Paolo davanti al governatore Felice


ATTI DEGLI APOSTOLI
24:1-27

 

 

Cinque giorni dopo, il sommo sacerdote Anania discese con alcuni anziani e con un avvocato di nome  Tertullo, e si presentarono al governatore per accusare Paolo.

Egli fu chiamato e Tertullo cominciò ad accusarlo, dicendo: «Siccome per merito tuo, eccellentissimo Felice, godiamo molta pace, e per la tua previdenza sono state fatte delle riforme in favore di questa nazione, noi in tutto e per tutto lo riconosciamo con viva gratitudine.

Ora, per non trattenerti troppo a lungo, ti prego di ascoltare brevemente, secondo la tua benevolenza.

Abbiamo dunque trovato che quest'uomo è una peste, che fomenta rivolte fra tutti i Giudei del mondo, ed è capo della setta dei Nazareni.

Egli ha perfino tentato di profanare il tempio; perciò lo abbiamo arrestato; [e volevamo giudicarlo secondo la nostra legge; ma il tribuno Lisia è intervenuto, e lo ha tolto con violenza dalle nostre mani, ordinando che i suoi accusatori si presentassero davanti a te;] interrogandolo, potrai tu stesso aver piena conoscenza di tutte le cose di cui noi lo accusiamo».

I Giudei si unirono anch'essi nelle accuse, affermando che le cose stavano così.

Allora Paolo, dopo che il governatore gli ebbe fatto cenno di parlare, rispose:

«Sapendo che già da molti anni tu sei giudice di questa nazione, parlo con più coraggio a mia difesa. Perché tu puoi accertarti che non sono più di dodici giorni da quando salii a Gerusalemme per adorare; ed essi non mi hanno trovato nel tempio a discutere con nessuno, né a fare assembramenti di popolo, né nelle sinagoghe, né in città; e non possono provarti le cose delle quali ora mi accusano.

Ma ti confesso questo, che adoro il Dio dei miei padri, secondo la Via che essi chiamano setta, credendo in tutte le cose che sono scritte nella legge e nei profeti; avendo in Dio la speranza, condivisa anche da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti.

Per questo anch'io mi esercito ad avere sempre una coscienza pura davanti a Dio e davanti agli uomini.

Dopo molti anni, sono venuto a portare elemosine alla mia nazione e a presentare delle offerte.

Mentre io stavo facendo questo, mi hanno trovato purificato nel tempio, senza assembramento e senza tumulto; e vi erano alcuni Giudei dell'Asia; questi avrebbero dovuto comparire davanti a te ed accusarmi, se avevano qualcosa contro di me.

Oppure dicano costoro quale misfatto hanno trovato in me, quando mi presentai davanti al sinedrio; a meno che si tratti di questa sola parola che gridai, quando comparvi davanti a loro: "È a motivo della risurrezione dei morti, che io sono oggi giudicato da voi"».

Allora Felice, che era assai bene informato su questa Via, li rinviò, dicendo: «Quando sarà giunto il tribuno Lisia, esaminerò il caso vostro».

E ordinò al centurione che Paolo fosse custodito, permettendogli però una certa libertà, e senza vietare ad alcuno dei suoi di rendergli dei servizi.

Dopo alcuni giorni Felice, venuto con sua moglie Drusilla, che era ebrea, mandò a chiamare Paolo, e lo ascoltò circa la fede in Cristo Gesù.

Siccome Paolo parlava di giustizia, di temperanza e del giudizio futuro, Felice si spaventò e replicò: «Per ora va'; e quando ne avrò l'opportunità, ti manderò a chiamare».

Egli sperava, allo stesso tempo, che Paolo gli avrebbe dato del denaro: per questo lo mandava spesso a chiamare e conversava con lui.

Trascorsi due anni, Felice ebbe per successore Porcio Festo; e Felice, volendo guadagnare il favore dei Giudei, lasciò Paolo in prigione.

 

***

Paolo è ormai sotto l’autorità romana, al sicuro nel palazzo di Erode a Cesarea in attesa di essere “ascoltato” in qualità di indagato, davanti agli anziani di Gerusalemme…

Cinque giorni dopo, il sommo sacerdote Anania discese con alcuni anziani e con un avvocato di nome  Tertullo, e si presentarono al governatore per accusare Paolo.

