L’incontro sportivo della vita

 

Perciò, fratelli miei cari e desideratissimi, allegrezza e corona mia,

state in questa maniera saldi nel Signore, o diletti!

(Filippesi 4:1)

 

Nella affettuosa lettera che Paolo scrive ai fratelli di Filippi, egli li definisce (oltre ad altri bellissimi aggettivi)     corona mia”, che strana espressione!

Per comprendere meglio il significato di tale termine, dobbiamo sicuramente comprendere cosa rappresentava la chiesa di Filippi per Paolo ed entrare nel merito dell’esperienza che l’apostolo fece a Filippi (cfr Atti 16):

- Dobbiamo innanzi tutto sapere che la Chiesa di Filippi è la prima chiesa europea, per la prima volta, l’evangelo è giunto in Europa.

- Lidia, la donna di Tiatiri che Paolo incontrò presso il luogo di preghiera/lavatoio fuori porta a Filippi, è la prima donna convertita in Europa.

- A Filippi Paolo dovette affrontare una donna indovina posseduta che lo “benediceva” distraendo l’attenzione degli uditori dal Signore.

- A Filippi Paolo dovette subire le ire dei padroni della donna indovina che si concretizzarono nelle vergate in pubblico e nella conseguente carcerazione nella cella più segreta della casa del carceriere.

- A Filippi Paolo, nella cella più interna, legato con i ceppi ai piedi, insieme a Sila cantava e pregava, lodando Dio che li liberò in modo soprannaturale e questo portò alla conversione del carceriere e di tutta la sua famiglia.

- A Filippi Paolo difese con dignità la sua persona davanti alle autorità prima di lasciare i fratelli.

Paolo sostenette una vera e propria lotta spirituale, vinta…

…la corona dei filippesi è sua!

 

Paolo era un uomo estremamente pratico, tutto ciò che sapeva lo applicava nella sua vita e lo viveva in modo pratico… …nulla era solo teoria e nei suoi insegnamenti si è spesso soffermato sulla similitudine della vita cristiana ad un combattimento sportivo… …ed è questo che vogliamo oggi approfondire, l’atleta spirituale, nella speranza che non rimanga solo un insegnamento teorico ma che possiamo realizzarlo praticamente nella nostra vita.

 

***

L’atleta deve essere allenato

Chiunque fa l'atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, per una incorruttibile.

Io quindi corro così; non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l'aria; anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato. (1 Corinzi 9:25-27)

 

…l'atleta è temperato in ogni cosa

- Non si può pensare di affrontare una gara, un combattimento sportivo (in particolare un incontro di pugilato), senza allenamento… …eppure sono fermamente convinto che nella nostra vita spirituale non ci preoccupiamo quasi mai di “andare in palestra ad allenarci”.

- Non si può pensare di affrontare una gara, un combattimento sportivo (in particolare un incontro di pugilato), senza pensare di “subire dei pugni”… eppure sono fermamente convinto che nella nostra vita spirituale sottovalutiamo molto il fatto che abbiamo un avversario davanti, ben allenato, che farà di tutto per sbatterci a terra in modo da vincere l’incontro.

 

Molte volte pensiamo di poter affrontare il nostro combattimento in modo “un po’ troppo agevole” e che al suono della campana il nostro avversario scappi dal ring, o vada KO da solo o al massimo al nostro primo attacco crolli stremato… che ingenui!

Ed è così che perdiamo le nostre battaglie… o peggio ancora, che rinunciamo a combattere illudendoci di potere vincere… ”se non salgo mai sul ring a combattere non perderò mai”… è vero… ma non vincerò nemmeno mai!

Il Signore Gesù, in una delle Sue promesse più importanti per il nostro cammino in questo mondo, ci ha detto chiaramente:

Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo

(Giovanni 16:33)

 

Giustamente noi diamo molta enfasi alla promessa che Egli ha vinto il mondo, ma non dibbiamo nemmeno dimenticarci che nel mondo avremo tribolazione.

