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	Or la fede è certezza di cose che si 
	sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono. Infatti, per essa fu 
	resa buona testimonianza agli antichi.
	
	
	Per fede comprendiamo che i mondi 
	sono stati formati dalla parola di Dio; così le cose che si vedono non 
	sono state tratte da cose apparenti.
	
	
	Per fede Abele offrì a Dio un 
	sacrificio più eccellente di quello di Caino; per mezzo di essa gli fu resa 
	testimonianza che egli era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue 
	offerte; e per mezzo di essa, benché morto, egli parla ancora.
	
	
	Per fede Enoc fu rapito perché 
	non vedesse la morte; e non fu più 
	trovato, perché Dio lo aveva portato via; infatti prima che fosse 
	portato via ebbe la testimonianza di essere stato gradito a Dio. 
	
	
	Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve 
	credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano.
	
	
	Per fede Noè, divinamente 
	avvertito di cose che non si vedevano ancora, con pio timore, preparò 
	un'arca per la salvezza della sua famiglia; con la sua fede condannò il 
	mondo e fu fatto erede della giustizia che si ha per mezzo della fede.
	
	
	Per fede Abraamo, quando fu 
	chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in 
	eredità; e partì senza sapere dove andava. 
	
	
	Per fede soggiornò nella terra promessa come in terra straniera, abitando in 
	tende, come Isacco e Giacobbe, 
	eredi con lui della stessa promessa, perché aspettava la città che ha le 
	vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio.
	
	
	Per fede anche Sara, benché 
	sterile fuori di età, ricevette forza di concepire, perché ritenne fedele 
	colui che aveva fatto la promessa. 
	
	
	Perciò, da una sola persona, e già svigorita, è nata una discendenza 
	numerosa come le stelle del cielo, come la sabbia lungo la riva del mare che 
	non si può contare.
	
	
	Tutti costoro sono morti nella fede, senza ricevere le cose promesse, ma le 
	hanno vedute e salutate da lontano, confessando di essere forestieri e 
	pellegrini sulla terra. 
	
	
	Infatti, chi dice così dimostra di cercare una patria; e se avessero avuto a 
	cuore quella da cui erano usciti, certo avrebbero avuto tempo di ritornarvi! 
	
	
	Ma ora ne desiderano una migliore, cioè quella celeste; perciò Dio non si 
	vergogna di essere chiamato il loro Dio, poiché ha preparato loro una città.
	
	
	Per fede Abraamo, quando fu 
	messo alla prova, offrì Isacco; egli, che aveva ricevuto le promesse, offrì 
	il suo unigenito. 
	
	
	Eppure Dio gli aveva detto: «È in 
	Isacco che ti sarà data una discendenza».
	
	
	Abraamo era persuaso che Dio è potente da risuscitare anche i morti; e 
	riebbe Isacco come per una specie di risurrezione.
	
	
	Per fede Isacco benedisse 
	Giacobbe ed Esaù anche riguardo a cose future.
	
	
	Per fede Giacobbe, morente, 
	benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe e adorò appoggiandosi in cima al 
	suo bastone.
	
	
	Per fede Giuseppe, quando stava 
	per morire, fece menzione dell'esodo dei figli d'Israele e diede 
	disposizioni circa le sue ossa.
	
	
	Per fede Mosè, quando nacque, fu 
	tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché videro che il bambino 
	era bello, e non ebbero paura dell'editto del re. 
	
	
	Per fede Mosè, fattosi grande, rifiutò di essere chiamato figlio della 
	figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio, che 
	godere per breve tempo i piaceri del peccato; stimando gli oltraggi di 
	Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto, perché aveva lo sguardo 
	rivolto alla ricompensa. 
	
	
	Per fede abbandonò l'Egitto, senza temere la collera del re, perché rimase 
	costante, come se vedesse colui che è invisibile. 
	
	
	Per fede celebrò la Pasqua e fece l'aspersione del sangue affinché lo 
	sterminatore dei primogeniti non toccasse quelli degli Israeliti.
	
	
	Per fede attraversarono il mar Rosso su terra asciutta, mentre gli Egiziani 
	che tentarono di fare la stessa cosa furono inghiottiti.
	
	
	Per fede caddero le mura di Gerico 
	dopo che gli Israeliti vi ebbero girato attorno per sette giorni.
	Per fede Raab, la prostituta, 
	non perì con gli increduli, avendo accolto con benevolenza le spie.
	Che dirò di più? Poiché il tempo mi mancherebbe per raccontare di
	Gedeone, Barac, Sansone, Iefte, 
	Davide, Samuele e dei profeti, i quali per fede conquistarono regni, 
	praticarono la giustizia, ottennero l'adempimento di promesse, chiusero le 
	fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della 
	spada, guarirono da infermità, divennero forti in guerra, misero in fuga 
	eserciti stranieri. 
	
	
	Ci furono donne che riebbero per 
	risurrezione i loro morti; altri furono torturati perché non accettarono la 
	loro liberazione, per ottenere una risurrezione migliore; altri furono messi 
	alla prova con scherni, frustate, anche catene e prigionia. 
	
	
	Furono lapidati, segati, uccisi di spada; andarono attorno coperti di pelli 
	di pecora e di capra; bisognosi, afflitti, maltrattati (di loro il mondo non 
	era degno), erranti per deserti, monti, spelonche e per le grotte della 
	terra. 
	
	
	Tutti costoro, pur avendo avuto buona testimonianza per la loro fede, non 
	ottennero ciò che era stato promesso. Perché Dio aveva in vista per noi 
	qualcosa di meglio, in modo che loro non giungessero alla perfezione senza 
	di noi.
	
	 (Ebrei 11)
	
	***
	
	
	
	
	La Vita si ottiene per fede e noi vogliamo essere uomini di fede.
	
	Così concludeva l'autore la sezione precedente.
	
	
	L'autore non si ferma però ad esaltare l’aspetto teorico della fede ma 
	spiega come questa agiva negli atti pratici di questi uomini.
	
	Egli intende incoraggiarli ad essere 
	uomini di fede, perchè
	la fede ha una grande potenza: essa 
	rende l'uomo così sicuro del futuro, come se fosse già presente; essa rende 
	visibile l'invisibile. 
	
	
	***
	
	
	
	
	
	La fede 
	è la lucida fiducia in Dio e nelle Sue promesse,
	comprese dalla mente. 
	
	
	
	La fede 
	fondata sulla Parola di Dio, ovvero su Dio stesso,
	
	rende certe e visibili le cose che 
	sono sperate ed invisibili. 
	
