
 La 
		nuova Gerusalemme
		
		
		
		APOCALISSE 
		
		
		21:9.27
	
	
	Poi venne uno dei sette angeli che 
	avevano le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò, 
	dicendo: «Vieni e ti mostrerò la sposa, la moglie dell'Agnello».
	Egli mi trasportò in spirito su una 
	grande e alta montagna, e mi mostrò la santa città, Gerusalemme, che 
	scendeva dal cielo da presso Dio, con la gloria di Dio. 
	Il suo splendore era simile a quello 
	di una pietra preziosissima, come una pietra di diaspro cristallino. 
	Aveva delle mura grandi e alte; aveva 
	dodici porte, e alle porte dodici angeli. 
	Sulle porte erano scritti dei nomi, 
	che sono quelli delle dodici tribù dei figli d'Israele. 
	Tre porte erano a oriente, tre a 
	settentrione, tre a mezzogiorno e tre a occidente. 
	Le mura della città avevano dodici 
	fondamenti, e su quelli stavano i dodici nomi di dodici apostoli 
	dell'Agnello.
	E colui che mi parlava aveva come 
	misura una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura. 
	E la città era quadrata, e la sua 
	lunghezza era uguale alla larghezza; egli misurò la città con la canna, ed 
	era dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza erano uguali. 
	Ne misurò anche le mura ed erano di 
	centoquarantaquattro cubiti, a misura d'uomo, adoperata dall'angelo.
	Le mura erano costruite con diaspro e 
	la città era d'oro puro, simile a terso cristallo. 
	I fondamenti delle mura della città 
	erano adorni d'ogni specie di pietre preziose. 
	Il primo fondamento era di diaspro; 
	il secondo di zaffiro; il terzo di calcedonio; il quarto di smeraldo; il 
	quinto di sardonico; il sesto di sardio; il settimo di crisòlito; l'ottavo 
	di berillo; il nono di topazio; il decimo di crisopazio; l'undicesimo di 
	giacinto; il dodicesimo di ametista. 
	Le dodici porte erano dodici perle e 
	ciascuna era fatta da una perla sola. 
	La piazza della città era d'oro puro, 
	simile a cristallo trasparente.
	Nella città non vidi alcun tempio, 
	perché il Signore, Dio onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio.
	La città non ha bisogno di sole, né 
	di luna che la illumini, perché la gloria di Dio la illumina, e l'Agnello è 
	la sua lampada. 
	Le nazioni cammineranno alla sua luce 
	e i re della terra vi porteranno la loro gloria. 
	Di giorno le sue porte non saranno 
	mai chiuse (la notte non vi sarà più); e in lei si porterà la gloria e 
	l'onore delle nazioni. 
	E nulla di impuro, né chi commetta 
	abominazioni o falsità, vi entrerà; ma soltanto quelli che sono scritti nel 
	libro della vita dell'Agnello.
	
	***
	
	Nella visione dei nuovi 
	cieli e della nuova terra, era compresa anche la santa città, destinata ad 
	essere la dimora di Dio con gli uomini, ma la descrizione particolareggiata 
	di essa doveva risultare da una più chiara contemplazione della nuova 
	Gerusalemme.
	
	***
	E venne uno dei sette angeli che avevano le sette coppe piene delle sette 
	ultime piaghe, e parlò meco, dicendo: Vieni e ti mostrerò la sposa, la 
	moglie dell'Agnello.
	
	Precedentemente un 
	angelo di questo particolare gruppo mostrò a Giovanni il giudizio della 
	“gran meretrice” “la gran città” l’antagonista della “Sposa”, della “Santa 
	Città” e con estrema logica è sempre un angelo dello stesso gruppo che 
	mostra a Giovanni le versione perfetta di tali visioni.
	Dopo aver mostrato le 
	brutture e la condanna della chiesa infedele, l'angelo mostra a Giovanni le 
	bellezze e la gloria della sposa fedele dell'Agnello.
	La nuova Gerusalemme è 
	città e sposa; 
	città in quanto rappresenta l'abitazione o lo stato glorioso dei 
	salvati dopo il giudizio finale; 
	sposa in quanto personifica 
	gli abitanti della città celeste, oggetti di un amore ineffabile e uniti per 
	sempre al loro Salvatore come la moglie al proprio marito. 
	
	***
	10 E mi trasportò in 
	spirito su di una grande ed alta montagna, e mi mostrò la santa città, 
	Gerusalemme, che scendeva dal cielo d'appresso a Dio, avendo la gloria di 
	Dio.
	
	Come Abraamo che dal monte vide la 
	terra promessa:
	Il SIGNORE disse ad Abramo, dopo che 
	Lot si fu separato da lui: «Alza ora gli occhi e guarda, dal luogo 
	dove sei, a settentrione, a meridione, a oriente, a occidente. 
	Tutto il paese che vedi lo darò a te 
	e alla tua discendenza, per sempre. 
	E renderò la tua discendenza come la 
	polvere della terra; in modo che, se qualcuno può contare la polvere della 
	terra, potrà contare anche i tuoi discendenti. 
	Àlzati, percorri il paese quant'è 
	lungo e quant'è largo, perché io lo darò a te». 
	(Genesi 13:14-17)
	
	Come anche Mosè contemplò la terra 
	promessa:
	Poi Mosè salì dalle pianure di Moab 
	sul monte Nebo, in vetta al Pisga, che è di fronte a Gerico. 
	E il SIGNORE gli fece vedere tutto il 
	paese: Galaad fino a Dan, tutto Neftali, il 
	paese di Efraim e di Manasse, tutto il paese di Giuda fino al mare 
	occidentale, la regione meridionale, il bacino del Giordano e la valle di 
	Gerico, città delle palme, fino a Soar. 
	Il SIGNORE gli disse: «Questo è il 
	paese riguardo al quale io feci ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe, 
	questo giuramento: "Io lo darò ai tuoi discendenti". 
	(Deuteronomio 34:1-4)
	
