Il paganesimo
	
	
	
	
	Viviamo in un paese “cristiano”, che si ispira ai principi cosiddetti 
	“cristiani”.
	
	Facciamo magari parte di una chiesa “cristiana”, ci riteniamo anche “cristiani”… 
	…siamo però sicuri di non vivere come dei pagani?
	
	Il “paganesimo” nel “popolo di Dio” è sempre stato un problema costante, dai 
	tempi dei patriarchi fino ad oggi.
	
	La soluzione proposta dal Signore è sempre stata solo una, il separarsi, 
	l’uscire fuori da quello stato, il purificarsi quando quel modo di 
	vivere era entrato all’interno del popolo… …l’unirsi ad esso ed ai suoi 
	principi di vita è sempre stato considerato una “contaminazione”, una 
	cosa da evitare in modo assoluto.
	
	Vogliamo oggi ripercorrere un esempio di un grande patriarca biblico che 
	seppe affrontare con saggezza questo “separarsi”, al fine di poterci 
	confrontare con la Parola di Dio ed eventualmente ravvederci dai nostri 
	pensieri malvagi e convertirci nelle nostre azioni 
	all’ubbidienza della fede.
	
	
	***
	
	SCHEMA
	
	
	CHIAMATI FUORI DAL PAGANESIMO:
	
	  
	
	L’esempio di Abramo:        
	
- Una chiamata umanamente incomprensibile
- Una chiamata umanamente instabile
	
	- Il saper attendere le cose vere
	
	
	FORME DI PAGANESIMO:
	
- Il saluto del pagano
	
	- La preghiera del pagano
	
	- Le preoccupazioni del pagano
	
	
	SEPARARCI DALLA VANITA’ DEL PAGANESIMO PER VIVERE IN NOVITA’ DI VITA
	
	
	***
	
	CHIAMATI FUORI DAL PAGANESIMO
	
	
	L’esempio di Abramo:
	
	
	Il SIGNORE disse ad Abramo: «Va' via 
	dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va' nel paese 
	che io ti mostrerò; io farò di te una grande nazione, ti benedirò e 
	renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione. Benedirò quelli 
	che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette 
	tutte le famiglie della terra».
	
	
	
	Abramo partì, come il SIGNORE gli aveva detto, 
	e Lot andò con lui. 
	
	
	Abramo aveva settantacinque anni quando partì da Caran. 
	
	
	Abramo prese Sarai sua moglie e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni 
	che possedevano e le persone che avevano acquistate in Caran, e partirono 
	verso il paese di Canaan.  
	
	(Genesi 12:1-5)
	
	
	L’autore della lettera agli ebrei ci dice inoltre:
	
	
	Per fede Abraamo, quando fu 
	chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in 
	eredità; e partì senza sapere dove 
	andava. 
	
	
	Per fede soggiornò nella terra 
	promessa come in terra straniera, 
	abitando in tende, come Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa 
	promessa, perché aspettava la città 
	che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio. 
	
	
	 (Ebrei 11:8-10)
	
	
	La chiamata di Abramo è un bellissimo esempio del cristiano su questa terra, 
	chiamato ad uscire fuori dal suo “mondo” per seguire il Signore nel 
	“mondo celeste”, a volte incomprensibile (non 
	sapeva dove andava), apparentemente instabile (abitando 
	in tende), attendendo di 
	abitare nella 
	
	
	città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio.
	
	
	Una chiamata umanamente incomprensibile
	
	
	La fede 
	che il Signore chiedeva ad Abramo e che oggi chiede a noi, è quella fiducia 
	che va sicuramente oltre i nostri pensieri… …se potessimo 
	comprendere con la nostra intelligenza carnale, con il nostro 
	discernimento i sentieri che Dio ci indica da seguire… …non sarebbe fede, 
	sarebbe logica umana!
	
	Salomone ci scrive infatti:
	
	
	
	Confida nel SIGNORE 
	con tutto il cuore e non ti 
	appoggiare sul tuo discernimento.  
	
	(Proverbi 3:5)
	
	
	Per questo possiamo leggere la bella definizione della fede espressa 
	dall’autore della lettera agli ebrei:
	
	
	
	Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che 
	non si vedono.
	
	
	Infatti, per essa fu resa buona testimonianza agli antichi.
	
	
	
	Per fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio; 
	così le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti.
	
