L'attesa del Consolatore

ATTI DEGLI APOSTOLI
1:12-26

 

   

Allora essi tornarono a Gerusalemme dal monte chiamato dell'Uliveto, che è vicino a Gerusalemme, non distandone che un cammin di sabato.

Quando furono entrati, salirono nella sala di sopra dove di consueto si trattenevano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo d'Alfeo e Simone lo Zelota, e Giuda di Giacomo.

Tutti questi perseveravano concordi nella preghiera, con le donne, e con Maria, madre di Gesù, e con i fratelli di lui.

In quei giorni, Pietro, alzatosi in mezzo ai fratelli (il numero delle persone riunite era di circa centoventi), disse: «Fratelli, era necessario che si adempisse la profezia della Scrittura pronunciata dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù. Perché egli era uno di noi e aveva ricevuto la sua parte di questo ministero. Egli dunque acquistò un campo con il salario della sua iniquità; poi, essendosi precipitato, gli si squarciò il ventre, e tutte le sue interiora si sparsero. Questo è divenuto così noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel campo è stato chiamato nella loro lingua "Acheldama", cioè "campo di sangue".

Infatti sta scritto nel libro dei Salmi: "La sua dimora diventi deserta e più nessuno abiti in essa"; e:"Il suo incarico lo prenda un altro".

Bisogna dunque che tra gli uomini che sono stati in nostra compagnia tutto il tempo che il Signore Gesù visse con noi, a cominciare dal battesimo di Giovanni fino al giorno che egli, tolto da noi, è stato elevato in cielo, uno diventi testimone con noi della sua risurrezione».

Essi ne presentarono due: Giuseppe, detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia.

Poi in preghiera dissero: «Tu, Signore, che conosci i cuori di tutti, indicaci quale di questi due hai scelto per prendere in questo ministero apostolico il posto che Giuda ha abbandonato per andarsene al suo luogo».

Tirarono quindi a sorte, e la sorte cadde su Mattia, che fu incluso tra gli undici apostoli.

***

12 Allora essi tornarono a Gerusalemme dal monte chiamato dell'Uliveto, che è vicino a Gerusalemme, non distandone che un cammin di sabato.

Quando furono entrati, salirono nella sala di sopra dove di consueto si trattenevano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo d'Alfeo e Simone lo Zelota, e Giuda di Giacomo.

Tutti questi perseveravano concordi nella preghiera, con le donne, e con Maria, madre di Gesù, e con i fratelli di lui.

 

Il racconto prosegue dal luogo dell’ascensione, il monte degli ulivi, dove Gesù Cristo risorto, mentre lo videro salire in mezzo all’esercito celeste, li benediceva.

I discepoli sono ora in un momento particolare, hanno tutte le istruzioni per proseguire il cammino (Gesù aveva in questi giorni impartito loro precisi insegnamenti circe il regno di Dio), hanno la gioia del Cristo risorto, ma mancano della forza, di quel dono dello Spirito Santo che Gesù aveva loro promesso.

Per questo Gesù diede loro precise istruzioni anche in questo senso:

-          Non allontanarsi da Gerusalemme;

-          Aspettare il Consolatore che darà loro la forza per essere testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra.

 

Lacamera alta o “l'alto solaioera una stanza nel piano più alto, proprio sotto il tetto orizzontale della casa.

Qui, lontano da ogni rumore della città, era il luogo più d'ogni altro adatto alla preghiera.

Percorso quindi circa un chilometro (cammin di sabato) di strada dal monte degli ulivi, i discepoli si radunano quindi nella “camera alta” per aspettare il compimento della promessa con un atteggiamento perseverante nella preghiera comune.

Appartata in luogo tranquillo, lontano dai rumori del mondo, questa assemblea non ha che una mente ed un cuore.

Ella prega, prega con perseveranza ed aspetta.

Per una cosa soltanto ella sospira: per l'adempimento della promessa del Padre.

Questo modo di agire dovrebbe insegnarci molto circa la “protezione” di coloro che hanno udito gli insegnamenti di Gesù ma non hanno ancora creduto, ovvero non sono “nati di nuovo” ( di “Spirito Santo” o da “Alto”) (cfr Giovanni 3:1-13).

