Or la fede è certezza di cose che si
sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono. Infatti, per essa fu
resa buona testimonianza agli antichi.
Per fede comprendiamo che i mondi
sono stati formati dalla parola di Dio; così le cose che si vedono non
sono state tratte da cose apparenti.
Per fede Abele offrì a Dio un
sacrificio più eccellente di quello di Caino; per mezzo di essa gli fu resa
testimonianza che egli era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue
offerte; e per mezzo di essa, benché morto, egli parla ancora.
Per fede Enoc fu rapito perché
non vedesse la morte; e non fu più
trovato, perché Dio lo aveva portato via; infatti prima che fosse
portato via ebbe la testimonianza di essere stato gradito a Dio.
Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve
credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano.
Per fede Noè, divinamente
avvertito di cose che non si vedevano ancora, con pio timore, preparò
un'arca per la salvezza della sua famiglia; con la sua fede condannò il
mondo e fu fatto erede della giustizia che si ha per mezzo della fede.
Per fede Abraamo, quando fu
chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in
eredità; e partì senza sapere dove andava.
Per fede soggiornò nella terra promessa come in terra straniera, abitando in
tende, come Isacco e Giacobbe,
eredi con lui della stessa promessa, perché aspettava la città che ha le
vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio.
Per fede anche Sara, benché
sterile fuori di età, ricevette forza di concepire, perché ritenne fedele
colui che aveva fatto la promessa.
Perciò, da una sola persona, e già svigorita, è nata una discendenza
numerosa come le stelle del cielo, come la sabbia lungo la riva del mare che
non si può contare.
Tutti costoro sono morti nella fede, senza ricevere le cose promesse, ma le
hanno vedute e salutate da lontano, confessando di essere forestieri e
pellegrini sulla terra.
Infatti, chi dice così dimostra di cercare una patria; e se avessero avuto a
cuore quella da cui erano usciti, certo avrebbero avuto tempo di ritornarvi!
Ma ora ne desiderano una migliore, cioè quella celeste; perciò Dio non si
vergogna di essere chiamato il loro Dio, poiché ha preparato loro una città.
Per fede Abraamo, quando fu
messo alla prova, offrì Isacco; egli, che aveva ricevuto le promesse, offrì
il suo unigenito.
Eppure Dio gli aveva detto: «È in
Isacco che ti sarà data una discendenza».
Abraamo era persuaso che Dio è potente da risuscitare anche i morti; e
riebbe Isacco come per una specie di risurrezione.
Per fede Isacco benedisse
Giacobbe ed Esaù anche riguardo a cose future.
Per fede Giacobbe, morente,
benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe e adorò appoggiandosi in cima al
suo bastone.
Per fede Giuseppe, quando stava
per morire, fece menzione dell'esodo dei figli d'Israele e diede
disposizioni circa le sue ossa.
Per fede Mosè, quando nacque, fu
tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché videro che il bambino
era bello, e non ebbero paura dell'editto del re.
Per fede Mosè, fattosi grande, rifiutò di essere chiamato figlio della
figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio, che
godere per breve tempo i piaceri del peccato; stimando gli oltraggi di
Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto, perché aveva lo sguardo
rivolto alla ricompensa.
Per fede abbandonò l'Egitto, senza temere la collera del re, perché rimase
costante, come se vedesse colui che è invisibile.
Per fede celebrò la Pasqua e fece l'aspersione del sangue affinché lo
sterminatore dei primogeniti non toccasse quelli degli Israeliti.
Per fede attraversarono il mar Rosso su terra asciutta, mentre gli Egiziani
che tentarono di fare la stessa cosa furono inghiottiti.
Per fede caddero le mura di Gerico
dopo che gli Israeliti vi ebbero girato attorno per sette giorni.
Per fede Raab, la prostituta,
non perì con gli increduli, avendo accolto con benevolenza le spie.
Che dirò di più? Poiché il tempo mi mancherebbe per raccontare di
Gedeone, Barac, Sansone, Iefte,
Davide, Samuele e dei profeti, i quali per fede conquistarono regni,
praticarono la giustizia, ottennero l'adempimento di promesse, chiusero le
fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della
spada, guarirono da infermità, divennero forti in guerra, misero in fuga
eserciti stranieri.
Ci furono donne che riebbero per
risurrezione i loro morti; altri furono torturati perché non accettarono la
loro liberazione, per ottenere una risurrezione migliore; altri furono messi
alla prova con scherni, frustate, anche catene e prigionia.
Furono lapidati, segati, uccisi di spada; andarono attorno coperti di pelli
di pecora e di capra; bisognosi, afflitti, maltrattati (di loro il mondo non
era degno), erranti per deserti, monti, spelonche e per le grotte della
terra.
Tutti costoro, pur avendo avuto buona testimonianza per la loro fede, non
ottennero ciò che era stato promesso. Perché Dio aveva in vista per noi
qualcosa di meglio, in modo che loro non giungessero alla perfezione senza
di noi.
(Ebrei 11)
***
La Vita si ottiene per fede e noi vogliamo essere uomini di fede.
Così concludeva l'autore la sezione precedente.
L'autore non si ferma però ad esaltare l’aspetto teorico della fede ma
spiega come questa agiva negli atti pratici di questi uomini.
Egli intende incoraggiarli ad essere
uomini di fede, perchè
la fede ha una grande potenza: essa
rende l'uomo così sicuro del futuro, come se fosse già presente; essa rende
visibile l'invisibile.
***
La fede
è la lucida fiducia in Dio e nelle Sue promesse,
comprese dalla mente.