	
	
	La fede 
	ha la virtù di 
	rendere visibili all'occhio dello 
	spirito, le cose che sono invisibili, almeno per ora, all'occhio del 
	corpo. 
	
	Proprio come i fratelli ebrei che 
	dovettero sostenere una lotta lunga e dolorosa: talvolta esposti agli 
	oltraggi e alle vessazioni; altre volte facendosi solidali con quelli che 
	erano trattati in questo modo. 
	Infatti, simpatizzarono con i carcerati e accettarono con gioia la ruberia 
	dei loro beni, sapendo di possedere una ricchezza migliore e duratura
	
	
	(cfr Ebrei 10:32-34)
	
	E per fare questo non cerca di dimostrarlo per via di ragionamenti umani, la 
	sola premessa su cui basa ogni cosa è questa: «Fedele 
	è Colui che ha fatte le promesse».
	
	
	***
	
	
	
	
	Questo verso ci fa comprendere come la vita
	
	agli antichi… …la 
	fede 
	viene testimoniata dagli 
	esempi di vita (spesso “non di parole”).
	
	E’ bello notare come anche Paolo, per esempio, quando doveva insegnare 
	qualcosa… …spesso partiva dal proprio comportamento, non dalle parole:
	
	
	
	Voi sapete in quale maniera, dal primo giorno che giunsi in Asia, mi sono 
	sempre comportato con voi, servendo 
	il Signore con ogni umiltà, e con lacrime, tra le prove venutemi dalle 
	insidie dei Giudei; e come 
	non vi ho nascosto nessuna delle cose che vi erano utili, e ve le ho 
	annunciate e insegnate in pubblico e nelle vostre case, e 
	ho avvertito solennemente Giudei e Greci di ravvedersi davanti a Dio e di 
	credere nel Signore nostro Gesù Cristo. 
	
	(Atti 20:18-21)
	
	
	
	
	
	***
	
	
	
	Paolo, comprendendo per fede tali cose scrive così ai romani:
	
	
	…infatti le sue qualità invisibili,
	la sua eterna potenza e divinità,
	si vedono chiaramente fin dalla 
	creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; 
	
	
	(Romani 1:20)
	
	
	Ovvero “le opere fanno conoscere 
	alla mente umana l'operaio”. 
	
	Il concetto della creazione per la parola di Dio, fondamento necessario 
	della vita della fede, conduce poi giustamente alla fede presente nella 
	potenza di Dio.
	
	
	Se metto in dubbio l’atto creativo di Dio come descritto nella Sua Parola, 
	come potrò poi credere ad un Dio capace di intervenire nella mia vita?
	
	
	Se metto in dubbio l’atto creativo di Dio come descritto nella Sua Parola, 
	come potrò poi credere ad una nuova creazione con nuovi cieli e nuova terra?
	
	L'autore ha in mente il quadro di
	
	
	Genesi 1 dove la Parola di Dio chiama le cose ed esse vengono 
	create.
	
	L'universo visibile, secondo la Genesi, è uscito dalla mente e dalla 
	onnipotenza di Dio, il quale “disse 
	e la cosa fu” 
	
	O come dice il salmista:
	
	
	
	Poich'egli parlò, e la cosa fu; egli comandò e la cosa apparve. 
	
	
	(Salmi 
	33:9) 
	
	
	Un bell’esempio di fede, in un uomo razionale molto vicino alla nostra 
	cultura occidentale è Luca, un medico, sicuramente un uomo di cultura 
	medio-alta viste anche le sue origini greche… …eppure lui parla dei segni 
	miracolosi di Gesù, di Filippo, di Pietro e di Paolo come di un fatto certo
	per fede, non cerca minimamente di spiegarli con la scienza medica… 
	…anche i più “strani” (il contatto con la veste della donna dal flusso di 
	sangue, i fazzoletti, grembiuli…). 
	
	
	
	***
	
	Abele – una fede che rende eccellente il sacrificio
	
	
	
	
	Il greco dice propriamente «un maggiore sacrificio»; ma si intende un 
	sacrificio, non di maggior valore materiale, ma di
	maggior valore spirituale, un 
	sacrificio più eccellente agli occhi di Dio (cf.
	
	
	Ebrei 3:3; 
	
	Matteo 6:25 ecc.). 
	
	Quello che rende l'offerta di Abele 
	più eccellente di quella di Caino, è la disposizione con cui viene 
	presentata cioè 
	la
	fede. 
	
	
	L’autore qui ci sta rivelando che 
	non era l’offerta in se stessa, non era il modo in cui venne offerta, non 
	era Abele più bravo di Caino… …era
	la fede di Abele a rendere 
	l’offerta gradita!
	
	Non solo, l’autore ci rivela altresì che
	
	per
	mezzo della fede 
	Abele ricevette da Dio 
	la testimonianza di essere
	giusto, non 
	di una giustizia propria, ma di quella, giustizia che è frutto della fede. 
	
	Per quanto sia lontano da noi il tempo in cui visse Abele,
	per mezzo della fede egli parla 
	ancora oggi a noi.
	
	
	
	La FEDE VIVA, OPERANTE, rende testimonianza oltre la nostra morte terrena…
	
	
	…quanti cari fratelli che sono stati per noi un esempio di fede ci parlano 
	ancora?
	
	
	***
	
	Enoc – una fede che rende approvati
	
	
	
	
	Or senza fede è impossibile piacergli; 
	poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che
	ricompensa tutti quelli che lo 
	cercano.
	
	
	Dalla lettura di quei pochi passi della Genesi sappiamo che:
	
	
	Enoc visse sessantacinque anni e generò Metusela. Enoc, dopo aver generato 
	Metusela, camminò con Dio trecento 
	anni e generò figli e figlie. 
	
	
	Tutto il tempo che Enoc visse fu di trecentosessantacinque anni. 
	
	
	
	Enoc camminò con Dio; poi scomparve, perché Dio lo prese. 
	
	(Genesi 5:21-24)
	
	
	
	Anche per costoro profetizzò Enoc, 
	settimo dopo Adamo, dicendo: «Ecco, 
	il Signore è venuto con le sue sante miriadi per giudicare tutti; per 
	convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà da loro commesse e di 
	tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno pronunciati contro di lui».
	
	
	(Giuda 14-15)
	
	
	
	Enoc vedeva per fede l’intervento di Dio e questa fede lo rendeva gradito a 
	Lui!
	
	
	- ricevere la testimonianza 
	sulla terra di essere gradito a 
	Dio;
	
	  -
	essere rapito in cielo 
	senza passare per la morte.
	
