(tratto da Romani 1:18-31)
***
IL RAGIONAMENTO INSENSATO
Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì
per un paese lontano e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente.
Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed egli
cominciò a trovarsi nel bisogno.
Egli, come Caino e come tutti i
ribelli, si allontana dalla presenza
di Dio (cfr Genesi 4:16) e vivendo in maniera dissoluta, in quanto
lontano da Dio qualsiasi senso di giustizia si perde... ..cadendo nella
cecità morale, ricordiamo la conclusione di Paolo:
Essi, pur conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che fanno tali cose
sono degni di morte, non soltanto le fanno, ma anche approvano chi le
commette.
(Romani 1:32)
Giunge in quel lontano paese una carestia,
una gran carestia, proprio quando
il figlio prodigo maggiormente ne doveva sentire tutto peso, avendo ormai
speso tutto il suo “patrimonio di
giustizia”, era questo un primo appello a tornare a casa!
Il figlio però ha perso il suo senso di Giustizia ma non ha ancora perso il
suo orgoglio; la sua fiducia nelle proprie risorse non è esaurita.
Spesso non bastano i rimproveri della propria coscienza a condurre subito il
peccatore alla porta del perdono, anzi, se trascurati questi indurano il suo
cuore, facendo nascere sentimenti amari verso Dio, e lo spingono a cercare
altri modi per ottenere quel sollievo... filosofie, religioni, tecniche di
rilassamento, sedute psicoterapeutiche, e qualsiasi altra forma di
illusione, fino a cadere nelle cose più impure, mettersi sotto schiavitù per
allevare porci!
***
IL RISULTATO DEL RAGIONAMENTO INSENSATO
Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei
suoi campi a pascolare i maiali. Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i
baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava.
Invece di tornare alla casa del padre e di rientrare pentito e umiliato
nella casa paterna (con tutto quello che ne conseguiva), il figlio
preferisce mettersi alle dipendenze
di un uomo crudele… per un israelita, il pascolare i porci era il più
infame dei mestieri, allevare animali impuri destinati a sfamare gli
infedeli.
Perfino i Gentili disprezzavano tali persone per il loro impiego, Erodoto
infatti ci dice che soli gli
allevatori di porci venivano esclusi dai templi egiziani, e che anche i più
vili fra il popolo evitavano di imparentarsi con loro.
Il Signore Gesù non poteva presentare ai suoi uditori una situazione più
infame, una perfetta rappresentazione delle degradazione più profonda, una
situazione che ad un figlio di una ricca ed onorata casa israelitica non
sarebbe mai dovuta succedere!
Dal punto di vista spirituale la degradazione del figlio prodigo simboleggia
una caduta ben più grande e ben più terribile di quella che rappresenta
umanamente, egli rappresenta colui che fu creato ad immagine di Dio e
trattato come suo figlio, che nella sua carnalità (immaturità) ha voluto
abbandonare Dio diventando preda della propria concupiscenza
e diventando così schiavo di Satana che lo utilizza per ogni opera
iniqua ed impura.
Paolo descrive questo stato terribile nella lettera agli efesini:
Seguendo il principe della potestà dell'aria, di quello spirito che opera al
presente negli uomini ribelli; nel numero dei quali noi tutti pure, immersi
nelle nostre concupiscenze carnali, siamo vissuti altra volta ubbidendo alle
voglie della carne e dei pensieri, ed eravamo per natura figliuoli d'ira,
come gli altri.
(Efesini 2:1-3)
…già prestaste le vostre membra a servizio dell'impurità e dell'iniquità per
commettere l'iniquità…
(Romani 6:19)
Chi ama l'argento non è saziato con l'argento; e chi ama le ricchezze non ne
trae profitto di sorta. Anche questo è vanità.
(Ecclesiaste 5:10)
Chi lavora la sua terra avrà pane in abbondanza; ma chi va dietro ai
fannulloni avrà abbondanza di miseria.
