La lettera alla chiesa di Pergamo

LA CHIESA ATTACCATA DAL SUO INTERNO

«All'angelo della chiesa di Pergamo scrivi:

Queste cose dice colui che ha la spada affilata a due tagli:

"Io conosco dove tu abiti, cioè là dov'è il trono di Satana; tuttavia tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me, neppure ai giorni di Antipa, il mio fedele testimone, fu ucciso fra voi, là dove Satana abita.

Ma ho qualcosa contro di te: hai alcuni che professano la dottrina di Balaam, il quale insegnava a Balac il modo di far cadere i figli d'Israele, inducendoli a mangiare carni sacrificate agli idoli e a fornicare.

Così anche tu hai alcuni che professano similmente la dottrina dei Nicolaiti.

Ravvediti dunque, altrimenti fra poco verrò da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca.

Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.

A chi vince io darò della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve".

APOCALISSE 2:12-17

 

La città di Pergamo ( oggi Bergamah ), era una importante città della Misia a circa 40 Km da Smirne, nell’interno della regione.

In età romana Pergamo fu una città prospera, famosa per l’attività dei ceramisti, la produzione di unguenti e di pergamene, che prendono il nome dalla città.

Qui nacque la “pergamena” che sostituì il papiro egizio.

La città era famosa per la sua cultura, aveva al suo interno una enorme biblioteca di 220.000 volumi.

A Pergamo c’era una concentrazione incredibile di culti pagani.

Nel 29 a.C. Cesare Augusto autorizzò la costruzione di un tempio dedicato a lui, che fu il principio del culto degli imperatori.

A Pergamo fu adorato Traiano, Dionisio o Bacco, Zeus e Esculapio ( il dio della salute, adorato sotto la forma di un serpente su una verga, rifletti sul simbolo della sanità di oggi ).

Presso la città aveva sede un importantissimo santuario di Esculapio, rinomato per la capacità taumaturgiche dei suoi sacerdoti ed importante sede di pellegrinaggi provenienti da tutta la Grecia.

 

In questa città era presente l'Altare di Zeus, uno degli edifici più famosi e uno dei capolavori dell'arte ellenistica.

Fu fatto edificare da Eumene II in onore di Zeus Sóter e Atena Nikephòros (Zeus salvatore e Atena portatrice di vittoria) per celebrare la vittoria sui Galati.

La realizzazione dell'altare fu iniziata sotto il regno di re Eumene II (197-159 a.C.) e, in seguito alla sua morte, continuata dal successore e fratello Attalo II.

L'opera si poneva come conferma definitiva della vittoria di Pergamo sui rivali, i Galati, nel 166 a.C. sotto il regno appunto di Eumene II.

Nel periodo compreso tra il 166 a.C. e il 156 a.C., l'altare fu quasi totalmente completato, nonostante il re Prusia II di Bitinia, intorno al 156 a.C., attaccasse la città.

Varie iscrizioni ricordano la presenza nel cantiere di numerosi artisti, pergameni, ateniesi e forse rodi. Evidente è però che un unico maestro sovraintese l'opera, dando una visione unitaria a tutto il complesso decorativo.

Su chi possa essere si possono solo fare ipotesi non riscontrabili da dati oggettivi. È stato fatto il nome di Firomaco, artista attico, che le fonti antiche ricordano come uno dei sette più grandi scultori greci. Questa ipotesi, secondo alcuni, troverebbe una conferma stilistica in alcune scene, dove l'impostazione di Zeus e Atena che combattono, ad esempio, ricorda quella di Atena e Poseidon nel frontone occidentale del Partenone di Fidia.

Vi sono stati letti anche contorni politici, sociali e religiosi: l'accomunare infatti i pergameni agli ateniesi riaffermava l'appartenenza dei due popoli a un'unica stirpe, con gli stessi valori e la stessa cultura.

Sui terrazzamenti dell'acropoli di Pergamo, che dai suoi 330 metri d'altezza dominava la valle del Caico, l'altare si levava scenografico e imponente, con una struttura molto originale.

