
	Abbiamo visto come oggi,
	chiunque:
	
	            - 
	abbia ascoltato il Vangelo di Gesù 
	Cristo;
	
	            - 
	abbia creduto il Vangelo di Gesù 
	Cristo;
	
	            - 
	abbia ricevuto il Vangelo di Gesù 
	Cristo;
	
	…sia
	diventato (per opera di Dio):
	-
	una nuova creatura: 
	
	Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie 
	sono passate: ecco, sono diventate nuove.  (2 Corinzi 5:7)
	
	- in
	una nuova creazione:
	
	E colui che siede sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose.
	
	
	 (Apocalisse 21:5-6)
	
	- nella quale è 
	indentificato come figlio di Dio!
	
	…a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare 
	figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati 
	da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da 
	Dio.  (Giovanni 1:12-13)
	
	
	
	Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio. 
	
	(Apocalisse 21:7)
	
	Questo miracolo… questa
	resurrezione a nuova vita è ciò 
	che la Parola definisce come “la 
	Salvezza” (che è già ora una realtà presente – cfr Efesini 1:3-14, al 
	momento invisibile, ma che sarà pienamente manifestata
	nel Giorno di Cristo).
	
	Abbiamo anche visto come, 
	di questa Salvezza, noi (se siamo
	figli di Dio) possiamo esserne 
	assolutamente certi perché:
	- GESU’, LA VERITA’ ce lo 
	ha detto e ci ha rivelato il DISEGNO DI DIO che la concerne
	
	            - 
	DIO E’ POTENTE da portare a compimento il SUO DISEGNO
	
	            - 
	DIO E’ FEDELE e nulla può ostacolare l’adempimento della SUA VOLONTA’.
	
	
	Il miracolo della 
	Salvezza operato da Dio, realizza quella comunione dell’uomo con Dio 
	nella persona di Gesù Cristo; ed implica necessariamente una identificazione 
	nella morte e nella risurrezione con Lui.
	Ed abbiamo visto ancora 
	come queste realtà spirituali devono (per comandamento di Gesù) essere 
	testimoniate mediante dei segni esteriori, il primo dei quali è il 
	battesimo.
	Abbiamo poi considerato 
	come il neonato spirituale ha bisogno di
	passare molto tempo con il Padre 
	per crescere e per questo ha fame e si nutre
	del puro latte spirituale che 
	trova nella lettura e nella meditazione della Parola di Dio e ricerca la 
	comunione con Lui nella preghiera personale.
	Abbiamo ancora imparato 
	come la persecuzione della nuova 
	creatura sotto ogni aspetto (corpo, anima e spirito) sia assolutamente 
	normale in quanto parte integrante del “progetto di salvezza” che si compie 
	nel credente ed è il segno di essere dalla parte di
	Colui che ha vinto, perchè… 
	
	tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo 
	Gesù saranno perseguitati 
	(cfr 1 Timoteo 3:12).
	Se dunque
	siamo diventati figli di Dio (e 
	tali siamo – cfr 1 Giovanni 3:1) abbiamo inoltre considerato che il 
	compito principale di un figlio è di ubbidire a suo padre, proprio come è 
	stato ubbidiente Gesù stesso perché          
	… 
	qual egli è, tali siamo anche noi in questo mondo 
	(cfr 1 Giovanni 4:17), 
	anche se questo ha un costo (e ci costerà ogni volta) ma è abbondantemente 
	ricompensato!
	Abbiamo ancora potuto 
	constatare come la comunione fraterna è un luogo di profonda benedizione per 
	ordine di Dio stesso e siamo tutti chiamati a prenderne parte contribuendo 
	ciascuno con il vigore che lo Spirito Santo dà ad ognuno per l’utile e 
	l’edificazione comune.
	Abbiamo ancora considerato 
	come la nostra vita debba essere perfezionata attraverso una progressiva 
	guarigione di tutto il corpo che 
	avviene mediante la assimilazione dell’alimento spirituale (la 
	Parola di Dio) e il percorso di riabilitazione (il superamento delle
	prove).
	In ultimo abbiamo 
	constatato come la vita terrena di una nuova creatura, rigenerata dallo 
	Spirito Santo, abbia una missione da svolgere:
	essere testimone di Cristo in 
	questo mondo, in parole ed in opere!
	