La fede
fondata sulla Parola di Dio, ovvero su Dio stesso,
rende certe e visibili le cose che
sono sperate ed invisibili.
La fede
ha la virtù di
rendere visibili all'occhio dello
spirito, le cose che sono invisibili, almeno per ora, all'occhio del
corpo.
Proprio come i fratelli ebrei che
dovettero sostenere una lotta lunga e dolorosa: talvolta esposti agli
oltraggi e alle vessazioni; altre volte facendosi solidali con quelli che
erano trattati in questo modo.
Infatti, simpatizzarono con i carcerati e accettarono con gioia la ruberia
dei loro beni, sapendo di possedere una ricchezza migliore e duratura
(cfr Ebrei 10:32-34)
E per fare questo non cerca di dimostrarlo per via di ragionamenti umani, la
sola premessa su cui basa ogni cosa è questa: «Fedele
è Colui che ha fatte le promesse».
***
Questo verso ci fa comprendere come la vita
agli antichi… …la
fede
viene testimoniata dagli
esempi di vita (spesso “non di parole”).
E’ bello notare come anche Paolo, per esempio, quando doveva insegnare
qualcosa… …spesso partiva dal proprio comportamento, non dalle parole:
Voi sapete in quale maniera, dal primo giorno che giunsi in Asia, mi sono
sempre comportato con voi, servendo
il Signore con ogni umiltà, e con lacrime, tra le prove venutemi dalle
insidie dei Giudei; e come
non vi ho nascosto nessuna delle cose che vi erano utili, e ve le ho
annunciate e insegnate in pubblico e nelle vostre case, e
ho avvertito solennemente Giudei e Greci di ravvedersi davanti a Dio e di
credere nel Signore nostro Gesù Cristo.
(Atti 20:18-21)
***
Paolo, comprendendo per fede tali cose scrive così ai romani:
…infatti le sue qualità invisibili,
la sua eterna potenza e divinità,
si vedono chiaramente fin dalla
creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue;
(Romani 1:20)
Ovvero “le opere fanno conoscere
alla mente umana l'operaio”.
Il concetto della creazione per la parola di Dio, fondamento necessario
della vita della fede, conduce poi giustamente alla fede presente nella
potenza di Dio.
Se metto in dubbio l’atto creativo di Dio come descritto nella Sua Parola,
come potrò poi credere ad un Dio capace di intervenire nella mia vita?
Se metto in dubbio l’atto creativo di Dio come descritto nella Sua Parola,
come potrò poi credere ad una nuova creazione con nuovi cieli e nuova terra?
L'autore ha in mente il quadro di
Genesi 1 dove la Parola di Dio chiama le cose ed esse vengono
create.
L'universo visibile, secondo la Genesi, è uscito dalla mente e dalla
onnipotenza di Dio, il quale “disse
e la cosa fu”
O come dice il salmista:
Poich'egli parlò, e la cosa fu; egli comandò e la cosa apparve.
(Salmi
33:9)
Un bell’esempio di fede, in un uomo razionale molto vicino alla nostra
cultura occidentale è Luca, un medico, sicuramente un uomo di cultura
medio-alta viste anche le sue origini greche… …eppure lui parla dei segni
miracolosi di Gesù, di Filippo, di Pietro e di Paolo come di un fatto certo
per fede, non cerca minimamente di spiegarli con la scienza medica…
…anche i più “strani” (il contatto con la veste della donna dal flusso di
sangue, i fazzoletti, grembiuli…).
***
Abele – una fede che rende eccellente il sacrificio
Il greco dice propriamente «un maggiore sacrificio»; ma si intende un
sacrificio, non di maggior valore materiale, ma di
maggior valore spirituale, un
sacrificio più eccellente agli occhi di Dio (cf.
Ebrei 3:3;
Matteo 6:25 ecc.).
Quello che rende l'offerta di Abele
più eccellente di quella di Caino, è la disposizione con cui viene
presentata cioè
la
fede.
L’autore qui ci sta rivelando che
non era l’offerta in se stessa, non era il modo in cui venne offerta, non
era Abele più bravo di Caino… …era
la fede di Abele a rendere
l’offerta gradita!
Non solo, l’autore ci rivela altresì che
per
mezzo della fede
Abele ricevette da Dio
la testimonianza di essere
giusto, non
di una giustizia propria, ma di quella, giustizia che è frutto della fede.
Per quanto sia lontano da noi il tempo in cui visse Abele,
per mezzo della fede egli parla
ancora oggi a noi.
La FEDE VIVA, OPERANTE, rende testimonianza oltre la nostra morte terrena…
…quanti cari fratelli che sono stati per noi un esempio di fede ci parlano
ancora?
***
Enoc – una fede che rende approvati
Or senza fede è impossibile piacergli;
poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che
ricompensa tutti quelli che lo
cercano.
Dalla lettura di quei pochi passi della Genesi sappiamo che:
Enoc visse sessantacinque anni e generò Metusela. Enoc, dopo aver generato
Metusela, camminò con Dio trecento
anni e generò figli e figlie.
Tutto il tempo che Enoc visse fu di trecentosessantacinque anni.
Enoc camminò con Dio; poi scomparve, perché Dio lo prese.
(Genesi 5:21-24)
Anche per costoro profetizzò Enoc,
settimo dopo Adamo, dicendo: «Ecco,
il Signore è venuto con le sue sante miriadi per giudicare tutti; per
convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà da loro commesse e di
tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno pronunciati contro di lui».
(Giuda 14-15)
Enoc vedeva per fede l’intervento di Dio e questa fede lo rendeva gradito a
Lui!
