APOCALISSE  -  Il Prologo

 

 

Gesù al principio del Suo ministero, subito dopo aver superato la tentazione di satana, fece un atto, ai più trascurabile, ma di enorme autorità:

“Gesù, nella potenza dello Spirito, se ne tornò in Galilea; e la sua fama si sparse per tutta la regione. E insegnava nelle loro sinagoghe, glorificato da tutti.

Si recò a Nazaret, dov'era stato allevato e, com'era solito, entrò in giorno di sabato nella sinagoga. Alzatosi per leggere, gli fu dato il libro del profeta Isaia.

Aperto il libro, trovò quel passo dov'era scritto:

«Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per annunciare la liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi, per proclamare l'anno accettevole del Signore».

Poi, chiuso il libro e resolo all'inserviente, si mise a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui.

Egli prese a dir loro: «Oggi, si è adempiuta questa Scrittura, che voi udite». (Luca 4:14-21)

 

Leggendo attentamente il passo di Isaia notiamo una splendida particolarità:

“Lo Spirito del Signore, di DIO, è su di me, perché il SIGNORE mi ha unto per recare una buona notizia agli umili; mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato, per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi, l'apertura del carcere ai prigionieri, per proclamare l'anno di grazia del SIGNORE,

il giorno di vendetta del nostro Dio; per consolare tutti quelli che sono afflitti; per mettere, per dare agli afflitti di Sion un diadema invece di cenere, olio di gioia invece di dolore, il mantello di lode invece di uno spirito abbattuto, affinché siano chiamati querce di giustizia, la piantagione del SIGNORE per mostrare la sua gloria.”    (Isaia 61:1-3)

Gesù ha chiuso il libro a metà del versetto 2, l’ha chiuso con “sette sigilli”, ma lo riaprirà con l’autorità divina al momento opportuno, dando inizio al “giorno di vendetta del nostro Dio”, questo è l’Apocalisse!

Il termine Apocalisse (greco apokalupsis), significa letteralmente “togliere il velo“, ovvero rendere visibile un qualcosa che era nascosto.

Amos 3:7 dice: “… il Signore, Dio, non fa nulla senza rivelare il suo segreto ai suoi servi i profeti”, vediamo quindi che nella Sua fedeltà, Dio agisce comunicando ai Suoi servi quello che avverrà, pertanto dobbiamo concludere che il libro dell’Apocalisse è indirizzato ai servi del Signore, non agli increduli che troveranno sicuramente tutti i motivi per contestare, denigrare e interpretare malamente quello che il Signore vuole rivelare, nei Suoi modi, nei Suoi tempi a coloro che sono i Suoi servi.

Essere servi del Signore non significa solamente essere credenti a parole, significa vivere veramente in funzione dei comandamenti del Signore, primariamente quello dell’Amore, “Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio e Io lo amerò e mi manifesterò a lui (Giovanni 14:21), non pensi pertanto colui che non ama il Signore e non osserva i Suoi comandamenti di ricevere alcuna rivelazione dalla lettura di questo libro, forse sarà stimolato nella curiosità, ma ciò gli gioverà a poco.

Forse è proprio perchè sono molto rari i “servi di Dio”, che la lettura del libro dell’apocalisse, è oggi più che mai trascurato dalla “cristianità” a buon mercato.

Molte volte ci si avvicina al libro dell’Apocalisse, più o meno come un veggente si avvicina alla palla di cristallo, questo atteggiamento è profondamente errato e deviante e non è sicuramente lo scopo di questo libro.

Giovanni scrisse il libro dell’apocalisse sotto la spinta dello Spirito Santo per coloro che vivevano una profonda tribolazione e lo scopo del Signore era “rivelare” ai Suoi servi che la Giustizia avrebbe veramente trionfato a suo tempo e la ricompensa promessa era vera, e questa rivelazione Dio l’ha concessa al servo, testimone oculare della resurrezione, apostolo riconosciuto come colui che ha insegnato più di altri “l’Amore di Dio” e la Sua rivelazione “nell’Amore per i fratelli.