	
	(Ebrei 11:1-3)
	
	
	Chi di noi può comprendere, con la propria intelligenza che 
	
	
	
	i mondi sono stati formati dalla parola di Dio; così le cose che si vedono 
	non sono state tratte da cose apparenti?
	
	Lo possiamo comprendere solo per 
	fede!
	
	Certo è utile seguire le spiegazioni della scienza creazionista in 
	opposizione alla teoria evoluzionistica… …ma non è su questa base che siamo 
	chiamati a credere… …siamo chiamati a
	comprendere tali cose
	per fede, per la fiducia in Dio!
	
	
	Con la stessa fede di 
	Abramo, siamo altresì chiamati a rispondere in modo ubbidiente alla chiamata 
	fuori dal paganesimo, per ubbidire
	ai suoi principi, alle sue direttive, al 
	camminare sui Suoi sentieri.
	
	
	Una chiamata umanamente instabile
	
	
	Già gli uomini antidiluviani, fin dai tempi di Caino, erano soliti costruire 
	città:
	
	
	Poi Caino conobbe sua moglie, 
	che concepì e partorì Enoc. 
	
	
	Quindi si mise a costruire una città, 
	a cui diede il nome di Enoc, dal nome di suo figlio.  
	
	(Genesi 4:17)
	
	
	Ai tempi di Abramo, gli uomini erano soliti “costruire città” (cfr 
	Genesi 10 e 11), e per un uomo “chiamato fuori” da uno stato di cose per 
	essere “padre di moltitudini di nazioni”, sarebbe stato più che naturale, 
	il mettersi a costruire una città… …invece di Abramo sta scritto che: 
	
	
	
	…soggiornò 
	nella terra promessa come in terra straniera,
	abitando in tende, come Isacco e 
	Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa.
	
	
	Come Abramo, siamo chiamati anche noi, che con Cristo 
	abbiamo vinto il mondo 
	(Giovanni 16:33), a non amare il 
	mondo, né le cose del mondo (1 Giovanni 2:15), perché l’amare queste 
	cose, distoglierebbe i nostri sguardi e la nostra speranza dalla vera 
	destinazione alla quale siamo chiamati.
	
	
	Un esempio diverso da Abramo, fu quello di Lot, che era invece 
	attratto dalla città e dai suoi “agi”, e separatosi da Abramo, lasciò lì 
	instabilità delle tende sugli altipiani (cfr Genesi 13:5), per dirigersi 
	verso la pianura e trasferirsi nella città di Sodoma (cfr Genesi 
	13:12-13), dove si insediò e visse fra i notabili della città (stava alle 
	porte della città – cfr Genesi 19:1) ed abitava in una casa interna 
	alle mura (cfr Genesi 19:2-11).
	
	
	Lot stesso è annoverato tra “i giusti” 
	nella lettera di Pietro (1 Pietro 2:7-8) a causa della
	sofferenza provata guardando la 
	condotta dissoluta dei suoi concittadini, ma fu “salvato 
	come attraverso il fuoco” (1 Corinzi 3:15), perdendo tutte le 
	promesse che il Signore aveva riservato ad Abramo al quale si era 
	inizialmente unito.
	
	
	A differenza di Lot, il Signore promise ad Abramo, proprio 
	immediatamente dopo che vide partire Lot per la pianura:
	
	
	Il SIGNORE disse ad Abramo, dopo che Lot si fu separato da lui: «Alza ora 
	gli occhi e guarda, dal luogo dove sei, a settentrione, a meridione, a 
	oriente, a occidente.  
	
	
	
	Tutto il paese che vedi lo darò a te e alla tua discendenza, per sempre. 
	
	
	E renderò la tua discendenza come la 
	polvere della terra; in modo che, se qualcuno può contare la polvere della 
	terra, potrà contare anche i tuoi discendenti.
	 
	
	
	Àlzati, percorri il paese quant'è lungo e quant'è largo, perché io lo darò a 
	te». 
	
	
	Allora Abramo levò le sue tende e 
	andò ad abitare alle querce di Mamre, che sono a Ebron, e qui costruì un 
	altare al SIGNORE. 
	
	(Genesi 13:14-18)
	
	
	Ricordiamoci che Abramo
	soggiornò nella terra promessa 
	come in terra straniera, abitando in 
	tende, come Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa,
	perché aspettava la città che ha le 
	vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio. 
	
