
		
CONOSCERE BENE PER CAMMINARE DEGNAMENTE
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	LA condotta nella CHIESA  
	
camminare nell'Amore
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	Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati; e camminate 
	nell'amore come anche Cristo vi ha amati e ha dato se stesso per noi
	in offerta e sacrificio a Dio 
	quale profumo di odore soave.
	
	
	Come si addice ai santi, né fornicazione, né impurità, né avarizia, sia 
	neppure nominata tra di voi; né oscenità, né parole sciocche o volgari, che 
	sono cose sconvenienti; ma piuttosto abbondi il ringraziamento. 
	
	
	Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un 
	idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio. 
	
	
	Nessuno vi seduca con vani ragionamenti; infatti è per queste cose che l'ira 
	di Dio viene sugli uomini ribelli.
	
	
	***
	
	In questo brano Paolo ci esorta a 
	imitare Dio; incredibile!
	
	Eppure questa espressione non 
	dovrebbe stupirci, dovrebbe 
	essere naturale (se abbiamo veramente compreso correttamente ciò che Dio 
	è) volerGli assomigliare!
	
	E Dio stesso ci ha dato l’esempio 
	perfetto da imitare in Gesù Cristo e chi Lo imita correttamente (Paolo 
	stesso da buon imitatore di Gesù Cristo si pone anch’egli come esempio da 
	imitare).
	
	Tale imitazione non deve essere però una “caricatura”, una volgare 
	imitazione di santità rivestendone l’apparenza su un corpo non rigenerato.
	
	La vera imitazione 
	a cui siamo chiamati è 
	il rivestire l’uomo nuovo creato ad 
	immagine di Dio.
	
	
	Ma perché dovremmo
	imitare Dio?
	
	In che cosa dovremmo imitare Dio?
	
	Come si imita Dio in modo 
	pratico?
	
	
	***
	
	
	Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati… 
	
	Paolo ha spiegato come la Chiesa sia 
	il Corpo di Cristo e sia un unico 
	corpo, chiamato 
	a camminare unito, nella santità, e 
	ora nell’amore!
	
	Perché dobbiamo imitare Dio? 
	
	
	La risposta logica e puntuale la riceviamo da Paolo stesso: 
	perché siete figli da lui amati.
	
	Ogni figlio che sa di essere amato
	da suo padre desidera essergli 
	ubbidiente ed ha il padre stesso come esempio, come punto di riferimento per 
	la sua crescita.
	
	
	La 
	imitazione di Dio
	
	nell’amore deve essere 
	conforme al Suo modo di amare:
	
	Voi avete udito che fu detto: "Ama 
	il tuo prossimo e odia il tuo nemico". 
	
	Ma io vi dico: amate i vostri nemici 
	e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre 
	vostro che è nei cieli; poiché egli 
	fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui 
	giusti e sugli ingiusti. 
	
	Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo 
	stesso anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che 
	fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? 
	
	
	Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste. 
	
	
	(Matteo 5:43-48)
	
	
	Reagire 
	contro uno che ci ha procurato del danno
	è umano, non vendicarsi è da
	filosofo; ma
	rispondergli con una benedizione, 
	con amore è divino!
	
	
	Gesù 
	disse:
	
	Perché Dio ha tanto amato il mondo 
	(non solo i credenti),
	che ha dato il suo unigenito Figlio, 
	affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. 
	(Giovanni 3:16)
	
	
	Altra cosa, ancora più “impegnativa” è poi l’amore fraterno (sempre
	
	nell’imitazione di Dio):
	
	
	Se 
	infatti, mentre eravamo nemici, 
	siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più 
	ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. 
	
	
	(Romani 5:10)
	
	
	***
	
	
	…e camminate nell'amore come anche Cristo vi ha amati e ha dato se stesso 
	per noi in offerta e sacrificio a 
	Dio quale profumo di odore soave.
	
	
	…e camminate nell'amore come anche Cristo vi ha amati e ha dato se stesso 
	per noi in offerta e sacrificio a 
	Dio quale profumo di odore soave.  
	
	
	Questa 
	imitazione di Dio non deve 
	essere una imitazione meramente “intellettuale”, deve essere una imitazione 
	materializzata nella condotta, 
	nel cammino, per questo Paolo 
	specifica di 
	camminare nell’amore.
	
	Ma forse non sappiamo come imitare Dio in modo pratico, allora Paolo (a 
	scanso di equivoci filosofici) ci porta l’esempio:
	
	come anche Cristo vi ha amati e ha 
	dato se stesso per noi in offerta 
	e sacrificio a Dio quale profumo di odore soave.
	
	Ma cosa intende specificare Paolo? 
	In che cosa dovremmo imitare Dio?
	
	Per comprenderlo dobbiamo fare riferimento al sacrificio profumato per Dio e 
	in questo contesto Paolo 
	riprende queste espressioni dalla Scrittura dell’’Antico Testamento:
	
	
	Noè 
	costruì un altare al SIGNORE; prese animali puri di ogni specie e uccelli 
	puri di ogni specie e offrì 
	olocausti sull'altare. 
	
	
	Il SIGNORE sentì un odore soave;
	e il SIGNORE disse in cuor suo: «Io 
	non maledirò più la terra a motivo dell'uomo, poiché il cuore dell'uomo 
	concepisce disegni malvagi fin dall'adolescenza; non colpirò più ogni essere 
	vivente come ho fatto. 
	
	Finché la terra durerà, semina e raccolta, freddo e caldo, estate e inverno, 
	giorno e notte, non cesseranno mai». 
	
	(Genesi 8:20-22)
	
	
	Se la sua offerta è un olocausto di bestiame grosso, offrirà un maschio 
	senza difetto: l'offrirà all'ingresso della tenda di convegno, per ottenere 
	il favore del SIGNORE. 
	
	Poserà la mano sulla testa dell'olocausto, e il SIGNORE lo accetterà come 
	espiazione. 
	
	Poi sgozzerà il vitello davanti al SIGNORE e i sacerdoti, figli d'Aaronne, 
	offriranno il sangue e lo spargeranno sull'altare, da ogni lato, 
	all'ingresso della tenda di convegno. 
	
	Poi scuoierà l'olocausto e lo taglierà a pezzi. I figli del sacerdote 
	Aaronne metteranno del fuoco sull'altare e disporranno della legna sul 
	fuoco. Poi i sacerdoti, figli d'Aaronne, disporranno quei pezzi, la testa e 
	il grasso, sulla legna messa sul fuoco che è sull'altare; ma laverà con 
	acqua le interiora e le zampe, e il sacerdote
	farà fumare ogni cosa sull'altare, 
	come olocausto, sacrificio di profumo soave, consumato dal fuoco per il 
	SIGNORE.
	
	Se la sua offerta è un olocausto di bestiame minuto, pecore o capre, offrirà 
	un maschio senza difetto. Lo sgozzerà dal lato settentrionale dell'altare 
	davanti al SIGNORE; i sacerdoti, figli d'Aaronne, ne spargeranno il sangue 
	sull'altare da ogni lato. 
	
