La conversione di Saulo - Saulo a Gerusalemme


ATTI DEGLI APOSTOLI
9:1-31

 

  

Saulo, sempre spirante minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote, e gli chiese delle lettere per le sinagoghe di Damasco affinché, se avesse trovato dei seguaci della Via, uomini e donne, li potesse condurre legati a Gerusalemme.
E durante il viaggio, mentre si avvicinava a Damasco, avvenne che, d'improvviso, sfolgorò intorno a lui una luce dal cielo e, caduto in terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?»

Egli domandò: «Chi sei, Signore?» E il Signore: «Io sono Gesù, che tu perseguiti. Àlzati, entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare».

Gli uomini che facevano il viaggio con lui rimasero stupiti, perché udivano la voce, ma non vedevano nessuno.

Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla; e quelli, conducendolo per mano, lo portarono a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.

Or a Damasco c'era un discepolo di nome Anania; e il Signore gli disse in visione: «Anania!» Egli rispose: «Eccomi, Signore».

E il Signore a lui: «Àlzati, va' nella strada chiamata Diritta, e cerca in casa di Giuda uno di Tarso chiamato Saulo; poiché ecco, egli è in preghiera, e ha visto in visione un uomo, chiamato Anania, entrare e imporgli le mani perché ricuperi la vista».

Ma Anania rispose: «Signore, ho sentito dire da molti di quest'uomo quanto male abbia fatto ai tuoi santi in Gerusalemme. E qui ha ricevuto autorità dai capi dei sacerdoti per incatenare tutti coloro che invocano il tuo nome».

Ma il Signore gli disse: «Va', perché egli è uno strumento che ho scelto per portare il mio nome davanti ai popoli, ai re, e ai figli d'Israele; perché io gli mostrerò quanto debba soffrire per il mio nome».

Allora Anania andò, entrò in quella casa, gli impose le mani e disse: «Fratello Saulo, il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada per la quale venivi, mi ha mandato perché tu riacquisti la vista e sia riempito di Spirito Santo».

In quell'istante gli caddero dagli occhi come delle squame, e ricuperò la vista; poi, alzatosi, fu battezzato.

E, dopo aver preso cibo, gli ritornarono le forze.

Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, e si mise subito a predicare nelle sinagoghe che Gesù è il Figlio di Dio.

Tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: «Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua con lo scopo di condurli incatenati ai capi dei sacerdoti?»

Ma Saulo si fortificava sempre di più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo.

Parecchi giorni dopo, i Giudei deliberarono di ucciderlo; ma Saulo venne a conoscenza del loro complotto.

Essi facevano persino la guardia alle porte, giorno e notte, per ucciderlo; ma i discepoli lo presero di notte e lo calarono dalle mura dentro una cesta.

Quando fu giunto a Gerusalemme, tentava di unirsi ai discepoli; ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.

Allora Barnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli, e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come a Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù.

Da allora, Saulo andava e veniva con loro in Gerusalemme, e predicava con franchezza nel nome del Signore; discorreva pure e discuteva con gli ellenisti; ma questi cercavano di ucciderlo.

I fratelli, saputolo, lo condussero a Cesarea, e di là lo mandarono a Tarso.

Così la chiesa, per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria, aveva pace, ed era edificata; e, camminando nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo, cresceva costantemente di numero.

 

***

Saulo, sempre spirante minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote, e gli chiese delle lettere per le sinagoghe di Damasco affinché, se avesse trovato dei seguaci della Via, uomini e donne, li potesse condurre legati a Gerusalemme.

L’attività di Saulo era pianificata e organizzata, non era una ostilità improvvisata, era costituita da minacce e stragi contro i discepoli, incarcerazioni e flagellazioni:

Signore, essi sanno che io incarceravo e flagellavo nelle sinagoghe quelli che credevano in te; quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anch'io ero presente e approvavo, e custodivo i vestiti di coloro che lo uccidevano… (Atti 22:19-20)

Questa determinazione nel fare il male, questa capacità organizzativa, dopo la conversione sarà un’arma in più che Paolo utilizzerà nello svolgere il compito che Dio gli  affiderà.

Questo è anche un incoraggiamento per tutti noi nel dare al Signore ogni nostra capacità e dote “naturale” affinchè possa servire al progresso dell’opera di Dio.

Saulo aveva un piano preciso:

-       Presentarsi al sommo sacerdote e ricevere un incarico in modo autorevole finalizzato a condurre a Gerusalemme, i discepoli del Signore, legati come prigionieri... …il Signore lo stupirà!

…E gli chiese lettere

L'autorità suprema del sinedrio di Gerusalemme era riconosciuta dovunque nel mondo giudaico; anche oltre la Palestina.

Ed è a questa autorità religiosa che Paolo richiede l’autorizzazione scritta a perseguitare i cristiani.

E’ plausibile che Paolo andasse oltre il pensiero del suo stesso maestro Gamaliele, che invece si era mantenuto più prudente in tal senso (cfr Atti 5:33-39).

 

…Damasco.

La durata presunta di questo viaggio era di circa 7-8 giorni.

Damasco ha fama di una delle più antiche città del mondo, la troviamo già menzionata nella storia d'Abraamo (cfr Genesi 14:15; 15:2).

