La chiamata di Levi
"Dopo queste cose, egli uscì e notò un pubblicano, di nome Levi, che sedeva
al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi».
Ed egli, lasciata ogni cosa, si alzò e si mise a seguirlo.
Levi gli preparò un grande banchetto in casa sua; e una gran folla di
pubblicani e di altre persone erano a tavola con loro.
I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai discepoli di Gesù:
«Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?»
Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, bensì i
malati.
Io non sono venuto a chiamare dei
giusti, ma dei peccatori a ravvedimento»."
(Luca
5:27-32)
Poi Gesù, partito di là, passando, vide un uomo chiamato Matteo, che sedeva
al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi».
Ed egli, alzatosi, lo seguì.
Mentre Gesù era a tavola in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e
peccatori e si misero a tavola con Gesù e con i suoi discepoli.
I farisei, veduto ciò, dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro
mangia con i pubblicani e con i peccatori?»
Ma Gesù, avendoli uditi, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del
medico, ma i malati.
Ora andate e imparate che cosa
significhi: "Voglio misericordia e
non sacrificio"; poiché io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma
dei peccatori». (Matteo
9:9-13)
"Gesù uscì di nuovo verso il mare; e tutta la gente andava da lui, ed egli
insegnava loro.
E, passando, vide Levi,
figlio d'Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi».
Ed egli, alzatosi, lo seguì."
Il racconto di Luca, giunge a questo episodio dopo aver descritto due azioni
e segni miracolosi importanti del ministero di Gesù Cristo durante il suo
primo passaggio in galilea:
-
La guarigione del lebbroso
-
La guarigione del paralitico di Capernaum
La guarigione del lebbroso fu il segno miracoloso che dimostrava che Gesù
aveva il potere di rendere “pura” una persona “impura”, ovvero idonea a
fare parte del popolo di Dio.
La guarigione del paralitico fu il segno miracoloso che dimostrava che Gesù
aveva il potere di perdonare i peccati, ovvero pagare il debito verso la
Giustizia.
Subito dopo questi due episodi, Luca ci narra la chiamata di Levi, ad
ulteriore dimostrazione di come questi “avvenimenti” potevano effettivamente
realizzarsi per la potenza della chiamata di Gesù!
***
"Dopo queste cose, egli uscì e notò un pubblicano, di nome Levi, che sedeva
al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi».
Questa attività di doganieri (facenti parte del corpo dei pubblicani), era
oltremodo mal vista dal popolo giudeo, in quanto si trattava di uomini di
stirpe israelita che si mettevano a servizio del popolo invasore e spesso
approfittava di questa posizione di “privilegio” per arricchirsi in modo
illegittimo.
Tra questi personaggi Gesù nota un
pubblicano di nome Levi.
Levi è un nome di evidente origine israelitica della tribù di Levi, il cui
significato è “attaccato” “unito” (cfr nota NR Genesi 29:34).
La tribù di Levi, costituiva (più di ogni altra), la parte del popolo di Dio
che aveva il privilegio del servizio a Dio ed in particolare (per i figli di
Aaronne), il sacerdozio (ovvero coloro che riscuotevano i sacrifici del
popolo per l’espiazione delle colpe verso Dio).
Tale istituzione la troviamo emanata nel libro dei Numeri:
Il SIGNORE disse ad Aaronne: «Tu, i tuoi figli e la casa di tuo padre con te
porterete il peso delle iniquità commesse nel santuario; e tu e i tuoi figli
porterete il peso delle iniquità commesse nell'esercizio del vostro
sacerdozio. Farai avvicinare a te anche i tuoi fratelli, la tribù di Levi,
la tribù di tuo padre, affinché ti siano aggiunti e ti servano quando tu e i
tuoi figli con te sarete davanti alla tenda della testimonianza.
Essi saranno ai tuoi ordini in tutto quello che concerne il servizio della
tenda; però non si accosteranno agli utensili del santuario né all'altare
affinché non moriate voi e loro.