	Come Ezechiele vide la Gerusalemme 
	ideale, Giovanni ha il privilegio di vedere la Città Santa, la Gerusalemme 
	Celeste!
	L'anno venticinquesimo della nostra 
	deportazione, al principio dell'anno, il decimo giorno del mese, quattordici 
	anni dopo la presa della città, in quello stesso giorno, la mano del SIGNORE 
	fu sopra di me, ed egli mi trasportò nel paese d'Israele. 
	In una visione divina mi trasportò là 
	e mi posò sopra un monte altissimo sul quale stava, dal lato di mezzogiorno, 
	come la costruzione d'una città. 
	Egli mi condusse là, ed ecco che 
	c'era un uomo il cui aspetto era come l'aspetto del bronzo; aveva in mano una corda di lino e una canna per misurare; egli stava in 
	piedi sulla porta. 
	Quell'uomo mi disse: «Figlio d'uomo, 
	apri gli occhi e guarda, porgi l'orecchio e ascolta, sta' attento a tutte le 
	cose che io ti mostrerò; poiché tu sei stato condotto qua perché io te le 
	mostri. 
	Riferisci alla casa d'Israele tutto 
	quello che vedrai».
	Ed ecco, un muro esterno circondava 
	la casa tutt'intorno. 
	L'uomo aveva in mano una canna per 
	misurare, lunga sei cubiti, di un cubito e un palmo ciascuno. 
	Egli misurò la larghezza del muro; era una canna; l'altezza era una canna.
	Poi venne alla porta che guardava 
	verso oriente, ne salì la gradinata, e misurò la soglia della porta, che era 
	della larghezza di una canna: questa prima soglia aveva la larghezza 
	di una canna. 
	Ogni camera misurava una canna di 
	lunghezza e una canna di larghezza. 
	Tra le camere c'era uno spazio di 
	cinque cubiti. La soglia della porta verso il vestibolo della porta, dal 
	lato della casa, era di una canna. 
	Misurò il vestibolo della porta dal 
	lato della casa; era una canna. 
	Misurò il vestibolo della porta; era 
	otto cubiti; i suoi pilastri erano due cubiti. 
	Il vestibolo della porta era dal lato 
	della casa. 
	Le camere della porta orientale erano 
	tre da un lato e tre dall'altro; tutte e tre avevano la stessa misura; i 
	pilastri, da ogni lato, avevano pure la stessa misura. 
	Misurò la larghezza dell'apertura 
	della porta; era dieci cubiti; la lunghezza della porta era tredici cubiti. 
	Davanti alle camere c'era una 
	chiusura d'un cubito da un lato e una chiusura d'un cubito dall'altro; ogni 
	camera aveva sei cubiti da un lato e sei dall'altro. 
	Misurò la porta dal tetto d'una delle 
	camere al tetto dell'altra; c'era una larghezza di venticinque cubiti, da 
	porta a porta. 
	Contò sessanta cubiti per i pilastri, 
	e dopo i pilastri veniva il cortile tutto intorno alle porte. 
	Lo spazio fra la porta d'ingresso e 
	il vestibolo della porta interna era di cinquanta cubiti. 
	C'erano delle finestre, con delle 
	grate, alle camere e ai loro pilastri, verso l'interno della porta, 
	tutt'intorno; lo stesso agli archi; così c'erano delle finestre 
	tutt'intorno, verso l'interno; sopra i pilastri c'erano delle palme.
	Poi mi condusse nel cortile esterno, 
	ed ecco c'erano delle camere e un lastrico tutt'intorno al cortile: trenta 
	camere davano su quel lastrico. 
	Il lastrico era di fianco alle porte 
	e corrispondeva alla lunghezza delle porte; era il lastrico inferiore. Poi 
	misurò la larghezza, dal davanti della porta inferiore sino alla cinta del 
	cortile interno: cento cubiti a oriente e a settentrione.
	Misurò la lunghezza e la larghezza 
	della porta settentrionale del cortile esterno; le sue camere erano tre di 
	qua e tre di là; i suoi pilastri e i suoi archi avevano la stessa misura 
	della prima porta: cinquanta cubiti di lunghezza e venticinque di larghezza. 
	Le sue finestre, i suoi archi, le sue 
	palme avevano la stessa misura della porta orientale; vi si saliva per sette 
	gradini, davanti ai quali stavano i suoi archi. 
	Una porta dava sul cortile interno, 
	di fronte alla porta settentrionale; era come quella orientale; ed egli 
	misurò da porta a porta: cento cubiti.
	Poi mi condusse verso mezzogiorno, ed 
	ecco una porta che guardava a mezzogiorno; egli ne misurò i pilastri e gli 
	archi, che avevano le stesse dimensioni. 
	Questa porta e i suoi archi avevano 
	delle finestre tutto intorno, come le altre finestre: cinquanta cubiti di 
	lunghezza e venticinque cubiti di larghezza. 
	Vi si saliva per sette gradini, 
	davanti ai quali stavano gli archi; essa aveva le sue palme, una di qua, una 
	di là, sopra i suoi pilastri. 
	Il cortile interno aveva una porta 
	dal lato di mezzogiorno; ed egli misurò da porta a porta, in direzione di 
	mezzogiorno, cento cubiti.
	Poi mi condusse nel cortile interno 
	per la porta di mezzogiorno, e misurò la porta di mezzogiorno, che aveva 
	quelle stesse dimensioni. 
	Le sue camere, i suoi pilastri e i 
	suoi archi avevano le stesse dimensioni. Questa porta e i suoi archi avevano 
	delle finestre tutto intorno; aveva cinquanta cubiti di lunghezza e 
	venticinque di larghezza. C'erano tutto intorno archi di venticinque cubiti 
	di lunghezza e di cinque cubiti di larghezza. 
	Gli archi della porta erano dal lato 
	del cortile esterno, c'erano delle palme sui suoi pilastri e vi si saliva 
	per otto gradini.
	Poi mi condusse nel cortile interno 
