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"Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne,

non abita alcun bene;

poiché in me si trova il volere,

ma il modo di compiere il bene, no.

Infatti il bene che voglio, non lo faccio;

 ma il male che non voglio, quello faccio.

Ora, se io faccio ciò che non voglio,

non sono più io che lo compio,

ma è il peccato che abita in me.

Mi trovo dunque sotto questa legge:

quando voglio fare il bene, il male si trova in me."

Romani 7:18-21

 

Una legge pesante

Il brano che abbiamo appena letto descrive in modo semplice, ma molto chiaro, la situazione in cui tutti gli uomini si trovano: la legge del peccato.

Io credo che ognuno di noi desidera profondamente fare il bene, se ha avuto un’educazione nella norma, e se ha avuto dei genitori che gli hanno insegnato la differenza tra il male e il bene. Questo desiderio positivo di fare il bene ci spinge ad agire alla ricerca del lato migliore delle cose, alla ricerca della felicità, della pace, della giustizia. Tuttavia, il risultato è disastroso! La situazione della nostra società lo dimostra e la progressione continua verso il disordine e l’ingiustizia lo confermano giorno dopo giorno.

Perché questa tendenza negativa, quando tutto in noi desidera una tendenza positiva? Paolo ce lo spiega: "Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me." L’uomo naturale non riesce a fare il bene, perché è dominato da una forza molto potente, la forza del peccato che gli impedisce di andare nella direzione in cui vorrebbe.

Paolo esordisce con una constatazione quanto mai tragica: "Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene". E Paolo in questo momento vuole dimostrare che tutti gli uomini sono così, cioè sono sottoposti ad una legge di peccato che li rende schiavi: "Io sono carnale, venduto schiavo al peccato." (v.14)

Egli si sente costretto ad agire secondo una volontà che non è la sua e che lo trascina a fare cose che non vorrebbe, in situazioni in cui non vorrebbe mai trovarsi: "Poiché, ciò che faccio, io non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio." (v.15)

 

Carissimo/a,

provi anche tu questi sentimenti? Ti senti afflitto da questa schiavitù che impedisce a te stesso di dare alla tua vita la svolta che tu vorresti? Provi una sensazione di impotenza, una frustrazione continua, che ti fa spesso gettare la spugna, quando invece vorresti continuare a lottare?

L’ammissione di questa schiavitù è il primo gesto da compiere: devi ammettere a te stesso, e davanti a Dio, di essere un peccatore e di non riuscire a compiere alcunché di bene. Devi fare come Paolo, cioè devi fare un’analisi dei tuoi desideri, che si oppongono ai risultati ottenuti; da questo bilancio, devi arrivare ad ammettere la tua incapacità a fare il bene.

E poi devi trovare la soluzione che Paolo ti suggerisce: "Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore." (Romani 7:24-25) Che sollievo sapere che Dio ha già preparato una soluzione: tutto è stato compiuto da Gesù Cristo, che ha ottenuto per noi la vittoria sul peccato e sulla morte.

"Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte." (Romani 8:1-2)

Tu mi dirai ora: "Cosa devo fare?" Dopo aver ammesso di essere incapace a fare il bene, devi chiedere a Cristo di sottrarti alla condanna che grava su te, e di liberarti dalla legge del peccato e della morte. La Sua nuova vita, che Lui è pronto a donarti, produrrà in te progressivamente quelle opere buone di cui prima eri incapace e farà di te un uomo/una donna vittoriosi nella vita.

Vuoi farlo subito?

 

Claudia Guiati