
	
	
	Il lievito
	
	
	
	
	Il lievito è stato spesso un simbolo usato nella Parola di Dio, per 
	raffigurare una trasformazione generale di qualcosa a causa di un intervento 
	esterno non visibile, nascosto, impercettibile.
	
	In effetti il lievito, per sua natura e composizione, non è altro che una 
	porzione di pasta che però a causa di batteri esterni alla sua stessa 
	materia ed in conseguenza della alterazione provocata, è diventata acida, è 
	fermentata e pian piano cambia nella sua sostanza fino a far “lievitare” 
	tutta la pasta.
	
	Gesù stesso spiegò il “regno dei cieli”, paragonandolo all’effetto che 
	produce il lievito nella pasta:
	
	
	“Disse loro un'altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito che 
	una donna prende e nasconde in tre misure di farina, finché la pasta sia 
	tutta lievitata».” 
	
	(Matteo 13:33)
	
	Con questa parabola Gesù vuole dimostrarci come lo Spirito Santo che entra 
	nella pasta “umana”, diventa una cosa sola con lei, la “lavora” 
	dall’interno, entra in tutta la sua sostanza e alla fine la trasforma in una 
	nuova pasta lievitata.
	
	Paolo parla di questo effetto quando scrive:
	
	
	“Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il 
	rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale 
	sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.” 
	
	(Romani 12:2)
	
	
	“E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria 
	del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria 
	in gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito.” 
	
	(2 Corinzi 3:18)
	
	Una qualsiasi pasta è quindi soggetta all’azione trasformatrice di un 
	lievito, che si amalgama alla stessa in modo uniforme, completo, non se ne 
	riconosce più la sua presenza, il solo effetto che si vede è il lievitare di 
	tutto l’impasto.
	
	Così è della nostra vita, se la amalgamiamo allo Spirito Santo ne sarà 
	trasformata in una “santa pasta spirituale”, se la lasciamo a contatto con 
	un lievito peccaminoso, ne sarà contaminata e pertanto destinata a diventare 
	essa stessa “peccato”.
	
	
	Il lievito rappresenta quindi anche il peccato che contamina l’uomo 
	e quindi le sue offerte a Dio, difatti nei sacrifici prescritti dell’antico 
	patto, il lievito non era presente in alcuna offerta da portare a Dio per 
	“sanare” una situazione di peccato:
	
	
	“Qualunque oblazione offrirete al SIGNORE sarà senza lievito; 
	non farete bruciare nulla che contenga lievito o miele, come sacrificio 
	consumato dal fuoco per il SIGNORE.”
	
	
	(Levitico 2:11)
	
	
	“Questa è la legge dell'oblazione. 
	
	
	I figli di Aaronne l'offriranno davanti al SIGNORE, di fronte all'altare. 
	
	
	Si prenderà una manciata di fior di farina con il suo olio e tutto l'incenso 
	che è sull'oblazione, e si farà bruciare ogni cosa sull'altare come 
	sacrificio di profumo soave, come un ricordo per il SIGNORE. 
	
	
	Aaronne e i suoi figli mangeranno quello che rimarrà dell'oblazione; lo si 
	mangerà azzimo, in luogo santo; lo mangeranno nel cortile della tenda di 
	convegno. 
	
	
	Non lo si cocerà con lievito; 
	è la parte che ho data loro dei sacrifici per me, consumati dal fuoco. 
	
	
	È cosa santissima, come il sacrificio espiatorio e come il sacrificio per la 
	colpa. 
	
	(Levitico 6:7-11)
	
	Era assolutamente vietata, anche solo la sua presenza, nei momenti che si 
	commemorava il giudizio di Dio passato sopra gli egizi, durante la pasqua:
	
	
	Osserva il mese di Abib e celebra la Pasqua in onore del SIGNORE tuo Dio, 
	poiché nel mese di Abib, il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha fatto uscire 
	dall'Egitto, durante la notte.”
	
	
	“Celebrerai la Pasqua al SIGNORE tuo Dio, sacrificando vittime delle tue 
	greggi e dei tuoi armenti, nel luogo che il SIGNORE avrà scelto come dimora 
	del suo nome. Non mangerai con queste offerte pane lievitato; per sette 
	giorni le mangerai con pane azzimo, pane d'afflizione,
	poiché uscisti in fretta dal paese 
	d'Egitto, affinché per tutta la vita ti ricordi del giorno che uscisti 
	dal paese d'Egitto. 
	