La ritroviamo nei tempi di Davide (cfr 2 Samuele 8:6; 1 Cronache 18:6 e sotto Rezon sappiamo che tenne fronte a Salomone 1 Re 11:24).

Dalla lettura della seconda lettera ai fratelli di Corinto, rileviamo che ai tempi del nostro racconto Damasco era sotto il governo di Areta, re dell'Arabia Petrea:

A Damasco, il governatore del re Areta aveva posto delle guardie nella città dei Damasceni per arrestarmi; e da una finestra fui calato, in una cesta, lungo il muro, e scampai alle sue mani. (2 Corinzi 11:32-33)

 

…seguaci della Via, uomini e donne

Questa definizione, usata a designare i primi credenti, la ritroveremo ancora nelle espressioni di Paolo nelle sue arringhe difensive:

Ma siccome alcuni si ostinavano e rifiutavano di credere dicendo male della nuova Via davanti alla folla, egli, ritiratosi da loro, separò i discepoli e insegnava ogni giorno nella scuola di Tiranno. (Atti 19:9)

In quel periodo vi fu un gran tumulto a proposito della nuova Via.

Perché un tale, di nome Demetrio, orefice, che faceva tempietti di Diana in argento, procurava non poco guadagno agli artigiani. (Atti 19:23-24)

«Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma allevato in questa città, educato ai piedi di Gamaliele nella rigida osservanza della legge dei padri; sono stato zelante per la causa di Dio, come voi tutti siete oggi; perseguitai a morte questa Via, legando e mettendo in prigione uomini e donne, come me ne sono testimoni il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani; avute da loro delle lettere per i fratelli, mi recavo a Damasco per condurre legati a Gerusalemme anche quelli che erano là, perché fossero puniti. (Atti 22:3-5)

 

Ma ti confesso questo, che adoro il Dio dei miei padri, secondo la Via che essi chiamano setta, credendo in tutte le cose che sono scritte nella legge e nei profeti; avendo in Dio la speranza, condivisa anche da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti.

(Atti 24:14-15)

Allora Felice, che era assai bene informato su questa Via, li rinviò, dicendo: «Quando sarà giunto il tribuno Lisia, esaminerò il caso vostro». (Atti 24:22)

E’ da notare anche che forse per la prima volta la persecuzione non fa differenza di sesso, Paolo attaccava uomini e donne, e le donne in Israele di quei tempi erano esseri “inoffensivi” e inconsiderabili dal punto di vista spirituale.

Questo sta a significare che con la conversione a Cristo siamo tutti uno, siamo tutti nemici del principe di questo mondo nello stesso modo.

Questo pensiero fu una guida per Paolo anche dopo la sua conversione:

Non c'è qui né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù. ( Galati 3:28 )

La menzione "delle donne" nel vers. 2 non deve passare inosservata.

Luca parla spesso della fede, del ministerio e della testimonianza delle prime donne cristiane.

Il nostro passo allude a delle cristiane, che, esposte pericolosamente all'infuriare della persecuzione, erano dovute fuggire da Gerusalemme.

 

***

E durante il viaggio, mentre si avvicinava a Damasco, avvenne che, d'improvviso, sfolgorò intorno a lui una luce dal cielo e, caduto in terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?»

Egli domandò: «Chi sei, Signore?» E il Signore: «Io sono Gesù, che tu perseguiti. Àlzati, entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare».

Gli uomini che facevano il viaggio con lui rimasero stupiti, perché udivano la voce, ma non vedevano nessuno.

Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla; e quelli, conducendolo per mano, lo portarono a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.

 

Tenendo in considerazione quale era il piano di Paolo:

-       Presentarsi al sommo sacerdote, ricevere un incarico in modo autorevole finalizzato a condurre a Gerusalemme, i discepoli del Signore, legati come prigionieri.

 

Il Signore lo stupisce:

-       Si presenta a lui come Sommo Sacerdote dei Suoi, gli pre-annuncia un incarico autorevole (ti sarà detto cosa devi fare), lui diventerà prigioniero di Cristo (cfr Efesini 3:1 / 4:1; Filemone 1 e 9).

Paolo da servo della religiosità ebraica (e della propria carne), diventa servo di Cristo (cfr Romani 1:1 / 1:9 / Galati 1:10 / Tito 1:1 )

 

… sfolgorò intorno a lui una luce dal cielo e, caduto in terra, udì una voce…

…Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?

Questa domanda fa eco a quanto detto involontariamente profeticamente da Gamaliele, il maestro di Saulo:

…ma se è da Dio, voi non potrete distruggerli, se non volete trovarvi a combattere anche contro Dio. (Atti 5:39)

 

Saulo, nel suo zelo farisaico, era convinto di perseguitare degli uomini infedeli ed invece trova sulla sua strada Colui che mai avrebbe pensato!

Essendo i santi il corpo di Cristo, il Signore Gesù “sente” il dolore della loro persecuzione.

La chiamata per Paolo è “violenta” come lui è stato violento con i figli di Dio!

Lui chiedeva ordini ai capi religiosi per svolgere la sua attività di persecuzione concertata sul corpo di Gesù, adesso gli ordini li prenderà da quel corpo di Gesù che prima perseguitava!

Saulo non perseguitava proprio Gesù; egli perseguitava i discepoli di Gesù; ma Gesù si sente egli stesso offeso quando sono offesi quelli che Lo amano e per i quali ha dato la propria vita.

