Abbiamo potuto vedere, nella prima parte della meditazione, come il
cristiano deve rapportarsi con Dio.
Come Dio, nella sua Persona completa compie un’opera meravigliosa nel cuore
del cristiano.
Come il figlio di Dio, per mezzo della preghiera si rapporta con Dio in
umiltà e sottomissione, mettendo prima di ogni cosa il regno di Dio e la Sua
giustizia.
Tutto questo avrà degli inevitabili riflessi sulla nostra vita, sui nostri
rapporti con i fratelli, nelle nostre famiglie e con il mondo, Gesù infatti
disse:
Voi siete il
sale della terra;
ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a
nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini.
Voi siete la
luce del mondo.
Una città posta
sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende una lampada per
metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa
luce a tutti quelli che sono in casa.
Così risplenda
la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e
glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.
(Matteo 5:13-16)
Gli effetti
della nuova vita in Cristo, si vedono nei rapporti che il figlio di Dio ha
anche nei confronti della Chiesa, della famiglia di Dio.
Giovanni ci dice espressamente che:
Nessuno ha mai visto Dio;
l'unigenito Dio, che è nel seno
del Padre, è quello che l'ha fatto
conoscere. (Giovanni 1:18)
Per questo
siamo esortati a imitare Cristo, con tutte le limitazioni che abbiamo ma
con il vivo desiderio di
assomigliare a Lui, per tendere così alla perfezione che Dio vuole per
noi e che Egli stesso compirà e completerà a suo tempo:
Paolo scriveva:
Siate miei
imitatori, come anch'io lo sono
di Cristo. (1 Corinzi 1:11)
Siate
dunque
imitatori di Dio, perché siete figli da lui
amati; (Efesini 5:1)
L’opera che Dio ha compiuto per noi, ci ha trasformati completamente e deve
necessariamente trasformare i nostri rapporti con il prossimo coerentemente
a quanto ricevuto.
Vero è che
l’Opera compiuta dal Padre, ovvero:
- la benedizione unilaterale ed incondizionata
secondo il Suo disegno benevolo;
- la elezione secondo il Suo disegno benevolo;
- la predestinazione ad essere adottati secondo
il Suo disegno benevolo;
- la grazia offerta secondo il Suo disegno
benevolo.
Sono opere
compiute dalla Volontà di Dio e nessun uomo potrà mai “imitare”
in quanto non è nelle sue capacità il concepire, pensare, compiere, amare e
praticare un simile disegno.
Vero è che
l’Opera compiuta dal Figlio, ovvero:
- redenzione (acquisto, pagamento del riscatto)
- remissione dei peccati (pagamento dei debiti)
- la conoscenza di Dio (ci ha illuminati)
- l’eredità (la partecipazione alle ricchezze
di Dio)
Sono opere
compiute dalla persona di Cristo, l’Agnello perfetto che Dio stesso si è
procurato e nessun uomo potrà mai “imitare”
in quanto essere imperfetto.
Vero è che
l’Opera compiuta dallo Spirito Santo,
ovvero:
- il “sigillare” la nostra vita (marchiare come
proprietà)
E’ un opera
compiuta da Dio e nessun uomo potrà mai “imitare”
in quanto “deruberebbe” di fatto il suo Dio.
Ma è altresì
vero che siamo chiamati ad imitare Dio
Nell’amore:
Paolo scrive agli efesini:
Siate
dunque imitatori di Dio, perché
siete figli da lui amati; e
camminate nell'amore come anche
Cristo vi ha amati e ha dato se
stesso per noi in offerta e
sacrificio a Dio quale profumo di odore soave.
(Efesini 5:1-2)
Giovanni scrive anch’egli:
Da questo
sappiamo che l'abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti.
Chi dice: «Io l'ho conosciuto», e non osserva i suoi
comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma
chi osserva la sua parola, in lui
l'amore di Dio è veramente completo.
Da questo conosciamo che siamo in lui:
chi dice di rimanere in lui, deve
camminare com'egli camminò. (1
Giovanni 2:3-6)
Gesù stesso disse:
Io vi do un
nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri.