Il Sinedrio non più “giudice” di Paolo, si costituisce “parte civile” e manda alcuni dei suoi membri, con a capo il presidente Anania, accompagnati da un avvocato romano per promuovere e sostenere, davanti al governatore, l'azione penale contro l'apostolo.

Le intenzioni del sacerdote Anania e degli anziani non risultano chiaramente dal discorso dell'avvocato; ma possiamo ipotizzare che volevano l'estradizione dell'accusato… …volevano il prigioniero per poterlo giudicare loro… infatti l'avvocato Tertullo non presenta come un ribelle politico ed un trasgressore delle leggi dello Stato; ma come capo di una setta, come uomo turbolento dal punto di vista religioso e come “un profanatore del santuario”, cose che il diritto romano non doveva né poteva occuparsi.

La loro strategia legale puntava ad ottenere la libertà penale di Paolo per poterlo prendere e “gestirlo” dal punto di vista religioso.

 

***

Egli fu chiamato e Tertullo cominciò ad accusarlo, dicendo: «Siccome per merito tuo, eccellentissimo Felice, godiamo molta pace, e per la tua previdenza sono state fatte delle riforme in favore di questa nazione, noi in tutto e per tutto lo riconosciamo con viva gratitudine.

Ora, per non trattenerti troppo a lungo, ti prego di ascoltare brevemente, secondo la tua benevolenza.

Abbiamo dunque trovato che quest'uomo è una peste, che fomenta rivolte fra tutti i Giudei del mondo, ed è capo della setta dei Nazareni.

Egli ha perfino tentato di profanare il tempio; perciò lo abbiamo arrestato; [e volevamo giudicarlo secondo la nostra legge; ma il tribuno Lisia è intervenuto, e lo ha tolto con violenza dalle nostre mani, ordinando che i suoi accusatori si presentassero davanti a te;] interrogandolo, potrai tu stesso aver piena conoscenza di tutte le cose di cui noi lo accusiamo».

 

Il discorso di Tertullo è di un'abilità sorprendente:

- comincia con delle lodi esagerate e vili per un governatore che fu uno dei più scellerati che mai si vide in Giudea:

…per merito tuo, eccellentissimo Felice, godiamo molta pace, e per la tua previdenza sono state fatte delle riforme in favore di questa nazione, noi in tutto e per tutto lo riconosciamo con viva gratitudine.

- poi esprime il dispiacere di dovere importunare il magistrato con una causa di per sè così semplice e nella quale il magistrato stesso non avrebbe dovuto perdere troppo tempo:

per non trattenerti troppo a lungo, ti prego di ascoltare brevemente, secondo la tua benevolenza.

- descrive l’accusa evidenziando gli aspetti puramente civili, morali e religiosi:

quest'uomo è una peste, che fomenta rivolte fra tutti i Giudei del mondo, ed è capo della setta dei Nazareni.

Egli ha perfino tentato di profanare il tempio; perciò lo abbiamo arrestato; [e volevamo giudicarlo secondo la nostra legge; ma il tribuno Lisia è intervenuto, e lo ha tolto con violenza dalle nostre mani, ordinando che i suoi accusatori si presentassero davanti a te;]

 

- finisce con un appello all'accusato stesso, il quale, dice Tertullo, non potrà fare a meno di confermare da se medesimo la verità dei fatti esposti:

…interrogandolo, potrai tu stesso aver piena conoscenza di tutte le cose di cui noi lo accusiamo.

 

Le accuse mosse da Tertullo nei confronti di Paolo si possono quindi riassumere in questi tre capi:

1) Accusa di sedizione

…quest'uomo è una peste, che fomenta rivolte fra tutti i Giudei del mondo…

2) Accusa di eresia

è capo della setta dei Nazareni.

3) Accusa di sacrilegio

Egli ha perfino tentato di profanare il tempio; perciò lo abbiamo arrestato…

 

***

I Giudei si unirono anch'essi nelle accuse, affermando che le cose stavano così.

Tertullo ha fatto la sua arringa preparata nei dettagli con i capi religiosi che, per dare maggior enfasi e credibilità alle accuse, affermano ovviamente che le cose stavano così!

