Il lievito

 

 

Il lievito è stato spesso un simbolo usato nella Parola di Dio, per raffigurare una trasformazione generale di qualcosa a causa di un intervento esterno non visibile, nascosto, impercettibile.

In effetti il lievito, per sua natura e composizione, non è altro che una porzione di pasta che però a causa di batteri esterni alla sua stessa materia ed in conseguenza della alterazione provocata, è diventata acida, è fermentata e pian piano cambia nella sua sostanza fino a far “lievitare” tutta la pasta.

Gesù stesso spiegò il “regno dei cieli”, paragonandolo all’effetto che produce il lievito nella pasta:

“Disse loro un'altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito che una donna prende e nasconde in tre misure di farina, finché la pasta sia tutta lievitata».” (Matteo 13:33)

Con questa parabola Gesù vuole dimostrarci come lo Spirito Santo che entra nella pasta “umana”, diventa una cosa sola con lei, la “lavora” dall’interno, entra in tutta la sua sostanza e alla fine la trasforma in una nuova pasta lievitata.

Paolo parla di questo effetto quando scrive:

“Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.” (Romani 12:2)

“E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito.” (2 Corinzi 3:18)

Una qualsiasi pasta è quindi soggetta all’azione trasformatrice di un lievito, che si amalgama alla stessa in modo uniforme, completo, non se ne riconosce più la sua presenza, il solo effetto che si vede è il lievitare di tutto l’impasto.

Così è della nostra vita, se la amalgamiamo allo Spirito Santo ne sarà trasformata in una “santa pasta spirituale”, se la lasciamo a contatto con un lievito peccaminoso, ne sarà contaminata e pertanto destinata a diventare essa stessa “peccato”.

 

Il lievito rappresenta quindi anche il peccato che contamina l’uomo e quindi le sue offerte a Dio, difatti nei sacrifici prescritti dell’antico patto, il lievito non era presente in alcuna offerta da portare a Dio per “sanare” una situazione di peccato:

“Qualunque oblazione offrirete al SIGNORE sarà senza lievito; non farete bruciare nulla che contenga lievito o miele, come sacrificio consumato dal fuoco per il SIGNORE. (Levitico 2:11)

“Questa è la legge dell'oblazione.

I figli di Aaronne l'offriranno davanti al SIGNORE, di fronte all'altare.

Si prenderà una manciata di fior di farina con il suo olio e tutto l'incenso che è sull'oblazione, e si farà bruciare ogni cosa sull'altare come sacrificio di profumo soave, come un ricordo per il SIGNORE.

Aaronne e i suoi figli mangeranno quello che rimarrà dell'oblazione; lo si mangerà azzimo, in luogo santo; lo mangeranno nel cortile della tenda di convegno.

Non lo si cocerà con lievito; è la parte che ho data loro dei sacrifici per me, consumati dal fuoco.

È cosa santissima, come il sacrificio espiatorio e come il sacrificio per la colpa. (Levitico 6:7-11)

Era assolutamente vietata, anche solo la sua presenza, nei momenti che si commemorava il giudizio di Dio passato sopra gli egizi, durante la pasqua:

Osserva il mese di Abib e celebra la Pasqua in onore del SIGNORE tuo Dio, poiché nel mese di Abib, il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha fatto uscire dall'Egitto, durante la notte.”

“Celebrerai la Pasqua al SIGNORE tuo Dio, sacrificando vittime delle tue greggi e dei tuoi armenti, nel luogo che il SIGNORE avrà scelto come dimora del suo nome. Non mangerai con queste offerte pane lievitato; per sette giorni le mangerai con pane azzimo, pane d'afflizione, poiché uscisti in fretta dal paese d'Egitto, affinché per tutta la vita ti ricordi del giorno che uscisti dal paese d'Egitto.

Non si veda lievito presso di te, entro tutti i tuoi confini, per sette giorni; e della carne che avrai sacrificata la sera del primo giorno, nulla se ne conservi durante la notte fino al mattino.” (Deuteronomio 16:1-4)

Il lievito ci parla quindi anche “dell’urgenza” che abbiamo di partire con il Signore, il non indugiare nella situazione dalla quale il Signore ci ha chiamati ad “uscire fuori”, a “santificarci”.

