CONOSCERE BENE PER CAMMINARE DEGNAMENTE

 

 

LA CHIAMATA DELLA CHIESA

IL MISTERO DI DIO E IL COMPITO MERAVIGLIOSO DELLA CHIESA

 

 

 Per questo motivo io, Paolo, il prigioniero di Cristo Gesù per voi stranieri... 

Senza dubbio avete udito parlare della dispensazione della grazia di Dio affidatami per voi; come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui più sopra vi ho scritto in poche parole; leggendole, potrete capire la conoscenza che io ho del mistero di Cristo. 

Nelle altre epoche non fu concesso ai figli degli uomini di conoscere questo mistero, così come ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi apostoli e profeti di lui; vale a dire che gli stranieri sono eredi con noi, membra con noi di un medesimo corpo e con noi partecipi della promessa fatta in Cristo Gesù mediante il vangelo, di cui io sono diventato servitore secondo il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù della sua potenza. 

A me, dico, che sono il minimo fra tutti i santi, è stata data questa grazia di annunciare agli stranieri le insondabili ricchezze di Cristo e di manifestare a tutti quale sia il piano seguito da Dio riguardo al mistero che è stato fin dalle più remote età nascosto in Dio, il Creatore di tutte le cose; affinché i principati e le potenze nei luoghi celesti conoscano oggi, per mezzo della chiesa, la infinitamente varia sapienza di  Dio, secondo il disegno eterno che egli ha attuato mediante il nostro Signore, Cristo Gesù; nel quale abbiamo la libertà di accostarci a Dio, con piena fiducia, mediante la fede in lui.

Vi chiedo quindi di non scoraggiarvi a motivo delle tribolazioni che io soffro per voi, poiché esse sono la vostra gloria.

 

***

 Abbiamo visto fin ora come Paolo, scrivendo ai santi e ai fedeli che sono in Efeso, abbia voluto incoraggiarli ricordando loro quali sono le benedizioni spirituali in Cristo delle quali sono stati fatti partecipi avendo ascoltato la Parola della Verità, il Vangelo, e avendo creduto in Cristo, e di come la caparra dello Spirito Santo sia la garanzia dell’eredità conservata nei cieli.

Abbiamo inoltre visto come abbia a cuore la loro crescita verso una conoscenza sempre più completa della Speranza alla quale sono stati chiamati, del valore dell’eredità riservata loro e della Potenza di Dio verso i credenti.

Abbiamo ancora visto come questo debba portare il credente a considerare la propria posizione personale, come soggetto destinatario individuale della Grazia di Dio.

Avendo prima spiegato il mistero dell’unione spirituale dei giudei e dei pagani entrambi convertiti in un unico corpo (la Chiesa) e sotto un unico Spirito, Paolo era sul punto di offrire una preghiera per questi fratelli (cfr Efesini 3:14), ma si ferma un istante e si dilunga sul soggetto del mistero di Cristo.

 

Egli approfondisce qui questo mistero e la sua responsabilità di amministrarlo senza scoraggiarsi.

Quando usiamo la parola “mistero”, normalmente noi pensiamo a qualcosa di incomprensibile e inspiegabile, ma nella lettera agli Efesini (e in generale nelle lettere di Paolo), questa parola non è usata in questo modo.

Per l’apostolo Paolo il mistero è qualcosa che è rimasto segreto e sconosciuto solo per un certo tempo, ma l’intenzione di Dio è quella di rivelarlo a qualcuno con lo scopo che quest’ultimo lo proclami poi agli altri, ed in questi versi Paolo attesta di aver ricevuto una rivelazione particolare e specifica circa il mistero di Cristo, il mistero del Messia.

 A cosa si riferisce?

Certamente il Messia non era un mistero, nel passato molti profeti ne avevano parlato in qualche modo ma Paolo e gli altri apostoli avevano ricevuto una luce particolare sul modo in cui il Messia sarebbe stato di benedizione a tutti i popoli.

 

In questo brano possiamo trovare:

1)              La spiegazione del mistero

2)              La consapevolezza di Paolo inerente la sua funzione nel corpo di Cristo

3)              La consapevolezza di Paolo della funzione della Chiesa nel tempo presente

4)              La corretta visione della sofferenza derivante dalla persecuzione

 

***

1)              La spiegazione del mistero

 

Nelle pagine del cosiddetto “Antico Testamento”, ovvero dagli scritti di Mosè ai salmi e agli scritti profetici, ci sono molte indicazioni riguardanti il Messia ma dobbiamo ammettere che molte cose non erano semplici da capire e in effetti avevano costituito un mistero fino a quel punto…

…non era semplice comprendere in quale modo Gesù avrebbe potuto essere contemporaneamente il Servo sofferente e il Re Messia glorioso che vive per sempre; solo dopo la risurrezione di Gesù le cose erano diventate più comprensibili agli apostoli a tal proposito.