	
	Non si veda lievito presso di te, 
	entro tutti i tuoi confini, per sette giorni; e della carne che avrai 
	sacrificata la sera del primo giorno, nulla se ne conservi durante la notte 
	fino al mattino.” 
	
	
	(Deuteronomio 16:1-4)
	
	Il lievito ci parla quindi anche “dell’urgenza” che abbiamo di partire con 
	il Signore, il non indugiare nella situazione dalla quale il Signore ci ha 
	chiamati ad “uscire fuori”, a “santificarci”.
	
	Ed anche nelle offerte di ringraziamento la sua presenza era 
	assolutamente vietata nella fase propiziatoria, poi presente nella 
	fase di ringraziamento (vita trasformata, come quella descritta da Gesù 
	nella parabola):
	
	
	"Questa è la legge del sacrificio di riconoscenza, che si offrirà al 
	SIGNORE. 
	
	
	Se qualcuno lo offre come ringraziamento, offrirà il sacrificio di 
	ringraziamento con l'aggiunta di focacce azzime intrise con olio, 
	gallette senza lievito unte con olio e fior di farina cotto in forma di 
	focacce intrise d'olio. 
	
	
	Oltre alle focacce, potrà offrire pane lievitato, in occasione del suo 
	sacrificio di ringraziamento e di riconoscenza.”
	
	
	(Levitico 7:11-13)
	
	La presenza di questi “pani lievitati” alla gloria di Dio, la troviamo anche 
	negli scritti del profeta Amos:
	
	
	“Fate fumare sacrifici di ringraziamento con lievito!
	
	
	Bandite delle offerte volontarie, proclamatele!
	
	
	Poiché così vi piace fare, o figli d'Israele», dice il Signore, DIO.” 
	
	
	(Amos 4:5)
	
	
	Ma ora vogliamo soffermarci in particolare sugli avvertimenti che troviamo 
	negli scritti neotestamentari:
	
	Gesù disse:
	
	
	“I discepoli, passati all'altra riva, si erano dimenticati di prendere dei 
	pani. 
	
	
	E Gesù disse loro: «Guardatevi bene dal lievito dei farisei e dei 
	sadducei». 
	
	
	Ed essi ragionavano tra di loro e dicevano: «Egli parla così, perché non 
	abbiamo preso dei pani». 
	
	
	Ma Gesù se ne accorse e disse: «Gente di poca fede, perché discutete tra di 
	voi del fatto di non aver pane? Non capite ancora? Non vi ricordate dei 
	cinque pani dei cinquemila uomini e quante ceste ne portaste via? 
	
	
	Né dei sette pani dei quattromila uomini e quanti panieri ne portaste via? 
	
	
	Come mai non capite che non è di pani che io vi parlavo? Ma guardatevi dal 
	lievito dei farisei e dei sadducei». 
	
	
	Allora capirono che non aveva loro detto di guardarsi dal lievito del pane, 
	ma dall'insegnamento dei farisei e dei sadducei.”
	
	
	(Matteo 16:5-12)
	
	
	Il lievito dei farisei e dei sadducei
	
	Gesù raccomandò accuratamente i suoi discepoli di guardarsi 
	dall’insegnamento sbagliato dei farisei e dei sadducei.
	
	Queste due schiere di insegnanti religiosi, rappresentavano l’autorità 
	religiosa al tempo di Gesù.
	
	
	Il lievito dei farisei
	
	I farisei 
	costituivano un movimento religioso/politico di grande influenza, molto 
	legati agli usi ed alle tradizione ebraiche.
	
	Erano “dottrinalmente sani”, difatti Gesù stesso disse di loro:
	
	
	“Allora Gesù parlò alla folla e ai suoi discepoli, dicendo: «Gli scribi e i 
	farisei siedono sulla cattedra di Mosè. 
	
	
	Fate dunque e osservate tutte le cose che vi diranno, ma non fate secondo le 
	loro opere; perché dicono e non fanno.” 
	(Matteo 23:1-3)
	
	Ma erano profondamente orgogliosi, ipocriti e formalisti: 
	
	
	“Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché
	serrate il regno dei cieli 
	davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare 
	quelli che cercano di entrare.
	
	
	Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché
	divorate le case delle vedove 
	e fate lunghe preghiere per 
	mettervi in mostra; perciò riceverete maggior condanna.
	
