Per fede Giacobbe, morente,
benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe
e adorò appoggiandosi in cima al suo bastone.
(Ebrei 11:21)
Giacobbe viene presentato dall’autore della lettera agli ebrei come un
esempio di fede; è uno dei patriarchi del popolo di Israele se non il vero
capostipite del popolo, egli stesso fu chiamato da Dio con il nome della sua
discendenza, in un momento particolare della sua storia che influenzò per
sempre il suo “cammino”.
UNA VITA BASATA SULL’INGANNO TRASFORMATA IN UN ESEMPIO DI FEDE
La vita di Giacobbe è stata, fino a quel momento, tutto un tranello per chi
gli era stato accanto, egli aveva vissuto di ambiguità, di sotterfugi:
- dopo aversi fatto vendere da suo fratello Esaù il diritto di primogenitura
per un piatto di lenticchie
- dopo aver preso con l’inganno la benedizione paterna…
…è dovuto fuggire dal suo paese per non subire la vendetta rabbiosa del
fratello defraudato, giunto nel paese di origine della madre Rebecca ed
essere a sua volta stato ingannato per il matrimonio “truffa” con Lea, ed
aver preso in moglie anche la sorella Rachele, Giacobbe si è poi rivalso
ingannando il suocero Labano, dal quale ora scappa nuovamente e si dirige
verso il suo paese di origine, il paese di Canaan…
Ora, nella sua ennesima fuga, è sulla strada del ritorno
pieno di paure, Giacobbe è
letteralmente terrorizzato dal pensiero di dover incontrare nuovamente Esaù,
la sua coscienza non è affatto tranquilla,
egli vede il pericolo dietro ogni
angolo, e non ha torto, viene a conoscenza che suo fratello Esaù, al
quale egli ha inviato una ambasciata mettendo davanti il suoi “beni” e le
sue ricchezze, sta ora marciando contro di lui con quattrocento uomini (cfr
Genesi 32:6).
Nel pieno della sua angoscia Giacobbe prega:
O Dio d'Abraamo mio padre, Dio di mio padre Isacco!
O SIGNORE, che mi dicesti: "Torna al tuo paese, dai tuoi parenti e ti farò
del bene", io sono troppo piccolo per essere degno di tutta la benevolenza
che hai usata e di tutta la fedeltà che hai dimostrata al tuo servo; perché
quando passai questo Giordano
avevo solo il mio bastone, e ora ho due schiere.
Liberami, ti prego, dalle mani di mio fratello, dalle mani di Esaù, perché
io ho paura di lui e temo che venga e mi assalga, non risparmiando né madre
né figli.
Tu dicesti: "Certo, io ti farò del
bene e farò diventare la tua discendenza come la sabbia del mare, tanto
numerosa che non la si può contare".
(Genesi 32:9-12)
In questa preghiera Giacobbe, in qualità di
erede benedetto da suo padre
Isacco, si appropria delle promesse
che Dio aveva fatte ad Abramo e ad Isacco:
Certo, io ti farò del bene e farò diventare la tua discendenza come la
sabbia del mare, tanto numerosa che non la si può contare.
Ma in questa notte di paura ora
confida ancora nelle sue ricchezze, nelle sue due schiere che ha
organizzato per salvarne almeno una, invece di
riconoscere la fedeltà di Dio che si
era dimostrata invece nell’unico bene che lo aveva accompagnato nel suo
viaggio di andata,
un bastone,
il suo bastone.
In quella notte Giacobbe rivive
tutte i suoi inganni, prepara un dono per suo fratello,
sperando di comprarselo ancora una
volta, attraversa di notte il torrente Iabboc…
…e di nuovo notte,
una notte dove rimane solo:
Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino all'apparire dell'alba;
quando quest'uomo vide che non poteva vincerlo, gli toccò la giuntura
dell'anca, e la giuntura dell'anca
di Giacobbe fu slogata, mentre quello lottava con lui.
E l'uomo disse: «Lasciami andare, perché spunta l'alba».
E Giacobbe: «Non ti lascerò
andare prima che tu mi abbia benedetto!»
L'altro gli disse: «Qual è il tuo nome?»
Ed egli rispose: «Giacobbe».
Quello disse: «Il tuo nome non sarà
più Giacobbe, ma Israele, perché
tu hai lottato con Dio e con gli uomini e hai vinto».
Giacobbe gli chiese: «Ti prego, svelami il tuo nome».
Quello rispose: «Perché chiedi il mio nome?»
E lo benedisse lì. Giacobbe chiamò quel luogo Peniel, perché disse: «Ho
visto Dio faccia a faccia e la mia vita è stata risparmiata».
Il sole si levò quando egli ebbe passato Peniel; e
Giacobbe zoppicava dall'anca.
Per questo, fino al giorno d'oggi, gli Israeliti non mangiano il nervo della
coscia che passa per la giuntura dell'anca, perché quell'uomo aveva toccato
la giuntura dell'anca di Giacobbe, al punto del nervo della coscia.
(Genesi 32:24-32)
La Scrittura ci dice che
un uomo lottò con lui fino
all'apparire dell'alba.
E’ una lotta che non finisce mai, solo con un intervento “ingannevole” (la
slogatura dell’anca) Giacobbe è costretto a fermare la lotta, ma
è una slogatura che lo accompagnerà
per tutto il resto della sua vita:
- da quel momento, quel bastone che
fino ad ora aveva rappresentato la fedeltà di Dio che riconosceva solo
davanti ai momenti di estrema difficoltà…
- ora è anche il suo sostegno quotidiano...
Giacobbe rimane zoppo per tutta la vita…
porta i segni evidenti della sua debolezza,
ed il bastone è ora anche il suo
sostegno.
Per Giacobbe in quella notte “cambia tutto”, anche il nome.