 

***

Allora Paolo, dopo che il governatore gli ebbe fatto cenno di parlare, rispose:

«Sapendo che già da molti anni tu sei giudice di questa nazione, parlo con più coraggio a mia difesa. Perché tu puoi accertarti che non sono più di dodici giorni da quando salii a Gerusalemme per adorare; ed essi non mi hanno trovato nel tempio a discutere con nessuno, né a fare assembramenti di popolo, né nelle sinagoghe, né in città; e non possono provarti le cose delle quali ora mi accusano.

Ma ti confesso questo, che adoro il Dio dei miei padri, secondo la Via che essi chiamano setta, credendo in tutte le cose che sono scritte nella legge e nei profeti; avendo in Dio la speranza, condivisa anche da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti.

Per questo anch'io mi esercito ad avere sempre una coscienza pura davanti a Dio e davanti agli uomini.

Dopo molti anni, sono venuto a portare elemosine alla mia nazione e a presentare delle offerte.

Mentre io stavo facendo questo, mi hanno trovato purificato nel tempio, senza assembramento e senza tumulto; e vi erano alcuni Giudei dell'Asia; questi avrebbero dovuto comparire davanti a te ed accusarmi, se avevano qualcosa contro di me.

Oppure dicano costoro quale misfatto hanno trovato in me, quando mi presentai davanti al sinedrio; a meno che si tratti di questa sola parola che gridai, quando comparvi davanti a loro: "È a motivo della risurrezione dei morti, che io sono oggi giudicato da voi"».

 

Felice si trovava allora nell'ottavo anno della sua magistratura ed in questo tempo aveva acquisito una sufficiente conoscenza dello stato della situazione religiosa, spesso condotta dal fanatismo o dalla mala fede.

Paolo, conoscendo tutto questo dall’interno del “sistema” (in quanto allevato nella setta dei farisei), risponde alle accuse mosse da Tertullo e dai capi dei giudei.

Ma lo fa senza scendere allo stesso livello di adulatori vani, dei suoi avversari… …egli si rivolge a Felice in modo educato e sobrio, non ha bisogno di “imbonirsi il potere umano”… …ha la protezione e le promesse di Dio dalla sua parte… …dopo di chè ribatte una ad una le accuse dei suoi avversari con la saggezza che lo Spirito Santo gli dà in quel momento:

Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.

Guardatevi dagli uomini; perché vi metteranno in mano ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per servire di testimonianza davanti a loro e ai pagani.

Ma quando vi metteranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come parlerete o di quello che dovrete dire; perché in quel momento stesso vi sarà dato ciò che dovrete dire.

Poiché non siete voi che parlate, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.

(Matteo 10:16-20)

 

1) Difesa circa la accusa di sedizione

a) Felice era stato governatore per sette anni e sapeva molto bene quali sedizioni ci fosero state in quel tempo; era quindi in grado di conoscere, che il nome di Paolo non era mai stato implicato in alcuna di queste sedizioni:

Sapendo che già da molti anni tu sei giudice di questa nazione, parlo con più coraggio a mia difesa.

b) Paolo era stato soltanto dodici giorni in Palestina, o almeno in Gerusalemme; e di questi dodici giorni, ne aveva passati cinque in prigione; quindi, anche se avesse voluto, gli sarebbe mancato il tempo di preparare delle congiure e delle sedizioni:

Perché tu puoi accertarti che non sono più di dodici giorni da quando salii a Gerusalemme per adorare…

c) Era venuto con lo scopo di “adorare” e non per quello di impegnarsi in discussioni, in lotte, nelle sinagoghe o per la città:

…essi non mi hanno trovato nel tempio a discutere con nessuno, né a fare assembramenti di popolo, né nelle sinagoghe, né in città; e non possono provarti le cose delle quali ora mi accusano.

 

2) Difesa circa la accusa di eresia.

Paolo dichiara e “confessa” che professava la dottrina che essi chiamano setta; era insomma un cristiano, ma adorava e credeva in tutte le cose scritte nella legge e nei profeti né più né meno che i suoi accusatori, e credeva in modo tutto speciale nella dottrina della risurrezione, che era una dottrina giudaica, per quanto i sadducei la negassero:

ti confesso questo, che adoro il Dio dei miei padri, secondo la Via che essi chiamano setta, credendo in tutte le cose che sono scritte nella legge e nei profeti; avendo in Dio la speranza, condivisa anche da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti.