C'è una santa legge di solidarietà nel mondo dello Spirito; una legge che sfugge all'analisi del ragionamento, ma che non è per questo una realtà meno gloriosa.

Per questa legge, noi moriamo con Cristo (cfr Romani 6:8) al nostro peccato; con Lui risuscitiamo (cfr Colossesi 3:1) ad una vita nuova; con Lui sediamo nei luoghi celesti (cfr Efesini 2:6), dove viviamo nella nostra città (cfr Filippesi 3:20).

A difendere la Sua Sposa, è sceso in campo Gesù Cristo in persona, come profetizzato:

Egli aveva detto: «Certo, essi sono il mio popolo, i figli che non m'inganneranno».

Fu il loro Salvatore in tutte le loro angosce.

Non fu un inviato, né un angelo ma lui stesso a salvarli; nel suo amore e nella sua benevolenza egli li redense… (Isaia 63:8-9)

Infatti così parla il SIGNORE degli eserciti: «È per rivendicare la sua gloria che egli mi ha mandato verso le nazioni che hanno fatto di voi la loro preda; perché chi tocca voi, tocca la pupilla dell'occhio suo. (Zaccaria 2:8)

Gesù ed i suoi sono una cosa sola:

Chi ascolta voi ascolta me; chi respinge voi respinge me, e chi rifiuta me rifiuta Colui che mi ha mandato.  (Luca 10:16)

 

…Io sono Gesù, che tu perseguiti

Gesù si presenta con il nome che ricorda la sua umiliazione, i suoi dolori, la sua morte; del nome aborrito, che Saulo ha voluto fare a tanti rinnegare, e che avrebbe voluto udire bestemmiato da tutti.

 

…Àlzati, entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare

La prima cosa che è richiesta all'impetuoso fariseo, è un'umile sottomissione alla volontà del Signore.

Il gran cambiamento della conversione si opera nella volontà del convertito, e consiste nella sottomissione alla volontà di Gesù Cristo.

Silenzio, ubbidienza, accettare senza conoscere ancora l'avvenire che Gesù Cristo prepara, paziente attesa, preghiera per capire la volontà di Dio, ecco le cose necessarie a Saulo e a ciascun neo convertito.

 

…Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla; e quelli, conducendolo per mano, lo portarono a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.

Questa esperienza di Paolo di tre giorni (tre giorni di tenebre e di isolamento totale, che ricordano anche la morte e la risurrezione di Gesù), gli permette di identificarsi con Cristo e vivere una esperienza di cui andrà “spiritualmente fiero” in tutta la sua vita:

Conosco un uomo in Cristo che quattordici anni fa (se fu con il corpo non so, se fu senza il corpo non so, Dio lo sa), fu rapito fino al terzo cielo.

So che quell'uomo (se fu con il corpo o senza il corpo non so, Dio lo sa) fu rapito in paradiso, e udì parole ineffabili che non è lecito all'uomo di pronunciare.

Di quel tale mi vanterò; ma di me stesso non mi vanterò se non delle mie debolezze.

Pur se volessi vantarmi, non sarei un pazzo, perché direi la verità; ma me ne astengo, perché nessuno mi stimi oltre quello che mi vede essere, o sente da me.

E perché io non avessi a insuperbire per l'eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca.

Tre volte ho pregato il Signore perché l'allontanasse da me; ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza».

Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me.

Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte. (2 Corinzi 12:2-10)

Saulo usava condurre i cristiani in prigione in catene, ora è lui ad essere condotto per mano (non in catene) a Damasco per ricevere la misericordia di Dio.

A questi avvenimenti della sua vita nuova Paolo farà frequenti allusioni nel corso del suo ministerio:

1)      Il Signore, Gesù di Nazareth, gli è apparso realmente; tale e quale apparve ai discepoli dopo la Risurrezione:

Non sono libero? Non sono apostolo? Non ho veduto Gesù, il nostro Signore? Non siete voi l'opera mia nel Signore? (1 Corinzi 9:1)

Poi apparve a Giacomo, poi a tutti gli apostoli; e, ultimo di tutti, apparve anche a me, come all'aborto; (1 Corinzi 15:7-8)

Egli soggiunse: "Il Dio dei nostri padri ti ha destinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua bocca. (Atti 22:4)

 

2)      Egli è stato chiamato al ministerio direttamente dalla voce stessa di Gesù

 

Paolo, servo di Cristo Gesù, chiamato a essere apostolo, messo a parte per il vangelo di Dio… (Romani 1:1)

Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio...(1 Corinzi 1:1)

Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio… (2 Corinzi 1:1)

Paolo, apostolo non da parte di uomini né per mezzo di un uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti…(Galati 1:1)

 

Nel libro degli atti abbiamo altri due ricordi storici di questo fatto:

- Paolo davanti al Sinedrio

Mentre ero per strada e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, improvvisamente dal cielo mi sfolgorò intorno una gran luce.

Caddi a terra e udii una voce che mi disse: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?"

Io risposi: "Chi sei, Signore?" Ed egli mi disse: "Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti".

Coloro che erano con me videro sì la luce, ma non intesero la voce di colui che mi parlava.