…benché la legge prevedesse l’accoglienza e l’inclusione per lo straniero che volesse unirsi al popolo di Israele (Nu 15:15), non era chiaro per i discepoli, fino ad un certo punto, il fatto che gli stranieri dovessero essere accolti senza circoncisione, ovvero senza entrare formalmente a far parte del popolo di Israele (lo fu rivelato a Pietro e fu oggetto di ampie discussioni (cfr Atti 15).

…che il Dio di Israele fosse il Dio di tutti i popoli è chiaro fin dalle prime pagine della Bibbia, ma solo con la discesa dello Spirito Santo era stato rivelato nei dettagli il mistero della sua volontà, il modo che Egli aveva stabilito per redimere l’umanità intera. 

Paolo (con gli apostoli tutti) era quindi stato scelto dallo Spirito Santo come apostolo di questa particolare rivelazione, inviato da Dio stesso con lo scopo preciso di rivelare questo mistero, per spiegare che gli stranieri erano eredi con gli ebrei, membra di un medesimo corpo e partecipi della promessa fatta nel Messia Gesù; la Buona Notizia rivolta ad Israele estendeva i suoi effetti anche alle altre nazioni grazie all’opera di Gesù sulla croce!

E Paolo era fiero del compito che Dio gli aveva affidato come suo servitore, amministratore e proclamatore della grazia di Dio tra gli stranieri.

Anche se nel momento in cui scrive questa lettera Paolo si trovava in prigione a causa di quel servizio, le sue parole confermano quanto si sentisse privilegiato nel servire Dio, in quanto quel servizio era un dono della sua grazia, e Dio lo stava sostenendo con la sua potenza per svolgerlo nel migliore dei modi; come poteva essere?

 Perché aveva una conoscenza profonda della volontà di Dio!

Questo gli permetteva di camminare degnamente!

 

***

Per questo motivo (l’annuncio del mistero) io, Paolo, il prigioniero di Cristo Gesù per voi stranieri... 

 

…Per questo motivo…

Il motivo al quale Paolo fa riferimento è descritto negli ultimi versi del capitolo 2:

Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio.

Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l'edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore.

In lui voi pure entrate a far parte dell'edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito. (Efesini 2:19-22)

 

Questo motivo fa espresso riferimento al misterioso disegno di Dio descritto nel paragrafo precedente, consistente nell’opera di riconciliazione di questi due popoli in un unico nuovo popolo di Dio, secondo il quale è stato abbattuto il muro di separazione ed abolito, nel corpo terreno di Gesù Cristo, la causa dell’inimicizia; l’apostolo ricorda qui la funzione che egli stesso ha avuta in questa Opera Buona.

Ed in questa unione non ci sono più “persone estranee”, stranieri, ospiti, tutti insieme, come una sola famiglia, abitano la città celeste.

Perché tutti quanti insieme sono stati edificati sul fondamento degli apostoli (il Nuovo Patto) e dei profeti (l’Antico Patto), essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, Colui che ha portato avanti e compiuto questo meraviglioso Disegno benevolo.

Oggi, tutti insieme, come Chiesa, l'edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore e tutti insieme (giudei e gentili in Cristo) entrano a far parte dell'edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito.

Ed è con profondo vanto e al tempo stesso con profonda umiltà (perchè attribuisce a Dio solo la gloria di un compito così alto ed è per questo che si tratta di un Opera Buona preparata da Dio stesso che l’apostolo, nella Sua Nuova Creazione sta praticando), che l'apostolo parla del suo ministero del quale egli è stato preparato ed incaricato da Dio nella Sua Grazia.

 

Paolo, dichiara qui che la missione affidatagli direttamente da Dio è quella di rendersi l'araldo ufficiale di una verità prima non rivelata, ma nello stesso tempo eterna quanto è eterno il decreto di Dio di salvare gli uomini per mezzo di Cristo.

Questo compito glorioso e particolarmente potente, non può essere ignorato da satana e da coloro che egli influenza, per questo Paolo si dichiara (in questa battaglia) prigioniero di Cristo Gesù per voi stranieri.