Come io vi ho
amati, anche voi amatevi gli uni gli altri.
(Giovanni 13:34)
Ed in questo amore di Gesù Cristo, è contemplato anche
quell’atto di remissione dei peccati
di cui abbiamo letto nella prima parte, e ne comprendiamo qui il significato
pratico:
Il termine “remissione”
significa “pagamento del debito”,
quindi Dio ha pagato il nostro debito causato dal nostro stato di peccato.
Per meglio comprendere quest’opera possiamo ricordare cosa prevedeva l’anno
di remissione nella Legge:
Alla fine di ogni settennio celebrerete
l'anno di remissione.
Ecco la regola di questa remissione:
ogni creditore sospenderà il suo
diritto relativo al prestito fatto al suo prossimo;
non esigerà il pagamento dal suo
prossimo o dal fratello, quando si sarà proclamato l'anno di remissione
in onore del SIGNORE.
Potrai esigerlo dallo straniero, ma
sospenderai il tuo diritto su ciò
che tuo fratello avrà di tuo.
Così, non vi
sarà nessun povero in mezzo a voi, poiché il SIGNORE senza dubbio ti
benedirà nel paese che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà in eredità, perché tu
lo possegga.
Soltanto,
ubbidisci diligentemente alla voce del SIGNORE tuo Dio, avendo cura di
mettere in pratica tutti questi comandamenti, che oggi ti do.
Il SIGNORE tuo
Dio ti benedirà, come ti ha promesso;
tu farai dei prestiti a molte nazioni e non prenderai nulla in prestito;
dominerai su molte nazioni ed esse non domineranno su di te.
Se ci sarà in
mezzo a voi
in una delle città del paese che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà,
un fratello bisognoso,
non indurirai il tuo cuore e non
chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso; anzi
gli aprirai largamente la mano e
gli presterai tutto ciò che gli serve per la necessità in cui si trova.
Guàrdati
dall'accogliere nel tuo cuore un cattivo pensiero
che ti faccia dire: «Il settimo anno, l'anno di remissione, è vicino!», e ti
spinga ad essere spietato verso il
tuo fratello bisognoso, così che non gli darai nulla; poiché egli
griderebbe al SIGNORE contro di te, e un peccato sarebbe su di te.
Dagli
generosamente;
e quando gli darai, non te ne dolga il cuore; perché, a motivo di questo,
il SIGNORE, il tuo Dio, ti benedirà
in ogni opera tua e in ogni cosa a cui porrai mano.
Poiché i
bisognosi non mancheranno mai nel paese; perciò io ti do questo comandamento
e ti dico: apri generosamente la tua mano al fratello povero e bisognoso che
è nel tuo paese. (Deuteronomio
15:1-11)
Gesù Cristo ha
affrancato il debito del nostro peccato, per questo ci rinnova, sotto una
veste nuova e completa questo comandamento.
Alla luce di questa rivelazione possiamo meglio comprendere la parabola di
Gesù:
Perciò il regno
dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.
Avendo
cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di
diecimila talenti.
E poiché quello non aveva i mezzi per pagare, il suo
signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figli e tutto quanto
aveva, e che il debito fosse pagato.
Perciò il
servo, gettatosi a terra, gli si prostrò davanti, dicendo: "Abbi pazienza
con me e ti pagherò tutto".
Il signore di quel servo, mosso a compassione, lo
lasciò andare e gli condonò il debito.
Ma quel servo,
uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e,
afferratolo, lo strangolava, dicendo: "Paga quello che devi!"
Perciò il
conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me, e ti
pagherò".
Ma l'altro non
volle; anzi andò e lo fece imprigionare, finché avesse pagato il debito.
I suoi
conservi, veduto il fatto, ne furono molto rattristati e andarono a riferire
al loro signore tutto l'accaduto.
Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: "Servo
malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché tu me ne
supplicasti; non dovevi anche tu
aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?"
E il suo
signore, adirato, lo diede in mano degli aguzzini fino a quando non avesse
pagato tutto quello che gli doveva.
Così vi farà
anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio
fratello». (Matteo 18:23-35)
Paolo scriverà così agli efesini:
Via da voi ogni
amarezza, ogni cruccio e ira e clamore e parola offensiva con ogni sorta di
cattiveria!