Essi sono in una posizione alquanto vulnerabile, non dovremo esporli quando hanno la gioia ma non hanno ancora la forza!

In questa riunione di preghiera, troviamo quattro classi di persone:

1. Gli apostoli, di cui è dato il catalogo;

2. Le donne, fra le quali è fatta speciale menzione di Maria, madre di Gesù.

Queste donne erano:

- quelle che avevano soccorso Gesù coi loro beni (cfr Luca 8:1-3);

- quelle che l'avevano seguito dalla Galilea nel suo ultimo viaggio

a Gerusalemme (cfr Luca 23:49);

- quelle che erano alla croce (cfr Marco 15:40) ed al sepolcro (cfr Luca 24:22).

Queste donne d'animo nobile e di cuor generoso, dopo aver circondato Gesù delle loro cure e del loro santo affetto, parteciperanno al dono dello Spirito Santo e rimarranno incrollabili in mezzo all'infuriare della persecuzione (cfr Atti 8:3);

3. I fratelli di Gesù, Giacomo, Giosè, Simone e Giuda (cfr Matteo 13:55; Marco 6:3);

i fratelli che sei mesi prima non credevano in Gesù (cfr Giovanni 7:5) e che una volta l'avevano preso per un forsennato! (cfr Marco 3:21);

Che qui si tratti di veri e propri fratelli di Gesù, è cosa fuori di dubbio.

I fratelli del Signore, una volta increduli, ora sono con i Suoi discepoli a sperimentare personalmente l’Opera del loro fratello… …nella Sua vera famiglia, Gesù infatti disse:

Poiché chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi è fratello e sorella e madre».

(Matteo 12:5)

4. Gli altri discepoli di Gesù.

Tra tutti i presenti si contano centoventi persone.

 

Quello che spicca ed è la prima testimonianza dell’Opera di Cristo nei cristiani è la “concordia”, ovvero la stessa visione di Dio, l’avere tutti un unico punto di riferimento, la Parola di Dio fatta carne.

Pietro nella sua prima lettera scriverà ai santi:

Infine, siate tutti concordi, compassionevoli, pieni di amore fraterno, misericordiosi e umili; non rendete male per male, od oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, benedite; poiché a questo siete stati chiamati affinché ereditiate la benedizione.

(1 Pietro 3:8-9)

 

Ma non è tutto, non basta essere concordi… (la pace e l’unità sopra tutto come si vuole raggiungere oggi), …bisogna esserlo nella Verità, anche i malvagi sono concordi tra loro, ma non è sicuramente questa la concordia auspicata da Pietro, essi erano concordi nella preghiera.

 

***

15 In quei giorni, Pietro, alzatosi in mezzo ai fratelli (il numero delle persone riunite era di circa centoventi), disse: «Fratelli, era necessario che si adempisse la profezia della Scrittura pronunciata dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù. Perché egli era uno di noi e aveva ricevuto la sua parte di questo ministero. Egli dunque acquistò un campo con il salario della sua iniquità; poi, essendosi precipitato, gli si squarciò il ventre, e tutte le sue interiora si sparsero. Questo è divenuto così noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel campo è stato chiamato nella loro lingua "Acheldama", cioè "campo di sangue".

Infatti sta scritto nel libro dei Salmi: "La sua dimora diventi deserta e più nessuno abiti in essa"; e:"Il suo incarico lo prenda un altro".

 

Ed in quei giorni...

vale a dire, nei giorni fra l'Ascensione e la Pentecoste.

 

Era necessario…

            È un’espressione spesso usata nella Scrittura, non ci deve stupire:

            E’ detto della predicazione e della sofferenza di Gesù:

Anche alle altre città bisogna che io annunci la buona notizia del regno di Dio; poiché per questo sono stato mandato

(Luca 4:43)

 

Bisogna che io compia le opere di colui che mi ha mandato mentre è giorno; la notte viene in cui nessuno può operare.

