L'esempio di Ezechia
Paolo scrivendo al suo discepolo Timoteo insisteva così, relativamente alla
conoscenza della Scrittura (a
quei tempi vi era solo l’Antico
Testamento):
…persevera nelle
cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le
hai imparate, e che fin da bambino
hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la
sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Dio Dio.
Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a
correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e
ben preparato per ogni opera buona.
(1 Timoteo 3:14-17)
E scrivendo ai romani ce ne conferma la attuale
validità ed utilità:
…tutto
ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione,
affinché mediante la pazienza e la
consolazione che ci provengono dalle Scritture,
conserviamo la speranza.
(Romani 15:4)
Possiamo quindi considerare
tutto quanto scritto nella Scrittura che noi abbiamo nelle mani, compreso
quello che è chiamato Antico Testamento, una vera risorsa, una miniera di
perle preziose, una
consolazione, una testimonianza di esempi
utili al nostro perfezionamento,
completamento circa la
Speranza che aspettiamo con
pazienza.
E quello che vogliamo
esaminare oggi è un personaggio che ha dovuto affrontare almeno quattro
momenti critici nella sua vita, che ci devono fare riflettere,
il re giudeo
Ezechia,
il cui nome significa “Dio mi ha reso forte”.
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L’AMBIENTE DOVE E’ NATO E CRESCIUTO EZECHIA
2 Re 16; 2 Cronache 28
Ezechia è nato in
un ambiente
tutt’altro che buono,
suo padre era il re Acaz, un pessimo re che in
sedici anni di reggenza portò il popolo di Giuda alla
totale idolatria, di lui sta scritto che
non fece ciò che è
giusto agli occhi del SIGNORE, suo Dio, si,
suo Dio, in quanto la sua infedeltà non annullò la fedeltà di Dio…
…egli
si comportò secondo l’esempio dei re di
Israele, seguendo le pratiche abominevoli dei popoli cananei
(cfr 2 Re 16:3), tra le quali la Scrittura ci dice:
-
fece passare per il fuoco persino suo
figlio (cfr 2 Re 16:3) (questa era una pratica abominevole usata tra i fenici in
onore al dio Moloc e del dio Baal), considerando che Ezechia era il suo
primogenito avuto in età adolescenziale, possiamo ipotizzare che
effetto fece agli
occhi del bimbo Ezechia vedere morire suo fratello in quel modo;
-
offriva sacrifici ed incenso sugli alti
luoghi, sulle colline, e sotto ogni albero verdeggiante (cfr 2 Re 16:4)
Anziché offrire sacrifici nel
tempio in sacrificio a Dio, come previsto dalla Legge, egli
preferiva adeguarsi alle forme
sacrificali dei popoli cananei…
Acaz subì
duri avvertimenti da parte di Dio, sta scritto che:
-
il SIGNORE, il suo
Dio, lo diede nelle mani del re di Siria; i Siri lo sconfissero e gli presero un gran numero di prigionieri che
deportarono a Damasco. (2 Cronache 28:5)
-
fu anche dato in
mano del re d'Israele, che gli inflisse una grande sconfitta.
Infatti
Peca, figlio di Remalia,
uccise in un giorno, in Giuda,
centoventimila uomini, tutta gente valorosa, perché avevano abbandonato il
SIGNORE, Dio dei loro padri.
Zicri, un prode di
Efraim, uccise Maaseia, figlio del re, Azricam, maggiordomo del palazzo
reale, ed Elcana, che teneva il secondo posto dopo il re.
I figli d'Israele condussero via dai loro fratelli duecentomila
prigionieri, fra donne, figli e figlie; e ne ricavarono pure un grande
bottino, che portarono a Samaria.
(2 Cronache 28:5-8)
Ma dobbiamo chiederci
cosa spinse
un re del popolo di Dio
a seguire
le pratiche abominevoli dei popoli cananei.
Sicuramente
i popoli cananei a cui fa riferimento la Scrittura
erano popoli che, dal punto di vista umano,
suscitavano un
fascino irresistibile, soprattutto agli occhi di un popolo votato all’agricoltura ed alla
pastorizia come poteva essere il popolo di Israele e di Giuda…
…questi popoli, tra i quali
spiccavano
i fenici,
erano popoli
all’avanguardia per i tempi, grandi navigatori, mercanti, fabbri, artigiani nelle
svariate arti del ferro e del legno.
Sicuramente la vista di questi
popoli,
portò il re Acaz a nutrire per loro una
profonda ammirazione, e non solo per loro,
anche per i loro dei che evidentemente avevano (secondo un logico
ragionamento umano) dei poteri tali da portarlo a nutrire per loro
stima e
ammirazione, invidia e cupidigia.
Questa
maggiore stima,
cupidigia e invidia si manifestarono in seguito più chiaramente quando Acaz, dopo aver
chiesto aiuto a Tiglat-Pileser, re degli Assiri,
dichiarandosi suo figlio (cfr 2 Re 16:7, anziché consultare l’Eterno degli
eserciti) per
essere liberato
dall’oppressione del popolo di Israele del nord e dai siriani (mostrando così la sua debolezza al nemico).
Dopo essere stato aiutato dal
re d’Assiria che conquistò i siri ed uccise il loro re Resin (cfr 2 Re
16:9),
andò a Damasco (capitale dell’Assiria) e vide
l’altare pagano (evidentemente molto bello ed appariscente) ed
inviò il sacerdote Uria per prenderlo
come modello e costruirne uno identico per sostituire di fatto
l’altare di bronzo prescritto da Dio, profanando così il tempio
con la collaborazione totale del
sacerdote Uria, che
non si ribellò, né fece alcuna
opposizione
in nulla
preferendo restare sottomesso ad un re
che stava profanando il tempio di Dio piuttosto che a Dio stesso (cfr 2 Re 16:5-15).
Dobbiamo considerare come l’ammirazione porta alla imitazione, imitiamo ciò
che ammiriamo!
Questo primo atto di
profanazione del tempio
dobbiamo leggerlo sulla base del significato che aveva l’altare di bronzo
(o di rame):
Innanzi tutto l’altare di bronzo era stato voluto da Dio secondo un disegno
ben preciso:
«Farai anche
un altare di legno d'acacia,
lungo cinque cubiti e largo cinque cubiti. L'altare sarà quadrato, e avrà
tre cubiti di altezza.
Ai quattro angoli
farai dei corni che spuntino dall'altare, e
lo rivestirai di bronzo.
Farai pure i suoi
vasi per raccogliere le ceneri, le sue palette, i suoi catini, i suoi
forchettoni e i suoi bracieri; tutti
i suoi utensili li farai di bronzo.
E gli farai una
graticola di bronzo a forma di rete; sopra la rete, ai suoi quattro angoli,
farai quattro anelli di bronzo.
Porrai la rete
sotto la cornice dell'altare, nella parte inferiore, in modo che la rete
raggiunga la metà dell'altezza dell'altare.
Farai anche delle
stanghe per l'altare: delle stanghe di legno d'acacia, e le rivestirai di
bronzo. Si faranno passare le stanghe negli anelli; le stanghe saranno ai
due lati dell'altare, quando lo si dovrà portare. Lo farai di tavole, vuoto;
dovrà essere fatto come ti è stato mostrato sul monte.