	Poi lo taglierà a pezzi e, insieme con la testa e il grasso, il sacerdote li 
	disporrà sulla legna messa sul fuoco sopra l'altare. Ma laverà con acqua le 
	interiora e le zampe; poi il sacerdote offrirà ogni cosa e la brucerà 
	sull'altare. Questo è un olocausto, 
	un sacrificio di profumo soave, consumato dal fuoco per il SIGNORE.
	
	Se la sua offerta al SIGNORE è un olocausto di uccelli, offrirà delle 
	tortore o dei giovani piccioni. Il sacerdote offrirà in sacrificio l'uccello 
	sull'altare, gli staccherà la testa, la brucerà sull'altare, e il sangue 
	sarà fatto colare sopra uno dei lati dell'altare. 
	
	Poi gli toglierà il gozzo con quel che contiene, e lo getterà sul lato 
	orientale dell'altare, nel luogo delle ceneri. Spaccherà quindi l'uccello 
	per le ali, senza però dividerlo in due, e il sacerdote lo brucerà 
	sull'altare, sulla legna messa sopra il fuoco. 
	
	
	Questo è un olocausto, un sacrificio di profumo soave, consumato dal fuoco 
	per il SIGNORE. 
	
	(Levitico 1:3-17)
	
	
	Porterai al SIGNORE l'oblazione fatta di queste cose; sarà presentata al 
	sacerdote, che la porterà sull'altare. 
	
	Il sacerdote preleverà dall'oblazione la parte che dev'essere
	offerta come ricordo e la farà 
	fumare sull'altare. 
	
	
	È un sacrificio di profumo soave, consumato dal fuoco per il SIGNORE. 
	
	Ciò che rimarrà dell'oblazione sarà per Aaronne e per i suoi figli; è cosa 
	santissima tra i sacrifici consumati dal fuoco per il SIGNORE.
	
	Qualunque oblazione offrirete al SIGNORE sarà senza lievito; non farete 
	bruciare nulla che contenga lievito o miele, come sacrificio consumato dal 
	fuoco per il SIGNORE. 
	
	Potrete offrirne al SIGNORE come oblazione di primizie; ma queste offerte 
	non saranno poste sull'altare come offerte di profumo soave. 
	
	(Levitico 2:9-12)
	
	
	Quando uno offrirà un sacrificio di riconoscenza, se offre bestiame grosso, 
	un maschio o una femmina, l'offrirà senza difetto davanti al SIGNORE. 
	
	Poserà la mano sulla testa della sua offerta, la sgozzerà all'ingresso della 
	tenda di convegno e i sacerdoti, figli d'Aaronne, spargeranno il sangue 
	sull'altare da ogni lato. 
	
	Di questo sacrificio di riconoscenza offrirà, come sacrificio consumato dal 
	fuoco per il SIGNORE, il grasso che copre le interiora e tutto il grasso che 
	vi aderisce, i due rognoni, il grasso che c'è sopra e che copre i fianchi, e 
	la rete del fegato, che staccherà vicino ai rognoni. 
	
	I figli d'Aaronne faranno bruciare tutto questo sull'altare sopra 
	l'olocausto, che è sulla legna messa sul fuoco. 
	
	
	Questo è un sacrificio di profumo soave, consumato dal fuoco per il SIGNORE.
	
	
	(Levitico 3:1-5)
	
	
	Ma possiamo comprendere in modo più specifico cosa intendeva
	Paolo, leggendo cosa egli scrive 
	in merito al “profumo 
	di Cristo” nella lettera ai corinzi e nella lettera ai filippesi:
	
	Ma grazie siano rese a Dio che sempre ci fa trionfare in Cristo e che
	per mezzo nostro spande dappertutto 
	il profumo della sua conoscenza. 
	
	
	Noi siamo infatti davanti a Dio il profumo di Cristo 
	fra quelli che sono sulla via della salvezza e fra quelli che sono sulla via 
	della perdizione; per questi, un 
	odore di morte, che conduce a 
	morte; per quelli, un odore di 
	vita, che conduce a vita. 
	
	E chi è sufficiente a queste cose? 
	
	Noi non siamo infatti come quei molti che falsificano la parola di Dio; ma 
	parliamo mossi da sincerità, da parte di Dio, in presenza di Dio, in Cristo.
	
	
	(2 Corinzi 2:14-17)
	
	
	Ora ho ricevuto ogni cosa e sono nell'abbondanza. 
	
	Sono ricolmo di beni, avendo ricevuto da Epafròdito
	quello che mi avete mandato e che è 
	un profumo di odore soave, un sacrificio accetto e gradito a Dio. 
	
	
	(Filippesi 4:18)
	
	
	L'immagine dei “sacrifici offerti 
	come profumo attraverso il fuoco” nacque originalmente dall'idea pagana, 
	il profumo dei sacrifici arsi, dell'incenso e degli squisiti aromi 
	orientali, saliva idealmente fino agli “dèi”, i quali così partecipavano 
	alla “sacra festa”, insieme agli adoratori; d’altronde il primo che offrì 
	sacrifici di questo genere fu il patriarca
	Noè, molto tempo prima della 
	Legge. 
	
	
	L'apostolo non ci sta chiedendo di essere “il sacrificio sostitutivo di 
	quello di Gesù Cristo”, 
	in quanto l’autore della lettera 
	agli ebrei (molto vicino all’apostolo Paolo se non addirittura lui 
	stesso) ci insegna che:
	
	  …Egli 
	ha fatto questo una volta per sempre quando ha offerto se stesso. 
	
	
	(Ebrei 7:27)
	
	…è entrato una volta per sempre nel 
	luogo santissimo, non con sangue di capri e di vitelli, ma
	con il proprio sangue.
	Così ci ha acquistato una redenzione 
	eterna. 
	
	(Ebrei 9:12)
	
	In virtù di questa «volontà» noi 
	siamo stati santificati, mediante
	l'offerta del corpo di Gesù Cristo 
	fatta una volta per sempre. 
	
	(Ebrei 10:10)
	
	
	E pertanto il sacrificio unico ed 
	irripetibile di Gesù Cristo porta con sé l'immagine che “Dio gradì in modo 
	tutto speciale” l'oblazione, il sacrificio che Gesù gli presentò quando 
	diede sè stesso in offerta per noi. 
	
	Qui Paolo presenta invece l’amore di 
	Dio e di Gesù Cristo sotto l'aspetto di una suprema dimostrazione di
	perdono, generosità e rispetto per 
	il prossimo. 
	
	
	Altrove Paolo scrive:
	
	
	Vi esorto 
	dunque, fratelli, per la misericordia di Dio,
	a presentare i vostri corpi in 
	sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto 
	spirituale. 
	
	(Romani 12:1)
	
	Allora in che cosa dobbiamo 
	presentare i nostri corpi in 
	sacrificio vivente, santo, gradito a Dio?
	