	
	
	
	Or senza fede è impossibile piacergli; 
	poiché chi si accosta a Dio deve 
	credere che egli è, e che 
	ricompensa tutti quelli che lo cercano.
	
	
	
	Enoc sapeva 
	che Dio 
	ricompensa tutti quelli che lo 
	cercano.
	
	
	
	***
	
	
	
	
	
	
	Nell'esempio di Noè, ultimo fra gli uomini dei tempi primitivi, l’autore 
	indica anzitutto il fondamento su cui poggiò il suo grande atto di fede, e 
	questo fu l'avvertimento divino 
	relativo al diluvio che stava per venire sulla terra ed al mezzo di scampo 
	ch'egli doveva prepararsi. 
	
	Per comprendere bene la portata 
	della fede di Noè, dobbiamo considerare che 
	(leggendo quanto detto da Pietro), sembrerebbe che la pioggia non era 
	mai caduta fino ad allora sulla terra che viveva in uno stato di “effetto 
	serra”, il che spiegherebbe anche come gli uomini (meglio riparati dai raggi 
	solari), potessero vivere tanto a lungo:
	
	
	…esistettero dei cieli e una terra 
	tratta dall'acqua e sussistente in mezzo all'acqua; e che, per queste 
	stesse cause, il mondo di allora,
	sommerso dall'acqua, perì;  
	
	
	(2 Pietro 3:5-6)
	
	
	Questo ci fa comprendere la descrizione del diluvio:
	
	
	Il seicentesimo anno della vita di Noè, il secondo mese, il diciassettesimo 
	giorno del mese, in quel giorno 
	tutte le fonti del grande abisso eruppero e le cateratte del cielo si 
	aprirono. Piovve sulla terra quaranta giorni e quaranta notti. 
	
	
	(Genesi 7:11-12)
	
	
	E l’autore della lettera ci conferma che
	
	Noè, 
	fu avvertito di cose che non si 
	vedevano ancora…
	
	Il libro di Giobbe invece ci apre una “finestra”, sul contesto in cui viveva 
	Noè:
	
	
	E tu dici: "Dio che sa? Può egli 
	giudicare attraverso il buio? 
	Fitte nubi lo coprono e nulla vede; egli passeggia sulla vòlta dei cieli".
	
	
	Vuoi dunque seguir l'antica via per 
	cui camminarono gli uomini malvagi, che furono portati via prima del tempo, 
	e il cui fondamento fu come un torrente che scorre?
	
	
	
	Essi dicevano a Dio: "Allontànati da noi! Che ci può fare l'Onnipotente?" 
	
	
	(Giobbe 22:13-17)
	
	
	Questa infedeltà nella potenza di 
	Dio, nella Sua capacità di giudicare (valutare, condannare il male, 
	ricompensare) fu il “motore” che 
	portò quegli uomini antichi a diventare estremamente malvagi…
	
	
	
	Il SIGNORE vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che 
	il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo.
	
	
	(Genesi 6:5)
	
	
	Non sembra forse il mondo di oggi?
	
	Ma in questo contesto Noè, ebbe 
	fede, credette alla Parola di Dio (la Parola di Dio è la salda base 
	della fede in tutti i tempi), non si 
	appoggiò sul suo discernimento (il diluvio non sapeva cosa fosse),
	
	con pio timore, preparò un'arca per 
	la salvezza della sua famiglia.
	
	
	L'atto pratico di ubbidienza in cui si manifestò la fede di Noè fu la 
	costruzione dell'arca 
	destinata alla salvezza sua e dei suoi. 
	
	La fede di Noè espressa nelle sue opere, salvò la sua famiglia e con la 
	famiglia, l’intero creato terrestre. 
	
	L’autore ci ricorda anche come Noè 
	con la sua fede condannò il mondo… 
	
	La sua condotta fu una protesta contro al male ed una condanna di esso. 
	
	Quanto a sè, 
	fu fatto erede della giustizia 
	che si ha per mezzo della fede.
	
	Noè è il primo chiamato “giusto” 
	nella Scrittura (cfr 
	
	Genesi 6:9). 
	
	La sua giustizia è legata alla fede nella Parola di Dio.
	
	
	
	La FEDE VIVA, OPERANTE, rende testimonianza di essere ubbidienti a Dio…
	
	
	…nelle cose che ancora non si 
	vedono, ma essendo divinamente 
	avvertiti noi pratichiamo con pio 
	timore… …e questo sarà la nostra Arca di Salvezza che ci 
	porterà a scampare il giudizio imminente di Dio e contestualmente una 
	testimonianza di condanna verso il mondo incredulo e impenitente, facendoci 
	così eredi della Giustizia di Dio 
	in Cristo.
	
	
	***
	
	
	
	
	L’autore da qui ampio spazio ai patriarchi del popolo di Israele, per 
	ricordare agli ebrei destinatari della lettera, quanto e come
	la fede sia stata sempre il motore 
	della loro forza.
	
	
	La fede iniziale di Abramo consistette nella assoluta ubbidienza alla 
	chiamata di Dio. 
	
	
	Abramo 
	viveva all’interno della civiltà sumerica, eccellente civiltà del suo tempo, 
	viveva nella capitale dell’impero Ur;
	aveva un futuro umanamente prospero 
	davanti a sé.
	
	Davanti alla chiamata di Dio si 
	trattava di sacrificare i propri piani per l'avvenire,
	le proprie preferenze e comodità, la 
	sua patria e le sue relazioni di famiglia, per servire al disegno 
	superiore di Dio, ed Abramo 
	ubbidì. 
	
	
	
	Ubbidì senza sapere dove andava,
	senza aver dinanzi nulla di visibile,
	nulla di ben noto in fatto di nuova 
	patria.
	
	
	
	
	
	
	***
	
	
	
	
	
	
	La sua fede gli rendeva visibile il compimento finale del regno di Dio sulla 
	terra rinnovata. 
	
	In quel “guardare 
	avanti”, al di là del visibile e dell'imperfetto,
	all'invisibile ed al perfetto, 
	che sta la fede di Abramo. 
	
	Aspettando quel “qualcosa 
	di meglio”, Abramo vive anche in Canaan la vita nomade, in tende 
	mobili e fragili, il patriarca aspettava la città che sarà il luogo 
	d'abitazione, perfetto e definivo, del popolo di Dio. 
	
	
	
	La sua fede rendeva visibile quello che ancora non era visibile!
	
	
	
	
	…mentre
	abbiamo lo sguardo intento non alle 
	cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si 
	vedono son solo per un tempo, ma 
	quelle che non si vedono sono eterne. 
	