(Giovanni 9:24)

Poi cominciò a insegnare loro che era necessario che il Figlio dell'uomo soffrisse molte cose, fosse respinto dagli anziani, dai capi dei sacerdoti, dagli scribi, e fosse ucciso e dopo tre giorni risuscitasse.

(Marco 8:31)

Come dunque si adempirebbero le Scritture, secondo le quali bisogna che così avvenga?»

(Matteo 26:54)

Bisogna che il Figlio dell'uomo soffra molte cose e sia respinto dagli anziani, dai capi dei sacerdoti, dagli scribi, sia ucciso, e risusciti il terzo giorno

(Luca 9:22)

Ma bisogna che io cammini oggi, domani e dopodomani, perché non può essere che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.

(Luca 13:33)

Ma prima bisogna che egli soffra molte cose, e sia respinto da questa generazione.

(Luca 17:25)

E, come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato

(Giovanni 3:14)

E’ detto della nuova nascita:

Non ti meravigliare se ti ho detto: "Bisogna che nasciate di nuovo".

(Giovanni 3:7)

E’ detto della corretta adorazione richiesta da Dio:

Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità».

(Giovanni 4:24)

 

E’ detto del rifiuto di credere di Israele e della conseguente apertura della Buona Notizia ai gentili:

Ma Paolo e Barnaba dissero con franchezza: «Era necessario che a voi per primi si annunciasse la Parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi ritenete degni della vita eterna, ecco, ci rivolgiamo agli stranieri.

(Atti 13:46)

E’ detto degli scandali:

Guai al mondo a causa degli scandali! perché è necessario che avvengano degli scandali; ma guai all'uomo per cui lo scandalo avviene!

(Matteo 18:7)

E’ detto delle divisioni nella chiesa:

…infatti è necessario che ci siano tra voi anche delle divisioni, perché quelli che sono approvati siano riconosciuti tali in mezzo a voi.

(1 Corinzi 11:9)

E’ detto della sottomissione alle autorità secolari:

Perciò è necessario stare sottomessi, non soltanto per timore della punizione, ma anche per motivo di coscienza.

(Romani 13:5)

Ma Pietro e gli altri apostoli risposero: «Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini.

(Atti 5:29)

E’ detto delle prove dei cristiani:

Perciò voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell'oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo.

(1 Pietro 1:6-7)

 

E’ detto della predicazione universale dei cristiani:

E prima bisogna che il vangelo sia predicato fra tutte le genti.

(Marco 13:10)

Lo ha detto Paolo, convinto per rivelazione della sua necessaria predicazione a Roma:

Dopo questi fatti Paolo si mise in animo di andare a Gerusalemme, passando per la Macedonia e per l'Acaia. «Dopo essere stato là», diceva, «bisogna che io veda anche Roma».

(Atti 19:21)

La notte seguente, il Signore si presentò a Paolo e gli disse: «Fatti coraggio; perché come hai reso testimonianza di me a Gerusalemme, così bisogna che tu la renda anche a Roma».

(Atti 23:11)

…dicendo: "Paolo, non temere; bisogna che tu compaia davanti a Cesare, ed ecco, Dio ti ha dato tutti quelli che navigano con te".

(Atti 27:24)

 

E’ detto della condotta nella Chiesa:

Certa è quest'affermazione: se uno aspira all'incarico di vescovo, desidera un'attività lodevole.

Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino né violento, ma sia mite, non litigioso, non attaccato al denaro, che governi bene la propria famiglia e tenga i figli sottomessi e pienamente rispettosi (perché se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?), che non sia convertito di recente, affinché non diventi presuntuoso e cada nella condanna inflitta al diavolo.

Bisogna inoltre che abbia una buona testimonianza da quelli di fuori, perché non cada in discredito e nel laccio del diavolo.

Allo stesso modo i diaconi devono essere dignitosi, non doppi nel parlare, non propensi a troppo vino, non avidi di illeciti guadagni; uomini che custodiscano il mistero della fede in una coscienza pura.

Anche questi siano prima provati; poi svolgano il loro servizio se sono irreprensibili.  Allo stesso modo siano le donne dignitose, non maldicenti, sobrie, fedeli in ogni cosa.

