L'Agnello e i Suoi redenti

APOCALISSE 
14:1-5

 

 

“Poi guardai e vidi l'Agnello che stava in piedi sul monte Sion e con lui erano centoquarantaquattromila persone che avevano il suo nome e il nome di suo Padre scritto sulla fronte. Udii una voce dal cielo simile a un fragore di grandi acque e al rumore di un forte tuono; e la voce che udii era come il suono prodotto da arpisti che suonano le loro arpe.

Essi cantavano un cantico nuovo davanti al trono, davanti alle quattro creature viventi e agli anziani. Nessuno poteva imparare il cantico se non i centoquarantaquattromila, che sono stati riscattati dalla terra.

Essi sono quelli che non si sono contaminati con donne, poiché sono vergini.

Essi sono quelli che seguono l'Agnello dovunque vada.

Essi sono stati riscattati tra gli uomini per esser primizie a Dio e all'Agnello.

Nella bocca loro non è stata trovata menzogna: sono irreprensibili.”

 

Dopo aver visto le due bestie “salire” dal basso ( il potere salito dagli inferi ), ora Giovanni vede l’Agnello “sceso” sul monte Sion, qui si tratta di visioni di discesa, di autorità conferita dall’alto, di posizioni benedette.

I capitoli 10-11-12-13 contengono i quadri più tetri dell'Apocalisse.

La visione dei nemici tremendi congiurati contro il popolo di Dio per la sua rovina incute spavento nell'anima dei credenti. Chi potrà sussistere di fronte a così potenti forze?

I capitoli 14-15 e 16 rinfrancano il cuore perplesso facendogli udire come i preludi della vittoria di Dio sulle potenze del male.

Si potrebbero intitolare: I segni del giudizio divino, che sarà poi partitamente descritto nei capitoli 17-18-19-20, ma ciò non muterebbe la sostanza, in quanto l'intervento di Dio quale giudice non può che segnare il trionfo dei giusti e la condanna degli empi.

Il primo quadro Apocalisse 14:1-5 ci fa contemplare i redenti raccolti intorno al loro capo sul monte Sion.

 

1 Poi vidi, ed ecco l'Agnello che stava in piè sul monte Sion, e con lui erano centoquarantaquattromila persone che avevano il suo nome e il nome di suo Padre scritto sulle loro fronti.

Dopo aver visto il male personificato nella figura delle due bestie e lo smarrimento totale dei loro seguaci, lo sguardo di Giovanni si rivolge ad un’altra visione, “ed ecco” enfatizza la grandezza della visione, lui vede l’Agnello, quello stesso che aveva visto in mezzo al trono (Apocalisse 5:6-7), glorioso, forte insieme ai suoi seguaci, segnati sulla fronte (nel pensiero) con il sigillo di Dio.

Il monte Sion era quello su cui era costruito il palazzo reale della casa di Davide e il tempio dell'Eterno.

Nei Salmi e nei profeti assume spesso un carattere ideale: si eleva al disopra delle sommità terrene, è il luogo ove abita l'Iddio d'Israele in mezzo al suo popolo; da quello emanano i giudizi sui nemici e da quello procedono le grandi liberazioni; è il monte ove trovano protezione e scampo i salvati (cfr. Salmi 50; Isaia 2:1-4; Amos 1:2; Gioele 2:32).

Il monte Sion è anche il monte del Re:

“Perché questo tumulto fra le nazioni, e perché meditano i popoli cose vane?

I re della terra si danno convegno e i prìncipi congiurano insieme contro il SIGNORE e contro il suo Unto, dicendo: «Spezziamo i loro legami, e liberiamoci dalle loro catene».

Colui che siede nei cieli ne riderà; il Signore si farà beffe di loro.

Egli parlerà loro nella sua ira, e nel suo furore li renderà smarriti: «Sono io», dirà, «che ho stabilito il mio re sopra Sion, il mio monte santo».

Io annuncerò il decreto: Il SIGNORE mi ha detto: «Tu sei mio figlio, oggi io t'ho generato.

Chiedimi, io ti darò in eredità le nazioni e in possesso le estremità della terra.

Tu le spezzerai con una verga di ferro; tu le frantumerai come un vaso d'argilla».

Ora, o re, siate saggi; lasciatevi correggere, o giudici della terra.

Servite il SIGNORE con timore, e gioite con tremore.

