Secondo viaggio missionario

Paolo a Corinto, arrivo di Silvano e Timoteo, Paolo ad Efeso e Gerusalemme,

rientro ad Antiochia


ATTI DEGLI APOSTOLI
1
8:1-22

 

  

"Dopo questi fatti egli lasciò Atene e si recò a Corinto.

Qui trovò un ebreo, di nome Aquila, oriundo del Ponto, giunto di recente dall'Italia insieme con sua moglie Priscilla, perché Claudio aveva ordinato a tutti i Giudei di lasciare Roma. Egli si unì a loro.

Essendo del medesimo mestiere, andò ad abitare e a lavorare con loro.

Infatti, di mestiere, erano fabbricanti di tende.

Ma ogni sabato insegnava nella sinagoga e persuadeva Giudei e Greci.

Quando poi Sila e Timoteo giunsero dalla Macedonia, Paolo si dedicò completamente alla Parola, testimoniando ai Giudei che Gesù era il Cristo.

Ma poiché essi facevano opposizione e lo insultavano, egli scosse le sue vesti e disse loro: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo; io ne sono netto; da ora in poi andrò dai pagani».

E, uscito di là, entrò in casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che temeva Dio, e aveva la casa attigua alla sinagoga.

Ma Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia.

Molti Corinzi, udendo, credevano e venivano battezzati.

Una notte il Signore disse in visione a Paolo: «Non temere, ma continua a parlare e non tacere; perché io sono con te, e nessuno ti metterà le mani addosso per farti del male; perché io ho un popolo numeroso in questa città».

Ed egli rimase là un anno e sei mesi, insegnando tra di loro la Parola di Dio.

Poi, quando Gallione era proconsole dell'Acaia, i Giudei, unanimi, insorsero contro Paolo, e lo condussero davanti al tribunale, dicendo: «Costui persuade la gente ad adorare Dio in modo contrario alla legge».

Paolo stava per parlare, ma Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di qualche ingiustizia o di qualche cattiva azione, o Giudei, io vi ascolterei pazientemente, come vuole la ragione. Ma se si tratta di questioni intorno a parole, a nomi, e alla vostra legge, vedetevela voi; io non voglio esser giudice di queste cose».

E li fece uscire dal tribunale.

Allora tutti afferrarono Sostene, il capo della sinagoga, e lo picchiavano davanti al tribunale.  E Gallione non si curava affatto di queste cose.

Quanto a Paolo, dopo essersi trattenuto ancora molti giorni, prese commiato dai fratelli e, dopo essersi fatto radere il capo a Cencrea, perché aveva fatto un voto, s'imbarcò per la Siria con Priscilla e Aquila.

Quando giunsero a Efeso, Paolo li lasciò là; poi, entrato nella sinagoga, si mise a discorrere con i Giudei.

Essi lo pregarono di rimanere da loro più a lungo, ma egli non acconsentì; e dopo aver preso commiato e aver detto che, Dio volendo, sarebbe tornato da loro un'altra volta, salpò da Efeso; giunto a Cesarea, salì a Gerusalemme; e, salutata la chiesa, scese ad Antiochia. "

***

 

Dopo questi fatti egli lasciò Atene e si recò a Corinto.

 

… Dopo questi fatti egli lasciò Atene

Dopo l’esposizione del Vangelo nell’Aeropago di Atene, Paolo, senza aspettare Silvano e Timoteo, si reca ad Atene.

Atene era il luogo dell’appuntamento (cfr Atti 17:15), ma contrariamente a quanto programmato, Paolo ritiene utile partire per Corinto.

Non è specificato il motivo, ma possiamo supporre che Paolo avesse compreso che per il momento, non aveva più nulla da dare ad Atene.

 

si recò a Corinto

Corinto distava circa 80 Km da Atene ed era in questo tempo la capitale della provincia romana dell'Acaia, che comprendeva il Peloponneso e l'Ellade propriamente detta.

La posizione di Corinto, sull'istmo che la rendeva accessibile dai due lidi, pel porto di Cencrea all'est e per quello di Lechaeum all'ovest, aveva fatto di Corinto una città commerciale di primissimo ordine.

Il lusso ed il vizio avevano accompagnato la gloria commerciale; e chi diceva "vivere all'uso dei corinti (korinqiazein, horinthidzein =corinteggiare)" significava proverbialmente fino dal tempo di Aristofane (Frag. 133) "farne d'ogni erba un fascio".

Un altro detto che enfatizzava la immoralità di Corinto era “se non sei stato a Corinto non hai mai goduto”.

La città di Corinto ospitava il tempio di Afrodite, la dea dell’amore.

Mille sacerdotesse del tempio, le prostitute sacre, scendevano in città ogni sera per esercitare la loro attività.

Le corrotte sacerdotesse del Tempio di Afrodite davano quivi una specie di consacrazione alle orrende sconcezze della vita pubblica, delle quali qualche fugace accenno nella prima lettera ai Corinzi:

Si ode addirittura affermare che vi è tra di voi fornicazione, una tale fornicazione che non si trova neppure fra i pagani; al punto che uno si tiene la moglie di suo padre! (1 Corinzi 5:1)

 

Proprio per questo Paolo scrive ai fratelli di Corinto:

Non v'illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio.