	per la porta orientale e misurò la porta; essa aveva le stesse dimensioni. 
	Le sue camere, i suoi pilastri e i 
	suoi archi avevano quelle stesse dimensioni. 
	Questa porta e i suoi archi avevano 
	tutto intorno delle finestre; misurava cinquanta cubiti di lunghezza e 
	venticinque cubiti di larghezza. 
	Gli archi della porta erano dal lato 
	del cortile esterno, c'erano delle palme sui suoi pilastri di qua e di là e 
	vi si saliva per otto gradini.
	Poi mi condusse alla porta 
	settentrionale; la misurò e aveva le solite dimensioni; così per le sue 
	camere, per i suoi pilastri e per i suoi archi; c'erano delle finestre tutto 
	intorno; misurava cinquanta cubiti di lunghezza e venticinque cubiti di 
	larghezza. 
	I pilastri della porta erano dal lato 
	del cortile esterno, c'erano delle palme sui suoi pilastri di qua e di là, e 
	vi si saliva per otto gradini.
	C'era una camera con l'ingresso 
	vicino ai pilastri delle porte; là si lavavano gli olocausti. 
	Nel vestibolo della porta c'erano due 
	tavole di qua e due tavole di là per scannarvi su gli olocausti, i sacrifici 
	espiatori e per la colpa. 
	A uno dei lati esterni, a 
	settentrione di chi saliva all'ingresso della porta, c'erano due tavole; 
	dall'altro lato, verso il vestibolo della porta, c'erano due tavole. 
	Così c'erano quattro tavole di qua e 
	quattro tavole di là, ai lati della porta: in tutto otto tavole, per 
	scannare su di esse i sacrifici. 
	C'erano ancora, per gli olocausti, 
	quattro tavole di pietra tagliata, lunghe un cubito e mezzo e larghe un 
	cubito e mezzo e alte un cubito, per porvi su gli strumenti con i quali si 
	scannavano gli olocausti e gli altri sacrifici. 
	Degli uncini di un palmo erano 
	fissati nella casa tutto intorno; sulle tavole doveva essere messa la carne 
	delle offerte.
	Fuori della porta interna c'erano due 
	camere, nel cortile interno: una era accanto alla porta settentrionale e 
	guardava a mezzogiorno; l'altra era accanto alla porta meridionale e 
	guardava a settentrione. 
	Egli mi disse: «Questa camera che 
	guarda verso mezzogiorno è per i sacerdoti che sono incaricati del servizio 
	della casa; la camera che guarda verso settentrione è per i sacerdoti 
	incaricati del servizio dell'altare; i figli di Sadoc, sono quelli che, tra 
	i figli di Levi, s'accostano al SIGNORE per fare il suo servizio».
	Egli misurò il cortile; era quadrato 
	e misurava cento cubiti di lunghezza e cento cubiti di larghezza; l'altare 
	stava davanti alla casa.
	Poi mi condusse nel vestibolo della 
	casa e misurò i pilastri del vestibolo: cinque cubiti di qua e cinque di là; 
	la larghezza della porta era di tre cubiti di qua e tre di là. 
	La lunghezza del vestibolo era di 
	venti cubiti; la larghezza era di undici cubiti; vi si saliva per dei 
	gradini; presso i pilastri c'erano delle colonne, una di qua e una di là.
	Poi mi condusse nel tempio e misurò i 
	pilastri; misuravano sei cubiti di larghezza da un lato e sei cubiti di 
	larghezza dall'altro, larghezza della tenda. La larghezza dell'ingresso era 
	di dieci cubiti; le pareti laterali dell'ingresso misuravano cinque cubiti 
	da un lato e cinque cubiti dall'altro. Egli misurò la lunghezza del tempio: 
	quaranta cubiti, e venti cubiti di larghezza. 
	Poi entrò dentro e misurò i pilastri 
	dell'ingresso: due cubiti; l'ingresso misurava sei cubiti; la larghezza 
	dell'ingresso: sette cubiti. Misurò una lunghezza di venti cubiti e una 
	larghezza di venti cubiti in fondo al tempio; e mi disse: «Questo è il luogo 
	santissimo».
	Poi misurò il muro della casa: sei 
	cubiti; e la larghezza delle camere laterali tutto intorno alla casa: 
	quattro cubiti. 
	Le camere laterali erano una accanto 
	all'altra, in numero di trenta, e c'erano tre piani; stavano in un muro, 
	costruito per queste camere tutto intorno alla casa, perché fossero 
	appoggiate senza appoggiarsi al muro della casa. 
	Le camere occupavano maggiore spazio 
	a mano a mano che si saliva di piano in piano, poiché la casa aveva una 
	scala circolare a ogni piano tutto intorno alla casa; perciò questa parte 
	della casa si allargava a ogni piano, e si saliva dal piano inferiore al 
	piano superiore passando per quello di mezzo.
	Io vidi pure che la casa tutta 
	intorno stava sopra un piano elevato; così le camere laterali avevano un 
	fondamento alto una buona canna, sei cubiti fino all'angolo. 
	La larghezza del muro esterno delle 
	camere laterali era di cinque cubiti; lo spazio libero intorno alle camere 
	laterali della casa fino alle stanze attorno alla casa, aveva una larghezza 
	di venti cubiti tutto intorno. 
	Le porte delle camere laterali davano 
	sullo spazio libero: una porta a settentrione, una porta a mezzogiorno; e la 
	larghezza dello spazio libero era di cinque cubiti tutto intorno.
	L'edificio situato davanti allo 
	spazio vuoto dal lato d'occidente misurava settanta cubiti di larghezza, il 
	muro dell'edificio misurava cinque cubiti di spessore tutto intorno, ed era 
	lungo novanta cubiti. 
	Poi misurò la casa: era di cento 
	cubiti di lunghezza. Lo spazio vuoto, l'edificio e i suoi muri avevano una 
	lunghezza di cento cubiti. La larghezza della facciata della casa e dello 