Rendete omaggio al figlio, affinché il SIGNORE non si adiri e voi non periate nella vostra via, perché improvvisa l'ira sua potrebbe divampare.Beati tutti quelli che confidano in lui!”

(Salmo 2)

Grande è il SIGNORE e degno di lode nella città del nostro Dio, sul suo monte santo.

Bello si erge, e rallegra tutta la terra, il monte Sion: parte estrema del settentrione, città del gran re.” (Salmo 48:2-3)

Quelli che confidano nel SIGNORE sono come il monte di Sion, che non può vacillare, ma sta saldo in eterno.

Gerusalemme è circondata dai monti; e così il SIGNORE circonda il suo popolo, ora e per sempre.
Lo scettro dell'empio non rimarrà per sempre sull'eredità dei giusti, affinché i giusti non tendano le loro mani verso il male. O SIGNORE, fa' del bene ai buoni e ai retti di cuore.

Ma quanti deviano per sentieri tortuosi, il SIGNORE li disperderà insieme ai malfattori.

Pace sia sopra Israele.” (Salmo 125)

Il monte Sion avrà anche una collocazione speciale durante il regno milleniale:

Avverrà, negli ultimi giorni, che il monte della casa del SIGNORE si ergerà sulla vetta dei monti, e sarà elevato al di sopra dei colli; e tutte le nazioni affluiranno a esso.

Molti popoli vi accorreranno, e diranno: «Venite, saliamo al monte del SIGNORE, alla casa del Dio di Giacobbe; egli ci insegnerà le sue vie, e noi cammineremo per i suoi sentieri».

Da Sion, infatti, uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola del SIGNORE.

Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l'arbitro fra molti popoli; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri d'aratro, e le loro lance, in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un'altra, e non impareranno più la guerra.” (Isaia 2:2-4)

Ma negli ultimi tempi, il monte della casa del SIGNORE sarà posto in cima ai monti e si eleverà al di sopra delle colline e i popoli affluiranno ad esso.

Verranno molte nazioni e diranno: «Venite, saliamo al monte del SIGNORE, alla casa del Dio di Giacobbe; egli c'insegnerà le sue vie e noi cammineremo nei suoi sentieri!»

Poiché da Sion uscirà la legge, da Gerusalemme la parola del SIGNORE.

Egli sarà giudice fra molti popoli, arbitro fra nazioni potenti e lontane.

Dalle loro spade fabbricheranno vòmeri, dalle loro lance, ròncole; una nazione non alzerà più la spada contro l'altra e non impareranno più la guerra.

Potranno sedersi ciascuno sotto la sua vite e sotto il suo fico, senza che nessuno li spaventi; poiché la bocca del SIGNORE degli eserciti ha parlato.

Mentre tutti i popoli camminano ciascuno nel nome del suo dio, noi cammineremo nel nome del SIGNORE, nostro Dio, per sempre.” (Michea 4:1-5)

Mentre nelle profondità della terra infuriano la bestia e il falso profeta e par che tutto sia finito per il popolo di Dio, ecco ch'esso appare vivo e trionfante sul monte di Dio, con in mezzo il suo celeste Capo, e senza che nulla manchi al numero suo completo.

Le porte dell'Ades, anzi le forze tutte del mondo e dell'inferno non sono riuscite a sopprimerlo.

I seguaci dell’Agnello sono centoquarantaquattromila, cioè il numero simbolico significante la completezza. Con relativa sicurezza sono gli stessi di cui si è letto prima:

“Dopo questo, vidi quattro angeli che stavano in piedi ai quattro angoli della terra, e trattenevano i quattro venti della terra perché non soffiassero sulla terra, né sopra il mare, né sugli alberi.

Poi vidi un altro angelo che saliva dal sol levante, il quale aveva il sigillo del Dio vivente; e gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso di danneggiare la terra e il mare, dicendo: «Non danneggiate la terra, né il mare, né gli alberi, finché non abbiamo segnato sulla fronte, con il sigillo, i servi del nostro Dio».