E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio.   (1 Corinzi 6:9-11)

 

A Corinto si facevano, inoltre, ogni quattro anni i famosi "giochi istmici", dai quali Paolo trasse le immagini di atletica nella prima lettera ai corinzi:

Non sapete che coloro i quali corrono nello stadio, corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo.

Chiunque fa l'atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, per una incorruttibile.

Io quindi corro così; non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l'aria; anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato. (1 Corinzi 9:24-27)

 

Corinto, nonostante fosse inferiore ad Atene per grandezza artistica e letteraria, aveva comunque i suoi rettori, i suoi filosofi ed i suoi artisti (esempio: i bronzi di Corinto erano pregiatissimi).

Nel 146 a.C. Corinto fu conquistata dal generale romano Mummio; molti dei suoi edifici furono distrutti e le sue più belle statue furono trasportate a Roma.

Un secolo dopo, Giulio Cesare volle ridare alla città l'antico splendore ed impiegò migliaia di braccia in quest'opera di ricostruzione.

 

***

Qui trovò un ebreo, di nome Aquila, oriundo del Ponto, giunto di recente dall'Italia insieme con sua moglie Priscilla, perché Claudio aveva ordinato a tutti i Giudei di lasciare Roma. Egli si unì a loro.

 

… Aquila e Priscilla (o Prisca) erano dei giudei oriundi del Ponto, banditi da Roma dall'editto di Claudio (nel 49 dell'era cristiana).

Questa coppia di fratelli in fede sono una sorpresa, sono dei giudei nativi del Ponto (oggi la Turchia bagnata dal mar Nero), che probabilmente dopo la dispersione a causa della persecuzione scatenata in seguito al martirio di Stefano e sostenuta dallo stesso Saulo, erano evidentemente arrivati fino a Roma.

L’espulsione dei giudei da Roma per ordine di Claudio, è ricordata da Svetonio (Claudio 25):

Svetonio ci ricorda con le parole rimaste famose:

Claudius, Judaeos, impulsore Chresto, assidue tumultuantes, Roma expulit.

(trad: Claudio bandì i giudei da Roma a cagione dei loro continui tumulti, istigati da Chresto).

Il quale “Chresto”, non vi è dubbio, è usato erroneamente per Christo; e l'espulsione dei giudei in relazione con la presenza del cristianesimo in Roma.

Sono trascorsi circa 25 anni dal giorno della Pentecoste per il quale dei romani, giudei e proseliti, si erano recati a Gerusalemme (cfr Atti 2:10), i liberti romani avevano una sinagoga a Gerusalemme (cfr Atti 6:5,9); e c'erano dei cristiani romani, Andronico e Giunia (contrazione di Junianus=Giuniano), che Paolo dice "essere suoi parenti e compagni di prigionia e in Cristo prima di lui":

Salutate Andronico e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia, i quali si sono segnalati fra gli apostoli ed erano in Cristo già prima di me.  (Romani 16:7)

 

…giunto di recente dall'Italia insieme con sua moglie Priscilla

È facile immaginarsi come andarono le cose.

Il cristianesimo provocò fra i giudei di Roma dei tumulti simili a quelli di Tessalonica, di Efeso ecc.; e i romani, udendo il nome di Cristo continuamente ricordato, bandirono cristiani e giudei non cristiani, e pensarono che questi tumulti fossero istigati da un ignoto Chrestus o Christus.

Aquila e Priscilla li troveremo successivamente con Paolo ad Efeso (con la chiesa in casa loro)  quando scriverà ai corinzi:

Le chiese dell'Asia vi salutano. Aquila e Prisca, con la chiesa che è in casa loro, vi salutano molto nel Signore. (1 Corinzi 16:19)

E’ plausibile ipotizzare che la chiesa di Roma sia nata anche grazie all’evangelizzazione di questa coppia cristiana, oltre che dalla presenza di Andronico e Giunia.

 

Aquila e Priscilla li troveremo di nuovo a Roma quando Paolo torna a Corinto e da lì scrive la lettera ai romani:

Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù, i quali hanno rischiato la vita per me; a loro non io soltanto sono grato, ma anche tutte le chiese delle nazioni.   (Romani 16:3-4)

 

Aquila e Priscilla li troveremo ancora a Corinto quando verranno in contatto con Apollo, colmano le sue lacune dottrinali e, insieme ai fratelli, lo incoraggiano a proseguire nel suo dono di predicazione:

Ora un ebreo di nome Apollo, oriundo di Alessandria, uomo eloquente e versato nelle Scritture, arrivò a Efeso.

Egli era stato istruito nella via del Signore; ed essendo fervente di spirito, annunciava e insegnava accuratamente le cose relative a Gesù, benché avesse conoscenza soltanto del battesimo di Giovanni. Egli cominciò pure a parlare con franchezza nella sinagoga. Ma Priscilla e Aquila, dopo averlo udito, lo presero con loro e gli esposero con più esattezza la via di Dio. Poi, siccome voleva andare in Acaia, i fratelli lo incoraggiarono, e scrissero ai discepoli di accoglierlo.