	spazio vuoto dal lato d'oriente era di cento cubiti. Egli misurò la 
	lunghezza dell'edificio davanti allo spazio vuoto, sul di dietro, e le sue 
	gallerie da ogni lato: cento cubiti.
	L'interno del tempio, i vestiboli che 
	davano sul cortile, gli stipiti, le finestre a grate, le gallerie tutto 
	attorno ai tre piani erano ricoperti, all'altezza degli stipiti, di legno 
	tutto intorno. Dal pavimento sino alle finestre (le finestre erano 
	sbarrate), fino al di sopra della porta, l'interno della casa, l'esterno, e 
	tutte le pareti tutto intorno, all'interno e all'esterno, tutto era fatto 
	secondo precise misure. 
	C'erano degli ornamenti di cherubini 
	e di palme, una palma tra cherubino e cherubino, e ogni cherubino aveva due 
	facce: una faccia d'uomo, rivolta verso la palma da un lato, e una faccia di 
	leone, rivolta verso l'altra palma, dall'altro lato. Gli ornamenti erano in 
	tutta la casa, tutto intorno. 
	Dal pavimento fino al di sopra della 
	porta c'erano dei cherubini e delle palme; così pure sul muro del tempio. 
	Gli stipiti del tempio erano 
	quadrati, e la facciata del santuario aveva lo stesso aspetto.
	L'altare era di legno, alto tre cubiti, lungo due cubiti; aveva degli angoli; le sue pareti, per 
	tutta la lunghezza, erano di legno. L'uomo mi disse: «Questa è la tavola che 
	sta davanti al SIGNORE». 
	Il tempio e il santuario avevano due 
	porte; ogni porta aveva due battenti; due battenti che si piegavano in due 
	pezzi; due pezzi per ogni battente. Su di esse, sulle porte del tempio, 
	erano scolpiti dei cherubini e delle palme, come quelli sulle pareti. Sulla 
	facciata del vestibolo, all'esterno, c'era una tettoia di legno. C'erano 
	delle finestre a grate e delle palme, da ogni lato, alle pareti laterali del 
	vestibolo, alle camere laterali della casa e alle tettoie.
	Poi egli mi portò fuori verso il 
	cortile esterno dal lato settentrionale e mi condusse nelle camere che si 
	trovavano davanti allo spazio vuoto, e di fronte all'edificio verso 
	settentrione. La facciata, dov'era la porta settentrionale, era lunga cento 
	cubiti e larga cinquanta cubiti. Di fronte ai venti cubiti del cortile 
	interno, e di fronte al lastrico del cortile esterno, dove si trovavano tre 
	gallerie a tre piani, davanti alle camere, c'era un corridoio largo dieci 
	cubiti; per andare nell'interno c'era un passaggio d'un cubito; le loro 
	porte guardavano a settentrione. 
	Le camere superiori erano più strette 
	di quelle inferiori e di quelle del piano di mezzo dell'edificio, perché le 
	loro gallerie toglievano spazio. Poiché esse erano a tre piani e non avevano 
	colonne come le colonne dei cortili; perciò a partire dal suolo le camere 
	superiori erano più strette di quelle in basso, e di quelle del piano di 
	mezzo. 
	Il muro esterno, parallelo alle 
	camere dal lato del cortile esterno, di fronte alle camere, misurava 
	cinquanta cubiti di lunghezza; poiché la lunghezza delle camere, dal lato 
	del cortile esterno, era di cinquanta cubiti, mentre dal lato della facciata 
	del tempio era di cento cubiti. 
	In basso a queste camere c'era un 
	ingresso dal lato orientale per chi vi entrava dal cortile esterno.
	Nella larghezza del muro del cortile, 
	in direzione d'oriente, di fronte allo spazio vuoto e di fronte 
	all'edificio, c'erano delle camere; davanti a queste c'era un corridoio come 
	quello delle camere a settentrione; la loro lunghezza e la loro larghezza 
	erano come la lunghezza e la larghezza di quelle, e così tutte le loro 
	uscite, le loro disposizioni e le loro porte. 
	Così erano anche le porte delle 
	camere a mezzogiorno; c'era una porta all'inizio del corridoio: al corridoio 
	che si trovava proprio davanti al muro, dal lato d'oriente di chi vi 
	entrava. 
	Egli mi disse: «Le camere a 
	settentrione e le camere a mezzogiorno, che stanno di fronte allo spazio 
	vuoto, sono le camere sante dove i sacerdoti che si accostano al SIGNORE 
	mangeranno le cose santissime; là deporranno le cose santissime, le 
	offerte e le vittime per i sacrifici di espiazione e per la colpa; poiché 
	quel luogo è santo. 
	Quando i sacerdoti saranno entrati, 
	non usciranno dal luogo santo per andare nel cortile esterno, senza aver 
	prima deposto là i paramenti con i quali fanno il servizio, perché questi 
	paramenti sono santi; indosseranno altre vesti, poi potranno accostarsi alla 
	parte che è riservata al popolo».
	Quando ebbe finito di misurare così 
	l'interno della casa, egli mi condusse fuori per la porta del lato orientale 
	e misurò il recinto tutto intorno. 
	Misurò il lato orientale con la canna 
	da misurare: cinquecento cubiti della canna da misurare, tutto intorno. 
	Misurò il lato settentrionale: 
	cinquecento cubiti della canna da misurare, tutto intorno. 
	Misurò il lato meridionale con la 
	canna da misurare: cinquecento cubiti. 
	Si volse al lato occidentale e 
	misurò: cinquecento cubiti della canna da misurare. 
	Misurò dai quattro lati il muro che 
	formava il recinto: tutto intorno la lunghezza era di cinquecento, e la 
	larghezza di cinquecento; il muro faceva la separazione fra il sacro e il 
	profano. 
	(Ezechiele 40-41-42)
	