I diaconi siano mariti di una sola moglie, e governino bene i loro figli e le loro famiglie.  Perché quelli che hanno svolto bene il compito di diaconi si acquistano un grado onorabile e una grande franchezza nella fede che è in Cristo Gesù.

Ti scrivo queste cose sperando di venir presto da te, affinché tu sappia, nel caso che dovessi tardare, come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità.

(1 Timoteo 3:1-13)

Per questa ragione ti ho lasciato a Creta: perché tu metta ordine nelle cose che rimangono da fare, e costituisca degli anziani in ogni città, secondo le mie istruzioni, quando si trovi chi sia irreprensibile, marito di una sola moglie, che abbia figli fedeli, che non siano accusati di dissolutezza né insubordinati.

Infatti bisogna che il vescovo sia irreprensibile, come amministratore di Dio; non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non violento, non avido di guadagno disonesto, ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, santo, temperante, attaccato alla parola sicura, così come è stata insegnata, per essere in grado di esortare secondo la sana dottrina e di convincere quelli che contraddicono.

Infatti vi sono molti ribelli, ciarloni e seduttori delle menti, specialmente tra quelli della circoncisione, ai quali bisogna chiudere la bocca; uomini che sconvolgono intere famiglie, insegnando cose che non dovrebbero, per amore di un guadagno disonesto.

(Tito 1:5-11)

Perciò bisogna che ci applichiamo ancora di più alle cose udite, per timore di essere trascinati lontano da esse.

(Ebrei 2:1)

 

E’ detto della persecuzione dei segni degli ultimi tempi:

Quando udrete guerre e rumori di guerre, non vi turbate; è necessario che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine.

(Marco 13:7)

Voi udrete parlare di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, infatti bisogna che questo avvenga, ma non sarà ancora la fine.

(Matteo 24:6)

Quando sentirete parlare di guerre e di sommosse, non siate spaventati; perché bisogna che queste cose avvengano prima; ma la fine non verrà subito

(Luca 21:9)

Se qualcuno vorrà far loro del male, un fuoco uscirà dalla loro bocca e divorerà i loro nemici; e se qualcuno vorrà offenderli bisogna che sia ucciso in questa maniera.

(Apocalisse 11:5)

Se uno deve andare in prigionia, andrà in prigionia; se uno dev'essere ucciso con la spada, bisogna che sia ucciso con la spada. Qui sta la costanza e la fede dei santi.

(Apocalisse 13:10)

E’ detto della profezia apocalittica di Giovanni:

Poi mi fu detto: «È necessario che tu profetizzi ancora su molti popoli, nazioni, lingue e re».

(Apocalisse 10:11)

            E’ detto del regno milleniale di Cristo, prima delle nozze dell’Agnello:

Poiché bisogna ch'Egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi.

(1 Corinzi 15:25)

E’ detto del nuovo corpo spirituale dei redenti:

Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità.

(1 Corinzi 15:53)

 

Dobbiamo prendere coscienza come figli di Luce, che Dio ha un disegno benevolo che passa inevitabilmente per vie “necessarie” che sfuggono totalmente alla nostra comprensione.

Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo.

In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà, a lode della gloria della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato Figlio.

In lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia, che egli ha riversata abbondantemente su di noi dandoci ogni sorta di sapienza e d'intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo il disegno benevolo che aveva prestabilito dentro di sé, per realizzarlo quando i tempi fossero compiuti.

(Efesini 1:3-10)

 

Così, miei cari, voi che foste sempre ubbidienti, non solo come quand'ero presente, ma molto più adesso che sono assente, adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore; infatti è Dio che produce in voi il volere e l'agire, secondo il suo disegno benevolo.

(Filippesi 2:12-13)

Qui sta la fede!

Seguire il Maestro… …il discepolo non ha la conoscenza del suo Mentore, per questo  necessario sviluppare la fede e seguirlo ovunque vada.

E’ splendido leggere che coloro che rappresentano la primizia dei redenti nell’apocalisse, quei 144.000 sono ricordati proprio per questa caratteristica:

Essi sono quelli che non si sono contaminati con donne, poiché sono vergini. Essi sono quelli che seguono l'Agnello dovunque vada.