Giunto là, egli fu di grande aiuto a quelli che avevano creduto mediante la grazia di Dio, perché con gran vigore confutava pubblicamente i Giudei, dimostrando con le Scritture che Gesù è il Cristo. (Atti 18:24-28)

 

Sembrerebbe che poi, Aquila e Priscilla siano tornati nuovamente ad Efeso, quando Paolo scrive a Timoteo che si trova proprio in quella città:

Ti ripeto l'esortazione che ti feci mentre andavo in Macedonia, di rimanere a Efeso per ordinare ad alcuni di non insegnare dottrine diverse… (1 Timoteo 1:3)

 

Tu sai pure molto bene quanti servizi mi abbia reso a Efeso. (2 Timoteo 1:18)

Saluta Prisca e Aquila e la famiglia di Onesiforo. (2 Timoteo 4:19)

Possiamo quindi schematizzare così il movimento di Aquila e Priscilla:

Roma   ----    Corinto    ----     Efeso   ----    Roma    ----    Corinto    ----    Efeso

 

…si unì a loro

Paolo ci dimostra che abbiamo bisogno dei fratelli per fare la volontà di Dio, ovunque egli va cerca i fratelli come un tesoro e si unisce a loro… …come dovremmo imparare che non è utile “stare da soli”, lontano dai fratelli e dichiarare stupidamente che “stiamo bene così” e che “non sentiamo il bisogno della comunione fraterna”.

In Cristo siamo un corpo, Paolo questo lo insegnerà, soprattutto nelle lettere ai Corinzi, ai Romani ed agli Efesini… …(proprio nelle chiese dove si trattenne con Aquila e Priscilla o comunque ci fu la loro “collaborazione”), e noi non possiamo prescindere da questa realtà:

Infatti il corpo non si compone di un membro solo, ma di molte membra. 

Se il piede dicesse: «Siccome io non sono mano, non sono del corpo», non per questo non sarebbe del corpo. Se l'orecchio dicesse: «Siccome io non sono occhio, non sono del corpo», non per questo non sarebbe del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l'udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l'odorato? Ma ora Dio ha collocato ciascun membro nel corpo, come ha voluto. Se tutte le membra fossero un unico membro, dove sarebbe il corpo? Ci sono dunque molte membra, ma c'è un unico corpo; l'occhio non può dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né il capo può dire ai piedi: «Non ho bisogno di voi». 

Al contrario, le membra del corpo che sembrano essere più deboli, sono invece necessarie; e quelle parti del corpo che stimiamo essere le meno onorevoli, le circondiamo di maggior onore; le nostre parti indecorose sono trattate con maggior decoro, mentre le parti nostre decorose non ne hanno bisogno; ma Dio ha formato il corpo in modo da dare maggior onore alla parte che ne mancava, perché non ci fosse divisione nel corpo, ma le membra avessero la medesima cura le une per le altre.  Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui.

Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua.   (1 Corinzi 12:14-27)

 

Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione, così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l'uno dell'altro. (Romani 12:4-5)

 

Vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione.   (Efesini 4:4)

Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell'amore. (Efesini 4:16)

 

***

Essendo del medesimo mestiere, andò ad abitare e a lavorare con loro.

Infatti, di mestiere, erano fabbricanti di tende.

 

Paolo aveva probabilmente imparato il mestiere di fabbricante di tende, nella sua Tarso di Cilicia, nota per i tessuti di pelo di capra che i romani chiamarono Cilicium (dal quale deriva il nostro cilicio), dal nome della provincia da dove venivano.

Anche il Ponto era famoso per queste manifatture; e così anche Aquila aveva avuto l'opportunità di imparare la medesima arte.  

I tessuti di pelo di capra si usavano per le vele dei bastimenti e per le tende dei militari o d'altro uso.

Paolo comincia così l'opera di evangelizzazione a Corinto condividendo il lavoro e la casa con Aquila e Priscilla (esercitando così quel servizio di ospitalità cristiana che Paolo ha sempre lodato); guadagnandosi il necessario con il lavoro delle proprie mani, come aveva già fatto a Tessalonica, e mettendosi al coperto da ogni possibile accusa di predicare e di insegnare a scopo di lucro, come da lui stesso ricordato proprio ai corinzi:

Non sapete che quelli che fanno il servizio sacro mangiano ciò che è offerto nel tempio? E che coloro che attendono all'altare, hanno parte all'altare?

Similmente, il Signore ha ordinato che coloro che annunciano il vangelo vivano del vangelo.  Io però non ho fatto alcun uso di questi diritti, e non ho scritto questo perché si faccia così a mio riguardo; poiché preferirei morire, anziché vedere qualcuno rendere vano il mio vanto.  Perché se evangelizzo, non debbo vantarmi, poiché necessità me n'è imposta; e guai a me, se non evangelizzo! Se lo faccio volenterosamente, ne ho ricompensa; ma se non lo faccio volenterosamente è sempre un'amministrazione che mi è affidata.

Qual è dunque la mia ricompensa? Questa: che annunciando il vangelo, io offra il vangelo gratuitamente, senza valermi del diritto che il vangelo mi dà. (1 Corinzi 9:13-18)

 

Questo suo comportamento, gli tornerà utile per respingere future accuse nei suoi confronti:

Ho forse commesso peccato quando, abbassando me stesso perché voi foste innalzati, vi ho annunciato il vangelo di Dio gratuitamente?

Ho spogliato altre chiese, prendendo da loro un sussidio, per poter servire voi.

Durante il mio soggiorno tra di voi, quando mi trovai nel bisogno, non fui di peso a nessuno, perché i fratelli venuti dalla Macedonia provvidero al mio bisogno; e in ogni cosa mi sono astenuto e mi asterrò ancora dall'esservi di peso.