- ricevere la testimonianza
sulla terra di essere gradito a
Dio;
-
essere rapito in cielo
senza passare per la morte.
Or senza fede è impossibile piacergli;
poiché chi si accosta a Dio deve
credere che egli è, e che
ricompensa tutti quelli che lo cercano.
Enoc sapeva
che Dio
ricompensa tutti quelli che lo
cercano.
***
Nell'esempio di Noè, ultimo fra gli uomini dei tempi primitivi, l’autore
indica anzitutto il fondamento su cui poggiò il suo grande atto di fede, e
questo fu l'avvertimento divino
relativo al diluvio che stava per venire sulla terra ed al mezzo di scampo
ch'egli doveva prepararsi.
Per comprendere bene la portata
della fede di Noè, dobbiamo considerare che
(leggendo quanto detto da Pietro), sembrerebbe che la pioggia non era
mai caduta fino ad allora sulla terra che viveva in uno stato di “effetto
serra”, il che spiegherebbe anche come gli uomini (meglio riparati dai raggi
solari), potessero vivere tanto a lungo:
…esistettero dei cieli e una terra
tratta dall'acqua e sussistente in mezzo all'acqua; e che, per queste
stesse cause, il mondo di allora,
sommerso dall'acqua, perì;
(2 Pietro 3:5-6)
Questo ci fa comprendere la descrizione del diluvio:
Il seicentesimo anno della vita di Noè, il secondo mese, il diciassettesimo
giorno del mese, in quel giorno
tutte le fonti del grande abisso eruppero e le cateratte del cielo si
aprirono. Piovve sulla terra quaranta giorni e quaranta notti.
(Genesi 7:11-12)
E l’autore della lettera ci conferma che
Noè,
fu avvertito di cose che non si
vedevano ancora…
Il libro di Giobbe invece ci apre una “finestra”, sul contesto in cui viveva
Noè:
E tu dici: "Dio che sa? Può egli
giudicare attraverso il buio?
Fitte nubi lo coprono e nulla vede; egli passeggia sulla vòlta dei cieli".
Vuoi dunque seguir l'antica via per
cui camminarono gli uomini malvagi, che furono portati via prima del tempo,
e il cui fondamento fu come un torrente che scorre?
Essi dicevano a Dio: "Allontànati da noi! Che ci può fare l'Onnipotente?"
(Giobbe 22:13-17)
Questa infedeltà nella potenza di
Dio, nella Sua capacità di giudicare (valutare, condannare il male,
ricompensare) fu il “motore” che
portò quegli uomini antichi a diventare estremamente malvagi…
Il SIGNORE vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che
il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo.
(Genesi 6:5)
Non sembra forse il mondo di oggi?
Ma in questo contesto Noè, ebbe
fede, credette alla Parola di Dio (la Parola di Dio è la salda base
della fede in tutti i tempi), non si
appoggiò sul suo discernimento (il diluvio non sapeva cosa fosse),
con pio timore, preparò un'arca per
la salvezza della sua famiglia.
L'atto pratico di ubbidienza in cui si manifestò la fede di Noè fu la
costruzione dell'arca
destinata alla salvezza sua e dei suoi.
La fede di Noè espressa nelle sue opere, salvò la sua famiglia e con la
famiglia, l’intero creato terrestre.
L’autore ci ricorda anche come Noè
con la sua fede condannò il mondo…
La sua condotta fu una protesta contro al male ed una condanna di esso.
Quanto a sè,
fu fatto erede della giustizia
che si ha per mezzo della fede.
Noè è il primo chiamato “giusto”
nella Scrittura (cfr
Genesi 6:9).
La sua giustizia è legata alla fede nella Parola di Dio.
La FEDE VIVA, OPERANTE, rende testimonianza di essere ubbidienti a Dio…
…nelle cose che ancora non si
vedono, ma essendo divinamente
avvertiti noi pratichiamo con pio
timore… …e questo sarà la nostra Arca di Salvezza che ci
porterà a scampare il giudizio imminente di Dio e contestualmente una
testimonianza di condanna verso il mondo incredulo e impenitente, facendoci
così eredi della Giustizia di Dio
in Cristo.
***
L’autore da qui ampio spazio ai patriarchi del popolo di Israele, per
ricordare agli ebrei destinatari della lettera, quanto e come
la fede sia stata sempre il motore
della loro forza.
La fede iniziale di Abramo consistette nella assoluta ubbidienza alla
chiamata di Dio.
Abramo
viveva all’interno della civiltà sumerica, eccellente civiltà del suo tempo,
viveva nella capitale dell’impero Ur;
aveva un futuro umanamente prospero
davanti a sé.
Davanti alla chiamata di Dio si
trattava di sacrificare i propri piani per l'avvenire,
le proprie preferenze e comodità, la
sua patria e le sue relazioni di famiglia, per servire al disegno
superiore di Dio, ed Abramo
ubbidì.
Ubbidì senza sapere dove andava,
senza aver dinanzi nulla di visibile,
nulla di ben noto in fatto di nuova
patria.
***
La sua fede gli rendeva visibile il compimento finale del regno di Dio sulla
terra rinnovata.
In quel “guardare
avanti”, al di là del visibile e dell'imperfetto,
all'invisibile ed al perfetto,
che sta la fede di Abramo.
Aspettando quel “qualcosa
di meglio”, Abramo vive anche in Canaan la vita nomade, in tende
mobili e fragili, il patriarca aspettava la città che sarà il luogo
d'abitazione, perfetto e definivo, del popolo di Dio.
La sua fede rendeva visibile quello che ancora non era visibile!