E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati di tutte le tribù dei figli d'Israele: della tribù di Giuda dodicimila segnati; della tribù di Ruben dodicimila; della tribù di Gad dodicimila; della tribù di Aser dodicimila; della tribù di Neftali dodicimila; della tribù di Manasse dodicimila; della tribù di Simeone dodicimila; della tribù di Levi dodicimila; della tribù di Issacar dodicimila; della tribù di Zabulon dodicimila; della tribù di Giuseppe dodicimila; della tribù di Beniamino dodicimila segnati.” (Apocalisse 7:1-8)

“Poi il quinto angelo sonò la tromba e io vidi un astro che era caduto dal cielo sulla terra; e a lui fu data la chiave del pozzo dell'abisso.

Egli aprì il pozzo dell'abisso e ne salì un fumo, come quello di una grande fornace; il sole e l'aria furono oscurati dal fumo del pozzo.

Dal fumo uscirono sulla terra delle cavallette a cui fu dato un potere simile a quello degli scorpioni della terra. E fu detto loro di non danneggiare l'erba della terra, né la verdura, né gli alberi, ma solo gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte.” (Apocalisse 9:1-4)

Le moltitudini che adorano la bestia ne portano sulla mano o sulla fronte il marchio; i redenti che appartengono all'Agnello immolato per loro, e al Padre che li ha adottati per suoi figli, portano scritto in fronte il nome dell'Agnello e il nome del suo Padre (cfr. Apocalisse 3:12; 22:4), ovvero sono di proprietà di Dio.

Per questo motivo la Parola di Dio prescriveva di non tatuarsi o marchiarsi, il tatuaggio o il segno nella carne simboleggia l’appartenenza a qualcuno (esempio è la circoncisione per il popolo ebreo).

 

2 E udii una voce dal cielo come rumore (lett. voce) di molte acque e come rumore di gran tuono; e la voce che udii era come il suono prodotto da arpisti che suonano le loro arpe.

Con questo ne descrive la potenza, la dolcezza e l'armonia.

In Apocalisse 5:8-9 i ventiquattro anziani, muniti di cetre, cantano un nuovo cantico in onore dell'Agnello; in Apocalisse 15:2 quelli che hanno vinto la bestia stanno in piè sul mar di vetro, avendo delle arpe di Dio, e cantano il cantico di Mosè e il cantico dell'Agnello.

Qui pure si parla di un cantico nuovo.

 

3 E cantavano un cantico nuovo davanti al trono e davanti alle quattro creature viventi ed agli anziani; e nessuno poteva imparare il cantico se non quei centoquarantaquattromila, i quali cono stati riscattati dalla terra.

Non è detto esplicitamente chi siano quelli che cantano e c'è chi pensa agli angeli che in Apocalisse 5:11 uniscono i loro inni a quelli dei redenti.

Ad ogni modo i centoquarantaquattromila si associano al coro celeste, se pur non sono essi che lo formano.

Il cantico è nuovo perché frutto di esperienze nuove della bontà e della fedeltà di Dio che li ha riscattati dalla terra, li ha liberati dalla condanna, li ha strappati alla potenza del male che regna sulla terra, e li ha fatti capaci di vincere le seduzioni e le violenze dei nemici traendoli in salvo presso di sé.

Nessuno può imparar quel cantico se non chi ha fatto le esperienze dei riscattati usciti dalla gran tribolazione, in quanto sarà il risultato di una dispensazione particolare, anche i canti che cantiamo uniti ai fratelli, dovrebbero essere sempre una lode risultante da un sincero ringraziamento per qualcosa di vero, personale e contingente, non una mera catena di canti scelti a caso su con motivazioni non pertinenti.

L'esperienza, per quanto ancora imperfetta, che i redenti fanno delle perfezioni di Dio nella loro salvezza è fonte perenne della più alta poesia attraverso le successive, generazioni dei fedeli.

La nota fondamentale della lode è sempre la stessa, ma la varietà delle esperienze individuali svoltesi in circostanze diverse, da ai cantici un'impronta sempre nuova; e così dal cantico di Mosè sulle rive del Mar Rosso, a quello di Debora, sull'altura di Rama, dai meravigliosi salmi di Davide fino alle elegie sulle rovine di Gerusalemme, dai primi inni cristiani intorno alla culla del Salvatore, fino agli innari moderni che in centinaia di lingue celebrano la Redenzione, la poesia cristiana è venuta erigendo uno splendido monumento alla gloria di Dio e dell'Agnello.

Segue una descrizione in brevi tratti del carattere di questi riscattati.

 

4 Essi son quelli che non si sono contaminati con donne, perché son vergini.

Questa frase ha dato luogo ad interpretazioni diverse. Gli uni l'hanno intesa in senso puramente simbolico e spirituale.