 

…prigioniero di Cristo Gesù…

Paolo si è spesso definito in questo modo, in particolare in alcune delle ultime lettere scritte proprio dal carcere:

  Io dunque, il prigioniero del Signore… (Efesini 4:1)

Non aver dunque vergogna della testimonianza del nostro Signore, né di me, suo carcerato; ma soffri anche tu per il vangelo, sorretto dalla potenza di Dio. (2 Timoteo 1:8)

Perciò, pur avendo molta libertà in Cristo di comandarti quello che conviene fare, preferisco fare appello al tuo amore, semplicemente come Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù; (Filemone 8-9)

 

Paolo non è un prigioniero di Cesare, ma un prigioniero di Cristo; in quanto non è per avere violato le leggi dell'impero romano che egli si trova in carcere, ma per avere adempiuto la missione che Cristo gli ha affidata e per l’opposizione a questa che ha personalmente riscontrata nel mondo che si oppone a Dio in tutta la sua dimensione, dai giudei ai pagani.

 

…per voi stranieri... 

Quello che esponeva l'apostolo ai giudei (che aizzavano e davano ampio spazio di manovra al potere temporale dei pagani con la persecuzione e che l'aveva ora costretto in carcere), non era la sua “vaga predicazione”, ma era la sua predicazione della rivelazione della Giustizia di Dio in Cristo agli stranieri:

 

«Fratelli e padri, ascoltate ciò che ora vi dico a mia difesa».

Quand'ebbero udito che egli parlava loro in lingua ebraica, fecero ancor più silenzio.

Poi disse: «Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma allevato in questa città, educato ai piedi di Gamaliele nella rigida osservanza della legge dei padri; sono stato zelante per la causa di Dio, come voi tutti siete oggi; perseguitai a morte questa Via, legando e mettendo in prigione uomini e donne, come me ne sono testimoni il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani; avute da loro delle lettere per i fratelli, mi recavo a Damasco per condurre legati a Gerusalemme anche quelli che erano là, perché fossero puniti.

Mentre ero per strada e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, improvvisamente dal cielo mi sfolgorò intorno una gran luce. 

Caddi a terra e udii una voce che mi disse: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?" 

Io risposi: "Chi sei, Signore?" Ed egli mi disse: "Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti". 

Coloro che erano con me videro sì la luce, ma non intesero la voce di colui che mi parlava. 

Allora dissi: "Signore, che devo fare?" E il Signore mi disse: "Àlzati, va' a Damasco, e là ti saranno dette tutte le cose che ti è ordinato di fare". 

E siccome non ci vedevo più a causa del fulgore di quella luce, fui condotto per mano da quelli che erano con me; e, così, giunsi a Damasco.

Un certo Anania, uomo pio secondo la legge, al quale tutti i Giudei che abitavano là rendevano buona testimonianza, venne da me, e, accostatosi, mi disse: "Fratello Saulo, ricupera la vista". E in quell'istante riebbi la vista e lo guardai. Egli soggiunse: "Il Dio dei nostri padri ti ha destinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua bocca. Perché tu gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai viste e udite. E ora, perché indugi? Àlzati, sii battezzato e lavato dei tuoi peccati, invocando il suo nome".

Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio fui rapito in estasi, e vidi Gesù che mi diceva: "Affrèttati, esci presto da Gerusalemme, perché essi non riceveranno la tua testimonianza su di me".

E io dissi: "Signore, essi sanno che io incarceravo e flagellavo nelle sinagoghe quelli che credevano in te; quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anch'io ero presente e approvavo, e custodivo i vestiti di coloro che lo uccidevano". 

Ma egli mi disse: "Va' perché io ti manderò lontano, tra i popoli"».

Lo ascoltarono fino a questa parola; poi alzarono la voce, dicendo: «Togli via dal mondo un uomo simile; perché non è degno di vivere». (Atti 22:1-22)

 

***

2)              La consapevolezza di Paolo inerente la sua funzione nel corpo di Cristo

 

Senza dubbio avete udito parlare della dispensazione della grazia di Dio affidatami per voi; come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui più sopra vi ho scritto in poche parole; leggendole, potrete capire la conoscenza che io ho del mistero di Cristo. 

Nelle altre epoche non fu concesso ai figli degli uomini di conoscere questo mistero, così come ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi apostoli e profeti di lui; vale a dire che gli stranieri sono eredi con noi, membra con noi di un medesimo corpo e con noi partecipi della promessa fatta in Cristo Gesù mediante il vangelo, di cui io sono diventato servitore secondo il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù della sua potenza. 

Paolo sta scrivendo ad una chiesa che lui stesso ha in qualche modo “fondata”, i quali anziani ha convocato a Mileto per l’ultimo saluto (cfr Atti 20:17-38), ma sono passati diversi anni, sicuramente la chiesa locale è cresciuta e vi sono molti che non hanno conosciuto personalmente l’apostolo, quindi in qualche modo si “ripresenta”.