(Esodo 27:1-8)
L’altare di rame era il primo arredo sacro che si incontrava entrando nel cortile del
tempio ed era
fondamentalmente il luogo per l’offerta
dei sacrifici e per lo spargimento del sangue, l’unica cosa che “fa
l’espiazione”:
…senza spargimento di sangue, non c'è
perdono.
(Ebrei 9:22)
Questo altare,
contestualizzato alla luce della rivelazione di Gesù Cristo,
ci parla della
persona di Gesù Cristo uomo che si è caricato del peccato di tutti gli
uomini ed è stato offerto sulla croce quale vittima sostitutiva in favore
dell’uomo peccatore.
Alla luce di questa nuova
rivelazione possiamo quindi contestualizzare questo atto profanatorio come
un atto che rimuove
di fatto il sacrificio di Cristo così come voluto da Dio, e lo sostituisce
con un rituale pagano, magari
più affascinante,
spettacolare,
moderno, più
comprensibile e più
piacevole
allo sguardo umano corrotto e condotto dal principe di questo
mondo.
Il
secondo atto di
profanazione consistette nello
spezzare i riquadri delle basi e nel rimuovere le conche di rame, il mare
di bronzo da sopra i buoi di bronzo che servivano da sostegno, appoggiandoli
sopra un pavimento di pietra (cfr 2 Re 16:17).
Il mare di bronzo con le sue basi e le dieci conche con le relative basi a
corredo, furono realizzati per
iniziativa di Salomone:
Poi fece il «Mare»
di metallo fuso, che aveva dieci
cubiti da un orlo all'altro; era di forma perfettamente rotonda, aveva
cinque cubiti d'altezza, e una corda di trenta cubiti ne misurava la
circonferenza.
Sotto l'orlo lo
circondavano dei frutti di colloquintide, dieci per cubito, facendo tutto il
giro del mare; i frutti di colloquintide, disposti in due ordini, erano
stati fusi insieme con il mare.
Questo poggiava su dodici buoi, dei quali tre guardavano a settentrione, tre a occidente, tre a
meridione, e tre a oriente; il mare stava su di essi, e le parti posteriori
dei buoi erano volte verso il centro.
Esso aveva lo spessore di un palmo; il suo orlo, fatto come l'orlo di una
coppa, aveva la forma di un fior di giglio; il mare conteneva duemila bati.
Fece pure
le dieci basi di bronzo; ciascuna
aveva quattro cubiti di lunghezza, quattro cubiti di larghezza e tre cubiti
d'altezza.
Il lavoro delle
basi consisteva in questo.
Erano formate di
riquadri, tenuti assieme per mezzo di sostegni.
Sopra i riquadri,
fra i sostegni, c'erano dei leoni, dei buoi e dei cherubini; lo stesso, sui
sostegni superiori; ma sui sostegni inferiori, sotto i leoni e i buoi,
c'erano delle ghirlande a festoni.
Ogni base aveva
quattro ruote di bronzo con gli assi di bronzo; ai quattro angoli c'erano
delle mensole, sotto il bacino; queste mensole erano di metallo fuso; di
fronte a ciascuna stavano delle ghirlande.
Al coronamento
della base, nell'interno, c'era un'apertura in cui si adattava il bacino;
essa aveva un cubito d'altezza, era rotonda, della forma di una base di
colonna, e aveva un cubito e mezzo di diametro; anche lì c'erano delle
sculture; i riquadri erano quadrati e non circolari.
Le quattro ruote
erano sotto i riquadri, gli assi delle ruote erano fissati alla base, e
l'altezza d'ogni ruota era di un cubito e mezzo.
Le ruote erano fatte come quelle di
un carro.
I loro assi, i loro
quarti, i loro raggi, i loro mòzzi erano di metallo fuso.
Ai quattro angoli
d'ogni base c'erano quattro mensole d'un medesimo pezzo con la base.
La parte superiore
della base terminava con un cerchio di mezzo cubito d'altezza, e aveva i
suoi sostegni e i suoi riquadri tutti d'un pezzo con la base.
Sulla parte liscia
dei sostegni e sui riquadri Chiram scolpì dei cherubini, dei leoni e delle
palme, secondo gli spazi liberi, e delle ghirlande tutto intorno.
Così fece le dieci
basi; la fusione, la misura e la forma erano le stesse per tutte.
Poi fece
le dieci conche di bronzo, ciascuna
delle quali conteneva quaranta bati ed era di quattro cubiti; ogni conca
posava sopra una delle dieci basi.
Egli collocò le basi così: cinque al lato destro della casa e cinque al
lato sinistro.
Mise il mare al lato destro della casa, verso sud-est.
Chiram fece pure i
vasi per le ceneri, le palette e le bacinelle.
(1 Re 7:23-40)
Il re Acaz proseguì nella sua
scellerata profanazione con un
terzo atto
di profanazione consistente nel
fare rimuovere dal tempio (a causa del re d’Assiria),
il portico del sabato (come segno di sottomissione alla sua autorità
superiore) (cfr 2 Re 16:18).
La rimozione di tali arredi ed il loro abbandono sul pavimento stavano ad indicare il
totale disprezzo
per ciò che serviva per l’adorazione di Dio, l’Eterno degli eserciti,
per avere la
approvazione e la stima di un re pagano sottomesso a dei di corruzione, idoli muti, vani,
come è vano tutto il loro apparire!
Notiamo ancora come l’ammirazione, oltre a portare alla imitazione, porta
poi al disprezzo di ciò che non ammiriamo o non ammiriamo più,si finisce per
disprezzare tutto ciò che non ammiriamo o non ammiriamo più!
Dalla lettura di 2 Cronache
28, possiamo ancora vedere come sta scritto che:
-
fece perfino delle
immagini di metallo fuso per i Baali
(2 Cronache 28:2);
-
bruciò dei profumi nella valle di Ben-Innom (2 Cronache 28:3)
- fece a pezzi gli utensili della casa di Dio e chiuse le porte della casa
del Signore, si fece degli altari a ogni incrocio di Gerusalemme (2 Cronache
28:24-25)
Questi
atti profanatori del re Acaz, contestualizzati ad oggi, ci parlano
dello sguardo che
una chiesa indebolita dall’infedeltà e
dalla disubbidienza alla Parola di Dio,
guarda con occhi
bisognosi di appagamento e soddisfazione le “divinità del mondo”, anziché
tornare a scoprire
gli insegnamenti e sottomettersi a quanto insegna Il Re dei re ed il Signore
dei signori e chiedere aiuto a Lui, si mette ad
imitare
le forme vuote ed inutili
del paganesimo, portandolo in mezzo alla chiesa stessa,
in quanto ritenuto più appariscente, più
affascinante, più attraente, anziché
vedere le cose con
gli occhi di Dio che
non bada a ciò che colpisce lo sguardo
dell'uomo: l'uomo guarda all'apparenza, ma il SIGNORE guarda al cuore
(1 Samuele 16:7),pensando così di
imbonirsi il
nemico, diventandone di fatto schiavo e profanando ciò che e Santo.
Dopo
sedici anni Acaz muore,
dopo aver
instaurato
stabilmente l’idolatria nel paese di Giuda, e
gli succede il figlio Ezechia.