Essi dipenderanno da te e faranno il servizio della tenda di convegno in
tutto ciò che la concerne, e nessun estraneo si avvicinerà a voi.
Voi farete il servizio del santuario e dell'altare, affinché non vi sia più
ira contro i figli d'Israele.
Quanto a me, ecco, io ho preso i vostri fratelli, i Leviti, tra i figli
d'Israele; dati al SIGNORE, essi sono dati
in dono a voi per fare il servizio della tenda di convegno.
Tu e i tuoi figli con te eserciterete il vostro sacerdozio in tutto ciò che
concerne l'altare e in ciò che è di là dalla cortina; e farete il vostro
servizio. Io vi do l'esercizio del sacerdozio come un dono; l'estraneo che
si avvicinerà sarà messo a morte».
Il SIGNORE disse ancora ad Aaronne: «Ecco, di tutte le cose consacrate dai
figli d'Israele io ti do quelle cose che mi sono offerte per elevazione: io
le do a te e ai tuoi figli come diritto di unzione, per legge perenne.
Questo ti apparterrà fra le cose santissime non consumate dal fuoco: tutte
le loro offerte, vale a dire ogni oblazione, ogni loro sacrificio per il
peccato e ogni loro sacrificio per la colpa che mi presenteranno; sono tutte
cose santissime che apparterranno a te e ai tuoi figli.
Le mangerai in luogo santissimo: ne mangerà ogni maschio; per te saranno
cose sante.
Anche questo ti apparterrà: i doni che i figli d'Israele presenteranno per
elevazione e tutte le loro offerte agitate; io le do a te, ai tuoi figli e
alle tue figlie con te, per legge perenne.
Chiunque sarà puro in casa tua ne potrà mangiare.
Ti do pure tutte le primizie che essi offriranno al SIGNORE: il meglio
dell'olio e il meglio del mosto e del grano.
Le primizie di tutto ciò che produrrà la loro terra e che essi presenteranno
al SIGNORE saranno tue. Chiunque sarà puro in casa tua ne potrà mangiare.
Tutto ciò che in Israele sarà votato all'interdetto sarà tuo.
Ogni primogenito di ogni carne che essi offriranno al SIGNORE, così degli
uomini come degli animali, sarà tuo; però, farai riscattare il primogenito
dell'uomo e farai riscattare il primogenito di un animale impuro.
Quanto al riscatto, li farai riscattare dall'età di un mese, secondo la tua
stima, per cinque sicli d'argento, a siclo di santuario, che è di venti
ghere.
Ma non farai riscattare il primogenito della vacca né il primogenito della
pecora né il primogenito della capra; sono cosa sacra; spargerai il loro
sangue sull'altare, e brucerai il loro grasso come sacrificio consumato dal
fuoco, di profumo soave per il SIGNORE.
La loro carne sarà tua; sarà tua come il petto dell'offerta agitata e come
la coscia destra.
Io do a te, ai tuoi figli e alle tue figlie con te, per legge perenne, tutte
le offerte delle cose sante che i figli d'Israele presenteranno al SIGNORE
per elevazione. È un patto inalterabile, perenne, davanti al SIGNORE, per te
e per la tua discendenza con te».
Il SIGNORE disse ancora ad Aaronne: «Tu non avrai nessuna proprietà nel
paese dei figli d'Israele e non ci sarà parte per te in mezzo a loro; io
sono la tua parte e la tua eredità in mezzo a loro.
Ai figli di Levi io do come proprietà tutte le decime in Israele in cambio
del servizio che fanno nella tenda di convegno.
I figli d'Israele non si avvicineranno più alla tenda di convegno, per non
caricarsi di un peccato che li farebbe morire.
Ma il servizio della tenda di convegno lo faranno soltanto i Leviti; ed essi
porteranno il peso delle proprie iniquità; sarà una legge perenne, di
generazione in generazione; e non possederanno nulla tra i figli d'Israele;
Poiché io do come proprietà ai Leviti le decime che i figli d'Israele
presenteranno al SIGNORE come offerta elevata; per questo dico di loro: "Non
possederanno nulla tra i figli d'Israele"».