Siate invece
benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda
come anche Dio vi ha perdonati in Cristo.
(Efesini 4:31-32)
Nella condotta
e nel cammino di vita quotidiana:
Paolo esortava così:
Siate miei
imitatori, come anch'io lo sono di Cristo.
(1 Corinzi 11:1)
Siate dunque
imitatori di Dio,
perché siete figli da lui amati;
e
camminate nell'amore come anche
Cristo vi ha amati e ha dato se stesso per noi
in offerta e
sacrificio a Dio quale profumo di odore soave.
(Efesini 5:1)
Riprendiamo ancora Giovanni che scrive anch’egli:
Da questo
sappiamo che l'abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti.
Chi dice: «Io
l'ho conosciuto», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità
non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è
veramente completo.
Da questo conosciamo che siamo in lui:
chi dice di rimanere in lui, deve
camminare com'egli camminò. (1
Giovanni 2:3-6)
Ed in tutta la dottrina di
santificazione che potremo
analizzare in seguito.
Il cristiano e
i suoi rapporti con la Chiesa
Che cos’è la
Chiesa?
Per capire che cos’è la Chiesa, occorre forse fare prima un po’ di pulizia
su concetti che dobbiamo assolutamente toglierci dalla mente:
-
-
-
- La Chiesa non è un edificio.
Tante persone (ed ahimè tanti cristiani), sono annoiati nelle Chiese perché
non si ritengono parte della comunità locale (o in alcuni casi sono
“estromessi” dalla stessa comunità che ha visioni distorte in merito
all’essere chiesa).
L’amore per
Il modello di riferimento è
Così la chiesa, per tutta la Giudea, la Galilea e la
Samaria, aveva pace, ed
era edificata; e,
camminando nel timore del Signore e
nella consolazione dello Spirito Santo,
cresceva costantemente di numero.
(Atti 9:31)
I nostri
fratelli realizzavano:
- la pace;
-
l’edificazione reciproca mediante l’esercizio dei doni spirituali per
l’utile comune;
- il camminare
nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo;
- la crescita
costante di numero.
Davide scriveva così:
Quanto ai santi
che sono sulla terra, essi sono la gente onorata in cui ripongo tutto il mio
affetto. (Salmo 16:3)
Se tutto ciò
non si realizza, di chi è la colpa?
La colpa è di tutti noi che forse non amiamo la Chiesa locale o forse non
abbiamo compreso correttamente cosa si intende per “Assemblea”.
Perché amare
- Perché è il corpo di Cristo:
Ogni cosa egli ha posta sotto i suoi piedi e lo ha
dato per capo supremo alla chiesa,
che è il corpo di lui, il compimento di colui che porta a compimento
ogni cosa in tutti.
(Efesini 1:22-23)
Egli è il capo
del corpo, cioè della chiesa; è lui il principio, il primogenito dai
morti, affinché in ogni cosa abbia il primato.
(Colossesi 1:18)
- Perché Cristo ha dato se stesso per la Chiesa e
la purifica e la conserva per farla comparire davanti a se irreprensibile.
…
Cristo ha
amato la chiesa e ha dato se stesso per lei,
per santificarla dopo averla
purificata lavandola con l'acqua della parola,
per farla
comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili
difetti, ma santa e irreprensibile.
(Efesini
5:25-27)
L’individualismo e l’isolamento spirituale sono pericolosi
e non conformi
al pensiero biblico.
La salvezza è personale, ma
Il credente
solitario per scelta
non rientra
nel pensiero biblico del Nuovo Testamento.
La Chiesa è un
organismo vivente edificato da Cristo stesso mediante l’opera dello Spirito
Santo, ed è una comunità di credenti.
La
parola
“ecclesia” (chiesa). significa
l’assemblea di quelli che
sono stati chiamati fuori dal
mondo per servire Dio (nella versione dei
settanta, chiama il popolo di Israele la
ecclesia del deserto).