	
	***
	
	
	Come si addice ai santi, né fornicazione, né impurità, né avarizia, sia 
	neppure nominata tra di voi; né oscenità, né parole sciocche o volgari, che 
	sono cose sconvenienti; ma piuttosto abbondi il ringraziamento. 
	
	
	Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un 
	idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio.
	
	Se abbiamo compreso il 
	
	perché dovremmo imitare Dio;
	
	
	in che cosa dovremmo imitarLo, 
	ora vogliamo capire 
	
	come si imita Dio in modo pratico, 
	e per fare questo dobbiamo considerare cosa ha Fatto Dio:
	
	Dio ha amato tanto amato il mondo, fino a dare il Suo Unigenito, per 
	salvarlo!
	
	
	Noi non abbiamo il potere di salvare nessuno, 
	ma con la nostra presenza del mondo (come Corpo di Cristo), 
	
	siamo una benedizione per il mondo, 
	e siamo chiamati ad esserlo individualmente.
	
	Gesù 
	ci ricorda quale sia il compito di 
	
	chiunque vuole rappresentarlo:
	
	
	Voi siete il sale della terra; 
	ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? 
	
	Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli 
	uomini. 
	
	
	Voi siete la luce del mondo. 
	
	Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende 
	una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul 
	candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. 
	
	
	Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre 
	buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli. 
	
	
	(Matteo 5:13-16)
	
	Se non saranno i santi a mostrare questo “amore”, chi lo farà?
	
	
	I santi 
	sono chiamati (in qualche modo) a preservare il mondo da tutto ciò che è 
	maligno, innanzitutto non incrementando il male, ma piuttosto diventando 
	fonte di benedizione, portatori di bene, di “civiltà cristiana”, risplendere 
	di Luce, dare sapore.
	
	
	Il fine ultimo dell’uomo
	
	
	santo 
	è descritto nel Salmo 1 e sarà 
	
	
	manifestato nel regno di Dio:
	
	
	Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo 
	frutto nella sua stagione, e il cui fogliame non appassisce; 
	e tutto quello che fa, prospererà.
	
	
	(Salmo 1:3)
	
	Infatti nei 
	
	nuovi cieli e nuova terra 
	troviamo questi 
	
	alberi:
	
	Poi mi mostrò il fiume dell'acqua della vita, limpido come cristallo, che 
	scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. 
	
	In mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume
	stava l'albero della vita. 
	
	Esso dà dodici raccolti all'anno, porta il suo frutto ogni mese e
	le foglie dell'albero sono per la 
	guarigione delle nazioni. 
	
	
	Non ci sarà più nulla di maledetto. 
	
	(Apocalisse 22:1-3)
	
	
	Siamo chiamati 
	ad 
	
	essere portatori di benedizione,
	
	
	proprio come Gesù Cristo, 
	rifiutato da tutti ma portatore di benedizione per tutti, anche nella 
	persecuzione, nelle difficoltà della vita, anche le più estreme. 
	
	
	Paolo 
	ci esorta in tal senso:
	
	  
	
	
	
	Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite.
	
	
	(Romani 12:4)
	
	
	E altresì 
	
	Pietro 
	ci ricorda quale sia la nostra chiamata in questo:
	
	…non rendete male per male, od 
	oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, benedite; poiché a questo siete 
	stati chiamati affinché ereditiate la benedizione. 
	
	(1 Pietro 3:9)
	
	Un esempio opposto di questo atteggiamento, lo possiamo apprezzare quando 
	gli esuli giudei in Babilonia maledicevano coloro che li denigravano, mentre
	
	
	Geremia 
	li aveva esortati a 
	
	cercare il bene 
	nel paese della deportazione:
	
	Così parla il SIGNORE degli eserciti, Dio d'Israele, a tutti i deportati che 
	io ho fatto condurre da Gerusalemme a Babilonia: "Costruite case e 
	abitatele; piantate giardini e mangiatene il frutto; prendete mogli e 
	generate figli e figlie; prendete mogli per i vostri figli, date marito alle 
	vostre figlie perché facciano figli e figlie; moltiplicate là dove siete, e 
	non diminuite. 
	
	
	Cercate il bene della città dove io vi ho fatti deportare, e pregate il 
	SIGNORE per essa; poiché dal bene di questa dipende il vostro bene. 
	
	
	(Geremia 29:4-7)
	
	
	Loro reagirono in un senso opposto (invece di benedire, maledirono):
	
	
	Figlia di Babilonia, che devi essere distrutta, beato chi ti darà la 
	retribuzione del male che ci hai fatto!
	
	
	Beato chi afferrerà i tuoi bambini e li sbatterà contro la roccia! 
	
	
	(Salmo 137:8-9)
	
	
	
	Come si addice ai santi…
	
	Il Corpo di Cristo è santo ed è composto di 
	
	
	santi; 
	
	in quanto tali, 
	
	siamo chiamati a camminare coerentemente (non 
	perché camminando così saremo santi, ma perché 
	
	siamo chiamati a camminare in modo 
	degno della vocazione che ci è stata rivolta!)
	
	Paolo sa che dal momento che il 
	peccato è entrato nel mondo, l’uomo è diventato indipendente da Dio,
	estraneo alla vita di Dio, 
	rinnegando anche i principi morali basilari che Dio ha messo in lui. 
	
	Più l’uomo si è allontanato da Dio e più si è allontanato da quei principi 
	che il divino progettista aveva stabilito per lui. 
	
	Ma Paolo sa anche che Dio è potente da trasformare le vite degli uomini per 
	riportarli al progetto originale e 
	coloro che ripongono la loro fede in lui sono chiamati
	
	santi proprio perché sono
	messi a parte da Dio per
	appartenergli, per essere
	adottati come suoi figli, per 
	essere destinatari della sua eredità, 
	per ricevere vita eterna, per 
	essere testimoni della Luce attraverso il loro essere luce. 
	
	Ma essi (a causa del loro essere carnale)
	possono cadere proprio come 
	chiunque altro ma a differenza 
	dell’incredulo, soffrono nel 
	peccato e desiderano abbandonare 
	questo stato e si 
	impegnano a perseguire una vita di santità, non con le loro forze 
	naturali, ma facendo agire lo 
	Spirito Santo che dimora in loro.
	
	Non è quindi “normale” (per
	
	il santo)
	
	rimanere e perseverare nel peccato 
	perché lo Spirito Santo li illumina e li aiuta a risollevarsi per vivere una 
	vita che onora Dio. 
	
	Infatti, l’azione 
	dello Spirito Santo, man mano che passa il tempo, li spinge a considerare 
	ciò che prima poteva sembrare normale o abituale come qualcosa di estraneo, 
	qualcosa che essi stessi (nel loro 
	rinnovamento della mente) non sopportano più.
	
	Il credente che matura, man mano che si lascia trasformare dalla vita di 
	Cristo in lui, è sempre meno incline a farsi influenzare dai vani 
	ragionamenti di
	
	chi vuole fargli credere che, 
	in fondo, non ci sia nulla di male nel
	
	fornicare un po’, o
	
	nell’essere attaccati al denaro al 
	punto da non essere sensibili ai bisogni del prossimo (in questo 
	senso è proprio vero che il denaro può diventare un idolo!).
	