Siccome nell'Antico Testamento la fornicazione e l'adulterio sono spesso usati dai profeti come immagine dell'infedeltà del popolo al suo Dio, la verginità starebbe qui a significare che i centoquarantaquattromila sono puri da idolatria e da infedeltà religiosa; in particolare non hanno adorato la bestia né la sua immagine.

Non si vede però la ragione per cui sarebbe stata sostituita un'espressione insolita alle immagini dei profeti, i quali, d'altronde, opponevano l'adulterio e la fornicazione, non alla verginità, ma alla fedeltà coniugale della nazione eletta verso il suo Dio.

Altri si sono attenuti al senso letterale considerando i centoquarantaquattromila come una compagnia scelta di riscattati composta tutta di persone vissute nel celibato, consacrate in modo speciale al servizio di Cristo ed eminenti per rettitudine e veracità.

A sostegno di tale ipotesi ci sarebbero le esortazioni dell’apostolo Paolo circa il matrimonio, che nei tempi di persecuzione estrema può essere un motivo di distrazione circa l’opera di Dio:

“Or quanto alle cose di cui mi avete scritto, è bene per l'uomo non toccare donna; ma, per evitare le fornicazioni, ogni uomo abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito.

Il marito renda alla moglie ciò che le è dovuto; lo stesso faccia la moglie verso il marito.

La moglie non ha potere sul proprio corpo, ma il marito; e nello stesso modo il marito non ha potere sul proprio corpo, ma la moglie.

Non privatevi l'uno dell'altro, se non di comune accordo, per un tempo, per dedicarvi alla preghiera; e poi ritornate insieme, perché Satana non vi tenti a motivo della vostra incontinenza.

Ma questo dico per concessione, non per comando; io vorrei che tutti gli uomini fossero come sono io; ma ciascuno ha il suo proprio dono da Dio; l'uno in un modo, l'altro in un altro.

Ai celibi e alle vedove, però, dico che è bene per loro che se ne stiano come sto anch'io.

Ma se non riescono a contenersi, si sposino; perché è meglio sposarsi che ardere.” (1 Corinzi 7:1-9)

La visione starebbe ad insegnare alle chiese che, ad un grado eminente di consacrazione e di santità, corrisponderà un grado eminente di gloria.

Se nell'attraversare la gran tribolazione i fedeli saranno chiamati a speciali rinunce, nessun sacrificio rimarrà senza adeguata ricompensa.

L'idea è conforme all'insegnamento generale della Scrittura: e riguardo al celibato, Gesù afferma Matteo 19:12 che uno può rinunciare volontariamente alle gioie della famiglia a motivo del regno dei cieli, cioè per esser più libero di darsi interamente all'opera di Dio, specie quando si tratti di missioni pericolose, o quando i tempi siano calamitosi.

Nel caso dell’insegnamento di Paolo ai corinzi, si ha un esempio della bellezza morale di una vita celibe consacrata a Dio.

Potendolo fare senza pericolo per sè, Paolo ha rinunciato alle dolcezze della vita di famiglia per darsi senza distrazione al servizio del Signore, secondo la parola di Gesù riferita in Matteo 19:10-12. Ma egli ben sa che non tutti possono fare come lui.

Eccellente, per molti rispetti, è il dono naturale di continenza santificato dalla grazia; ma non meno eccellente è l'attitudine naturale alla vita di famiglia che, santificata dalla grazia, è focolare di soavi e forti virtù.

Accanto alla purezza verginale di cui sono stati fatti capaci 2 Corinzi 11:2 emerge nel carattere dei riscattati un altro tratto (probabilmente il verso senso):

“Infatti sono geloso di voi della gelosia di Dio, perché vi ho fidanzati a un unico sposo, per presentarvi come una casta vergine a Cristo.

Ma temo che, come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia, così le vostre menti vengano corrotte e sviate dalla semplicità e dalla purezza nei riguardi di Cristo.

Infatti, se uno viene a predicarvi un altro Gesù, diverso da quello che abbiamo predicato noi, o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un vangelo diverso da quello che avete accettato, voi lo sopportate volentieri.

Stimo infatti di non essere stato in nulla inferiore a quei sommi apostoli.