Essi sono stati riscattati tra gli uomini per esser primizie a Dio e all'Agnello.

Nella bocca loro non è stata trovata menzogna: sono irreprensibili.

(Apocalisse 13:4-5)

 

***

 17 Giuda aveva ottenuto la sorte ( τον κληρον), vale a dire la sua parte di questo ministerio, che è l'apostolato.

Matteo narra (cfr Matteo 27:5,10) che il danaro, frutto del tradimento, fu da Giuda gettato nel tempio, e che furono i sacerdoti che comprarono il campo.

Si dice spesso che un tale ha fatto una cosa, quando ha fornito i mezzi per farla.

Pietro si esprime qui retoricamente come se Giuda stesso avesse comprato quel campo, che, in realtà, fu comprato dai sacerdoti, dopo la morte di lui, col prezzo del tradimento.

Quello che è anche interessante notare della fine di Giuda,  la fine molto simile a quella che faranno gli infedeli che oseranno sfidare Gesù Cristo:

Poi vidi un angelo che stava in piedi nel sole.

Egli gridò a gran voce a tutti gli uccelli che volano in mezzo al cielo: «Venite! Radunatevi per il gran banchetto di Dio; per mangiare carne di re, di capitani, di prodi, di cavalli e di cavalieri, di uomini d'ogni sorta, liberi e schiavi, piccoli e grandi».

E vidi la bestia e i re della terra e i loro eserciti radunati per far guerra a colui che era sul cavallo e al suo esercito.

Ma la bestia fu presa, e con lei fu preso il falso profeta che aveva fatto prodigi davanti a lei, con i quali aveva sedotto quelli che avevano preso il marchio della bestia e quelli che adoravano la sua immagine.

Tutti e due furono gettati vivi nello stagno ardente di fuoco e di zolfo.

Il rimanente fu ucciso con la spada che usciva dalla bocca di colui che era sul cavallo, e tutti gli uccelli si saziarono delle loro carni.

(Apocalisse 19:17-21)

 

L’uccisione con la spada prevede lo squarciamento del corpo, Giuda subì una morte simile, la Spada “lo squarciò da dentro”, lo giudicò da dentro, egli udì per tre anni la Parola di Dio e questa non poteva non “giudicarlo”!

Giuda è anche una figura simile a Balaam (cfr Numeri 22-24) e come lui mori sventrato (cfr Numeri 31:8), e Pietro, parlando di coloro che hanno preferito il denaro alla Gloria di Dio scrive:

Ma costoro, come bestie prive di ragione, destinate per natura a essere catturate e distrutte, dicono male di ciò che ignorano, e periranno nella propria corruzione, ricevendo il castigo come salario della loro iniquità.

Essi trovano il loro piacere nel gozzovigliare in pieno giorno; sono macchie e vergogne; godono dei loro inganni mentre partecipano ai vostri banchetti.

Hanno occhi pieni d'adulterio e non possono smetter di peccare; adescano le anime instabili; hanno il cuore esercitato alla cupidigia; sono figli di maledizione!  Lasciata la strada diritta, si sono smarriti seguendo la via di Balaam, figlio di Beor, che amò un salario di iniquità, ma fu ripreso per la sua prevaricazione: un'asina muta, parlando con voce umana, represse la follia del profeta. Costoro sono fonti senz'acqua e nuvole sospinte dal vento; a loro è riservata la caligine delle tenebre.

Con discorsi pomposi e vuoti adescano, mediante i desideri della carne e le dissolutezze, quelli che si erano appena allontanati da coloro che vivono nell'errore; promettono loro la libertà, mentre essi stessi sono schiavi della corruzione, perché uno è schiavo di ciò che lo ha vinto.

Se infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondo mediante la conoscenza del Signore e Salvatore Gesù Cristo, si lasciano di nuovo avviluppare in quelle e vincere, la loro condizione ultima diventa peggiore della prima.

Perché sarebbe stato meglio per loro non aver conosciuto la via della giustizia, che, dopo averla conosciuta, voltare le spalle al santo comandamento che era stato dato loro.