Infatti Paolo lo ricordava a Timoteo come cosa scontata:

Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati. (2 Timoteo 3:12)

 

E Pietro scrivendo ai fratelli perseguitati del suo tempo ricordava:

Carissimi, non vi stupite per l'incendio che divampa in mezzo a voi per provarvi,

come se vi accadesse qualcosa di strano. (1 Pietro 4:12)

 

Se vogliamo vivere in questo mondo senza subire la tribolazione e la persecuzione possiamo scegliere di vivere “come se fossimo del mondo”, ma non consideriamoci dei discepoli di Gesù Cristo:

Or molta gente andava con lui; ed egli, rivolto verso la folla disse:

«Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. 

E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, infatti, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolare la spesa per vedere se ha abbastanza per poterla finire? 

Perché non succeda che, quando ne abbia posto le fondamenta e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno comincino a beffarsi di lui, dicendo: "Quest'uomo ha cominciato a costruire e non ha potuto terminare".

Oppure, qual è il re che, partendo per muovere guerra a un altro re, non si sieda prima a esaminare se con diecimila uomini può affrontare colui che gli viene contro con ventimila? 

Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un'ambasciata e chiede di trattare la pace.

Così dunque ognuno di voi, che non rinuncia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo.

Il sale, certo, è buono; ma se anche il sale diventa insipido, con che cosa gli si darà sapore? Non serve né per il terreno, né per il concime; lo si butta via.

Chi ha orecchi per udire oda». (Luca 14:25-35)

 

Facciamo quindi le nostre valutazioni!

 

Un modo di temprare il nostro corpo è anche quello di evitare di lagnarci per ogni cosa; un buon atleta o soldato è capace di resistere al dolore, alla fatica…

Immaginiamo un corridore che durante la corsa si lamenta del dolore che sente per gli sforzi… o meglio ancora, un pugile che si lamenta continuamente di ogni pugno preso durante il combattimento… sarebbe quanto meno ridicolo se non avvilente!

Possiamo invece ricordare le facce dei pugili durante gli incontri, gonfie di tumefazioni, a volte grondanti di sangue alle quali gli atleti non fanno alcun caso.

… Paolo, scrivendo dal carcere di Roma ai fratelli esternava non il suo stato di carcerato, incatenato… ma la sua Gioia:

Del resto, fratelli miei, rallegratevi nel Signore.

Io non mi stanco di scrivervi le stesse cose,

e ciò è garanzia di sicurezza per voi.

(Filippesi 3:1)

 

Rallegratevi sempre nel Signore.

Ripeto: rallegratevi. (Filippesi 4:4)

 

… se riprendiamo quanto diceva Pietro ai fratelli che erano perseguitati, possiamo notare anche questo aspetto:

Carissimi, non vi stupite per l'incendio che divampa in mezzo a voi per provarvi,

come se vi accadesse qualcosa di strano.

Anzi, rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo,

perché anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare.

Se siete insultati per il nome di Cristo, beati voi! Perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi.

Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida, o ladro, o malfattore, o perché si immischia nei fatti altrui;

ma se uno soffre come cristiano, non se ne vergogni, anzi glorifichi Dio, portando questo nome. (1 Pietro 4:12-16)

 

…Io quindi corro così; non in modo incerto;

Paolo scrive queste parole a dei fratelli greci che conoscevano bene le olimpiadi, ammiravano le gesta atletiche di questi uomini idolatrati dal pubblico pagano per le loro performance sportive… un po' come oggi.

Ma prende questo esempio per dimostrare loro come un uomo di Dio debba porsi davanti alla propria vocazione.

Immaginiamo di vedere un centometrista che si prepara per la sua gara olimpica, schierato sulla pista, allo starter, tutti i corridori corrono verso il traguardo e lui si gira intorno e cerca di capire dove correre… parte… si ferma… cambia direzione… immaginiamo che figura!

Questo accade spiritualmente quando non si è ben compreso lo scopo della corsa cristiana, quando non si è fissato lo sguardo sul traguardo, per questo l’autore della lettera agli ebrei ci scrive:

Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta.

Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l'infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio. 