	Vi sono delle 
	interessanti similitudini e differenze tra la città vista da Ezechiele e 
	quella vista da Giovanni. 
	Possiamo elencarne 
	alcune:
	1)      
	
	Ezechiele viene rapito 
	in spirito l'anno venticinquesimo 
	della nostra deportazione, al principio dell'anno, il decimo giorno del 
	mese, quattordici anni dopo la presa della città (possiamo ipotizzare il 
	28/04/573 a.C.)
	
	
	2)      
	
	Ezechiele viene rapito 
	in spirito su un monte altissimo
	
	
	3)      
	
	Ezechiele vede
	una città in costruzione, un 
	cantiere.
	
	Giovanni vede la Chiesa che ha un 
	aspetto di diaspro cristallino (lo stesso aspetto di Colui che sta seduto 
	sul trono – cfr Apocalisse 4:3), la Chiesa è come Dio, è unita e ne ha la 
	stessa immagine, porta la Sua Gloria, 
	questo è l’esaudimento della preghiera di Gesù (cfr Giovanni 17:20-26).
	Giovanni vede una città ultimata con 
	mura grandi e alte con dodici porte che portano i nomi delle dodici tribù di 
	Israele che a loro volta poggiano su dodici fondamenti che portano i nomi 
	dei dodici apostoli.
	E’ interessante che non è Israele il 
	fondamento, sono gli apostoli.
	Non è da Israele che nasce la Chiesa, 
	essa nasce dal fondamento degli apostoli e Israele è integrato nella 
	costruzione, l’Israele convertito sul fondamento degli apostoli!
	
	4)      
	
	Ad Ezechiele viene 
	detto di riferire alla casa di Israele 
	tutto quello che vedrà.
	
	
	5)      
	
	Ezechiele vede 
	utilizzare una corda di lino (la 
	giustizia umana) ed una canna di sei 
	cubiti (misura d’uomo) e molte delle misure prese nelle camere sono 
	della lunghezza di una canna di sei cubiti.
	
	
	6)      
	
	Ezechiele da una 
	descrizione dettagliatissima delle misure dell’interno della città perché si 
	tratta di una città con caratteristiche di umanità basata su una giustizia 
	umana, difatti egli ne descrive il tempio con un
	altare di legno (umano) (cfr Ezechiele 41:22), ma non riferisce dei 
	materiali di costruzione.
	
	
	7)      
	
	Ezechiele da una 
	descrizione minimale delle mura e delle porte, evidentemente non c’è ancora 
	il fondamento degli apostoli, è una città in costruzione.
	
	
	8)      
	
	Ezechiele da una 
	descrizione terrestre della città in quanto fa parte del primo cielo e prima 
	terra.
	
	La città non ha bisogno di sole, né di luna che la illumini, perché la 
	gloria di Dio la illumina, e l'Agnello è la sua lampada. 
	Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra vi porteranno la 
	loro gloria. 
	Di giorno le sue porte non saranno mai chiuse (la notte non vi sarà più); 
	e in lei si porterà la gloria e l'onore delle nazioni. 
	
	9)      
	
	Ezechiele parla di 
	sacerdoti e di sacrifici, vittime per espiazione (cfr Ezechiele 42:13)
	
	
	Il termine “santa” 
	descrive la totale appartenenza a Dio della città e i suoi abitanti si 
	chiamano “santi”.
	Essa “scende” con la “gloria 
	di Dio” a differenza di tutto quello che “sale” dal maligno!
	Essa scende “avendo” la gloria 
	di Dio, ne ha finalmente il possesso, come una moglie ha il possesso di 
	tutta la gloria del marito!
	
	***
	11 Il suo luminare era 
	simile a una pietra preziosissima, a guisa d'una pietra di diaspro 
	cristallino.
	Questa è la rivelazione 
	di quello che oggi “ vediamo come in 
	uno specchio” (1 Corinzi 13:12)
	
	
	Apocalisse 21:23 ci dà la spiegazione di questo:
	'La città non ha bisogno di sole nè di 
	luna (chiamati nella Genesi luminari fwsthreV)
	che risplendano in lei, perchè la illumina la gloria di Dio e l'Agnello 
	è il suo luminare' (lett. la sua lampada lucnoV cfr.
	
	Apocalisse 18:23). 
	
	Dio è luce, e in lui non ci sono 
	tenebre. 
	(1 Giovanni 1:5)
	
	Gesù parlò loro di nuovo, dicendo: 
	«Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà 
	nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». 
	(Giovanni 8:12)
	
	Il diaspro è 
	traslucido. 
	
	
	***
	12 Aveva un muro 
	grande e alto avea dodici porte, e sulle porte, dodici angeli
	Similmente alla 
	Gerusalemme terrena che aveva 12 porte, anche quella celeste ha dodici 
	splendide porte, vi è un muro, porte, guardie.
	Queste fortificazioni, 
	servivano nei casi ordinari alla protezione e alla difesa delle città; qui 
	dove non c'è più da temer nemici nè sorprese, essi stanno a rappresentare 
	l'idea della perfetta pace e sicurezza di cui godono i salvati. 
	Nessun serpente penetra 
	più nel paradiso di Dio.
	
	e sulle porte erano scritti dei nomi che sono quelli delle dodici tribù dei 
	figliuoli d'Israele. 
	13 A oriente c'eran 
	tre porte; a settentrione tre porte; a mezzogiorno tre porte e ad occidente 
	tre porte.
	Il campo degli 
	Israeliti nel deserto era disposto in modo che le dodici tribù si 
	accampassero tre ad oriente del tabernacolo, tre a mezzogiorno, tre ad 
	occidente e tre a settentrione (cfr
	