Com'è vero che la verità di Cristo è in me, questo vanto non mi sarà tolto nelle regioni dell'Acaia. Perché? Forse perché non vi amo? Dio lo sa.

Ma quello che faccio lo farò ancora per togliere ogni pretesto a coloro che desiderano un'occasione per mostrarsi uguali a noi in ciò di cui si vantano.

Quei tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si travestono da apostoli di Cristo.

(2 Corinzi 11:7-13)

 

***

Ma ogni sabato insegnava nella sinagoga e persuadeva Giudei e Greci.

 

Paolo è sempre in attesa dell’arrivo di Silvano e Timoteo che ha lasciato a Tessalonica per confortare i fratelli, nella loro attesa, unito ad Aquila e Priscilla, comincia a “sondare il terreno”, frequentando ogni sabato la sinagoga dei giudei, come era sua corretta abitudine.

In questo suo frequentare (in modo attivo) la sinagoga nei giorni di sabato, probabilmente (come a Tessalonica e Berea), tenne  loro ragionamenti tratti dalle Scritture, ma evidentemente non si rivelava pienamente spiegando e dimostrando che il Cristo doveva morire e risuscitare dai morti (cfr Atti 17:2-3), per fare questo, attende l’arrivo di Silvano e Timoteo, forse perché, oltre ad avere bisogno del loro sostegno, era altresì conscio che questa sua “offensiva” avrebbe potuto scatenare la persecuzione e lui sarebbe dovuto fuggire e rendere così più difficoltosa la loro riunione.

Con questo suo insegnamento preparatorio, comunque persuadeva Giudei e Greci.

 

***

Quando poi Sila e Timoteo giunsero dalla Macedonia, Paolo si dedicò completamente alla Parola, testimoniando ai Giudei che Gesù era il Cristo.

 

E’ finalmente giunto il momento del “reincontro” con i fratelli Silvano e Timoteo!

Di questo ritorno ne troviamo traccia nella prima lettera ai tessalonicesi scritta proprio dopo il loro arrivo:

Ma ora Timoteo è ritornato e ci ha recato buone notizie della vostra fede e del vostro amore, e ci ha detto che conservate sempre un buon ricordo di noi e desiderate vederci, come anche noi desideriamo vedere voi. (1 Tessalonicesi 3:6)

 

L’arrivo a Corinto di Timoteo e Silvano, fu per Paolo un sollievo e un incoraggiamento per diversi motivi:

-           i due evidentemente portarono un aiuto finanziario dai fratelli di Filippi:

Durante il mio soggiorno tra di voi, quando mi trovai nel bisogno, non fui di peso a nessuno, perché i fratelli venuti dalla Macedonia provvidero al mio bisogno; e in ogni cosa mi sono astenuto e mi asterrò ancora dall'esservi di peso. (2 Corinzi 11:9)

 

Anche voi sapete, Filippesi, che quando cominciai a predicare il vangelo, dopo aver lasciato la Macedonia, nessuna chiesa mi fece parte di nulla per quanto concerne il dare e l'avere, se non voi soli; perché anche a Tessalonica mi avete mandato, una prima e poi una seconda volta, ciò che mi occorreva.

Non lo dico perché io ricerchi i doni; ricerco piuttosto il frutto che abbondi a vostro conto.

Ora ho ricevuto ogni cosa e sono nell'abbondanza.

Sono ricolmo di beni, avendo ricevuto da Epafròdito quello che mi avete mandato e che è un profumo di odore soave, un sacrificio accetto e gradito a Dio.

Il mio Dio provvederà a ogni vostro bisogno, secondo la sua gloriosa ricchezza, in Cristo Gesù.  Al Dio e Padre nostro sia la gloria nei secoli dei secoli. (Filippesi 4:15-20)

                       

E questo permesse a Paolo di dedicarsi “ completamente” alla predicazione ed alla evangelizzazione, testimoniando in modo esplicito ai Giudei che Gesù era il Cristo, il Messia promesso, il Cristo risorto!

 

-          I due portarono a Paolo le notizie del progresso del vangelo nelle chiese precedentemente “seminate”:

Ma ora Timoteo è ritornato e ci ha recato buone notizie della vostra fede e del vostro amore, e ci ha detto che conservate sempre un buon ricordo di noi e desiderate vederci, come anche noi desideriamo vedere voi.

Per questa ragione, fratelli, siamo stati consolati a vostro riguardo, a motivo della vostra fede, pur fra tutte le nostre angustie e afflizioni; perché ora, se state saldi nel Signore, ci sentiamo rivivere. (1 Tessalonicesi 3:6-8)

 

***

Ma poiché essi facevano opposizione e lo insultavano, egli scosse le sue vesti e disse loro: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo; io ne sono netto; da ora in poi andrò dai pagani».


Come già successo in tutte le sinagoghe, e come evidentemente la “prudenza spirituale” di Paolo gli aveva suggerito, la maggioranza dei giudei facevano opposizione e lo insultavano, e Paolo reagisce come imparato dalle Parole del Maestro:

Se qualcuno non vi riceve né ascolta le vostre parole, uscendo da quella casa o da quella città, scotete la polvere dai vostri piedi.