	
	Guai a voi, scribi e farisei ipocriti,
	perché viaggiate per mare e per 
	terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio 
	della geenna il doppio di voi.
	
	
	Guai a voi, guide cieche, 
	che dite: Se uno giura per il tempio, non importa; ma se giura per l'oro del 
	tempio, resta obbligato. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l'oro o il 
	tempio che santifica l'oro? E se uno, voi dite, giura per l'altare, non 
	importa; ma se giura per l'offerta che c'è sopra, resta obbligato. Ciechi! 
	Che cosa è più grande: l'offerta o l'altare che santifica l'offerta? Chi 
	dunque giura per l'altare, giura per esso e per tutto quello che c'è sopra; 
	e chi giura per il tempio, giura per esso e per Colui che lo abita; e chi 
	giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi siede 
	sopra. 
	
	
	Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché
	pagate la decima della menta, 
	dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il 
	giudizio, la misericordia, e la fede. 
	
	
	Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre. 
	
	
	Guide cieche, che filtrate il 
	moscerino e inghiottite il cammello.
	
	
	Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché
	pulite l'esterno del bicchiere e 
	del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d'intemperanza. 
	Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere e del piatto, 
	affinché anche l'esterno diventi pulito.
	
	
	Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché
	siete simili a sepolcri 
	imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di 
	morti e d'ogni immondizia. 
	
	
	Così anche voi, di fuori sembrate 
	giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
	
	
	Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché
	costruite i sepolcri ai profeti e 
	adornate le tombe dei giusti e dite: "Se fossimo vissuti ai tempi 
	dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nello spargere il sangue 
	dei profeti!" In tal modo voi testimoniate contro voi stessi, di essere 
	figli di coloro che uccisero i profeti. E colmate pure la misura dei vostri 
	padri! 
	
	
	
	Serpenti, razza di vipere, 
	come scamperete al giudizio della geenna? 
	Perciò ecco, io vi mando dei profeti, dei saggi e degli scribi; di 
	questi, alcuni ne ucciderete e metterete in croce; altri ne flagellerete 
	nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città, affinché 
	ricada su di voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del 
	giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che voi 
	uccideste fra il tempio e l'altare. 
	
	
	Io vi dico in verità che tutto ciò ricadrà su questa generazione.”
	
	
	(Matteo 23:13-36)
	
	Gesù li rimproverò severamente in molte occasioni e li additò come “figli 
	del diavolo”:
	
	
	“Voi siete figli del diavolo, 
	che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro. 
	
	
	Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, 
	perché non c'è verità in lui. 
	
	
	Quando dice il falso, parla di quel che è suo perché è bugiardo e padre 
	della menzogna”. 
	
	(Giovanni 8:44)
	
	Gesù dichiarò apertamente che il lievito dei farisei è “ipocrisia”, ovvero 
	finzione:
	
	
	“Nel frattempo la gente si era riunita a migliaia, così da calpestarsi gli 
	uni gli altri. Allora Gesù cominciò a dire prima di tutto ai suoi discepoli: 
	«Guardatevi dal lievito dei farisei, che è ipocrisia.
	
	
	Ma non c'è niente di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non 
	sarà conosciuto. Perciò tutto quello che avete detto nelle tenebre, sarà 
	udito nella luce; e quel che avete detto all'orecchio nelle stanze interne, 
	sarà proclamato sui tetti.”
	
	(Luca 12:1-3)
	
	
	Il lievito dei farisei trova riscontro in radici passate, già il profeta 
	Isaia ne descrive gli effetti 750 anni prima di Gesù Cristo:
	
	
	 «Grida a piena gola, non ti trattenere, alza la tua voce come una tromba;
	dichiara al mio popolo le sue trasgressioni, alla casa di Giacobbe i suoi 
	peccati.
	
	
	Mi cercano 
	giorno dopo giorno, prendono piacere a conoscere le mie vie, come una 
	nazione che avesse praticato la giustizia e non avesse abbandonato la legge 
	del suo  Dio; mi domandano dei 
	giudizi giusti, prendono piacere ad accostarsi a Dio.
	
	
	"Perché", dicono essi, "quando abbiamo digiunato, non ci hai visti? 
	
	
	Quando ci siamo umiliati, non lo hai notato?"
	
	
	Ecco, nel giorno del vostro digiuno voi fate i vostri affari ed 
	esigete che siano fatti tutti i vostri lavori.
	