(Proverbi 28:19)
Ascolta, figlio mio, sii saggio e dirigi il tuo cuore per la retta via.
Non essere di quelli che sono bevitori di vino, che sono ghiotti mangiatori
di carne; perché l'ubriacone e il goloso impoveriranno e i dormiglioni
andranno vestiti di cenci.
(Proverbi 23:19-21)
Il figlio prodigo è ora un uomo rovinato, ,al fondo di ogni miseria, ,soffre
la fame senza alcuna compassione umana di conforto, ,sembra di sentire
ancora le parole dei dottori della Legge rivolte a Giuda dopo il tradimento:
Che c'importa? Pensaci tu.
(Matteo 27:4)
Nella descrizione del figlio minore abbiamo un ritratto fedelissimo del
cuore naturale, dello stato di mente in cui tutti siamo nati.
Siamo per natura orgogliosi, amanti di fare il nostro proprio volere, e ci
allontaniamo da Dio perché non troviamo piacere alcuno nella comunione con
lui.
Spendiamo il tempo e le forze, le facoltà e gli affetti in cose di nessun
profitto.
L'avaro lo fa in un modo, lo schiavo del sesso e delle passioni carnali in
un altro, il ricercatore dei piaceri e dei “privilegi di questo mondo” in un
altro ancora.
I nostri cuori incirconcisi sono in questo stato:
Ecco, il loro orecchio è incirconciso, essi sono incapaci di prestare
attenzione; ecco, la parola del SIGNORE è diventata per loro un obbrobrio,
non vi trovano più nessun piacere.
(Geremia 6:10)
L’uomo naturale prova un senso di apparente libertà nello starsene più
lontano possibile da Dio, dalla sorgente e dal centro di ogni vero bene, ma
non c’è errore più grande, l’esperienza del figlio prodigo e la Parola di
Dio (cfr Romani 1:18-25), ci rivelano che l’uomo lontano da Dio cade nella
degradazione, nel disonore e nella schiavitù più brutale!
***
IL “RITORNO IN SE’ – IL RAVVEDIMENTO”
Allora, rientrato in sé, disse: "Quanti servi di mio padre hanno pane in
abbondanza e io qui muoio di fame!
Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: 'Padre, ho peccato contro il
cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio;
trattami come uno dei tuoi servi”.
Egli dunque si alzò e tornò da suo padre.
Solo quando l’uomo realizza veramente quale è il suo stato (e la funzione
della Legge è proprio questo), si rende conto che ha bisogno di ritornare
alla casa del Padre.
Abbiamo un bellissimo esempio nelle parole che lo Spirito Santo per bocca
del profeta Geremia rivolse alla tribù di Giuda e Beniamino:
La tua malvagità è quella che ti castiga; le tue infedeltà sono la tua
punizione.
Sappi dunque e vedi che cattiva e amara cosa è abbandonare il SIGNORE, il
tuo Dio, e il non aver di me nessun timore», dice il Signore, DIO degli
eserciti.
(Geremia 2:19)
L'uomo è anche ammonito sul suo letto, dal dolore, dall'agitazione
incessante delle sue ossa; quand'egli ha in avversione il pane e lo
ripugnano i cibi più squisiti; la carne gli si consuma e sparisce, mentre le
ossa, prima invisibili, gli escon fuori; egli si avvicina alla fossa, e la
sua vita a quelli che infliggono la morte.
(Giobbe 33:19-22)
Proprio per questo dobbiamo imparare a pregare, tante volte il Signore mette
in condizioni disperate una persona, malattie, ”disgrazie”, per poterlo fare
riflettere, e noi chiediamo di “togliere questo”, impariamo a sottoporre
alla Buona e Perfetta Volontà di Dio ogni cosa, ricordiamoci sempre che:
Tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio.
(Romani 8:32)
Così fu di questo giovane; il suo primo atto, una volta
rientrato in sé, fu di
riflettere, sotto l'influenza di una coscienza risvegliata, sulla sua vita
passata, sull'abbandono della casa
paterna, sulle conseguenze funeste che ciò aveva portato.