Anche se sono rozzo nel parlare, non lo sono però nella conoscenza; e l'abbiamo dimostrato tra di voi, in tutti i modi e in ogni cosa.” (2 Corinzi 11:2-6)

Essi son quelli che seguono l'Agnello dovunque vada.

Si vede qui, a motivo del tempo presente del verbo, un accenno all'onore speciale fatto ai centoquarantaquattromila che sarebbero come la “guardia presidenziale” che è sempre vicina al suo Maestro.

Il fatto però che gli altri due tratti della descrizione si riferiscono al carattere morale dei riscattati, induce a credere che si tratti anche qui di una caratteristica dello stesso genere.

Il presente mostra che l'ubbidienza assoluta a Colui che li ha comprati a prezzo di sangue è divenuta la disposizione permanente dell'animo loro.

Seguono”, non “hanno seguito” sulla terra l'Agnello, il loro compito è al presente! Continuano a farlo!

Essi sono stati riscattati (lett. comprati) di fra gli uomini per esser primizie a Dio ed all'Agnello.

La parola primizie (aparch) è usata nella versione dell'Antico Testamento nel senso ristretto di 'primi frutti' degli alberi o prime spighe della messe ecc., i quali primi prodotti dovevano essere offerti a Dio; ma è usato spesso nel senso più generale di 'offerta', offerta consacrata.

Stando al senso ristretto ch'è il solo che occorra nel Nuovo Testamento Romani 11:16; 8:23; 16:5; 1Corinzi 16:15; 15:20,23; Giacomo 1:18 il popolo dei riscattati nel corso dei secoli in cui Satana è lasciato libero d'agire, è considerato come la primizia consacrata di quella messe immensa di salvati che sarà raccolta nei “granai celesti”.

Come Israele doveva essere la primizia del popolo di Dio, questi sono la primizia dei credenti davanti all’Agnello!

Se prendiamo le primizie come esempio possiamo fare un interessante paragone con la festa delle primizie o della “mietitura”, la festa della mietitura, da celebrarsi in primavera all’inizio della raccolta del grano, nella quale venivano offerti al Signore le primizie (due pani di grano nuovo) (cfr Levitico 23:15-21).

Osserverai la festa della Mietitura, con le primizie del tuo lavoro, con quello che avrai seminato nei campi e la festa della Raccolta, alla fine dell'anno, quando avrai raccolto dai campi i frutti del tuo lavoro.

Tre volte all'anno tutti gli uomini si presenteranno davanti al Signore vostro DIO.

Non mi offrirai il sangue della vittima insieme con pane lievitato; il grasso dei sacrifici della mia festa non sarà conservato durante la notte fino al mattino. Porterai alla casa del SIGNORE Dio tuo il meglio delle primizie della terra. Non farai cuocere il capretto nel latte di sua madre.” (Esodo 23:16-19)

Questi 144.000 potrebbero quindi rappresentare la primizia offerta a Dio, la mietitura è quella che troveremo qualche versetto più avanti!

Come per la festa delle primizie istituita nella Legge mosaica, questi sono l’anticipazione offerta a Dio per fede, sapendo che ne seguirà un grande raccolto.

Com'è santa e bella quella coorte celeste! E chi non bramerebbe farne parte?

When the Saints Go Marching In

Camminiamo sulle orme
Di coloro che sono già andati,
E saremo tutti riuniti,
In una nuova spiaggia soleggiata,

Oh, quando i santi marceranno
Oh, quando i santi marceranno
Signore, come vorrei essere con loro
Quando i santi marceranno

E quando il sole si rifiuterà di splendere
E quando il sole si rifiuterà di splendere
Signore, come vorrei essere con loro
Quando il sole si rifiuterà di splendere

E quando la luna si arrosserà di sangue
E quando la luna si arrosserà di sangue
Signore, come vorrei essere con loro
Quando la luna si arrosserà di sangue

Oh, quando la tromba suonerà il richiamo
Oh, quando la tromba suonerà il richiamo
Signore, come vorrei essere con loro
Quando la tromba suonerà il richiamo

 

Alcuni dicono che questo mondo tormentato
sia l'unico a disposizione,
Ma io sto aspettando quel giorno,
Quando il nuovo mondo sarà rivelato.


Oh, quando il nuovo mondo sarà rivelato
Oh, quando il nuovo mondo sarà rivelato
Signore, come vorrei essere con loro
Quando il nuovo mondo sarà rivelato

Oh, quando i santi marceranno
Oh, quando i santi marceranno
Signore, come vorrei essere con loro
Quando i santi marceranno.