	 (Ebrei 11:9-10)
	
	
	Il saper attendere le cose vere
	
	
	Ecco la città che ci aspetta, quella vera…
	
	… vera perché ha le vere 
	fondamenta: 
	
	
	Poi venne uno dei sette angeli che avevano le sette coppe piene degli ultimi 
	sette flagelli, e mi parlò, dicendo: «Vieni e ti mostrerò la sposa, la 
	moglie dell'Agnello».
	
	
	Egli mi trasportò in spirito su una grande e alta montagna, e mi mostrò la
	santa città, Gerusalemme, che 
	scendeva dal cielo da presso Dio,
	con la gloria di Dio.
	 
	
	
	Il suo splendore era simile a quello di una pietra preziosissima, come una 
	pietra di diaspro cristallino. 
	
	
	Aveva delle mura grandi e alte; aveva dodici porte, e alle porte dodici 
	angeli. 
	
	
	Sulle porte erano scritti dei nomi, che sono quelli delle dodici tribù dei 
	figli d'Israele.  
	
	
	Tre porte erano a oriente, tre a settentrione, tre a mezzogiorno e tre a 
	occidente. 
	
	
	
	Le mura della città avevano dodici fondamenti, e su quelli stavano i dodici 
	nomi di dodici apostoli dell'Agnello.
	
	
	E colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro, per misurare la 
	città, le sue porte e le sue mura. 
	
	
	E la città era quadrata, e la sua lunghezza era uguale alla larghezza; egli 
	misurò la città con la canna, ed era dodicimila stadi; la lunghezza, la 
	larghezza e l'altezza erano uguali. Ne misurò anche le mura ed erano di 
	centoquarantaquattro cubiti, a misura d'uomo, adoperata dall'angelo.
	
	
	Le mura erano costruite con diaspro e la città era d'oro puro, simile a 
	terso cristallo. 
	
	
	
	I fondamenti delle mura della città erano adorni d'ogni specie di pietre 
	preziose.  Il primo fondamento era di 
	diaspro; il secondo di zaffiro; il terzo di calcedonio; il quarto di 
	smeraldo; il quinto di sardonico; il sesto di sardio; il settimo di 
	crisòlito; l'ottavo di berillo; il nono di topazio; il decimo di crisopazio; 
	l'undicesimo di giacinto; il dodicesimo di ametista. 
	
	
	Le dodici porte erano dodici perle e ciascuna era fatta da una perla sola. 
	
	
	La piazza della città era d'oro puro, simile a cristallo trasparente. 
	
	
	(Apocalisse 21:9-21)
	
	
	
	Abramo aspettava 
	la manifestazione di questa città, 
	basata sulla predicazione di Gesù e dei Suoi apostoli (la rivelazione 
	della Grazia di Dio), per questo Gesù disse:
	
	
	E, rivolgendosi ai discepoli, disse loro privatamente: «Beati gli occhi che 
	vedono quello che voi vedete! Perché 
	vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere quello che voi 
	vedete, e non l'hanno visto; e udire quello che voi udite, e non l'hanno 
	udito». 
	
	(Luca 10:23-24)
	
	
	
	Abramo aspettava 
	la manifestazione di questa città, 
	pensata e realizzata da Dio stesso, che sarà presente in essa:
	
	
	Nella città non vidi alcun tempio, perché
	il Signore, Dio onnipotente, e 
	l'Agnello sono il suo tempio.  La 
	città non ha bisogno di sole, né di luna che la illumini, perché
	la gloria di
	Dio la illumina, e l'Agnello è la 
	sua lampada. 
	
	
	Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra vi porteranno la 
	loro gloria. 
	
	
	Di giorno le sue porte non saranno mai chiuse (la notte non vi sarà più); e 
	in lei si porterà la gloria e l'onore delle nazioni.
	 (Apocalisse 
	21:22-26)
	
	
	Ma l’ultimo verso del capitolo 21 dell’apocalisse dice:
	
	
	
	E nulla di impuro, né chi commetta abominazioni o falsità, vi entrerà; 
	ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello.
	
	
	(Apocalisse 21:27)
	
	
	Solo chi, come Abramo ha saputo “uscire fuori” dal mondo, 
	dall’impurità per seguire Dio in questo sentiero di “solitudine”, di 
	“attesa”, di “conservarsi puro” nella Grazia di Dio, vi entrerà!
	
	Il “conservarsi puro”, non è sinonimo di “propria giustizia”, in 
	quanto sappiamo chiaramente che:
	
	
	…mediante 
	le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui; 
	infatti la legge dà soltanto la conoscenza del peccato. 
	