…mentre
abbiamo lo sguardo intento non alle
cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si
vedono son solo per un tempo, ma
quelle che non si vedono sono eterne.
(2 Corinzi 4:18)
***
Perciò, da una sola persona, e già
svigorita, è nata una discendenza numerosa come le stelle del cielo,
come la sabbia lungo la riva del
mare che non si può contare.
L’autore evidenzia lo stato di Sara:
sterile e fuori di età,
ovvero nella totale incapacità di fare la volontà di Dio secondo la Sua
Promessa,
ricevette forza di concepire, perché
ritenne fedele colui che aveva fatto la promessa… …anche noi siamo
così davanti a Dio… …Egli ci ha fatto grandissime promesse… …se guardiamo al
nostro stato di uomini corrotti, incapaci di fare il bene, inetti… …non
abbiamo alcuna possibilità, ma se
riteniamo fedele Colui che ci ha
fatto le promesse, riceveremo la Forza per portare a termine le
Promesse del Fedele e realizzeremo quanto il Signore ha preparato per noi!
La fede di Sara è ricordata nonostante il suo riso davanti alla Parola di
Dio.
Per mezzo della fede di Sara e di Abramo,
(visti come
una sola persona) non
solo nacque Isacco, ma si adempì la
promessa di Dio riguardo alla numerosissima discendenza del patriarca.
La FEDE VIVA, OPERANTE, rende testimonianza di essere ubbidienti a Dio…
…non contando sulle nostre capacità o sulle nostre forze, ma sulle Sue
risorse, nella Forza dello Spirito Santo che agisce dentro di noi:
Il Signore Gesù, rivolgendosi al messaggero della Chiesa di Filadelfia,
riconosce il suo stato di debolezza, ma dichiara che
avendo serbata la Sua Parola e non
avendo rinnegato il Suo Nome (in altre parole avendo avuto FEDE),
ciò gli è messo in conto di Giustizia.
Io conosco le tue opere.
Ecco, io ti ho posta dinanzi una porta aperta, che nessuno può chiudere,
perché, pur avendo poca forza, hai
serbata la mia parola, e non hai rinnegato il mio nome.
Ecco, io ti do di quelli della sinagoga di Satana, i quali dicono d'esser
Giudei e non lo sono, ma mentiscono; ecco, io li farò venire a prostrarsi
dinanzi ai tuoi piedi, e conosceranno ch'io t'ho amato.
Perché tu hai serbata la parola della mia costanza, anch'io ti guarderò
dall'ora del cimento che ha da venire su tutto il mondo,
per mettere alla prova quelli che abitano sulla terra.
Io vengo tosto; tieni fermamente quello che hai, affinché nessuno ti tolga
la tua corona.
Chi vince io lo farò una colonna nel tempio del mio Dio,
ed egli non ne uscirà mai più; e scriverò su lui il nome del mio Dio e il
nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che scende dal cielo
d'appresso all'Iddio mio, ed il mio nuovo nome.
Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.
(Apocalisse 3:8)
Serbando la Parola di Dio e non rinnegando il Suo Nome,
noi acquistiamo Forza e diventeremo
una
colonna nel tempio di Dio!
Il grande Davide scrive:
O mia forza, a te io riguarderò, perché Dio è il mio alto ricetto.
(Salmo 59:9)
A me appartiene il consiglio e il buon successo; io sono l'intelligenza,
a me appartiene la forza.
(Proverbi 8:14)
Isaia ci descrive così la potenza di Dio:
Ma non lo sapete? non l'avete sentito? Non v'è stato annunziato fin da
principio? Non avete riflettuto alla fondazione della terra?
Egli è colui che sta assiso sul globo della terra, e gli abitanti d'essa
sono per lui come locuste; egli distende i cieli come una cortina, e li
spiega come una tenda per abitarvi; egli riduce i principi a nulla, e
annienta i giudici della terra; appena
piantati, appena seminati, appena il loro fusto ha preso radici in terra,
Egli vi soffia contro, e quelli seccano, e l'uragano li porta via come
stoppia.
A chi dunque mi vorreste assomigliare perch'io gli sia pari? dice il Santo.
Levate gli occhi in alto, e guardate: Chi ha create queste cose?
Colui che fa uscir fuori, e conta il
loro esercito, che le chiama tutte per nome; e per la grandezza del suo
potere e per la potenza della sua forza, non una manca.
Perché dici tu, o Giacobbe, e perché parli così, o Israele: 'La mia via è
occulta all'Eterno e al mio diritto non bada il mio Dio?' Non
lo sai tu? non l'hai tu udito? L'Eterno è l'Iddio d'eternità, il
creatore degli estremi confini della terra.
Egli non s'affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile.
Egli dà forza allo stanco, e accresce vigore a colui ch'è spossato.
I giovani s'affaticano e si stancano; i giovani scelti vacillano e cadono, ma
quelli che sperano nell'Eterno acquistan nuove forze, s'alzano a volo come
aquile; corrono e non si stancano, camminano e non s'affaticano.
(Isaia 40:21-31)
Per questo Paolo scrive così:
Del rimanente, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua possanza.
Rivestitevi della completa armatura di Dio, onde possiate star saldi contro
le insidie del diavolo; poiché
il combattimento nostro non è contro sangue e carne, ma contro i principati,
contro le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le
forze spirituali della malvagità, che sono ne' luoghi celesti.
Perciò, prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere
nel giorno malvagio, e dopo aver compiuto tutto il dover vostro, restare in
piè.