 

Gesù fece un bellissimo discorso profetico ai suoi discepoli in Matteo 24, dove spiegò alcuni segni dei tempi, ma quando giunse al giorno e all’ora precisa disse: “ma quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma il Padre solo.” (Matteo 24:36), non cadiamo quindi nell’errore di voler arrivare a definire cose che esplicitamente Gesù stesso dice che non sono per noi, ricordiamoci sempre, con estrema umiltà che “le cose occulte appartengono al Signore nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli per sempre, perché mettiamo in pratica tutte le parole di questa legge” (Deuteronomio 29:28-29)

Questo libro rappresenta una solida prova che l’Iddio della Giustizia, alla fine si occuperà del peccato e porterà a compimento la salvezza di coloro che hanno avuto fede in Cristo.

Un solenne avvertimento viene rivolto a coloro che non sono preparati per il futuro.

E’ inevitabile che, nel programma divino, arrivi il giorno della “resa dei conti”, quando ogni ginocchio si piegherà di fronte a Cristo (cfr Filippesi 2:10).

Quale errore grave per dei cristiani, il ritenere, di fronte a una simile dichiarazione, inutile il libro o per lo meno una parte di esso e il metterlo tranquillamente da parte come troppo difficile ad intendersi o, se lo si comprende, come privo d'influenza sulla vita pratica.

A veder come sia specialmente raccomandato, sembra che il Signore abbia voluto prevenire coi suoi avvertimenti la negligenza, con cui sarebbe trattato il libro...

Fatto sta che Egli, nonostante il disprezzo degli uni e le interpretazioni erronee degli altri, non ha mai cessato di renderne benefica la lettura, specialmente nei tempi più calamitosi.

La veduta che esso apre ai cristiani sul corso del regno di Dio, li ha aiutati a lavorare, a soffrire ed anche a morire per la causa di Cristo.

 

Il prologo

“Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve, e che egli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni. Egli ha attestato come parola di Dio e testimonianza di Gesù Cristo tutto ciò che ha visto.

Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino!

Giovanni, alle sette chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che sono davanti al suo trono e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra.

A lui che ci ama, e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno e dei sacerdoti del Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.

Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà; lo vedranno anche quelli che lo trafissero, e tutte le tribù della terra faranno lamenti per lui.

Sì, amen. «Io sono l'alfa e l'omega», dice il Signore Dio, «colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente».”

 

La rivelazione di Gesù Cristo che Dio gli ha data

 Il termine greco apocalypsis vale propriamente l'atto di scoprire una cosa prima nascosta, poi anche la cosa stessa da cui è stato rimosso il velo.

Lo si trova usato nel Nuovo Testamento in relazione col piano divino della salvezza che sarebbe rimasto un 'mistero' per la mente umana se non fosse stato rivelato:

·               “A Colui che può fortificarvi secondo il mio vangelo e il messaggio di Gesù Cristo, conformemente alla rivelazione del mistero che fu tenuto nascosto fin dai tempi più remoti, ma che ora è rivelato e reso noto mediante le scritture profetiche, per ordine dell’Eterno Dio, a tutte le nazioni perché ubbidiscano alla fede…“ Romani 16:25-26;

·               “…perché io stesso non l’ho ricevuto ne l’ho imparato da un uomo, ma l’ho ricevuto per rivelazione di Gesù Cristo.” Galati 1:12;

·               “…io Paolo, il prigioniero di Cristo Gesù per voi stranieri… Senza dubbio avete udito parlare della dispensazione della grazia di Dio affidatami per voi; come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero… Nelle altre epoche non fu concesso ai figli degli uomini di conoscere questo mistero, così come ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi apostoli e profeti di Lui, vale a dire che gli stranieri sono eredi con noi, membra con noi di un medesimo corpo e con noi partecipi della promessa fatta da Cristo Gesù mediante il vangelo …” (Efesini 3:1-7)

Qui la rivelazione concerne «le cose che devono avvenire in breve», cioè le sorti future del Regno di Dio sulla terra.

E’ significativo considerare il verbo “devono avvenire”, non “avverranno per casualità di eventi”, gli avvenimenti sono guidati, controllati se non addirittura pianificati da Dio, è il compimento del Suo disegno benevolo.