 

…per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero… (mistero di Cristo)

Il mistero per Paolo è una verità rivelata di quel Disegno divino rimasto nascosto nelle epoche precedenti ed ora realizzato in Cristo e quindi rivelato, concetto che qui sintetizza nuovamente: nelle altre epoche non fu concesso ai figli degli uomini di conoscere questo mistero, così come ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi apostoli e profeti di lui, ovvero che:

 

A) gli stranieri sono eredi con i giudei delle promesse e dei patti (l’eredità incorruttibile, senza macchia ed inalterabile), infatti anche Pietro scriverà:

 

Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile.

Essa è conservata in cielo per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la salvezza che sta per essere rivelata negli ultimi tempi. (1 Pietro 1:3-5)

 

B) gli stranieri sono membra con noi di un medesimo corpo, come ha precedentemente spiegato e come troviamo descritto anche nella prima lettera ai Corinzi:

 

Poiché, come il corpo è uno e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, benché siano molte, formano un solo corpo, così è anche di Cristo. 

Infatti noi tutti siamo stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un solo Spirito.

Infatti il corpo non si compone di un membro solo, ma di molte membra. 

Se il piede dicesse: «Siccome io non sono mano, non sono del corpo», non per questo non sarebbe del corpo. 

Se l'orecchio dicesse: «Siccome io non sono occhio, non sono del corpo», non per questo non sarebbe del corpo. 

Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l'udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l'odorato? Ma ora Dio ha collocato ciascun membro nel corpo, come ha voluto. 

Se tutte le membra fossero un unico membro, dove sarebbe il corpo? 

Ci sono dunque molte membra, ma c'è un unico corpo; l'occhio non può dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né il capo può dire ai piedi: «Non ho bisogno di voi». 

Al contrario, le membra del corpo che sembrano essere più deboli, sono invece necessarie; e quelle parti del corpo che stimiamo essere le meno onorevoli, le circondiamo di maggior onore; le nostre parti indecorose sono trattate con maggior decoro, mentre le parti nostre decorose non ne hanno bisogno; ma Dio ha formato il corpo in modo da dare maggior onore alla parte che ne mancava, perché non ci fosse divisione nel corpo, ma le membra avessero la medesima cura le une per le altre.

Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui.

Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua. (1 Corinzi 12:27)

 

I pagani convertiti a Cristo non sono quindi una “escrescenza” di questo corpo; non ne fanno parte come una “sostanza estranea”; essi ne fanno parte integrante ed a pieno titolo alla pari con i giudei convertiti a Cristo.

 

C) gli stranieri sono e con i giudei partecipi della promessa fatta in Cristo Gesù mediante il vangelo.

Essere partecipi della promessa equivale ad essere incorporati nel numero di quelli ai quali la promessa è stata fatta.

 

…di cui io sono diventato servitore secondo il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù della sua potenza. 

Paolo, come apostolo, non si pavoneggiava nel manto della dignità del ministero; non sfruttava il senso di ammirazione suscitato dagli effetti dei suoi doni miracolosi; egli serviva (letteralmente faceva il diacono), con grande abnegazione, con mirabile slancio e con zelo ardente.

Paolo parla qui di sè come di un servitore (letteralmente “diakonos”), non di schiavo (“doulos”), quindi più propriamente “cameriere” (“servitore alle mense” cfr Atti 6:1-7 o “servitore di tavola” cfr Giovanni 2:5 e 9) o “ministro”, o “servo del Vangelo”.

 

Non si paragona quindi ad un uomo che, fornito di gradi accademici e rivestito di una dignità ecclesiastica, ha legittimo diritto alla considerazione, si definisce un servo, uno che non ha tempo da perdere in solleticamenti dell'io, perché l'amore per le anime lo spinge e la grande idea della Gloria di Dio lo assorbe completamente.

L'assenza di ogni amore per le anime e di ogni ardente preoccupazione per il trionfo del Regno di Dio crea il vuoto nell'anima e nella coscienza del ministro del Vangelo: vuoto che Satana non tarda tentare con quella “boria ecclesiastica”, quella “vana ostentazione di autorità” che è, di fatto, la negazione della Potenza di Dio.

 

Paolo esortava i fratelli ad avere un concetto sobrio di sè stessi:

Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno. 

Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione, così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l'uno dell'altro.