In pianta l'altare ha una forma quadrangolare, con la facciata, rivolta alla vallata, mossa da una scalinata centrale, larga quasi venti metri, e da due avancorpi, creanti una sorta di forma a "U".

In alzato la struttura era rialzata di cinque gradini, dopo i quali si alzava il basamento, alto circa 4 metri, lungo il quale si sviluppava il "grande fregio" continuo con la Gigantomachia.

Si accedeva al livello superiore tramite la scalinata centrale, appunto, ed esso consisteva in un grande vano, alto circa sei metri, circondato da un colonnato ionico continuo, che proseguiva anche lungo gli avancorpi.

All'interno del vano correva lungo tutte le pareti un secondo colonnato, fatto a coppie di colonne unite da un'anima muraria.

L'altare vero e proprio si trovava al centro e su di esso si trovava il "piccolo fregio", con le Storie di Telefo, figlio di Eracle e mitico fondatore della città.

Il fregio, lungo ben 120 m e scolpito su pannelli alti 228 cm e larghi circa 70-100 cm ciascuno, rappresenta la mitica battaglia condotta dalle divinità dell'Olimpo contro i Giganti, esseri mostruosi figli del Cielo e della Terra che avevano osato sfidare la sovranità di Zeus dando l'assalto alla dimora divina.

Nelle scene erano trasposti inoltre anche i recenti fatti della guerra appena vinta contro i barbari Galati. L'identificazione di questi ultimi non è casuale: fonti attestano infatti che per incutere timore ai nemici, i Galati usassero acconciarsi i capelli in piccole ciocche rigide, frizionandoli con un impasto di gesso, chiamato tìtanos, da cui l'ulteriore similitudine al termine Titànes, i Titani, simili ai giganti.

La decorazione seguiva un programma erudito, elaborato probabilmente dai filologi della Biblioteca di Pergamo.

Se nella parte orientale i Giganti lottano infatti con le tradizionali divinità olimpiche, nei restanti lati un folto gruppo di divinità minori affollava le scene: a nord gli dei della notte, a sud gli dei della luce, a ovest le divinità marine e Dioniso.

Dall’esame del fregio si può notare, in quasi tutte le fasi la presenza di serpenti che sovrintendono le scene.

Questa struttura verrà definita nella lettera il “trono di satana”.

In questa città vi era una chiesa florida a cui lo Spirito Santo invia una lettera, che abbiamo appena letto.

 

«All'angelo della chiesa di Pergamo scrivi: Queste cose dice colui che ha la spada affilata a due tagli.»

La presentazione di Cristo alla chiesa di Pergamo è quella di Colui che ha la spada affilata a due tagli, visione di Giovanni nella precedente descrizione di Apocalisse 1:16.

Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore.

E non v'è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo render conto.

( Ebrei 4:12-13 )

 

Questa presentazione fa presumere sostanzialmente due situazioni:

-       che è Egli è pronto a difendere la Sua Chiesa da qualsiasi attacco:

Gesù è Colui che con la spada a due tagli è pronto a difendere la Sua chiesa dagli attacchi esterni, essendo presso il “trono di satana”, la chiesa si deve sentire al sicuro dagli attacchi esterni.

-       che è necessario un intervento di separazione di cose all’interno di questa Chiesa:

La spada a due tagli è quella che penetra fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore, questo è molto significativo, solo con la Parola di Dio possiamo riuscire a separare i “nostri pensieri” dettati dalla nostra anima, dai “pensieri di Dio” che ci suggerisce lo Spirito Santo.

Solo con l’uso di questa spada riusciamo a separare “la nostra volontà” dalla “volontà di Dio”, in quanto dobbiamo sempre ricordare che il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno ( Geremia 17:9 ).