 

Egli aveva agito coscienziosamente e domandava per sè e per la sua fede la stessa tolleranza, che era concessa alle altre sette fra i giudei (farisei e sadducei in particolare):

Per questo anch'io mi esercito ad avere sempre una coscienza pura davanti a Dio e davanti agli uomini.

La fede ha dunque per Paolo un effetto pratico e santificante, la pratica della fede purifica la nostra coscienza!

Era inoltre venuto a portare delle elemosine alla sua nazione, ai giudei, e non a ferire le loro suscettibilità religiose:

Dopo molti anni, sono venuto a portare elemosine alla mia nazione e a presentare delle offerte.

Purtroppo ancora oggi queste pratiche di denuncie eretiche sono praticate all’interno della cosiddetta “religiosità”, se si vuole “eliminare” un fratello scomodo… si grida all’eresia… e lo si isola… è il lavoro dei religiosi odierni… guadiamoci da queste cose e siamo seri nei nostri giudizi, facendo bene attenzione a denunciare gli eretici se sono veramente fuori dottrina e non perché sono solamente “persone scomode”.

 

 

3) Difesa circa la accusa di sacrilegio.

Paolo inizialmente dichiara di essere stato trovato nel tempio per adorare e non per fare discussioni o assembramenti:

…essi non mi hanno trovato nel tempio a discutere con nessuno, né a fare assembramenti di popolo, né nelle sinagoghe, né in città; e non possono provarti le cose delle quali ora mi accusano…

Inoltre, molto astutamente, dichiara di essere visto nel tempio da molti giudei dell’Asia che lo conoscevano, e (sapendo che non erano più in grado di comparire in processo), li usa da scudo anziché da accusa:

Mentre io stavo facendo questo, mi hanno trovato purificato nel tempio, senza assembramento e senza tumulto; e vi erano alcuni Giudei dell'Asia…

Paolo inoltre chiede a Felice di far comparire qualche testimone oculare del suo arresto… …ben sapendo che lì presenti non ce n’erano:

questi avrebbero dovuto comparire davanti a te ed accusarmi, se avevano qualcosa contro di me.

E riduce quindi le accuse ricevute in nulla… se non evidenziando come anche all’interno dello stesso sinedrio esistessero fazioni… diversità di vedute… di pensiero… tollerate e accettate (per scopi di spartizione del potere e non per presa di coscienza):

Oppure dicano costoro quale misfatto hanno trovato in me, quando mi presentai davanti al sinedrio; a meno che si tratti di questa sola parola che gridai, quando comparvi davanti a loro: "È a motivo della risurrezione dei morti, che io sono oggi giudicato da voi".

 

Il discorso di Paolo, a differenza “dell’abile Tertullo” e dei componenti del sinedrio, è quindi un discorso lucido, calmo, nobile, rispettoso, sincero, fedele.

Paolo, sa benissimo che il suo destino è nelle mani di Dio e sa con certezza che dovrà andare a Roma per rendere testimonianza, in conformità alla profezia fatta a suo riguardo ed in base alla visione avuta nella fortezza a Gerusalemme, pertanto esprime modestamente il suo rispetto per la dignità del giudice; espone con brevità e con verità il suo caso; nega con calma la validità delle accuse che gli sono mosse, ed afferma, sempre e con calma, che egli è nel vero; domanda con la energia che dà una coscienza pura, che si facciano delle ulteriori “indagini”, che si diano delle prove dei “delitti”, dei quali lo si ritiene responsabile.

Espone anche quale sia la ragione ultima di tutto questo attacco; e in mezzo alla sua difesa personale non dimentica che nella sua causa sono implicati la causa di Dio e l'onore dell'Evangelo; e trova anche il modo di rendere testimonianza della sua fede vera e pratica, che è diventata il suo stile di vita.

 

***

Allora Felice, che era assai bene informato su questa Via, li rinviò, dicendo: «Quando sarà giunto il tribuno Lisia, esaminerò il caso vostro».