Egli analizza ora con lucidità le benedizioni che hanno anche solo
i servi di suo padre rispetto a
lui,
Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
La sua umiliazione, la fame, la nudità, la vergogna della sua attuale
posizione, tutto testimonia contro di lui, in casa di suo padre c’era
pane in abbondanza per tutti,
altro che desiderare il cibo dei
maiali!
Che follia ora gli sembra l’avere desiderato di abbandonare quella casa!
Questo rientrare in sé è la prima
opera dello Spirito Santo nella conversione del peccatore:
Quando sarà venuto, convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e
al giudizio.
(Giovanni 16:8)
Ma in molti casi il pentimento non va più in là del rimorso per il passato e
di un indefinito desiderio di vivere un vita migliore (non comprende
pienamente il messaggio) che Satana presto porta via perché non lo si mette
subito in pratica:
Tutte le volte che uno ode la parola del regno e non la comprende, viene il
maligno e porta via quello che è stato seminato nel cuore di lui: questi è
colui che ha ricevuto il seme lungo la strada.
(Matteo 13:19)
Ma il figlio prodigo invece comprende l’ammonizione, ,la riflessione
condotta dallo Spirito Santo lo conduce ad una rapida risoluzione, il suo
pentimento è genuino, senza tentativo di cercare giustificazioni, è pronto a
confessare di avere oltraggiato, con la sua condotta scellerata, non solo il
padre, ma Dio stesso.
Il suo orgoglio è vinto!
E’ ora di ritornare, l’essere
rientrato in sé, lo porta a riprendere la strada della casa del padre
per chiedere umilmente di rientrare in quella casa fonte di benedizioni,
egli parte subito e nel suo stato di miseria assoluta, non cerca di
ripulirsi per mascherare il suo stato, egli si avvia verso la casa di suo
padre dove Gesù illustra lo scopo principale della parabola: presentarci l'accoglienza
affettuosa nella casa paterna del peccatore pentito.
***
L’INCONTRO CON IL PADRE – IL PERDONO
Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione;
corse, gli si gettò al collo e lo baciò.
Egli è ancora lontano quando
l'occhio del padre lo scorge e lo
riconosce.
Egli vede suo figlio tornare,
..l’ha visto partire gonfio della sua superbia ed arroganza, ,lo vede
rientrare umiliato fino al midollo, ,ricordiamo il carattere di Dio: Dio
resiste ai superbi e dà grazia agli umili. (Giacomo 4:6
e 1 Pietro 5:5)
***
LA CONFESSIONE
E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te:
non sono più degno di essere chiamato tuo figlio".
Il padre lo ha accolto, potrebbe risparmiarsi l’umiliazione della
confessione ma il nostro figlio prodigo è determinato, non sta solo
opportunamente cercando di entrare in possesso di qualcosa di perduto, egli
sente il peso del suo peccato e solo una vera confessione potrà liberare da
qualsiasi ombra il suo cuore davanti al padre.
Più il peccatore prova e gusta l'amore di Dio, più sente il dolore di averlo
offeso.
La sua confessione segue esattamente quanto aveva realizzato e si era
proposto di dire a suo padre e nella sua umiliazione non chiede alcuna
dignità, ,chiede solo il posto di un
servo, siamo lontani dalle pretese di avere la
sua parte di eredità!
***
LA RIABILITAZIONE
Ma il padre disse ai suoi servi: "Presto, portate qui la veste più bella e
rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; portate
fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché
questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato
ritrovato". E si misero a fare gran festa.
La profonda ed esuberante gioia del padre si converte negli atti
riabilitativi, ,sembra non aver sentito la confessione del figlio, ,i
servi son chiamati, ,al figlio pentito
vengono tolti gli abiti che
ricordavano a tutti il suo stato di totale degradazione, egli ora
indossa la veste più bella.