Allora dissi: "Signore, che devo fare?" E il Signore mi disse: "Àlzati, va' a Damasco, e là ti saranno dette tutte le cose che ti è ordinato di fare".

E siccome non ci vedevo più a causa del fulgore di quella luce, fui condotto per mano da quelli che erano con me; e, così, giunsi a Damasco. (Atti 22:6-11)

 

- Paolo davanti ad Agrippa

Mentre mi dedicavo a queste cose e andavo a Damasco con l'autorità e l'incarico da parte dei capi dei sacerdoti, a mezzogiorno vidi per strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, la quale sfolgorò intorno a me e ai miei compagni di viaggio.

Tutti noi cademmo a terra, e io udii una voce che mi disse in lingua ebraica: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro ricalcitrare contro il pungolo".

Io dissi: "Chi sei, Signore?" E il Signore rispose: "Io sono Gesù, che tu perseguiti. Ma àlzati e sta' in piedi perché per questo ti sono apparso: per farti ministro e testimone delle cose che hai viste, e di quelle per le quali ti apparirò ancora, liberandoti da questo popolo e dalle nazioni, alle quali io ti mando per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati". (Atti 26:12-18)

 

***

Or a Damasco c'era un discepolo di nome Anania; e il Signore gli disse in visione: «Anania!» Egli rispose: «Eccomi, Signore».

E il Signore a lui: «Àlzati, va' nella strada chiamata Diritta, e cerca in casa di Giuda uno di Tarso chiamato Saulo; poiché ecco, egli è in preghiera, e ha visto in visione un uomo, chiamato Anania, entrare e imporgli le mani perché ricuperi la vista».

Ma Anania rispose: «Signore, ho sentito dire da molti di quest'uomo quanto male abbia fatto ai tuoi santi in Gerusalemme. E qui ha ricevuto autorità dai capi dei sacerdoti per incatenare tutti coloro che invocano il tuo nome».

Ma il Signore gli disse: «Va', perché egli è uno strumento che ho scelto per portare il mio nome davanti ai popoli, ai re, e ai figli d'Israele; perché io gli mostrerò quanto debba soffrire per il mio nome».

 

…Anania,

Il Signore si usa del fratello Anania (il cui nome significa “avere misericordia”), per rialzare il Saulo che diventerà Paolo (che significa “piccolo di statura”).

Il Signore ha così preparato il grande apostolo dei gentili per la missione di evangelizzazione!

E’ bellissimo notare qui la libertà che Anania ha nel parlare con il Signore, egli sottopone al Signore ogni sua perplessità riguardo alla missione affidatagli, ma non per ritrarsi indietro, per capire se l’eventuale suo martirio è comunque nei piani di Dio, difatti Dio non rimprovera Anania per la sua “presunta incredulità” o “codardia”, ma gli svela quale sia la Sua volontà!

Non sappiamo molto di lui salvo quello che Luca ci dice:

Un certo Anania, uomo pio secondo la legge, al quale tutti i Giudei che abitavano là rendevano buona testimonianza, venne da me… (Atti 22:12-13)

 

Ma il Signore vuole forse insegnare, proprio per mezzo di Anania, di avere per coloro che il Signore ci mette sulla strada, proprio quel sentimento di “Misericordia” che è proprio del carattere di Dio e certe frasi, scritte dall’apostolo Paolo anni più tardi, ci fanno comprendere quanto egli viveva personalmente e realmente questi versi:

Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù, per mostrare nei tempi futuri l'immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù. (Efesini 2:4-7)

 

Io ringrazio colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù, nostro Signore, per avermi stimato degno della sua fiducia, ponendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento; ma misericordia mi è stata usata, perché agivo per ignoranza nella mia incredulità; e la grazia del Signore nostro è sovrabbondata con la fede e con l'amore che è in Cristo Gesù.

Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo.

Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo dimostrasse in me, per primo, tutta la sua pazienza, e io servissi di esempio a quanti in seguito avrebbero creduto in lui per avere vita eterna.

Al Re eterno, immortale, invisibile, all'unico Dio, siano onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen. (1 Timoteo 1:12-17)

 

Perché anche noi un tempo eravamo insensati, ribelli, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella cattiveria e nell'invidia, odiosi e odiandoci a vicenda.

Ma quando la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini sono stati manifestati, egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha sparso abbondantemente su di noi per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore, affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna. (Tito 3:3-7)

…uno di Tarso chiamato Saulo

È il primo passo in cui si faccia menzione del luogo di nascita di Saulo.

Tarso era la capitale della Cilicia, provincia dell'Asia Minore.

Era posta sulle rive del Cidno e famosa per la sua cultura letteraria e filosofica.

Ci fu un tempo in cui, per l'eccellenza delle sue scuole e per il numero dei suoi dotti, rivaleggiò con Atene e con Alessandria.

A questo fa forse allusione Paolo in Atti 21:39, ove chiama se stesso "cittadino di Tarso, d'una città di Cilicia, che non è senza fama".

 

…ai tuoi santi in Gerusalemme

Per la prima volta, in questo passo, i cristiani sono chiamati col nome di santi.

Due concetti sono in questa parola:

- separazione dal male; 

- consacrazione al bene, e a Dio che è, il Bene assoluto.