Dal libro delle Cronache
sappiamo che
Acaz si addormentò con i suoi padri, e
fu sepolto in città, a Gerusalemme, perché non lo vollero mettere nelle
tombe dei re d'Israele. (2 Cronache 28:27)
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L’INIZIO DEL REGNO DI EZECHIA
LO ZELO INIZIALE – LA REAZIONE ALLA CRISI SPIRITUALE
2 Re 18:1-12; 2 Cronache 29-30-31
In questo
desolante stato
spirituale ha inizio il regno di questo giovane, che evidentemente
ha visto la fine
suo padre, di lui è detto che
sua madre si chiamava Abi ed era figlia
di Zaccaria (cfr 2 Re 18:2), questa annotazione ci deve fare riflettere... nonostante
l’educazione scellerata di suo padre, possiamo supporre che
l’insegnamento di
sua madre o di suo nonno Zaccaria, abbia avuto un benefico effetto sulla
crescita e maturazione spirituale di questo giovane re.
I suoi primi anni di regno
sono effervescenti di atti di
zelo spirituale URGENTE, in particolare sappiamo dal libro delle Cronache
che:
Nel primo anno del suo regno, nel primo mese,
riaprì le porte della casa del
SIGNORE, e le restaurò.
Fece venire i sacerdoti e i Leviti, li radunò sulla piazza orientale, e disse loro: «Ascoltatemi, o Leviti!
Ora
santificatevi, e santificate la casa
del SIGNORE, Dio dei vostri padri, e
portate fuori dal santuario ogni
immondezza.
I nostri padri infatti sono stati infedeli e hanno fatto ciò che è male
agli occhi del SIGNORE, nostro Dio, l'hanno abbandonato, hanno cessato di
volger la faccia verso la casa del SIGNORE, e le hanno voltato le spalle.
Hanno chiuso le porte del portico, hanno spento le lampade, non hanno più
bruciato profumi né offerto olocausti nel santuario del Dio d'Israele.
Perciò l'ira del
SIGNORE ha colpito Giuda e Gerusalemme; egli li ha abbandonati alle
oppressioni, alla desolazione e agli scherni, come vedete con i vostri
occhi.
Ed ecco, per
questo, i nostri padri sono periti di spada, e i nostri figli, le nostre
figlie e le nostre mogli sono deportati.
Ora io ho in cuore di fare un patto con il SIGNORE, Dio d'Israele, affinché
la sua ira ardente si allontani da noi.
Figli miei, non siate negligenti; perché il SIGNORE ha scelto voi affinché
stiate davanti a lui per servirlo, per essere suoi ministri, e per offrirgli
incenso».
(2 Cronache 29:3-11)
Egli stesso, secondo quanto
scritto in 2 Re 18:4:
- soppresse gli alti luoghi
- frantumò le statue
- abbatté l'idolo d'Astarte
- fece a pezzi il serpente di bronzo che Mosè aveva fatto; perché fino a
quel tempo i figli d'Israele gli avevano offerto incenso; lo chiamò Neustan
(pezzo di rame).
In particolare questo tipo idolatria era molto subdola, si basava
sull’adorazione di un qualcosa che
l’Eterno stesso aveva detto di fare, per guarire dal morso dei serpenti
velenosi del deserto mandati da Dio per punire il popolo che, nel suo
sconforto, cadde nella ribellione mormorando contro Dio che li aveva fatti
uscire dall’Egitto…
Il SIGNORE disse a
Mosè: «Fòrgiati un serpente velenoso
e mettilo sopra un'asta: chiunque sarà morso, se lo guarderà, resterà in
vita».
Mosè allora fece un
serpente di bronzo e lo mise sopra un'asta; e avveniva che, quando un
serpente mordeva qualcuno, se questi
guardava il serpente di bronzo, restava in vita.
(Numeri 21:8-9)
…e ci volle un gesto di enorme
coraggio farlo a pezzi riconoscendone ormai un uso deviato e fuorviante…
Questi atti, Ezechia li fece
perché
egli mise la sua
fiducia nel SIGNORE, Dio d'Israele, questo gli valse una citazione nella
Scrittura non di poco conto:
- Egli fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, proprio come aveva
fatto Davide suo padre.
(2 Re 18:3)
- …fra tutti i re di Giuda che vennero
dopo di lui o che lo precedettero, non ve ne fu nessuno simile a lui.
Si tenne unito al SIGNORE, non cessò
di seguirlo, e osservò i comandamenti che il SIGNORE aveva dati a Mosè.
(2 Re 18:5-6)
Ed il popolo stesso ne ebbe
grandi benefici:
-
Il SIGNORE fu con Ezechia, che
riusciva in tutte le sue imprese.
Si ribellò al re d'Assiria, e non gli fu più sottomesso; sconfisse i
Filistei fino a Gaza, e ne devastò il territorio, dalle torri dei guardiani alle città
fortificate.
(2 Re 18:7-8)
Dopo che i sacerdoti ed i
leviti fecero secondo l’ordine del re,
Ezechia ristabilì
il culto nel tempio,l’offerta dell’olocausto e il sacrificio per il peccato in favore di tutto
il popolo (cfr 2 Cronache 29:24) e
ristabilì il servizio della casa del Signore (cfr 2 Cronache 29:35),senza titubanza (cfr 2 Cronache 29:36).
Subito dopo,
il secondo mese del suo regno,
Ezechia organizzò
la celebrazione della Pasqua in onore al Signore, Dio di Israele (cfr 2 Cronache 30),
così
i figli d'Israele che si trovarono a
Gerusalemme celebrarono la festa degli Azzimi per sette giorni con grande
gioia; e ogni giorno i Leviti e i
sacerdoti celebravano il SIGNORE con gli strumenti consacrati ad
accompagnare le sue lodi.
Ezechia parlò al cuore di tutti i Leviti che mostravano
grande intelligenza nel servizio del SIGNORE; e si fecero i pasti della festa
durante i sette giorni, offrendo
sacrifici di riconoscenza e lodando il SIGNORE, Dio dei loro padri.
(2 Cronache 30:21-22)
Così
ci fu gran gioia a Gerusalemme; dal
tempo di Salomone, figlio di Davide, re d'Israele, non c'era stato nulla di
simile a Gerusalemme.
Poi
i sacerdoti e i Leviti si levarono e
benedissero il popolo, e la loro voce fu udita, e la loro preghiera giunse
fino al cielo, fino alla santa dimora del SIGNORE.
(2 Cronache 30:26-27)
In soli due mesi il regno di Ezechia cancellò anni e anni di idolatria, e
il suo zelo fu contagioso, sappiamo che
tutti gli Israeliti che si trovavano lì partirono per le
città di Giuda, frantumarono le
statue, abbatterono gli idoli di Astarte, demolirono gli alti luoghi e gli
altari in tutto Giuda e Beniamino, e in Efraim e in Manasse, in modo che
nulla più ne rimase. Poi tutti i figli d'Israele se ne tornarono alle
loro città, ciascuno nella sua proprietà.
(2 Cronache 31:1)
Oltre a ciò
Ezechia ristabilì
il culto levitico in modo
stabile,
fece così per tutto Giuda; fece ciò che
è buono, retto e vero davanti al SIGNORE, suo Dio.