Ed anche nelle offerte di ringraziamento la sua presenza era assolutamente vietata nella fase propiziatoria, poi presente nella fase di ringraziamento (vita trasformata, come quella descritta da Gesù nella parabola):

"Questa è la legge del sacrificio di riconoscenza, che si offrirà al SIGNORE.

Se qualcuno lo offre come ringraziamento, offrirà il sacrificio di ringraziamento con l'aggiunta di focacce azzime intrise con olio, gallette senza lievito unte con olio e fior di farina cotto in forma di focacce intrise d'olio.

Oltre alle focacce, potrà offrire pane lievitato, in occasione del suo sacrificio di ringraziamento e di riconoscenza. (Levitico 7:11-13)

La presenza di questi “pani lievitati” alla gloria di Dio, la troviamo anche negli scritti del profeta Amos:

“Fate fumare sacrifici di ringraziamento con lievito!

Bandite delle offerte volontarie, proclamatele!

Poiché così vi piace fare, o figli d'Israele», dice il Signore, DIO.” (Amos 4:5)

 

Ma ora vogliamo soffermarci in particolare sugli avvertimenti che troviamo negli scritti neotestamentari:

Gesù disse:

“I discepoli, passati all'altra riva, si erano dimenticati di prendere dei pani.

E Gesù disse loro: «Guardatevi bene dal lievito dei farisei e dei sadducei».

Ed essi ragionavano tra di loro e dicevano: «Egli parla così, perché non abbiamo preso dei pani».

Ma Gesù se ne accorse e disse: «Gente di poca fede, perché discutete tra di voi del fatto di non aver pane? Non capite ancora? Non vi ricordate dei cinque pani dei cinquemila uomini e quante ceste ne portaste via?

Né dei sette pani dei quattromila uomini e quanti panieri ne portaste via?

Come mai non capite che non è di pani che io vi parlavo? Ma guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei».

Allora capirono che non aveva loro detto di guardarsi dal lievito del pane, ma dall'insegnamento dei farisei e dei sadducei. (Matteo 16:5-12)

 

Il lievito dei farisei e dei sadducei

Gesù raccomandò accuratamente i suoi discepoli di guardarsi dall’insegnamento sbagliato dei farisei e dei sadducei.

Queste due schiere di insegnanti religiosi, rappresentavano l’autorità religiosa al tempo di Gesù.

 

Il lievito dei farisei

I farisei costituivano un movimento religioso/politico di grande influenza, molto legati agli usi ed alle tradizione ebraiche.

Erano “dottrinalmente sani”, difatti Gesù stesso disse di loro:

“Allora Gesù parlò alla folla e ai suoi discepoli, dicendo: «Gli scribi e i farisei siedono sulla cattedra di Mosè.

Fate dunque e osservate tutte le cose che vi diranno, ma non fate secondo le loro opere; perché dicono e non fanno.” (Matteo 23:1-3)

Ma erano profondamente orgogliosi, ipocriti e formalisti:

“Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate il regno dei cieli davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché divorate le case delle vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra; perciò riceverete maggior condanna.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché viaggiate per mare e per terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi.

Guai a voi, guide cieche, che dite: Se uno giura per il tempio, non importa; ma se giura per l'oro del tempio, resta obbligato. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l'oro o il tempio che santifica l'oro? E se uno, voi dite, giura per l'altare, non importa; ma se giura per l'offerta che c'è sopra, resta obbligato. Ciechi! Che cosa è più grande: l'offerta o l'altare che santifica l'offerta? Chi dunque giura per l'altare, giura per esso e per tutto quello che c'è sopra; e chi giura per il tempio, giura per esso e per Colui che lo abita; e chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi siede sopra.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia, e la fede.

Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre.

Guide cieche, che filtrate il moscerino e inghiottite il cammello.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d'intemperanza.  Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l'esterno diventi pulito.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia.

Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché costruite i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti e dite: "Se fossimo vissuti ai tempi dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nello spargere il sangue dei profeti!" In tal modo voi testimoniate contro voi stessi, di essere figli di coloro che uccisero i profeti. E colmate pure la misura dei vostri padri!

Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna?  Perciò ecco, io vi mando dei profeti, dei saggi e degli scribi; di questi, alcuni ne ucciderete e metterete in croce; altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città, affinché ricada su di voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che voi uccideste fra il tempio e l'altare.

Io vi dico in verità che tutto ciò ricadrà su questa generazione.” (Matteo 23:13-36)

Gesù li rimproverò severamente in molte occasioni e li additò come “figli del diavolo”:

“Voi siete figli del diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro.

Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c'è verità in lui.

Quando dice il falso, parla di quel che è suo perché è bugiardo e padre della menzogna”. (Giovanni 8:44)

Gesù dichiarò apertamente che il lievito dei farisei è “ipocrisia”, ovvero finzione:

“Nel frattempo la gente si era riunita a migliaia, così da calpestarsi gli uni gli altri. Allora Gesù cominciò a dire prima di tutto ai suoi discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è ipocrisia.

Ma non c'è niente di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Perciò tutto quello che avete detto nelle tenebre, sarà udito nella luce; e quel che avete detto all'orecchio nelle stanze interne, sarà proclamato sui tetti.”

(Luca 12:1-3)

 

Il lievito dei farisei trova riscontro in radici passate, già il profeta Isaia ne descrive gli effetti 750 anni prima di Gesù Cristo:

 «Grida a piena gola, non ti trattenere, alza la tua voce come una tromba; dichiara al mio popolo le sue trasgressioni, alla casa di Giacobbe i suoi peccati.

Mi cercano giorno dopo giorno, prendono piacere a conoscere le mie vie, come una nazione che avesse praticato la giustizia e non avesse abbandonato la legge del suo  Dio; mi domandano dei giudizi giusti, prendono piacere ad accostarsi a Dio.

"Perché", dicono essi, "quando abbiamo digiunato, non ci hai visti?

Quando ci siamo umiliati, non lo hai notato?"

Ecco, nel giorno del vostro digiuno voi fate i vostri affari ed esigete che siano fatti tutti i vostri lavori.

Ecco, voi digiunate per litigare, per fare discussioni, e colpite con pugno malvagio; oggi, voi non digiunate in modo da far ascoltare la vostra voce in alto.

È forse questo il digiuno di cui mi compiaccio, il giorno in cui l'uomo si umilia?

Curvare la testa come un giunco, sdraiarsi sul sacco e sulla cenere, è dunque questo ciò che chiami digiuno, giorno gradito al SIGNORE?

Il digiuno che io gradisco non è forse questo: che si spezzino le catene della malvagità, che si sciolgano i legami del giogo, che si lascino liberi gli oppressi
e che si spezzi ogni tipo di giogo?

Non è forse questo: che tu divida il tuo pane con chi ha fame, che tu conduca a casa tua gli infelici privi di riparo, che quando vedi uno nudo tu lo copra e che tu non ti nasconda a colui che è carne della tua carne? (Isaia 58:1-7)

 

Guardiamoci dal lievito dei farisei

 

Il lievito dei sadducei

I sadducei costituivano un movimento più politico che religioso di minore influenza rispetto ai farisei, molto legati agli usi ed alle tradizione ebraiche ma con grosse lacune dottrinali.

Erano “dottrinalmente deficitari”, non credevano agli angeli né alla resurrezione, Gesù li per la loro ignoranza rispetto alla Scrittura e rispetto alla Potenza di Dio:

“In quello stesso giorno vennero a lui dei sadducei, i quali dicono che non vi è risurrezione, e gli domandarono: «Maestro, Mosè ha detto: "Se uno muore senza figli, il fratello suo sposi la moglie di lui e dia una discendenza a suo fratello". Vi erano tra di noi sette fratelli; il primo, ammogliatosi, morì; e, non avendo prole, lasciò sua moglie a suo fratello. Lo stesso fece pure il secondo, poi il terzo, fino al settimo. Infine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette sarà ella moglie? Poiché tutti l'hanno avuta».

Ma Gesù rispose loro: «Voi errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio. Perché alla risurrezione non si prende né si dà moglie; ma i risorti sono come angeli nei cieli.

Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: "Io sono il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe"? Egli non è il Dio dei morti, ma dei vivi».