(Efesini 6:10-13)
Se uno parla, lo faccia come annunziando oracoli di Dio;
se uno esercita un ministerio, lo
faccia come con la forza che Dio fornisce, onde in ogni cosa sia
glorificato Iddio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria
e l'imperio nei secoli de' secoli.
(1 Pietro 4:11)
***
Infatti, chi dice così dimostra di cercare una patria; e se avessero avuto a
cuore quella da cui erano usciti, certo avrebbero avuto tempo di ritornarvi!
Ma ora ne desiderano una migliore,
cioè quella celeste; perciò Dio non
si vergogna di essere chiamato il loro
Dio, poiché
ha preparato loro una città.
L'autore ha già fatto i nomi di parecchi fra i patriarchi; ciascuno ha
mostrato la sua fede nelle vicende particolari della propria vita; ma
hanno tutti in comune una cosa:
tutti morirono
nella fede, senza ricevere le cose
promesse su questa terra, perché ne aspettavano una migliore e per
questo
confessavano (con la loro
vita)
di essere forestieri e pellegrini sulla terra.
E’ detto di Abramo che egli
aspettava la città che ha le vere
fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio, e Gesù disse che
Abramo ha gioito nell'attesa di
vedere il Suo giorno; e l'ha visto, e se n'è rallegrato (cfr
Giovanni 8:56).
Quello che rimane del loro esempio e che
la fede fu la regola della loro
vita fino alla fine, affrontarono la morte come uomini che
perseveravano nell’aspirare alle
cose di lassù!
Nel loro ritenersi
forestieri e pellegrini sulla terra,
non si volgevano indietro alla
patria terrena da dove erano usciti, anche
se erano nella loro possibilità di
farlo.
Il motivo che non permise ai nostri esempi di fede di non tornare indietro
non fu la impossibilità di farlo, ma il loro
desiderarne una migliore…
…eterna… …noi cosa desideriamo?
Per questo loro “non voltarsi
indietro”, Dio non si vergogna di essere chiamato il loro
Dio, poiché
ha preparato loro una città.
Gesù disse:
Nessuno che abbia messo la mano all'aratro e poi
volga lo sguardo indietro, è
adatto per il regno di Dio.
(Luca 9:62)
Ci fu un momento, durante il ministerio di Gesù, che molti cominciarono ad
abbandonarlo a causa della durezza delle Sue Parole, in tale situazione ci
fu questa confessione di Pietro:
D'allora molti de' suoi discepoli si ritrassero indietro e non andavan più
con lui. Perciò
Gesù
disse ai dodici: Non ve ne volete
andare anche voi?
Simon Pietro gli rispose: Signore, a
chi ce ne andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna; e
noi abbiam creduto ed abbiam conosciuto che tu sei il Santo di Dio.
(Giovanni 6:66-69)
La FEDE VIVA, OPERANTE, rende testimonianza di essere ubbidienti a alla
chiamata di Dio…
…nel seguirlo senza fare discussioni, verso il luogo che Lui
conosce ma noi non conosciamo,
per ricevere l’eredità promessa…
…per mezzo della FEDE VIVA, OPERANTE, viviamo in questo mondo da
forestieri, come in terra
straniera, non attaccandoci alle cose che si vedono… …non
considerando questa la nostra patria definitiva (abitando
in tende), perché
aspettiamo la Città dove metteremo radici (le
vere fondamenta) che Dio,
l’Architetto e Costruttore sta preparando per noi:
Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse
che io vado a prepararvi un luogo? Quando
sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di
me, affinché dove sono io, siate anche voi;
(Giovanni 14:2-3)
***
… Per fede Abraamo, quando fu
messo alla prova, offrì Isacco; egli, che aveva ricevuto le promesse, offrì
il suo unigenito.
Eppure Dio gli aveva detto: «È in
Isacco che ti sarà data una discendenza».
Abraamo era persuaso che Dio è potente da risuscitare anche i morti; e
riebbe Isacco come per una specie di risurrezione.
Qui l'autore torna indietro per accennare all'atto supremo di fede compiuto
da Abramo quando Dio lo provò.
Isacco era il figlio unico di Sara e di Abramo.
Su di lui si concentravano l'affetto del padre, le grandi speranze suscitate
dalle promesse divine accolte dal patriarca con allegrezza e con
fede.
Da Isacco, non da Ismaele, doveva originare quella progenie promessa.
Ora quel figlio unigenito
(rifletti bene sul fatto che Abramo aveva anche Isacco, di quattordici anni
più vecchio), oggetto di una promessa,
Dio ordina di sacrificarlo.
La fede d'Abramo dovette passare per una dura prova,
una valle molto oscura, in cui le stelle che avevano guidato la pietà del
patriarca sembravano tutte spegnersi.
Abramo dovette scegliere se attaccarsi alla promessa o a Dio che aveva fatto
la promessa!
Abramo si aggrappa in un supremo sforzo di fede: Dio non può mentire;
quindi, in un modo o nell'altro,
saprà adempiere la sua promessa.
Abramo credette che Dio è potente da ridare anche la vita ad Isacco, come ha
ridonato vigore ai suoi genitori e
riebbe Isacco come per una specie di risurrezione.
Abramo credette che anche la morte non può annullare la fedeltà di Dio!
Dio può risuscitare anche i morti.
Abramo, in cuor suo aveva dato Isacco ormai per morto e nello scioglierlo
dall'altare per riabbracciarlo sano e salvo fu per lui come se Dio glielo
avesse restituito dopo averlo risuscitato dai morti.
La FEDE VIVA, OPERANTE, ci rende capaci di sperare contro speranza… …anche
davanti alle cose a noi più incomprensibili… …ci fidiamo di Dio… …sapendo
che Egli è Fedele
e saprà in qualche modo condurre a termine il Suo Disegno!