La Chiesa è
proprietà del Signore:
…su questa pietra
edificherò la mia chiesa…(Matteo
16:18)
Cristo è il fondamento della Chiesa
(la
pietra angolare, la prima pietra, la roccia dei secoli)
Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e
dei profeti, essendo Cristo Gesù
stesso la pietra angolare,
sulla quale l'edificio intero, ben
collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore.
(Efesini 2:20-21)
Dio
è l’architetto e costruttore.
Per fede
Abraamo, quando fu chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli
doveva ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava.
Per fede soggiornò nella terra promessa come in terra
straniera, abitando in tende, come Isacco e Giacobbe, eredi con lui della
stessa promessa, perché aspettava la
città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio.
(Ebrei 11:8-10)
La Chiesa universale (invisibile al mondo) si manifesta al mondo mediante la
testimonianze delle chiese locali (visibili al mondo).
Se
vogliamo essere parte della Chiesa Universale
dobbiamo fare parte della Chiesa locale:
Tutti quelli
che credevano stavano insieme
e avevano ogni cosa in comune;
vendevano le proprietà e i beni, e li distribuivano a tutti,
secondo il bisogno di ciascuno.
E ogni giorno
andavano assidui e concordi al tempio,
rompevano il pane nelle case e
prendevano il loro cibo insieme, con gioia e semplicità di cuore, lodando
Dio e godendo il favore di tutto il popolo.
Il Signore
aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che venivano salvati.
(Atti 2:44-47)
L’avere
ogni cosa in comune (riferito ai beni spirituali) è un esempio anche
dell’avere ogni bene spirituale in comune e così dovremo anche leggere
quanto espresso qualche capitolo più avanti del libro degli atti:
La moltitudine
di quelli che avevano creduto era
d'un sol cuore e di un'anima
sola; non vi era chi dicesse sua
alcuna delle cose che possedeva ma tutto era in comune tra di loro.
(Atti 4:32)
Dio, per mezzo
dello Spirito Santo ha dato alla Chiesa i doni spirituali per l’utile comune
e per l’edificazione del corpo:
Circa i doni
spirituali, fratelli, non voglio che siate nell'ignoranza.
Voi sapete che
quando eravate pagani eravate trascinati dietro agli idoli muti secondo come
vi si conduceva.
Perciò vi
faccio sapere che nessuno, parlando per lo Spirito di Dio, dice: «Gesù è
anatema!» e nessuno può dire: «Gesù è il Signore!» se non per lo Spirito
Santo.
Ora vi è
diversità di doni, ma vi è un medesimo Spirito.
Vi è diversità
di ministeri, ma non v'è che un medesimo Signore.
Vi è varietà di
operazioni, ma non vi è che un medesimo Dio, il quale opera tutte le cose in
tutti.
Ora
a ciascuno è data la manifestazione dello
Spirito per il bene comune.
Infatti, a uno
è data, mediante lo Spirito, parola di sapienza; a un altro parola di
conoscenza, secondo il medesimo Spirito; a un altro, fede, mediante il
medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigione, per mezzo del medesimo
Spirito; a un altro, potenza di operare miracoli; a un altro, profezia; a un
altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diversità di lingue e a
un altro, l'interpretazione delle lingue; ma tutte queste cose le opera
quell'unico e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in
particolare come vuole. Poiché, come il corpo è uno e ha molte membra, e
tutte le membra del corpo, benché siano molte, formano un solo corpo, così è
anche di Cristo.
Infatti noi
tutti siamo stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico corpo,
Giudei e Greci, schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un solo
Spirito.
Infatti il
corpo non si compone di un membro solo, ma di molte membra.
Se il piede
dicesse: «Siccome io non sono mano, non sono del corpo», non per questo non
sarebbe del corpo.
Se l'orecchio
dicesse: «Siccome io non sono occhio, non sono del corpo», non per questo
non sarebbe del corpo.
Se tutto il
corpo fosse occhio, dove sarebbe l'udito?
Se tutto fosse
udito, dove sarebbe l'odorato?
Ma ora Dio ha
collocato ciascun membro nel corpo, come ha voluto.