Autore di essa è Gesù Cristo ch'è quanto dire Dio stesso, perchè a Lui è stata data da Dio.

Ripetutamente Gesù dichiara nel Vangelo di Giovanni che la Sua Parola procede dal Padre: 'Io non ho parlato di mio; ma il Padre che mi ha mandato, mi ha Egli stesso comandato quel che debbo dire e di che debbo ragionare'. 'Le parole che tu mi hai date, le ho date a loro' Giovanni 12:49; 7:16-17; 14:10; 17:8.

 

… per mostrare ai suoi servitori le cose che debbono avvenire in breve;

 

Cosa vuole dire essere servo del Signore?

L’apostolo Paolo, nelle dediche di molte delle sue lettere si definisce servo:

Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù…” (Filippesi 1:1)

Paolo servo di Cristo…” (Tito 1:1)

Giacomo, anch’egli introduce così la sua lettera:

“Giacomo servo di Dio e del Signore Gesù Cristo …” (Giacomo 1:1)

 

Pietro, anch’egli introduce la sua seconda lettera con lo stesso tenore:

Simon Pietro, servo e apostolo…” (2 Pietro 1:1)

Giuda, autore della lettera anch’esso si presenta così:

“Giuda, servo di Gesù Cristo…” (Giuda 1)

Anche Giovanni si definisce servo:

“Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve, e che egli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni.” (Apocalisse 1:1)

Isaia prefigurando il Messia, lo definisce Il Servo del Signore:

“Ecco, il mio servo prospererà, sarà innalzato, esaltato, reso sommamente eccelso.

Come molti, vedendolo, sono rimasti sbigottiti (tanto era disfatto il suo sembiante al punto da non sembrare più un uomo, e il suo aspetto al punto da non sembrare più un figlio d'uomo), così molte saranno le nazioni di cui egli desterà l'ammirazione; i re chiuderanno la bocca davanti a lui, poiché vedranno quello che non era loro mai stato narrato, apprenderanno quello che non avevano udito.” (Isaia 52:13-15)

Innanzitutto il servo è colui che ha un padrone, un signore, Gesù diceva ai suoi:

“Perché mi chiamate Signore, Signore, e non fate quel che dico?

Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, io vi mostrerò a chi assomiglia.  Assomiglia a un uomo il quale, costruendo una casa, ha scavato e scavato profondamente, e ha posto il fondamento sulla roccia; e, venuta un'alluvione, la fiumana ha investito quella casa e non ha potuto smuoverla perché era stata costruita bene.

Ma chi ha udito e non ha messo in pratica, assomiglia a un uomo che ha costruito una casa sul terreno, senza fondamenta; la fiumana l'ha investita, e subito è crollata; e la rovina di quella casa è stata grande».”  (Luca 6:46-49)

 

Leggendo lo stesso avvenimento nell’evangelo secondo Matteo troviamo interessanti insegnamenti nel contesto:

«Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?

Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l'albero cattivo fa frutti cattivi.

Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo fare frutti buoni.

Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco.

Li riconoscerete dunque dai loro frutti. «Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.

Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?"

Allora dichiarerò loro: "Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!"

«Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà paragonato a un uomo avveduto che ha costruito la sua casa sopra la roccia. La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia.

E chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica sarà paragonato a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno fatto impeto contro quella casa, ed essa è caduta e la sua rovina è stata grande».

Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, la folla si stupiva del suo insegnamento, perché egli insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.”

(Matteo 7:15-29)

L’autorità della quale si parla, derivava dal fatto che Gesù era pienamente sottomesso al Padre e faceva pienamente la Sua volontà, questo fu proprio quello che vide il centurione e che stupì ( per così dire ) lo stesso Gesù ( Leggi attentamente Luca 7:1-10 )

Proprio nel discorso profetico, Gesù richiama espressamente il concetto di padrone e servo:

“Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà.

Ma sappiate questo, che se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte il ladro deve venire, veglierebbe e non lascerebbe scassinare la sua casa.

Perciò, anche voi siate pronti; perché, nell'ora che non pensate, il Figlio dell'uomo verrà.