	(Romani 3:20)
	
	
	
	…sappiamo che l'uomo non è 
	giustificato per le opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in 
	Cristo Gesù, e abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù per essere 
	giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perché
	dalle opere della legge nessuno sarà 
	giustificato. 
	
	(Galati 2:16)
	
	
	Paolo invece, scrivendo a Timoteo, esorta così il suo discepolo:
	
	
	Non imporre con troppa fretta le mani a nessuno, e non partecipare ai 
	peccati altrui; consèrvati puro.
	
	
	(1 Timoteo 5:22)
	
	
	Spiegandogli nella seconda lettera, cosa significhi quel ”conservarsi puro”:
	
	
	Ricorda loro queste cose, scongiurandoli davanti a Dio che non facciano 
	dispute di parole; esse non servono a niente e conducono alla rovina chi le 
	ascolta. 
	
	
	
	Sfòrzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un 
	operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola 
	della verità. 
	
	
	Ma evita le chiacchiere profane, 
	perché quelli che le fanno avanzano sempre più nell'empietà e la loro parola 
	andrà rodendo come fa la cancrena; tra questi sono Imeneo e Fileto, uomini 
	che hanno deviato dalla verità, dicendo che la risurrezione è già avvenuta, 
	e sovvertono la fede di alcuni. 
	
	
	Tuttavia il solido fondamento di Dio 
	rimane fermo, portando questo sigillo: «Il Signore conosce quelli che 
	sono suoi», e «Si ritragga dall'iniquità chiunque pronuncia il nome del 
	Signore». 
	
	
	In una grande casa non ci sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche 
	vasi di legno e di terra; e gli uni sono destinati a un uso nobile e gli 
	altri a un uso ignobile. 
	
	
	
	Se dunque uno si conserva puro da quelle cose, sarà un vaso nobile, 
	santificato, utile al servizio del padrone, preparato per ogni opera buona.
	
	
	(2 Timoteo 2:14-21)
	
	
	Ancora Paolo, scrivendo ai fratelli di Efeso, ci rivela la beatitudine della 
	nostra gloriosa chiamata: 
	
	
	Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma
	siete concittadini dei santi e 
	membri della famiglia di Dio. 
	
	
	
	Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo 
	Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l'edificio intero, 
	ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel 
	Signore. 
	
	
	
	In lui voi pure entrate a far parte dell'edificio che ha da servire come 
	dimora a Dio per mezzo dello Spirito.
	
	
	(Efesini 2:19-22)
	
	
	Alla luce dell’esempio di Abramo e delle esortazioni neotestamentarie, 
	possiamo quindi dire che il 
	conservarsi puro, significa per noi, vivere, nell’attesa del 
	ritorno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
	
	
	***
	
	Possiamo quindi definire il cristiano puro, colui che:
	
	- risponde alla chiamata del Signore e Lo segue nei Suoi sentieri
	
	- non confida nelle sicurezze che offre questo mondo ma affida la sua vita a 
	Dio
	
	- sa aspettare le cose vere e non si fa dominare dalle cose di questo mondo 
	subendo il fascino delle cose effimere del mondo (la 
	concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della 
	vita)
	
	
	Per questo l’apostolo Giovanni ci esorta:
	
	
	Figlioli, vi scrivo perché i vostri peccati sono perdonati in virtù del suo 
	nome.
	
	
	Padri, vi scrivo perché avete conosciuto colui che è fin dal principio. 
	
	
	Giovani, vi scrivo perché avete vinto il maligno.
	
	
	Ragazzi, vi ho scritto perché avete conosciuto il Padre. Padri, vi ho 
	scritto perché avete conosciuto colui che è fin dal principio. 
	
	
	Giovani, vi ho scritto perché siete forti, e la parola di Dio rimane in voi, 
	e avete vinto il maligno.
	
	
	
	Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. 
	
	
	Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui. 
Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita,
	
	
	non viene dal Padre, ma dal mondo. 
	
	
	
	E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio 
	rimane in eterno. 
	
	(1 Giovanni 1:12-17)
	
	
	FORME DI PAGANESIMO
	
	
	Ma oltre al “separarci dal mondo”, dobbiamo considerare anche altri 
	aspetti più subdoli del paganesimo che spesso si annidano nel nostro cuore e 
	dai quali siamo altresì chiamati a “separarci”:
	
	Gesù predicava così:
	
	
	E se salutate soltanto i vostri 
	fratelli, che fate di straordinario?
	