	Ma come per nascere di nuovo non ha potuto fare 
	nulla con i suoi sforzi, nella stessa maniera, per continuare la sua vita di
	testimone di Cristo, il credente 
	rigenerato dallo Spirito Santo non conta sulla propria persona carnale 
	(pensiero, volontà, forza), conta su tutto ciò che gli fornisce l’Autore 
	della propria Salvezza (lo Spirito Santo, la Volontà e la Forza di Dio) che 
	trova (come una riserva infinita) nella Parola di Dio.
	
	Per questo egli ama la Parola di Dio e attinge da 
	Essa:
	           
	- gli insegnamenti 
	           
	- le indicazioni circa la Vita
	           
	- la forza ed il nutrimento spirituale 
	
	E sulla scorta di queste
	promesse preziosissime, egli
	impara a guardare lontano con 
	l’ausilio della Parola profetica, stando fermo nella sana dottrina (che non 
	è un codice morale ma una vita santa) e
	dimorando (prendendo vita, forza e 
	vigore per ogni cosa) in Cristo, proprio come un tralcio nella vite.
	Se
	il dimorare in Cristo (e far parte della Chiesa Universale) è la 
	realtà spirituale invisibile del discepolo di Cristo,
	il dimorare nel corpo di Cristo e far parte della chiesa locale è 
	l’immagine di questa meravigliosa realtà, resa visibile su questa terra.
	
	Parafrasando la 
	dichiarazione solenne di Giovanni:
	
	Se uno dice: «Io amo Dio», ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi 
	non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto.
	 (1 Giovanni 4:20)
	
	     Potremmo dire che 
	
	chi non dimora nella chiesa locale che ha visto, non può dire dimorare nella 
	Chiesa Universale che non ha visto.
	Ed in questo dimorare 
	nella chiesa locale occorre imparare a “comportarsi” 
	perché essa è la casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della 
	verità!
	
	Se la motivazione del buon 
	comportamento di un discepolo verso i fratelli e verso quelli di fuori è la 
	salvaguardia dell’onore della 
	casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, 
	colonna e sostegno della verità, 
	il discepolo di Cristo deve anche 
	imparare a comportarsi anche nei confronti delle autorità secolari; egli
	non è del mondo ma vive nel mondo 
	(cfr Giovanni 17:14-17), Paolo ci ricorda che noi siamo
	cittadini dei cieli:
	
	Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo 
	anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore…  
	
	(Filippesi 3:20)
	
	Per essere ben preparati a 
	fare questo, il discepolo ha una Grande Risorsa:
	
	Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a 
	correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e 
	ben preparato per ogni opera buona.
	(2 Timoteo 3:16-17)
	
	Ed il discepolo di Cristo 
	deve imparare anche a vivere in questo
	mondo come
	un pellegrino… come un 
	ambasciatore (cfr 2 Corinzi 5:20), senza farsi minimamente influenzare 
	da ciò che viene “normalmente” vissuto in questo mondo, come insegnava Paolo 
	si discepoli Timoteo e Tito:
	
	Or sappi questo: negli ultimi giorni verranno tempi difficili; perché gli 
	uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, 
	bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi, insensibili, 
	sleali, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene, 
	traditori, sconsiderati, orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio, 
	aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza. Anche 
	da costoro allontànati!
	
	
	Tu invece hai seguito da vicino il mio insegnamento, la mia condotta, i 
	miei propositi, la mia fede, la mia pazienza, il mio amore, la mia costanza, 
	le mie persecuzioni, le mie sofferenze…
	
	Tu, invece, persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato 
	la certezza, sapendo da chi le hai imparate, e che fin da bambino hai avuto 
	conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che 
	conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù. 
	
	(tratto da 2 Timoteo 3:10-15)
	
	
	Infatti la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è 
	manifestata, e ci insegna a rinunciare all'empietà e alle passioni mondane, 
	per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo, 
	aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del nostro grande 
	Dio e Salvatore, Cristo Gesù.  
	
	(Tito 2:11-13)
	
	E se noi impariamo a
	
	
	vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo, 
	aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del nostro grande 
	Dio e Salvatore, Cristo Gesù, impariamo a non riconoscerci più cittadini di 
	questo mondo, bensì pellegrini ed 
	ambasciatori del Regno di Dio.
	