Egli non sarà più chiamato “il soppiantatore”
(Giacobbe), ora si chiamerà “l’uomo
che vide Dio” (Israele) oppure “l’uomo
che lottò con Dio e vinse”, per questo
chiama quel luogo “la faccia di Dio”
(Peniel).
La benedizione che ricevette Giacobbe non fu certo una benedizione
“corporale”, da quell’esperienza Giacobbe (che fu dichiarato vincitore) ne
uscì menomato in modo permanente (la
anca irrimediabilmente snodata era il segno esteriore di una sua vita fin
allora zoppicante), ma ne uscì con
il destino cambiato, un nuovo nome, una nuova persona.
***
Il bastone,
tipico “abbigliamento” di chi
è in viaggio e
cammina tanto, di chi fa il
pastore
e
conduce un gregge è un
simbolo che nella Scrittura ci riconduce spesso a personaggi che hanno
affrontato grandi difficoltà e le hanno superate, con
l’aiuto di Dio per compiere
tutto quello che la mano dell’uomo non può fare:
MOSE’ - UNA VITA BASATA SULL’ARROGANZA TRASFORMATA IN UN ESEMPIO DI FEDE
Il Mosè egiziano è un giovane sicuro di sé, eloquente, istruito alla corte
del faraone secondo la più nobile tradizione dell’epoca, quando egli scopre
di essere israelita e vuole con la
sua forza liberare il popolo, combina un guaio, che lo costringe
a fuggire:
In quei giorni, Mosè, già diventato adulto, andò a trovare i suoi fratelli;
notò i lavori di cui erano
gravati e vide un Egiziano che
percoteva uno degli Ebrei suoi fratelli.
Egli volse lo sguardo di qua e di là e, visto che non c'era nessuno,
uccise l'Egiziano e lo nascose nella
sabbia.
Il giorno seguente uscì, vide due Ebrei che litigavano e disse a quello che
aveva torto: «Perché percuoti il tuo compagno?»
Quello rispose: «Chi ti ha costituito principe e giudice sopra di noi? Vuoi
forse uccidermi come uccidesti l'Egiziano?»
Allora Mosè ebbe paura e disse:
«Certo la cosa è nota».
Quando il faraone udì il fatto, cercò di uccidere Mosè, ma
Mosè fuggì dalla presenza del
faraone…
(Esodo 2:11-15)
Ci vogliono quarant’anni di deserto, di vita nomade, per ritrovare
Mosè con un bastone in mano (la
fedeltà di Dio):
Mosè pascolava il gregge
di Ietro suo suocero, sacerdote di Madian, e,
guidando il gregge oltre il
deserto, giunse alla montagna di Dio, a Oreb.
L'angelo del SIGNORE gli apparve in una fiamma di fuoco, in mezzo a un
pruno.
Mosè guardò, ed ecco il pruno era tutto in fiamme, ma non si consumava.
Mosè disse: «Ora voglio andare da quella parte a vedere questa grande
visione e come mai il pruno non si consuma!»
Il SIGNORE vide che egli si era mosso per andare a vedere.
Allora Dio lo chiamò di mezzo al pruno e disse: «Mosè! Mosè!»
Ed egli rispose: «Eccomi».
Dio disse: «Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il
luogo sul quale stai è suolo sacro».
Poi aggiunse: «Io sono il Dio di tuo
padre, il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe».
Mosè allora si nascose la faccia, perché aveva paura di guardare Dio.
Il SIGNORE disse: «Ho visto,
ho visto l'afflizione del mio
popolo che è in Egitto e ho udito il
grido che gli strappano i suoi oppressori; infatti
conosco i suoi affanni.
Sono sceso per liberarlo dalla
mano degli Egiziani e per farlo
salire da quel paese in un paese buono e spazioso,
io ti mando dal faraone perché
tu faccia uscire dall'Egitto il mio popolo, i figli d'Israele».
(tratto da Esodo 3:1-12)
La risposta di Mosè, evidenzia quanto sia “cambiato” quest’uomo:
Mosè disse a Dio: «Chi sono io
per andare dal faraone e far uscire dall'Egitto i figli d'Israele?»
E Dio disse: «Va', perché io sarò
con te. Questo sarà il segno che sono io che ti ho mandato: quando avrai
fatto uscire il popolo dall'Egitto, voi servirete Dio su questo monte».
Mosè disse a Dio: «Ecco, quando sarò andato dai figli d'Israele e avrò detto
loro: "Il Dio dei vostri padri mi ha mandato da voi", se essi dicono: "Qual
è il suo nome?" che cosa risponderò loro?»
Dio disse a Mosè: «Io sono colui che
sono».
Poi disse: «Dirai così ai figli d'Israele: "l'IO
SONO mi ha mandato da voi"».
Dio disse ancora a Mosè: «Dirai così ai figli d'Israele: "Il
SIGNORE, il Dio dei vostri padri, il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio
di Giacobbe mi ha mandato da voi"…
…Io so che il re d'Egitto non vi concederà di andare, se non
forzato da una mano potente.
Io stenderò la mia mano e
colpirò l'Egitto con tutti i miracoli che io farò in mezzo a esso;
dopo questo, vi lascerà andare.
(tratto da Esodo 3:1-20)
Mosè è perplesso, chi mi crederà? La Scrittura non ci nasconde la sua
debolezza, ma ci dice cosa fece Dio per incoraggiare Mosè:
MOSE’ si sente impotente in opere
Mosè rispose e disse: «Ma ecco, essi
non mi crederanno e non ubbidiranno alla mia voce, perché diranno: "Il
SIGNORE non ti è apparso"».
Il SIGNORE gli disse: «Che cos'è
quello che hai in mano?»
Egli rispose: «Un bastone». Il
SIGNORE disse: «Gettalo a terra».
Egli lo gettò a terra ed esso diventò un serpente; Mosè fuggì davanti a
quello.
Allora il SIGNORE disse a Mosè: «Stendi
la tua mano e prendilo per la coda».