Considerate perciò colui che ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate perdendovi d'animo. (Ebrei 12:1-3)

 

Lo sguardo di chi vuole vincere è quindi fissato su Gesù Cristo, ma su quale Gesù?

Sul Gesù che ci rivela la Parola di Dio, non sul Gesù che abbiamo imparato dalla tradizione religiosa (un Gesù semplicemente morto in croce)…, Paolo dice addirittura:

…e se anche abbiamo conosciuto Cristo da un punto di vista umano, ora però non lo conosciamo più così. (2 Corinzi 5:16)

 

 è il Gesù glorificato che ci rivela la Parola di Dio è quel Gesù che ci viene presentato nella Sua Gloria:          

Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede… (Apocalisse 1:1)

 

il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra.

A lui che ci ama, e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno e dei sacerdoti del Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.

Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà; lo vedranno anche quelli che lo trafissero, e tutte le tribù della terra faranno lamenti per lui. Sì, amen. «Io sono l'alfa e l'omega», dice il Signore Dio, «colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente».

(Apocalisse 1:5-8)

 

Come mi fui voltato, vidi sette candelabri d'oro e, in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un figlio d'uomo, vestito con una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d'oro all'altezza del petto. Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve; i suoi occhi erano come fiamma di fuoco; i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace, e la sua voce era come il fragore di grandi acque. Nella sua mano destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza. (Apocalisse 1:12-16)

 

Come poi si rivela alle sette chiese.

un Agnello in piedi, che sembrava essere stato immolato, e aveva sette corna e sette occhi che sono i sette spiriti di Dio, mandati per tutta la terra.

Egli venne e prese il libro dalla destra di colui che sedeva sul trono.

Quand'ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all'Agnello, ciascuno con una cetra e delle coppe d'oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi.

Essi cantavano un cantico nuovo, dicendo: «Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli,

perché sei stato immolato e hai acquistato a Dio, con il tuo sangue, gente di ogni tribù,

lingua, popolo e nazione, e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra».

E vidi, e udii voci di molti angeli intorno al trono, alle creature viventi e agli anziani;

e il loro numero era di miriadi di miriadi, e migliaia di migliaia.

Essi dicevano a gran voce: «Degno è l'Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza,

le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode».
E tutte le creature che sono nel cielo, sulla terra, sotto la terra e nel mare, e tutte le cose che sono in essi,

 udii che dicevano: «A colui che siede sul trono, e all'Agnello, siano la lode, l'onore, la gloria e la potenza, nei secoli dei secoli».

Le quattro creature viventi dicevano: «Amen!»

E gli anziani si prostrarono e adorarono. (Apocalisse 5:6-14)

 

(cfr Apocalisse 6:1 / 8:5)

I suoi occhi erano una fiamma di fuoco, sul suo capo vi erano molti diademi e portava scritto un nome

che nessuno conosce fuorché lui.

Era vestito di una veste tinta di sangue e il suo nome è la Parola di Dio.

Gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra cavalli bianchi, ed erano vestiti di lino fino bianco e puro.

Dalla bocca gli usciva una spada affilata per colpire le nazioni;

ed egli le governerà con una verga di ferro, e pigerà il tino del vino dell'ira ardente del Dio onnipotente.

E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: RE DEI RE E SIGNORE DEI SIGNORI. (Apocalisse 19:11-16)

 

 

Per questo ci sforziamo di essergli graditi, sia che abitiamo nel corpo, sia che ne partiamo.

Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione di ciò che ha fatto quando era nel corpo, sia in bene sia in male.

(2 Corinzi 5:9-10)

 

A cui Paolo si riferisce scrivendo a Timoteo:

Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione.     (2 Timoteo 4:8)

 

Un atleta che vuole vincere, si prepara…

-       …innanzi tutto si mette a correre con abiti idonei, anzi, dobbiamo dire che gli atleti greci, proprio per non avere ostacoli nei loro movimenti, correvano nudi, forse proprio per questo troviamo qui scritto:

            deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge.

Immaginiamo il centometrista di prima correre con un cappotto addosso ed un armadio sulle spalle?