E ordinò al centurione che Paolo fosse custodito, permettendogli però una certa libertà, e senza vietare ad alcuno dei suoi di rendergli dei servizi.

Felice si rende evidentemente conto dell’inconsistenza delle accuse, comprende che si trova davanti ad un caso di fanatismo religioso nei confronti di questa Via della quale era assai bene informato, e trova un modo per rimandare qualsiasi decisione:

Quando sarà giunto il tribuno Lisia, esaminerò il caso vostro

In realtà questa è una vera scusa per “archiviare” il processo… il tribuno Lisia non arriverà mai (anche se Paolo rimarrà in prigione per pura indolenza per cercare di guadagnarsi il favore dei giudei – cfr Atti 24:27), proprio come voleva fare Erode Agrippa I (suo suocero) che per lo stesso motivo fece uccidere Giacomo e fece arrestare Pietro:

In quel periodo, il re Erode cominciò a maltrattare alcuni della chiesa; e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni.

Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, continuò e fece arrestare anche Pietro. Erano i giorni degli Azzimi. (Atti 12:1-3)

 

Ma quello che è meraviglioso di questo passaggio è che Paolo, a Cesarea sarà per due anni (cfr Atti 24:27), senza vietare ad alcuno dei suoi di rendergli dei servizi, tra i quali sicuramente ci saranno stati Filippo e le quattro figlie non sposate… Filippo che dovette scappare a causa delle persecuzioni mosse anche da Saulo… ora serve Paolo in carcere… meravigliosi e sorprendenti disegni di Dio!

 

Sono passate meno di due settimane da quando Agabo, in casa di Filippo, profetizzò circa l’arresto di Paolo a Gerusalemme (Atti 21:10-11)… siamo nuovamente a Cesarea a profezia adempiuta nei minimi dettagli!

 

***

Dopo alcuni giorni Felice, venuto con sua moglie Drusilla, che era ebrea, mandò a chiamare Paolo, e lo ascoltò circa la fede in Cristo Gesù.

Siccome Paolo parlava di giustizia, di temperanza e del giudizio futuro, Felice si spaventò e replicò: «Per ora va'; e quando ne avrò l'opportunità, ti manderò a chiamare».

 

Felice era un uomo superstizioso e forse la parola di Paolo relativa risurrezione dei morti, l'aveva un po' turbato.

Drusilla poi, curiosa (caratteristica degli Erodi - cfr Marco 6:20 e Luca 23:8), aveva il desiderio di vedere e di udire Paolo, questo cittadino romano e patriota giudeo, che “si era fatto cristiano”.

Drusilla era figlia di Erode Agrippa I e sorella di Erode Agrippa II (quell’Erode Agrippa che troveremo in Atti 25)

La Drusilla del nostro testo era la figlia di Erode Agrippa I, quello che fece uccidere Giacomo e arrestare Pietro, e all’età di sei anni vide morire suo padre roso dai vermi mentre arringava il popolo (cfr Atti 12).

Fu più tardi fidanzata ad Epifane, il figlio del re Antioco; e il matrimonio era fissato a condizione che Epifane si facesse israelita: il che non avvenne per volontà dell’interessato e il fidanzamento non si perfezionò nel matrimonio.

Poi, suo fratello Agrippa II (l’ultimo della dinastia degli Agrippa) la dette in matrimonio ad Aziz, re di Emesa, il quale, per averla, si fece circoncidere.

Quando Felice la vide, se ne innamorò perdutamente e si servì di un certo mago giudeo che si chiamava Simone (che alcuni hanno voluto identificare con Simon Mago di Samaria - cfr Atti 8:9), per convincerla ad abbandonare il suo legittimo marito e ad unirsi a lui (divenne la sua terza moglie). (Gius., Fl. Antich., xx. 7: § 1:2).

 

Il matrimonio fu fatto in base alle leggi romane sul divorzio; e da questo connubio nacque un figlio che si chiamò Agrippa, il quale morì con sua madre nella eruzione del Vesuvio dell'anno 79 (Giuseppe Flavio Antich. 19:7; 20:5).