Egli stese la mano, lo prese ed esso ritornò un bastone nella sua mano.
«Farai questo», disse il
SIGNORE, «affinché credano che il
SIGNORE, il Dio dei loro padri, il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio
di Giacobbe ti è apparso»
(Esodo 4:1-5)
-
Dio ha messo nelle mani di Mosè il potere su satana
Il SIGNORE gli disse ancora: «Mettiti
la mano nel petto».
Egli si mise la mano nel petto; e, quando la tirò fuori, ecco che la mano
era lebbrosa, bianca come la neve.
Il SIGNORE gli disse: «Rimettiti la mano nel petto».
Egli si rimise la mano nel petto; e, quando la tirò fuori, ecco che era
ritornata come il resto della sua carne.
«Avverrà», disse il SIGNORE, «che, se non ti crederanno e non daranno
ascolto alla testimonianza del primo segno, crederanno a quella del secondo
segno. (Esodo
4:6-8)
-
Dio ha dato a Mosè il potere sulla malattia del peccato
Se non crederanno neppure a questi due segni e non ubbidiranno alla tua
voce, tu prenderai dell'acqua del
Fiume, la verserai sull'asciutto, e l'acqua che avrai presa dal Fiume
diventerà sangue sull'asciutto».
(Esodo 4:9)
-
Dio ha dato a Mosè il potere sulla natura
Mosè disse al SIGNORE: «Ahimè, Signore, io non sono un oratore; non lo ero
in passato e non lo sono da quando tu hai parlato al tuo servo; poiché
io sono lento di parola e di lingua».
Il SIGNORE gli disse: «Chi ha fatto
la bocca dell'uomo? Chi rende muto o sordo o veggente o cieco? Non sono io,
il SIGNORE? Ora dunque va', io sarò con la tua bocca e t'insegnerò quello
che dovrai dire». (Esodo
4:10-12)
-
Dio ha dato a Mosè la Sua Parola
Mosè disse: «Ti prego, Signore,
manda il tuo messaggio per mezzo di chi vorrai!»
Allora l'ira del SIGNORE si accese contro Mosè
ed egli disse: «Non c'è Aaronne tuo fratello, il Levita? Io so che parla
bene.
E, per l'appunto, egli esce a incontrarti; e, quando ti vedrà, si rallegrerà
in cuor suo.
Tu gli parlerai e gli metterai le parole in bocca.
Io sarò con la tua bocca e con la
sua bocca e vi insegnerò quello che dovrete fare.
Egli parlerà per te al popolo; così
ti servirà da bocca e tu sarai per lui come Dio.
Ora prendi in mano questo bastone con il quale farai i prodigi».
(Esodo 4:13-17)
-
Dio ha dato a Mosè la Sua Mano
Mosè dunque
prese sua moglie e i suoi figli, li mise su un asino e
tornò nel paese d'Egitto. Mosè prese
nella sua mano anche il bastone di Dio.
(Esodo 4:20)
IL BASTONE DI DIO NELLE MANI DI MOSE’ DIVENTA LA MANO STESSA DI
DIO!
Mosè quindi parte con la Potenza d Dio rappresentata essenzialmente in due
cose:
- la Parola di Dio (il
messaggio)
- la mano di Dio (il bastone)
E sarà con queste due armi che
libererà il popolo dalla schiavitù
umiliando le divinità egizie:
- per prima cosa dimostrò la
superiorità del potere di Dio sui poteri magici egizi:
Mosè e Aaronne andarono dunque dal faraone e fecero come il SIGNORE aveva
ordinato. Aaronne gettò il suo bastone davanti al faraone e davanti ai suoi
servitori e quello diventò un serpente. Il faraone a sua volta chiamò
i sapienti e gli incantatori; e i
maghi d'Egitto fecero anch'essi la stessa cosa, con le loro arti occulte.
Ognuno di essi gettò il suo bastone e i bastoni divennero serpenti;
ma il bastone d'Aaronne inghiottì i
loro bastoni.
E il cuore del faraone si indurì: non diede ascolto a Mosè e ad Aaronne,
come il SIGNORE aveva detto.
(Esodo 7:10-13)
Poi attraverso le “dieci
piaghe” dimostrò la
superiorità del potere di Dio su tutte le false divinità egizie:
1) l’acqua mutata in sangue,
l’umiliazione del dio Nilo Hapi,
divinità che garantiva la prosperità.
La morte del pesce nel Nilo fu pure un duro
colpo per la religione egiziana, dato che certi tipi di pesce erano venerati
e persino mummificati.
Così dice il SIGNORE: Da
questo saprai che io sono il SIGNORE; ecco,
io percoterò col bastone che
ho in mano le acque che sono nel Fiume, ed esse saranno cambiate in sangue.
I pesci che sono nel Fiume moriranno,
il Fiume sarà inquinato e gli
Egiziani non potranno più bere l'acqua del Fiume"».
Il SIGNORE disse a Mosè: «Di' ad Aaronne: "Prendi
il tuo bastone e stendi la tua mano sulle acque dell'Egitto, sui loro fiumi,
sui loro canali, sui loro stagni e sopra ogni raccolta d'acqua"; essi
diventeranno sangue. Vi sarà sangue in tutto il paese d'Egitto, perfino
nei recipienti di legno e nei recipienti di pietra».
Mosè e Aaronne fecero come il SIGNORE aveva ordinato.
Ed egli alzò il bastone e percosse
le acque che erano nel Fiume sotto gli occhi del faraone e sotto gli
occhi dei suoi servitori; e tutte le acque che erano nel Fiume furono
cambiate in sangue. I pesci che erano nel Fiume morirono e
il Fiume fu inquinato, tanto che
gli Egiziani non potevano più bere
l'acqua del Fiume.
Vi fu sangue in tutto il paese d'Egitto.