Il fatto che il Signore si presenta a questa chiesa come “Colui che ha la spada affilata a due tagli”, ci porta quindi a comprendere che in questa chiesa c’era un qualcosa, un pensiero, una dottrina che si stava aggrappando alla chiesa, come un tumore che si diffondeva all’interno del corpo ed era giunto il momento di intervenire chirurgicamente.

Il compito di questo “intervento” era del messaggero, il quale evidentemente “tollerava” questa situazione in nome di “un’unità a tutti i costi”, ma questo, non era evidentemente il pensiero di Dio, se il messaggero non si ravvederà provvedendo a combattere la dottrina di perdizione, interverrà direttamente il Signore con un intervento “divino”.

 

Io conosco dove tu abiti, cioè là dov'è il trono di Satana; tuttavia tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me, neppure ai giorni di Antipa, il mio fedele testimone, fu ucciso fra voi, là dove Satana abita.

Questa chiesa “abitava” in un luogo quanto mai negativo: “Io conosco dove tu abiti, cioè là dov'è il trono di Satana.”

In sostanza, questa chiesa aveva perso la propria caratteristica di chiesa che andava controcorrente, scegliendo piuttosto di vivere comodamente in un luogo in cui Satana regnava.

Anche Lot, aveva abbandonato la vita pastorale dello zio Abraamo, preferendo di abitare in Sodoma: la fine della sua famiglia fu quanto mai tragica! (leggi Genesi 19).

In questa chiesa vi erano alcuni cristiani che erano rimasti fedeli a Gesù Cristo, un po’ come Lot che soffriva per la depravazione di Sodoma, la città in cui abitava.

Ma evidentemente ve ne erano molti altri che avevano scelto una situazione più accomodante:
“Ma ho qualcosa contro di te: hai alcuni che professano la dottrina di Balaam, il quale insegnava a Balac il modo di far cadere i figli d'Israele, inducendoli a mangiare carni sacrificate agli idoli e a fornicare.”

Nella chiesa vi erano nelle persone che avevano insegnato ai cristiani ad adattarsi agli usi e costumi del mondo, cadendo nei peccati di idolatria e di fornicazione. In sostanza, la chiesa aveva scelto la via più facile, una via che l’avrebbe condotta velocemente alla decadenza totale.

“Io conosco”, questa dichiarazione che traduce in parole il senso del simbolo degli occhi simili ad una fiamma di fuoco, è ripetuta letteralmente, o in termini equivalenti, al principio di ognuna delle lettere.

Il riferimento al trono di satana è quello già descritto nella presentazione.

Pur abitando nella città ove è presente questa potenza maligna, la chiesa di Pergamo è rimasta fedele al Nome di Dio e non ha rinnegato la fede, neppure davanti alla feroce persecuzione sfociata nell’uccisione di questo cristiano Antipa (il nome significa “contro tutti”) del quale non sappiamo molto oggi, ma che sicuramente sarà grandemente onorato nel regno di Dio.

Vi sono dei luoghi sulla terra, dove la presenza di satana si avverte di più, dove ha dei troni, oscurando in modo più eclatante la mente degli uomini senza Dio, e corrompendo in modo più esplicito i costumi, opponendosi alla verità ed a coloro che la predicano e la vivono.

Portare l’Evangelo in questi posti richiede molto coraggio e non è sempre facile tenere accesa la fiaccola della testimonianza e della fede.

Gesù Cristo conosce a fondo queste difficoltà, infonde loro coraggio, conosce le tentazioni, i tuoi pericoli, non temere, sii fedele, risplenda la tua luce, continua a compiere il tuo mandato di sale della terra.

Presentandosi come Colui che ha la spada a due tagli, si presenta anche come protettore dei credenti, pronto ad intervenire in loro soccorso.

Ma ho qualcosa contro di te: hai alcuni che professano la dottrina di Balaam, il quale insegnava a Balac il modo di far cadere i figli d'Israele, inducendoli a mangiare carni sacrificate agli idoli e a fornicare.

Così anche tu hai alcuni che professano similmente la dottrina dei Nicolaiti.