In verità vi dico che il paese di Sodoma e di Gomorra, nel giorno del giudizio, sarà trattato con meno rigore di quella città. (Matteo 10:14-15)

 

"Scuotere la polvere" è un atto simbolico e quindi una locuzione proverbiale intesa a significare "separazione completa", "rottura d'ogni specie di legami e di relazioni".

 

…Il vostro sangue ricada sul vostro capo; io ne sono netto; da ora in poi andrò dai pagani

 

Paolo, con queste parole vuole dire:

"io non son più in alcun modo responsabile del vostro futuro destino".

Le parole di Paolo sono tremende, ma giuste.

La nostra responsabilità finisce quando abbiamo annunciato fedelmente tutto il consiglio di Dio; là dove finisce la nostra responsabilità, comincia quella dei nostri uditori.

Questo concetto è lo stesso già presente nell’antico patto, per la penna del profeta Ezechiele:

La parola del SIGNORE mi fu rivolta in questi termini:

«Figlio d'uomo, parla ai figli del tuo popolo e di' loro: "Quando io farò venire la spada contro un paese e il popolo di quel paese prenderà in mezzo a sé un uomo e se lo stabilirà come sentinella, ed egli, vedendo venire la spada contro il paese, suonerà il corno e avvertirà il popolo; se qualcuno, pur udendo il suono del corno, non se ne cura, e la spada viene e lo porta via, il sangue di quel tale sarà sopra il suo capo; egli ha udito il suono del corno, e non se n'è curato; il suo sangue sarà sopra di lui; se se ne fosse curato, avrebbe scampato la sua vita.

Ma se la sentinella vede venir la spada e non suona il corno, e il popolo non è stato avvertito, e la spada viene e porta via qualcuno di loro, questo sarà portato via per la propria iniquità, ma io domanderò conto del suo sangue alla sentinella".

(Ezechiele 33:1-6)

 

***

E, uscito di là, entrò in casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che temeva Dio, e aveva la casa attigua alla sinagoga.

Ma Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia.

Molti Corinzi, udendo, credevano e venivano battezzati.

 

…Tizio Giusto, il quale serviva a Dio, è probabilmente la solita formula intesa ad indicare un pagano di nascita, divenuto proselita giudaico.

Il fatto che Paolo entrò in casa di questo uomo, sta a significare che lo ritenne un fratello in fede fedele al Signore, ricordiamoci della dichiarazione di Lidia di Filippi:       

Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, entrate in casa mia, e alloggiatevi.

            (Atti 16:15)

 

Crispo era uno del Consiglio degli anziani che presedieva alla sinagoga di Corinto.

Egli credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia e fu uno dei pochi ad essere battezzato da Paolo:

Ringrazio Dio che non ho battezzato nessuno di voi, salvo Crispo e Gaio…   (1 Corinzi 1:14)

 

…Molti Corinzi, udendo, credevano e venivano battezzati.

Tra questi molti corinzi, che udendo, credevano e venivano battezzati, c’era probabilmente anche Sostene, un ex capo della sinagoga:

Allora tutti afferrarono Sostene, il capo della sinagoga, e lo picchiavano davanti al tribunale. E Gallione non si curava affatto di queste cose. (Atti 18:17)

 

Oltre a questi convertiti vi erano:

- Gaio o Caio che aveva dato la sua casa come luogo di riunione alla chiesa, e che albergò l'apostolo quando venne la seconda volta a Corinto e da lì scrisse la lettera ai romani:      

Gaio, che ospita me e tutta la chiesa, vi saluta. (Romani 16:23)

 

- Stefana e la sua famiglia, anche essi battezzati da Paolo:

Ho battezzato anche la famiglia di Stefana; del resto non so se ho battezzato qualcun altro.   (1 Corinzi 1:16)

 

Ora, fratelli, voi conoscete la famiglia di Stefana, sapete che è la primizia dell'Acaia, e che si è dedicata al servizio dei fratelli; vi esorto a sottomettervi anche voi a tali persone, e a chiunque lavora e fatica nell'opera comune.

Mi rallegro della venuta di Stefana, di Fortunato e di Acaico, perché hanno riempito il vuoto prodotto dalla vostra assenza; poiché hanno dato sollievo allo spirito mio e al vostro; sappiate dunque apprezzare tali persone. (1 Corinzi 16:15-18)

 

- Fortunato ed Acaico:

Mi rallegro della venuta di Stefana, di Fortunato e di Acaico, perché hanno riempito il vuoto prodotto dalla vostra assenza; poiché hanno dato sollievo allo spirito mio e al vostro; sappiate dunque apprezzare tali persone. (1 Corinzi 16:17-18)

 

- Quarto ed Erasto, il tesoriere della città:

Erasto, il tesoriere della città e il fratello Quarto vi salutano. (Romani 16:23)

 

- Epeneto:

Salutate il mio caro Epeneto, che è la primizia dell'Asia per Cristo. (Romani 16:5)

 

- Cloe:

Infatti, fratelli miei, mi è stato riferito da quelli di casa Cloe che tra di voi ci sono contese.

(1 Corinzi 1:11)

 

E’ importante soffermarsi sulla progressione dell’opera dello Spirito Santo nel cuore di questi nuovi convertiti: udendo, credevano e venivano battezzati.

Paolo scriverà così ai romani:

Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto?

E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare?