In tutto quello che
intraprese per il servizio del tempio di Dio, per la legge e per i
comandamenti, cercando il suo Dio,
mise tutto il cuore nella sua opera, e prosperò.
(2 Cronache 31:20-21)
Ezechia dal quarto al sesto anno del suo regno
vede il tramonto
infausto del popolo del nord, dei fratelli del popolo di Israele, che a causa
della loro idolatria persistente ed impenitente sono giudicati da Dio e
deportati
definitivamente in Assiria per mano di Sennacherib, re crudele a capo di un
popolo forte e spietato
(cfr 2 Re 18:9-11)
Ezechia in questa fase della
sua vita, seppe:
-
consacrare quello
che suo padre aveva profanato.
-
rinunciare al
fascino delle cose apparenti,
artistiche, attraenti, vane, per tornare alla semplicità di quello che erano
i comandamenti del Signore.
-
rinunciare al bello secondo il concetto del mondo
per riscoprire il bello secondo gli occhi di Dio.
-
eliminare dal
servizio sacro tutto ciò che sacro non era, seppe
distinguere ciò che era sacro da ciò che era vile e sembra aver anticipato di circa 150 anni le parole
scritte nel profeta Geremia,
allontanando dal
popolo l’imminente giudizio di Dio e godendo così del Suo favore:
Appena ho trovato le tue parole, io le ho divorate; le tue parole sono
state la mia gioia,
la delizia del mio cuore, perché il
tuo nome è invocato su di me, SIGNORE, Dio degli eserciti.
Io non mi sono
seduto assieme a quelli che ridono, e non mi sono rallegrato; ma per causa
della tua mano mi sono seduto solitario, perché tu mi riempivi di sdegno.
Perché il mio
dolore è perenne, e la mia piaga, incurabile, rifiuta di guarire?
Vuoi tu essere per
me come una sorgente illusoria, come un'acqua che non dura?
Perciò, così parla
il SIGNORE: «Se torni a me, io ti
farò ritornare, e rimarrai davanti a me; e se tu separi ciò che è prezioso
da ciò che è vile, tu sarai come la mia bocca…; ritorneranno essi a te,
ma tu non tornerai a loro. (Geremia 15:16-19)
Queste scelte di Ezechia,
contestualizzate ad oggi, ci parlano di quanta
apparenza di pietà che
aleggia in modo
indisturbato su una chiesa indebolita dalla poca dedizione:
Or sappi questo:
negli ultimi giorni verranno tempi
difficili; perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro,
vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati,
irreligiosi, insensibili, sleali, calunniatori, intemperanti, spietati,
senza amore per il bene, traditori, sconsiderati, orgogliosi,
amanti del piacere anziché di Dio, aventi l'apparenza della pietà,
mentre ne hanno rinnegato la potenza. Anche da costoro allontànati!
(2 Timoteo 3:1-5)
Timoteo è invece esortato da
Paolo ad imitare proprio l’atteggiamento che seppe tenere Ezechia:
Tu, invece, persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato
la certezza, sapendo da chi le
hai imparate, e che fin da bambino
hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la
sapienza che conduce alla
salvezza mediante la fede in Cristo Gesù.
(2 Timoteo 3:14-15)
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LA PROVA DELLA FEDE – LA REAZIONE ALLA PROVA DI FEDELTA’
2 Re 18:13-37; 2 Re 19; 2 Cronache 32:1-23; Isaia 36-37
Passano
quattordici anni di regno, tutto sembra benedetto e tutto sembra andare nel
migliore dei modi, ma il Signore permette una dura prova per il nostro re
Ezechia,
una prova di fede, occorre “cambiare qualcosa” affinché
la crescita del re
e del popolo prosegua e non si cada in uno sterile formalismo!
La prova avviene nel modo
“peggiore”,
il re d’Assiria
Sennacherib, volge lo sguardo al regno di Giuda,
marcia contro tutte le città fortificate di Giuda, e le conquista
(cfr. 2 Re 18:13)
Ezechia subisce il colpo,
inizialmente chiede una sorta di trattativa, la sottomissione in cambio
della distruzione e deportazione,
Ezechia, re di Giuda, mandò a dire al
re d'Assiria a Lachis: «Ho
sbagliato; ritìrati, e io mi
sottometterò a tutto quello che m'imporrai».
Il re d'Assiria
impose a Ezechia, re di Giuda, trecento talenti d'argento e trenta talenti
d'oro. Ezechia diede tutto l'argento
che si trovava nella casa del SIGNORE, e nei tesori del palazzo del re.
(cfr. 2 Re 18:14-15)
Ma questo gesto non fu senza prezzo “spirituale”,
fu allora che Ezechia,
re di Giuda, staccò dalle porte del tempio del SIGNORE e dagli stipiti le lame d'oro
di cui egli stesso li aveva ricoperti, e le diede al re d'Assiria. (cfr. 2 Re
18:16)
La fede di Ezechia sembra
traballare, il nemico incalza, la prova si fa più dura, il re d’Assiria
vuole di più, la totale invasione e
per incutere terrore al popolo sfida direttamente l’Eterno degli eserciti
tentando di mettere
il popolo stesso contro il suo re, secondo l’azione tipica del diavolo
(colui che divide).
Dal libro delle Cronache
sappiamo
quali erano le parola di
incoraggiamento che Ezechia rivolgeva al popolo:
Siate forti e
coraggiosi! Non temete e non vi sgomentate a causa del re d'Assiria e della
moltitudine che l'accompagna; perché con noi è Uno più grande di ciò che è
con lui.
Con lui è un braccio di carne; con noi è il SIGNORE nostro Dio, per
aiutarci e combattere le nostre battaglie.
(2 Cronache 32:7-8)
Nella sua strategia,
l’avversario (rappresentato qui dal re d’Assiria e nella bocca del suo servo
Rabsachè) adotta una azione duplice:
1) L’attacco diretto ad Ezechia (il tentativo di indebolimento della
fede)
- da un lato,
usando parole miste
di verità e menzogna
dosate e mescolate artificiosamente,
tenta di insinuare il
dubbio nel cuore di Ezechia:
Così parla il gran
re, il re d'Assiria: Che fiducia è questa che tu hai?
Tu dici che, per fare la guerra, consiglio e forza sono soltanto parole; ma in chi metti la tua fiducia per
osare di ribellarti a me?
Ora ecco,
tu confidi nell'Egitto, in quel
sostegno di canna rotta, che penetra nella mano di chi vi si appoggia e
gliela fora; così è il faraone, re d'Egitto, per tutti quelli che
confidano in lui.
Forse mi direte:
Noi confidiamo nel SIGNORE, nel
nostro Dio. Ma non è forse quello
stesso di cui Ezechia ha soppresso gli alti luoghi e gli altari, dicendo a
Giuda e a Gerusalemme: Voi adorerete davanti a questo altare a Gerusalemme?
Ora, fa' una
scommessa con il mio signore, il re d'Assiria: Io ti darò duemila cavalli,
se tu puoi fornire altrettanti cavalieri da cavalcarli.
Come potresti tu far voltare le spalle a un solo ufficiale, uno dei minimi
servitori del mio signore? Ma tu confidi
nell'Egitto, per avere carri e cavalieri.