	
	
	
	Non fanno anche i pagani altrettanto?
	
	(Matteo 5:47)
	
	
	Il “salutare”, ai tempi di 
	Gesù, era la forma più usuale del “portare 
	rispetto”.
	
	In quei tempi, la società greco-ramana (nonché israelitica), era fortemente 
	influenzata dal concetto delle “caste”, delle “origini” più o meno nobili, 
	dai titoli naturali od acquisiti, che rendevano 
	l’uomo più o meno degno di onore e 
	rispetto.
	
	Il pagano era portato pertanto a portare rispetto (salutare), il proprio 
	“fratello di casta”, disprezzando (non porgendo il saluto) a colui che era 
	ritenuto “inferiore”.
	
	Abbiamo già affrontato il tema dei “riguardi personali” e faremo bene 
	a guardarci da tali atteggiamenti malvagi… conformi ai pensieri pagani!
	
	L’avere riguardi personali 
	nei confronti del nostro prossimo è una forma di paganesimo dalla 
	quale siamo chiamati ad uscire fuori.
	
	Il farsi condizionare da aspetti esteriori, 
	razziali, etnici, di ceto sociale, di rilevanza “terrena”, sono forme di 
	paganesimo, dalle quali il Signore ci chiama a separarci.
	
	
	***
	
	
	
	Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, 
	i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole?
	
	Non fate dunque come loro, 
	poiché il Padre vostro sa le cose di 
	cui avete bisogno, prima che gliele chiediate.
	
	(Matteo 6:7-8)
	
	
	Anche la nostra preghiera può essere intrisa di paganesimo.
	
	Quando siamo davanti al Signore dobbiamo essere attenti, e porgere la nostra 
	preghiera “con intelligenza”, Paolo parla di questo nel contesto del 
	pregare in altra lingua:
	
	
	Perciò, chi parla in altra lingua preghi di poter interpretare; poiché, se 
	prego in altra lingua, prega lo spirito mio, ma la mia intelligenza rimane 
	infruttuosa. Che dunque? Pregherò 
	con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza; salmeggerò con lo 
	spirito, ma salmeggerò anche con l'intelligenza. 
	
	(1 Corinzi 14:13-15)
	
	
	Essere “intelligenti” nella preghiera, significa aver compreso che 
	il Padre nostro sa le cose di cui abbiamo bisogno, prima che gliele 
	chiediamo.
	
	Non facciamo dunque come i pagani!
	
	
	***
	
	Proprio le cose che chiediamo in preghiera al Padre, ci fanno 
	comprendere se le nostre preghiere sono intrise di paganesimo:
	
	
	Non siate dunque in ansia, dicendo: "Che 
	mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?"
	
	
	
	Perché sono i pagani che ricercano 
	tutte queste cose; ma il Padre 
	vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose.
	
	
	
	
	Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, 
	e tutte queste cose vi saranno date in più.   
	
	 (Matteo 6:31-33)
	
	
	Se esaminassimo con onestà ed attenzione le nostre preghiere, ci renderemmo 
	conto di quanto siamo ancora “pagani”.
	
	Che posto hanno nelle nostre preghiere il regno e la giustizia di Dio?
	
	Che posto hanno nelle nostre preghiere i bisogni naturali?
	
	Gesù insegnò ai discepoli di pregare così:
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno;
	
	
	sia fatta la tua volontà anche in 
	terra come è fatta in cielo. 
	
	(Il regno di Dio)
	
	
	
	
	Dacci oggi il nostro pane 
	quotidiano; 
	
	(i bisogni naturali)
	
	
rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori;
	
	 e 
	non ci esporre alla tentazione, 
	ma liberaci dal maligno.
	
	(la giustizia di Dio)   (Matteo 6:9-13)
	
	
	***
	
	SEPARARCI DALLA VANITA’ DEL PAGANESIMO PER VIVERE IN NOVITA’ DI VITA
	
	
	Dobbiamo quindi imparare a vivere in questo stato di libertà e di vittoria 
	in cui il nostro Redentore ci ha portati, aspettando la piena redenzione.
	
	Paolo, scrivendo a Tito, dice che la Grazia di Dio ci insegna a vivere in 
	questo mondo:
	
	
	Infatti la grazia di Dio, 
	salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata, e
	ci insegna a rinunciare all'empietà 
	e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, 
	giustamente e in modo santo, aspettando la beata speranza e l'apparizione 
	della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù.
	