	(2 Corinzi 4:18)
	
	
	***
	
	
	
	
	
	Perciò, da una sola persona, e già 
	svigorita, è nata una discendenza numerosa come le stelle del cielo,
	come la sabbia lungo la riva del 
	mare che non si può contare.
	
	
	
	L’autore evidenzia lo stato di Sara: 
	sterile e fuori di età, 
	ovvero nella totale incapacità di fare la volontà di Dio secondo la Sua 
	Promessa, 
	ricevette forza di concepire, perché 
	ritenne fedele colui che aveva fatto la promessa… …anche noi siamo 
	così davanti a Dio… …Egli ci ha fatto grandissime promesse… …se guardiamo al 
	nostro stato di uomini corrotti, incapaci di fare il bene, inetti… …non 
	abbiamo alcuna possibilità, ma se 
	riteniamo fedele Colui che ci ha 
	fatto le promesse, riceveremo la Forza per portare a termine le 
	Promesse del Fedele e realizzeremo quanto il Signore ha preparato per noi!
	
	La fede di Sara è ricordata nonostante il suo riso davanti alla Parola di 
	Dio.
	
	
	Per mezzo della fede di Sara e di Abramo, 
	(visti come 
	una sola persona) non 
	solo nacque Isacco, ma si adempì la 
	promessa di Dio riguardo alla numerosissima discendenza del patriarca. 
	
	
	
	La FEDE VIVA, OPERANTE, rende testimonianza di essere ubbidienti a Dio…
	
	
	…non contando sulle nostre capacità o sulle nostre forze, ma sulle Sue 
	risorse, nella Forza dello Spirito Santo che agisce dentro di noi:
	
	
	Il Signore Gesù, rivolgendosi al messaggero della Chiesa di Filadelfia, 
	riconosce il suo stato di debolezza, ma dichiara che
	
	avendo serbata la Sua Parola e non 
	avendo rinnegato il Suo Nome (in altre parole avendo avuto FEDE), 
	ciò gli è messo in conto di Giustizia.
	
	
	Io conosco le tue opere. 
	
	
	Ecco, io ti ho posta dinanzi una porta aperta, che nessuno può chiudere, 
	perché, pur avendo poca forza, hai 
	serbata la mia parola, e non hai rinnegato il mio nome. 
	
	
	Ecco, io ti do di quelli della sinagoga di Satana, i quali dicono d'esser 
	Giudei e non lo sono, ma mentiscono; ecco, io li farò venire a prostrarsi 
	dinanzi ai tuoi piedi, e conosceranno ch'io t'ho amato.
	
	
	
	Perché tu hai serbata la parola della mia costanza, anch'io ti guarderò 
	dall'ora del cimento che ha da venire su tutto il mondo, 
	per mettere alla prova quelli che abitano sulla terra. 
	
	
	Io vengo tosto; tieni fermamente quello che hai, affinché nessuno ti tolga 
	la tua corona. 
	
	
	
	Chi vince io lo farò una colonna nel tempio del mio Dio, 
	ed egli non ne uscirà mai più; e scriverò su lui il nome del mio Dio e il 
	nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che scende dal cielo 
	d'appresso all'Iddio mio, ed il mio nuovo nome. 
	
	
	Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. 
	
	(Apocalisse 3:8)
	
	
	
	
	Serbando la Parola di Dio e non rinnegando il Suo Nome, 
	noi acquistiamo Forza e diventeremo 
	una 
	colonna nel tempio di Dio!
	
	Il grande Davide scrive:
	
	
	
	O mia forza, a te io riguarderò, perché Dio è il mio alto ricetto.
	
	
	(Salmo 59:9)
	
	
	
	A me appartiene il consiglio e il buon successo; io sono l'intelligenza,
	a me appartiene la forza. 
	
	
	(Proverbi 8:14)
	
	
	Isaia ci descrive così la potenza di Dio:
	
	
	Ma non lo sapete? non l'avete sentito? Non v'è stato annunziato fin da 
	principio? Non avete riflettuto alla fondazione della terra? 
	
	
	
	Egli è colui che sta assiso sul globo della terra, e gli abitanti d'essa 
	sono per lui come locuste; egli distende i cieli come una cortina, e li 
	spiega come una tenda per abitarvi; egli riduce i principi a nulla, e 
	annienta i giudici della terra; appena 
	piantati, appena seminati, appena il loro fusto ha preso radici in terra, 
	Egli vi soffia contro, e quelli seccano, e l'uragano li porta via come 
	stoppia. 
	
	
	A chi dunque mi vorreste assomigliare perch'io gli sia pari? dice il Santo.
	
	
	Levate gli occhi in alto, e guardate: Chi ha create queste cose?
	Colui che fa uscir fuori, e conta il 
	loro esercito, che le chiama tutte per nome; e per la grandezza del suo 
	potere e per la potenza della sua forza, non una manca. 
	 
	
	
	Perché dici tu, o Giacobbe, e perché parli così, o Israele: 'La mia via è 
	occulta all'Eterno e al mio diritto non bada il mio Dio?' Non 
	lo sai tu? non l'hai tu udito? L'Eterno è l'Iddio d'eternità, il 
	creatore degli estremi confini della terra. 
	
	
	
	Egli non s'affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile.
	
	
	
	Egli dà forza allo stanco, e accresce vigore a colui ch'è spossato. 
	
	
	
	I giovani s'affaticano e si stancano; i giovani scelti vacillano e cadono, ma 
	quelli che sperano nell'Eterno acquistan nuove forze, s'alzano a volo come 
	aquile; corrono e non si stancano, camminano e non s'affaticano. 
	
	
	(Isaia 40:21-31)
	
	
	Per questo Paolo scrive così:
	
	
	
	Del rimanente, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua possanza. 
	
	
	
	Rivestitevi della completa armatura di Dio, onde possiate star saldi contro 
	le insidie del diavolo; poiché 
	il combattimento nostro non è contro sangue e carne, ma contro i principati, 
	contro le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le 
	forze spirituali della malvagità, che sono ne' luoghi celesti. 
	
	
	
	Perciò, prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere 
	nel giorno malvagio, e dopo aver compiuto tutto il dover vostro, restare in 
	piè. 
	
	(Efesini 6:10-13)
	
	
	
	
	Se uno parla, lo faccia come annunziando oracoli di Dio;
	se uno esercita un ministerio, lo 
	faccia come con la forza che Dio fornisce, onde in ogni cosa sia 
	glorificato Iddio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria 
	e l'imperio nei secoli de' secoli.
	