	Ma chi è un ambasciatore?
	
	Un ambasciatore vive in terra straniera, rappresenta in ogni 
	cosa il suo paese ma rispetta tutte le regole del paese dove soggiorna.
	Egli esegue gli ordini 
	impartiti dal capo di stato del suo paese, ma non si permetterà mai di 
	esprimere giudizi, opinioni, disprezzo nei confronti del paese ospitante… 
	anche se ciò sarebbe “giustificabile”.
	Ma una ennesima piaga che 
	affligge la chiesa negli ultimi tempi è invece un esplicito disprezzo per le 
	autorità secolari a causa di prese di posizione in campo politico.
	Il disprezzo dell’autorità 
	è insito nell’uomo di ogni generazione terrena in quanto conseguenza del 
	morso del serpente antico, colui che per primo ha disprezzato l’Autorità 
	divina.
	Al giorno d’oggi, nella 
	nostra “apparente democrazia” si manifesta anche sotto forme più subdole:
	
	            - 
	la satira 
	
	            - 
	le dialettiche “vivaci e colorite”
	
	            - i 
	commenti e la partecipazioni a manifestazioni di protesta più o meno 
	violente
	
	Spesso (anche grazie alla 
	diffusione ed alla partecipazione ai social media) si può constatare come 
	l’aspetto politico influenzi anche coloro che si definiscono seguaci di 
	Cristo che spesso dimenticano un fondamentale insegnamento neotestamentario:
	
	Uno che va alla guerra non s'immischia in faccende della vita civile, se 
	vuol piacere a colui che lo ha arruolato.  
	 (2 Timoteo 2:4)
	
	Ovviamente riusciamo 
	sempre a non farci mancare nulla per portarci problemi all’interno della 
	chiesa…
	Non è difficile 
	comprendere come un discepolo di 
	Cristo debba approcciarsi davanti alle autorità secolari, ma vista la 
	necessità di essere corretti in tal senso, è meglio ricordarcelo.
	L’apostolo Paolo (che ha 
	vissuto e conosciuto per esperienza diretta come gestire i rapporti con le 
	autorità di vari popoli) si è occupato in modo specifico di questa 
	problematica.
	
	Ne ha scritto a Timoteo, 
	nelle istruzioni da impartire alla chiesa di Efeso:
	
	Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, 
	preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e 
	per tutti quelli che sono costituiti in autorità, affinché possiamo condurre 
	una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità. 
	
	Questo è buono e gradito davanti a Dio, nostro Salvatore, il quale vuole 
	che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità.  
	 (1 Timoteo 2:1-4)
	
	
	            
	Paolo in queste istruzioni prioritarie (prima 
	di ogni altra cosa) ci insegna 
	che: 
	- c’è una precisa volontà di Dio alla quale siamo 
	chiamati ad ubbidire:
	
	            
	
	che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla 
	conoscenza della verità
	- per perseguire questa 
	volontà abbiamo bisogno di 
	condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà 
	e dignità
	- per questo motivo 
	dobbiamo alzare a Dio 
	suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti 
	per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono costituiti in 
	autorità… non criticarli, insultarli, disprezzarli… come si 
	usa fare spesso!
	
	Dello stesso tenore sono 
	le parole indirizzate a Tito relative ai fratelli della chiesa di Creta:
	
	Ricorda loro che siano sottomessi ai magistrati e alle autorità, che 
	siano ubbidienti, pronti a fare ogni opera buona, che non dicano male di 
	nessuno, che non siano litigiosi, che siano miti, mostrando grande 
	gentilezza verso tutti gli uomini. 
	
	Perché anche noi un tempo eravamo insensati, ribelli, traviati, schiavi 
	di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella cattiveria e 
	nell'invidia, odiosi e odiandoci a vicenda. 
	
	Ma quando la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli 
	uomini sono stati manifestati, egli ci ha salvati non per opere giuste da 
	noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della 
	rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha sparso 
	abbondantemente su di noi per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore, 
	affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi 
	della vita eterna.
	
	Certa è quest'affermazione, e voglio che tu insista con forza su queste 
	cose, perché quelli che hanno creduto in Dio abbiano cura di dedicarsi a 
	opere buone. Queste cose sono buone e utili agli uomini.   
	