 

Il nome di santi fu dato fino da quei primi tempi ai Cristiani, perché chiamati alla santità, santificati nel Battesimo, e viventi con una singolare purità di costumi.

Il battesimo non ha virtù santificante per se stesso; è un simbolo ed un suggello: è, cioè, il suggello di una grazia ricevuta.

La etimologia santi conduce al senso di consacrati; e "santi" o "consacrati," sono coloro che regolano la loro vita interamente secondo i bisogni ed i doveri del servizio di Dio, rinunciando ai motivi ed alle tendenze del mondo profano.

La santità non è un merito; non è conferita per decreto d'uomini; non è il privilegio di pochi, ma è frutto della grazia; è comunicata progressivamente dallo Spirito Santo, ed è la vocazione di tutti quanti i cristiani:

"Siate santi!" dice a tutti l'Eterno.  "Siate santi, perché io son santo! " (cfr Levitico 11:44; 1Pietro 1:16)

Questo è il concetto biblico e vero della santità.

 

io gli mostrerò quanto debba soffrire per il mio nome…

La via dell'apostolato, e si può dire, in generale, la via della testimonianza cristiana non è cosparsa di rose; è una via piena di difficoltà e di dolori.

È bene che ce ne ricordiamo per non essere superficiali e poi perderci d’animo quando sperimentiamo che le cose sono diverse da quello che ci eravamo immaginati.

Un Cristo che ha tanto sofferto, domanda degli apostoli e dei testimoni, che siano pronti a soffrire; che sappiano rinunciare ad ogni cosa ed a se stessi; che siano pronti a portare la loro croce (cfr Matteo 16:24; Luca 14:26-27), e che capiscano che al testimone cristiano "non è data soltanto la grazia di credere nel suo maestro, ma anche quella gli è data, di soffrire per lui" (cfr Filippesi 1:29).

 

Paolo scoprirà fra non molto tempo quale sarà la sofferenza che gli dovrà subire per il Nome del Signore; ai versi 23-26 di questo capitolo, sono descritte sostanzialmente le sofferenze di Paolo:

-       Perseguitato dai suoi fratelli giudei increduli

-       Visto con sospetto dai suoi stessi fratelli in Cristo

Queste sofferenze accompagneranno Paolo in tutto il suo ministerio, alla fine egli si troverà solo… …ma vincitore in Cristo!

Nella mia prima difesa nessuno si è trovato al mio fianco, ma tutti mi hanno abbandonato; ciò non venga loro imputato!

Il Signore però mi ha assistito e mi ha reso forte, affinché per mezzo mio il messaggio fosse proclamato e lo ascoltassero tutti i pagani; e sono stato liberato dalle fauci del leone.

Il Signore mi libererà da ogni azione malvagia e mi salverà nel suo regno celeste.

A lui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen. (2 Timoteo 4:16-18)

 

***

Allora Anania andò, entrò in quella casa, gli impose le mani e disse: «Fratello Saulo, il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada per la quale venivi, mi ha mandato perché tu riacquisti la vista e sia riempito di Spirito Santo».

In quell'istante gli caddero dagli occhi come delle squame, e ricuperò la vista; poi, alzatosi, fu battezzato.

E, dopo aver preso cibo, gli ritornarono le forze.

Anania chiama Saulo “fratello” ancora prima di conoscerlo, non è per leggerezza o superficialità, né per falso buonismo, gli è stato rivelato da Dio che egli è uno strumento nelle Sue mani e che lo ha scelto per la diffusione del Vangelo.

Che consolazione sarà stata per Paolo!

La missione di Anania (del fratello che porta la misericordia di Dio) è duplice:

-          Il recupero della vista

Saulo era un fariseo, una guida cieca e aveva bisogno di avere nuovi occhi.

Gesù rimproverò così i farisei di quel tempo:

Guai a voi, guide cieche, che dite: Se uno giura per il tempio, non importa; ma se giura per l'oro del tempio, resta obbligato. (Matteo 23:16 )

 

Guide cieche, che filtrate il moscerino e inghiottite il cammello. ( Matteo 23:24 )

 

-          La pienezza dello Spirito Santo

Saulo era ripieno di uno falso spirito, uno spirito zelante nella ribellione, ora si trovava nella condizione di essere “svuotato” e doveva essere riempito di un “nuovo Spirito”.

 

Possiamo vedere qui quanto Paolo stesso scriverà anni più tardi agli efesini:

Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l'andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell'aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli.

Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli d'ira, come gli altri.

Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù, per mostrare nei tempi futuri l'immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù.

Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio.

Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo. ( Efesini 2:1-10 )

Saulo non ricevette lo Spirito come conseguenza del battesimo, ma lo ricevette all'atto della imposizione delle mani.

L'ordine dei fatti, nel testo, è il seguente:

a) imposizione delle mani;

b) ricupero della vista;

c) comunicazione dello Spirito;

d) battesimo

 

…gli caddero dagli occhi come delle squame

È una similitudine che lo scrittore usa; non si tratta di "squame" vere e proprie.

La similitudine accentua l'idea della guarigione istantanea e sembra accennare, come causa della cecità, ad una infiammazione acuta che gli aveva coperto d'un incrostamento biancastro le pupille, o a qualcosa di simile.

La preparazione di Saulo e la pronta risposta alla chiamata di Anania, tutto secondo la Sua volontà permettono una immediato compimento dell’opera di Dio.