Se tutte le
membra fossero un unico membro, dove sarebbe il corpo
(1 Corinzi 12:1-19)
È lui che ha dato
alcuni come apostoli,
altri come profeti,
altri come evangelisti,
altri come pastori e dottori,
per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e
dell'edificazione del corpo di Cristo, fino a che
tutti giungiamo all'unità della
fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti,
all'altezza della statura perfetta di Cristo; affinché non siamo più come
bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la
frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore;
ma, seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è
il capo, cioè Cristo.
Da lui tutto
il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito da
tutte le giunture, trae il
proprio sviluppo nella misura del
vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell'amore.
(Efesini 4:11-16)
Pertanto
- L’Edificio
spirituale,
-
-
Attualmente
l’edificio è in costruzione e
sarà ultimato alla venuta del Signore, pertanto
il credente oggi si deve prestare
per la costruzione dello stesso.
La chiesa
locale non è infallibile e non passibile di
critiche, ma queste non devono essere la scusa per non adoperarsi nel
servizio comune.
Attenzione: se uno guasta il tempio di Dio, Dio
guasterà lui. (cfr 1 Corinzi 3:17)
La Chiesa è il nuovo popolo di Dio, la famiglia di Dio, i concittadini dei
santi.
Il Corpo di Cristo è indivisibile, è una unità completa, è una unità nella
diversità, è una unità in crescita.
La Chiesa che Dio vuole e il modello al quale dobbiamo tendere è:
- Una Chiesa che prega, loda e adora il Suo Signore e ubbidisce alla Sua
Parola.
- Una Chiesa ordinata secondo la Parola.
- Una Chiesa impegnata dove tutti i membri servono per l’utile comune
secondo i doni ricevuti.
- Una Chiesa che persevera nella comunione fraterna.
- Una Chiesa che evangelizza ed ha una visione missionaria (non
dimissionaria!).
- Una Chiesa matura che fa discepoli e cresce nella qualità e nella quantità
- Una Chiesa che predica
La chiesa
riunita insieme per l’adorazione e la celebrazione del culto, deve
rispecchiare la sua vocazione di corpo spirituale.
Purtroppo, la tradizione religiosa ci ha mal abituato a riunioni
monopolizzate e condotte da un preposto ad officiare la funzione.
Questa “tradizione” e cattiva abitudine, ha prodotto un sempre più
progressivo “delegare” le proprie responsabilità spirituali ad una figura
che svolga per noi un servizio di mediatore con Dio.
Accettando di essere “tutelati” da una terza persona, non ci rendiamo conto
del grande rischio che corriamo e della responsabilità che si assume il
nostro “delegato”.
Ricordiamoci che fu un “cane spirituale” come il mago
Simone che chiese agli apostoli di “pregare loro per lui”:
Pregate voi il
Signore per me
affinché nulla di ciò che avete detto mi accada.
(Atti 8:24)
Questo non vuole dire che non dobbiamo pregare gli uni
per gli altri, ma che
dobbiamo pregare gli uni per gli altri
(reciprocamente):
Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri,
pregate gli uni per gli altri
affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia.
(Giacomo 5:16)
Il momento del
culto, è il momento
dove tutta la Chiesa è riunita nella
adorazione a Dio e tutta la
Chiesa esprime la lode per quello che Egli è e fa per noi.
Dio si adora in spirito e verità, con la mente e con il cuore , attraverso
il canto, la lode, i doni materiali, e l’offerta della nostra vita.
Paolo, parlando ai corinzi circa i doni spirituali ed in particolare il dono
delle lingue (anche se non è questo l’oggetto del tema odierno) scriveva:
Dunque, fratelli, se io venissi a voi parlando in
altre lingue, che vi servirebbe se
la mia parola non vi recasse qualche rivelazione, o qualche conoscenza, o
qualche profezia, o qualche insegnamento?
(1 Corinzi 14:6)
Ovvero parafrasando liberamente:
in che cosa vi
sarei utile se la mia presenza non vi
recasse qualche motivo di edificazione?
Paolo continuando il discorso dirà:
Che dunque, fratelli?
Quando vi
riunite, avendo ciascuno di voi un salmo, o un insegnamento, o una
rivelazione, o
un parlare in altra lingua, o
un'interpretazione, si faccia
ogni cosa per l'edificazione.(1
Corinzi 14:26)
Attenzione
ciascuno di voi!