	
	Ecco, voi digiunate per litigare, per fare discussioni, e colpite 
	con pugno malvagio; oggi, voi non digiunate in modo da far ascoltare 
	la vostra voce in alto.
	
	
	È forse questo il digiuno di cui mi compiaccio, il giorno in cui l'uomo si 
	umilia?
	
	
	Curvare la testa come un giunco, sdraiarsi sul sacco e sulla cenere, è 
	dunque questo ciò che chiami digiuno, giorno gradito al SIGNORE?
	
	
	Il digiuno che io gradisco non è forse questo: che si spezzino le catene 
	della malvagità, che si sciolgano i legami del giogo, che si lascino liberi 
	gli oppressi
	e che si spezzi ogni tipo di giogo?
	
	
	Non è forse questo: che tu divida il tuo pane con chi ha fame, che tu 
	conduca a casa tua gli infelici privi di riparo, che quando vedi uno nudo tu 
	lo copra e che tu non ti nasconda a colui che è carne della tua carne?
	
	
	(Isaia 58:1-7)
	
	
	Guardiamoci dal lievito dei farisei
	
	
	Il lievito dei sadducei
	
	I sadducei 
	costituivano un movimento più politico che religioso di minore influenza 
	rispetto ai farisei, molto legati agli usi ed alle tradizione ebraiche ma 
	con grosse lacune dottrinali.
	
	Erano “dottrinalmente deficitari”, non credevano agli angeli né alla 
	resurrezione, Gesù li per la loro ignoranza rispetto alla Scrittura e 
	rispetto alla Potenza di Dio:
	
	
	“In quello stesso giorno vennero a lui dei sadducei, i quali 
	dicono che non vi è risurrezione, e gli domandarono: «Maestro, Mosè ha 
	detto: "Se uno muore senza figli, 
	il fratello suo sposi la moglie di lui e dia una discendenza a suo fratello". 
	Vi erano tra di noi sette fratelli; il primo, ammogliatosi, morì; e, non 
	avendo prole, lasciò sua moglie a suo fratello. Lo stesso fece pure il 
	secondo, poi il terzo, fino al settimo. Infine, dopo tutti, morì anche la 
	donna. Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette sarà ella moglie? 
	Poiché tutti l'hanno avuta». 
	
	
	Ma Gesù rispose loro: «Voi 
	errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio. 
	Perché alla risurrezione non si prende né si dà moglie; ma i risorti sono 
	come angeli nei cieli. 
	
	
	Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è 
	stato detto da Dio: "Io sono il 
	Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe"? Egli non è il 
	Dio dei morti, ma dei vivi». 
	
	
	E la folla, udite queste cose, stupiva del suo insegnamento.”
	
	
	(Matteo 22:23-33)
	
	Anche il lievito dei sadducei trova riscontro nel popolo di Israele del 
	vecchio testamento ed in particolare nel libro del profeta Osea:
	
	
	“Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza.”
	
	
	(Osea 4:6)
	
	I sadducei non credevano alle creature angeliche ed alla risurrezione, io mi 
	chiedo quanti oggi nella chiesa ci credono ancora a queste cose, o meglio, 
	probabilmente non in modo esplicito, ma il non vivere in funzione di esse 
	dimostra di fatto una incredulità. 
	
	L’apostolo Paolo ne parlava già ai suoi tempi:
	
	
	“Ora se si predica che Cristo è stato risuscitato dai morti, come mai 
	alcuni tra voi dicono che non c'è risurrezione dei morti? 
	
	
	Ma se non vi è risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; e
	se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e 
	vana pure è la vostra fede. 
	
	
	Noi siamo anche trovati falsi testimoni di Dio, poiché abbiamo testimoniato 
	di Dio, che egli ha risuscitato il Cristo; il quale egli non ha risuscitato, 
	se è vero che i morti non risuscitano. 
	
	
	Difatti, se i morti non risuscitano, neppure Cristo è stato risuscitato; e
	se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete 
	ancora nei vostri peccati. 
	
	
	Anche quelli che sono morti in Cristo sono dunque periti. 
	
	
	
	Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più 
	miseri fra tutti gli uomini.” 
	(1 Corinzi 15:12-19)
	
	
	Guardiamoci dal lievito dei sadducei!
	
	Gesù disse inoltre di guardarsi dal lievito di Erode:
	
	
	“Egli li ammoniva dicendo: «Guardatevi dal lievito dei farisei e dal 
	lievito di Erode!»”
	