E la folla, udite queste cose, stupiva del suo insegnamento.” (Matteo 22:23-33)

Anche il lievito dei sadducei trova riscontro nel popolo di Israele del vecchio testamento ed in particolare nel libro del profeta Osea:

“Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza.” (Osea 4:6)

I sadducei non credevano alle creature angeliche ed alla risurrezione, io mi chiedo quanti oggi nella chiesa ci credono ancora a queste cose, o meglio, probabilmente non in modo esplicito, ma il non vivere in funzione di esse dimostra di fatto una incredulità.

L’apostolo Paolo ne parlava già ai suoi tempi:

“Ora se si predica che Cristo è stato risuscitato dai morti, come mai alcuni tra voi dicono che non c'è risurrezione dei morti?

Ma se non vi è risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede.

Noi siamo anche trovati falsi testimoni di Dio, poiché abbiamo testimoniato di Dio, che egli ha risuscitato il Cristo; il quale egli non ha risuscitato, se è vero che i morti non risuscitano.

Difatti, se i morti non risuscitano, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati.

Anche quelli che sono morti in Cristo sono dunque periti.

Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini.” (1 Corinzi 15:12-19)

 

Guardiamoci dal lievito dei sadducei!

Gesù disse inoltre di guardarsi dal lievito di Erode:

“Egli li ammoniva dicendo: «Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!»”

(Marco 8:15)

L’Erode di cui parla Gesù è Erode Antipa, figlio di Erode il grande, che fece mettere a morte Giovanni il Battista, uomo dominato dai propri istinti carnali, che usava il potere per i propri egoismi e si rivelò privo di ogni coraggio, di ogni fermezza, uomo che viveva nella totale ambiguità e debolezza.

Tutta la Scrittura dell’antico testamento è costellata di tutti i compromessi del popolo di Israele con i popoli pagani circostanti, che hanno portato all’idolatria, alla fornicazione, alla frantumazione ed alla deportazione del popolo di Dio.

Questa incapacità di confidare in Dio solo, di lasciarsi dominare dai propri istinti, dall’attitudine al compromesso, è il lievito di Erode.

 

Guardiamoci dal lievito di Erode!

Applicazioni molto pratiche del lievito nella chiesa di Dio le troviamo negli scritti neo-testamentari, l’apostolo Paolo, nelle sue lettere parla spesso del lievito e dei suoi effetti:

“Si ode addirittura affermare che vi è tra di voi fornicazione, una tale fornicazione che non si trova neppure fra i pagani; al punto che uno si tiene la moglie di suo padre!

E voi siete gonfi, e non avete invece fatto cordoglio, perché colui che ha commesso quell'azione fosse tolto di mezzo a voi!

Quanto a me, assente di persona ma presente in spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha commesso un tale atto.

Nel nome del Signore Gesù, essendo insieme riuniti voi e lo spirito mio, con l'autorità del Signore nostro Gesù, ho deciso che quel tale sia consegnato a Satana, per la rovina della carne, affinché lo spirito sia salvo nel giorno del Signore Gesù.

Il vostro vanto non è una buona cosa.

Non sapete che un po' di lievito fa lievitare tutta la pasta?

Purificatevi del vecchio lievito, per essere una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata.

Celebriamo dunque la festa, non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità.” (1 Corinzi 5:1-8)

In questo passo, Paolo paragona lo stato dei corinzi ad una pasta che ha permesso ad un “lievito di ipocrisia e tolleranza del peccato” (non volendolo vedere), di contaminare tutta la chiesa, che quindi si era “gonfiata”, non reagendo davanti ad una posizione moralmente grave.

Paolo usa un’altra volta la figura del lievito con i galati, per riprenderli per la loro “disattenzione dottrinale”, circa il tollerare “un altro vangelo”:

Voi correvate bene; chi vi ha fermati perché non ubbidiate alla verità?

Una tale persuasione non viene da colui che vi chiama.

Un po' di lievito fa lievitare tutta la pasta. (Galati 5:7-9)

 

Un esempio di giusta reazione alla contaminazione

Un esempio di corretta disciplina rispetto ad una “contaminazione di lievito”, la troviamo in uno dei passi più cruenti del nuovo testamento:

“Ma un uomo di nome Anania, con Saffira sua moglie, vendette una proprietà, e tenne per sé parte del prezzo, essendone consapevole anche la moglie; e, un'altra parte, la consegnò, deponendola ai piedi degli apostoli.