È avvenuto di loro quel che dice con verità il proverbio: «Il cane è tornato al suo vomito», e: «La scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango».

(2 Pietro 2:12-22)

 

***

 19 Hakeldama, nel loro proprio linguaggio, che era l'Aramaico (una corruzione dell'ebraico puro) parlato in Palestina ai tempi di Cristo, significa: il campo del sangue.  

Pietro dice: La sua dimora diventi deserta e più nessuno abiti in essa…

Questa espressione ci ricorda la fine della falsa chiesa, la prostituta (amoreggia per denaro), la Babilonia, ch diventerà il ricettacolo di ogni animale impuro:

Babilonia, lo splendore dei regni, la superba bellezza dei Caldei, sarà come Sodoma e Gomorra quando Dio le distrusse.

Essa non sarà mai più abitata, di epoca in epoca nessuno vi si stabilirà più; l'Arabo non vi pianterà più la sua tenda, né i pastori vi faranno più riposare le loro greggi; ma vi riposeranno le bestie del deserto e le sue case saranno piene di gufi; vi faranno dimora gli struzzi, le capre selvatiche vi balleranno.

Gli sciacalli ululeranno nei suoi palazzi, i cani selvatici nelle sue ville deliziose.

Il suo tempo sta per venire, i suoi giorni non saranno prolungati.

(Isaia 13:19-22)

 

Egli gridò con voce potente: «È caduta, è caduta Babilonia la grande!

È diventata ricettacolo di demòni, covo di ogni spirito immondo, rifugio di ogni uccello impuro e abominevole.

(Apocalisse 18:2)

 

L'originale delle due citazioni di Pietro dice testualmente così:

"Sia la loro dimora devastata e non vi siano più abitanti nelle loro tende!"

(Salmi 69:25)

 

"Pochi siano i suoi giorni, prenda un altro l'incarico suo!"                     (Salmi 109:8)

 

Pietro è convinto che queste parole hanno avuto il loro compimento nel caso del traditore di Cristo; non asserisce che Davide, scrivendo queste parole, volesse alludere a Giuda ed all'apostolato di lui; no, egli dice che lo Spirito Santo, per la bocca di Davide parlò, in quei passi, profeticamente di Giuda.

Davide, nei Salmi cui son tratte le due citazioni, parla delle proprie angosce e dei propri suoi nemici personali; ma siccome era animato dallo Spirito di Dio, esprimeva, dei pensieri e delle parole, che soltanto più tardi e nelle esperienze del Redentore dovevano trovare il loro completo compimento.

Pietro, sospinto dallo Spirito Santo mette in evidenza:

1. che il traditore doveva manifestarsi nella cerchia degli apostoli;

2. che sarebbe morto di morte violenta;

3. che il posto rimasto vacante per l'espulsione di lui, doveva essere occupato da un altro;

4. che Gesù aveva costituito dodici apostoli e non potevano rimanere undici, difatti il Signore aveva espressamente parlato di “dodici troni”:

Allora Pietro, replicando, gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito; che ne avremo dunque?»

E Gesù disse loro: «Io vi dico in verità che nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, anche voi, che mi avete seguito, sarete seduti su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele.

(Matteo 19:27-28)

 

***

21 Bisogna dunque che tra gli uomini che sono stati in nostra compagnia tutto il tempo che il Signore Gesù visse con noi, a cominciare dal battesimo di Giovanni fino al giorno che egli, tolto da noi, è stato elevato in cielo, uno diventi testimone con noi della sua risurrezione».

 

Pietro conosce le Scritture, e sa che l’opera apostolica deve essere portata da dodici uomini scelti da Dio e che siano Suoi testimoni oculari credibili, in particolare sul tema della risurrezione.

Pietro, stabilisce, con la Scrittura che le qualità richieste dal caso, sono due:

1. una diretta, individuale conoscenza della persona, dell'insegnamento e dell'opera di Cristo;

2. una fedeltà salda e costante al Maestro; non fedeltà di qualche mese d'entusiasmo, ma fedeltà

Uno fra quelli che risponda a queste due condizioni, può essere un apostolo; il che è quanto dire: un testimone con noi della risurrezione di Cristo.