Anche qui come ad Efeso vediamo che la dottrina dei Nicolaiti si era infiltrata nella chiesa.

Addirittura vi erano delle persone che la professavano, la insegnavano inducendo i fratelli meno avveduti alla fornicazione materiale e spirituale.

Gesù Cristo detesta le opere dei Nicolaiti ( vedi lettera alla chiesa di Efeso ), a Pergamo invece, visto il degrado morale che circondava l’esterno della Chiesa e probabilmente una minore conoscenza e minor attaccamento alla sana dottrina rispetto alla chiesa di Efeso, aveva fatto si che questa dottrina, in qualche modo entrasse nella Chiesa.

La dottrina dei nicolaiti viene assimilata alla dottrina di “Balaam il quale insegnava a Balac il modo di fare cadere i figli di Israele inducendoli alla fornicazione” (Apocalisse 2:14-15), per la storia di Balac e Balaam vedi Numeri 22-25.

Numeri 25:1-2 narra che Israele, stando in Sittim, cominciò a fornicare con le figlie di Moab, le quali invitarono gl’israeliti ai sacrifici offerti ai loro dei, il popolo accettò di prendere parte a quei conviti e si prostrò dinanzi a Baal.

In Numeri 31:16 viene detto che le figlie di madian e di Moab usarono quell’astuzia per trascinare Israele all’idolatria, seguendo il suggerimento di Balaam.

Giuda nella sua lettera, richiama il traviamento di Balaam specificando che era sopraffatto dall’amore del denaro (Giuda 11), e Paolo dichiara che molti hanno naufragato in quanto alla fede per questo problema: Infatti l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori.

(1 Timoteo 6:10)

Quando satana non riesce a vincere i credenti con la violenza allora cambia tattica, cerca di rovinarli tramite dei cristiani rilassati che abusano della libertà.

 

Ognuno di noi è una guida con il proprio esempio.

Quel che le persecuzioni durante tre secoli contro la Chiesa primitiva non avevano ottenuto, l’ottenne la mondanità che penetrò in essa al tempo di Costantino, la chiesa fu mondanizzata, benessere, amore del denaro e piaceri sessuali fuori dall’ambito matrimoniale, sono gli strumenti astuti di satana.

Non si può scherzare col fuoco o camminare sull’orlo del precipizio, fare dei compromessi con il mondo, la scrittura ci esorta a non amare il mondo ( 1 Giovanni 1:15-16 ) a fuggire il male sotto tutte le sue forme ( 1 Timoteo 6:11 ).

L’uomo ha sempre voluto ascoltare ciò che le sue orecchie volevano ascoltare, questo pericolo lo corrono anche i credenti e satana è astuto nel cercare di insinuare in una chiesa locale un insegnamento che apparentemente è dottrina del Signore, ma in realtà è “dottrina di demoni”.

Se qualcuno insegna una dottrina diversa e non si attiene alle sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e alla dottrina che è conforme alla pietà, è un orgoglioso e non sa nulla; ma si fissa su questioni e dispute di parole, dalle quali nascono invidia, contese, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe discussioni di persone corrotte di mente e prive della verità, le quali considerano la pietà come una fonte di guadagno.  (1 Timoteo 6:3)

Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole.   (2 Timoteo 4:3-4)

E’ da notare come la riprensione non sia rivolta a coloro che professano la dottrina dei nicolaiti, ma al messaggero di Dio, il sorvegliante o la chiesa come corpo che tollera al suo interno queste persone.

Così come la sofferenza di Smirne era la gloria di tutta la Chiesa, questa tolleranza verso il male è un problema di tutta la chiesa.

Il sorvegliante deve sorvegliare il gregge del Signore.

Questo passo dovrebbe farci riflettere sull’importanza e sulla realtà della disciplina nella chiesa.