Ma Pietro disse: «Anania, perché Satana ha così riempito il tuo cuore da farti mentire allo Spirito Santo e trattenere parte del prezzo del podere? Se questo non si vendeva, non restava tuo? E una volta venduto, il ricavato non era a tua disposizione? Perché ti sei messo in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio».

Anania, udendo queste parole, cadde e spirò.

E un gran timore prese tutti quelli che udirono queste cose.

I giovani, alzatisi, ne avvolsero il corpo e, portatolo fuori, lo seppellirono.

Circa tre ore dopo, sua moglie, non sapendo ciò che era accaduto, entrò.

E Pietro, rivolgendosi a lei: «Dimmi», le disse, «avete venduto il podere per tanto?» Ed ella rispose: «Sì, per tanto».

Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati a tentare lo Spirito del Signore? Ecco, i piedi di quelli che hanno seppellito tuo marito sono alla porta e porteranno via anche te».

Ed ella in quell'istante cadde ai suoi piedi e spirò.

I giovani, entrati, la trovarono morta; e, portatala via, la seppellirono accanto a suo marito. Allora un gran timore venne su tutta la chiesa e su tutti quelli che udivano queste cose.” (Atti 5:1-11)

La sentenza di morte di Pietro, può sembrare esagerata, ma dobbiamo considerare cosa sarebbe successo se Pietro fosse “passato sopra” questo peccato:

-          La chiesa avrebbe sicuramente cominciato a vivere nell’ipocrisia e nella menzogna, il lievito di Anania e Saffira avrebbe contaminato tutta la pasta;

-          Pietro sarebbe stato egli stesso contaminato da un lievito di ipocrisia, di tolleranza del peccato, la autorità spirituale avrebbe perso di credibilità, si sarebbero sicuramente presentate altre situazioni simili o anche peggiori e sarebbe stato costretto a mediare progressivamente con il maligno, si sarebbero presentati casi di favoritismo dai quali sarebbe stato difficile uscire.

-          La chiesa avrebbe perso il timore di Dio, cosa che invece crebbe proprio in seguito a questo avvenimento.

Impariamo quindi a non essere superficiali.

 

Stiamo dunque attenti al lievito dei farisei (l’ipocrisia e il formalismo religioso)

dei sadducei (la ignoranza circa la Scrittura e la Potenza di Dio)

o di Erode (la incapacità di essere veri uomini di Dio).

Una pasta non fa nulla da sé per lievitare.

Paolo scrive così ai corinzi:

“Purificatevi del vecchio lievito, per essere una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata.

Celebriamo dunque la festa, non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità.” (1 Corinzi 5:7-8)

 

Come fare a “purificarsi del vecchio lievito”?

Una pasta lievitata non può purificarsi da sola.

Bisogna che sia cambiata la sua propria natura, sostanza, echeggiano le parole di Gesù a Nicodemo:

Non ti meravigliare se ti ho detto: "Bisogna che nasciate di nuovo.” (Giovanni 3:7)

Paolo a Tito scriveva così:

“Infatti la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata, e ci insegna a rinunciare all'empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo, aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù.

Egli ha dato se stesso per noi per riscattarci da ogni iniquità e purificarsi un popolo che gli appartenga, zelante nelle opere buone.” (Tito 2:11-14)

E’ Gesù Cristo che si è purificato un popolo che Gli appartenga, se siamo il Suo popolo siamo una nuova pasta, purificata.

Riceviamo così il lievito di Dio, lo Spirito Santo e lasciamoci trasformare da Lui e dalla Sua Parola, che impastata in noi avrà un effetto reagente meraviglioso, invisibile, impercettibile all’occhio umano:

“…contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito.” (2 Corinzi 3:18)

La pasta non fa nulla per lievitare, è il buon lievito, impastato, che diventa una unica “soluzione solida” con la pasta, che in modo invisibile, impercettibile, nel riposo, fa il suo effetto.

 

Facciamo quindi molta attenzione al lievito con cui ci andiamo ad “impastare”!

Gianni Marinuzzi