	(Marco 8:15)
	
	L’Erode di cui parla Gesù è Erode Antipa, figlio di Erode il grande, che 
	fece mettere a morte Giovanni il Battista, uomo dominato dai propri 
	istinti carnali, che usava il potere per i propri egoismi e si 
	rivelò privo di ogni coraggio, di ogni fermezza, uomo che 
	viveva nella totale ambiguità e debolezza.
	
	Tutta la Scrittura dell’antico testamento è costellata di tutti i 
	compromessi del popolo di Israele con i popoli pagani circostanti, che hanno 
	portato all’idolatria, alla fornicazione, alla frantumazione ed alla 
	deportazione del popolo di Dio.
	
	Questa incapacità di confidare in Dio solo, di lasciarsi dominare dai propri 
	istinti, dall’attitudine al compromesso, è il lievito di Erode.
	
	
	Guardiamoci dal lievito di Erode!
	
	Applicazioni molto pratiche del lievito nella chiesa di Dio le troviamo 
	negli scritti neo-testamentari, l’apostolo Paolo, nelle sue lettere parla 
	spesso del lievito e dei suoi effetti:
	
	
	“Si ode addirittura affermare che vi è tra di voi fornicazione, una 
	tale fornicazione che non si trova neppure fra i pagani; al punto che uno si 
	tiene la moglie di suo padre! 
	
	
	E voi siete gonfi, 
	e non avete invece fatto cordoglio, perché colui che ha commesso 
	quell'azione fosse tolto di mezzo a voi! 
	
	
	Quanto a me, assente di persona ma presente in spirito, ho già giudicato, 
	come se fossi presente, colui che ha commesso un tale atto. 
	
	
	Nel nome del Signore Gesù, essendo insieme riuniti voi e lo spirito mio, con 
	l'autorità del Signore nostro Gesù, ho deciso che quel tale sia consegnato a 
	Satana, per la rovina della carne, affinché lo spirito sia salvo nel giorno 
	del Signore Gesù.
	
	
	Il vostro vanto non è una buona cosa. 
	
	
	Non sapete che un po' di lievito fa lievitare tutta la pasta? 
	
	
	Purificatevi del vecchio lievito, per essere una nuova pasta, come già siete 
	senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata. 
	
	
	Celebriamo dunque la festa, non con vecchio lievito, né con lievito di 
	malizia e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità.” 
	(1 Corinzi 5:1-8)
	
	In questo passo, Paolo paragona lo stato dei corinzi ad una pasta che ha 
	permesso ad un “lievito di ipocrisia e tolleranza del peccato” (non 
	volendolo vedere), di contaminare tutta la chiesa, che quindi si era 
	“gonfiata”, non reagendo davanti ad una posizione moralmente grave.
	
	Paolo usa un’altra volta la figura del lievito con i galati, per riprenderli 
	per la loro “disattenzione dottrinale”, circa il tollerare “un altro 
	vangelo”:
	
	
	Voi correvate bene; chi vi ha fermati perché non ubbidiate alla verità? 
	
	
	Una tale persuasione non viene da colui che vi chiama. 
	
	
	Un po' di lievito fa lievitare tutta la pasta.
	
	
	(Galati 5:7-9)
	
	
	Un esempio di giusta reazione alla contaminazione
	
	Un esempio di corretta disciplina rispetto ad una “contaminazione di 
	lievito”, la troviamo in uno dei passi più cruenti del nuovo testamento:
	
	
	“Ma un uomo di nome Anania, con Saffira sua moglie, vendette una proprietà, 
	e tenne per sé parte del prezzo, essendone consapevole anche la moglie; e, 
	un'altra parte, la consegnò, deponendola ai piedi degli apostoli. 
	
	
	Ma Pietro disse: «Anania, perché Satana ha così riempito il tuo cuore da 
	farti mentire allo Spirito Santo e trattenere parte del prezzo del 
	podere? Se questo non si vendeva, non restava tuo? E una volta venduto, il 
	ricavato non era a tua disposizione? Perché ti sei messo in cuore questa 
	cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio». 
	
	
	Anania, udendo queste parole, cadde e spirò. 
	
	
	E un gran timore prese tutti quelli che udirono queste cose. 
	
	
	I giovani, alzatisi, ne avvolsero il corpo e, portatolo fuori, lo 
	seppellirono.
	