E’ importante riflettere sulla storia di Balaam e sui due interventi che Dio operò per fermarlo nella sua caparbia strada tortuosa:

-   Ma l'ira di Dio si accese perché egli era andato; e l'angelo del SIGNORE si mise sulla strada per ostacolarlo. Balaam cavalcava la sua asina e aveva con sé due servi.

L'asina vide l'angelo del SIGNORE che stava sulla strada con la spada sguainata in mano, svoltò e prese la via dei campi. Balaam percosse l'asina per rimetterla sulla strada.

Allora l'angelo del SIGNORE si fermò in un sentiero incavato che passava tra le vigne e aveva un muro di qua e un muro di là. L'asina vide l'angelo del SIGNORE; si strinse al muro e schiacciò il piede di Balaam contro il muro; e Balaam la percosse di nuovo.

L'angelo del SIGNORE passò di nuovo oltre, e si fermò in un luogo stretto dove non c'era modo di voltarsi né a destra né a sinistra.

L'asina vide l'angelo del SIGNORE e si sdraiò sotto Balaam; l'ira di Balaam si accese ed egli percosse l'asina con un bastone.

Allora il SIGNORE aprì la bocca dell'asina, che disse a Balaam: «Che cosa ti ho fatto perché tu mi percuota già per la terza volta?» Balaam rispose all'asina: «Perché ti sei fatta beffe di me. Ah, se avessi una spada in mano, ti ammazzerei all'istante!» L'asina disse a Balaam: «Non sono forse la tua asina che hai sempre cavalcato fino ad oggi? Sono forse solita farti così?» Ed egli rispose: «No».

Allora il SIGNORE aprì gli occhi a Balaam ed egli vide l'angelo del SIGNORE che stava sulla strada, con la sua spada sguainata. Balaam s'inchinò e si prostrò con la faccia a terra. L'angelo del SIGNORE gli disse: «Perché hai percosso già tre volte la tua asina? Ecco, io sono uscito per fermarti, perché la via che percorri è contraria al mio volere.

L'asina mi ha visto e per tre volte ha deviato davanti a me. Se non avesse deviato davanti a me, io ti avrei ucciso all'istante, ma lei l'avrei lasciata in vita!»

( Numeri 25:22-34 )

-                     per mezzo dodici mila figli di Israele, Dio fece giustizia sui popoli che seguirono “la dottrina di Balaam” e uccisero pure con la spada Balaam, figlio di Beor ( Numeri 31:8 ).

Dio, provò a fermare Balaam con la minaccia della spada, ma egli non volle ravvedersi, non tornò sui suoi passi, finì per insegnare a Balac il modo di far cadere i figli d'Israele, inducendoli a mangiare carni sacrificate agli idoli e a fornicare, e così Dio intervenne, per mezzo dei Suoi servi affinchè fu ucciso, proprio con la spada.

 

Ravvediti dunque, altrimenti fra poco verrò da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca.

Ravvedimento, nella teologia cristiana, traduce il termine greco μετανοια, che significa "trasformazione della mente", e che è spesso usato nella Septuaginta per tradurre il termine tardo ebraico nacham.

Definito in questo modo, "ravvedimento" potrebbe apparire qualcosa di esclusivamente intellettuale. Non è così, in quanto gli scrittori della Bibbia erano fortemente consapevoli dell'unità della personalità umana.

"Trasformare la mente" era essenzialmente modificare il nostro atteggiamento e così, almeno in principio, cambiare il nostro modo di agire e l'intero modo di vivere.

Il ravvedimento è un principio importante nella predicazione biblica (Geremia 25, 1-7; Marco 1,15; Marco 6,12; Luca 1,16 e sgg.; Atti 2,38 ecc.).

Un brano dell'Antico Testamento che non usa questa parola, esprime bene il suo significato: "Chi copre le sue colpe non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia" (Proverbi 28,13).

Il ravvedimento è un aspetto della conversione, l'altro è la fede.

Essi sono due aspetti di un'unica esperienza, quella in cui un uomo o una donna abbandona ciò che Dio considera peccato e si affida completamente a Cristo.