Qual è mai il servo fedele e prudente che il padrone ha costituito sui domestici per dare loro il vitto a suo tempo?

Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà così occupato!

Io vi dico in verità che lo costituirà su tutti i suoi beni.

Ma, se egli è un servo malvagio che dice in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire"; e comincia a battere i suoi conservi, a mangiare e bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo verrà nel giorno che non se l'aspetta, nell'ora che non sa, e lo farà punire a colpi di flagello e gli assegnerà la sorte degli ipocriti. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti.” (Matteo 24:42-51)

 

“Ricorda loro queste cose, scongiurandoli davanti a Dio che non facciano dispute di parole; esse non servono a niente e conducono alla rovina chi le ascolta.

Sfòrzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità.

Ma evita le chiacchiere profane, perché quelli che le fanno avanzano sempre più nell'empietà e la loro parola andrà rodendo come fa la cancrena; tra questi sono Imeneo e Fileto, uomini che hanno deviato dalla verità, dicendo che la risurrezione è già avvenuta, e sovvertono la fede di alcuni.

Tuttavia il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: «Il Signore conosce quelli che sono suoi», e «Si ritragga dall'iniquità chiunque pronuncia il nome del Signore».

In una grande casa non ci sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche vasi di legno e di terra; e gli uni sono destinati a un uso nobile e gli altri a un uso ignobile.

Se dunque uno si conserva puro da quelle cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al servizio del padrone, preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 2:14-21)

 

“Poiché foste comprati a prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo.”

(1 Corinzi 6:20)

 

Il servo non ha una propria volontà:

La preghiera che Gesù ha insegnato ai suoi, contiene questo principio:

“… venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà anche in terra com'è fatta nel cielo.”

(Matteo 6:10)

    L’esempio di Gesù è mirabile e non ha bisogno di commenti!

“Gesù disse loro: Il mio cibo è di far la volontà di Colui che mi ha mandato, e di compiere l'opera sua.” (Giovanni 4:34)

“Cerco non la mia propria volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato.” (Giovanni 5:30)

“Son disceso dal cielo per fare non la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato.” (Giovanni 6:38)

“Gesù rispose loro, dicendo: «L'ora è venuta, che il Figlio dell'uomo dev'essere glorificato.

In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto.

Chi ama la sua vita, la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna.

Se uno mi serve, mi segua; e là dove sono io, sarà anche il mio servitore; se uno mi serve, il Padre l'onorerà.

Ora, l'animo mio è turbato; e che dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma è per questo che sono venuto incontro a quest'ora. Padre, glorifica il tuo nome!»

Allora venne una voce dal cielo: «L'ho glorificato, e lo glorificherò di nuovo!»

( Giovanni 12:23-28 )

Di Gesù è scritto così: Allora ho detto: "Ecco, vengo" (nel rotolo del libro è scritto di me) "per fare, o Dio, la tua volontà"».

Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici, né offerte, né olocausti, né sacrifici per il peccato» (che sono offerti secondo la legge), aggiunge poi: «Ecco, vengo per fare la tua volontà».

(Ebrei 10:7-9)

“Per conoscere la volontà di Dio, abbiamo bisogno di un processo interiore:

E non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la volontà di Dio, la buona, accettevole e perfetta volontà.” (Romani 12:2)

“Guardate dunque con diligenza a come vi comportate; non da stolti, ma da saggi; ricuperando il tempo perché i giorni sono malvagi.

Perciò non agite con leggerezza, ma cercate di ben capire quale sia la volontà del Signore.

Non ubriacatevi! Il vino porta alla dissolutezza. Ma siate ricolmi di Spirito, parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore; ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo; sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo.”

(Efesini 5:15-21)

“Or quel servitore che ha conosciuto la volontà del suo padrone e non ha preparato né fatto nulla per compiere la volontà di lui, sarà battuto di molti colpi.” (Luca 12:47)

 

Il servo non ha pretese:

«Se uno di voi ha un servo che ara o bada alle pecore, gli dirà forse, quando quello torna a casa dai campi: "Vieni subito a metterti a tavola"?