E come potranno sentirne parlare, se non c'è chi lo annunci? (Romani 10:14)

 

Il messaggio del Vangelo si ode, ci giunge per mezzo di una testimonianza, di una predicazione, di un annuncio, si crede ricevendo la Parola (Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo – Romani 10:17), ci si fa battezzare, quale atto di obbedienza e testimonianza di ciò che si è creduto.

La religiosità apparente fa proprio il contrario… …battezza anche se non si è in grado di credere e nemmeno di udire e ascoltare la Parola.

Prima il vestito… …poi vedremo se c’è un corpo!

 

***

Una notte il Signore disse in visione a Paolo: «Non temere, ma continua a parlare e non tacere; perché io sono con te, e nessuno ti metterà le mani addosso per farti del male; perché io ho un popolo numeroso in questa città».

Ed egli rimase là un anno e sei mesi, insegnando tra di loro la Parola di Dio.

 

Il fatto che il Signore disse in visione a Paolo incoraggiandolo, ci fa comprendere che evidentemente Paolo stava meditando di lasciare Corinto per una nuova meta… …forse aveva stimato che anche qui, come ad Atene, non aveva più nulla da dare.

Paolo ricevette invece questa visione da parte del Signore per incoraggiarlo a rimanere in Corinto, nelle altre città della macedonia la persecuzione obbligò l’apostolo a fuggire, il Signore invece a Corinto lo preserva da questi attacchi acuti, per eseguire qui un disegno particolare o per poter colmare le pesanti deficienze di una chiesa derivante da una cultura fortemente corrotta e malata.

Le Parole incoraggianti del Signore a Paolo ci devono fare riflettere:

Non temere, ma continua a parlare e non tacere; perché io sono con te, e nessuno ti metterà le mani addosso per farti del male; perché io ho un popolo numeroso in questa città.

 

Il Signore garantisce a Paolo un periodo di “protezione particolare”, affinchè Paolo istruisca il Suo popolo in quella città.

La temporanea “non persecuzione” è finalizzata solamente al fine di svolgere questa opera di istruzione, a dei fratelli che, come si può notare nelle due lettere che Paolo scriverà loro, vivevano delle particolari problematiche causate dalla loro condotta passata che influenzava la loro vita nuova. 

Paolo, incoraggiato dal Signore, si fermerà a Corinto un anno e sei mesi, insegnando tra di loro la Parola di Dio.

Paolo, spiegò in questi diciotto mesi, la Parola di Dio, a differenza dei giudei, ai Corinzi mancava tutta la preparazione dell’Antico Testamento e Paolo sicuramente colmò tutto quel vuoto al fine di poter meglio comprendere il messaggio del Vangelo.

I Corinzi ebbero il privilegio di avere tra loro per diciotto mesi, l’apostolo Paolo, Aquila e Priscilla, che spiegarono la Parola di Dio, ma tutto questo non portò i risultati visibili che si ebbero in altre chiese, molto meno “privilegiate” di loro.

Successivamente Paolo, scrivendo le due lettere ai fratelli di Corinto, li rimprovererà definendoli “carnali”, ovvero affetti di una “immaturità patologica” che si manifestava in vari modi, tra i quali possiamo elencare:

Nella prima lettera:

- divisioni                                                                             (cfr 1 Corinzi 1:10-16 )

- esaltazione della sapienza umana                              (cfr 1 Corinzi 1:17 / 3:23)

- orgoglio                                                                             (cfr 1 Corinzi 4)

- tolleranza dell’immoralità                                                           (cfr 1 Corinzi 5)

- eccessiva litigiosità tra fratelli per cose “umane”       (cfr 1 Corinzi 6:1-9)

- malcostumi di tipo sessuale ai quali Paolo propone come soluzione il

  matrimonio                                                                        (cfr 1 Corinzi 6:9 / 7:40)

- esercizio smodato della libertà                                      (cfr 1 Corinzi 8)

                        - disordini nella chiesa circa

- superficialità verso ciò che è sacro                               (cfr 1 Corinzi 10:14-33 e 11:17-34)

- poco contegno e disordini funzioni tra uomini e donne      (cfr 1 Corinzi 11:2-16)

 - disordini nell’esercizio dei doni spirituali        (cfr 1 Corinzi 12-13-14)

- incredulità circa la resurrezione (argomento particolarmente ostico per la cultura greca)  (cfr 1 Corinzi 15)

           

Nella seconda lettera:

                        - la difficoltà nel ricevere le riprensioni                          (cfr 2 Corinzi 1:23 / 2:4)

                        - la difficoltà nel perdonare                                                          (cfr 2 Corinzi 2:5-13)

                        - la difficoltà nel discernere la sana dottrina ed i falsi apostoli                     (cfr 2 Corinzi 11-12)

 

Una chiesa del genere sembrerebbe un disastro, probabilmente pochi di noi ambirebbero a frequentare una assemblea simile… …anzi alcuni se ne allontanerebbero gridando allo scandalo… … eppure, nonostante tutte queste deficienze Paolo, rivolgendosi ai fedeli della chiesa di Corinto scriverà:

Io ringrazio sempre il mio Dio per voi, per la grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù; perché in lui siete stati arricchiti di ogni cosa, di ogni dono di parola e di ogni conoscenza, essendo stata confermata tra di voi la testimonianza di Cristo; in modo che non mancate di alcun dono, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. 

Egli vi renderà saldi sino alla fine, perché siate irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. 

Fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, nostro Signore. (1 Corinzi 1:4-9)

 

Evidentemente Paolo, qui ci insegna a guardare i fratelli da un punto di vista molto diverso da quello che vediamo con i nostri occhi, egli vede la loro posizione spirituale in Cristo, esalta l’opera di Dio in loro, riconosce non la loro fedeltà ma la fedeltà di Dio che li renderà stabili fino alla fine… …nonostante le loro evidenti deficienza alle quali Paolo, comunque non si rassegna, ma vuole che siano corrette!

 

E’ proprio qui che forse cadiamo nelle nostre valutazioni:

- da un lato c’è chi, con eccessivo lassismo e rassegnazione accetta di convivere passivamente con i disordini e la dissolutezza che imperano nella chiesa, facendo finta di non vedere; per loro la prima lettera di Paolo ai corinzi si ferma al verso 9 del primo capitolo.

- dall’altro lato c’è chi con spirito “farisaico” vuole “purificare” la chiesa con metodi degni dell’Antico Patto; per loro la prima lettera di Paolo ai corinzi comincia dal verso 10 del primo capitolo.

 

Dobbiamo invece imparare a denunciare il male, contrastarlo con tutte le nostre forze, opporci ai disordini, ma nello stesso tempo imparare a vedere, anche nel fratello disordinato (che siamo chiamati ad ammonire nel Signore), l’opera e la fedeltà di Dio.

Paolo era profondamente convinto di questo, difatti scrive così ai fratelli di Roma:

Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? (e qui si parla di giudizio di condanna, non di riprensione)

Se sta in piedi o se cade è cosa che riguarda il suo padrone; ma egli sarà tenuto in piedi, perché il Signore è potente da farlo stare in piedi. (Romani 14:4)

 

Ed altresì Paolo, proprio scrivendo la prima lettera ai Tessalonicesi da Corinto scrive:

Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti.

Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male; anzi cercate sempre il bene gli uni degli altri e quello di tutti. (1 Tessalonicesi 5:14-15)

 

***

Poi, quando Gallione era proconsole dell'Acaia, i Giudei, unanimi, insorsero contro Paolo, e lo condussero davanti al tribunale, dicendo: «Costui persuade la gente ad adorare Dio in modo contrario alla legge».

Paolo stava per parlare, ma Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di qualche ingiustizia o di qualche cattiva azione, o Giudei, io vi ascolterei pazientemente, come vuole la ragione.  Ma se si tratta di questioni intorno a parole, a nomi, e alla vostra legge, vedetevela voi; io non voglio esser giudice di queste cose».

E li fece uscire dal tribunale.

 

…Gallione era proconsole dell'Acaia

L'Acaia era stata una provincia senatoriale, sotto Augusto; imperiale, sotto Tiberio; sotto Claudio, era tornata ad essere senatoriale.

Il governatore di una provincia senatoriale si chiamava "il proconsole".

Marco Anneo Navate, soprannominato Gallione perché L. Giunio Gallione l'aveva adottato, era figlio del retore Seneca e fratello di Seneca il filosofo (Tacito, Annali 15:73; 16:17).

Suo fratello parla in modo molto affettuoso della dolcezza del carattere di lui. "Nessun mortale fu mai così dolce verso uno solo dei suoi simili, come egli lo fu verso tutti" (Pref. Quest ioni Natu. 4).

"Fu molto amato, dice lo stesso fratello (Ep. 104); fu molto amato anche da quelli che poco erano capaci d'amare".

Fu nominato proconsole dell'Acaia al tempo stesso del soggiorno di Paolo a Corinto; e i giudei approfittarono del suo arrivo per sbarazzarsi del predicatore importuno.

 

…i Giudei, unanimi, insorsero contro Paolo, e lo condussero davanti al tribunale, dicendo: «Costui persuade la gente ad adorare Dio in modo contrario alla legge».

Evidentemente il periodo di protezione particolare di Paolo, si sta esaurendo, i Giudei, unanimi, insorgono contro di lui, con la solita accusa: Costui persuade la gente ad adorare Dio in modo contrario alla legge.

 

…Il tribunale era nell'agorà, nella pubblica piazza ove il proconsole, circondato dai suoi littori, giudicava dei casi che gli erano presentati.

Ma Gallione, come Pilato, vuole evitare di immischiarsi in questioni religiose, a lui poco conosciute e ritenute beghe di fanatici.

Come possiamo veder la storia di ripete nello stesso modo da Gesù ai Suoi discepoli…

 

***

Allora tutti afferrarono Sostene, il capo della sinagoga, e lo picchiavano davanti al tribunale.

E Gallione non si curava affatto di queste cose.

 

L’ira dei giudei allora si rivolge verso “il traditore” Sostene capo della sinagoga, che viene picchiato davanti al tribunale, davanti all’indifferenza delle autorità.

Questo Sostene, una volta convertito, si unì a Paolo, e con lui scrisse la prima lettera proprio ai corinzi:

Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sostene, alla chiesa di Dio che è in Corinto…  (1 Corinzi 1:1-2)

 

***

Quanto a Paolo, dopo essersi trattenuto ancora molti giorni, prese commiato dai fratelli e, dopo essersi fatto radere il capo a Cencrea, perché aveva fatto un voto, s'imbarcò per la Siria con Priscilla e Aquila.