	(Tito 2:11-13)
	
	
	Paolo scrivendo ancora ai fratelli di Efeso, definisce 
	i pensieri dei pagani “vani”, 
	ovvero senza alcun valore, vuoti di senso, con 
	l’intelligenza ottenebrata,
	estranei alla vita di Dio a motivo 
	dell’ignoranza e dell’indurimento del cuore e ci indica invece un 
	nuovo modo di vivere la nostra vita alla Luce dell’insegnamento di Gesù 
	Cristo:
	
	
	Questo dunque io dico e attesto nel Signore: non comportatevi più come si 
	comportano i pagani nella vanità dei 
	loro pensieri, con 
	l'intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio, a motivo 
	dell'ignoranza che è in loro, a motivo
	dell'indurimento del loro cuore. 
	
	
	Essi, avendo perduto ogni sentimento, si sono abbandonati alla dissolutezza 
	fino a commettere ogni specie di impurità con avidità insaziabile. 
	
	
	
	Ma voi non è così che avete imparato a conoscere Cristo. 
	
	
	Se pure gli avete dato ascolto e in lui
	siete stati istruiti secondo la 
	verità che è in Gesù, avete imparato 
	per quanto concerne la vostra condotta di prima
	a spogliarvi del vecchio uomo 
	che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici;
	a essere invece rinnovati nello 
	spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo che è creato a 
	immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità.
	
	
	
	Perciò, 
	bandita la menzogna, ognuno dica la 
	verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri. 
	
	
	
	Adiratevi e non peccate; 
	il sole non tramonti sopra la vostra ira e
	non fate posto al diavolo. Chi 
	rubava non rubi più, ma si 
	affatichi piuttosto a lavorare onestamente con le proprie mani, affinché 
	abbia qualcosa da dare a colui che è 
	nel bisogno. 
	
	
	Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma
	se ne
	avete qualcuna buona, che edifichi 
	secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l'ascolta. 
	
	
	
	Non rattristate lo Spirito Santo di Dio 
	con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione.
	
	
	Via da voi ogni amarezza, ogni cruccio e ira e clamore e parola offensiva 
	con ogni sorta di cattiveria! 
	
	
	
	Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi 
	a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo.
	
	
	(Efesini 4:17-32)
	
	
	Dobbiamo concludere che il paganesimo che è in noi ci accorcia la vista… 
	…ci rende miopi o addirittura ciechi nella nostra vista 
	spirituale e ci fa vivere con un forte handicap… …una visione 
	limitata della Grazia di Dio, delle Ricchezze che il nostro 
	Signore ci ha preparato.
	
	Pietro, a questo proposito ci rivela tutto quanto la potenza di 
	Dio ci ha donato, affinchè possiamo liberarci da queste “malattie del 
	paganesimo” essere guariti 
	e  vivere senza handicap per 
	essere pienamente impegnati e proiettati nella Grazia di Dio:
	
	
	
	La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà
	mediante la conoscenza di colui che 
	ci ha chiamati con la propria gloria e virtù. 
	
	
	Attraverso queste ci sono state 
	elargite le sue preziose e grandissime promesse perché per mezzo di esse 
	voi diventaste partecipi della 
	natura divina dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a 
	causa della concupiscenza.  
	
	(La parte di Dio senza la quale nulla sarebbe stato possibile)
	
	
	
	
	Voi, 
	per questa stessa ragione, 
	mettendoci da parte vostra ogni impegno,
	aggiungete alla vostra fede
	la virtù; alla virtù
	la conoscenza; alla conoscenza
	l'autocontrollo; 
	all'autocontrollo la pazienza; 
	alla pazienza la pietà; alla 
	pietà l'affetto fraterno; e 
	all'affetto fraterno l'amore. 
	
	(La parte dell’uomo)
	
	
	
	
	Perché se queste cose si trovano e 
	abbondano in voi, non vi 
	renderanno né pigri, né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù 
	Cristo. 
	
	(La guarigione dalla malattia del paganesimo)
	
	
	
	
	
	
	Ma colui che non ha queste cose, è cieco oppure miope, avendo dimenticato di 
	essere stato purificato dei suoi vecchi peccati. 
	
	
	
	Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più 
	a render sicura la vostra vocazione ed elezione; perché,
	così facendo, non inciamperete mai. 
	
	
	
	In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l'ingresso nel regno 
	eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. 
	
	(2 Pietro 1:3-11)
	