	Numeri 2). 
	Nello stesso modo la 
	Gerusalemme d'Ezechiele doveva avere tre porte da ciascuno dei suoi quattro 
	lati e le porte dovevano portare i nomi delle tribù d'Israele
	
	Ezechiele 48:30-35. 
	La Gerusalemme che 
	scende dal cielo non è destinata solamente ad un popolo, vero è che sulle 
	dodici porte sono scritti i nomi delle dodici tribù di Israele ma le porte 
	sono sempre aperte ( versetto 26 ), tutti possono entrare; essa deve 
	accogliere la totalità dell'Israele di Dio, cioè i credenti d'ogni tribù, 
	lingua e popolo, i quali ne sono tutti ugualmente cittadini. 
	Le porte sono aperte da 
	tutti i lati dell'orizzonte perchè ne verranno d'oriente e d'occidente, dal 
	settentrione e dal mezzodì per aver parte con Abramo e non gl'Israeliti 
	credenti ai beni futuri, come dichiarato nel Nuovo Patto:
	E ne verranno da oriente e da 
	occidente, da settentrione e da mezzogiorno, e staranno a tavola 
	nel regno di Dio. 
	(Luca 13:29)
	
	E io vi dico che molti verranno da 
	Oriente e da Occidente e si metteranno a tavola con Abraamo, Isacco e 
	Giacobbe nel regno dei cieli, ma i figli del regno saranno gettati nelle 
	tenebre di fuori. 
	(Matteo 8:11-12)
	
	Così scrive Paolo agli 
	efesini:
	Così dunque non siete più né 
	stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri 
	della famiglia di Dio. Siete stati edificati sul fondamento degli 
	apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla 
	quale l'edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere 
	un tempio santo nel Signore. 
	In lui voi pure entrate a far parte 
	dell'edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito.
	
	(Efesini 2:19-22)
		Qui sarà realizzata finalmente «la comunione dei 
		santi».
	
	***
	14 E il muro della 
	città avea dodici fondamenti e su quelli stavano i dodici nomi dei dodici 
	apostoli dell'Agnello.
	
	Le dodici tribù son 
	sempre la totalità del popolo, come i dodici apostoli sono la totalità del 
	collegio apostolico costituito testimone di Cristo e banditore del suo 
	evangelo alle genti. 
	Sia quindi contato fra 
	i Dodici Mattia o Paolo, l'idea espressa dalla visione apocalittica non 
	muta: i fondatori della Chiesa di Dio nella sua fase universalistica sono 
	stati gli apostoli che Cristo ha ripieni del suo Spirito e incaricati di 
	predicare l'evangelo ad ogni creatura. 
	I credenti, infatti, 
	sono 'stati edificati sul fondamento 
	degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare’ 
	dell'edificio ( 
	Efesini 2:20). 
	Tutto l'insegnamento 
	della Chiesa è fondato su quello dei dodici apostoli! 
	In questo modo, sia 
	Israele ( rappresentata dalle dodici porte ) che la Chiesa ( rappresentata 
	dai dodici fondamenti ) faranno parte della Santa Città!
	
	***
	15 E colui che parlava 
	meco aveva una misura, una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte 
	e il suo muro
	Anche nella visione d'Ezechiele 40 figura un uomo che ha in mano una corda di lino e 
	una canna da misurare; solo che la canna è d'oro a motivo 
	della gloria superiore e divina della Gerusalemme celeste. 
	Similmente anche 
	Zaccaria ha una visione simile:
	Poi alzai gli occhi, guardai, ed ecco 
	un uomo che aveva in mano una corda per misurare. 
	Chiesi: «Dove vai?» 
	Egli mi rispose: «Vado a misurare 
	Gerusalemme, per vedere qual è la sua larghezza e quale la sua lunghezza». 
	Ed ecco, l'angelo che parlava con me 
	si fece avanti e un altro gli andò incontro e gli disse: «Corri, parla a 
	quel giovane e digli: "Gerusalemme sarà abitata come una città senza mura, 
	tanta sarà la quantità di gente e di bestiame che si troverà in mezzo a 
	essa.  Io", dice il SIGNORE, 
	"sarò per lei un muro di fuoco tutto intorno, e sarò la sua gloria in mezzo 
	a lei".
	(Zaccaria 2:1-5)
	Le misure devono dare 
	un'idea più precisa della grandezza immensa e della perfetta simmetria della 
	città. 
	
	***
	16 E la città era 
	quadrangolare e la sua lunghezza era uguale alla larghezza; egli misurò la 
	città con la canna ed era dodicimila stadi: la sua lunghezza la sua 
	larghezza e la sua altezza erano eguali.
	
	La cifra di dodicimila 
	stadi può prendersi come la misura di un lato del quadrato o come quella 
	dell'intero perimetro. 
	La città essendo 
	quadrata è probabile che l'angelo abbia misurato un lato solo ed in quel 
	caso si avrebbe, calcolando lo stadio a 200 metri, una lunghezza di un 2400 
	chilometri, che darebbe come superficie della città più di cinque milioni e 
	mezzo di chilometri quadrati, cioè una superficie superiore a quella della 
	metà dell'Europa. 
	Misure così enormi 
	dovevano dar espressione all'idea della immensità della città di Dio 
	destinata ad accogliere la innumerevole moltitudine dei salvati di tutte 
	le età, di tutte le regioni e di tutte le nazioni della terra. Cfr.
	