 

-       Poi si allena, studia gli avversari, la pista, il traguardo, uno scarso allenamento ci porterà a correre in modo incerto,

E se siamo sinceri, quante volte ci troviamo a fare queste “magre figure” a causa del nostro scarsissimo allenamento?

 

 

…lotto al pugilato, ma non come chi batte l'aria

Riprendendo l’immagine dell’atleta, Paolo si auto-definisce un pugile, arte sportiva molto apprezzata nelle olimpiadi.

Immaginiamo anche in questo caso di vedere un pugile che durante l’incontro, continua a dare pugni al vento non prendendo mai l’avversario…, o magari (ancora più avvilente) comincia a colpire il proprio allenatore, l’arbitro, i giornalisti… immaginiamo che stupore e che risate intorno al ring ed immaginiamo lo sguardo dell’avversario!

Questo accade spiritualmente quando non si è ben compreso chi è il nostro avversario, per questo Paolo ci ricorda:

…il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti. (Efesini 6:12)

 

Un atleta che vuole vincere, si prepara…

-       …innanzi tutto si allena duramente, studia la tecnica di attacco e si prepara a saper “incassare” i colpi che inevitabilmente prenderà durante l’incontro, per questo troviamo qui scritto:

            tratto duramente il mio corpo

Immaginiamo il pugile che si prepara all’incontro, esile, non allenato, oppure grasso e ubriaco.

-       si prepara anche psicologicamente ad affrontare l’avversario.

 

Guardando le fasi preliminari di un incontro di pugilato, vediamo spesso i contendenti che sfoggiano i propri muscoli, guardano l’avversario in modo intimidatorio… questo fa parte del combattimento, può incutere paura e se un pugile non è allenato a non subire queste pressioni, al suono del gong andrà a terra come una pera cotta!

 

Siamo preparati al combattimento spirituale?

Se siamo sinceri, quante volte ci troviamo a fare queste “magre figure” a causa del nostro scarsissimo allenamento?

 

…tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù

Se vogliamo invertire la tendenza nei nostri combattimenti spirituali dobbiamo allora prendere coscienza che dobbiamo prepararci.

Paolo dichiara espressamente che trattava duramente il proprio corpo, cosa significa questo?

Oggi, anche nel nostro mondo “evangelico”, c’è una sfrenata rincorsa al benessere interiore (ed esteriore) e, ancora più grave, pensando che questa sia una “benedizione spirituale”.

Questo stato di benessere ci porta ad un rilassamento che non serve a tenersi in allenamento, anzi… a dormire… a trasformarci in pappe molli spirituali!

Questa ricerca non è sicuramente quella che Paolo percorreva e neanche avrebbe mai pensato di cercare e tantomeno di trovare, possiamo leggere come lui stesso intendeva il suo cammino:

Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe; una volta sono stato lapidato; tre volte ho fatto naufragio; ho passato un giorno e una notte negli abissi marini.

Spesso in viaggio, in pericolo sui fiumi, in pericolo per i briganti, in pericolo da parte dei miei connazionali, in pericolo da parte degli stranieri, in pericolo nelle città, in pericolo nei deserti, in pericolo sul mare, in pericolo tra falsi fratelli; in fatiche e in pene; spesse volte in veglie, nella fame e nella sete, spesse volte nei digiuni, nel freddo e nella nudità. (2 Corinzi 11:24-27)

 

E perché anche noi siamo ogni momento in pericolo?

Ogni giorno sono esposto alla morte; sì, fratelli, com'è vero che siete il mio vanto, in Cristo Gesù, nostro Signore.

Se soltanto per fini umani ho lottato con le belve a Efeso, che utile ne ho?

Se i morti non risuscitano, «mangiamo e beviamo, perché domani morremo».

Non v'ingannate: «Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi».

Ridiventate sobri per davvero e non peccate; perché alcuni non hanno conoscenza di Dio;

 lo dico a vostra vergogna. (1 Corinzi 15:30-34)

 

Ci preoccupiamo di trattare duramente il nostro corpo al fine di essere allenati in vista del nostro combattimento spirituale?