La prima cosa che fa Paolo, ancor prima di prendere cibo, è il battesimo, viene battezzato con “urgenza”, eppure egli probabilmente “necessitava” di un bel periodo di prova di comportamento visto il suo passato.

Il battesimo non è un atto di fede da compiere una volta maturo, è un atto di fede e di ubbidienza e di gioia per essere entrati nella famiglia di Dio… …è la festa di fidanzamento con Cristo!

 

***

Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, e si mise subito a predicare nelle sinagoghe che Gesù è il Figlio di Dio.

Tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: «Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua con lo scopo di condurli incatenati ai capi dei sacerdoti?»

Ma Saulo si fortificava sempre di più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo.

La missione di Anania prevedeva che Paolo fosse riempito dello Spirito Santo, è ciò avvenne e la prova non fu il “parlare in lingue” ma fu che si mise subito a predicare nelle sinagoghe che Gesù è il Figlio di Dio.

Una esperienza simile in tal senso fu quella dei fratelli riuniti in preghiera per la liberazione di Pietro e Giovanni:

Dopo che ebbero pregato, il luogo dove erano riuniti tremò; e tutti furono riempiti dello Spirito Santo, e annunciavano la Parola di Dio con franchezza. ( Atti 4:31 )

Saulo dunque si mette subito all'opera; e per le sinagoghe si dà ad insegnare che Gesù di Nazareth, il crocifisso del Golgota, è veramente il Messia che essi aspettano.

Che cambiamento è avvenuto in Saulo!

Questo miracolo, compiuto nella mente e nel cuore di Saulo, supera per importanza e maestà tutti i miracoli fisici operati negli infermi!

 

…Tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano

Il termine “meravigliavano” deriva dal greco “existanto”, ovvero essere “fuori di sé”.

…Ma Saulo si fortificava sempre di più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo.

Saulo era andato a Damasco per perseguitare la Chiesa ed era finito per predicare Cristo.

Che differenza! Che Grazia!

Questo confondeva i giudei, li rendeva sconcertati.

***

Parecchi giorni dopo, i Giudei deliberarono di ucciderlo; ma Saulo venne a conoscenza del loro complotto.

Essi facevano persino la guardia alle porte, giorno e notte, per ucciderlo; ma i discepoli lo presero di notte e lo calarono dalle mura dentro una cesta.

Paolo, colui che prima faceva la “caccia al cristiano” ora è la preda, il “cacciato”, queste sono una parte delle sofferenze che il Signore mostra a Paolo e lo prepara all’incarico che gli affiderà successivamente.

Paolo, difendendo il suo apostolato, parlerà ai corinzi di tutte le sue persecuzioni:

Sono servitori di Cristo? Io (parlo come uno fuori di sé) lo sono più di loro; più di loro per le fatiche, più di loro per le prigionie, assai più di loro per le percosse subite.

Spesso sono stato in pericolo di morte.

Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe; una volta sono stato lapidato; tre volte ho fatto naufragio; ho passato un giorno e una notte negli abissi marini.

Spesso in viaggio, in pericolo sui fiumi, in pericolo per i briganti, in pericolo da parte dei miei connazionali, in pericolo da parte degli stranieri, in pericolo nelle città, in pericolo nei deserti, in pericolo sul mare, in pericolo tra falsi fratelli; in fatiche e in pene; spesse volte in veglie, nella fame e nella sete, spesse volte nei digiuni, nel freddo e nella nudità. ( 2 Corinzi 11:23-27 )

 

Il modo con cui Paolo viene “salvato” è molto simile all’esperienza di Mosè, con la quale condivide diversi particolari:

Un uomo della casa di Levi andò e prese in moglie una figlia di Levi.

Questa donna concepì, partorì un figlio e, vedendo quanto era bello, lo tenne nascosto tre mesi.

Quando non potè più tenerlo nascosto, prese un canestro fatto di giunchi, lo spalmò di bitume e di pece, vi pose dentro il bambino, e lo mise nel canneto sulla riva del Fiume. ( Esodo 2:1-3 )

 

Come Mosè, Paolo fu “abbandonato” alle acque in una cesta per essere messo da parte per salvare l’Israele spirituale!

Come Mosè, Paolo passò un certo tempo (tra Damasco e Gerusalemme) in Arabia:

Vi dichiaro, fratelli, che il vangelo da me annunciato non è opera d'uomo; perché io stesso non l'ho ricevuto né l'ho imparato da un uomo, ma l'ho ricevuto per rivelazione di Gesù Cristo. Infatti voi avete udito quale sia stata la mia condotta nel passato, quand'ero nel giudaismo; come perseguitavo a oltranza la chiesa di Dio, e la devastavo; e mi distinguevo nel giudaismo più di molti coetanei tra i miei connazionali, perché ero estremamente zelante nelle tradizioni dei miei padri.

Ma Dio che m'aveva prescelto fin dal seno di mia madre e mi ha chiamato mediante la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché io lo annunciassi fra gli stranieri.  Allora io non mi consigliai con nessun uomo, né salii a Gerusalemme da quelli che erano stati apostoli prima di me, ma me ne andai subito in Arabia; quindi ritornai a Damasco.