	(1 Pietro 4:11)
	
	
	***
	
	
	
	
	Infatti, chi dice così dimostra di cercare una patria; e se avessero avuto a 
	cuore quella da cui erano usciti, certo avrebbero avuto tempo di ritornarvi! 
	
	
	Ma ora ne desiderano una migliore, 
	cioè quella celeste; perciò Dio non 
	si vergogna di essere chiamato il loro
	Dio, poiché
	ha preparato loro una città.
	
	
	
	L'autore ha già fatto i nomi di parecchi fra i patriarchi; ciascuno ha 
	mostrato la sua fede nelle vicende particolari della propria vita; ma
	hanno tutti in comune una cosa:
	
	tutti morirono
	
	nella fede, senza ricevere le cose 
	promesse su questa terra, perché ne aspettavano una migliore e per 
	questo 
	confessavano (con la loro 
	vita) 
	di essere forestieri e pellegrini sulla terra. 
	
	E’ detto di Abramo che egli
	aspettava la città che ha le vere 
	fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio, e Gesù disse che
	Abramo ha gioito nell'attesa di 
	vedere il Suo giorno; e l'ha visto, e se n'è rallegrato (cfr 
	Giovanni 8:56).
	
	Quello che rimane del loro esempio e che
	la fede fu la regola della loro 
	vita fino alla fine, affrontarono la morte come uomini che
	perseveravano nell’aspirare alle 
	cose di lassù!
	
	Nel loro ritenersi 
	forestieri e pellegrini sulla terra,
	non si volgevano indietro alla 
	patria terrena da dove erano usciti, anche
	se erano nella loro possibilità di 
	farlo.
	
	
	Il motivo che non permise ai nostri esempi di fede di non tornare indietro 
	non fu la impossibilità di farlo, ma il loro
	
	desiderarne una migliore… 
	…eterna… …noi cosa desideriamo?
	
	
	Per questo loro “non voltarsi 
	indietro”, Dio non si vergogna di essere chiamato il loro
	Dio, poiché
	ha preparato loro una città.
	
	Gesù disse:
	
	
	Nessuno che abbia messo la mano all'aratro e poi
	volga lo sguardo indietro, è 
	adatto per il regno di Dio. 
	
	(Luca 9:62)
	
	
	Ci fu un momento, durante il ministerio di Gesù, che molti cominciarono ad 
	abbandonarlo a causa della durezza delle Sue Parole, in tale situazione ci 
	fu questa confessione di Pietro:
	
	
	D'allora molti de' suoi discepoli si ritrassero indietro e non andavan più 
	con lui. Perciò
	Gesù
	disse ai dodici: Non ve ne volete 
	andare anche voi?
	
	
	Simon Pietro gli rispose: Signore, a 
	chi ce ne andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna; e 
	noi abbiam creduto ed abbiam conosciuto che tu sei il Santo di Dio.
	
	(Giovanni 6:66-69)
	
	
	
	La FEDE VIVA, OPERANTE, rende testimonianza di essere ubbidienti a alla 
	chiamata di Dio… 
	
	…nel seguirlo senza fare discussioni, verso il luogo che Lui 
	conosce ma noi non conosciamo, 
	per ricevere l’eredità promessa… 
	…per mezzo della FEDE VIVA, OPERANTE, viviamo in questo mondo da 
	forestieri, come in terra 
	straniera, non attaccandoci alle cose che si vedono… …non 
	considerando questa la nostra patria definitiva (abitando 
	in tende), perché 
	aspettiamo la Città dove metteremo radici (le 
	vere fondamenta) che Dio, 
	l’Architetto e Costruttore sta preparando per noi:
	
	
	Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse 
	che io vado a prepararvi un luogo? Quando 
	sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di 
	me, affinché dove sono io, siate anche voi; 
	
	(Giovanni 14:2-3)
	
	
	***
	
	
	
	
	… Per fede Abraamo, quando fu 
	messo alla prova, offrì Isacco; egli, che aveva ricevuto le promesse, offrì
	il suo unigenito. 
	
	
	Eppure Dio gli aveva detto: «È in 
	Isacco che ti sarà data una discendenza».
	
	
	
	Abraamo era persuaso che Dio è potente da risuscitare anche i morti; e 
	riebbe Isacco come per una specie di risurrezione.
	
	
	
	Qui l'autore torna indietro per accennare all'atto supremo di fede compiuto 
	da Abramo quando Dio lo provò. 
	
	
	Isacco era il figlio unico di Sara e di Abramo. 
	
	
	Su di lui si concentravano l'affetto del padre, le grandi speranze suscitate 
	dalle promesse divine accolte dal patriarca con allegrezza e con 
	fede. 
	
	Da Isacco, non da Ismaele, doveva originare quella progenie promessa.
	
	
	Ora quel figlio unigenito 
	
	(rifletti bene sul fatto che Abramo aveva anche Isacco, di quattordici anni 
	più vecchio), oggetto di una promessa,
	Dio ordina di sacrificarlo. 
	
	
	La fede d'Abramo dovette passare per una dura prova, 
	una valle molto oscura, in cui le stelle che avevano guidato la pietà del 
	patriarca sembravano tutte spegnersi. 
	
	
	Abramo dovette scegliere se attaccarsi alla promessa o a Dio che aveva fatto 
	la promessa!
	
	
	Abramo si aggrappa in un supremo sforzo di fede: Dio non può mentire; 
	quindi, in un modo o nell'altro, 
	saprà adempiere la sua promessa. 
	
	
	Abramo credette che Dio è potente da ridare anche la vita ad Isacco, come ha 
	ridonato vigore ai suoi genitori e 
	riebbe Isacco come per una specie di risurrezione.
	
	
	Abramo credette che anche la morte non può annullare la fedeltà di Dio!
	
	
	Dio può risuscitare anche i morti.
	
	
	Abramo, in cuor suo aveva dato Isacco ormai per morto e nello scioglierlo 
	dall'altare per riabbracciarlo sano e salvo fu per lui come se Dio glielo 
	avesse restituito dopo averlo risuscitato dai morti. 
	
	
	
	La FEDE VIVA, OPERANTE, ci rende capaci di sperare contro speranza… …anche 
	davanti alle cose a noi più incomprensibili… …ci fidiamo di Dio… …sapendo 
	che Egli è Fedele 
	
	e saprà in qualche modo condurre a termine il Suo Disegno!
	
	
	***
	
	
	
	
	…Per fede Isacco
	benedisse Giacobbe ed Esaù anche
	riguardo a cose future.
	