Non gli dirà invece: "Preparami la cena, rimbòccati le vesti e servimi finché io abbia mangiato e bevuto, poi mangerai e berrai tu"?

Si ritiene forse obbligato verso quel servo perché ha fatto quello che gli era stato comandato?

Così, anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: "Noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quello che eravamo in obbligo di fare"».

(Luca 17:7-10)

 

Il profeta Malachia fa una incoraggiante riflessione profetica:

«Voi usate parole dure contro di me», dice il SIGNORE.

«Eppure voi dite: "Che abbiamo detto contro di te?"

Voi avete detto: "È inutile servire Dio", e "che vantaggio c'è a osservare i suoi precetti, e a vestirsi a lutto davanti al SIGNORE degli eserciti?

Ora, noi proclamiamo beati i superbi; sì, quelli che agiscono malvagiamente prosperano; sì, tentano Dio e restano impuniti!"»

Allora quelli che hanno timore del SIGNORE si sono parlati l'un l'altro; il SIGNORE è stato attento e ha ascoltato; un libro è stato scritto davanti a lui, per conservare il ricordo di quelli che temono il SIGNORE e rispettano il suo nome.

«Essi saranno, nel giorno che io preparo, saranno la mia proprietà particolare», dice il SIGNORE degli eserciti; «io li risparmierò, come uno risparmia il figlio che lo serve.

Voi vedrete di nuovo la differenza che c'è fra il giusto e l'empio, fra colui che serve Dio e colui che non lo serve.” (Malachia 3:13-18)

Questo è lo scopo dell'Apocalisse, ma quale deve essere la conseguenza logica di conoscere queste rivelazioni?

L'essere avvertiti delle mosse del nemico e resi certi della vittoria finale serve ad accrescer la vigilanza, la fermezza ed il coraggio dei combattenti.

Gesù aveva promesso ai suoi apostoli che lo Spirito li guiderebbe in tutta la verità e annunzierebbe loro le cose a venire Giovanni 16:13.

 

Le cose rivelate che devono avvenire in breve (cfr. Apocalisse 22:6) abbracciano tutto il quadro dell'avvenire descritto nelle visioni da Apocalisse 6 in poi; e siccome nel quadro son compresi i mezzi provvidenziali che Dio adopera per estendere il suo regno, le svariate manifestazioni dell'odio satanico contro Cristo, i giudici sempre più severi di Dio sui suoi nemici, il trionfo del Vangelo durante un periodo di mille anni, il giudizio finale, l'avvento dei nuovi cieli e della nuova terra, ne segue che l'espressione in breve va intesa non di poche diecine d'anni, ma del periodo ultimo della storia, sempre, breve di fronte all'eternità, breve dal punto di vista di Colui per il quale mille anni sono come un giorno. Cfr. Luca 18:8.

  

… ed egli l'ha fatta conoscere (lett. significata, parola che occorre Giovanni 12:33; 18:32; 21:19) mandandola per mezzo del suo angelo al suo servitore Giovanni.

 

Sebbene il Signore stesso apparisca a Giovanni (Apocalisse 1:13...) ordinandogli di scrivere in un libro le cose che gli saranno rivelate e dettandogli le lettere alle sette chiese; sebbene più oltre altri personaggi istruiscano Giovanni Apocalisse 6:1; 7:13; fin da Apocalisse 10:9 il ministero di un angelo è esplicitamente mentovato ed esso appare in tutta la sua efficienza nelle grandi visioni della fine; tanto che in Apocalisse 22:16 il Signore stesso dice: «Io Gesù ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alle chiese». Cfr. Apocalisse 17:1,7,15; 19:9; 21:9; 22:1,6-10.

 

Giovanni si chiama servitore nel senso più ristretto come organo e banditore della rivelazione.

Il messaggio è pertanto rivolto alle chiese, messaggio di incoraggiamento per la chiesa perseguitata, di esortazione per le chiese che necessitano di essere esortate e di riprensione, anche dura, per le chiese che hanno perso la loro vocazione, nel libro del trionfo della giustizia divina il Signore un messaggio particolare a ciascuna chiesa.

 

il quale ha attestato la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, tutto ciò ch'egli ha veduto.