Avendo pertanto doni differenti secondo la grazia che ci è stata concessa, se abbiamo dono di profezia, profetizziamo conformemente alla fede; se di ministero, attendiamo al ministero; se d'insegnamento, all'insegnare; se di esortazione, all'esortare; chi dà, dia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le faccia con gioia. (Romani 12:3-8)

 

Ed egli aveva un concetto di sè molto sobrio:

Poi apparve a Giacomo, poi a tutti gli apostoli; e, ultimo di tutti, apparve anche a me, come all'aborto; perché io sono il minimo degli apostoli, e non sono degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di Dio. 

Ma per la grazia di Dio io sono quello che sono; e la grazia sua verso di me non è stata vana; anzi, ho faticato più di tutti loro; non io però, ma la grazia di Dio che è con me. (1 Corinzi 15:7-10)

 

Paolo sapeva bene che ciò che era lo era in Cristo, per la Grazia di Dio ed in vista della Gloria di Dio, questo era il risultato della Sua potenza.

 

Con questa auto-descrizione Paolo esprime la profonda coscienza che ha della sua missione; l’essere apostolo dei pagani non è “merito o forza sua”; ma egli la deve al potente intervento di quella grazia di Dio che lo ha trasformato:

- da un giudeo ad un cristiano;

- da un bestemmiatore ad un santo;

- da un fariseo ad un apostolo;

- da un persecutore ad un missionario perseguitato.

Proprio con questa coscienza, Paolo da buon “cameriere”, egli serve la dispensazione della Grazia di Dio affidatagli, secondo il mistero ricevuto per rivelazione.

 

***

A me, dico, che sono il minimo fra tutti i santi, è stata data questa grazia di annunciare agli stranieri le insondabili ricchezze di Cristo e di manifestare a tutti quale sia il piano seguito da Dio riguardo al mistero che è stato fin dalle più remote età nascosto in Dio, il Creatore di tutte le cose; affinché i principati e le potenze nei luoghi celesti conoscano oggi, per mezzo della chiesa, la infinitamente varia sapienza di Dio, secondo il disegno eterno che egli ha attuato mediante il nostro Signore, Cristo Gesù; nel quale abbiamo la libertà di accostarci a Dio, con piena fiducia, mediante la fede in lui.

 

…il minimo fra tutti i santi, è stata data questa grazia di annunciare agli stranieri le insondabili ricchezze di Cristo e di manifestare a tutti quale sia il piano seguito da Dio riguardo al mistero che è stato fin dalle più remote età nascosto in Dio…

Come abbiamo già potuto apprezzare nelle parole scritte ai Corinzi, Paolo ha un concetto molto sobrio di sé, non si tratta qui di parole condite di falsa modestia; si tratta invece di piena coscienza dell’Opera potente che Dio ha compiuta in lui!

Paolo sa di non avere alcun merito, descrive infatti se stesso come il minimo tra i santi, il minimo tra coloro che hanno fede e appartengono a Dio, ma sa che Dio, per sua sola grazia, gli ha concesso quel privilegio, un tale privilegio che persino le tribolazioni che sta soffrendo passano in secondo piano, anzi, egli stesso esorta i suoi lettori a considerare tali tribolazioni come una gloria.

Ma non possiamo e non dobbiamo assolutamente ignorare come questa consapevolezza di Paolo sia il motore della sua determinazione, egli non si sente “il più grande dei santi”, egli si sente “il minimo fra tutti i santi”; perché sa quanto grande fosse il suo peccato davanti a Dio e quanto “miracolosa” fosse la sua trasformazione, come descrive mirabilmente nella sua lettera a Timoteo, dove mette in risalto la forza che Dio gli ha dato e dà gloria a Dio per questo:

 

Io ringrazio colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù, nostro Signore, per avermi stimato degno della sua fiducia, ponendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento; ma misericordia mi è stata usata, perché agivo per ignoranza nella mia incredulità; e la grazia del Signore nostro è sovrabbondata con la fede e con l'amore che è in Cristo Gesù.

Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo.

Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo dimostrasse in me, per primo, tutta la sua pazienza, e io servissi di esempio a quanti in seguito avrebbero creduto in lui per avere vita eterna.

Al Re eterno, immortale, invisibile, all'unico Dio, siano onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen. (1 Timoteo 1:12-17)

 

Questa profonda gratitudine fa di Paolo un servo, niente più che un servo; un servo che sa di non avere nemmeno il diritto di vivere o morire:

  Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno.

Ma se il vivere nella carne porta frutto all'opera mia, non saprei che cosa preferire.