Ma i maghi d'Egitto fecero la stessa
cosa con le loro arti occulte, e il cuore del faraone si indurì: egli
non diede ascolto a Mosè e ad Aaronne, come il SIGNORE aveva predetto...
…Passarono sette interi giorni
(segno della perfezione dell’opera
di Dio) dopo che il SIGNORE ebbe
percosso il Fiume. (tratto da Esodo 7:17-25)
2) le rane,
l’umiliazione della dea Heket,
che, secondo gli egizi, donava lo spirito vitale agli esseri umani; essa era
spesso rappresentata come una donna con la testa di rana. Questo simbolismo
nasceva dalla comune associazione delle rane (creature del Nilo) alla
fertilità, nonché era attribuito a lei il potere della “risurrezione”
secondo il concetto egizio:
Poi il SIGNORE disse a Mosè: «Va' dal faraone e digli: "Così
dice il SIGNORE: Lascia
andare il mio popolo perché mi serva. Se rifiuti di lasciarlo andare, ecco,
io colpirò tutta l'estensione del tuo paese col flagello delle rane. Il
Fiume brulicherà di rane, che saliranno ed entreranno nella tua casa, nella
camera dove dormi, sul tuo letto, nelle case dei tuoi servitori, in mezzo al
tuo popolo, nei tuoi forni e nelle tue madie. Le rane saliranno contro di
te, contro il tuo popolo e contro tutti i tuoi servitori"».
Il SIGNORE disse a Mosè: «Di' ad Aaronne: "Stendi
la tua mano con il bastone
sui fiumi, sui canali, sugli stagni e fa' salire le rane sul paese
d'Egitto"».
Allora Aaronne stese la sua mano sulle acque d'Egitto e le rane salirono e
coprirono il paese d'Egitto.
Ma i maghi fecero lo stesso con le
loro arti occulte e fecero salire le rane sul paese d'Egitto.
Allora il faraone chiamò Mosè e Aaronne e disse loro: «Pregate il SIGNORE
perché allontani le rane da me e dal mio popolo e io lascerò andare il
popolo, perché offra sacrifici al SIGNORE».
Mosè disse al faraone: «Fammi l'onore di dirmi per quando io devo chiedere,
nelle mie suppliche per te, per i tuoi servitori e per il tuo popolo, che
vengano sterminate le rane intorno a te e nelle tue case, in modo che ne
rimangano soltanto nel Fiume».
Egli rispose: «Per domani». E Mosè disse: «Sarà fatto come tu dici,
affinché tu sappia che non c'è
nessuno pari al SIGNORE, che è il nostro Dio. Le rane si allontaneranno
da te, dalle tue case, dai tuoi servitori e dal tuo popolo; non ne
rimarranno che nel Fiume».
Mosè e Aaronne si allontanarono dal faraone; Mosè implorò il SIGNORE circa
le rane che aveva inviate contro il faraone.
Il SIGNORE fece quello che Mosè aveva domandato e le rane morirono nelle
case, nei cortili e nei campi. Le radunarono a mucchi e il paese ne fu
inquinato.
Ma quando il faraone vide che c'era
un po' di respiro si ostinò in cuor suo e non diede ascolto a Mosè e ad
Aaronne, come il SIGNORE aveva detto.
(tratto da Esodo 8:1-15)
3) le zanzare,
l’umiliazione del dio
Thot,
signore delle arti magiche, non poté aiutare i maghi egiziani a fare
altrettanto, né tantomeno ad impedirla:
Quindi il SIGNORE disse a Mosè: «Di' ad Aaronne: "Stendi
il tuo bastone, percuoti la polvere della terra ed essa diventerà
zanzare per tutto il paese d'Egitto"».
Essi fecero così. Aaronne stese il braccio con il suo bastone, percosse la
polvere della terra e ne vennero delle zanzare sugli uomini e sugli animali.
Tutta la polvere della terra diventò zanzare per tutto il paese d'Egitto.
I maghi cercarono di fare la stessa cosa con le loro arti occulte per
produrre le zanzare, ma non poterono.
Le zanzare infierivano sugli uomini e sugli animali.
Allora i maghi dissero al faraone: «Questo
è il dito di Dio». Ma il cuore del faraone si indurì e non diede ascolto
a Mosè e ad Aaronne, come il SIGNORE aveva detto.
(Esodo 8:16-19)
4) le mosche velenose, su tutto l’Egitto tranne
che in Gosen, dove dimorava Israele.
Nessun dio fu in grado di impedire ciò, neppure
Ptah, creatore dell’universo e nemmeno
Thot signore delle arti magiche, mentre il Dio di Israele dimostra la
sua potenza nel risparmiare il Suo popolo:
Poi il SIGNORE disse a Mosè: «Àlzati di buon mattino e presèntati al
faraone. Egli uscirà per andare verso l'acqua. Tu gli dirai: "Così
dice il SIGNORE: Lascia
andare il mio popolo, perché mi serva. Perché se non lasci andare il mio
popolo, io manderò su di te, sui tuoi servitori, sul tuo popolo e nelle tue
case, le mosche velenose. Le case
degli Egiziani saranno piene di mosche velenose e il suolo su cui stanno
ne sarà coperto.
Ma in quel giorno io risparmierò la terra di Goscen, dove abita il mio
popolo;
lì non ci saranno mosche, affinché
tu sappia che io, il SIGNORE, sono in mezzo al paese.
Io farò distinzione tra il mio
popolo e il tuo popolo…
…ma anche questa volta il faraone si ostinò in cuor suo e non lasciò andare
il popolo.