	
	Circa tre ore dopo, sua moglie, non sapendo ciò che era accaduto, entrò. 
	
	
	E Pietro, rivolgendosi a lei: «Dimmi», le disse, «avete venduto il podere 
	per tanto?» Ed ella rispose: «Sì, per tanto». 
	
	
	Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati a tentare lo Spirito 
	del Signore? Ecco, i piedi di quelli che hanno seppellito tuo marito 
	sono alla porta e porteranno via anche te». 
	
	
	Ed ella in quell'istante cadde ai suoi piedi e spirò. 
	
	
	I giovani, entrati, la trovarono morta; e, portatala via, la seppellirono 
	accanto a suo marito. Allora un gran timore venne su tutta la chiesa e su 
	tutti quelli che udivano queste cose.” 
	
	(Atti 5:1-11)
	
	La sentenza di morte di Pietro, può sembrare esagerata, ma dobbiamo 
	considerare cosa sarebbe successo se Pietro fosse “passato sopra” 
	questo peccato:
	
	-         
	
	
	La chiesa avrebbe sicuramente cominciato a vivere nell’ipocrisia e 
	nella menzogna, il lievito di Anania e Saffira avrebbe contaminato tutta 
	la pasta;
	
	-         
	
	
	Pietro sarebbe stato egli stesso contaminato da un lievito di ipocrisia,
	di tolleranza del peccato, la autorità spirituale avrebbe perso di 
	credibilità, si sarebbero sicuramente presentate altre situazioni simili 
	o anche peggiori e sarebbe stato costretto a mediare progressivamente con 
	il maligno, si sarebbero presentati casi di favoritismo dai quali 
	sarebbe stato difficile uscire.
	
	-         
	
	
	La chiesa avrebbe perso il 
	timore di Dio, cosa che invece crebbe proprio in seguito a 
	questo avvenimento.
	
	Impariamo quindi a non essere superficiali.
	
	
	Stiamo dunque attenti al lievito dei farisei (l’ipocrisia e il formalismo 
	religioso) 
	
	dei sadducei (la ignoranza circa la Scrittura e la Potenza di Dio) 
	
	o di Erode (la incapacità di essere veri uomini di Dio).
	
	Una pasta non fa nulla da sé per lievitare.
	
	Paolo scrive così ai corinzi:
	
	
	“Purificatevi del vecchio lievito, per essere una nuova pasta, come già 
	siete senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata 
	immolata. 
	
	
	Celebriamo dunque la festa, non con vecchio lievito, né con lievito di 
	malizia e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità.” 
	(1 Corinzi 5:7-8)
	
	
	Come fare a “purificarsi del vecchio 
	lievito”?
	
	Una pasta lievitata non può purificarsi da sola.
	
	Bisogna che sia cambiata la sua propria natura, sostanza, echeggiano le 
	parole di Gesù a Nicodemo:
	
	
	Non ti meravigliare se ti ho detto: "Bisogna che nasciate di nuovo.”
	
	
	(Giovanni 3:7)
	
	Paolo a Tito scriveva così:
	
	
	“Infatti la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata, 
	e ci insegna a rinunciare all'empietà e alle passioni mondane, per vivere 
	in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo, aspettando la 
	beata speranza e l'apparizione della gloria del nostro grande Dio e 
	Salvatore, Cristo Gesù. 
	
	
	Egli ha dato se stesso per noi per riscattarci da ogni iniquità e
	purificarsi un popolo che gli 
	appartenga, zelante nelle opere buone.”
	
	
	(Tito 2:11-14)
	
	E’ Gesù Cristo che si è purificato un popolo che Gli appartenga, se siamo il 
	Suo popolo siamo una nuova pasta, purificata.
	
	Riceviamo così il lievito di Dio,
	lo Spirito Santo e lasciamoci trasformare da Lui e 
	dalla Sua Parola, che impastata in noi avrà un effetto reagente 
	meraviglioso, invisibile, impercettibile all’occhio umano: 
	
	“…contemplando 
	come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella 
	sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione del Signore, che 
	è lo Spirito.” 
	
	(2 Corinzi 3:18)
	
	La pasta non fa nulla per lievitare, è il buon lievito, impastato, che 
	diventa una unica “soluzione solida” con la pasta, che in modo invisibile, 
	impercettibile, nel riposo, fa il suo effetto.
	
	
	Facciamo quindi molta attenzione al lievito con cui ci andiamo ad 
	“impastare”!