L'iniziale ravvedimento dovrebbe condurre alla rinuncia abituale al peccato.

Il ravvedimento, propriamente detto, non dovrebbe essere confuso con la penitenza, termine che spesso, nelle versioni cattoliche romane della Bibbia traduce lo stesso μετανοια.

L'idea che penitenza suggerisce è, infatti, più l'esecuzione di atti prescritti dalla Chiesa per espiare peccati post-battesimali, ma quest'idea non trova riscontro come tale nel Nuovo Testamento, ma fa parte di un'evoluzione posteriore del concetto.   (Fonte Wikipedia)

La riprensione può avere un seguito sanguinario!

Nel caso di mancato ravvedimento, interverrà direttamente il Signore con la Sua Parola, una spada a due tagli, quella stessa usata per punire le nazioni malvage ( cfr Apocalisse 19:15 ).

E’ scritto anche che:

E allora sarà manifestato l’empio, che il Signore Gesù distruggerà con il soffio della sua bocca, e annienterà con l’apparizione della sua venuta.  (2 Tessalonicesi 2:8)

È terribile cadere nelle mani del Dio vivente. (Ebrei 10:31)

Allora egli dirà: "Dove sono i loro dèi, la rocca nella quale confidavano, gli dèi che mangiavano il grasso dei loro sacrifici e bevevano il vino delle loro libazioni?.

Si alzino loro a soccorrervi, a coprirvi con la loro protezione!

Ora vedete che io solo sono Dio e che non vi è altro dio accanto a me.

Io faccio morire e faccio vivere, ferisco e risano, e nessuno può liberare dalla mia mano.

Sì, io alzo la mia mano al cielo e dico: 'Com'è vero che io vivo in eterno, quando affilerò la mia spada folgorante e la mia mano si leverà a giudicare, farò vendetta dei miei nemici e darò ciò che si meritano a quelli che mi odiano.  (Deuteronomio 32:37-41)

L’intervento di Gesù Cristo sarà contro quelli che sbagliano, ma il messaggero che non ha sorvegliato e non si è ravveduto dal suo peccato di non vegliare ( ha mancato lo scopo ), ne avrà vergogna e danno.

Una caratteristica della Spada a due tagli è quella di essere più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore.

Questa azione di separare l’anima dallo spirito, è emblematica, le due cose si assomigliano per certi aspetti, ma solo la Parola di Dio ci fa capire se ciò che ci anima o anima un fratello è un sentimento umano ( dettato dall’anima ) o dettato dallo Spirito.

Con gli occhi e il discernimento umano è assolutamente impossibile, solo un attento esame alla luce della Parola di Dio ci può fare capire questo.

 

Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.

L’avvertimento finale, presente in tutte le lettere alle sette chiese, richiama l’attenzione di chiunque è in grado di ascoltare, pertanto va oltre i destinatari della singola chiesa alla quale è indirizzato il messaggio.

Ciascun messaggio esprime il pensiero di Cristo di fronte allo stato particolare della chiesa cui è rivolto; ma ognuno che abbia orecchio per udire cose spirituali, saprà applicare al proprio stato gli incoraggiamenti, le esortazioni, i biasimi e le promesse contenute nella varie lettere.

I messaggi sono parola di Cristo: “ Queste cose dice Colui… “ e sono ugualmente Parola dello Spirito Santo: “ ciò che lo Spirito dice alle chiese “.

 

A chi vince io darò della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve".

Come gli israeliti, lasciando l’Egitto furono nutriti da Dio con la manna, così avverrà del credente che vince.

Cristo stesso provvederà ai suoi bisogni in un modo che la mente umana non può immaginare, la manna è nascosta, non la vede nessuno, è un nutrimento che viene direttamente da Dio.

Paolo scrive ai Corinzi:

Voi non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; voi non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni.