	(Tito 3:1-8)
	
	Paolo
	insisteva con forza (e voleva che 
	anche Tito facesse altrettanto) 
	
	perché quelli che hanno creduto in Dio abbiano cura 
	di dedicarsi a opere buone, e per fare questo bisogna:
	
	            -
	
	essere sottomessi ai magistrati e alle autorità
	
	            -
	
	essere ubbidienti 
	- essere
	pronti a fare ogni opera buona
	
	            -
	
	non dire male di nessuno
	
	            -
	
	non essere litigiosi
	
	            -
	
	essere miti
	           
	- mostrare grande gentilezza 
	verso tutti gli uomini
	
	Ciò che deve motivarci in questo nostro 
	atteggiamento di ubbidienza, non deve essere una mera paura di essere 
	puniti; il cristiano non ha “paura” dell’autorità perché confida in una 
	Autorità molto più grande che veglia su di noi fin nelle cose 
	insignificanti:
	
	
	…non temete quelli che uccidono il corpo ma, oltre a questo, non possono 
	fare di più. 
	
	Io vi mostrerò chi dovete temere. Temete colui che, dopo aver ucciso, ha 
	il potere di gettare nella geenna. Sì, vi dico, temete lui. 
	
	Cinque passeri non si vendono per due soldi? Eppure non uno di essi è 
	dimenticato davanti a Dio; anzi, perfino i capelli del vostro capo sono 
	tutti contati. Non temete dunque; voi valete più di molti passeri.  
	
	
	(Luca 12:4-7)
	
	Se non è la paura delle autorità… cosa deve motivare 
	il nostro rispetto per le autorità?
	Paolo ci dice che deve essere la volontà della 
	ricerca delle cose buone ed utili agli 
	uomini.
	E la motivazione deve basarsi sulla pazienza e sulla 
	costanza che Dio ha mostrato proprio verso di noi quando
	un tempo eravamo insensati, ribelli, 
	traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella 
	cattiveria e nell'invidia, odiosi e odiandoci a vicenda.
	Ma ora Egli, 
	nella Sua Bontà e nel Suo Amore, ci ha salvati (ci ha guariti) da questo 
	stato di maledizione e siamo stati
	creati in Cristo Gesù per fare le 
	opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo 
	(Efesini 2:10).
	
	Abbiamo in ultimo un’altra esortazione dell’apostolo 
	Paolo, scritta proprio ai fratelli di Roma:
	
	Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è 
	autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono stabilite da Dio. 
	
	Perciò chi resiste all'autorità si oppone all'ordine di Dio; quelli che 
	vi si oppongono si attireranno addosso una condanna; infatti i magistrati 
	non sono da temere per le opere buone, ma per le cattive. 
	
	Tu, non vuoi temere l'autorità? Fa' il bene e avrai la sua approvazione, 
	perché il magistrato è un ministro di Dio per il tuo bene; ma se fai il 
	male, temi, perché egli non porta la spada invano; infatti è un ministro di 
	Dio per infliggere una giusta punizione a chi fa il male. 
	
	Perciò è necessario stare sottomessi, non soltanto per timore della 
	punizione, ma anche per motivo di coscienza.
	
	È anche per questa ragione che voi pagate le imposte, perché essi, che 
	sono costantemente dediti a questa funzione, sono ministri di Dio. 
	
	Rendete a ciascuno quel che gli è dovuto: l'imposta a chi è dovuta 
	l'imposta, la tassa a chi la tassa; il timore a chi il timore; l'onore a chi 
	l'onore.
	
	Paolo sta qui esortando con forza i fratelli di Roma 
	ad essere sottomessi alle autorità 
	superiori (re, imperatore, magistrati ecc…) e dichiara che queste 
	autorità esistono sono stabilite da 
	Dio. 
	
	Resistere od opporsi a queste autorità significa resistere od opporsi
	all'ordine di Dio! (pensiero forse 
	ereditato dal suo maestro fariseo Gamaliele – cfr Atti 5:35-39).
	E’ quindi 
	necessario stare sottomessi, non soltanto per timore della punizione, ma 
	anche per motivo di coscienza (non 
	resistere od opporsi all'ordine di 
	Dio).
	