	Più 
	cresce
	
	verso la perfetta statura di Cristo 
	e più la vita di Dio in lui lo porta 
	ad essere ubbidiente, lo 
	porta ad essere 
	riconoscente verso Dio e lo 
	porta ad annoiarsi di certi modi di 
	fare e di certe compagnie. 
	
	Egli non si comporta così perché si sente obbligato da regole da seguire, ma 
	si comporta così perché vuole godersi la vita nel modo in cui Dio ha 
	progettato che l’uomo debba vivere, in comunione con il suo Creatore. 
	
	Egli è figlio di luce e porta il frutto della luce, ovvero bontà, giustizia 
	e verità, caratteristiche che solo Dio può produrre in noi.
	
	Soffermandoci sulla caratteristica di essere “santi”, 
	Paolo ci sottopone “al negativo” 
	
	cinque modi pratici di amare questo mondo,
	
	
	in imitazione di Dio e di Gesù Cristo:
	
	
	
	1)             
	
	
	
	
	…né fornicazione
	
	La 
	
	fornicazione 
	è’ una delle 
	
	opere della carne, che non erediterà 
	il regno di Dio:
	
	
	Ora le opere della carne sono 
	manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, 
	stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, 
	invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho 
	già detto, vi preavviso: chi fa tali 
	cose non erediterà il regno di 
	Dio. 
	
	(Galati 5:19-21)
	
	
	E 
	
	la Scrittura 
	non ci fa mancare un 
	
	esempio:
	
	…Sodoma 
	e Gomorra e le città vicine, che si abbandonarono, come loro, alla 
	fornicazione 
	e ai vizi contro natura, sono date 
	come esempio, portando la pena di un fuoco eterno. 
	
	(Giuda 7)
	
	
	Ed è una delle cose dalle quali dobbiamo 
	
	
	imparare a separarci 
	(fare morire) 
	
	nella nostra santificazione:
	
	
	Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, 
	impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia, che è idolatria. 
	
	
	(Colossesi 3:8)
	
	Il 
	
	santo, 
	come 
	
	Sale della terra e Luce del mondo, 
	è chiamato ad 
	
	astenersi dalla
	
	
	fornicazione, 
	sembra scontato, ma non lo è e non lo era per 
	
	i greci, che vivevano in mezzo 
	alla 
	
	fornicazione 
	(proprio come oggi noi), ma 
	
	la fornicazione greca 
	aveva anche un qualcosa di “spirituale” (fornicazione 
	sacra)!
	
	Abbiamo in tal senso un triste esempio della 
	
	
	fornicazione spirituale 
	nella lettera alla 
	
	chiesa di Tiatiri:
	
	Ma ho questo contro di te: che tu tolleri
	Iezabel, quella donna che si 
	dice profetessa e insegna e induce i 
	miei servi a commettere fornicazione, e a mangiare carni sacrificate 
	agli idoli. 
	
	Le ho dato tempo perché si ravvedesse, ma
	lei non vuol ravvedersi della sua 
	fornicazione. 
	
	
	Ecco, io la getto sopra un letto di dolore, e metto in una grande 
	tribolazione coloro che commettono adulterio con lei, 
	se non si ravvedono delle opere che ella compie. 
	
	Metterò anche a morte i suoi figli; e tutte le chiese conosceranno che io 
	sono colui che scruta le reni e i 
	cuori, e darò a ciascuno di voi secondo le sue opere. 
	
	Ma agli altri di voi, in Tiatiri, che non professate tale dottrina e non 
	avete conosciuto le profondità di Satana (come le chiamano loro), io dico: 
	Non vi impongo altro peso. 
	
	Soltanto, quello che avete, tenetelo fermamente finché io venga. 
	
	
	(Apocalisse 2:20-25)
	
	Il riferimento a 
	
	
	Iezabel, 
	ci porta all’epoca dei re di Israele al tempo di
	
	Elia, quando all’interno del 
	popolo di Israele veniva tollerata 
	l’idolatria… …in particolare di 
	Baal…
	
	La Scrittura 
	ci insegna anche che la 
	
	fornicazione è un peccato verso il proprio corpo 
	(ed in particolare del 
	
	Corpo di Cristo),
	
	
	Paolo 
	lo insegnò in particolare ai Corinzi (cfr 1 Corinzi 6:18), ma possiamo anche 
	vederlo nella lettera ai Tessalonicesi:
	
	Perché questa è la volontà di Dio:
	che vi santifichiate, che
	vi asteniate dalla fornicazione, 
	che ciascuno di voi sappia possedere 
	il proprio corpo in santità e onore,
	senza abbandonarsi a passioni 
	disordinate come fanno gli stranieri che non conoscono Dio. 
	
	
	(1 Tessalonicesi 4:3-5)
	
	
	Visto che noi conosciamo Dio, la Sua volontà per noi è questa: 
	
	
	camminare in modo degno della vocazione che ci è stata rivolta!
	
	
	
	2)             
	
	
	
	
	…né impurità
	
	Come la fornicazione, anche 
	l’impurità 
	è una delle 
	
	opere della carne, che non erediterà 
	il regno di Dio:
	
	Ora le opere della carne sono 
	manifeste, e sono: fornicazione,
	impurità, dissolutezza, 
	idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, 
	divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le 
	quali, come vi ho già detto, vi preavviso:
	chi fa tali cose
	non erediterà il regno di Dio.
	
	
	(Galati 5:19-21)
	
	
	Ed anch’essa è una delle cose dalle quali dobbiamo 
	
	imparare a separarci 
	(fare morire) nella 
	
	nostra santificazione:
	
	
	Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: 
	
	
	fornicazione, impurità, 
	passioni, desideri cattivi e cupidigia, che è idolatria. 
	
	(Colossesi 3:8)
	
	Il santo, come Sale della terra e Luce del mondo, 
	è chiamato ad 
	
	astenersi dalla
	
	
	impurità.
	
	Mentre la fornicazione è un atto che pregiudica normalmente i rapporti tra 
	individuo e individuo (orizzontali), l’impurità 
	è uno stato che 
	
	pregiudica 
	(in modo temporaneo) 
	
	i rapporti tra l’uomo e Dio 
	(verticali), ma inevitabilmente 
	
	in uno stato di Unità in Cristo 
	(nella Chiesa) 
	
	tutto diventa coinvolgente, 
	proprio come la Legge insegnava nel popolo: 
	
	
	l’impuro doveva essere isolato temporaneamente per non contaminare il 
	popolo.
	