***
…Per fede Isacco
benedisse Giacobbe ed Esaù anche
riguardo a cose future.
La benedizione d'Isacco è riferita a quanto scritto in
Genesi 27:27 e seguenti.
Essa concerneva cose future
così nel caso di Giacobbe come in quello di Esaù e
Isacco
benedisse i Suoi figli con parole
di ferma fede.
Per fede
nella rivelazione di Dio, egli le contemplò come
cose certe.
La
sua
fede
gli fece sormontare la sua
naturale predilezione per Esaù e
passare sopra la legge ordinaria di successione per piegarsi al disegno di
Dio.
La FEDE VIVA, OPERANTE, ci rende capaci di sottomettere i nostri pensieri,
le nostre aspettative, i nostri valori di giustizia… …a quelli che Dio ci
insegna.
***
…Per fede Giacobbe, morente,
benedisse ciascuno dei figli di
Giuseppe e adorò appoggiandosi
in cima al suo bastone.
Due atti di fede vengono prescelti nella vita di Giacobbe.
- la benedizione dei figli di Giuseppe:
Israele guardò i figli di Giuseppe e disse: «Questi, chi sono?»
Giuseppe rispose a suo padre: «Sono i miei figli, che Dio mi ha dati qui».
Ed egli disse: «Ti prego, falli avvicinare a me e
io li benedirò».
Gli occhi d'Israele erano annebbiati per l'età e non ci vedeva più.
Giuseppe li fece avvicinare a lui ed egli li baciò e li abbracciò.
Israele disse a Giuseppe: «Io non pensavo più di rivedere il tuo volto ed
ecco che Dio mi ha dato di vedere anche la tua prole».
Giuseppe li allontanò dalle ginocchia di suo padre e si prostrò con la
faccia a terra.
Poi Giuseppe li prese tutti e due: Efraim alla sua destra, alla sinistra
d'Israele, e Manasse alla sua sinistra, alla destra d'Israele, e li fece
avvicinare a lui.
E Israele stese la sua mano destra e la posò sul capo di Efraim, che era il
più giovane, e posò la sua mano sinistra sul capo di Manasse, incrociando le
mani; perché Manasse era il primogenito.
Benedisse Giuseppe e disse: «Il Dio alla cui presenza camminarono i miei
padri Abraamo e Isacco, il Dio che è stato il mio pastore da quando esisto
fino a questo giorno, l'angelo che mi ha liberato da ogni male, benedica
questi ragazzi! Siano chiamati con il mio nome, con il nome dei miei padri,
Abraamo e Isacco, e si moltiplichino abbondantemente sulla terra!»
Quando Giuseppe vide che suo padre posava la mano destra sul capo di Efraim,
ne ebbe dispiacere e prese la mano di suo padre per levarla dal capo di
Efraim e metterla sul capo di Manasse.
Giuseppe disse a suo padre: «Non così, padre mio, perché questo è il
primogenito; metti la tua mano destra sul suo capo».
Ma suo padre rifiutò e disse: «Lo
so, figlio mio, lo so; anch'egli diventerà un popolo; anch'egli sarà grande;
nondimeno il suo fratello più giovane sarà più grande di lui e la sua
discendenza diventerà una moltitudine di nazioni».
In quel giorno li benedisse, dicendo: «Di te si servirà Israele per
benedire, e dirà: "Dio ti faccia simile a Efraim e a Manasse!"»
E mise Efraim prima di Manasse.
(Genesi 48:8-20)
Giacobbe
in questo frangente, come Isacco suo padre,
benedisse i figli di Giuseppe
mirando a cose future che,
per fede contemplò come
cose certe.
La
sua
fede
gli fece, come per Isacco,
sormontare la sua naturale predilezione per Esaù e
passare sopra la legge ordinaria di
successione per piegarsi al disegno di Dio.
- l’adorazione appoggiato in cima al suo bastone:
L’episodio ricordato dovrebbe essere questo:
Giacobbe visse nel paese d'Egitto diciassette anni; la durata della vita di
Giacobbe fu di centoquarantasette anni.
Quando Israele s'avvicinò al giorno della sua morte,
chiamò suo figlio Giuseppe e gli disse: «Ti prego, se ho trovato grazia agli
occhi tuoi, mettimi la tua mano sotto la coscia e usami bontà e fedeltà; non
seppellirmi in Egitto! Ma, quando giacerò con i miei padri,
portami fuori d'Egitto e
seppelliscimi nella loro tomba!»
Egli rispose: «Farò come tu dici». Giacobbe
disse: «Giuramelo». Giuseppe glielo giurò.
Israele, rivolto al capo del letto, adorò.
(Genesi
47:28-31)
Sentendo l'avvicinarsi della morte, Giacobbe chiamò Giuseppe e lo fece
giurare che egli l'avrebbe seppellito in Canaan.
Ottenuto quel giuramento “adorò”,
probabilmente chinato sulla sommità
del suo bastone, di quel bastone
che gli ricordava tutto un passato di peccato, di miseria, di povertà;
ma che gli faceva vedere nello stesso tempo
la fedeltà di Dio e la grandezza
delle benedizioni ricevute e la realtà delle promesse future.