	
	
	La benedizione d'Isacco è riferita a quanto scritto in
	
	
	Genesi 27:27 e seguenti. 
	
	
	Essa concerneva cose future 
	così nel caso di Giacobbe come in quello di Esaù e
	Isacco
	benedisse i Suoi figli con parole 
	di ferma fede. 
	
	
	
	Per fede 
	nella rivelazione di Dio, egli le contemplò come
	
	cose certe. 
	
	
	
	La 
	sua 
	fede
	gli fece sormontare la sua 
	naturale predilezione per Esaù e 
	passare sopra la legge ordinaria di successione per piegarsi al disegno di 
	Dio. 
	
	
	La FEDE VIVA, OPERANTE, ci rende capaci di sottomettere i nostri pensieri, 
	le nostre aspettative, i nostri valori di giustizia… …a quelli che Dio ci 
	insegna.
	
	
	***
	
	
	
	…Per fede Giacobbe, morente,
	benedisse ciascuno dei figli di 
	Giuseppe e adorò appoggiandosi 
	in cima al suo bastone.
	
	
	
	Due atti di fede vengono prescelti nella vita di Giacobbe. 
	
	
	- la benedizione dei figli di Giuseppe:
	
	
	Israele guardò i figli di Giuseppe e disse: «Questi, chi sono?» 
	
	
	Giuseppe rispose a suo padre: «Sono i miei figli, che Dio mi ha dati qui». 
	
	
	Ed egli disse: «Ti prego, falli avvicinare a me e
	io li benedirò». 
	
	
	
	Gli occhi d'Israele erano annebbiati per l'età e non ci vedeva più. 
	Giuseppe li fece avvicinare a lui ed egli li baciò e li abbracciò. 
	
	
	Israele disse a Giuseppe: «Io non pensavo più di rivedere il tuo volto ed 
	ecco che Dio mi ha dato di vedere anche la tua prole». 
	
	
	Giuseppe li allontanò dalle ginocchia di suo padre e si prostrò con la 
	faccia a terra.  
	
	
	Poi Giuseppe li prese tutti e due: Efraim alla sua destra, alla sinistra 
	d'Israele, e Manasse alla sua sinistra, alla destra d'Israele, e li fece 
	avvicinare a lui. 
	
	
	E Israele stese la sua mano destra e la posò sul capo di Efraim, che era il 
	più giovane, e posò la sua mano sinistra sul capo di Manasse, incrociando le 
	mani; perché Manasse era il primogenito. 
	
	
	Benedisse Giuseppe e disse: «Il Dio alla cui presenza camminarono i miei 
	padri Abraamo e Isacco, il Dio che è stato il mio pastore da quando esisto 
	fino a questo giorno, l'angelo che mi ha liberato da ogni male, benedica 
	questi ragazzi! Siano chiamati con il mio nome, con il nome dei miei padri, 
	Abraamo e Isacco, e si moltiplichino abbondantemente sulla terra!» 
	
	
	Quando Giuseppe vide che suo padre posava la mano destra sul capo di Efraim, 
	ne ebbe dispiacere e prese la mano di suo padre per levarla dal capo di 
	Efraim e metterla sul capo di Manasse. 
	
	
	Giuseppe disse a suo padre: «Non così, padre mio, perché questo è il 
	primogenito; metti la tua mano destra sul suo capo». 
	
	
	Ma suo padre rifiutò e disse: «Lo 
	so, figlio mio, lo so; anch'egli diventerà un popolo; anch'egli sarà grande; 
	nondimeno il suo fratello più giovane sarà più grande di lui e la sua 
	discendenza diventerà una moltitudine di nazioni». 
	
	
	
	In quel giorno li benedisse, dicendo: «Di te si servirà Israele per 
	benedire, e dirà: "Dio ti faccia simile a Efraim e a Manasse!"» 
	
	
	E mise Efraim prima di Manasse.
	
	(Genesi 48:8-20)
	
	
	
	
	Giacobbe 
	in questo frangente, come Isacco suo padre,
	
	benedisse i figli di Giuseppe 
	mirando a cose future che,
	per fede contemplò come
	
	cose certe. 
	
	
	
	La 
	sua 
	fede
	gli fece, come per Isacco, 
	sormontare la sua naturale predilezione per Esaù e
	passare sopra la legge ordinaria di 
	successione per piegarsi al disegno di Dio. 
	
	
	
	- l’adorazione appoggiato in cima al suo bastone:
	
	L’episodio ricordato dovrebbe essere questo:
	
	
	Giacobbe visse nel paese d'Egitto diciassette anni; la durata della vita di 
	Giacobbe fu di centoquarantasette anni. 
	
	
	
	Quando Israele s'avvicinò al giorno della sua morte, 
	chiamò suo figlio Giuseppe e gli disse: «Ti prego, se ho trovato grazia agli 
	occhi tuoi, mettimi la tua mano sotto la coscia e usami bontà e fedeltà; non 
	seppellirmi in Egitto! Ma, quando giacerò con i miei padri,
	portami fuori d'Egitto e
	seppelliscimi nella loro tomba!» 
	
	
	Egli rispose: «Farò come tu dici».  Giacobbe 
	disse: «Giuramelo». Giuseppe glielo giurò. 
	
	
	
	Israele, rivolto al capo del letto, adorò. 
	
	 (Genesi 
	47:28-31) 
	
	
	Sentendo l'avvicinarsi della morte, Giacobbe chiamò Giuseppe e lo fece 
	giurare che egli l'avrebbe seppellito in Canaan. 
	
	Ottenuto quel giuramento “adorò”, 
	probabilmente chinato sulla sommità 
	del suo bastone, di quel bastone 
	che gli ricordava tutto un passato di peccato, di miseria, di povertà; 
	ma che gli faceva vedere nello stesso tempo
	la fedeltà di Dio e la grandezza 
	delle benedizioni ricevute e la realtà delle promesse future. 
	
	
	
	La FEDE VIVA, OPERANTE, ci rende capaci di sottomettere i nostri pensieri, 
	le nostre aspettative, i nostri valori di giustizia (anche per Giacobbe come 
	per Isacco)… …a quelli che Dio ci rivela e ci rende capaci di adorare Dio in 
	punto di morte
	per le Promesse che non 
	vediamo ma sappiamo essere custodite nei cieli per noi, come dice Paolo:
	
	
	Benedetto sia l'Iddio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, il quale nella 
	sua gran misericordia ci ha fatti 
	rinascere, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, ad 
	una speranza viva in vista di una eredità incorruttibile, immacolata ed 
	immarcescibile, conservata ne' cieli 
	per voi, che dalla potenza di 
	Dio, mediante la fede, siete custoditi per la salvazione che sta per 
	esser rivelata negli ultimi tempi.
	