	
	Nella 
	
	Legge, 
	
	Dio aveva provveduto a far conoscere al popolo 
	
	lo stato di impurità 
	e 
	
	cosa rendeva l’uomo impuro:
	
	- 
	
	Un contatto 
	con un corpo morto, con una parte impura (cfr Levitico 5:1-3)
	
	- 
	
	Un cibo 
	(cfr Levitico 11)
	
	- 
	
	Una malattia contagiosa 
	(la lebbra) (cfr Levitico 13)
	
	- 
	
	Una infestazione della casa 
	( per la muffa o dopo la guarigione di lebbra)
	
	(cfr Levitico 14)
	
	- 
	
	Una malattia di tipo sessuale 
	(cfr Levitico 15)
	
	
	E 
	
	i sacerdoti dovevano essere sempre lucidi e attenti in questo:
	
	Tu e i tuoi figli non berrete vino 
	né bevande alcoliche quando entrerete nella tenda di convegno, 
	altrimenti morirete; sarà una legge perenne, di generazione in generazione;
	e questo, perché possiate discernere 
	ciò che è santo da ciò che è profano e ciò che è impuro da ciò che è puro,
	e possiate insegnare ai figli 
	d'Israele tutte le leggi che il SIGNORE ha date loro per mezzo di Mosè. 
	
	
	(Levitico 10:9-11)
	
	
	Noi siamo stati liberati da questa “schiavitù” della Legge, 
	
	Paolo 
	ci conforta dicendoci:
	
	
	Tutto è puro per quelli che sono puri; 
	ma per i contaminati e gli increduli niente è puro; anzi, sia la loro mente 
	sia la loro coscienza sono impure. 
	
	Professano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, essendo 
	abominevoli e ribelli, incapaci di qualsiasi opera buona. 
	
	
	(Tito 1:15-16)
	
	
	Ma proprio perché siamo puri, 
	siamo chiamati a evitare le impurità, non perché camminando così saremo puri 
	ma perché 
	
	siamo chiamati
	
	
	a camminare in modo degno della nostra vocazione!
	
	Paolo 
	da a Timoteo delle utili esortazioni affinchè egli si conservi 
	
	
	puro:
	
	
	  - Circa 
	
	
	l’amministrazione superficiale 
	delle cose spirituali:
	
	
	Non imporre con troppa fretta le mani a nessuno, e non partecipare ai 
	peccati altrui; consèrvati puro. 
	
	(1 Timoteo 5:22)
	
	
	  - Circa 
	
	
	le dispute di parole e le chiacchiere profane:
	
	Ricorda loro queste cose, scongiurandoli davanti a Dio che non facciano
	dispute di parole; esse non 
	servono a niente e conducono alla rovina chi le ascolta. Sfòrzati di 
	presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che 
	non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità. 
	Ma evita le chiacchiere profane…
	
	…In una grande casa non ci sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche 
	vasi di legno e di terra; e gli uni sono destinati a un uso nobile e gli 
	altri a un uso ignobile. 
	
	
	Se dunque uno si conserva puro da quelle cose, sarà un vaso nobile, 
	santificato, utile al servizio del padrone, preparato per ogni opera buona.
	
	
	(tratto da 2 Timoteo 2:14-21)
	
	  
	
	             
	Per questo 
	
	Paolo 
	scrive:
	
	Io voglio dunque che gli uomini preghino in ogni luogo,
	alzando mani pure, senza ira e 
	senza dispute. 
	
	(1 Timoteo 2:8)
	
	
	- Circa 
	
	le passioni giovanili:
	
	Fuggi le passioni giovanili e 
	ricerca la giustizia, la fede, l'amore, la pace con quelli che invocano il 
	Signore con un cuore puro. 
	
	(2 Timoteo 2:22)
	
	Giovanni 
	ci incoraggia in questo aspetto del 
	
	
	nostro cammino, 
	facendoci riflettere 
	
	sull’Amore ricevuto e sulla nostra Speranza,
	
	
	esortandoci a perseguire la purezza 
	coerentemente con la nostra chiamata:
	
	
	Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati 
	figli di Dio! 
	E tali siamo. 
	
	Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. 
	
	Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che 
	saremo. 
	
	
	Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui, 
	perché lo vedremo com'egli è. 
	
	
	E chiunque ha questa speranza in lui, si purifica com'egli è puro.
	
	
	(1 Giovanni 3:3)
	
	
	Questo 
	
	cammino di “purezza” 
	è un toccasana per il mondo corrotto, l’unico farmaco che può guarirlo, un 
	farmaco per lui disgustoso, sicuramente non capito, per questo osteggiato, 
	odiato; 
	
	il profumo di vita per coloro che sono Vivi
	
	
	è per i morti un odore di morte; il profumo di Cristo 
	(odore 
	soave per Dio)
	
	
	è un puzzo irresistibile per satana,
	
	
	Paolo 
	lo dice chiaramente:
	
	
	Noi siamo infatti davanti a Dio il profumo di Cristo 
	fra quelli che sono sulla via della salvezza e fra quelli che sono sulla via 
	della perdizione; per questi, un 
	odore di morte, che conduce a morte; per quelli, un odore di vita, che 
	conduce a vita. 
	
	E chi è sufficiente a queste cose? 
	
	
	Noi non siamo infatti come quei molti che falsificano la parola di Dio; 
	ma parliamo mossi da sincerità, da parte di Dio, in presenza di Dio, in 
	Cristo. 
	
	(2 Corinzi 2:15-17)
	
	
	Manteniamoci puri, anche 
	
	non falsificando la Parola di Dio!
	
	
	
	3)             
	
	
	
	
	…né avarizia sia neppure nominata tra di voi
	
	
	L’avarizia 
	è una di quelle cose più subdole che colpiscono l’uomo, non ultimo l’uomo 
	moderno.
	
	L’avarizia si nasconde spesso dietro una giusta “economia”, “previdenza”, 
	“moralità di spesa”, 
	ma dobbiamo constatare che la 
	Scrittura invece ci rivela che questa attitudine fu quella che portò
	il re di Tiro (raffigurante 
	satana) a insuperbirsi e 
	diventare così il nemico di Dio:
	
	Ecco, tu sei più saggio di Daniele, nessun mistero è oscuro per te;
	con la tua
	saggezza e con la tua intelligenza ti sei procurato ricchezze, hai 
	ammassato oro e argento nei tuoi tesori; con la tua gran saggezza e con il 
	tuo commercio hai accresciuto le tue ricchezze, e
	a motivo delle tue ricchezze il tuo 
	cuore si è insuperbito". 
	
	(Ezechiele 28:3-5)
	
	Se non sapessimo che stiamo parlando di una persona maledetta, alla luce 
	della scienza economica moderna, potremmo dire che il re di Tiro si è 
	dimostrato un ottimo uomo d’affari!
	
	L’uomo corrotto 
	(che segue l’esempio di satana) 
	
	ha una “fame insaziabile”,
	
	
	avendo perso la fede in Dio sente un bisogno sfrenato di “possedere” per 
	sentirsi sicuro, 
	per questo 
	
	Paolo dice che l’avarizia è idolatria
	
	
	perché l’uomo confida in ciò che ha anziché in Dio.
	
	Questo è un atteggiamento da 
	
	stolto, 
	da 
	
	uomo che dice che non c’è Dio 
	(cfr Salmo 14:1), e 
	
	Gesù 
	lo apostrofa proprio così:
	
	State attenti e guardatevi da ogni 
	avarizia; perché non è dall'abbondanza dei beni che uno possiede, che egli 
	ha la sua vita». 
	