Poi, dopo tre anni, salii a Gerusalemme per visitare Cefa e stetti da lui quindici giorni; e non vidi nessun altro degli apostoli; ma solo Giacomo, il fratello del Signore.

Ora, riguardo a ciò che vi scrivo, ecco, vi dichiaro, davanti a Dio, che non mento. (Galati 1:11-20 )

Dalla lettura di questo passo sappiamo quindi che Paolo ha passato tre anni Arabia, pertanto l’espressione “Parecchi giorni dopo “, è probabilmente un periodo di tre anni.

 

…Essi facevano persino la guardia alle porte, giorno e notte, per ucciderlo

Dalla lettura di 2 Corinzi 11:32-33 sappiamo, che il governatore (letter. l'etnarca) di Damasco, ai tempi di quell'Areta, re dell'Arabia Petrea, che fu padre della moglie che Erode Antipa aveva divorziata per sposare Erodiada (cfr Marco 6:17-19), aveva preso parte, attiva in questo complotto a danno di Saulo:

A Damasco, il governatore del re Areta aveva posto delle guardie nella città dei Damasceni per arrestarmi; e da una finestra fui calato, in una cesta, lungo il muro, e scampai alle sue mani. (2 Corinzi 11:32-33)

Il governatore desiderava accattivarsi il favore della popolazione giudaica, che era numerosa e potente in Damasco; e considerando Saulo un disturbatore ed un uomo sedizioso, ne ordinò l'arresto ed ordinò la sua sorveglianza.

 

…ma i discepoli lo presero di notte e lo calarono dalle mura dentro una cesta.

Saulo, avuto sentore del complotto ordito a suo danno, si nascose; da qui la sorveglianza alle porte affinché non fuggisse.

Il suo domicilio era evidentemente ignoto ai congiurati; ed i suoi amici lo fecero passare in una di quelle case che erano addossate alle mura di cinta; e lo calarono da una finestra dentro una cesta.

 

***

Quando fu giunto a Gerusalemme, tentava di unirsi ai discepoli; ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.

Allora Barnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli, e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come a Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù.

 

Le presunzioni ed i timori su Paolo erano sicuramente forti e nessuno osava aprire il cuore a questo “discepolo pericoloso”, questa è un’altra parte delle sofferenze che accompagneranno Paolo in tutto il suo ministerio.

In questo clima di sospetto, risalta come una luce divina l’opera di Barnaba, un levita cipriota che avendo visto Paolo, conosciuto la sua vita trasformata, in qualche modo, garantì per lui in quanto alla sincerità della conversione e delle intenzioni.

Anche in questo vediamo che Paolo, come Mosè, fece fatica a farsi riconoscere dal suoi fratelli:

Mosè rispose e disse: «Ma ecco, essi non mi crederanno e non ubbidiranno alla mia voce, perché diranno: "Il SIGNORE non ti è apparso"».

Il SIGNORE gli disse: «Che cos'è quello che hai in mano?»

Egli rispose: «Un bastone».  Il SIGNORE disse: «Gettalo a terra».

Egli lo gettò a terra ed esso diventò un serpente; Mosè fuggì davanti a quello.

Allora il SIGNORE disse a Mosè: «Stendi la tua mano e prendilo per la coda».

Egli stese la mano, lo prese ed esso ritornò un bastone nella sua mano.

«Farai questo», disse il SIGNORE, «affinché credano che il SIGNORE, il Dio dei loro padri, il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe ti è apparso». ( Esodo 4:1-5 )

Come già detto, questa “sofferenza” accompagnò spesso Paolo durante il suo ministerio e ne troviamo traccia nella sua seconda lettera ai Corinzi:

Sono diventato pazzo; siete voi che mi ci avete costretto; infatti io avrei dovuto essere da voi raccomandato; perché in nulla sono stato da meno di quei sommi apostoli, benché io non sia nulla.

Certo, i segni dell'apostolo sono stati compiuti tra di voi, in una pazienza a tutta prova, nei miracoli, nei prodigi e nelle opere potenti.

In che cosa siete stati trattati meno bene delle altre chiese, se non nel fatto che io stesso non vi sono stato di peso? Perdonatemi questo torto.

Ecco, questa è la terza volta che sono pronto a recarmi da voi; e non vi sarò di peso, poiché io non cerco i vostri beni, ma voi; perché non sono i figli che debbono accumulare ricchezze per i genitori, ma i genitori per i figli.  E io molto volentieri spenderò e sacrificherò me stesso per voi.

Se io vi amo tanto, devo essere da voi amato di meno?

Ma sia pur così, che io non vi sia stato di peso; però, da uomo astuto, vi avrei presi con inganno!  Vi ho forse sfruttati per mezzo di qualcuno dei fratelli che vi ho mandati? (2 Corinzi 12:11-17)

 

Come per Mosè, il Signore provvide Aaronne, così per Paolo provvede Barnaba:

Il SIGNORE disse ad Aaronne: «Va' nel deserto incontro a Mosè».

Egli andò, lo incontrò al monte di Dio e lo baciò. (Esodo 4:27)

“Barnaba” significa “figlio di consolazione”, e Barnaba fu per Paolo proprio una consolazione da parte di Dio, un vero amico e compagno d’opera!

***

Da allora, Saulo andava e veniva con loro in Gerusalemme, e predicava con franchezza nel nome del Signore; discorreva pure e discuteva con gli ellenisti; ma questi cercavano di ucciderlo.