 

Erano note a tutti le origini umili di Felice, egli era uno stato uno schiavo e si era guadagnato la libertà e aveva a sua volta adulato la corte per ottenere i favori, Tacito riassunse le caratteristiche di Felice scrivendo che “egli esercitò il potere reale con la mente da schiavo”.

Egli aveva fatto assassinare un sommo sacerdote, esercitava un potere tirannico, ed era inoltre conosciuto per ogni sorta di sevizie e di libidini: "per omnen saevitiam et libidinem" dice Tacito (Hist. v, 9).

 

Felice, era inoltre un uomo corrotto su tanti punti di vista: il "per omnem libidinem" di Tacito dice ogni cosa; e la presenza di Drusilla, donna anche lei di costumi corrotti, spiega l'opportunità della predicazione di Paolo.

Paolo ha quindi davanti a sè un romano libertino ed una lasciva principessa giudaica.

Ed a questa coppia, Paolo non mostra un Vangelo “adattati alle circostanze”, come avrebbe fatto un falso profeta… non “chiude gli occhi” per non notare la vita scandalosa dei suoi due uditori, ma, prima di annunciare loro il Vangelo della Grazia, parla di giustizia, di temperanza e del giudizio futuro… …Paolo mette un dito sopra una piaga sanguinolenta della coscienza di Felice.

Paolo avrebbe potuto “imbonire la pillola”, ed una esposizione “bonaria” avrebbe portato anche probabilmente ad una sua liberazione (con risvolti “utili alla diffusione del Vangelo), ma Paolo sceglie la via della fedeltà… a lui non interessa la sua libertà… non interessa (per assurdo), neanche continuare a predicare un Vangelo al di fuori della volontà di Dio… a lui interessa una cosa sola… essere fedele a quello che Dio gli ha detto.

Egli conosce molto bene come deve comportarsi un uomo di Dio, non avendo riguardi personali:

Nei vostri giudizi non avrete riguardi personali; darete ascolto al piccolo come al grande; non temerete alcun uomo, poiché il giudizio appartiene a Dio…  (Deuteronomio 1:17)

             

… poiché il SIGNORE, il vostro Dio, è il Dio degli dèi, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e tremendo, che non ha riguardi personali e non accetta regali (a differenza di Felice – cfr Atti 24:26) (Deuteronomio 10:17)

 

Non pervertirai il diritto, non avrai riguardi personali e non prenderai nessun regalo, perché il regalo acceca gli occhi dei savi e corrompe le parole dei giusti.  (Deuteronomio 16:19)

Non è bene avere per l'empio dei riguardi personali, per fare torto al giusto nel giudizio.  (Proverbi 18:5)

Avere dei riguardi personali non è bene; per un pezzo di pane l'uomo talvolta diventa colpevole. (Proverbi 28:21)

 

Il Signore ha maledetto il popolo di Israele anche per questo motivo:

Anch'io vi renderò spregevoli e abietti agli occhi di tutto il popolo, perché non osservate i miei insegnamenti e avete dei riguardi personali quando applicate la legge (Malachia 2:9)

 

Gesù fu riconosciuto giusto anche sotto questo aspetto:

Maestro, noi sappiamo che tu parli e insegni rettamente, e non hai riguardi personali, ma insegni la via di Dio secondo verità… (Luca 20:21)

Giacomo avvertiva anche i credenti di fare attenzione in questo senso:

Certo, se adempite la legge regale, come dice la Scrittura: «Ama il tuo prossimo come te stesso», fate bene; ma se avete riguardi personali, voi commettete un peccato e siete condannati dalla legge quali trasgressori. (Giacomo 2:9)

 

Paolo esortava i fratelli di Filippi a condursi in questo modo:

Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso. (Filippesi 2:3)

 

Paolo insegnava a Timoteo a fare attenzione proprio a questa “piaga” che ha sempre afflitto la chiesa:

Quelli che peccano, riprendili in presenza di tutti, perché anche gli altri abbiano timore.

Ti scongiuro, davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti, di osservare queste cose senza pregiudizi, e di non fare nulla con parzialità.   (1 Timoteo 5:20-21)

 

tu sii vigilante in ogni cosa, sopporta le sofferenze, svolgi il compito di evangelista, adempi fedelmente il tuo servizio.  (2 Timoteo 4:5)

L’insegnamento di Paolo, fu altresì trasmesso ai fratelli di Corinto:

Così, ognuno ci consideri servitori di Cristo e amministratori dei misteri di Dio.