	E questa sottomissione si dimostra mediante:
	
	- pagando le imposte (per il sostentamento delle autorità)
	
	- pagando le tasse per i servizi pubblici
	
	- portando rispetto per le autorità
	
	- rendendo il giusto onore a chi è in autorità
	
	Questo non è 
	servilismo… è ubbidienza a Dio!
	
	E non possiamo non 
	considerare che quando Paolo scriveva ai romani questi insegnamenti regnava 
	a Roma un imperatore dal nome Nerone (quinto imperatore di Roma nel periodo 
	54-68 d.C.)!
	
	Nerone (37-68 d.C.), per 
	molti un folle, era un megalomane con manie di persecuzione e nel suo 
	continuo sospettare congiure contro di lui arrivò a fare giustiziare 
	la sua stessa madre e la prima moglie e costringere 
	al suicidio uno dei suoi più stretti collaboratori: Seneca.
	
	  …e Paolo insisteva con forza: 
	
	Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è 
	autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono stabilite da Dio. 
	
	
	            
	Nerone non conduceva una vita “esemplare” dal punto di vista morale: 
	Il primo
	
	
	scandalo del regno di Nerone coincise col suo primo matrimonio, 
	considerato 
	
	incestuoso, con la cugina di secondo grado
	
	
	Claudia Ottavia, figlia di suo prozio Claudio. 
	Nerone più tardi divorziò da lei quando s'innamorò 
	di 
	
	Poppea.
	Questa, descritta come una donna notevolmente bella, 
	sarebbe stata coinvolta, prima del matrimonio con l'imperatore, in una 
	storia d'amore con
	
	
	Marco Salvio Otone, amico di Nerone stesso, suo compagno di feste 
	e bagordi, e futuro imperatore con il quale si sposò per poi divorziare ed 
	unirsi con Nerone.
	
	Secondo
	
	
	Cassio Dione (Epitome LXII, 12-13) e altri autori 
	contemporanei, Nerone avrebbe contratto due
	
	matrimoni con maschi: 
	- il primo, con un liberto di nome
	
	Pitagora (considerato da lui un marito)
	- il secondo, con un liberto di nome
	
	Sporo (considerato da lui 
	una moglie) e fatto castrare
	
	A Nerone sono anche attribuite frequentazioni di 
	prostitute, tra cui Caelia Adriana, donna di cui fu perdutamente innamorato, 
	e feste con grande dispendio di denaro pubblico, derivata dalla tassazione 
	aumentata.
	
	
	       …e Paolo insisteva con forza: 
	
	Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è 
	autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono stabilite da Dio. 
	
	Perciò chi resiste all'autorità si oppone all'ordine di Dio…
	
	Nerone nutriva poi un 
	profondo odio per i cristiani, 
	egli li accusò dell'incendio di Roma ed essi furono arrestati e condannati 
	in massa (dai duecento ai trecento)… per suo ordine fu molto probabilmente 
	ucciso lo stesso Paolo…
	
	
	      …e Paolo insisteva con forza: 
	
	Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è 
	autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono stabilite da Dio. 
	
	Perciò chi resiste all'autorità si oppone all'ordine di Dio…
	
	…di alzare 
	
	
	suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, 
	per i re e per tutti quelli che sono costituiti in autorità, affinché 
	possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità.  
	 (1 Timoteo 2:1-3)
	
	
	
	   Paolo desiderava in cuor suo:
	- vedere la conversone di 
	Nerone
	- fare del bene a tutti 
	gli uomini godendo il favore dell’autorità
	
	E aspirava a fare questo 
	avendo egli stesso sperimentato la 
	Bontà e l’Amore di Dio mentre viveva come 
	
	insensato, ribelle, traviato, schiavo di ogni sorta 
	di passioni e di piaceri, vivendo nella cattiveria e nell'invidia, odioso…
	
	(cfr Tito 3:3)
	
	Ed è proprio così che il 
	cristiano deve vivere il suo rapporto con 
	
	le carnali concupiscenze che danno l'assalto contro 
	l'anima (strettamente legate alla 
	sottomissione alle autorità secolari)… per
	amore del Signore:
	
	Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dalle 
	carnali concupiscenze che danno l'assalto contro l'anima, avendo una buona 
	condotta fra i pagani, affinché laddove sparlano di voi, chiamandovi 
	malfattori, osservino le vostre opere buone e diano gloria a Dio nel giorno 
	in cui li visiterà.
	