	Apocalisse 7:9. 
	Le parole che seguono 
	offrono una difficoltà. 
	Molti interpreti ne 
	hanno tratto la conclusione che la città era di forma cubica e, siccome il 
	luogo santissimo aveva questa forma, han veduto qui simboleggiata la santità 
	perfetta della nuova Gerusalemme e dei suoi abitanti. 
	Come si spiega che vi 
	si trovi una piazza o via centrale, con un fiume le cui rive sono coperte 
	d'alberi? Che figura fa, in questa ipotesi, il muro che arriva appena a 70 
	metri d'altezza? 
	E dove collocare gli 
	abitanti? A meno di far della città, come fa qualche trattato talmudico, una 
	sterminata piccionaia ove gli abitanti arriverebbero a volo. 
	Le visioni 
	dell'Apocalisse presentano molte figure straordinarie, ma non mostruose. 
	Ad eliminare queste 
	obiezioni, altri interpreti hanno affacciato l'idea che la città sia da 
	concepire come edificata su per un monte, o più precisamente sulla parte 
	superiore d'un monte, così da rivestir la forma d'una piramide che avrebbe 
	l'altezza di dodicimila stadi. 
	E facile vedere come 
	questa ipotesi lasci sussistere la maggior parte delle difficoltà accennate 
	e non trovi nel testo alcun appoggio. 
	Di gran lunga 
	preferibile ci pare l'intendere (con De Wette, Alford, Bonnet ecc.) l'ultima 
	parte del v. 16 in questo senso: la lunghezza e la larghezza della città 
	erano uguali, così da formare un perfetto quadrato. 
	E anche l'altezza era 
	uguale da qualunque lato la si guardasse. 
	E questa altezza è data 
	dalla misura del muro riferita a parte in
	
	Apocalisse 21:17. 
	
	***
	17 Ne misurò anche il 
	muro, ed era di centoquarantaquattro cubiti a misura d'uomo, cioè d'angelo.
	
	E un angelo che misura, 
	ma la sua equivale alla misura ordinaria dell'uomo. 
	Il cubito vale 48 
	centimetri. 
	Il muro risulta sempre 
	alto paragonato a quello di una città ordinaria, ma non offre nulla di 
	mostruoso. 
	
	***
	18 Il muro era 
	costruito di diaspro e la città era d'oro puro simile a vetro puro.
	In fatto di materiali 
	entrati nella costruzione della città, è scelto quello che la terra offre di 
	più prezioso e di più splendido; e come ciò non bastasse a dare un'idea 
	della bellezza inarrivabile della città superna, l'oro di cui è fatta la 
	piazza della città 
	Apocalisse 21:21 e, a quanto pare, anche le 
	case (il v. 18), è non solo 'puro' 
	ma è 'simile a vetro trasparente'. 
	Il diaspro è lo stesso 
	materiale di Colui che stava seduto sul trono nella visione di Dio di 
	Giovanni:
	Colui che stava seduto era simile 
	nell'aspetto alla pietra di diaspro e di sardonico; e intorno al 
	trono c'era un arcobaleno che, a vederlo, era simile allo smeraldo. 
	
	(Apocalisse 4:3)
	
	In perfetta sintonia con la 
	profezia di Zaccaria:
	Io", dice il SIGNORE, "sarò per lei 
	un muro di fuoco tutto intorno, e sarò la sua gloria in mezzo a lei". 
	(Zaccaria 2:5)
	
	La città è tutta d’oro, tutta 
	preziosa e santa, regale, divina! L’oro è puro, pulito da ogni specie di 
	scoria!
	
	***
	19 I fondamenti del 
	muro della città erano adorni d'ogni maniera di pietre preziose,
	non perchè vi fossero 
	disposte o incastonate qua e là delle gemme, ma perchè i blocchi enormi 
	formanti i fondamenti erano altrettante pietre preziose di qualità diverse, 
	come risulta dalla enumerazione che segue.
	Ricordiamoci che i 
	dodici fondamenti sono i dodici apostoli, pertanto possiamo vedere in questa 
	simbologia dodici rivelazioni ( sotto diversi colori e trasparenze ) della 
	gloria di Dio nel Nuovo Patto!
	
	Il primo fondamento era di diaspro 
	( trasparente ), il secondo di 
	zaffiro (azzurro celeste), il 
	terzo di calcedonio ( probabilmente verde con strie di giallo ), il 
	quarto di smeraldo ( verde tenero ), 
	
	20 il quinto di sardonico ( roseo ), il sesto di 
	sardio ( rosso cupo trasparente ), il settimo di crisolito (probabilmente 
	giallo ambra ), l'ottavo di berillo ( verde mare ), il nono di 
	topazio ( verde dorato ), il decimo di crisopazio (detto da 
	Plinio verde pallido ), l'undecimo di giacinto ( violetto ), il 
	dodicesimo di ametista ( secondo Plinio rosso purpureo ). 
	
	L'identificazione di 
	queste varie pietre è solo approssimativa e sicuramente ha un profondo 
	significato la descrizione di ciascuna di loro, ma al momento non risulta 
	una rivelazione particolarmente attendibile, se non l'armonia di quei colori 
	in cui la grazia è accoppiata all'opulenza, il loro complesso luminoso, gaio 
	e tenero, non sveglia che idee di gioia, di freschezza, di riposo... 
	Quelle pietre che 
	ricordano l'arcobaleno formano intorno alla città celeste una cinta 
	d'incomparabile varietà e ricchezza e possono rappresentare la diversità dei 
	doni della grazia e delle virtù dei beati. 
	Ogni fondamento come 
	ogni pietra, serba in questa Gerusalemme la sua individualità e il suo 
	splendore particolare. 
	Dio ha rivestito i suoi santi di ogni sorta di bellezze perchè 
	riflettessero i raggi diversi della sua gloria. 
	Quando saranno giunti 
	alla perfezione, la luce di Dio darà alle loro svariate bellezze tutto il 
	loro splendore. 
	Una riflessione sui materiali 
	di costruzione della città santa possiamo trarla dalla esortazione che 
	l’apostolo Paolo faceva a Corinzi:
	Noi siamo infatti collaboratori di 
	Dio, voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.
	Secondo la grazia di Dio che mi è 
	stata data, come esperto architetto, ho posto il fondamento; un altro vi 
	costruisce sopra. Ma ciascuno badi a come vi costruisce sopra; poiché 
	nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo 
	Gesù. 
	Ora, se uno costruisce su questo 
	fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, 
	l'opera di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo la 
	renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco 
	proverà quale sia l'opera di ciascuno. 
	Se l'opera che uno ha costruita sul 
	fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; se l'opera sua sarà arsa, 
	egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il 
	fuoco. 
	(1 Corinzi 13:10-15)
	