(tratto da Esodo 8:20-32)
5) la mortalità del bestiame,
umiliazione della
dea Hathor (la grande vacca celeste)
e del dio Api (il toro), essi
non poterono impedire questa piaga mentre il Dio di Israele dimostra la sua
potenza nel risparmiare il Suo popolo:
Allora il SIGNORE disse a Mosè: «Va' dal faraone e digli: "Così
dice il SIGNORE, il Dio
degli Ebrei: 'Lascia andare il mio popolo, perché mi serva. Se tu rifiuti di
lasciarlo andare e lo trattieni ancora,
la mano del SIGNORE sarà sul tuo
bestiame che è nei campi, sui cavalli, sugli asini, sui cammelli, sui buoi e
sulle pecore; ci sarà una tremenda mortalità. Però
il SIGNORE farà distinzione tra il
bestiame d'Israele e il bestiame d'Egitto; nulla morirà di tutto quello che
appartiene ai figli d'Israele'"».
Il SIGNORE fissò un termine, dicendo: «Domani il SIGNORE farà questo nel
paese».
L'indomani il SIGNORE lo fece e tutto
il bestiame d'Egitto morì; ma del
bestiame dei figli d'Israele non morì neppure un capo… ma il cuore del
faraone rimase ostinato ed egli non lasciò andare il popolo.
(tratto da Esodo 9:1-7)
6) le ulceri, le
divinità sanatrici Thot, Iside e
Ptah furono incapaci di
provvedere aiuto, come anche la dea
Sekhmet che, oltre ad essere un dio del sole, era anche dea delle
epidemie e delle guarigioni):
Il SIGNORE disse a Mosè e ad Aaronne: «Prendete
delle manciate di fuliggine di fornace e Mosè la getti verso il cielo,
sotto gli occhi del faraone.
Essa diventerà una polvere che coprirà tutto il paese d'Egitto e produrrà
ulceri che si trasformeranno in pustole sulle persone e sugli animali in
tutto il paese d'Egitto».
Essi presero dunque della fuliggine di fornace e si presentarono al faraone;
Mosè la gettò verso il cielo ed essa produsse ulceri che si trasformarono in
pustole sulle persone e sugli animali.
I maghi non poterono presentarsi
davanti a Mosè, a causa delle ulceri, perché le ulceri erano sui maghi come
su tutti gli Egiziani.
Ma il SIGNORE indurì il cuore del faraone e questi non diede ascolto a Mosè
e ad Aaronne, come il SIGNORE aveva detto a Mosè.
(Esodo 9:8-12)
7) la grandine e il fuoco,
umiliazione del dio Reshpu che
dirigeva i fulmini, e di Thot
dio della pioggia e del tuono:
Poi il SIGNORE disse a Mosè: «Àlzati di buon mattino, presentati al faraone
e digli: "Così dice il
SIGNORE, il Dio degli Ebrei: Lascia andare il mio popolo, perché mi serva;
poiché questa volta manderò tutte le
mie piaghe sul tuo cuore, sui tuoi servitori e sul tuo popolo, affinché tu
sappia che nessuno è come me su tutta la terra.
Perché se io avessi steso la mia
mano e avessi percosso di peste te e il tuo popolo, tu saresti stato
sterminato dalla terra. Invece io ti ho lasciato vivere per questo: per
mostrarti la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato su tutta la
terra.
Ti opponi ancora al mio popolo per non lasciarlo andare? Ecco, domani verso
quest'ora, io farò cadere una grandine così forte che non ce ne fu mai di
simile in Egitto, dal giorno della sua fondazione, fino ad oggi. Or dunque,
fa' mettere al riparo il tuo bestiame e tutto quello che hai nei campi. La
grandine cadrà su tutta la gente, su tutti gli animali, che si troveranno
nei campi e che non saranno stati raccolti in casa, ed essi moriranno"».
Tra i servitori del faraone, quelli che temettero la parola del SIGNORE
fecero rifugiare nelle case i loro servi e il loro bestiame, ma quelli che
non tennero conto della parola del SIGNORE lasciarono i loro servi e il loro
bestiame nei campi.
Il SIGNORE disse a Mosè: «Stendi la tua mano verso il cielo e cada grandine
su tutto il paese d'Egitto, sulla gente, sugli animali e sopra ogni erba dei
campi, nel paese d'Egitto».
Mosè stese il suo bastone
verso il cielo e il SIGNORE mandò tuoni e grandine, e un fuoco si avventò
sulla terra; il SIGNORE fece piovere grandine sul paese d'Egitto, il cuore
del faraone si indurì ed egli non lasciò andare i figli d'Israele, come il
SIGNORE aveva detto per bocca di Mosè.
(tratto da Esodo 9:13-35)
8) le cavallette,
umiliazione del dio della fertilità
Min, protettore delle messi:
Allora il SIGNORE disse a Mosè: «Va' dal faraone; poiché io ho reso ostinato
il suo cuore e il cuore dei suoi servitori, per fare in mezzo a loro i segni
che vedrai, e perché tu possa
raccontare ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli quello che ho operato in
Egitto e i segni che ho fatti in mezzo a loro. Così saprete che io sono il
SIGNORE».
Mosè e Aaronne andarono dunque dal faraone e gli dissero: «Così
dice il SIGNORE, il Dio
degli Ebrei: "Fino a quando rifiuterai di umiliarti davanti a me? Lascia
andare il mio popolo perché mi serva. Se tu rifiuti di lasciar andare il mio
popolo, domani farò venire le cavallette su tutto il tuo paese. Esse
copriranno la superficie del paese e non si potrà vedere il suolo;
divoreranno il resto che è scampato, ciò che è stato lasciato dalla grandine
e divoreranno ogni albero che cresce nei campi.
Riempiranno le tue case, le case di
tutti i tuoi servitori e le case di tutti gli Egiziani, come né i tuoi
padri né i padri dei tuoi padri videro mai, dal giorno che furono sulla
terra, fino ad oggi"»…
…il SIGNORE disse a Mosè: «Stendi la tua mano sul paese d'Egitto per farvi
venire le cavallette; ed esse salgano sul paese d'Egitto e divorino tutta
l'erba del paese, tutto quello che la grandine ha lasciato». Mosè protese
il suo bastone sul paese
d'Egitto e il SIGNORE fece levare un vento orientale sul paese, tutto quel
giorno e tutta la notte. Quando venne il mattino, il vento orientale aveva
portato le cavallette.