 

Che cos'era un apostolo?

A questa domanda, a cui si sono date tante e così varie risposte, il versetto 22 risponde nel modo più chiaro e più esatto che si possa immaginare.

L'apostolo era un testimone oculare della risurrezione di Cristo.

Da questa definizione risulta evidente il carattere precario, temporaneo, dell'apostolato primitivo.

Morto l'ultimo dei testimoni oculari della risurrezione di Cristo, muore l'apostolato.

Parlare, come si fa sovente di successione apostolica, è parlare di cosa che non esiste, perché la testimonianza oculare non può aver successione.

L'apostolato primitivo, nel senso nel quale diciamo che erano apostoli Pietro, Giacomo, Giovanni e gli altri, è morto; rimane oggi un apostolato generale, che non è il privilegio ne di una casta né di una chiesa, ma che è il dovere d'ogni credente in genere e d'ogni ministro della Parola.

Questo apostolato generale consiste nel testimoniare di "quello che abbiamo udito, quello che abbiamo osservato, quello che abbiamo ammirato, quello che abbiamo toccato, nelle nostre individuali esperienze, della Parola della vita"

(cfr 1Giovanni 1:1).

 

***

 23 Essi ne presentarono due: Giuseppe, detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia.

Poi in preghiera dissero: «Tu, Signore, che conosci i cuori di tutti, indicaci quale di questi due hai scelto per prendere in questo ministero apostolico il posto che Giuda ha abbandonato per andarsene al suo luogo».

 E ne furono presentati due.  

L'assemblea ha udito il discorso di Pietro; si è convinta della necessità di procedere alla elezione di un dodicesimo apostolo; ha capite ed approvate le due condizioni richieste dall'ufficio apostolico, ed ecco che invita due dei presenti a farsi innanzi (εστησαν).

I due si chiamano Giuseppe detto Barsabba, soprannominato Giusto, e Mattia.

Giuseppe detto Barsaba è stato identificato con Iosef Barnaba (cfr Atti 4:36); l'hanno detto fratello di Giuda Barsabba (cfr Atti 15:22); l'hanno preso per quel Gesù detto Giusto, di cui S. Paolo parla ai Colossesi (cfr Colossesi 4:10), e per quel certo Giusto, che stava a Corinto (cfr Atti 18:7).

Barsabba” vuol dire figliuolo di Sabbàs o di Sheba (cfr 2 Samuele 20:1); Giusto era un soprannome che gli era stato dato, molto probabilmente, per la integrità e rettitudine del suo carattere.

Di Mattia non si sa assolutamente nulla.

Da quanto presupposto da Pietro sappiamo con certezza che Giuseppe e Mattia erano stati in compagnia degli apostoli durante tutto il ministero di Gesù, dal giorno del battesimo di Giovanni al dì dell'Ascensione; che in tutto questo tempo avevano dato prove certe della loro fedeltà al Maestro, e che agli occhi dell'assemblea erano stimati degni di partecipare al ministerio apostolico.

 

***

24 Tu, Signore, che conosci i cuori di tutti, mostra quale di questi due tu hai eletto.

La preghiera, per quanto altri pensi esser ella indirizzata a Dio, è senza dubbio indirizzata a Gesù; a Gesù, che avendo già eletti i suoi durante il suo ministerio terrestre (cfr Atti 1:2), è naturale sia ora invocato perche Egli stesso scelga fra i due candidati.

 

***

26 Tirarono quindi a sorte, e la sorte cadde su Mattia, che fu incluso tra gli undici apostoli.

Il trarre a sorte era usato nell'Antico Testamento in ogni importante e difficile occorrenza. (Vedi Levitico 16:8; Numeri 26:55; 34:13; Giosuè 7:16,18; 14:2; 15-17; 23:4; 1Samuele 14:41-42; 1Cronache 24:5; 25:8).

Si scrivevano i nomi sopra delle tavolette di legno o delle pietruzze; si metteva ogni cosa in un'urna e si tirava su.

 

 

 

Gianni Marinuzzi