Questo non vuole dire che tutti devono fare la stessa cosa, anzi… ..ciascuno
deve dare quello che ha ricevuto da Dio:
Ora a
ciascuno
è data la manifestazione dello
Spirito per il bene comune.
Infatti, a uno
è data, mediante lo Spirito, parola di sapienza; a
un altro parola di conoscenza,
secondo il medesimo Spirito; a un
altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a
un altro, doni di guarigione,
per mezzo del medesimo Spirito; a un
altro, potenza di operare miracoli; a
un altro, profezia; a un altro,
il discernimento degli spiriti; a un
altro, diversità di lingue e a
un altro, l'interpretazione delle lingue; ma tutte queste cose le opera
quell'unico e medesimo Spirito,
distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole.
(1 Corinzi 12:7-11)
Ora voi siete
il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua.
E Dio ha posto
nella chiesa in primo luogo degli apostoli, in secondo luogo dei profeti, in
terzo luogo dei dottori, poi miracoli, poi doni di guarigioni, assistenze,
doni di governo, diversità di lingue.
Sono forse
tutti apostoli? Sono forse tutti profeti? Sono forse tutti dottori?
Fanno tutti dei
miracoli? Tutti hanno forse i doni di guarigioni? Parlano tutti in altre
lingue? Interpretano tutti?
Voi, però,
desiderate ardentemente i doni maggiori! (1
Corinzi 12:27-31)
Ma ogni membro della chiesa ha responsabilità
personali ed indelegabili nella edificazione della stessa!
Paolo chiuderà il suo discorso sulla edificazione comune con un passo degno
di nota:
Se qualcuno
pensa di essere profeta o spirituale, riconosca che le cose che io vi scrivo
sono comandamenti del Signore.
E se qualcuno
lo vuole ignorare, lo ignori. (1 Corinzi
14:37-38)
Inoltre possiamo constatare come (lo
stesso apostolo Paolo (l’apostolo dei gentili), vivesse la Chiesa non
solo come un posto dove era tenuto solo “a
dare”, ma aveva anche aspettative di “ricevere”:
Infatti
desidero vivamente vedervi per comunicarvi qualche dono, affinché siate
fortificati; o meglio, perché
quando sarò tra di voi ci
confortiamo a vicenda mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io.
(Romani 1:11-12)
Francamente
questi insegnamenti stridono parecchio con le chiese dove il ministerio è
tutto in mano a pochi se non addirittura ad uno solo!
Dove il
riunirsi consiste nell’assistere ad una funzione religiosa condotta
unilateralmente e dove l’incoraggiamento, la lode, l’insegnamento, la
consolazione sono sempre a senso unico!
***
Dio vuole
che nella Chiesa ci siano delle buone relazioni interpersonali che portino
alla coesione del corpo spirituale, questa è
la comunione
fraterna.
L’unità che vuole il Signore
non è una relazione finta e sforzata, ma
è quella
creata dallo Spirito Santo quale risultato dal nostro singolo attaccamento
al Signore.
Se non esiste una reale comunione fraterna, risulterà inutile la
evangelizzazione o qualsiasi altra attività.
Dobbiamo imparare ad amare le persone che Dio mette
intorno
a noi.
I singoli
mattoni non formano una casa se non vengono cementati insieme,
i
singoli arti di un corpo non formano un corpo se non sono uniti, delle
persone non formano una famiglia se non vivono insieme.
I singoli
credenti non formano una Chiesa se non vivono la comunione fraterna.
Paolo scriveva così:
Vi è un corpo
solo e un solo Spirito,
come pure siete stati chiamati a una
sola speranza, quella della vostra vocazione.
V'è un solo
Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio
e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti.
(Efesini 4:4-6)
Dobbiamo realizzare veramente che siano un solo corpo, un solo Spirito, una
unica speranza, una sola fede (la Parola di Dio), un solo battesimo (dello
Spirito Santo manifestato con il battesimo in acqua), un solo Signore (Gesù
Cristo), un solo Dio.
Cosa rovina la comunione fraterna?