Il SIGNORE disse a Mosè: «Parlerai inoltre ai Leviti e dirai loro: "Quando
riceverete dai figli d'Israele le decime che io vi do per conto loro come
vostre proprietà, metterete da parte un'offerta da fare al SIGNORE: una
decima della decima; e l'offerta che avrete prelevata vi sarà contata come
il grano che viene dall'aia e come il mosto che esce dal torchio.
Così anche voi metterete da parte un'offerta per il SIGNORE da tutte le
decime che riceverete dai figli d'Israele e darete al sacerdote Aaronne
l'offerta che avrete messa da parte per il SIGNORE.
Da tutte le cose che vi saranno date metterete da parte tutte le offerte per
il SIGNORE; di tutto ciò che vi sarà di meglio metterete da parte quel tanto
che è da consacrare".
E dirai loro: "Quando ne avrete messo da parte il meglio, quello che rimane
sarà contato ai Leviti come il prodotto dell'aia e come il prodotto del
torchio.
Lo potrete mangiare in qualunque luogo, voi e le vostre famiglie, perché è
il compenso che riceverete in cambio del vostro servizio nella tenda di
convegno.
Così non vi sarà attribuito nessun peccato, poiché ne avrete messo da parte
il meglio; e non profanerete le cose sante dei figli d'Israele, e non
morirete"».
(Numeri 18:1-32)
Il nostro Levi, doganiere a Capernaum, era “l’uomo sbagliato nel posto
sbagliato”!
Secondo la vocazione del Dio di Israele, egli avrebbe dovuto prendere le
offerte del popolo per conto di Dio e a sua volta offrile, il nostro Levi
invece riscuote i tributi imposti dal nemico al popolo di Dio per
consegnarle al nemico stesso!
Levi è un esattore delle imposte, cioè un ebreo traditore, che fa
direttamente gli interessi di Roma, o indirettamente, attraverso la
mediazione del re Erode Antipa di Galilea.
L'appalto dell'esattoria veniva assegnato dai romani all'esattore-capo che
faceva l'offerta più alta: per far fronte agli impegni, costui doveva quasi
costringere i suoi impiegati -gli esattori- alla disonestà.
Cioè a dire, gli esattori versavano allo Stato la somma pattuita, ma in
cambio potevano tenersi, frodando, il surplus delle riscossioni.
A causa di ciò gli appaltatori e doganieri, con tutta la loro famiglia,
venivano privati dalle autorità giudaiche di molti diritti civili, politici
e religiosi, fra cui quello di rendere testimonianza, erano pertanto
considerati “impuri”.
Può essere che Levi si era forse deciso ad accettare tale mestiere perché
aveva valutato realisticamente la potenza dei romani e ritenuto inutile
qualsiasi resistenza popolare, specie se condotta da un governo corrotto
come quello giudaico o dai gruppi terroristici che pullulavano nei deserti
della Palestina di allora.
-
Levi non è a servizio di Dio, né del Suo popolo, ma del nemico del popolo.
-
Egli non è presso gli utensili sacri di Dio, ma è seduto al banco delle
imposte!
-
Egli non svolge il suo compito di sacerdote per il perdono dei peccati del
popolo, ma fa pagare al popolo il debito dei loro peccati (la schiavitù del
popolo di Israele era una diretta conseguenza della loro disubbidienza).
Non abbiamo motivo di pensare che Levi approfittasse di questa sua
posizione, i pubblicani godevano in genere di pessima fama ed erano
considerati degli imbroglioni, anzi personalmente penso (ripeto è una mia
personale considerazione) che egli svolgesse il suo compito con fedeltà,
altrimenti Gesù, probabilmente non lo avrebbe scelto come “apostolo”,
difatti Gesù stesso insegnò così:
Chi è fedele nelle cose minime, è fedele anche nelle grandi; e chi è
ingiusto nelle cose minime, è ingiusto anche nelle grandi.