 

…dopo essersi fatto radere il capo a Cencrea

Cencrea era il porto di Corinto, quindi Paolo dopo essersi trattenuto ancora molti giorni, prese commiato dai fratelli, giunge al porto, dove evidentemente voleva (lontano dagli occhi dei fratelli) rendere un omaggio a Dio per come aveva condotto il suo soggiorno a Corinto.

Paolo, da uomo libero fa questo voto.

Se Paolo avesse attribuito un qualche valore meritorio al suo voto, ci troveremmo davanti ad una incoerenza dottrinale rispetto ai suoi insegnamenti.

Ma sicuramente l'apostolo non attribuisce alcun valore meritorio ai suoi voti, non c'è nulla in quei voti stessi che sia in contraddizione con i principi che egli insegnava.

I voti che il Signore gradisce, nella nuova economia evangelica, sono i voti che sgorgano dal ravvedimento, alla fede, dal bisogno di consacrarsi più interamente a Lui.

I voti che Dio disdegna sono i voti fatti per paura dell'inferno o per guadagnarsi il cielo.

Il voto di Paolo è quindi un atto di speciale consacrazione; e come tale, è l'espressione solenne di un sentimento di gratitudine, ed è comunque un atto privato tra lui e Dio (lo fa lontano dagli sguardi dei fratelli).

 

…s'imbarcò per la Siria con Priscilla e Aquila.

La Siria è qui nel senso della geografia politica dei romani; essa comprendeva tutto il governo del proconsole residente ad Antiochia; e questo governo si estendeva su tutto il litorale dei Mediterraneo, dal monte Tauro fino all'istmo di Suez.

Questa nota di Luca, ci ricorda che in tutto il tempo che Paolo stette a Corinto, fu in compagnia di Aquila e Priscilla, oltre che di Silvano e Timoteo che, come a Tessalonica e Berea, lascia invece nella chiesa di Corinto per confortare i fratelli.

 

***

Quando giunsero a Efeso, Paolo li lasciò là; poi, entrato nella sinagoga, si mise a discorrere con i Giudei.

Una volta imbarcatosi con Aquila e Priscilla, giunge ad Efeso

 

…Efeso

Era stata una delle prime colonie greche sulla costa occidentale dell'Asia Minore.

Era celebre per il culto di Artemide (cfr Atti 19:24 e seg.); e il tempio della dea, con le sue immagini sacre, con i suoi sontuosi cortili, con le sue centinaia di sacerdoti e di sacerdotesse.

Era l'ammirazione dei pellegrini che vi arrivavano da tutte le parti del mondo.

In Efeso, l'oriente e l'occidente si davano la mano; e la religione della Grecia assumeva quivi un carattere spiccatamente orientale, con ogni sorta di misteri e di superstizioni.

La popolazione giudaica era qui abbastanza numerosa da avervi una sinagoga.

 

***

Essi lo pregarono di rimanere da loro più a lungo, ma egli non acconsentì; e dopo aver preso commiato e aver detto che, Dio volendo, sarebbe tornato da loro un'altra volta, salpò da Efeso; giunto a Cesarea, salì a Gerusalemme; e, salutata la chiesa, scese ad Antiochia.

 

I giudei della sinagoga di Efeso sono dunque ben disposti per il Vangelo, come quelli di Berea, qui Paolo intravede quella splendida mèsse che questa parte del campo darà per la gloria di Dio e la chiesa che sorgerà in questo campo, ma probabilmente Paolo, guidato dallo Spirito Santo ritiene più utile rientrare prima a Gerusalemme e poi alla sua Antiochia, dopo circa tre anni di missione.

 

…Dio volendo

Paolo è il tipo del servitore di Dio, che vive interamente agli ordini del suo Signore:

-          l'odio dei nemici non lo intimidisce:

entrato nella sinagoga, si mise a discorrere con i Giudei

-          l'amor fraterno non riesce a trattenerlo:

Essi lo pregarono di rimanere da loro più a lungo, ma egli non acconsentì

-          le distanze non lo spaventano:

 Dio volendo, sarebbe tornato da loro un'altra volta

 

Il "cibo" di Paolo, come per il suo Maestro, non è di fare la sua propria volontà, ma di fare quella di Colui che l'ha mandato (cfr Giovanni 4:34).

La città di Efeso sarà la prima vera meta del terzo viaggio missionario di Paolo, lo Spirito Santo si servirà di Aquila e Priscilla e di Apollo per preparare i cuori degli Efesini.

Anche in questo caso, Paolo dimostra la sua umiltà, non è lui l’unico che può compiere l’opera di Dio, si affida ai suoi fratelli e collaboratori, sa lasciare il campo anche agli altri… …comprende che non è con le sue sole forze, con le sue sole capacità che potrà completare l’opera di Dio, egli scriverà proprio agli efesini:

Ogni cosa egli ha posta sotto i suoi piedi e lo ha dato per capo supremo alla chiesa, che è il corpo di lui, il compimento di colui che porta a compimento ogni cosa in tutti.       (Efesini 1:22-23)

 

Giunto a Gerusalemme Paolo saluta la Chiesa prima di tornare ad Antiochia, Luca non ci dice nulla di questo incontro di Paolo con i fratelli di Gerusalemme, che saranno sempre nel cuore di Paolo e dei quali egli si preoccuperà del loro stato di necessità.

 

Gianni Marinuzzi