-
orgoglio
-
individualismo e spirito di
indipendenza
-
gelosia
-
invidia
-
maldicenza e pettegolezzi
-
mormorii
Cosa rafforza la comunione fraterna?
-
lavoro comune
-
preghiera comune
-
sottomissione reciproca
-
lotta comune per il vangelo
-
vivere il più possibile
insieme
Perché essere assidui agli incontri:
-
è un comandamento del Signore
-
il Signore è presente
-
incontrare i fratelli in fede
-
stabilire le giuste priorità
nella nostra vita (autodisciplina)
-
essere di incoraggiamento
reciproco
Una chiesa che
vive secondo questi insegnamenti è una Chiesa che tende alla maturità.
I più maturi nella fede devono aiutare i più giovani a
crescere in modo di far crescere in
modo armonioso ogni singolo membro della Chiesa locale.
Non è normale
rimanere bambini per tutta la vita, Dio vuole una crescita!
L’infanzia e l’immaturità sono una fase della vita e come tale va vissuta.
L’essere immaturi, non è per forza uno stato negativo di per sé, ma se non
si cresce e non si matura mai… …occorre preoccuparsi.
Salomone scriveva:
La follia è
legata al cuore del bambino,
ma la verga della correzione l'allontanerà da lui.
(Proverbi 22:15)
L’essere “folle” è normale per il bambino… non per la persona matura!
Al bambino sono consentite tante cose…
la sua intemperanza, incostanza, i suoi capricci… sono tollerate, ma
devono essere corrette in modo
che crescendo abbandoni certi atteggiamenti e
diventi
responsabile.
Paolo, scrivendo ai corinzi, esortandoli ad abbandonare la loro carnalità ed
immaturità scrive così anche di se stesso:
Quando ero
bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma
quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino.
(1 Corinzi 3:11)
E li riprende per la loro immaturità, definendola “carnalità”:
Fratelli, io non ho potuto parlarvi come a spirituali,
ma ho dovuto parlarvi come a
carnali, come a bambini in Cristo.
Vi ho nutriti
di latte,
non di cibo solido, perché non
eravate capaci di sopportarlo; anzi, non lo siete neppure adesso, perché
siete ancora carnali. Infatti,
dato che ci sono tra di voi gelosie e contese,
non siete forse carnali e non vi
comportate secondo la natura umana? Quando uno dice: «Io sono di Paolo»;
e un altro: «Io sono d'Apollo»; non
siete forse uomini carnali?
(1
Corinzi 3:1-4)
La carnalità dei corinzi si manifestava:
- nell’avere
divisioni tra loro (cfr 1 Corinzi 1:10-14)
- nel fare
sfoggio di sapienza umana (cfr 1 Corinzi 1:17 / 2:16)
- nell’inorgoglirsi
e voler apparire (cfr 1 Corinzi 4:6-21)
- nel
tollerare l’immoralità (cfr 1 Corinzi 5:1-13)
- nell’essere
litigiosi
(cfr 1 Corinzi 6:1-9)
-
nel
sottovalutare la dissolutezza (cfr 1 Corinzi 6:9-20)
Tutte queste cose sono “la
follia”
legata al cuore del bambino,
ma devono essere corrette dalla
verga.
Possiamo quindi anche dire che “l’essere
carnale” è uno stato normale e
fisiologico in una certa fase della nostra vita cristiana, ma che va
corretto (fin dalla tenera età), con la crescita.
Gesù stesso non pretendeva chissà quale maturità dai discepoli nella loro
fase “pre-infantile”, quando discutevano fra chi di loro fosse “il
maggiore”; li ammaestrò ma non li rimproverò severamente:
Fra di loro
nacque anche una contesa: chi di essi fosse considerato il più grande.
Ma egli disse
loro: «I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che le sottomettono al
loro dominio sono chiamati benefattori.
Ma per voi non
dev'essere così;
anzi il più grande tra di voi sia come il più piccolo, e chi governa come
colui che serve.
Perché, chi è
più grande, colui che è a tavola oppure colui che serve?
Non è forse
colui che è a tavola? Ma io sono in
mezzo a voi come colui che serve.