La FEDE VIVA, OPERANTE, ci rende capaci di sottomettere i nostri pensieri,
le nostre aspettative, i nostri valori di giustizia (anche per Giacobbe come
per Isacco)… …a quelli che Dio ci rivela e ci rende capaci di adorare Dio in
punto di morte
per le Promesse che non
vediamo ma sappiamo essere custodite nei cieli per noi, come dice Paolo:
Benedetto sia l'Iddio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, il quale nella
sua gran misericordia ci ha fatti
rinascere, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, ad
una speranza viva in vista di una eredità incorruttibile, immacolata ed
immarcescibile, conservata ne' cieli
per voi, che dalla potenza di
Dio, mediante la fede, siete custoditi per la salvazione che sta per
esser rivelata negli ultimi tempi.
(1 Pietro 1:3-5)
***
…Per fede Giuseppe, quando stava
per morire, ricordò profeticamente
dell'esodo dei figli d'Israele e diede disposizioni circa le sue ossa.
Sebbene ricco e potente in Egitto,
Giuseppe non dimenticò che l'Egitto non era la terra promessa alla progenie
d'Abramo, quindi nelle sue ultime raccomandazioni rivolte ai fratelli
egli profetizza circa l'esodo futuro
dall'Egitto e, come testimonianza
ordina che quando gli israeliti
usciranno d'Egitto, di
portare con loro le sue ossa per
seppellirle nella terra promessa.
Egli dà, le sue disposizioni come se già fossero realtà le cose sperate:
Giuseppe abitò in Egitto con la casa di suo padre; egli visse centodieci
anni.
Giuseppe vide i figli di Efraim, fino alla terza generazione; anche i figli
di Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle sue ginocchia.
Giuseppe disse ai suoi fratelli: «Io
sto per morire, ma Dio per certo vi visiterà e vi farà salire, da questo
paese, nel paese che promise con giuramento ad Abraamo, a Isacco e a
Giacobbe».
Giuseppe fece giurare i figli d'Israele, dicendo: «Dio
per certo vi visiterà; allora portate via da qui le mie ossa».
Poi Giuseppe morì, all'età di centodieci anni; e fu imbalsamato e deposto in
un sarcofago in Egitto.
(Genesi 50:22-26)
La FEDE VIVA, OPERANTE, ci fa vivere le
Promesse
di Dio
con certezza, proprio come
Giuseppe che nella certezza dell’intervento di Dio, diede precise istruzioni
sul come disporre delle sue ossa.
***
Sadrac, Mesac e Abed-Nego risposero al re: «O Nabucodonosor, noi non abbiamo
bisogno di darti risposta su questo punto.
Ma il nostro Dio, che noi serviamo, ha il potere di salvarci e ci libererà
dal fuoco della fornace ardente e dalla tua mano, o re.
Anche se questo non accadesse, sappi, o re, che comunque noi non serviremo i
tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai fatto erigere».
(Daniele 3:16-18)
***
Mosè, nella posizione elevata che egli occupava quale principe adottivo
della reale casa egizia, aveva davanti a se una vita di godimenti e di
splendori, ma questi non
influenzarono la sua fede nel Dio del suo popolo.
Egli preferì dividere la sorte,
anche se tribolata, del popolo di
Dio, ai godimenti passeggeri, di breve durata, che avrebbe potuto avere
rinnegando il suo popolo ed il suo Dio.
Valutò lucidamente
che un tale “godimento passeggero”, non era da paragonare alle benedizioni
che Dio può dare.
L’autore definisce i maltrattamenti che Mosè subì come
gli oltraggi di Cristo ed in
seguito scrive ancora:
Usciamo quindi fuori dall'accampamento
e andiamo a lui portando il suo
obbrobrio.
Perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura.
(Ebrei 13:13-14)
Mosè distolse lo sguardo dalle tribolazioni presenti, per fissarlo sopra la
ricompensa,
sull'avvenire glorioso di santità, di pace, di felicità, assicurato dalle
promesse di Dio.
I suoi occhi pieni di fede contemplavano come fossero già realtà le cose che
la parola di Dio garantisce.
Per la fede il credente può misurare il valore reale delle cose
e prendere quelle supreme risoluzioni che decidono della sorte di una
esistenza.
***
Mosè, nel suo tornare in Egitto… …lo abbandonò, non tornò tremante
alla corte per umiliarsi ed implorare perdono: ma lasciò l'Egitto rendendo
così completa e definitiva la sua rottura col mondo pagano e la sua
solidarietà col popolo di Dio.
Mosè,
nel suo ritorno da condottiero del popolo di Dio,
non temette la collera del re,
perché rimase costante,
come se vedesse colui che è
invisibile.
***
L'aspersione del sangue da spruzzarsi sugli stipiti e sull’architrave delle
porte era atto di fede nella Parola di Dio
che pronunciava la sentenza di morte sul primogenito di ogni famiglia sulla
quale non fosse trovato il segno del sangue.
***
La FEDE VIVA, OPERANTE, non è imitabile da una fede basata solo sul semplice
“gesto ripetuto”...
…come fecero gli egiziani o come facevano i sette figli di Sceva di Efeso:
Or alcuni esorcisti itineranti giudei tentarono anch'essi d'invocare il nome
del Signore Gesù su quelli che avevano degli spiriti maligni, dicendo: «Io
vi scongiuro, per quel Gesù che Paolo annuncia».
Quelli che facevano questo erano sette figli di un certo Sceva, ebreo, capo
sacerdote.
Ma lo spirito maligno rispose loro: «Conosco Gesù, e so chi è Paolo; ma voi
chi siete?»
E l'uomo che aveva lo spirito maligno si scagliò su due di loro; e li trattò
in modo tale che fuggirono da quella casa, nudi e feriti.