	E disse loro questa parabola: La campagna di un uomo ricco fruttò 
	abbondantemente; egli ragionava così, fra sé: "Che farò, poiché non ho dove 
	riporre i miei raccolti?" E disse: "Questo farò: demolirò i miei granai, ne 
	costruirò altri più grandi, vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, 
	e dirò all'anima mia: 'Anima, tu hai 
	molti beni ammassati per molti anni; ripòsati, mangia, bevi, divèrtiti'". 
	
	
	Ma Dio gli disse: "Stolto, 
	questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai 
	preparato, di chi sarà?"
	
	
	Così è di chi accumula tesori per sé 
	e non è ricco davanti a Dio. 
	
	(Luca 12:15-21)
	
	
	La parabola di Gesù ci svela quale sia in fondo, la motivazione che spinge 
	l’uomo all’avarizia: il senso del 
	possesso finalizzato alla soddisfazione personale ed alla conquista della 
	sicurezza circa il suo futuro.
	
	
	Ma Paolo, in modo lapidario 
	scriveva invece così a Timoteo:
	
	
	La pietà,
	con animo contento del proprio 
	stato, è un grande guadagno. 
	
	Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo, e neppure possiamo portarne via 
	nulla; ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo 
	contenti. 
	
	
	Invece quelli che vogliono arricchire cadono vittime di tentazioni, di 
	inganni e di molti desideri insensati e funesti, che affondano gli uomini 
	nella rovina e nella perdizione. 
	
	Infatti l'amore del denaro è 
	radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono 
	sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori. 
	
	(1 Timoteo 6:6-10)
	
	
	Questo brano è di una solennità e semplicità incredibile, in poche parole 
	sintetizza la filosofia di vita del cristiano.
	
	La pietà 
	(ovvero il timore reverenziale per Dio),
	con animo contento del proprio stato 
	è un grande guadagno!  Se 
	solo ci credessimo di più! Quante sofferenze evitate!
	
	Sapere che la nostra situazione è nelle mani di Dio 
	
	(che temiamo e consideriamo la nostra più grande ricchezza e garanzia di 
	soddisfazione), dovrebbe appagare 
	ogni nostra bramosia.
	
	
	D’altronde i nostri mali derivano 
	proprio da questo:
	
	Da dove vengono le guerre e le contese tra di voi? 
	
	Non derivano forse dalle passioni che si agitano nelle vostre membra? 
	
	
	Voi bramate e non avete; 
	voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la 
	guerra; non avete, perché non domandate; domandate e non ricevete,
	perché domandate male per spendere 
	nei vostri piaceri. 
	
	(Giacomo 4:1-3)
	
	
	L’amore del denaro 
	va quindi ben oltre il semplice amore del “contante”,
	è l’amore per tutto quello che è 
	“comprabile”, dalle piccole soddisfazioni lecite alle più perverse.
	
	Chi confida nel denaro, sa in cuor suo, che potrà permettersi anche ciò che 
	Dio non vuole, per la propria soddisfazione e sarà tentato dalla propria 
	“presunta indipendenza” a fare ciò che vuole, non ciò che Dio vuole!
	
	Chi invece confida in Dio, sa che Egli
	provvederà ad ogni suo bisogno
	
	
	(non desiderio)
	secondo la Sua Gloriosa Ricchezza in 
	Cristo Gesù (Filippesi 4:19).
	
	
	Le ricchezze sono quindi un inganno, il Signore ce lo ha detto più volte, 
	sono un inganno perché ci fanno credere di essere autonomi, padroni della 
	nostra vita, delle nostre scelte, e ci portano progressivamente sempre più 
	lontano da Lui.
	
	
	Nel racconto della parabola del seminatore,
	Gesù, a proposito di coloro che 
	ricevono il seme tra le spine, disse:
	
	…poi gli impegni mondani, l'inganno 
	delle ricchezze, l'avidità delle altre cose, penetrati in loro,
	soffocano la parola, che così riesce 
	infruttuosa. 
	
	(Marco 4:19)
	
	
	Che rischio! Difatti successivamente 
	Gesù dirà ancora:
	
	
	Quanto difficilmente coloro che hanno delle ricchezze entreranno nel regno 
	di Dio! 
	
	(Marco 10:23)
	
	
	Paolo, 
	rivolgendosi ai ricchi, dice a Timoteo di ordinare:
	
	
	Ai ricchi in questo mondo ordina di non essere d'animo orgoglioso, di non 
	riporre la loro speranza nell'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, 
	che ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo;
	di fare del bene,
	di arricchirsi di opere buone,
	di essere generosi nel donare, 
	pronti a dare, così da mettersi da parte un tesoro ben fondato per 
	l'avvenire, per ottenere la vera vita. 
	
	(1 Timoteo 6:17-19)
	
	
	Il Signore ci ordina quindi di guardarci 
	da tali cose perché sa che (nella debolezza della nostra carne), non 
	siamo immuni da questo tipo di tentazioni.
	
	Non dobbiamo sopravvalutarci, dobbiamo
	“vedere” il male e fuggirlo.
	
	
	Salomone 
	
	ci ha lasciato scritto:
	
	
	Uno si metterà forse del fuoco in petto senza che i suoi abiti si brucino?
	
	
	(Proverbi 6:27)
	
	Come la fornicazione e l’impurità, anche 
	la avarizia (o cupidigia) che è idolatria 
	è’ una delle 
	
	opere della carne, che non erediterà 
	il regno di Dio:
	
	Ora le opere della carne sono 
	manifeste, e sono: fornicazione, 
	impurità, dissolutezza, idolatria, 
	stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, 
	invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho 
	già detto, vi preavviso: chi fa tali 
	cose non erediterà il regno di 
	Dio. 
	
	(Galati 5:19-21)
	
	Ed anch’essa è una delle cose dalle quali dobbiamo quindi 
	
	imparare a separarci 
	(fare morire) 
	
	nella nostra santificazione:
	
	
	Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: 
	
	
	fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi
	e cupidigia, che è idolatria.
	
	
	(Colossesi 3:8)
	
	
	Faremmo bene quindi a non sottovalutare questa 
	
	
	opera della carne 
	che spesso si maschera sotto una sana “amministrazione”, 
	
	quando la nostra sicurezza si appoggia nella ricchezza, 
	stiamo adorando e confidando in un altro Dio: 
	
	siamo idolatri!
	
	L’autore della lettera agli ebrei 
	ci conferma sia l’esortazione a non confidare nel denaro, né a vivere sotto 
	il suo “dominio”, 
	che la promessa di Dio e pertanto il nostro imparare a confidare in Lui:
	
	
	La vostra condotta non sia dominata dall'amore del denaro; 
	siate contenti delle cose che avete; perché
	Dio stesso ha detto: «Io 
	non ti lascerò e non ti abbandonerò». 
	