 

Si è visto in queste parole come un riassunto dell'attività apostolica di Giovanni qual testimone della vita di Cristo con la predicazione e con gli scritti, particolarmente col suo Vangelo; ma una tale affermazione, vera in se stessa (Cfr. 1Giovanni 1:1-2; Giovanni 1:14; 21:24), non ha relazione diretta con Apocalisse 1:1 ov'è questione del modo in cui è avvenuta la rivelazione apocalittica, e non risponde all'espressione attestare la testimonianza di Gesù Cristo.

Più semplice e più calzante è il veder qui l'affermazione della fedeltà con la quale Giovanni ha, nel libro dell'Apocalisse, riprodotta la rivelazione ricevuta, e chiamata parola di Dio perchè procedente da Dio, testimonianza di Gesù Cristo perchè attestata da lui, «il fedel testimone», con le sue apparizioni, col suo Spirito, nonchè con l'invio del suo angelo (cfr. Apocalisse 22:16).

 

Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e serbano le cose che sono scritte in essa, poichè il tempo è vicino.

 

Giovanni ha ricevuto l'ordine: 'quel che tu vedi, scrivilo in un libro' Apocalisse 1:11,19 ed egli ha fedelmente attestato nel suo scritto tutto ciò che ha veduto nelle visioni concessegli.

E poichè si tratta della parola di Dio e della testimonianza di Gesù fedelmente attestata in un libro, s'intende bene la proclamazione che segue.

La beatitudine sta nel leggere, nell’ascoltare e nel serbare, non necessariamente nel comprendere pienamente la profezia, che ha lo scopo di rendere vigile il servo in attesa di riconoscere i tempi rivelati ed essere pronto per il ritorno del Re.

Leggere, oggi viviamo in un epoca dove sono pochi coloro che non sanno leggere, quale responsabilità abbiamo se trascuriamo una simile esortazione!

Ascoltare, l’ascolto della parola di Dio è sempre stato un ordine, come quello di parlarne:

“Ascoltate l'istruzione, siate savi, e non la rigettate!” (Proverbi 8:23)

Isaia, parlando della distruzione di Babilonia (argomento dei capitoli 17 e 18 dell’Apocalisse), diceva:

“Adunatevi tutti quanti, ed ascoltate! Chi tra voi ha annunziato queste cose? Colui che l'Eterno ama eseguirà il suo volere contro Babilonia, e leverà il suo braccio contro i Caldei.” (Isaia 48:14)

Anche Geremia esorta a stare attenti alla Parola dell’Eterno:

“Ascoltate, porgete orecchio! non insuperbite, perché l'Eterno parla.” (Geremia 13:15)

Gesù stesso diede avvertimenti sull’ascoltare la Parola di Dio:

“Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non le ascoltate; perché non siete da Dio.”  (Giovanni 8:47)

E tante volte Gesù concludeva i suoi discorsi con “ chi ha orecchi da udire oda!”

 

Serbare è l'opposto del non far caso, del trascurare, del lasciar perdere, e implica il prestare attenzione alle cose scritte, il ritener nel cuore gli avvertimenti, le consolazioni, le speranze gloriose qui contenute, il mettere in pratica le esortazioni a ravvedimento, a perseveranza, a pazienza, a fedeltà fino alla morte.

Figliuol mio, ritieni le mie parole, e fa' tesoro de' miei comandamenti.” (Proverbi 7:1)

 

“Beato chi custodisce le parole della profezia di questo libro.” (Apocalisse 22:7)

 

Il tempo è vicino: i cristiani vivono nell'ultimo periodo della storia; son vicini, anzi sono in corso di già gli assalti delle potenze del male e si faranno vie più temibili; ma è vicino pure l'intervento sempre più potente del Re di gloria che vincerà.

 

Paolo scriveva così ai romani:

“E questo dobbiamo fare, consci del momento cruciale: è ora ormai che vi svegliate dal sonno; perché adesso la salvezza ci è più vicina di quando credemmo.

La notte è avanzata, il giorno è vicino; gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.

Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, senza gozzoviglie e ubriachezze; senza immoralità e dissolutezza; senza contese e gelosie; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne i desideri.” (Romani 13:11-14)

Guardate dunque con diligenza a come vi comportate; non da stolti, ma da saggi; ricuperando il tempo perché i giorni sono malvagi.

Perciò non agite con leggerezza, ma cercate di ben capire quale sia la volontà del Signore.

Non ubriacatevi! Il vino porta alla dissolutezza. Ma siate ricolmi di Spirito, parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore; ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo; sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo.”

(Efesini 5:15-21)

 

Apocalisse 1:4-8 contengono il saluto dell'Autore alle chiese che furono le prime destinatarie dell'Apocalisse e che dovevano essere garanti dell'autenticità del libro presso le altre.

 

… Giovanni alle sette chiese che son nell'Asia

 L'Asia nel Nuovo T. è sempre l'Asia proconsolare, ossia la provincia romana che abbracciava le regioni occidentali dell'Asia Minore (Frigia, Misia, Caria, Lidia) con le vicine isole del mare Egeo, ed era governata da un, proconsole.

Formata nel 130 a. C. era stata completata nel 116 e contava buon numero di città importanti fra cui Efeso e Smirne.

Dalla dicitura: alle sette chiese che sono nell'Asia parrebbe che non esistessero in allora nella provincia che le sette chiese nominate in Apocalisse 1:11; invece sappiamo che ve n'erano parecchie altre, per esemp. Mileto e Troas mentovate in Atti 20, Colosse e Laodicea cui Paolo rivolse una lettera, Ierapoli Colossesi 4:13, Tralli e Magnesia mentovate da Ignazio.

Perchè sono scelte quelle sette?

S'è detto: Perchè erano quelle più specialmente note all'apostolo Giovanni; ma è questa una supposizione poco probabile giacchè alcune fra le tralasciate erano assai più vicine ad Efeso, residenza abituale di Giovanni secondo la tradizione storica, che non fossero per es. Pergamo e Tiatiri.

La ragione più probabile va ricercata nel carattere sacro del numero sette che ricorre così spesso nell'Apocalisse, nonchè nella varietà degli stati spirituali offerti da queste chiese, varietà che le rendeva atte a rappresentare le chiese tutte della cristianità.

 

 … Grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene

 Grazia e pace sono il voto ordinario che Paolo manda ai fedeli cui scrive, voto tanto più opportuno nel caso delle chiese d'Asia, delle quali alcune erano turbate da seminatori d'errore e altre stavano per soffrir persecuzione.

Giovanni implora su di esse grazia e pace da Dio Padre, dallo Spirito per mezzo del quale Dio agisce nel modo e da Gesù Cristo.

Paolo è solito implorar grazia e pace da parte di Dio e del Signor Gesù Cristo; ma in 2Corinzi 13:13 invoca la grazia del Signor Gesù Cristo, l'amor di Dio e la comunione dello Spirito Santo sopra tutti i cristiani di Corinto. Cfr. la formula del Battesimo prescritta da Gesù Matteo 28:19 Dio Padre è designato con una parafrasi del nome Iahveh, come Colui che è (Io son Colui che sono, o ancora: Io sono Esodo 3:14), l'Ente assoluto, immutabile ed eterno, che era prima di ogni cosa creata, che è stato attivo fin dal principio e attraverso tutte le età passate, che ha manifestato nelle promesse i suoi disegni riguardo all'umanità e ne ha avviata l'esecuzione, e che viene, con l'opera sua costante nel corso della storia e in specie col suo intervento nella persona del Figlio per stabilire il suo regno e debellare i suoi nemici.

Nel Targum i rabbini chiamano Iahveh: 'Colui che è, che fu, e che sarà'.

La pienezza dell'essere, la immutabilità, la eternità sono inseparabili dal concetto di Dio.

Giovanni, però, nel definir come fa l'essenza di Dio non si preoccupa di metafisica, ma mira ad uno scopo pratico.

Nella essenza immutabile e costantemente attiva di Dio sta la garanzia della fedeltà con la quale Egli veglia in ogni tempo sui suoi e conduce a compimento i suoi disegni d'amore.

Col fine analogo di rinsaldar la fede degli Israeliti oppressi, Mosè ricordava loro che il loro.