Adesso sono forse
salito senza il volere del SIGNORE contro questo luogo per distruggerlo? Il
SIGNORE mi ha detto: Sali contro questo paese e distruggilo.
(2 Re 18:19-25)
In questo messaggio verbale
vediamo come l’avversario vuole distogliere gli occhi di Ezechia dal Signore
e dalla Sua potenza per
fargli credere di averli posati
(invitandolo di fatto a posarli):
- sul suo discernimento
(Tu dici che, per fare la guerra, consiglio e forza sono soltanto parole)
- sugli aiuti da parte di
infedeli (tu confidi
nell’Egitto, in quel sostegno di canna rotta
…)
- sull’aiuto di un Dio vano
(di cui Rabsachè non è bene informato) (non è forse quello
stesso di cui Ezechia ha soppresso gli alti luoghi e gli altari, dicendo a
Giuda e a Gerusalemme: Voi adorerete davanti a questo altare a Gerusalemme?)
- sulla effettiva
supremazia umana tra i due eserciti (Come potresti tu far voltare le spalle
a un solo ufficiale, uno dei minimi servitori del mio signore?)
2) L’attacco diretto al popolo (ed indirettamente ad Ezechia)
(il tentativo di
divisione):
Rabsachè, il messo di
Sennacherib, rivolge poi un messaggio ai segretari del re ed a tutto il
popolo che stava sulle mura per ascoltare:
Il mio signore mi
ha forse mandato a dir queste parole al tuo signore e a te solamente?
Non mi ha forse
mandato a dirle a questi uomini che stanno sulle mura e che
presto saranno ridotti a mangiare i
loro escrementi e a bere la loro urina con voi?
Udite la parola del
gran re, del re d'Assiria!
Così parla il re:
Non v'inganni Ezechia; poiché
egli non potrà liberarvi dalle mie mani; né
vi faccia Ezechia riporre la vostra
fiducia nel SIGNORE, dicendo: "Il SIGNORE ci libererà di certo, questa
città non sarà data nelle mani del re d'Assiria".
Non date retta a Ezechia, perché così dice
il re d'Assiria: Fate la pace con me
e arrendetevi a me, e ognuno di voi mangerà il frutto della sua vite e del
suo fico, e berrà l'acqua della sua cisterna,
finché io venga e vi conduca in un paese simile al vostro: paese ricco
di grano e di vino, paese di pane e di vigne, d'ulivi e di miele; e voi
vivrete, e non morrete.
Non date dunque ascolto a Ezechia, quando cerca d'ingannarvi dicendo: "Il
SIGNORE ci libererà".
Qualcuno degli dèi
delle nazioni ha forse liberato il suo paese dalle mani del re d'Assiria?
Dove sono gli dèi
di Camat e di Arpad? Dove sono gli
dèi di Sefarvaim, di Ena e d'Ivva?
Hanno forse
liberato Samaria dalla mia mano?
Fra tutti gli dèi
di quei paesi quali sono quelli che hanno liberato il loro paese dalla mia
mano? Il SIGNORE potrà forse liberare
Gerusalemme dalla mia mano?
(2 Re 18:27-35)
In questo secondo messaggio
verbale vediamo come l’avversario
vuole insinuare il
dubbio nel popolo circa:
- l’effettiva
onestà del loro re nei loro confronti (non vi inganni Ezechia,
Non date retta a Ezechia)
- l’effettiva
onestà del loro re nel farli confidare
nel Signore (né vi inganni, vi
faccia
riporre la vostra fiducia nel SIGNORE)
Dopo
aver tentato di
minare il rapporto di fiducia tra Ezechia ed il popolo,
propone la sua soluzione
promettendo benessere (un benessere molto simile a quello che aveva promesso loro il Signore) (Fate la pace con me e arrendetevi a me, e ognuno di voi mangerà il frutto
della sua vite e del suo fico, e berrà l'acqua della sua cisterna…).
Oltre a ciò presenta loro la
futura deportazione come una chimera (come la conquista della terra promessa
da Dio al Suo popolo) (finché io venga e vi conduca in un
paese simile al vostro: paese ricco di grano e di vino, paese di pane e di
vigne, d'ulivi e di miele; e voi vivrete, e non morrete…)
La conclusione è la proposta
dell’apostasia (qualcuno potrà
liberarvi, il Signore no)
Questa è l’azione dell’anti-Cristo anticipata di millenni, e da sempre in
azione, più che mai oggi!
A questi attacchi
dell’avversario,Ezechia oppone ufficialmente il silenzio:
Il popolo tacque, e non gli rispose nulla; poiché il re aveva dato
quest'ordine: «Non gli rispondete!»
(2 Re 18:36)
Ma
nel suo privato il
re Ezechia consulta il Signore per mezzo dei canali validi a quel tempo,
i profeti, per questo si rivolge al profeta Isaia, suo
contemporaneo che
gli conferma che il Signore ha la
situazione pienamente sotto controllo, è Lui che è stato insultato,
interverrà Lui stesso:
Non temere per le parole che hai udite, con le quali i servi del re d'Assiria
mi hanno insultato. Ecco, io
metterò in lui uno spirito tale che, all'udire una certa notizia, egli
tornerà nel suo paese; e io lo farò morire di spada nel suo paese.
(2 Re 19:6-7)
E così avvenne, una guerra più imminente distolse l’attenzione dall’assedio di
Gerusalemme, ma
non prima di avere scritto una
lettera minacciosa al re Ezechia:
Il tuo Dio, nel quale confidi, non t'inganni dicendo: 'Gerusalemme non sarà data
nelle mani del re d'Assiria'.
Ecco, tu hai udito quello che i re d'Assiria hanno fatto a tutti i paesi,
come li hanno distrutti; e riusciresti a scampare?
Gli dèi delle nazioni che i miei padri distrussero, gli dèi di Gozan, di
Caran, di Resef, dei figli di Eden che erano a Telassar, riuscirono forse a
liberarle?
Dove sono il re di Camat, il re di Arpad, e il re della città di Sefarvaim,
di Ena e d'Ivva?
(2 Re 19:10-13)
La reazione del re Ezechia, davanti a questa crisi deve essere per noi un
esempio lapidario:
Ezechia prese la
lettera dalle mani dei messaggeri e la lesse; poi
salì alla casa del SIGNORE, e la spiegò davanti al SIGNORE. (2 Re 19:14)
Davanti agli attacchi dell’avversario che,
insultando Dio
mettono a repentaglio il nostro rapporto di fiducia con Lui, dobbiamo
reagire così,
spiegare la lettera davanti a Lui e
pregare come fece Ezechia:
SIGNORE, Dio d'Israele,
che siedi sopra i cherubini, tu solo
sei il Dio di tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra.
SIGNORE, porgi l'orecchio, e ascolta! SIGNORE, apri gli occhi, e guarda!
Ascolta le parole che Sennacherib ha mandate per insultare il Dio vivente!
È vero, SIGNORE; i re d'Assiria hanno devastato le nazioni e i loro paesi, e hanno dato alle fiamme i loro dèi;
perché quelli non erano dèi;
erano opera di mano d'uomo: legno e pietra; li hanno distrutti.