	(1 Pietro 1:3-5)
	
	
	
	
	***
	
	
	…Per fede Giuseppe, quando stava 
	per morire, ricordò profeticamente 
	dell'esodo dei figli d'Israele e diede disposizioni circa le sue ossa.
	
	
	Sebbene ricco e potente in Egitto, 
	Giuseppe non dimenticò che l'Egitto non era la terra promessa alla progenie 
	d'Abramo, quindi nelle sue ultime raccomandazioni rivolte ai fratelli
	
	egli profetizza circa l'esodo futuro 
	dall'Egitto e, come testimonianza
	ordina che quando gli israeliti 
	usciranno d'Egitto, di 
	portare con loro le sue ossa per 
	seppellirle nella terra promessa. 
	
	Egli dà, le sue disposizioni come se già fossero realtà le cose sperate: 
	
	Giuseppe abitò in Egitto con la casa di suo padre; egli visse centodieci 
	anni.
	
	Giuseppe vide i figli di Efraim, fino alla terza generazione; anche i figli 
	di Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle sue ginocchia. 
	
	Giuseppe disse ai suoi fratelli: «Io 
	sto per morire, ma Dio per certo vi visiterà e vi farà salire, da questo 
	paese, nel paese che promise con giuramento ad Abraamo, a Isacco e a 
	Giacobbe». 
	
	Giuseppe fece giurare i figli d'Israele, dicendo: «Dio 
	per certo vi visiterà; allora portate via da qui le mie ossa». 
	
	Poi Giuseppe morì, all'età di centodieci anni; e fu imbalsamato e deposto in 
	un sarcofago in Egitto.
	
	(Genesi 50:22-26)
	
	
	La FEDE VIVA, OPERANTE, ci fa vivere le 
	Promesse
	di Dio 
	con certezza, proprio come 
	Giuseppe che nella certezza dell’intervento di Dio, diede precise istruzioni 
	sul come disporre delle sue ossa.
	
	
	***
	
	
	
	
	
	
	Sadrac, Mesac e Abed-Nego risposero al re: «O Nabucodonosor, noi non abbiamo 
	bisogno di darti risposta su questo punto. 
	
	
	
	Ma il nostro Dio, che noi serviamo, ha il potere di salvarci e ci libererà 
	dal fuoco della fornace ardente e dalla tua mano, o re. 
	
	
	
	Anche se questo non accadesse, sappi, o re, che comunque noi non serviremo i 
	tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai fatto erigere».
	
	
	(Daniele 3:16-18)
	
	
	***
	
	
	
	Mosè, nella posizione elevata che egli occupava quale principe adottivo 
	della reale casa egizia, aveva davanti a se una vita di godimenti e di 
	splendori, ma questi non 
	influenzarono la sua fede nel Dio del suo popolo.
	
	
	Egli preferì dividere la sorte, 
	anche se tribolata, del popolo di 
	Dio, ai godimenti passeggeri, di breve durata, che avrebbe potuto avere 
	rinnegando il suo popolo ed il suo Dio.
	
	
	Valutò lucidamente 
	che un tale “godimento passeggero”, non era da paragonare alle benedizioni 
	che Dio può dare. 
	
	L’autore definisce i maltrattamenti che Mosè subì come
	
	gli oltraggi di Cristo ed in 
	seguito scrive ancora:
	
	
	
	Usciamo quindi fuori dall'accampamento 
	e andiamo a lui portando il suo 
	obbrobrio. 
	
	
	
	Perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura. 
	
	
	(Ebrei 13:13-14)
	
	
	
	Mosè distolse lo sguardo dalle tribolazioni presenti, per fissarlo sopra la
	
	ricompensa, 
	sull'avvenire glorioso di santità, di pace, di felicità, assicurato dalle 
	promesse di Dio. 
	
	I suoi occhi pieni di fede contemplavano come fossero già realtà le cose che 
	la parola di Dio garantisce. 
	
	
	Per la fede il credente può misurare il valore reale delle cose 
	e prendere quelle supreme risoluzioni che decidono della sorte di una 
	esistenza. 
	
	
	
	
	
	
	
	***
	
	
	
	
	
	
	Mosè, nel suo tornare in Egitto… …lo abbandonò, non tornò tremante 
	alla corte per umiliarsi ed implorare perdono: ma lasciò l'Egitto rendendo 
	così completa e definitiva la sua rottura col mondo pagano e la sua 
	solidarietà col popolo di Dio. 
	
	
	Mosè, 
	nel suo ritorno da condottiero del popolo di Dio,
	
	non temette la collera del re,
	perché rimase costante,
	come se vedesse colui che è 
	invisibile. 
	
	
	
	
	
	
	***
	
	
	
	
	
	L'aspersione del sangue da spruzzarsi sugli stipiti e sull’architrave delle 
	porte era atto di fede nella Parola di Dio 
	che pronunciava la sentenza di morte sul primogenito di ogni famiglia sulla 
	quale non fosse trovato il segno del sangue. 
	
	
	
	
	
	
	***
	
	
	
	
	
	La FEDE VIVA, OPERANTE, non è imitabile da una fede basata solo sul semplice 
	“gesto ripetuto”...  
	
	…come fecero gli egiziani o come facevano i sette figli di Sceva di Efeso:
	
	
	
	Or alcuni esorcisti itineranti giudei tentarono anch'essi d'invocare il nome 
	del Signore Gesù su quelli che avevano degli spiriti maligni, dicendo: «Io 
	vi scongiuro, per quel Gesù che Paolo annuncia». 
	
	
	Quelli che facevano questo erano sette figli di un certo Sceva, ebreo, capo 
	sacerdote. 
	
	
	Ma lo spirito maligno rispose loro: «Conosco Gesù, e so chi è Paolo; ma voi 
	chi siete?» 
	
	
	
	E l'uomo che aveva lo spirito maligno si scagliò su due di loro; e li trattò 
	in modo tale che fuggirono da quella casa, nudi e feriti. 
	
	 (Atti 19:13-16)
	
	
	***
	
	
	
	Gli 
	israeliti della conquista di Gerico – una fede che vince
	
	
	
	Le mura fortificate di Gerico 
	non caddero per la forza di macchine da guerra (che mancavano agli 
	Israeliti), ma caddero per la forza 
	della fede che in quel caso il popolo dimostrò. 
	