Se dunque non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà
quelle vere?
E, se non siete stati fedeli nei beni altrui, chi vi darà i vostri?
(Luca 16:10-12)
Comunque un fatto è certo, Levi svolge un compito improprio, ha mancato
la sua vocazione, proprio come il lebbroso egli non è nella
condizione di essere considerato puro e come il paralitico ha mancato
il suo scopo (ha peccato).
Gesù, nella Sua Potenza e nella Sua Grazia, lo nota e gli dice: Seguimi!
Proprio come per Andrea, Simone, Giacomo e Giovanni, che vede nella loro
attività di pescatori, un futuro di pescatori d’uomini, vede in Levi,
non uno strumento di esazione di tributi, ma un amministratore fedele
della Grazia di Dio!
Gesù vede in levi (unito al nemico) un Levi (unito a Dio), anzi un Matteo
(un dono di Dio), un dispensatore della Sua Grazia!
Da notare che la funzione stessa dei Leviti, era considerata un “dono di
Dio” al popolo (Levitico 18:6), Levi aveva questo dono in se, ma ne aveva
perso la funzione (aveva peccato, aveva mancato il suo scopo anche a
causa dello stato di peccato di tutto il popolo).
***
Matteo non temporeggia davanti alla chiamata di Gesù, egli:
- lascia ogni cosa
- si alza
- lo segue
Per molti aspetti la chiamata di Matteo assomiglia a quella di Eliseo:
Elia partì di là e trovò Eliseo, figlio di Safat, il quale arava con dodici
paia di buoi davanti a sé; ed egli stesso guidava il dodicesimo paio.
Elia si avvicinò a lui, e gli gettò addosso il suo mantello.
Eliseo, lasciati i buoi, corse dietro a Elia, e disse: «Ti prego, lascia che
io vada a dare un bacio a mio padre e a mia madre, e poi ti seguirò».
Elia gli rispose: «Va' e torna; ma pensa a quel che ti ho fatto!»
Dopo essersi allontanato da Elia, Eliseo tornò a prendere un paio di buoi, e
li offrì in sacrificio; con la legna dei gioghi dei buoi fece cuocere la
carne e la diede alla gente, che la mangiò.
Poi si alzò, seguì Elia, e si mise al suo servizio.
(1 Re 19:19-21)
***
Il banchetto è in onore di Gesù, difatti Luca scrive che “gli
preparò un gran banchetto in casa sua”.
Che differenza rispetto all’esattore del tributo in favore del nemico!
Levi comincia a recuperare la propria vocazione: rende un servizio in onore
a Dio.
Non solo; questo suo servizio, porta altri uomini ad avvicinarsi a Gesù,
proprio come era nello spirito della funzione levitica, portare i peccatori
davanti all’altare dei sacrifici per avvicinarsi alla santità di Dio.
Questo banchetto è anche una testimonianza, molto probabilmente è anche un
banchetto di addio alla sua professione, e molti pubblicani sono invitati e
ricevono una forte testimonianza di vita pratica e di risposta ad una
chiamata di Dio.
***
Dal punto di vista strettamente dottrinale aveva un fondamento scritturale,
difatti nel Salmo 1 sta scritto:
Beato l'uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si
ferma nella via dei peccatori; né si siede in compagnia degli schernitori;
ma il cui diletto è nella legge del SIGNORE, e su quella legge medita giorno
e notte.
(Salmo 1:1-2)
Ma per assurdo in questo episodio, secondo il pensiero divino:
-
Chi sono gli empi?
-
Chi sono i peccatori?
-
Chi sono gli schernitori?
L’apparenza delle cose sembra dare ragione ai farisei ed agli scribi… …ma
Gesù conosce a fondo i cuori… …Egli vede le malattie di tutti gli uomini,
anche di chi non si ritiene “malato”, ed è pronto a sanare chi si avvicina a
Lui, non chi se ne sta lontano ritenendosi sufficientemente “giusto”!