O vogliamo forse provocare il Signore a gelosia? Siamo noi più forti di lui? (1Corinzi 10:21-22)

A chi resiste (vince) davanti al calice dei demoni e a partecipare alla tavola dei demoni, Cristo promette un cibo celeste, alimento di vita superiore di santità e di perfetta beatitudine.

Non solo, qui si parla della manna nascosta, non si tratta quindi della manna che quotidianamente veniva data a tutti e che era alla luce, per tutti, qu si parla di un qualcosa di “nascosto”, possiamo quindi pensare che si possa trattare di quel nutrimento, della manna rinchiusa dentro l’arca, nascosta nel luogo santissimo, l’autore della lettera agli ebrei ci ricorda:

Infatti fu preparato un primo tabernacolo, nel quale si trovavano il candeliere, la tavola e i pani della presentazione. Questo si chiamava il luogo santo.

Dietro la seconda cortina c'era il tabernacolo, detto il luogo santissimo.

Conteneva un incensiere d'oro, l'arca del patto tutta ricoperta d'oro, nella quale c'erano un vaso d'oro contenente la manna, la verga di Aaronne che era fiorita e le tavole del patto. (Ebrei 9:2-4)

Il Signore quindi promette a coloro che vincono, di nutrirsi della manna a Se riservata, un cibo “spirituale”, il Suo stesso cibo.

Riserva ai suoi servi fedeli di “sedersi alla Sua mensa”, che privilegio!

L’esempio di Mefiboseth alla mensa di Davide, ci parla di questo privilegio riservato al “residuo” della famiglia reale di Saul, che per grazia di Davide potè sedersi per tutta la vita alla mensa del re:

Davide disse: «C'è ancora qualcuno della casa di Saul, al quale possa fare del bene per amore di Gionatan?»

C'era un servo della casa di Saul, di nome Siba, che fu fatto venire da Davide.

Il re gli chiese: «Sei tu Siba?» Egli rispose: «Servo tuo».

Il re gli disse: «C'è ancora qualcuno della casa di Saul al quale io possa far del bene per amore di Dio?»

Siba rispose al re: «C'è ancora un figlio di Gionatan, storpio dei piedi».

Il re gli disse: «Dov'è?» Siba rispose al re: «È a Lodebar in casa di Machir, figlio di Ammiel».

Allora il re lo mandò a prendere in casa di Machir, figlio di Ammiel, a Lodebar. E Mefiboset, figlio di Gionatan, figlio di Saul, andò da Davide, si gettò con la faccia a terra e si prostrò davanti a lui. Davide disse: «Mefiboset!» Egli rispose: «Ecco il tuo servo

Davide gli disse: «Non temere, perché io non mancherò di trattarti con bontà per amore di Gionatan tuo padre, ti restituirò tutte le terre di Saul tuo nonno e tu mangerai sempre alla mia mensa». Mefiboset s'inchinò profondamente e disse: «Che cos'è il tuo servo, perché tu ti degni di guardare un cane morto come sono io

Allora il re chiamò Siba, servo di Saul, e gli disse: «Tutto quello che apparteneva a Saul e a tutta la sua casa io lo do al figlio del tuo signore.

Tu dunque, con i tuoi figli e con i tuoi servi, coltiverai per lui le terre e gli porterai il raccolto, perché il figlio del tuo signore abbia pane da mangiare; Mefiboset, figlio del tuo signore, mangerà sempre alla mia mensa». Siba aveva quindici figli e venti servi.

Siba disse al re: «Il tuo servo farà tutto quello che il re mio signore ordina al suo servo».

Mefiboset mangiò alla mensa di Davide come uno dei figli del re.

Mefiboset aveva un figlioletto chiamato Mica; tutti quelli che stavano in casa di Siba erano servi di Mefiboset.

Mefiboset abitava a Gerusalemme perché mangiava sempre alla mensa del re.