 

5 e nella loro bocca non è stata trovata menzogna: sono irreprensibili.

Questo è lo stesso termine che Gesù uso per indicare Natanaele:

Gesù vide Natanaele che gli veniva incontro e disse di lui: «Ecco un vero Israelita in cui non c’è frode.» (Giovanni 1:47)

Mentre il mondo è vittima delle seduzioni del mendace e strumento di menzogna, i redenti hanno amato e conosciuto la verità, perseverano in essa, e la loro vita intera, permeata dalla verità, si allontana  da tutto quel ch'è menzogna.

La sincerità e l'efficacia salutare della fede deve mostrarsi nella santificazione dei credenti: deve purificarli 'da ogni contaminazione di carne e di spirito', siano essi giovani o vecchi, celibi o coniugati; deve portarli a considerarsi come servi di Cristo e a far della sua volontà e del suo esempio la regola della loro attività; deve portarli ad essere irreprensibili, nemici d'ogni forma di menzogna.

Così potranno 'esser sempre col Signore' per appartenergli e servirlo nell'eternità.

Paolo scrisse ai credenti di Efeso:

“In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà, a lode della gloria della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato Figlio.” (Efesini 1:4-6)

“…Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l'acqua della parola, per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile.” (Efesini 5:25-27)

 

E ancora scrisse ai credenti di Colosse:

“E voi, che un tempo eravate estranei e nemici a causa dei vostri pensieri e delle vostre opere malvagie, ora Dio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui, per mezzo della sua morte, per farvi comparire davanti a sé santi, senza difetto e irreprensibili, se appunto perseverate nella fede, fondati e saldi e senza lasciarvi smuovere dalla speranza del vangelo che avete ascoltato, il quale è stato predicato a ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato servitore.” (Colossesi 1:21-23)

Proprio come hanno fatto i 144.000!

 

Applicazioni:

Il riscattato dal Signore, che sia “la primizia” o “la messe” successiva è cosciente di:

 

·                    Sei cosciente di essere stato acquistato dal Signore, ad alto prezzo? “Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo.” (1 Corinzi 6:20)

Voi siete stati riscattati a caro prezzo; non diventate schiavi degli uomini.” (1 Corinzi 7:23)

Infatti c'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti.” (1 Timoteo 2:5-6)

·         Vuoi seguire l’Agnello ovunque Egli vada?

·         Sai di essere suggellato con il Suo Spirito? (il sigillo è sulla fronte e influenza tutti i nostri pensieri): “In lui voi pure, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è pegno della nostra eredità fino alla piena redenzione di quelli che Dio si è acquistati a lode della sua gloria.” (Efesini 1:13-14)

“Or colui che con voi ci fortifica in Cristo e che ci ha unti, è Dio; egli ci ha pure segnati con il proprio sigillo e ha messo la caparra dello Spirito nei nostri cuori.” (2 Corinzi 1:21-22)

Allora anche tu hai un nuovo canto, che puoi cantare con il cuore al Signore.

Dio ti preserverà dai giudizi perché sei Suo!

“La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù.

Attraverso queste ci sono state elargite le sue preziose e grandissime promesse perché per mezzo di esse voi diventaste partecipi della natura divina dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza.

Voi, per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù; alla virtù la conoscenza; alla conoscenza l'autocontrollo; all'autocontrollo la pazienza; alla pazienza la pietà; alla pietà l'affetto fraterno; e all'affetto fraterno l'amore.

Perché se queste cose si trovano e abbondano in voi, non vi renderanno né pigri, né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo.

Ma colui che non ha queste cose, è cieco oppure miope, avendo dimenticato di essere stato purificato dei suoi vecchi peccati.

Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a render sicura la vostra vocazione ed elezione; perché, così facendo, non inciamperete mai.

In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l'ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.” (2 Pietro 2:3-11)

“Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri.

Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sopra la vostra ira e non fate posto al diavolo.

Chi rubava non rubi più, ma si affatichi piuttosto a lavorare onestamente con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a colui che è nel bisogno.

Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l'ascolta.

Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione.” (Efesini 4:25-30)

Portiamo il Suo Nome sulla fronte senza vergogna e con onore!

 

 

 

Gianni Marinuzzi