	Sono questi i valori che 
	contano! Sono questi i tesori di cui parlava Gesù:
	Non fatevi tesori sulla terra, dove 
	la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma 
	fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i 
	ladri non scassinano né rubano. 
	(Matteo 
	6:19-20)
	
	***
	21 E le dodici porte 
	eran dodici perle e ognuna delle porte era fatta d'una perla.
	A parte le misure, è 
	questa l'idea contenuta in questo versetto; essa, insieme ad una parte della 
	descrizione precedente, è derivata da
	
	Isaia 54 ove si dice di Gerusalemme: «Ti fonderò sopra zaffiri; farò i tuoi merli di rubini, le tue porte di 
	carbonchi e tutto il tuo recinto di pietre preziose».
	
	e la piazza della città era d'oro puro, simile a vetro trasparente.
	La parola che rendiamo
	piazza plateia è un aggettivo (cfr.
	
	Apocalisse 7:13) sostantivato, che vale
	'un largo' e si applica quindi così alle piazze propriamente dette 
	come alle vie più larghe d'una città. 
	
	***
	22 E non vidi in essa 
	alcun tempio, perchè il Signore Iddio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il 
	suo tempio.
	Il tabernacolo prima, 
	poi il tempio di Gerusalemme erano il simbolo della presenza di Dio in mezzo 
	al popolo suo, perchè in essi era il luogo santissimo con l'arca del patto e 
	su di essa il propiziatorio simbolo del trono dell'Eterno. 
	Nei recinti del tempio 
	venivano gl'Israeliti a rendere il loro culto rituale mediante il ministerio 
	dei sacerdoti giacché nessuno all'infuori d'essi poteva penetrar nel luogo 
	santo e nel santissimo. 
	Nella nuova 
	Gerusalemme, tutta quanta ripiena della gloriosa presenza di Dio, il tempio 
	coi suoi simboli non ha più ragione d'esistere. 
	Tutti vi son sacerdoti, 
	in virtù dell'opera compiuta dall'Agnello, e si accostano direttamente e 
	liberamente al loro Dio; essi vedon la sua faccia, hanno in fronte il suo 
	nome, e gli servono 
	Apocalisse 22:4. 
	I simboli e le ombre 
	han ceduto il posto alle gloriose realtà; la comunione con Dio è immediata e 
	perfetta. 
	
	***
	23 E la città non ha 
	bisogno di sole, nè di luna che risplendano in lei, perchè la illumina la 
	gloria di Dio e l'Agnello è il suo luminare.
	
	Contemplando la gloria 
	della Gerusalemme futura, senza distinguere ancora tra il millennio e lo 
	stato perfetto, il secondo Isaia già esclamava: 
	«Sorgi, risplendi, poichè la tua luce è giunta e la gloria dell'Eterno 
	s'è levata su te... Le nazioni cammineranno alla tua luce, e i re allo 
	splendore del tuo levare... Non più il sole sarà la tua luce, nel giorno; e 
	non più la luna t'illuminerà col suo chiarore; ma l'Eterno sarà la tua luce 
	perpetua, e il tuo Dio sarà la tua gloria... Il tuo popolo sarà tutto quanto 
	un popolo di giusti» 
	La splendida visione 
	del profeta della cattività non doveva certo adempirsi col ritorno di poche 
	migliaia di esuli nella loro patria; il millennio vedrà compiersi con la 
	conversione d'Israele, la massima parte della profezia; ma i tratti più 
	gloriosi non si avvereranno che nella perfetta città di Dio. 
	
	***
	24  Dopo aver 
	descritto l'aspetto, le misure della città, i materiali preziosi di cui è 
	fatta, la gloria divina che l'illumina, il veggente parla di quelli che sono 
	ammessi ad entrar nella Gerusalemme celeste. 
	E le nazioni cammineranno alla sua luce 
	(lett. per mezzo della... o in mezzo 
	alla sua luce); e i re della terra vi porteranno la loro gloria.
	 25 E 
	le sue porte non saranno mai chiuse di giorno (la notte quivi non sarà più);
	 26 e 
	in lei si porterà (lett. porteranno) la gloria e l'onore delle 
	nazioni.
	Nella Gerusalemme 
	celeste contempliamo il risultato ultimo al quale fa capo il piano di Dio, 
	il pieno adempimento delle divine promesse. 
	Tutto qui è luce e 
	vita. 
	Tutto quel che la terra 
	ebbe di grande, di bello, di ricco e di glorioso si troverà, santificato, 
	nella Chiesa trionfante, dal cui seno sarà escluso soltanto il male. 
	Essa godrà di una 
	perfetta pace e non avrà più da chiuder le sue porte per tema di nemici. 
	Le sue porte sono 
	aperte a tutti, perchè tutti son santi. 
	
	***
	27 E niente d'immondo 
	e nessuno che commetta abominazione o falsità, v'entreranno; ma quelli 
	soltanto che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello.
	
	Fino al giudizio, la 
	Chiesa, anche senza diventare apostata, albergava di necessità una 
	proporzione di elementi impuri; la zizzania era mescolata al frumento. 
	Il giudizio infallibile 
	di Dio ha operato la separazione completa della scoria dal metallo genuino. 
	(Cfr. 
	Matteo 25). 
	La Chiesa celeste è 
	pura e santa in pari tempo che universale. 
	Nei nuovi cieli e nella 
	nuova terra abita solo la giustizia e non vi sono più peccatori.