	(Ebrei 13:5)
	
	Il santo, 
	come 
	
	Sale della terra 
	e 
	
	Luce del mondo, 
	è chiamato ad astenersi da 
	
	ogni avarizia; 
	
	Dio è Generoso 
	per carattere, e noi 
	
	siamo il Corpo di Cristo 
	e ciascuno dei Suoi figli è chiamati 
	
	
	ad imitarlo!
	
	
	La generosità è lodata da Dio ed è una delle caratteristiche del “giusto”:
	
	L'empio prende in prestito e non restituisce; ma
	il giusto ha pietà e dona.
	
	
	(Salmo 37:21)
	
	C'è chi da mattina a sera desidera avidamente, ma
	il giusto dona senza mai rifiutare.
	
	
	(Proverbi 21:26)
	
	
	La generosità, 
	
	Gesù 
	ci insegna che procura Gioia:
	
	  …il 
	quale disse egli stesso: "Vi è più 
	gioia nel dare che nel ricevere”. 
	
	(Atti 20:35)
	
	
	Dio stesso è esaltato per la Sua generosità,
	
	
	senza rinfacciare:
	
	Se poi qualcuno di voi manca di saggezza,
	la chieda a Dio che dona a tutti 
	generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 
	
	(Giacomo 1:5)
	
	
	Ma contestualmente 
	
	donare a tutti non vuole dire fare disprezzare
	
	
	i doni spirituali, 
	tanto è vero che 
	
	Gesù 
	stesso ci insegna:
	
	
	Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai 
	porci, 
	perché non le pestino con le zampe e rivolti contro di voi non vi sbranino.
	
	
	(Matteo 7:6)
	
	Imitiamo Dio nel Suo carattere; siamo 
	Suoi figli 
	
	e tutti insieme 
	
	siamo il Corpo di Cristo, quindi 
	
	impariamo 
	
	a camminare in modo degno della nostra vocazione!
	
	
	
	4)             
	
	
	
	
	…né oscenità
	
	Il “senso della morale” è influenzato dalla cultura del momento; 
	ciò che era osceno ieri non lo è più oggi;
	il mondo cambia,
	le culture cambiano,
	i modi di concepire la morale cambia 
	continuamente.
	
	
	Come credenti dobbiamo essere così “sballottati” 
	qua e là dal senso della morale dettato dalla cultura del mondo?
	
	
	Se subiremo questo “cambiare”
	senza tenere stretti gli 
	insegnamenti della Parola di Dio,
	saremo sempre
	confusi
	davanti al senso della morale 
	che, 
	il principe di questo mondo
	influenza continuamente e che
	
	gli uomini malvagi, oggi più 
	che mai, attraverso i mass media, 
	dettano in nuove regole (ogni giorno più oscene)!
	
	
	Paolo, 
	in questa esortazione rivolta ai credenti,
	è molto lungimirante e scriveva 
	così a Timoteo:  
	
	
	Ti scongiuro, 
	davanti a Dio e a Cristo Gesù che deve giudicare i vivi e i morti, per la 
	sua apparizione e il suo regno: 
	predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, 
	convinci, rimprovera, esorta con 
	ogni tipo di insegnamento e pazienza.
	Infatti verrà il tempo che non 
	sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire,
	si cercheranno maestri in gran 
	numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla 
	verità e si volgeranno alle favole. 
	
	Ma tu sii vigilante in ogni cosa, sopporta le sofferenze, svolgi il compito 
	di evangelista, adempi fedelmente il tuo servizio. 
	
	(2 Timoteo 4:1-5)
	
	
	Gesù Cristo non dava mai adito ad atti o parole “oscene”, 
	non fu di scandalo per queste cose, anzi lo fu in tutt’altro modo: facendo
	risaltare la Sua santità.
	
	La Chiesa è destinata ad essere conforme alla Sua immagine ed il singolo 
	credente è chiamato a 
	camminare in modo degno della propria 
	vocazione.
	
	
	
	5)             
	
	
	
	
	…né parole sciocche o volgari, che sono cose sconvenienti
	
	
	Paolo 
	
	ha prima esortato dicendo:
	
	
	Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; 
	ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela 
	affinché conferisca grazia a chi l'ascolta. 
	
	(Efesini 4:29)
	
	Già nel 
	
	libro dei proverbi, 
	possiamo apprezzare qual è l’ambizione che il Signore ha per coloro che lo 
	temono:
	
	Porgi l'orecchio e ascolta le parole dei saggi, e applica il cuore alla mia 
	scienza; ti sarà  dolce custodirle in 
	cuore, e averle tutte pronte sulle tue labbra.
	
	
	Ho voluto istruirti oggi, sì, proprio te, perché la tua fiducia sia posta 
	nel SIGNORE.
	
	
	Non ho già da tempo scritto per te consigli e insegnamenti per farti 
	conoscere cose certe, parole vere, perché tu possa rispondere parole vere a 
	chi t'interroga?
	
	
	(Proverbi 22:17-21)
	
	
	Le parole dette a tempo sono come frutti d'oro in vasi d'argento cesellato.
	
	
	(Proverbi 25:11)
	
	Ma nella realtà di tutti i giorni, purtroppo non è quasi mai così, infatti
	
	
	Giacomo 
	ci rimprovera e ci esorta in tal senso:
	
	
	Se uno non sbaglia nel parlare è un uomo perfetto, capace di tenere a freno 
	anche tutto il corpo. 
	
	Se mettiamo il freno in bocca ai cavalli perché ci ubbidiscano, noi possiamo 
	guidare anche tutto il loro corpo. 
	
	Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e siano spinte da venti 
	impetuosi, sono guidate da un piccolo timone, dovunque vuole il timoniere. 
	
	Così anche la lingua è un piccolo 
	membro, eppure si vanta di grandi cose. 
	
	Osservate: un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta! 
	
	Anche la lingua è un fuoco, è il 
	mondo dell'iniquità. 
	
	Posta com'è fra le nostre membra, 
	contamina tutto il corpo e, infiammata dalla geenna,
	dà fuoco al ciclo della vita. 
	
	Ogni specie di bestie, uccelli, rettili e animali marini si può domare, ed è 
	stata domata dalla razza umana; ma la lingua, nessun uomo la può domare;
	è un male continuo, è piena di 
	veleno mortale. 
	
	
	Con essa benediciamo il Signore e Padre; e con essa malediciamo gli uomini 
	che sono fatti a somiglianza di Dio. 
	
	Dalla medesima bocca escono benedizioni e maledizioni. 
	
	
	Fratelli miei, non dev'essere così. 
	
	
	La sorgente getta forse dalla medesima apertura il dolce e l'amaro? 
	
	Può forse, fratelli miei, un fico produrre olive, o una vite fichi? 
	
	
	Neppure una sorgente salata può dare acqua dolce. 
	
	(Giacomo 3:2-12)
	
	
	Paolo 
	non sta qui dicendo che l’umorismo è sbagliato, ma che è sbagliato quando è 
	usato per fare in qualche modo torto a qualcuno!
	