(Luca 22:24-27)
Ma l’apostolo Paolo, nella sua maturità descriverà
come una lotta interiore tra
l’uomo spirituale e l’uomo carnale,
odiando questo corpo di morte e
non vedendo
l’ora di esserne completamente liberato:
Infatti io mi
compiaccio della legge di Dio, secondo l'uomo interiore, ma vedo un'altra
legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi
rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra. Me
infelice!
Chi mi libererà
da questo corpo di morte?
Grazie siano
rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.
(Romani 7:22-25)
Questa lotta è
la correzione che fa parte della
crescita sana, l’autore della lettera agli ebrei scrive infatti:
Sopportate
queste cose per la vostra correzione.
Dio vi tratta
come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non corregga?
Ma
se siete esclusi da quella correzione di cui tutti
hanno avuto la loro parte, allora siete bastardi e non figli.
Inoltre abbiamo
avuto per correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo
rispettati; non ci sottometteremo forse molto di più al Padre degli spiriti
per avere la vita? Essi infatti ci correggevano per pochi giorni come
sembrava loro opportuno; ma egli lo fa per il nostro bene, affinché siamo
partecipi della sua santità.
È vero che
qualunque correzione sul momento non sembra recare gioia, ma tristezza; in
seguito tuttavia produce un frutto di pace e di giustizia in coloro che sono
stati addestrati per mezzo di essa.
(Ebrei 12:7-11)
Paolo scriveva così ai romani:
Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale
per ubbidire alle sue concupiscenze; e
non prestate le vostre membra al
peccato, come strumenti d'iniquità;
ma presentate voi stessi a Dio, come
di morti fatti viventi, e le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio;
infatti il peccato non avrà più potere su di voi; perché non siete sotto la
legge ma sotto la grazia….
…Parlo alla
maniera degli uomini, a causa della debolezza della vostra carne; poiché,
come già prestaste le vostre membra
a servizio dell'impurità e dell'iniquità per commettere l'iniquità, così
prestate ora le vostre membra a servizio della giustizia per la
santificazione.
Perché quando
eravate schiavi del peccato, eravate liberi riguardo alla giustizia.
Quale frutto dunque avevate allora?
Di queste cose ora vi vergognate, poiché la loro fine è la morte.
Ma ora,
liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete per frutto la vostra
santificazione e per fine la vita eterna;
perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna
in Cristo Gesù, nostro Signore. (tratto da
Romani 6:12-23)
Lasciamoci quindi correggere dalla Parola di Dio, in
modo da maturare…
…abbiamo
presente un frutto acerbo?
E’ amaro, fa stridere i denti, è
disgustoso, indigeribile… ma se
rimane innestato nell’albero,
subisce la calura del sole,
soffre anche il caldo… …le
intemperie, ma si nutre della
linfa vitale e quando verrà colto…
che soddisfazione!
Paolo scriveva così ai galati:
Io dico:
camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della
carne. (segno di immaturità)
Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo
Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in
modo che non potete fare quello che vorreste.
Ma se siete
guidati dallo Spirito, non siete sotto la legge.
Ora le opere della carne sono manifeste, e sono:
fornicazione, impurità,
dissolutezza, idolatria, stregoneria,
inimicizie, discordia, gelosia, ire,
contese, divisioni, sètte,
invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi
ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio.
(confronta
con la carnalità dei corinzi)
Il frutto dello
Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,
mansuetudine, autocontrollo;
contro queste cose non c'è legge.
Quelli che sono
di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri.
Se viviamo
dello Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito.
Non siamo
vanagloriosi, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.
(Galati 5:16-26)
E avvertiva così i colossesi:
Dico questo
affinché nessuno vi inganni con parole seducenti;
perché, sebbene sia assente di persona, sono però con voi spiritualmente, e
mi rallegro vedendo il vostro ordine e la fermezza della vostra fede in
Cristo.
Come dunque
avete ricevuto Cristo Gesù, il Signore, così camminate in lui; radicati,
edificati in lui e rafforzati dalla fede, come vi è stata insegnata,
abbondate nel ringraziamento.
(Colossesi 2:4-7)