Ma ora, SIGNORE nostro Dio, salvaci, te ne supplico, dalla sua mano,
affinché tutti i regni della terra riconoscano che tu solo, SIGNORE, sei
Dio!
(2 Re 19:15-19)
La preghiera di Ezechia è una preghiera da vero uomo di Dio:
- egli sa che
il Signore è sopra
tutto e tutti (Tu siedi sopra i cherubini,
tu solo sei il Dio di tutti i regni della terra);
- egli sa che
il Signore ha fatto
ogni cosa (tu hai fatto il cielo e la terra);
- egli vede in questo attacco
un insulto a Dio, non un attacco umano (Ascolta le parole che Sennacherib ha
mandate per insultare il Dio vivente!);
- egli sa che umanamente tutto
questo
è vero (È vero, SIGNORE; i re d'Assiria hanno
devastato le nazioni e i loro paesi) ma sa anche
il motivo (non erano dei…);
- egli
ha a cuore l’onore
di Dio (affinché tutti i
regni della terra riconoscano che tu solo, SIGNORE, sei Dio!)
La richiesta di Ezechia è una delle più belle preghiere della Scrittura!
Queste attitudini, convinzioni, consapevolezze dovrebbero promuovere e
condurre i nostri incontri di preghiera!
A questa preghiera, il Signore
non fa mancare una immediata risposta per mezzo del Suo profeta Isaia, gli
fa “leggere
in anteprima la Sua lettera di risposta” al re di Assiria:
La vergine figlia di Sion ti disprezza, si fa beffe di te; la figlia di
Gerusalemme scrolla il capo dietro a te. Chi hai insultato e oltraggiato?
Contro chi hai alzato la voce e levati in alto gli occhi? Contro il Santo
d'Israele!
Per bocca dei tuoi
messaggeri tu hai insultato il
Signore, e hai detto: 'Con la moltitudine dei miei carri io sono salito
in cima alle montagne, sui fianchi del Libano; io abbatterò i suoi cedri più
alti e i suoi cipressi più belli; arriverò al suo più remoto nascondiglio,
alla sua magnifica foresta. Io, io ho scavato e ho bevuto delle acque
straniere; con la pianta dei miei piedi prosciugherò tutti i fiumi
d'Egitto'.
Non l'hai udito?
Da lungo tempo ho preparato questo; dai tempi antichi ne ho ideato il
progetto; e ora ho fatto in modo che si compia: che tu riduca città forti in
monti di rovine.
I loro abitanti,
privi di forza, sono spaventati e confusi; sono come l'erba dei campi, come
la tenera verdura, come l'erbetta di tetti, come grano riarso prima che
metta la spiga.
Ma, io so quando ti siedi, quando esci, quando entri e quando t'infuri
contro di me.
Poiché ti sei infuriato contro di me, e perché la tua insolenza è salita
alle mie orecchie, io ti metterò il mio anello al naso, il mio morso in
bocca, e ti farò tornare per la via da cui sei venuto.
(2 Re 19:21-28)
Il Signore dimostra in questa
risposta la Sua totale sovrintendenza su tutto quello che succede nel mondo,
l’anello al naso,
il morso in bocca, ci parlano del tenere sotto controllo un cavallo o della cattura di un
pesce, e
Lui che dirige il loro destino!
E
conferma questa Sua Parola ad Ezechia
con un segno (cfr 2 Re 19:29-30), costituito dal godimento delle
prossime mietiture senza alcuna invasione del nemico e con una
promessa specifica circa l’attacco del re d’Assiria:
Egli non entrerà in questa città, e non vi lancerà freccia; non l'assalirà
con scudi, e non alzerà trincee contro di essa.
Egli se ne tornerà per la via da cui
è venuto, e non entrerà in questa città, dice il SIGNORE.
Io proteggerò questa città per
salvarla, per amor di me stesso e per amor di Davide, mio servo.
(2 Re 19:32-34)
Il segno e la
promessa dati da Dio stesso,
non servono per creare in loro la fede (l’intervento del Signore
è praticamente immediato, quella stessa notte)
ma serviranno ad Ezechia ed al popolo
per riconoscere che ciò che sta per fare il loro Signore non è un
caso, è il Suo intervento miracoloso in loro favore,
secondo la profezia
data per mezzo di Isaia
(cfr 2 Re 19:7) che si compì tra
il suo esercito e
sulla sua persona
nel modo più umiliante ed
infame:
Quella stessa notte l'angelo del SIGNORE uscì e colpì
nell'accampamento degli Assiri centottantacinquemila uomini; e quando la gente si alzò la mattina,
erano tutti cadaveri.
Allora
Sennacherib re d'Assiria tolse
l'accampamento, partì e se ne tornò a Ninive, dove rimase.
Mentre egli stava adorando nella casa del suo dio Nisroc, i suoi figli
Adrammelec e Sareser lo uccisero a colpi di spada, e si rifugiarono nel paese di Ararat.
Suo figlio Esaraddon gli succedette nel regno.
(2 Re 19:36-37)
La fine di Sennacherib è esemplare sia per la precisione dell’adempimento
profetico della Parola di Dio, sia per il fatto che egli fu ucciso dai suoi
figli davanti ai suoi dei all’interno del loro tempio, nemmeno davanti ai
loro occhi di legno e di pietra avevano potuto evitargli una fine così
infame!
Il re Ezechia aveva a cuore l’onore e la gloria di Dio, come abbiamo potuto sentire nella sua preghiera che
rivolse davanti a Signore, ed
il Signore esaudì
questa preghiera e
rese onore a chi cercava il Suo onore:
Così il SIGNORE
salvò Ezechia e gli abitanti di Gerusalemme dalla mano di Sennacherib, re d'Assiria,
e dalla mano di tutti gli altri, e rese sicure le loro frontiere.
Molti portarono a Gerusalemme offerte al SIGNORE, e oggetti preziosi a
Ezechia, re di Giuda, il quale, da allora, acquistò prestigio agli occhi di
tutte le nazioni.
(2 Cronache 32:22-23)
Ricordiamoci che il Signore ha
detto:
Poiché
io onoro quelli che mi onorano, e
quelli che mi disprezzano saranno
disprezzati.
(1 Samuele 2:30)
*******
LA PROVA DELLA SUA PERSONA – LA MALATTIA
2 Re 20:1-11; 2 Cronache 32:24; Isaia 38
La fedeltà di Ezechia come re di Giuda è stata provata, ed egli ha superato brillantemente la prova,
proprio come
Giobbe, provato sui suoi averi, Ezechia ha saputo dare gloria a Dio nella prova di
fedeltà, ma
proprio come Giobbe adesso viene
provato nella sua persona fisica, oppure il Signore forse ha deciso che questo re ha
sufficientemente reso onore, e la Scrittura ci dice che,
in quel tempo Ezechia
si ammalò di una malattia che doveva condurlo alla morte.