Le cavallette salirono su tutto il paese d'Egitto e si posarono su tutta
l'estensione dell'Egitto... …ma il SIGNORE indurì il cuore del faraone, e
questi non lasciò andare i figli d'Israele.
(tratto da Esodo 10:1-20)
9) le tenebre,
umiliazione di Ra il dio-sole
per eccellenza, sua figlia Sekhmet
(la sua pupilla, un dio solare rappresentata spesso con il sole in testa) e
Horus un dio solare:
Allora il SIGNORE disse a Mosè: «Stendi la tua mano verso il cielo e vi
siano tenebre nel paese d'Egitto, così fitte da potersi toccare».
Mosè stese la sua mano verso il
cielo e per tre giorni ci fu una fitta oscurità in tutto il paese d'Egitto.
Non ci si vedeva più l'un l'altro e per tre giorni nessuno si mosse da dove
stava; ma tutti i figli d'Israele avevano luce nelle loro abitazioni, il
faraone disse a Mosè: «Vattene via da me! Guàrdati bene dal comparire ancora
alla mia presenza, perché il giorno che comparirai alla mia presenza
morirai!»
Mosè rispose: «Hai detto bene; io non comparirò più davanti a te».
(tratto da Esodo 10:21-29)
10) la morte dei primogeniti,
fu la più grande umiliazione per gli dèi e le dee d’Egitto.
I sovrani egiziani si facevano chiamare dèi,
figli di Ra o Amon-Ra.
Si diceva che Ra o Amon-Ra avesse rapporti sessuali con la regina.
Il neonato era dunque considerato un dio incarnato ed era dedicato a Ra o
Amon-Ra presso il tempio.
Perciò la morte del primogenito del faraone fu in effetti la morte di un dio.
Questo di per sé sarebbe stato un duro colpo per la religione d’Egitto, e la
completa impotenza di tutte le divinità fu evidente dalla loro incapacità di
salvare dalla morte i primogeniti degli egiziani:
A mezzanotte, il SIGNORE colpì tutti
i primogeniti nel paese d'Egitto, dal primogenito del faraone che sedeva
sul suo trono al primogenito del carcerato che era in prigione, e tutti i
primogeniti del bestiame.
Il faraone si alzò di notte, egli e tutti i suoi servitori e tutti gli
Egiziani; e vi fu un grande lamento in Egitto, perché non c'era casa dove
non vi fosse un morto.
Egli chiamò Mosè ed Aaronne, di notte, e disse: «Alzatevi, partite di mezzo
al mio popolo, voi e i figli d'Israele. Andate a servire il SIGNORE, come
avete detto.
Prendete le vostre greggi e i vostri armenti, come avete detto; andatevene,
e benedite anche me!»
Gli Egiziani fecero pressione sul popolo per affrettare la sua partenza dal
paese, perché dicevano: «Qui moriamo tutti!»
Il popolo portò via la sua pasta prima che fosse lievitata; avvolse le sue
madie nei suoi vestiti e se le mise sulle spalle.
I figli d'Israele fecero come aveva detto Mosè: domandarono agli Egiziani
oggetti d'argento, oggetti d'oro e vestiti; il SIGNORE fece in modo che il
popolo ottenesse il favore degli Egiziani, i quali gli diedero quanto
domandava. Così spogliarono gli Egiziani.
(Esodo 12:29-36)
Ma una riflessione dobbiamo farla su
come i figli di Israele scamparono alla decima piaga, mangiando la
pasqua, con un particolare che dobbiamo tenere presente:
Il SIGNORE parlò a Mosè e ad Aaronne nel paese d'Egitto, dicendo: «Questo
mese sarà per voi il primo dei mesi: sarà per voi il primo dei mesi
dell'anno. Parlate a tutta la comunità d'Israele e dite: "Il decimo giorno
di questo mese, ognuno prenda un agnello per famiglia, un agnello per casa;
se la casa è troppo poco numerosa per un agnello, se ne prenda uno in comune
con il vicino di casa più prossimo, tenendo conto del numero delle persone.
Voi conterete ogni persona secondo quello che può mangiare dell'agnello. Il
vostro agnello sia senza difetto, maschio, dell'anno; potrete prendere un
agnello o un capretto. Lo serberete fino al quattordicesimo giorno di questo
mese, e tutta la comunità d'Israele, riunita, lo sacrificherà al tramonto.
Poi si prenda del sangue d'agnello e
lo si metta sui due stipiti e sull'architrave della porta delle case dove lo
si mangerà.
Se ne mangi la carne in quella notte; la si mangi arrostita al fuoco, con
pane azzimo e con erbe amare.
Non mangiatelo poco cotto o lessato nell'acqua, ma sia arrostito al fuoco
con la testa, le gambe e le interiora. Non lasciatene avanzo alcuno fino
alla mattina. Quello che sarà rimasto fino alla mattina, bruciatelo con il
fuoco.
Mangiatelo in questa maniera: con i vostri fianchi cinti, con i vostri
calzari ai piedi e con il vostro bastone in mano; e mangiatelo in
fretta: è la Pasqua del SIGNORE.
Quella notte io passerò per il paese d'Egitto, colpirò ogni primogenito nel
paese d'Egitto, tanto degli uomini quanto degli animali, e farò giustizia di
tutti gli dèi d'Egitto. Io sono il SIGNORE.
Il sangue vi servirà di segno sulle case dove sarete; quand'io vedrò il
sangue, passerò oltre, e non vi sarà piaga su di voi per distruggervi,
quando colpirò il paese d'Egitto…
(tratto
da Esodo 12:1-13)
Il bastone
era per gli israeliti di quel momento
il segno dell’autorità divina, e
durante la pasqua dovevano
averlo in mano,
li caratterizzava quali figli di
Israele, pronti a partire all’ordine
di Dio, consci della fedeltà
di Dio e della Sua Potenza!