	Siate sottomessi, per amor del Signore, a ogni umana istituzione: al re, 
	come al sovrano; ai governatori, come mandati da lui per punire i malfattori 
	e per dare lode a quelli che fanno il bene. 
	
	Perché questa è la volontà di Dio: che, facendo il bene, turiate la bocca 
	all'ignoranza degli uomini stolti.
	
	Fate questo come uomini liberi, che non si servono della libertà come di 
	un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio.  
	 (1 Pietro 2:11-16)
	
	Ben diverso è invece il 
	rapporto che vivono i falsi dottori:
	
	…ci furono anche falsi profeti tra il popolo, come ci saranno anche tra 
	di voi falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione, e, 
	rinnegando il Signore che li ha riscattati, si attireranno addosso una 
	rovina immediata. 
	
	Molti li seguiranno nella loro dissolutezza; e a causa loro la via della 
	verità sarà diffamata…
	
	…Audaci, arroganti, non hanno orrore di dir male delle dignità…
	
	…costoro, come bestie prive di ragione, destinate per natura a essere 
	catturate e distrutte, dicono male di ciò che ignorano, e periranno nella 
	propria corruzione, ricevendo il castigo come salario della loro iniquità. 
	
	Essi trovano il loro piacere nel gozzovigliare in pieno giorno; sono 
	macchie e vergogne; godono dei loro inganni mentre partecipano ai vostri 
	banchetti. 
	
	Hanno occhi pieni d'adulterio e non possono smetter di peccare; adescano 
	le anime instabili; hanno il cuore esercitato alla cupidigia; sono figli di 
	maledizione! 
	
	Lasciata la strada diritta, si sono smarriti seguendo la via di Balaam, 
	figlio di Beor, che amò un salario di iniquità… 
	
	…Costoro sono fonti senz'acqua e nuvole sospinte dal vento; a loro è 
	riservata la caligine delle tenebre. 
	
	Con discorsi pomposi e vuoti adescano, mediante i desideri della carne e 
	le dissolutezze, quelli che si erano appena allontanati da coloro che vivono 
	nell'errore; promettono loro la libertà, mentre essi stessi sono schiavi 
	della corruzione, perché uno è schiavo di ciò che lo ha vinto.
	
	Se infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondo mediante la 
	conoscenza del Signore e Salvatore Gesù Cristo, si lasciano di nuovo 
	avviluppare in quelle e vincere, la loro condizione ultima diventa peggiore 
	della prima. 
	
	Perché sarebbe stato meglio per loro non aver conosciuto la via della 
	giustizia, che, dopo averla conosciuta, voltare le spalle al santo 
	comandamento che era stato dato loro. 
	
	È avvenuto di loro quel che dice con verità il proverbio: «Il 
	cane è tornato al suo vomito», e: «La scrofa lavata è tornata a 
	rotolarsi nel fango».  
	
	(tratto da 2 Pietro 2:1-22)
	
	***
	
	Abbiamo un bellissimo 
	esempio di un uomo che, nonostante:
	- fosse stato deportato in 
	terra straniera e perso completamente le sue origini (gli avevano 
	addirittura cambiato il nome)
	- avesse assistito alla 
	totale umiliazione del suo popolo
	- sapeva qual era lo stato 
	di umiliazione che viveva il suo popolo e la sua sete di vendetta:
	
	Là, presso i fiumi di Babilonia, sedevamo e piangevamo ricordandoci di 
	Sion.
	
	Ai salici delle sponde avevamo appeso le nostre cetre.
	
	Là ci chiedevano delle canzoni quelli che ci avevano deportati, dei canti 
	di gioia quelli che ci opprimevano, dicendo: «Cantateci canzoni di Sion!»
	
	Come potremmo cantare i canti del SIGNORE in terra straniera?
	
	Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra; resti la mia 
	lingua attaccata al  palato, se 
	io non mi ricordo di te, se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia 
	gioia.
	
	Ricòrdati, SIGNORE, dei figli di Edom, che nel giorno di Gerusalemme 
	dicevano: «Spianatela, spianatela, fin dalle fondamenta!»
	