***
Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori a ravvedimento»."
Gesù ha qui dimostrato come Egli avesse la potenza di “rendere puro” un uomo
che era “impuro” al punto di servire il nemico “pagano” anzichè svolgere il
servizio ritenuto “sacro”, e di “perdonare il peccato”, “ridare la giusta
vocazione alla chiamata dell’uomo” (redimerlo dal suo stato di peccato), per
dargli nuovamente lo scopo primario (servire Dio ed avere comunione con
Lui).
Gesù nella Sua immensa Sapienza ha visto in Levi, l’apostolo per mezzo del
quale è stato scritto il vangelo attestante il vero re dei Giudei (non
l’imperatore imposto), trasmettendo il dono di Dio (non esigendo il
tributo dovuto a causa della disubbidienza).
Questa è la trasformazione che Dio opera in ciascuno dei Suoi figli
rigenerati dalla Spirito Santo.
Anche noi, siamo chiamati a seguire Gesù Cristo, ed Egli ci trasformerà da
Levi, strumenti a servizio del nemico (perché tali eravamo e siamo
ancora se non abbiamo risposto positivamente alla chiamata di Gesù), in
Matteo strumenti di testimonianza e benedizione a servizio di Dio, da
svolgere in tutta onestà e franchezza, amministrando con fedeltà
il dono di Dio per tutti gli uomini:
Ora, il Signore è lo Spirito; e dove c'è lo Spirito del Signore, lì c'è
libertà.
E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria
del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in
gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito.
Perciò, avendo noi tale ministero in virtù della misericordia che ci
è stata fatta, non ci perdiamo d'animo; al contrario, abbiamo rifiutato gli
intrighi vergognosi e non ci comportiamo con astuzia né falsifichiamo la
parola di Dio, ma rendendo pubblica la verità, raccomandiamo noi stessi alla
coscienza di ogni uomo davanti a Dio.
Se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono sulla via
della perdizione, per gli increduli, ai quali il dio di questo mondo ha
accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce del vangelo della
gloria di Cristo, che è l'immagine di Dio.
Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù quale Signore, e
quanto a noi ci dichiariamo vostri servi per amore di Gesù; perché il Dio
che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è quello che risplendé nei
nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio
che rifulge nel volto di Gesù Cristo.
(2 Corinzi 3:17-18 / 4:1-6)
***
Secondo il
contesto di Osea, Dio rimprovera gli israeliti perché, invece di convertirsi
a lui, si limitano a offrirgli innumerevoli sacrifici.
Gesù disse alla samaritana:
"…i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre
cerca tali adoratori.
Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e
verità.
Levi, dono di Dio fatto al Suo popolo, era chiamato ad adorare Dio, offrendo
a Lui i sacrifici in vista della venuta dell’Agnello perfetto, ma aveva
mancato la sua vocazione.
Matteo è il compimento di questa vocazione, ora è strumento di adorazione
per tutti coloro che leggono il vangelo scritto da lui sotto l’ispirazione
stessa di Dio.
Come Matteo, ciascuno di noi è chiamato a compiere in Cristo la propria
chiamata, diventando un dono di Dio per la Sua Chiesa, uno strumento di lode
per il nostro Dio.
Gesù Cristo è il dono supremo fatto dal Padre al mondo per la sua salvezza
in virtù della Sua Grazia.
Anche noi, suoi discepoli, siamo il dono di Dio per la
salvezza di quelli che Dio ci mette sulla strada,
siamo il sale della terra, la luce del
mondo (cfr Matteo 5:13), compiamo quindi la nostra chiamata:
"…presentate voi stessi a Dio, come di morti fatti viventi, e le vostre
membra come strumenti di giustizia a Dio."
(Romani 6:13)
"Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i
vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro
culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati
mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per
esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta
volontà."
(Romani 12:1-2)