(cfr 2 Re 20:1)
La decisione di Dio viene comunicata al re, sempre per mezzo del profeta
Isaia, che vediamo portare la
profezia da parte di Dio senza riguardi personali, la comunica senza se
e senza ma, il profeta Isaia, figlio
di Amots, andò da lui, e gli disse:
Così parla il SIGNORE: "Da' i tuoi ordini alla tua casa; perché tu
morirai; non guarirai. (cfr 2 Re 20:1)
La reazione di Ezechia è da analizzare:
- da un lato sembra accettare,
pur nella tristezza, la decisione di Dio, egli
deve morire;
- dall’altro
pone davanti a Dio
il ricordo della propria giustizia:
SIGNORE
ricòrdati, ti prego,
che ho camminato davanti a te con
fedeltà e con cuore integro, e che ho fatto ciò che è bene ai tuoi occhi.
(2 Re 20:3)
Questa preghiera, seppur giusta nella sua valutazione, non doveva farla lo
stesso Ezechia, non è lui che deve giudicare il suo operato, non è con la
propria giustizia che egli deve pensare di ottenere qualcosa da Dio, ma Dio
ascolta la sua preghiera ed il suo pianto, e
vuole dare un
insegnamento ad Ezechia, un insegnamento che dimostrerà che (proprio come per Giobbe),
seppure si era
comportato fedelmente, non poteva ritenersi giusto davanti a Dio!
Quello che agli occhi
dell’uomo potrà sembrare un premio, in realtà sarà
un passo indietro
per Ezechia…
Isaia non era
ancora giunto al centro della città, quando la parola del SIGNORE gli fu
rivolta in questi termini: «Torna indietro, e di' a Ezechia, principe del
mio popolo: "Così parla il SIGNORE, Dio di Davide tuo padre:
Ho udito la tua preghiera, ho visto
le tue lacrime; ecco, io ti guarisco; fra tre giorni salirai alla casa
del SIGNORE. Aggiungerò alla tua vita
quindici anni, libererò te e questa città dalle mani del re di Assiria, e
proteggerò questa città per amor di me stesso, e per amor di Davide mio
servo"
(non per la tua
giustizia, per la tua fedeltà o per tuoi meriti!)
(2 Re 20:4-6)
A questa guarigione, data da
Dio ad Ezechia, segue un cantico del re che troviamo nel libro di Isaia:
Scritto di
Ezechia, re di Giuda, in occasione
della sua malattia e della guarigione dal suo male.
Io dicevo: «Al
declino dei miei giorni devo andarmene alle porte del soggiorno dei morti;
io sono privato del resto dei miei
anni!»
Io dicevo: «Non
vedrò più il SIGNORE, il SIGNORE, sulla terra dei viventi; fra gli abitanti
del mondo dei trapassati, non vedrò più nessun uomo.
La mia abitazione è divelta e portata via lontano da me, come una tenda di pastore.
Io ho arrotolato la
mia vita, come fa il tessitore; egli mi taglia via dalla trama; dal giorno
alla notte tu mi avrai finito.
Io speravo fino al mattino... ma come un leone, egli mi spezzava tutte le
ossa; dal giorno alla
notte tu mi avrai finito.
Io stridevo come la
rondine, come la gru, io gemevo come la colomba: i miei occhi erano stanchi
di guardare in alto.
SIGNORE, mi si fa
violenza; sii tu il mio garante».
Che dirò? Egli mi
ha parlato, ed egli l'ha fatto; io
camminerò con umiltà durante i miei anni, ricordando l'amarezza della mia
anima.
Signore, mediante
queste cose si vive e in tutte queste cose sta la vita del mio spirito;
guariscimi dunque, e rendimi la vita!
Ecco, è per la mia
pace che io ho avuto grande amarezza; ma tu, nel tuo amore, mi hai liberato
dalla fossa della decomposizione, perché ti sei gettato dietro alle spalle
tutti i miei peccati.
Poiché non è il
soggiorno dei morti che possa lodarti, non è la morte che ti possa
celebrare; quelli che scendono nella tomba non possono più sperare nella tua
fedeltà.
Il vivente, il
vivente è quello che ti loda, come faccio io quest'oggi; il padre farà
conoscere ai suoi figli la tua fedeltà. Il SIGNORE mi salva!
Suoneremo melodie,
tutti i giorni della nostra vita, nella casa del SIGNORE.
Isaia aveva detto:
«Si prenda un impiastro di fichi secchi, lo si applichi sull'ulcera e il re
guarirà».
Ezechia aveva
detto: «Da quale segno riconoscerò che io salirò alla casa del SIGNORE?»
(Isaia 38:9-22)
Ma dalla lettura di 2 Cronache
sappiamo che
Ezechia non fu riconoscente del
beneficio ricevuto; poiché il suo cuore s'inorgoglì (2 Cronache 32:25)
Questa seconda parte della vita di Ezechia non sarà come la prima, non sarà
lo zelo per il Signore a condurre i passi di questo re, saranno anni di
vanità e di scelte non benedette.
Secondo una lettura testuale,
sappiamo che proprio in questo periodo di quindici anni, nascerà il suo
successore al trono, il re malvagio Manasse:
Manasse aveva dodici anni quando
cominciò a regnare… (2 Re 21:1)
*******
LA DEBOLEZZA DI EZECHIA
2 Re 20:12-19; 2 Cronache 32:27-31; Isaia 39
Nel tempo
immediatamente
successivo alla guarigione miracolosa, Ezechia
riceve un dono da
parte del re di Babilonia:
In quel tempo,
Berodac-Baladan, figlio di Baladan, re di Babilonia,
mandò una lettera e un dono a Ezechia, perché aveva sentito che Ezechia
era stato ammalato. (2 Re 20:12)
…che bel gesto, si direbbe,
l’adulazione del nemico è micidiale quanto attraente, sappiamo che
Ezechia se ne rallegrò (cf.r
Isaia 39:2),effettivamente sappiamo che
Ezechia ebbe immense ricchezze e
grandissima gloria; e si
costruì: depositi per riporvi argento, oro, pietre preziose, aromi, scudi,
ogni sorta d'oggetti di valore; magazzini per il grano, il vino, l'olio;
stalle per ogni sorta di bestiame, e ovili per le pecore.
Si costruì delle città, ed ebbe greggi e
mandrie in abbondanza, perché Dio gli
aveva dato beni in gran quantità.
Ezechia fu colui che
turò la sorgente superiore delle
acque di Ghion e le convogliò giù direttamente attraverso il lato
occidentale della città di Davide.
Ezechia riuscì felicemente in tutte le sue imprese.
(2 Cronache 32:27-30)
E di queste cose il suo cuore si era
inorgoglito, e il Signore lo
sapeva, quando i capi di
Babilonia gli inviarono dei messaggeri per informarsi del prodigio che era
avvenuto nel paese, Dio lo abbandonò,
per metterlo alla prova e conoscere tutto quello che egli aveva in cuore.
(cfr. 2 Cronache 32:31)
Infatti nella sua vanità
Ezechia diede udienza agli
ambasciatori, e
mostrò loro le stanze dov'erano tutte
le sue cose preziose, l'argento, l'oro, gli aromi, gli oli finissimi, il
suo arsenale, e tutto quello che si trovava nei suoi magazzini;
non vi fu cosa, nel suo palazzo e in
tutti i suoi domini, che Ezechia non mostrasse loro. (2 Re 20:12)
Si sta manifestando la debolezza Ezechia, ogni uomo, nella sua carne ha radicato il male, e
il Signore mette
alla prova i suoi amati per perfezionarli, per completarli…. …per
purificarli, come l’oro dalle scorie, così ha fatto con Ezechia che
della sua giustizia
e delle benedizioni ricevute si era inorgoglito e questo
il Signore deve
farglielo comprendere:
…il profeta Isaia
andò dal re Ezechia, e gli disse: «Che hanno detto quegli uomini? Da dove
sono venuti?»