La veste più bella rappresenta la
giustizia di Cristo che ci è stata data e di cui siamo chiamati a
rivestirci:
Avete imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi
del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici; a essere
invece rinnovati nello spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo
che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono
dalla verità.
(Efesini 4:22-24)
Vi siete spogliati dell'uomo vecchio con le sue opere e vi siete rivestiti
del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l'ha
creato.
(Colossesi 3:9-10)
Non solo, gli viene subito messo un
anello al dito, simbolo non solo della restituzione del suo rango, ma
pure dell'autorità che egli doveva ricominciare ad avere in casa insieme al
padre ed al fratello maggiore, ma nella simbologia significa anche il
suggello dello Spirito Santo con il quale il cristiano è sigillato con il
sigillo di Dio.
I calzari ai piedi
non erano portate dai servi o dagli schiavi, il riceverne era
dunque una nuova prova che egli ritornava ad occupare la sua posizione di
prima e sono una indicazione che il perdonato peccatore
cammina in novità di vita.
Il vitello ingrassato
per fare festa mostra tutta la gioia del padre, che vuole manifestare a
tutti la sua piena soddisfazione e felicità per il ritorno del figlio, come
diceva Gesù:
Così, vi dico, v'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore
che si ravvede.
(Luca 15:9)
E’ terrificante scoprire che Dio è buono, perché noi NON LO SIAMO!
Abbiamo peccato contro Dio, contro altre persone, contro la natura,
abbiamo peccato contro ogni cosa
e tutto ciò che ci circonda sta subendo il risultato del nostro peccato!
Tutta la creazione grida la nostra condanna!
Cosa fa questo Padre Buono e Giusto per dei peccatori come noi?
Se Dio è veramente Giusto, cosa deve fare con noi?
Se un Dio Buono perdona semplicemente il peccatore, non sarebbe Buono!
Se un Dio Santo fa avvicinare a sé un peccatore, non sarebbe Santo!
Dobbiamo quindi chiederci:
·
“Come può un Dio Giusto perdonare il peccatore ed essere ugualmente Giusto?”
·
“Come può un Dio Santo avere comunione con un peccatore e rimanere Santo?”
La risposta la troviamo alla croce di Gesù Cristo, lì troviamo la
rivelazione unica degli attributi di Dio!
Dio è Giusto e deve condannare il nostro peccato, ,ma nel Suo Amore ha
provveduto il sacrificio propiziatorio... il Suo Figlio Gesù Cristo... il
Giusto, che si è caricato dei peccati di tutti gli uomini ed ha interceduto
per loro in un sacrificio totale, subendo la totale ira di Dio per
l’ingiustizia degli uomini su di sé, ha pagato il giusto prezzo della
Giustizia di Dio.
Al termine del sacrificio Gesù disse: “Tutto è compiuto”… Il prezzo totale è
stato saldato!
La Giusta ira di Dio che noi meritavamo, senza alcuna attenuante, è caduta
su Gesù Cristo.
Ma Egli fu Giusto nella Sua vita terrena e fu approvato dal Dio Giusto che
Lo ha risuscitato il terzo giorno per costituirlo Unico Mediatore tra il
Padre e gli uomini, non c’è nessun
altro Nome per il quale possiamo essere salvati!
Ma per essere salvati dobbiamo ravvederci… Ma cosa vuole dire
ravvederci?
Il termine “ravvedimento” deriva da un termine greco che significa
letteralmente “cambiare mentalità”, ma non solo “mentalmente”, un esempio
molto pratico di cosa significa il ravvedimento lo abbiamo nell’apostolo
Paolo:
1.
L’apostolo Paolo partì alla volta di
Damasco per catturare e perseguitare i cristiani, in quanto era
perfettamente convinto che Gesù Cristo fosse la più grande bestemmia (questa
era la convinzione nella mente di Paolo).
2.
Egli pensava che i cristiani erano
una setta pericolosissima da eliminare con tutti i modi possibili (questa
era la convinzione nella mente di Paolo).