Il sangue
della vittima garantiva la protezione degli abitanti della casa in quanto
esponeva
sull’architrave
il prezzo del sacrificio già espiato,
erano
ritenuti già morti,
la morte dell’Agnello era messa in
conto come la loro morte, e la
morte non aveva più potere su di loro, proprio come ci insegna Paolo:
Sono stato crocifisso
con Cristo: non sono più io che vivo,
ma Cristo vive in me!
La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il
quale mi ha amato e ha dato se stesso per me.
(Galati 2:20)
Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne
con le sue passioni e i suoi desideri. (Galati
5:24)
Mosè usò ancora
il bastone, quale segno della
autorità di Dio:
- alla roccia di Refidim (Massa e Meriba), luogo dove gli israeliti
tentarono il Signore mormorando
contro di lui:
Poi tutta la comunità dei figli d'Israele partì dal deserto di Sin,
marciando a tappe secondo gli ordini del SIGNORE.
Si accampò a Refidim, ma non c'era acqua da bere per il popolo.
Allora il popolo protestò contro Mosè e disse: «Dacci dell'acqua da bere».
Mosè rispose loro: «Perché protestate contro di me? Perché tentate il
SIGNORE?»
Là il popolo patì la sete e mormorò contro Mosè, dicendo: «Perché ci hai
fatto uscire dall'Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il
nostro bestiame?»
Mosè gridò al SIGNORE, dicendo: «Che cosa devo fare per questo popolo?
Ancora un po', e mi lapideranno».
Allora il SIGNORE disse a Mosè: «Mettiti
di fronte al popolo e prendi con te alcuni degli anziani d'Israele;
prendi anche in mano il bastone
col quale hai percosso il Fiume e va'.
Ecco io starò là davanti a te, sulla
roccia che è in Oreb; tu colpirai la roccia: ne scaturirà dell'acqua e il
popolo berrà».
Mosè fece così in presenza degli anziani d'Israele, e a quel luogo mise il
nome di Massa e Meriba a causa della protesta dei figli d'Israele, e perché
avevano tentato il SIGNORE, dicendo: «Il SIGNORE è in mezzo a noi, sì o no?»
(Esodo 17:1-7)
Nella battaglia contro Amalec:
Allora venne Amalec per combattere contro Israele a Refidim.
E Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci a combattere
contro Amalec; domani io starò sulla
vetta del colle con il bastone di Dio in mano».
Giosuè fece come Mosè gli aveva detto e combatté contro Amalec; e Mosè,
Aaronne e Cur salirono sulla vetta del colle.
E quando Mosè teneva le mani alzate, Israele vinceva; e quando le abbassava,
vinceva Amalec. Ma le mani di Mosè si facevano pesanti. Allora essi presero
una pietra, gliela posero sotto ed egli si sedette; Aaronne e Cur gli
tenevano le mani alzate, uno da una parte e l'altro dall'altra. Così le sue
mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. E Giosuè sconfisse Amalec e
la sua gente passandoli a fil di spada.
Il SIGNORE disse a Mosè: «Scrivi
questo fatto in un libro, perché se ne conservi il ricordo, e fa' sapere
a Giosuè che io cancellerò interamente sotto il cielo la memoria di Amalec».
Allora Mosè costruì un altare che chiamò «il SIGNORE è la mia bandiera»; e
disse: «Una mano s'è alzata contro il trono del SIGNORE, perciò il SIGNORE
farà guerra ad Amalec di generazione in generazione».
(Esodo 17:8-15)
Ma Mosè è anche ricordato per avere
usato questa autorità spirituale in modo improprio:
Or tutta la comunità dei figli d'Israele arrivò al deserto di Sin il primo
mese, e il popolo si fermò a Cades. Là morì e fu sepolta Maria.
Non c'era acqua per la comunità; perciò
ci fu un assembramento contro Mosè e
contro Aaronne.
Il popolo si mise a contestare Mosè, e disse: «Fossimo pur morti quando
morirono i nostri fratelli davanti al SIGNORE! Perché avete condotto
l'assemblea del SIGNORE in questo deserto per morire qui noi e il nostro
bestiame? Perché ci avete fatti salire dall'Egitto per condurci in questo
luogo detestabile? Non è un luogo dove si possa seminare; non ci sono fichi,
né vigne, né melograni e non c'è acqua da bere».
Allora Mosè e Aaronne si allontanarono dall'assemblea per recarsi
all'ingresso della tenda di convegno; si prostrarono con la faccia a terra,
e la gloria del SIGNORE apparve loro.
Il SIGNORE disse a Mosè: «Prendi il bastone;
tu e tuo fratello Aaronne convocate la comunità e parlate a quella roccia,
in loro presenza, ed essa darà la sua acqua; tu farai sgorgare per loro
acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al suo bestiame».
Mosè
dunque prese il bastone
che era davanti al SIGNORE, come il SIGNORE gli aveva comandato.
Mosè e Aaronne convocarono l'assemblea di fronte alla roccia, e Mosè disse
loro: «Ora ascoltate, o ribelli;
faremo uscire per voi acqua da questa roccia?»
E Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il suo bastone due volte,
e ne uscì acqua in abbondanza; e la comunità e il suo bestiame bevvero.
Poi il SIGNORE disse a Mosè e ad Aaronne: «Siccome
non avete avuto fiducia in me per
dare gloria al mio santo nome agli occhi dei figli d'Israele, voi non
condurrete questa assemblea nel paese che io le do».
Queste sono le acque di Meriba dove i figli d'Israele contestarono
il SIGNORE, che
si fece riconoscere come il Santo in mezzo a loro.