Sono stretto da due lati: da una parte ho il desiderio di partire e di essere con Cristo, perché è molto meglio; ma, dall'altra, il mio rimanere nel corpo è più necessario per voi. (Filippesi 1:21-24)

 

Non c’è spazio quindi nella Chiesa per “protagonisti di sé stessi”, la Chiesa non è il luogo dove realizzarsi dal punto di vista umano e/o professionale, dove imporsi, dove compiacersi delle proprie vittorie personali; la Chiesa è il luogo di servizio in favore dei fratelli.

Questo spiega perché tante volte nella chiesa nascono problemi di natura carnale, lo stesso principio che vale nel singolo, vale anche nella collettività (perché, come conosciamo siamo un corpo unico):

 

Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà.

Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna.

Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo. (Galati 6:7-9)

 

3)              La consapevolezza di Paolo della funzione della Chiesa nel tempo presente

 

…i principati e le potenze nei luoghi celesti conoscano oggi, per mezzo della chiesa, la infinitamente varia sapienza di Dio, secondo il disegno eterno che egli ha attuato mediante il nostro Signore, Cristo Gesù; nel quale abbiamo la libertà di accostarci a Dio, con piena fiducia, mediante la fede in lui.

Quando pensiamo al servizio spirituale, spesso pensiamo a qualcosa di futuro, proiettato nell’eternità, ma in questo brano Paolo ci parla espressamente di una funzione spirituale della Chiesa estremamente attuale.

Ora possiamo comprendere quale è la funzione della Chiesa oggi; ed in queste parole possiamo iniziare scorgere quanto sia meraviglioso e spettacolare il compito della Chiesa: non solo testimoniare della Grazia di Dio ai peccatori; ma fare conoscere ai principati e le potenze nei luoghi celesti:

 

- la infinitamente varia sapienza di Dio, secondo il disegno eterno che egli ha attuato mediante il nostro Signore, Cristo Gesù;  

- quanto questa infinitamente varia sapienza di Dio sia potente nel renderci liberi di accostarci a Dio, con piena fiducia, mediante la fede in Gesù Cristo

 

Il concetto di “infinitamente varia” ci riporta alla bellezza di un disegno ricamato o alla varietà dei colori; quella svariata ricchezza della nuova relazione fra i credenti giudei e pagani in un unico corpo; quella svariata ricchezza delle nostre vite, tutte diverse tra loro ma unite in Cristo mediante il vincolo del Suo Amore!

La Chiesa ha oggi un importante compito, fare conoscere oggi (non in futuro) la infinitamente varia sapienza di Dio, secondo il disegno eterno che egli ha attuato mediante il nostro Signore, Cristo Gesù; quando ci accostiamo a Dio in libertà e con piena fiducia; ci rendiamo conto di questo?

 

Ogni qual volta che, come Chiesa (oggi):

- rendiamo il nostro culto di adorazione;

- preghiamo insieme;

- condividiamo la Cena del Signore e ricordiamo insieme il Sacrificio espiatorio di Gesù Cristo (atti esteriori), frutto della la nostra stessa comunione costante con Dio garantita dalla presenza in noi dello Spirito Santo (atti interiori);

- pratichiamo quell’Amore fraterno ordinatoci dal Signore e del Quale ci ha lasciato l’Esempio;

 

…noi facciamo conoscere oggi, ai principati e le potenze nei luoghi celesti, la infinitamente varia sapienza di Dio; per questo Paolo dice che durante la cena noi annunciamo:

Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. (1 Corinzi 11:26)

 

Questo interesse da parte del mondo celeste è confermato anche da quello che ci dice Pietro:

Intorno a questa salvezza indagarono e fecero ricerche i profeti, che profetizzarono sulla grazia a voi destinata.

Essi cercavano di sapere l'epoca e le circostanze cui faceva riferimento lo Spirito di Cristo che era in loro, quando anticipatamente testimoniava delle sofferenze di Cristo e delle glorie che dovevano seguirle.

E fu loro rivelato che non per se stessi, ma per voi, amministravano quelle cose che ora vi sono state annunciate da coloro che vi hanno predicato il vangelo, mediante lo Spirito Santo inviato dal cielo: cose nelle quali gli angeli bramano penetrare con i loro sguardi. (1 Pietro 1:10-12)

 

***

4)              La corretta visione della sofferenza derivante dalla persecuzione

 

Vi chiedo quindi di non scoraggiarvi a motivo delle tribolazioni che io soffro per voi, poiché esse sono la vostra gloria.

Davanti:

- a questa meravigliosa rivelazione della funzione della Chiesa;

- alla Gloria della quale la Chiesa risplende;

- alla dignità della Chiesa nella storia dell’Universo terreno e celeste…

 

…vi chiedo quindi (è una conclusione logica, non è una semplice esortazione) di non scoraggiarvi a motivo delle tribolazioni che io soffro per voi, poiché esse sono la vostra gloria.