Ma dopo l’incontro con Gesù Cristo, Paolo riconosce che il suo modo di
pensare era completamente sbagliato e cambiò totalmente il suo modo di
pensare adeguandolo alla rivelazione di Gesù Cristo:
Riconosce che Gesù Cristo è il Figlio di Dio promesso per la salvezza di
tutti gli uomini.
Riconosce che i cristiani sono il popolo che Dio si è acquistato.
Con il suo cambiamento di pensiero è cambiata totalmente la sua vita, ha una
nuova prospettiva, vede le cose dalla parte di Dio, non più dalla sua.
Dopo il suo battesimo egli diventa il predicatore della Giustizia di Dio per
mezzo di Gesù Cristo, diventa un cristiano perseguitato!
Ravvedersi
significa riconoscere che la nostra vista della realtà delle cose, il nostro
modo naturale di vedere è sbagliato e significa accettare che il modo di
vedere di Dio è quello che conta, sottomettendo quindi la nostra mente, i
nostri pensieri, alla Volontà ed alla Saggezza di Dio, di conseguenza i
nostri pensieri si faranno “ubbidienti a Cristo” e le nostra azioni saranno
quindi conseguentemente adeguate.
Dobbiamo quindi chiederci: mi sono
ravveduto?
La nostra mente è cambiata?
Questo cambio di mentalità ha influenzato la mia vita pratica?
Il peccato che tanto amavamo, lo odiamo adesso?
La santità che prima fuggivamo, la cerchiamo adesso?
Gesù Cristo che prima non consideravamo o consideravamo in modo
superficiale, è il Signore della mia vita, Lo adoriamo, Lo ringraziamo?
Queste sono le evidenze che ci siamo ravveduti.
Ma, come il figliol prodigo, non basta pensarlo, ,bisogna che ci mettiamo in
cammino nel ritorno alla casa del Padre, un ritorno di pentimento ed un
avvicinamento verso tutto quello che il Padre significa, intraprendere sotto
la guida di Dio il cammino della santificazione, sapendo che
Colui che ha iniziato un opera in noi
la porterà a compimento.
***
LA REAZIONE RIBELLE DEL FRATELLO MAGGIORE
Or il figlio maggiore si trovava nei campi, e mentre tornava, come fu vicino
a casa, udì la musica e le danze.
Chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa succedesse.
Quello gli disse: "È tornato tuo fratello e tuo padre ha ammazzato il
vitello ingrassato, perché lo ha riavuto sano e salvo".
Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di
entrare.
Ma egli rispose al padre: "Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai
trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto
per far festa con i miei amici; ma quando è venuto questo tuo figlio che ha
sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il
vitello ingrassato".
Il figlio maggiore si trovava nei campi,
dedito a curare gli interessi di famiglia, ma senza sentirsi uno della
famiglia, si considerava e ragionava come un servo.
La mentalità del servo (o del figlio minorenne) è tipica di chi è soggetto
alla Legge, Paolo ne parla chiaramente nella lettera ai galati:
Io dico: finché l'erede è minorenne, non differisce in nulla dal servo,
benché sia padrone di tutto; ma è sotto tutori e amministratori fino al
tempo prestabilito dal padre. Così anche noi, quando eravamo bambini,
eravamo tenuti in schiavitù dagli elementi del mondo; ma quando giunse la
pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la
legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi
ricevessimo l'adozione.
E, perché siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei nostri
cuori, che grida: «Abbà,
Padre». Così tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche
erede per grazia di Dio.
(Galati 4:1-7)
Possiamo quindi, per associazione, considerare il fratello maggiore come il
giudeo, soggetto alla Legge in modo formale, che in Essa aveva trovato uno
stato di schiavitù, di costante debito, una vita sempre a confronto con il
proprio fallimento, una vita arida spiritualmente, che trovava l’unica
consolazione nel giudicare gli altri per non confrontarsi con il proprio
stato disastroso, proprio come i dottori della Legge che Gesù aveva di
fronte in quel momento!