Ezechia rispose:
«Sono venuti da un paese lontano, da Babilonia».
Isaia disse: «Che
hanno visto in casa tua?»
Ezechia rispose: «Hanno
visto tutto quello che c'è in casa mia; non c'è nulla nei miei tesori, che
io non abbia mostrato loro».
Allora Isaia disse
a Ezechia: «Ascolta la parola del
SIGNORE: Ecco, verranno giorni in cui tutto quello che c'è in casa tua e
tutto quello che i tuoi padri hanno accumulato fino a oggi sarà trasportato
a Babilonia e non ne rimarrà nulla, dice il SIGNORE. Saranno presi anche
alcuni dei tuoi figli, generati da te, per farne degli eunuchi nel palazzo
del re di Babilonia».
(Isaia 39:3-7)
Ezechia riconosce il giusto giudizio di Dio:
La parola del SIGNORE che tu hai pronunciata, è buona.
(2 Re 20:19a / Isaia 39:8a)
E questo è confermato anche da
quanto scritto nel libro delle Cronache:
Ezechia si umiliò dell'essersi inorgoglito in cuor suo, tanto egli quanto gli abitanti di
Gerusalemme; perciò l'ira del SIGNORE non si riversò sopra di loro durante
la vita di Ezechia.
(2 Cronache 32:26)
Ma
viene fuori anche
la poca lungimiranza di Ezechia,
l’amore più per se stesso
che per la causa del popolo di Dio:
Sì,
se almeno vi sarà pace e sicurezza
durante la mia vita.
(2 Re 20:19b / Isaia 39:8b)
Effettivamente siamo lontani
dall’Ezechia dei primi quattordici anni di regno, del suo amore per il
Signore, per il popolo,
per il futuro del regno, è uscito fuori quanto di male c’era in lui.
E il futuro del regno di Giuda infatti non sarà affatto buono, chi
l’avrebbe detto, dopo tutto il lavoro, la Scrittura ci dice il suo successore,
Manasse, fu
uno dei peggiori re che
abbia avuto il regno di Giuda, egli, nei suoi cinquantacinque anni di reggenza,
riportò il popolo
all’idolatria proprio come fece suo nonno Acaz, se non peggio:
Manasse aveva dodici anni quando cominciò a regnare, e regnò cinquantacinque anni a
Gerusalemme. Sua madre si chiamava Chefsiba.
Egli fece ciò che è male agli occhi del SIGNORE seguendo le abominazioni delle nazioni
che il SIGNORE aveva scacciate davanti ai figli d'Israele.
Ricostruì gli alti luoghi che Ezechia suo padre aveva demoliti, costruì
altari a Baal, fece un idolo d'Astarte, come aveva fatto Acab, re d'Israele,
e adorò tutto l'esercito del cielo e lo servì.
Costruì pure altari ad altri dèi nella casa del SIGNORE,
riguardo alla quale il SIGNORE aveva
detto: «In Gerusalemme io porrò il mio nome».
Costruì altari a tutto l'esercito del cielo nei due cortili della casa del
SIGNORE.
Fece passare suo figlio per il fuoco, si diede alla magia e agli
incantesimi, e nominò degli evocatori di spiriti e degli indovini; si
abbandonò completamente a fare ciò che è male agli occhi del SIGNORE,
provocando la sua ira.
Mise l'idolo d'Astarte, che aveva fatto, nella casa della quale il SIGNORE aveva detto a Davide e a suo figlio
Salomone: «In questa casa, e a Gerusalemme, che io ho scelta fra tutte le
tribù d'Israele, porrò il mio nome per sempre; e non permetterò più che il
piede d'Israele vada errando fuori dal paese che io diedi ai suoi padri,
purché essi mettano in pratica tutto quello che ho loro comandato, e tutta
la legge che il mio servo Mosè ha loro prescritta».
Ma essi non
ubbidirono, e Manasse li indusse a
far peggio delle nazioni che il SIGNORE aveva distrutte davanti ai figli
d'Israele.
(2 Re 21:1-9)
*******
LA CONCLUSIONE
2 Re 20:20-21; 2 Cronache 32:32-33
Ezechia giunse alla fine dei suoi giorni godendo della promessa del Signore
di pace e prosperità durante tutto il suo regno,
per la fedeltà di Dio.
La sua fine è un po’ ingloriosa, sarebbe forse stato meglio morire quindici anni
prima?
Non lo sappiamo, il Signore lo
sa, sappiamo comunque che di Ezechia è scritto:
Egli mise la sua fiducia nel SIGNORE, Dio d'Israele; e fra tutti i re di
Giuda che vennero dopo di lui o che lo precedettero, non ve ne fu nessuno
simile a lui.
Si tenne unito al SIGNORE, non cessò di seguirlo, e
osservò i comandamenti che il SIGNORE aveva dati a Mosè.
(2 Re 1:5-6)
Abbiamo letto nella premessa qual è l’utilità di questi passi della
Scrittura per noi:
…persevera nelle
cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le
hai imparate, e che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre
Scritture, le quali possono darti la
sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù.
Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a
correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e
ben preparato per ogni opera buona.
(1 Timoteo 3:14-17)
E scrivendo ai romani ce ne conferma la attuale
validità ed utilità:
…tutto ciò che fu
scritto nel passato, fu scritto per
nostra istruzione, affinché
mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle
Scritture, conserviamo la speranza.
(Romani 15:4)
Ebbene Ezechia non
fu un uomo perfetto, non lo poteva essere nella carne, il Signore lo sapeva
fin dal principio, forse era lui a non saperlo!
La nostra Speranza
e la nostra consolazione non sono basate sulla nostra Giustizia,
le nostre opere, le nostre imprese
spirituali non devono farci inorgoglire, dobbiamo (dopo avere fatto tutto ciò che
ci è comandato), come dice Gesù stesso:
…quando
avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite:
Noi siamo servi inutili; abbiamo
fatto quello che eravamo in obbligo di fare.
(Luca 17:10)
La nostra Speranza
e la nostra consolazione sono basate sulla bontà, sulla fedeltà, sull’opera
di Gesù Cristo che compie in noi, con
quella Giustizia che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che
viene da Dio, basata sulla fede (cfr Filippesi 3:9).
Ma Ezechia amava
il Signore, aveva a cuore la Sua gloria, aveva fiducia in
Lui, si tenne unito a lui, non cessò di seguirlo, fece gli
errori che ogni uomo (nella sua carne) avrebbe fatto, ed il Signore rende
onore a coloro che, pur nella loro imperfezione, Lo onorano perché lo
temono, ed Ezechia temeva il Signore.
Si, lo temono,
perché come dice anche Salomone, questo è
il tutto dell’uomo:
Temi Dio e osserva i suoi
comandamenti, perché questo è il
tutto per l'uomo. (Ecclesiaste
12:15)