Il mondo perseguita la Chiesa perché la odia; questa è la dimostrazione evidente che la Chiesa è straniera per il mondo e rappresenta un Regno Celeste, una minaccia per i dominatori di questo mondo; Gesù fu molto chiaro a proposito:

 

Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me.

Se foste del mondo, il mondo amerebbe quello che è suo; poiché non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al mondo, perciò il mondo vi odia.

Ricordatevi della parola che vi ho detta: "Il servo non è più grande del suo signore".

Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.

Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero colpa; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio.

Se non avessi fatto tra di loro le opere che nessun altro ha mai fatte, non avrebbero colpa; ma ora le hanno viste, e hanno odiato me e il Padre mio.

Ma questo è avvenuto affinché sia adempiuta la parola scritta nella loro legge: "Mi hanno odiato senza motivo".

Ma quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli testimonierà di me; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.

Io vi ho detto queste cose, affinché non siate sviati.

Vi espelleranno dalle sinagoghe; anzi, l'ora viene che chiunque vi ucciderà, crederà di rendere un culto a Dio.

Faranno questo perché non hanno conosciuto né il Padre né me.

Ma io vi ho detto queste cose affinché, quando sia giunta l'ora, vi ricordiate che ve le ho dette.  (Giovanni 15:18 / 16:4)

 

Paolo è evidentemente conscio della persecuzione che vive la Chiesa, che la sua stessa prigionia possa essere causa di scoraggiamento per i fratelli; il potente araldo è legato in carcere, dov’è la potenza di Dio?

Paolo non si piange addosso per il suo stato, egli vede “il finale” ed invita i fratelli a fare altrettanto; a Timoteo scriverà:

Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati. (2 Timoteo 3:12)

 

Ha prima insegnato che le buone opere che Dio ha preparate per noi sono finalizzate a manifestare la ricchezza della Grazia di Dio e la Sua Bontà, questa è la Sua Gloria e siccome i fratelli di Efeso sono anch’essi eredi di Dio; queste sono la loro gloria!

Inoltre le afflizioni che toccavano a Paolo toccavano tutto il corpo di Cristo (tutta la Chiesa) e pertanto portavano riconoscimento a tutto il corpo!

…Non solo, Paolo vuole esaltare il valore di questa sua persecuzione, come un esempio per gli altri, affinché sia anche per loro (come è per lui) un onore, una Gloria, esse sono la vostra gloria!

 

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CONCLUSIONE

Paolo, dopo averci rivelato la conoscenza della nostra personale e collettiva posizione in Cristo, vuole ora ricordarci quanto sia fondamentale sapere che non siamo soli nella nostra vocazione, siamo un popolo, Il Popolo di Dio, siamo la Chiesa in costruzione, il tempio di Dio.

I cristiani sono il Tempio di Dio, il corpo di Cristo, la Chiesa, quindi, come un unico corpo, un unico edificio spirituale, sono chiamati a condividere la Gloria ed anche le sofferenze che la producono.

I cristiani, come concittadini del Regno dei cieli, sono chiamati a fissare lo sguardo alle cose che non si vedono, non quindi allo stato di carcerazione di Paolo, alle sofferenze, alle persecuzioni; ma alla Gloria che ciò produce!

 

Paolo aveva già scritto così ai Corinzi:

Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno. 

Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne. (2 Corinzi 4:16-18)

 

La Chiesa è uno splendido “documentario” per l’intero creato, terrestre e celeste!

 

Forse non ce ne rendiamo sufficientemente conto, in fondo molte volte la cosiddetta “chiesa” ha deluso e non si è comportata in maniera da onorare davvero Dio e forse noi stessi siamo stati delusi dalla chiesa, ma in questi versi ciò che viene messo in risalto non è ciò che la chiesa dice o ciò che la chiesa fa, ma ciò che la Chiesa è!

L’esistenza stessa della Chiesa è un miracolo di Dio!

 

Quando Paolo usa il termine “Chiesa”, non intende l’organizzazione religiosa, il luogo dove si svolgono le riunioni; intende il Corpo di Cristo (in senso universale) e la comunità dei riscattati viventi, un insieme di persone di diversa età, diverso ceto sociale e diversa nazionalità, diversa cultura, diverse usanze…

…unite dalla fede in Gesù…

…unite in un unico corpo spirituale, la Sposa di Cristo

…unite in un unico edificio spirituale realizzato per essere un tempio santo e consacrato a Dio…

…unite nella libertà di potersi accostare a Dio con piena fiducia sapendo che Dio ha piacere di incontrarli!