(Numeri 20:1-13)
Esasperato dalla ribellione del popolo, Mosè
usa il bastone di Dio in modo
improprio:
- dubita della fedeltà di Dio…
faremo uscire per voi acqua da questa
roccia?
- si attribuisce l’autorità dell’eventuale segno miracoloso,
faremo uscire
per voi acqua da questa roccia?
- percuote la roccia due volte,
percosse
la roccia con
il suo bastone due volte
In questo modo
non ebbe fiducia in Dio e
non diede gloria al Nome Santo di Dio…
pur avendo il bastone di Dio in
mano.
DAVIDE
Un altro esempio che ci mostra come
il bastone sia parte
dell’abbigliamento del combattente
spirituale, lo troviamo quando Davide va incontro al gigante Golia:
Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e
gli fece mettere la corazza.
Poi Davide cinse la spada di Saul sopra la sua armatura e cercò di
camminare, perché non aveva ancora provato; allora disse a Saul: «Non posso
camminare con questa armatura, non ci sono abituato». E se la tolse di
dosso.
Poi prese in mano il suo bastone,
si scelse nel torrente cinque pietre ben lisce, le pose nella sacchetta da
pastore, che gli serviva da bisaccia, e con la fionda in mano si diresse
verso il Filisteo.
Intanto avanzava anche il Filisteo, avvicinandosi sempre più a Davide,
mentre il suo scudiero lo precedeva.
Quando il Filisteo vide Davide, lo disprezzò, perché egli non era che un
ragazzo, biondo e di bell'aspetto. Il Filisteo disse a Davide: «Sono
forse un cane, ché tu vieni contro di me con il bastone?» E
maledisse Davide in nome dei suoi dèi…
(1 Samuele 17:38-43)
Davide anch’esso non rinunciò al
suo bastone per andare
incontro a Golia!
***
CONCLUSIONE
Il bastone è l’esatta misura della potenza di Dio manifestata nell’uomo:
- fa arrivare l’uomo dove non potrebbe arrivare con le sue forze;
- fa compiere all’uomo atti che gli sarebbe impossibile compiere.
Il bastone ci parla della nostra insufficienza e dell’intervento miracoloso
di Dio nella nostra vita:
I suoi discepoli, udito questo, furono sbigottiti e dicevano: «Chi
dunque può essere salvato?» Gesù
fissò lo sguardo su di loro e disse: «Agli
uomini questo è impossibile; ma a Dio ogni cosa è possibile».
(Matteo 19:25-26)
Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù,
perché la legge dello Spirito della
vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte.
Infatti, ciò che era impossibile
alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto;
mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo
del peccato, ha condannato il peccato nella carne,
affinché il comandamento della legge
fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo
Spirito.
(Romani 8:1-4)
C’è solo una cosa che rende ancora
impossibile il compimento
dell’Opera di Dio nel cuore dell’uomo, la mancanza di fede:
Or senza fede è impossibile
piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che
ricompensa tutti quelli che lo cercano.
(Ebrei 11:6)
Il bastone ci parla della nostra debolezza e della forza che abbiamo in Dio,
proprio quando siamo deboli… a volte
noi pensiamo di essere forti, di non avere bisogno del bastone per camminare
in questo mondo da figli di Dio, quasi che dobbiamo testimoniare di noi
stessi,
ma Paolo ci insegna:
Noi infatti non predichiamo noi
stessi, ma Cristo Gesù quale Signore, e quanto a noi ci dichiariamo
vostri servi per amore di Gesù; perché il Dio che disse: «Splenda la luce
fra le tenebre», è quello che
risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della
gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo.
(2 Corinzi 4:5-6)
Bisogna vantarsi?
Non è una cosa buona; tuttavia verrò alle visioni e alle rivelazioni del
Signore.
Conosco un uomo in Cristo che quattordici anni fa (se fu con il corpo non
so, se fu senza il corpo non so, Dio lo sa), fu rapito fino al terzo cielo.
So che quell'uomo (se fu con il corpo o senza il corpo non so, Dio lo sa) fu
rapito in paradiso, e udì parole ineffabili che non è lecito all'uomo di
pronunciare.
Di quel tale mi vanterò; ma di me
stesso non mi vanterò se non delle mie debolezze.
Pur se volessi vantarmi, non sarei un pazzo, perché direi la verità; ma me
ne astengo, perché nessuno mi stimi oltre quello che mi vede essere, o sente
da me.
E perché io non avessi a insuperbire per l'eccellenza delle rivelazioni, mi
è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per
schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca.
Tre volte ho pregato il Signore perché l'allontanasse da me; ed egli mi ha
detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta
nella debolezza».
Perciò molto volentieri mi vanterò
piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me.
Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in
persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché,
quando sono debole, allora sono
forte.
(2 Corinzi 12:1-10)
Il mondo non deve vedere la nostra gloria, deve vedere la Gloria di Dio.
Alla luce di quanto visto fin ora, torniamo a considerare Giacobbe che
adorò appoggiandosi in cima al suo
bastone (cfr Ebrei 11:21).
Quel
bastone nelle mani tremanti
di Giacobbe testimonia:
- la sua debolezza umana, il suo
“zoppicare” ed il bisogno del sostegno di Dio
- la fedeltà di Dio che nella Sua
Potenza lo aveva accompagnato in tutto il suo pellegrinare
- la fedeltà di Dio che nella Sua
Potenza lo aveva sostenuto nella sua infermità
- la fedeltà di Dio che nella Sua
Potenza aveva preservata la sua progenie promessa (stava benedicendo i
suoi figli)
- la fedeltà di Dio che nella Sua Bontà mostrava ancora la sua benevolenza
Con questi pensieri ora Giacobbe
adora Dio appoggiandosi in cima al
suo bastone…
…impariamo anche noi ad
adorare Dio, nella nostra
debolezza
appoggiandoci alla cima del bastone
di Dio!