I fratelli, saputolo, lo condussero a Cesarea, e di là lo mandarono a Tarso.

Secondo quanto scrive lo stesso Paolo, questo periodo fu di quindici giorni:

Poi, dopo tre anni, salii a Gerusalemme per visitare Cefa e stetti da lui quindici giorni; e non vidi nessun altro degli apostoli; ma solo Giacomo, il fratello del Signore. (Galati 1:18-19)

 

Possiamo pertanto così riassumere gli spostamenti di Paolo durante i primi anni di conversione:

-          Gerusalemme ( Atti 9:1-2 )

-          Damasco ( Atti 9:3-22 )

-          Arabia ( Galati 1:17 )

-          Damasco ( Atti 9:23-25 – Galati 1:17 – 2 Corinzi 11:32-33 )

-          Gerusalemme ( Atti 9:26-29 – Galati 1:18-20 )

-          Cesarea ( Atti 9:30 )

-          Tarso ( Atti 9:30 – Galati 1:21-24 )

 

Paolo appare sulla scena della storia della Chiesa, per la prima volta, come capo dei giudei ellenisti della sinagoga menzionata in Atti 6:9.

Questa è per lui un'opera di riparazione.

Proprio dove ha combattuto contro la verità, egli predica adesso la fede.

Prima come capo degli ellenisti della sinagoga cilicia, "disputava con Stefano" (cfr Atti 6:9),  adesso, prendendo il posto di Stefano, egli "discorreva pure e discuteva con gli ellenisti ".

Paolo discutendo con gli ellenisti, in qualche modo riprese l’opera iniziata proprio da quello Stefano che fu lapidato anche con il suo voto favorevole:

Ora Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo.

Ma alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini, di quelli di Cilicia e d'Asia, si misero a discutere con Stefano; e non potevano resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. (Atti 6:8-10)

 

In qualche modo qui possiamo vedere che Paolo fu chiamato proprio a svolgere il compito che era stato di Stefano, di quel fratello che aveva iniziato l’evangelizzazione dei gentili.

Dio, nella Sua Grazia e Misericordia diede a Paolo la possibilità di “riparare” al danno causato!

Paolo, non ha mai avuto dubbi sulla sua chiamata, sapeva benissimo cosa doveva fare perché aveva riconosciuto tutto il male che faceva prima della sua conversione.

Tutta la determinazione che prima usava contro l’opera di Dio, ora è completamente al servizio di Colui che lo aveva chiamato, come scriverà ai romani:

Ma sia ringraziato Dio perché eravate schiavi del peccato ma avete ubbidito di cuore a quella forma d'insegnamento che vi è stata trasmessa; e, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia.

Parlo alla maniera degli uomini, a causa della debolezza della vostra carne; poiché, come già prestaste le vostre membra a servizio dell'impurità e dell'iniquità per commettere l'iniquità, così prestate ora le vostre membra a servizio della giustizia per la santificazione.

Perché quando eravate schiavi del peccato, eravate liberi riguardo alla giustizia.

Quale frutto dunque avevate allora?

Di queste cose ora vi vergognate, poiché la loro fine è la morte.

Ma ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete per frutto la vostra santificazione e per fine la vita eterna; perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore. ( Romani 6:17-22 )

…ma questi cercavano di ucciderlo.

Cercavano di trattarlo proprio come lui aveva all’epoca assentito a trattare Stefano.

 

***

Così la chiesa, per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria, aveva pace, ed era edificata; e, camminando nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo, cresceva costantemente di numero.

Questo accenno ci rivela che ormai anche la missione cominciata per mezzo degli apostoli ormai avanzava anche per opera di altri, difatti mentre gli apostoli continuavano a rimanere a Gerusalemme, l'Evangelo si spandeva lontano, in tutte le parti del paese.

La Chiesa era edificata (si fortificava nella Parola e nella preghiera) e camminando nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo, cresceva costantemente di numero.

Questo è il giusto progresso spirituale, fortificarsi, camminare nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo e crescere di numero.

Questa dovrebbe essere la normale crescita sana della Chiesa!

Per la prima volta noi troviamo il termine “chiesa”, intesa ad esprimere l'unità spirituale della Chiesa di Cristo.

Al momento viene detto che la chiesa è presente in tre province della Palestina; vale a dire, nella Giudea, nella Galilea, nella Samaria.

Sono nate in ambienti diversi, hanno bisogni differenti, ciascuna ha le sue caratteristiche speciali; ma le esperienze dell'una sono le esperienze di tutte; la fede, la speranza e l'amore dell'una, sono la fede, la speranza e l'amore di tutte; sono molte chiese; eppure, agli occhi di Luca, esse formano "la Chiesa", ovvero secondo gli scritti apostolici:

 

Un tempio spirituale:

Accostandovi a lui, pietra vivente, rifiutata dagli uomini, ma davanti a Dio scelta e preziosa, anche voi, come pietre viventi, siete edificati per formare una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo. (1 Pietro 2:5-6)

Il corpo mistico di Gesù Cristo:

Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua. (1 Corinzi 12:27)

La Sposa di Gesù Cristo:

Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni». (Apocalisse 22:17)

 

 

Gianni Marinuzzi