Era zoppo da entrambi i piedi.  (2 Samuele 9:1-13)

Possiamo anche pensare alle parola di Davide nel salmo 23, che profeticamente dice:

Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici… (Salmo 23:5)

 

Il significato della pietruzza bianca è significativo:

La pietruzza bianca sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve è il segno della Sua approvazione ( quando si votava in passato, si possedevano due pietre, una bianca e una nera: se si metteva nell’urna quella bianca si approvava la legge, se si metteva nell’urna la pietruzza nera si bocciava la legge.

Gesù perciò ci approva, dandoci la pietra bianca con un nome che Lui approva.

 

Nell’antichità inoltre, le pietruzze bianche servivano a vari usi, erano segno di assoluzione per un accusato, la tessera di ingresso a spettacoli e banchetti con sopra scritto il nome dell’invitato.

Si dava anche a coloro che avevano vinto delle gare olimpiche, una pietruzza bianca (colore della vittoria) con il nome del vincitore.

Una tale tessera dava al vincitore il diritto a vari onori e privilegi quando ritornava nella sua patria.

Il nome nuovo sulla pietruzza sta a significare anche un destino o un incarico particolare che spetta a colui che lo riceve.

A chi vince nella lotta terrena, Cristo assicura onori e gloria nella patria celeste.

Bengel (pastore luterano del 1700 ), scrisse: Vuoi tu sapere quale sarà il nome nuovo che riceverai? Vinci! Prima tu lo chiederesti invano; dopo la vittoria, lo leggerai subito sulla pietruzza bianca.

Una applicazione conclusiva che possiamo trarre dalla lettera alla chiesa di Pergamo è l’incoraggiamento alla fermezza.

La Chiesa di Pergamo era in un luogo dove era estremamente difficile mantenersi fedeli, ma seppe resistere.

Nei giorni in cui tutto è calmo e splende il sole, non è difficile benedire Iddio.

Ma è in mezzo alle difficoltà che la Chiesa di Pergamo ha dovuto essere testimone.

Pergamo è rimasta fedele davanti alle minacce della violenza di satana, ma non ha saputo reagire adeguatamente davanti alla corruzione interna.

Questa lettera alla chiesa di Pergamo deve farci drizzare le orecchie e renderci estremamente attenti agli avvertimenti che Gesù Cristo le rivolge.

Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.”

Oggi il cristianesimo è diventato semplicemente un mezzo per far prosperare degli interessi materiali, e vi sono molti lupi che si vestono da pecora e che illudono le anime più semplici e disinformate. Gesù giudica questo tipo di chiesa con la spada della Parola di Dio.

Ma ci sono promesse specifiche per coloro che non si lasciano sedurre da coloro che si trascinano dietro delle folle, che ingannano i semplici: “A chi vince io darò della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve".

Non lasciamoci sedurre da quelli che ci inducono a seguire le abitudini immorali del mondo, che vogliono farci credere che dobbiamo adattarci alle nuove situazioni, abbassando il livello degli insegnamenti di Cristo.

Noi dobbiamo continuare a tenere alta la Parola di Dio, sapendo che Gesù Cristo vuole che vinciamo questa battaglia.

Se siamo pronti a combattere, continuando a credere che ciò che la Bibbia dice è vero, il Signore ci ricompenserà con due doni:

- “la manna nascosta” cioè il nutrimento spirituale che solo Lui conosce, perché è nascosto a quelli che non vogliono ubbidire ai Suoi insegnamenti.

- “la pietruzza bianca sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve” è il segno della Sua approvazione ( quando si votava in passato, si possedevano due pietre, una bianca e una nera: se si metteva nell’urna quella bianca si approvava la legge, se si metteva nell’urna la pietruzza nera si bocciava la legge.

Gesù perciò ci approva, dandoci la pietra bianca con un nome che Lui approva.

Quale sarà la nostra scelta?

Saremo pronti ad andare contro corrente, non lasciandoci sedurre e non cedendo al compromesso con il mondo?

Ravvediti dunque, altrimenti fra poco verrò da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca.”

Gianni Marinuzzi