(Atti 19:13-16)
***
Gli
israeliti della conquista di Gerico – una fede che vince
Le mura fortificate di Gerico
non caddero per la forza di macchine da guerra (che mancavano agli
Israeliti), ma caddero per la forza
della fede che in quel caso il popolo dimostrò.
***
Contestualmente alla presa di Gerico è ricordato l'esempio di fede dato da
una donna pagana che, avendo udito
parlare di quel che Dio aveva fatto in favore degli Israeliti ed accolse
come amici ed alleati (il greco dice lett. in pace) gli israeliti
mandati a spiare la città.
Raab, per la sua fede fu salva,
a differenza di tutti gli altri abitanti di Gerico che
si erano induriti nella, resistenza
all'Eterno, pur avendo avuto anche loro conoscenza delle opere di Dio.
***
Ci furono donne che riebbero per
risurrezione i loro morti; altri furono torturati perché non accettarono la
loro liberazione, per ottenere una risurrezione migliore; altri furono messi
alla prova con scherni, frustate, anche catene e prigionia.
Furono lapidati, segati, uccisi di spada; andarono attorno coperti di pelli
di pecora e di capra; bisognosi, afflitti, maltrattati (di
loro il mondo non era degno), erranti per deserti, monti, spelonche e
per le grotte della terra.
Di tutti costoro, disprezzati, rifiutati ed odiati dal mondo, il Signore dà
una bellissima definizione:
di loro il mondo non era degno!
***
Esso consiste nel raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose:
tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra.
(Efesini 1:10)
E questo disegno si compirà,
secondo i tempi ed i momenti che il Padre si è riservato per la propria
autorità (cfr Atti 1:7):
Fratelli, non vogliamo che siate nell'ignoranza riguardo a quelli che
dormono,
affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza.
Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per
mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati.
Poiché questo vi diciamo mediante la parola del Signore: che
noi viventi, i quali saremo rimasti
fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono
addormentati; perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo
e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti
in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con
loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre
con il Signore.
Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole.
Quanto poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne
scriva; perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà
come viene un ladro nella notte.
Quando diranno: «Pace e sicurezza», allora una rovina improvvisa verrà loro
addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno.
Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno abbia a
sorprendervi come un ladro; perché voi tutti siete figli di luce e figli del
giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre.
Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri;
poiché quelli che dormono, dormono di notte, e quelli che si ubriacano, lo
fanno di notte.
Ma noi, che siamo del giorno, siamo
sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell'amore e preso per elmo
la speranza della salvezza.
Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del
nostro Signore Gesù Cristo, il quale è morto per noi affinché, sia che
vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.
Perciò, consolatevi a vicenda ed
edificatevi gli uni gli altri, come d'altronde già fate.
(Efesini 4:13 – 5:11)
Il Signore vuole che ci fidiamo ciecamente di Lui, anche se moriremo senza
realizzare visivamente le Sue promesse, dobbiamo credere che sicuramente
Egli le compirà nel modo più Buono Utile Perfetto e Completo.
***
Poiché tutto ciò che fu scritto nel
passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché mediante la pazienza
e la consolazione che ci provengono dalle Scritture,
conserviamo la speranza.
(Romani 15:4)
Quale ricchezza ed efficacia di insegnamenti l'autore della lettera ha
saputo trarre dalla storia biblica?
La fede
che vediamo qui celebrata,
la fede che rende reali le
cose sperate e visibili le invisibili,
ha bisogno di poggiare sopra un
saldo fondamento, la Parola di Dio.
La fede si fonda sempre sulla rivelazione divina,
non su vedute particolari,
l’apostolo Pietro infatti ci conferma che:
Abbiamo
inoltre la parola profetica più
salda: farete bene a prestarle attenzione,
come a una lampada splendente in
luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei
vostri cuori.
Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura
proviene da un'interpretazione personale;
infatti nessuna profezia venne mai
dalla volontà dell'uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio,
perché sospinti dallo Spirito Santo.
(2 Pietro 1:19-21)
…abbiate
fede in Dio, e abbiate fede anche in me!
Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse
che io vado a prepararvi un luogo?
Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò
presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io
vado, sapete anche la via».
(Giovanni 14:1-4)
E noi?
Quello che colpisce è che molti, se non tutti, di questi esempi di fede non
erano persone “perfette”, secondo i parametri che noi utilizziamo per
discriminare:
- Abramo in realtà generò Ismaele prima di Isacco, ma qui l’autore
identifica Isacco come l’unigenito di Abramo;
- Giacobbe era tutto fuorchè un uomo corretto, era uno che se poteva
approfittare… …non perdeva l’occasione;
- Gli israeliti dell’esodo…
- Raab la prostituta (denominata così dall’autore solo per identificarla,
non per ricordare il suo stato di peccato;
- Sansone…
Eppure Dio non ricorda i loro peccati, le loro cadute… …ricorda
la loro fede!
Ecco, i giorni vengono, dice il Signore, che io concluderò con la casa
d'Israele e con la casa di Giuda, in patto nuovo; non come il patto che feci
con i loro padri
nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto;
perché essi non hanno perseverato nel mio patto, e io, a mia volta, non mi
sono curato di loro, dice il Signore.
Questo è il patto che farò con la casa d'Israele dopo quei giorni, dice il
Signore: Io metterò le mie leggi nelle loro menti, le scriverò sui loro
cuori; e sarò il loro Dio,
ed essi saranno il mio popolo.
Nessuno istruirà più il proprio concittadino e nessuno il proprio fratello,
dicendo: "Conosci il Signore!" Perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo
al più grande di loro.
Perché avrò misericordia delle loro
iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati.
(Ebrei 8:8-12)