	
	***
	
	
	
	
	Contestualmente alla presa di Gerico è ricordato l'esempio di fede dato da 
	una donna pagana che, avendo udito 
	parlare di quel che Dio aveva fatto in favore degli Israeliti ed accolse 
	come amici ed alleati (il greco dice lett. in pace) gli israeliti 
	mandati a spiare la città. 
	
	
	Raab, per la sua fede fu salva, 
	a differenza di tutti gli altri abitanti di Gerico che
	si erano induriti nella, resistenza 
	all'Eterno, pur avendo avuto anche loro conoscenza delle opere di Dio.
	
	
	***
	
	
	
	
	Ci furono donne che riebbero per 
	risurrezione i loro morti; altri furono torturati perché non accettarono la 
	loro liberazione, per ottenere una risurrezione migliore; altri furono messi 
	alla prova con scherni, frustate, anche catene e prigionia. 
	
	
	Furono lapidati, segati, uccisi di spada; andarono attorno coperti di pelli 
	di pecora e di capra; bisognosi, afflitti, maltrattati (di 
	loro il mondo non era degno), erranti per deserti, monti, spelonche e 
	per le grotte della terra. 
	
	
	Di tutti costoro, disprezzati, rifiutati ed odiati dal mondo, il Signore dà 
	una bellissima definizione: 
	di loro il mondo non era degno!
	
	 
	
	***
	
	
	
	
	
	
	
	Esso consiste nel raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: 
	tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra. 
	
	
	(Efesini 1:10)
	
	
	
	E questo disegno si compirà, 
	secondo i tempi ed i momenti che il Padre si è riservato per la propria 
	autorità (cfr Atti 1:7): 
	
	
	
	Fratelli, non vogliamo che siate nell'ignoranza riguardo a quelli che 
	dormono, 
	affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. 
	
	
	Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per 
	mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati. 
	
	
	Poiché questo vi diciamo mediante la parola del Signore: che
	noi viventi, i quali saremo rimasti 
	fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono 
	addormentati; perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo 
	e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti 
	in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con 
	loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre 
	con il Signore. 
	
	
	Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole.
	
	
	
	Quanto poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne 
	scriva; perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà 
	come viene un ladro nella notte. 
	
	
	
	Quando diranno: «Pace e sicurezza», allora una rovina improvvisa verrà loro 
	addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno.
	
	
	Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno abbia a 
	sorprendervi come un ladro; perché voi tutti siete figli di luce e figli del 
	giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre. 
	
	
	
	Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri; 
	poiché quelli che dormono, dormono di notte, e quelli che si ubriacano, lo 
	fanno di notte. 
	
	
	Ma noi, che siamo del giorno, siamo 
	sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell'amore e preso per elmo 
	la speranza della salvezza. 
	
	
	
	Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del 
	nostro Signore Gesù Cristo, il quale è morto per noi affinché, sia che 
	vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui. 
	
	
	Perciò, consolatevi a vicenda ed 
	edificatevi gli uni gli altri, come d'altronde già fate.
	
	(Efesini 4:13 – 5:11)
	
	
	
	
	Il Signore vuole che ci fidiamo ciecamente di Lui, anche se moriremo senza 
	realizzare visivamente le Sue promesse, dobbiamo credere che sicuramente 
	Egli le compirà nel modo più Buono Utile Perfetto e Completo.
	
	
	
	
	***
	
	
	
	
	
	Poiché tutto ciò che fu scritto nel 
	passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché mediante la pazienza 
	e la consolazione che ci provengono dalle Scritture,
	conserviamo la speranza. 
	
	
	(Romani 15:4)
	
	
	Quale ricchezza ed efficacia di insegnamenti l'autore della lettera ha 
	saputo trarre dalla storia biblica? 
	
	
	
	La fede 
	che vediamo qui celebrata, 
	la fede che rende reali le 
	cose sperate e visibili le invisibili,
	ha bisogno di poggiare sopra un 
	saldo fondamento, la Parola di Dio.
	
	
	La fede si fonda sempre sulla rivelazione divina, 
	
	non su vedute particolari, 
	l’apostolo Pietro infatti ci conferma che:
	
	
	
	Abbiamo 
	inoltre la parola profetica più 
	salda: farete bene a prestarle attenzione,
	come a una lampada splendente in 
	luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei 
	vostri cuori. 
	
	
	
	Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura 
	proviene da un'interpretazione personale;
	infatti nessuna profezia venne mai 
	dalla volontà dell'uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, 
	perché sospinti dallo Spirito Santo. 
	
	(2 Pietro 1:19-21)
	
	
	
	
	…abbiate 
	fede in Dio, e abbiate fede anche in me!
	
	
	Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse 
	che io vado a prepararvi un luogo? 
	
	
	
	Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò 
	presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io 
	vado, sapete anche la via». 
	
	(Giovanni 14:1-4)
	
	
	
	
	E noi?
	
	
	
	Quello che colpisce è che molti, se non tutti, di questi esempi di fede non 
	erano persone “perfette”, secondo i parametri che noi utilizziamo per 
	discriminare:
	
	- Abramo in realtà generò Ismaele prima di Isacco, ma qui l’autore 
	identifica Isacco come l’unigenito di Abramo;
	
	- Giacobbe era tutto fuorchè un uomo corretto, era uno che se poteva 
	approfittare… …non perdeva l’occasione;
	
	- Gli israeliti dell’esodo…
	
	- Raab la prostituta (denominata così dall’autore solo per identificarla, 
	non per ricordare il suo stato di peccato;
	
	- Sansone…
	
	
	Eppure Dio non ricorda i loro peccati, le loro cadute… …ricorda 
	la loro fede!
	
	
	
	
	
	Ecco, i giorni vengono, dice il Signore, che io concluderò con la casa 
	d'Israele e con la casa di Giuda, in patto nuovo; non come il patto che feci 
	con i loro padri
	nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto; 
	perché essi non hanno perseverato nel mio patto, e io, a mia volta, non mi 
	sono curato di loro, dice il Signore.
	
	Questo è il patto che farò con la casa d'Israele dopo quei giorni, dice il 
	Signore: Io metterò le mie leggi nelle loro menti, le scriverò sui loro 
	cuori; e sarò il loro Dio,
	ed essi saranno il mio popolo.
	
	Nessuno istruirà più il proprio concittadino e nessuno il proprio fratello, 
	dicendo: "Conosci il Signore!" Perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo 
	al più grande di loro.
	Perché avrò misericordia delle loro 
	iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati.
	
	(Ebrei 8:8-12)
	