	Figlia di Babilonia, che devi essere distrutta, beato chi ti darà la 
	retribuzione del male che ci hai fatto!
	
	Beato chi afferrerà i tuoi bambini e li sbatterà contro la roccia!
	(Salmo 137)
	
	- sapeva benissimo che 
	presto l’autorità secolare alla quale era sottomesso fosse solo uno 
	strumento di Dio e che presto sarebbe caduto con tutto il suo regno
	
	…portava un rispetto 
	encomiabile:
	
	Allora Daniele, detto Baltazzar, rimase per un momento sbigottito e i 
	suoi pensieri lo turbavano. 
	
	Ma il re gli disse: «Baltazzar, il sogno e l'interpretazione non ti 
	spaventino!» 
	
	Baltazzar rispose e disse: «Mio signore, il sogno si avveri per i tuoi 
	nemici, e la sua interpretazione per i tuoi avversari! 
	
	L'albero che il re ha visto e che era diventato alto e robusto al punto 
	che la sua altezza giungeva al cielo ed era visibile dalle estremità della 
	terra; l'albero dal fogliame bello, dal frutto abbondante in grado di 
	nutrire tutti, sotto il quale si riparavano le bestie dei campi e tra i cui 
	rami abitavano gli uccelli del cielo, sei tu, o re! Tu sei diventato grande 
	e potente: la tua grandezza giunge fino al cielo e il tuo dominio si estende 
	fino alle estremità della terra. 
	
	Poi il re ha visto un santo vegliante che scendeva dal cielo e diceva: 
	"Abbattete l'albero e distruggetelo, però lasciate in terra il ceppo e le 
	sue radici, legati con catene di ferro e di bronzo, fra l'erba dei campi; 
	sia bagnato dalla rugiada del cielo e abbia la sua parte con gli animali 
	della campagna finché siano passati sopra di lui sette tempi". 
	
	Questa è l'interpretazione, o re; è un decreto dell'Altissimo, che sarà 
	eseguito sul re, mio signore: tu sarai scacciato di mezzo agli uomini e 
	abiterai con le bestie dei campi; ti daranno da mangiare l'erba come ai 
	buoi; sarai bagnato dalla rugiada del cielo e sette tempi passeranno su di 
	te finché tu riconoscerai che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e lo 
	dà a chi vuole. 
	
	Quanto poi all'ordine di lasciare il ceppo con le radici dell'albero, ciò 
	significa che il tuo regno ti sarà ristabilito, dopo che avrai riconosciuto 
	che il dominio appartiene al cielo. 
	
	Perciò, o re, accetta il mio consiglio! Metti fine ai tuoi peccati 
	praticando la giustizia, e alle tue iniquità mostrando compassione verso gli 
	afflitti. Forse, la tua prosperità potrà essere prolungata».
	(Daniele 4:19-27)
	***
	
	Quando qualcuno vuole 
	portarci fuori dal comandamento del Signore, ricordiamoci della forte 
	esortazione di Paolo:
	
	Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è 
	autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono stabilite da Dio. 
	
	Perciò chi resiste all'autorità si oppone all'ordine di Dio…
	
	Quando temiamo di subire 
	troppo l’ingiustizia delle nostre autorità secolari, rifugiamoci nel Signore 
	sapendo che:
	
	Se Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li 
	inabissò, confinandoli in antri tenebrosi per esservi custoditi per il 
	giudizio; se non risparmiò il mondo antico ma salvò, con altre sette 
	persone, Noè, predicatore di giustizia, quando mandò il diluvio su un mondo 
	di empi; se condannò alla distruzione le città di Sodoma e Gomorra, 
	riducendole in cenere, perché servissero da esempio a quelli che in futuro 
	sarebbero vissuti empiamente; e se salvò il giusto Lot che era 
	rattristato dalla condotta dissoluta di quegli uomini scellerati (quel 
	giusto, infatti, per quanto vedeva e udiva, quando abitava tra di loro, si 
	tormentava ogni giorno nella sua anima giusta a motivo delle loro opere 
	inique), ciò vuol dire che il Signore sa liberare i pii dalla prova e 
	riservare gli ingiusti per la punizione nel giorno del giudizio; e 
	soprattutto quelli che vanno dietro alla carne nei suoi desideri impuri e 
	disprezzano l'autorità.
	(2 Pietro 2:4-10)