Paolo scriveva così al suo discepolo Timoteo:

esèrcitati invece alla pietà, perché l'esercizio fisico è utile a poca cosa, mentre la pietà è utile a ogni cosa,

avendo la promessa della vita presente e di quella futura.

Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata

 (infatti per questo fatichiamo e combattiamo):

abbiamo riposto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il Salvatore di tutti gli uomini,

soprattutto dei credenti. (1 Timoteo 4:7-10)

 

Sopporta anche tu le sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù.

Uno che va alla guerra non s'immischia in faccende della vita civile, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato.

Allo stesso modo quando uno lotta come atleta non riceve la corona, se non ha lottato secondo le regole. (2 Timoteo 2:3-6)

 

            - Sopporta anche tu le sofferenze

Un atleta o soldato ben allenato ed addestrato è in grado di sopportare le sofferenze.

Per questo, come abbiamo visto altre volte le “svariate prove” sono un salutare allenamento:

Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza.

E la costanza compia pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti. (Giacomo 1:2-4)

 

- non s'immischia in faccende della vita civile

Un atleta o soldato ben allenato ed addestrato non si distrae con la vita mondana, non “spreca energie”.

            Paolo spiega questo suo sano atteggiamento proprio nella lettera ai fratelli di Filippi:

Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù.

Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù. (Filippesi 3:10-14)

 

La chiesa dovrebbe essere la palestra… dove è presente un ring di allenamento al fine di prepararci a vicenda… ma spesso quel ring diventa un vero e proprio ring da combattimento… a volte la finzione diventa realtà!

Tra fratelli possiamo e dobbiamo tenerci in allenamento… questo avviene confortandoci, ammonendoci, riprendendoci a vicenda, a volte anche lottando l’uno contro l’altro, perché no, ma ben sapendo che combattiamo dalla stessa parte e ci stiamo allenando per il vero combattimento che non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti. (cfr Efesini 6:12)

 

…lo riduco in schiavitù

Paolo si è sempre dichiarato un uomo libero e tale era, ma al fine di poter “controllare” il proprio corpo in ogni cosa, era consapevole che doveva auto-disciplinarsi, proprio come un atleta.

Un atleta che si sta preparando per “l’incontro della vita”, segue un rigidissima dieta, si sottopone volontariamente a durissimi allenamenti… si riduce in schiavitù pur essendo libero, ma sa che se non si allena duramente difficilmente vincerà l’incontro!

In termini spirituali, questo significa che pur essendo liberi in Cristo, se vogliamo vincere le nostre battaglie spirituali dobbiamo in qualche modo “darci delle regole disciplinari”, non finalizzate all’ottenimento della salvezza (pensiero religioso), ma finalizzate a vivere una vita spirituale di sano combattimento.

Per fare questo in modo sanno, Paolo da un buon consiglio ai credenti della Galazia:

Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne.

Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste.

(Galati 5:16)

 

…perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato.

Qualsiasi incontro sportivo ha delle regole, anche la corsa e il pugilato non fanno eccezione:

-       Partecipare ad una gara di velocità, significa partire al momento giusto, correre dentro la mia corsia di pista…

-       Lottare al pugilato non vuole dire “fare a pugni”, ci sono delle precise regole di combattimento

 

Queste regole vanno conosciute e rispettate, la prima regola è una vita fedele alla Parola (conoscenza), coerente con quello che si dichiara (rispetto delle regole), e condotta con la sola forza che dà lo Spirito Santo, potremmo oggi dire “non doparsi.

Paolo con questa espressione vuole proprio evidenziare la fedeltà, la coerenza e la fonte che devono avere le nostre parole ed i nostri fatti… …altrimenti rischiamo una squalifica!

L’apostolo Paolo è sicuramente un ottimo esempio di uomo di fede perfettamente concentrato sul suo obiettivo: la salvezza delle anime e portare a termine nel migliore dei modi l’incarico ricevuto da Gesù Cristo sulla via di Damasco, che correva con coerenza e con la forza dello Spirito Santo.

Alla fine dei suoi giorni egli potrà dire:

Quanto a me, io sto per essere offerto in libazione, e il tempo della mia partenza è giunto.

Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede.

Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione. (2 Timoteo 4:6-8)

 

Queste sono le parole di un buon atleta o un buon soldato che sa di avere messo tutto quanto aveva per la causa.

 

***

Come possiamo dare una vera svolta alla nostra vita per essere dei buoni atleti e soldati di Cristo?

Innanzi tutto dobbiamo desiderarlo e poi dobbiamo “impegnarci”:

Voi, per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù; alla virtù la conoscenza; alla conoscenza l'autocontrollo; all'autocontrollo la pazienza; alla pazienza la pietà; alla pietà l'affetto fraterno; e all'affetto fraterno l'amore.

Perché se queste cose si trovano e abbondano in voi, non vi renderanno né pigri, né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo.

Ma colui che non ha queste cose, è cieco oppure miope, avendo dimenticato di essere stato purificato dei suoi vecchi peccati.

Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a render sicura la vostra vocazione ed elezione; perché, così facendo, non inciamperete mai.

In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l'ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. (2 Pietro 1:5-11)

 

Paolo scrive così ai romani:

Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui. (Romani 8:17)

 

Noi abbiamo inoltre una bellissima notizia, la nostra Vittoria finale è certa, questo ci deve dare quella serenità di affrontare le nostre battaglie con la consapevolezza che il nostro nemico è comunque destinato a soccombere nello scontro finale, e lui questo lo sa molto bene!

Paolo, proprio parlando delle “botte” che possiamo prendere scrive così:

Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?

Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica.

Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi.

Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?

Com'è scritto: «Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello».

Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore. (Romani 8:31-39)

 

Giovanni ci conforta con una domanda ed una risposta:

Chi è che vince il mondo, se non colui che crede che Gesù è il Figlio di Dio?

(1 Giovanni 5:5)

 

Credere in qualcosa vuole dire considerarlo VERO e REALE, se io credo di avere una “Ferrari”, la desidero vedere, provare, usare… cosa penseremmo di una persona che dice di avere una Ferrari ma non è mai andato a vederla e non desidera andarci, non l’ha mai provata, usata… penseremmo o che è uno stupido o che in realtà non ce l’ha!

 

Crediamo che Gesù è il Figlio di Dio?

Come influenza questa “fede” la nostra vita?

Se crediamo che Gesù è il Figlio di Dio, crediamo alle Sue Parole?

Come influenzano queste la nostra vita?

 

Facciamo attenzione a non illuderci:

Ma mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi.

Perché, se uno è ascoltatore della parola e non esecutore, è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio; e quando si è guardato se ne va, e subito dimentica com'era.

Ma chi guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge della libertà, e in essa persevera, non sarà un ascoltatore smemorato ma uno che la mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare. (Giacomo 1:22-25)

 

***

Il libro dell’apocalisse ci riporta più volte delle promesse per coloro che vincono:

A chi vince io darò da mangiare dell'albero della vita, che è nel paradiso di Dio. (Apocalisse 2:7)

Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda. (Apocalisse 2:11)

A chi vince io darò della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve.

(Apocalisse 2:17)

A chi vince e persevera nelle mie opere sino alla fine, darò potere sulle nazioni, ed egli le reggerà con una verga di ferro e le frantumerà come vasi d'argilla, come anch'io ho ricevuto potere dal Padre mio; e gli darò la stella del mattino. (Apocalisse 2:26-28)

Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche, e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. (Apocalisse 3:5)

Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio (la nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio) e il mio nuovo nome. (Apocalisse 3:12)

Chi vince lo farò sedere presso di me sul mio trono, come anch'io ho vinto e mi sono seduto con il Padre mio sul suo trono. (Apocalisse 3:21)

E colui che siede sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».

Poi mi disse: «Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veritiere», e aggiunse: «Ogni cosa è compiuta. Io sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell'acqua della vita.

Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio.

Ma per i codardi, gl'increduli, gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda». (Apocalisse 21:5-8)

 

***

Voi siete da Dio, figlioli, e li avete vinti, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo. (1 Giovanni 4:4)

 

Gianni Marinuzzi