Una vita spirituale vissuta con la mentalità del servo, è una vita
spirituale triste, che non porta nulla di buono se non un cieco servizio, e
una costante insoddisfazione perché sempre “mancante”, ben diversa è una
vita spirituale vissuta con la mentalità del figlio, dell’erede delle
ricchezze del Padre, un servizio fatto volonterosamente e nell’interesse
comune con gli interessi del Padre!
L’uomo che serve nella Legge è un uomo che serve e basta, l’uomo che serve
nella Libertà del figlio è un uomo che ama il suo servizio!
Ma tornando a noi vediamo come questo figlio maggiore reagisce davanti al
ritorno del fratello pentito, non era pervenuta fino a lui
nei campi notizia alcuna del
cambiamento avvenuto in casa per il ritorno del fratello pentito.
Egli, mentre tornava, come fu vicino
a casa, udì la musica e le danze, segni di gioia in casa del Padre, in
quella casa che lui conosceva per la sua austerità, cosa sarà successo?
Non considerandosi nemmeno libero di entrare per vedere il motivo di una
tale gioia, egli chiama
uno dei servi e gli chiede
spiegazioni circa il motivo della festa, il servo si fida delle parola di
altri servi…
Invece di provare gioia per il ritorno del fratello, egli prova invidia e
durezza di cuore, non vede la ricchezza della sua posizione, vede il debito
creato dal fratello!
Davanti alla posizione espressa dal figlio maggiore, il padre, nella sua
prima reazione avrebbe potuto adirarsi per la sua condotta, egli invece ha
compassione anche per lui, ,esce e lo
prega di entrare.
Qui esce veramente dal cuore il pensiero del fratello maggiore:
Ecco, da tanti anni ti servo e non ho
mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un
capretto per far festa con i miei amici,
Anziché cedere alla preghiera paterna,
quest'uomo esprime i motivi della sua ira.
Il caro nome di padre, pronunciato con tanta emozione del figlio
prodigo non gli esce dalle labbra... egli si rivolge a lui come fosse un
padrone: da tanti anni ti servo e non
ho mai trasgredito un tuo comando.
Così facendo, egli rivela che la sua è stata la vita di uno schiavo,
non di un figlio; che l'osservanza dei comandamenti di suo padre non
era scaturita da un cuore pieno di amore per lui, ma dal solo desiderio
della ricompensa.
Questo è il pensiero del legalista, l’uomo che non vede nella Legge un dono
di Dio per poter conoscere la Sua Giustizia e giungere così a Cristo, ma la
degenerazione della Legge come fonte di proprie giustizia, sulla quale fare
riposare le proprie speranze di salvezza vista non come dono ma come
ricompensa, come è diversa la testimonianza che Paolo da ai fratelli di
Filippi:
…di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge,
ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene
da Dio, basata sulla fede.
(Filippesi 3:9)
Qui confessa apertamente che in tutti i suoi lavori non è stato guidato
dall'affetto o dalla gratitudine, ma dalla speranza di una ricompensa che
non ha mai ottenuta, con il padre non c’è gioia e non c’è alcun motivo di
fare festa e rallegrarsi, la gioia, le feste, pensa di trovarle con
i suoi amici!
Il suo disprezzo verso il fratello è evidente, forse sarà
tuo figlio, ma non sarà mio
fratello!
Questi sono i sentimenti dell’uomo religioso che non conosce la Grazia e la
Bontà di Dio!
***
LA REAZIONE DEL PADRE ALLA RIBELLIONE DEL FRATELLO MAGGIORE
Il padre gli disse: "Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia è tua;
ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto
ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato."
Di fronte al comportamento poco rispettoso e dell'accusa indegna di un
figlio irriconoscente, il padre non se ne torna in casa adirato, continua a
ragionare ed a cercare di fare comprendere al figlio maggiore quali sono
ancora i suoi privilegi, gli mostra che tutto quanto il padre possedeva
ancora era suo di diritto; egli dimorava di continuo nella casa come l'erede
legittimo.