E questo è davvero uno spettacolo meraviglioso!

L’uomo naturale (che si ispira al principi del diavolo, di “colui che divide”) è contemporaneamente vittima e carnefice nel dividere, esaltare le differenze e di usarle per manifestare odio e disprezzo verso il prossimo.

Le differenze culturali, sociali, religiose o etniche sono una scusa per farsi la guerra gli uni con gli altri…

…Ma il mistero di Cristo a cui Paolo si sta riferendo, prevede una redenzione completa dell’uomo per portare l’umanità all’Unità, in Gesù l’uomo spirituale trova il capostipite della razza umana rigenerata da Dio ed in Lui trova l’Unione spirituale con tutti i suoi fratelli con l’obiettivo di vivere, alla fine dei tempi, un mondo che funzioni davvero, un mondo in cui Gesù Cristo regni con giustizia e stabilisca davvero la Pace.

 

A volte pensiamo alla chiesa come un insieme di persone noiose, dedite ad attività religiose di vario tipo…

…ma la chiesa, l’insieme di coloro che hanno riposto la loro fede in Gesù Cristo, nasce per essere l’esempio di una nuova umanità!

…la chiesa, oggi, è la dimostrazione (oggi) di ciò che Dio è in grado di fare, la dimostrazione della Sua grande Sapienza!

Per questi motivi la Chiesa è (oggi) una meraviglia agli occhi del resto del creato e persino, così ci dice Paolo in questi versi, nei confronti delle potenze spirituali che appartengono al mondo invisibile che Paolo chiama “luoghi celesti”, Gesù precisò che l’Unione Spirituale della Chiesa (espressa nell’Amore fraterno) deve essere il nostro distintivo:

Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri. (Giovanni 13:35)

 

La Chiesa (nella sua espressione attuale) è formata da persone tanto diverse tra di loro eppure unite in Gesù da quell’Amore che Gesù (per primo) ha mostrato sulla croce che è l’esempio dell’amore che ogni cristiano deve mostrare verso il suo fratello, verso la sua sorella, il segno che costituisce proprio la più grande testimonianza dell’opera di Gesù, e quando la Chiesa vive davvero tale amore, allora lo spettacolo è davvero meraviglioso.

 

Paolo è conscio di quale privilegio avesse ricevuto da parte di Dio nell’essere l’apostolo di questo mistero ed è fiero di esserne un araldo, un messaggero di Dio, incaricato di svelare agli stranieri il Suo meraviglioso piano, il disegno eterno che il Dio Creatore di tutte le cose aveva stabilito in sé stesso fin dalle più remote età, ovvero quando il pianeta terra non esisteva neanche!

Questo disegno, con la rivelazione di Gesù Cristo, è ora entrato nella sua fase conclusiva; se lo conosciamo bene, camminiamo degnamente!

E camminare degnamente significa discernere come la Chiesa sia un corpo e noi siamo un membro a servizio di questo corpo; non siamo una escrescenza di esso, siamo utili, siamo parte, non possiamo vivere il nostro cristianesimo come se fossimo fuori da questo corpo e cercare di affermarci a livello personale.

Ogni nostro “progresso”, come un membro del corpo che cresce armoniosamente con gli altri membri, partecipa e segue il corpo intero nel suo sviluppo, sarebbe assurdo vedere in un corpo una gamba lunga ed una corta, un orecchio da adulto ed uno rimasto all’epoca della nascita; eppure quando ci comportiamo in modo carnale nella Chiesa rischiamo proprio di voler fare questo; dobbiamo imparare a perdere la nostra identità carnale e ritrovarla come membra di questo splendido corpo spirituale, dando vigore, incoraggiando i nostri fratelli alla crescita; la gloria della Chiesa è la Gloria di Dio e la nostra Gloria!

 

Mettiamo tutto il nostro impegno quindi per potere, con il dono che abbiamo ricevuto da Dio, esaltare la Gloria di Dio per il Suo meraviglioso Disegno davanti a tutto il creato, visibile ed invisibile, terreno e celeste!

Paolo, che conosceva molto bene il suo dono ed il suo mandato (apostolo dei gentili),  ha concluso la sua vita terrena dichiarando:

Il Signore però mi ha assistito e mi ha reso forte, affinché per mezzo mio il messaggio fosse proclamato e lo ascoltassero tutti i pagani… (2 Timoteo 4:17)

 

…Lui ha camminato degnamente; e noi?

 

 Gianni Marinuzzi