Del resto, quel che si richiede agli amministratori è che ciascuno sia trovato fedele.

A me poi pochissimo importa di essere giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, non mi giudico neppure da me stesso. Infatti non ho coscienza di alcuna colpa; non per questo però sono giustificato; colui che mi giudica è il Signore.      (1 Corinzi 4:1-4)

 

Per parlare a Felice di giustizia, di temperanza e del giudizio futuro, ci voleva molto coraggio… …il coraggio di Giovanni Battista (cfr Marco 6:17-18)

Paolo è anche confortato dalle promesse del Signore… …egli non deve preoccuparsi della sua sorte… …egli sa che il suo destino è di andare a Roma per rendere testimonianza anche la e non perde occasione per rendere testimonianza quando ne ha l’opportunità:

…vi metteranno le mani addosso e vi perseguiteranno consegnandovi alle sinagoghe, e mettendovi in prigione, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome.

Ma ciò vi darà occasione di rendere testimonianza.

Mettetevi dunque in cuore di non premeditare come rispondere a vostra difesa, perché io vi darò una parola e una sapienza alle quali tutti i vostri avversari non potranno opporsi né contraddire. (Luca 21:12-15)

 

…Felice si spaventò e replicò: “Per ora va'; e quando ne avrò l'opportunità, ti manderò a chiamare”.

Il “parlare duro” di Paolo non passò inosservato… se avesse voluto Felice avrebbe potuto ordinarne immediatamente la morte… ma  Felice si spaventò… …che impressione deve avere fatto questo discorso nel cuore di un uomo avaro, corrotto e scellerato!

Lo spavento di Felice avrà probabilmente svegliato anche i ricordi di Drusilla che vide cadere il castigo di Dio su suo padre quando lei aveva sei anni (Atti 12:20-23).

Come era sua abitudine… nei momenti di difficoltà rimanda… … Per ora va'; e quando ne avrò l'opportunità, ti manderò a chiamare.

Ma lo spavento passa… viene metabolizzato e si diventa “vaccinati”… il cuore di Felice si indurirà… per questo dobbiamo considerare l’esortazione dell’autore della lettera agli ebrei:

Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori… (Ebrei 3:15)

 

***

Egli sperava, allo stesso tempo, che Paolo gli avrebbe dato del denaro: per questo lo mandava spesso a chiamare e conversava con lui.

Felice era un uomo avaro e corrotto: egli sperava…   che Paolo gli avrebbe dato del denaro…   forse avendo visto la generosità di Paolo nel portare aiuti ai fratelli di Gerusalemme… visti i molti fratelli che lo circondavano e lo servivano con onore e rispetto… sperava di riuscire a strappare un po’ di denaro… povero stupido… non ha ancora capito con Chi ha a che fare:

Il SIGNORE non permette che il giusto soffra la fame, ma respinge insoddisfatta l'avidità degli empi. (Proverbi 10:3)

 

***

…Trascorsi due anni, Felice ebbe per successore Porcio Festo; e Felice, volendo guadagnare il favore dei Giudei, lasciò Paolo in prigione.

Per due anni l'apostolo sarà tenuto agli “arresti domiciliari”.

Di questo periodo di tempo della vita dell'apostolo non si sa molto.

Alcuni suppongono che Luca fosse con lui, e che dalle sue conversazioni con lui egli ricavasse i materiali che gli servirono poi a scrivere sia il Vangelo che il libro del Atti.

Altri credono che Paolo, in questi due anni, scrivesse alcune delle sue lettere; fra, le quali sarebbero quelle agli efesini, ai colossesi ed a Filemone.

…Felice ebbe per successore Porcio Festo…

Porcio Festo gli succedette nel ‘60, e morì dopo due anni di governo.

Giuseppe Flavio (Guerre 11, 14, § 1) ne parla come di uno dei migliori procuratori che mai avesse avuto la Giudea.

Albino gli succedette nell'autunno del ‘62 e fu un governatore tiranno e scellerato dello stampo di Felice.

Gianni Marinuzzi