La parabola non ci dice qual sia stato il risultato delle esortazioni del
padre né se il figlio maggiore si sia lasciato vincere da quelle o no.
Questo è lasciato in sospeso, forse perché Gesù vuole che ognuno di noi
possa confrontarsi personalmente con questi fatti e giunga ad una propria
risposta…
***
E’ curioso come il peccato del figlio prodigo sia stato verso Dio e verso
suo padre, ma il fratello maggiore è l’unico che (pur non avendo di fatto
subito il peccatore non avendo avuto alcuna perdita sul patrimonio) non
riesce a perdonare, immaginiamo cosa sarebbe successo se il figlio prodigo
avesse trovato suo fratello maggiore sulla via del ritorno, probabilmente
l’avrebbe ucciso, siamo così noi?
Il perdono non è previsto nel legalista, per lui c’è solo la sentenza,
quando ragioniamo come questo fratello maggiore non comprendiamo il perdono,
è fuori dalla nostra portata, per questo gli apostoli, davanti
all’insegnamento di Gesù circa il
perdono fanno una precisa richiesta:
State attenti a voi stessi!
Se tuo fratello pecca, riprendilo; e se si ravvede, perdonalo.
Se ha peccato contro di te sette volte al giorno, e sette volte torna da te
e ti dice:
Mi pento", perdonalo».
Allora gli apostoli dissero al Signore: «Aumentaci la fede!»
(Luca 17:3-5)
Non chiedono di aumentargli la capacità di amare, ma di
credere!
Credere a tutte le ricchezze che abbiamo già nei cieli, davanti alle quali i nostri reciproci “debiti” impallidiscono, davanti alle quali dovremmo tutti quanti perdonarci a vicenda senza alcuna esitazione...
***
CONCLUSIONE
Sia che noi ci possiamo confrontare nella figura del figlio minore che nella
figura del figlio maggiore, questa parabola di Gesù non deve lasciarci
indifferenti.
In entrambi i casi vediamo il rispetto e la pazienza che Dio dimostra in
entrambi, la misericordia di Dio nei riguardi di entrambi, ciascuno da parte
sua immeritevoli.
L’Amore del Padre si manifesta da un lato nell’attesa del ritorno e
nell’altro nella attesa del riconoscimento delle enormi benedizioni che
scaturiscono dalla presenza di Dio, come dice Pietro:
Il Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa, come pretendono
alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che
tutti giungano al ravvedimento.
(2 Pietro 3:9)
Dichiariamo insieme ai figli di Core:
Oh, quanto sono amabili le tue dimore, SIGNORE degli eserciti!
L'anima mia langue e vien meno, sospirando i cortili del SIGNORE; il mio
cuore e la mia carne mandano grida di gioia al Dio vivente.
Anche il passero si trova una casa e la rondine un nido dove posare i suoi
piccini...
I tuoi altari, o SIGNORE degli eserciti, Re mio, Dio mio!...
Beati quelli che abitano nella tua casa e ti lodano sempre! [Pausa]
Beati quelli che trovano in te la loro forza, che hanno a cuore le vie del
Santuario!
Quando attraversano la valle di Baca essi la trasformano in luogo di fonti e
la pioggia d'autunno la ricopre di benedizioni.
Lungo il cammino aumenta la loro forza e compaiono infine davanti a Dio in
Sion.
O SIGNORE, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera; porgi orecchio, o
Dio di Giacobbe! [Pausa]
Vedi, o Dio, nostro scudo, guarda il volto del tuo unto!
Un giorno nei tuoi cortili val più che mille altrove.
Io preferirei stare sulla soglia della casa del mio Dio, che abitare nelle
tende degli empi.
Perché Dio, il SIGNORE, è sole e scudo; il SIGNORE concederà grazia e
gloria.
Egli non rifiuterà di far del bene a quelli che camminano rettamente.
O SIGNORE degli eserciti, beato l'uomo che confida in te!
(Salmo 84)