	Come abbiamo più volte visto, 
	
	la Chiesa è il corpo di Cristo, 
	a Sua immagine e somiglianza; la Chiesa siamo noi, in Cristo e pertanto 
	siamo esortati a 
	
	
	camminare in modo degno della propria vocazione 
	anche nel nostro modo di parlare, infatti, in opposizione slle parole vane e 
	dannose, denigranti e distruttive, Paolo ci esorta a
	
	abbondare nel ringraziamento!
	
	
	
	…piuttosto abbondi il ringraziamento 
	
	In opposizione 
	alle oscenità e alle
	
	parole sciocche o volgari,
	Paolo auspica un
	
	abbondante ringraziamento, 
	sia:
	
	- rivolto a Dio (per un sano 
	rapporto di santità); 
	
	- rivolto ai fratelli (per un 
	sano rapporto fraterno);
	
	-  rivolto 
	a tutti gli uomini (per un “utile” rapporto nel mondo).
	
	
	Paolo 
	ha prima esortato dicendo:
	
	Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma
	se ne avete qualcuna buona, che 
	edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi 
	l'ascolta. 
	
	(Efesini 4:29)
	
	Ed 
	
	il ringraziamento 
	è sicuramente un modo di 
	
	parlare utile 
	in quanto anziché demolire il prossimo lo 
	
	
	edifica, 
	ed è sicuramente portatore di 
	
	grazia 
	verso colui che riceve il ringraziamento!
	
	Abbiamo visto fin ad ora come 
	
	il figlio di Dio, santificato da Cristo è chiamato a camminare nell’amore in 
	imitazione a Dio, 
	ma 
	
	Paolo 
	ci da un altro buon motivo per essere ancora più determinati in questo 
	cammino:
	
	
	…perché sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un 
	idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio 
	
	
	Paolo, 
	con tono severo
	(sappiatelo bene) avverte i 
	credenti del motivo per cui devono astenersi dalle azioni malvagie 
	precedentemente descritte, perché 
	nessun fornicatore o impuro o avaro 
	(che è un idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio.
	
	Non sono queste le credenziali che saranno un onore nel Regno di Dio, 
	anzi, 
	
	chi persegue questa strada non vi entrerà mai!
	
	Chi è dedito, persegue, ama, insegna ad amare
	la fornicazione, l’impurità, 
	l’avarizia, non erediterà il 
	regno di Cristo e di Dio, in cui non ha voluto credere e tanto meno 
	imitare!
	
	
	***
	
	
	Nessuno vi seduca con vani ragionamenti; infatti è per queste cose che l'ira 
	di Dio viene sugli uomini ribelli.
	
	La severità espressa da Paolo è giustificata proprio perché
	c’è un serio rischio di essere 
	sedotti 
	con vani ragionamenti: 
	
	  - che male c’è in fondo?
	
	  - ma sono cose da niente, che 
	vuoi che sia!
	
	  - ma allora sei un bigotto, ma 
	cosa vuoi essere perfetto? 
	
	- ma guarda che non sei salvato per le opere?
	
	
	Quante volte abbiamo fatto o sentito questi discorsi?
	
	
	Sappiamolo bene,
	Paolo afferma qui che è proprio
	
	per queste cose che l'ira di Dio 
	viene sugli uomini ribelli.
	
	
	Davanti a questi 
	vani ragionamenti
	Paolo risponde:
	
	Che diremo dunque? Rimarremo forse 
	nel peccato affinché la grazia abbondi? 
	
	
	No di certo! 
	
	
	Noi che siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in esso? 
	
	
	(Romani 6:1-2)
	
	
	***
	
	CONCLUSIONE
	
	
	Essendo i destinatari del Grande 
	Amore di Dio ed avendolo 
	ricevuto “abbondantemente”, fino ad ottenere una adozione divina che 
	ci resi i “figli del Dio Vivente e 
	Vero”, siamo chiamati a vivere di questo Amore con piena dignità,
	ad imitare nostro Padre in 
	quanto Suoi figli!
	
	
	Questo nostro 
	vivere nell’Amore di Dio, è 
	un vero e proprio “profumo 
	d’odore soave” per il nostro Padre celeste che
	si compiace in noi, proprio come
	
	si compiaceva in Gesù Cristo 
	(Luca 3:22).
	
	Pertanto, 
	si addice ai santi,
	
	siamo chiamati a vivere in modo degno 
	della nostra vocazione amando non “contaminandoci 
	più” con 
	la fornicazione, con l’impurità, con 
	la avarizia, cose degne di chi vive senza Dio e senza principi divini.
	
	Siamo altresì chiamati ad amare 
	con lo scopo di edificare il 
	prossimo e non rovinarlo con 
	oscenità e alle
	
	parole sciocche o volgari, 
	piuttosto siamo chiamati ad 
	edificare con 
	abbondante ringraziamento!
	
	Le resistenze verso questo “stile di vita” rinnovato saranno tante, in 
	primis la nostra carnalità, poi 
	
	troveremo sicuramente chi, con
	
	vani ragionamenti 
	(ragionamenti che portano al nulla, al non ottenere nulla di valore)
	
	cercheranno di screditare questo 
	cammino (purtroppo anche all’interno della “cristianità”).
	
	Ma noi 
	invece dobbiamo sapere che questo è
	un cammino santo,
	degno di coloro che temono il 
	Signore e che questi stessi 
	vani ragionamenti sono il 
	frutto del rifiuto ostinato della “conoscenza 
	di Dio” e sono quelli per cui
	
	gli uomini malvagi, nella 
	loro 
	intelligenza ottenebrata, 
	sono 
	sotto l’ira di Dio:
	
	
	L'ira di Dio si rivela 
	dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la 
	verità con l'ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è 
	manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità 
	invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin 
	dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; 
	perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non 
	l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a
	vani ragionamenti
	e il loro cuore privo d'intelligenza 
	si è ottenebrato. 
	
	Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la 
	gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo 
	corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
	
	
	Per questo Dio li ha abbandonati all'impurità, 
	secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro 
	corpi; essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e 
	servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen.
	
	
	Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: 
	infatti le loro donne hanno cambiato l'uso naturale in quello che è contro 
	natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la 
	donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri 
	commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la 
	meritata ricompensa del proprio traviamento.
	
	
	Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa 
	della loro mente perversa
	sì che facessero ciò che è 
	sconveniente; ricolmi di ogni ingiustizia, malvagità,
	cupidigia, malizia; pieni 
	d'invidia, di omicidio, di contesa, di frode,
	di malignità; calunniatori,
	maldicenti, abominevoli a Dio, 
	insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, 
	insensati, sleali, senza affetti naturali, spietati. 
	
	
	Essi, pur conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che fanno tali cose 
	sono degni di morte, non soltanto le fanno, ma anche approvano chi le 
	commette. 
	
	(Romani 1:18-32)
	
	Prendiamo quindi coscienza di chi 
	siamo in Cristo e camminiamo in 
	modo degno di quello che siamo!