Dio si chiamava Iahveh, Colui che è.

Per rispettare l'inviolabilità del nome divino, l'Autore viola qui a bella posta le regole della grammatica conservando il nominativo invece del genitivo.

 

…e dai sette Spiriti che non davanti al suo trono

Senza ricorrere a soluzioni arbitrarie, notiamo che negli altri luoghi ove si parla dei Sette Spiriti Apocalisse 3:1; 4:5; 5:6 son chiamati 'Spiriti di Dio' il che sembra indicare ch'essi partecipano dell'essenza divina; inoltre sono raffigurati come i 'sette occhi' dell'Agnello, il che indica una unione come a dire organica col Cristo.

Sono da lui 'mandati per tutta la terra' il che accenna ad una attività universale, se non addirittura all'onnipresenza.

Son raffigurati come 'sette lampade ardenti' davanti al trono di Dio, il che ricorda le sette lampade che ardevano nel luogo santo, e che rappresentavano una pluralità di manifestazioni e di azione procedente da una unica fonte: il candeliere d'oro dai sette rami, il quale si poteva designare, secondo i casi, col singolare 'il candeliere', o col plurale: 'le sette lampade'.

 

Siamo pertanto condotti a ravvisare nei sette Spiriti una designazione simbolica intesa a significare lo Spirito santo nella infinita varietà e pienezza (il numero sette) della sua azione nel mondo e nella Chiesa. Cfr. 1Corinzi 12:4-11.

Giovanni sembra aver presenti innanzi agli occhi le visioni riferite in Zaccaria 4:

L'angelo che parlava con me tornò e mi svegliò, come si sveglia un uomo dal sonno.

Mi chiese: «Che vedi?»

Io risposi: «Ecco, vedo un candelabro tutto d'oro, che ha in cima un vaso, ed è munito delle sue sette lampade e di sette tubi per le lampade che stanno in cima; vicino al candelabro stanno due ulivi: l'uno a destra del vaso e l'altro alla sua sinistra».

Io ripresi a dire all'angelo che parlava con me: «Che significano queste cose, mio signore?»

L'angelo che parlava con me rispose: «Non sai che cosa significano queste cose?»

Io dissi: «No, mio signore».

Allora egli mi rispose: «È questa la parola che il SIGNORE rivolge a Zorobabele: "Non per potenza, né per forza, ma per lo Spirito mio", dice il SIGNORE degli eserciti.

Chi sei tu, o grande montagna? Davanti a Zorobabele tu diventerai pianura; egli asporterà la pietra principale, in mezzo alle grida di: "Grazia, grazia su di lei!"»

La parola del SIGNORE mi fu rivolta in questi termini: «Le mani di Zorobabele hanno gettato le fondamenta di questa casa e le sue mani la termineranno; così tu saprai che il SIGNORE degli eserciti mi ha mandato da voi. Chi potrebbe infatti disprezzare il giorno delle piccole cose, quando quei sette là, gli occhi del SIGNORE che percorrono tutta la terra, vedono con gioia il piombino in mano a Zorobabele?»

Io gli dissi: «Che significano questi due ulivi a destra e a sinistra del candelabro?»

Per la seconda volta io presi a dire: «Che significano questi due ramoscelli d'ulivo che stanno ai lati dei due condotti d'oro per cui scorre l'olio dorato?»

Egli mi disse: «Non sai che cosa significano queste cose?»

Io risposi: «No, mio SIGNORE!»

Allora egli disse: «Questi sono i due unti che stanno presso il Signore di tutta la terra».

 

e da Gesù Cristo il fedel testimone

 s'intende non della sola rivelazione apocalittica come in Apocalisse 1:2 ma dell'intera rivelazione evangelica.

Rispondendo a Pilato Gesù stesso, che si è proclamato la luce del mondo, dichiara esser «venuto nel mondo per testimoniare della verità» Giovanni 18:37.

La sua testimonianza è fede degna perchè parla di quel che sa e testimonia di quel che ha veduto.

Egli è l'Unigenito Figliuolo che ci ha fatto conoscere il Padre Giovanni 3:11; 1:18.

“Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere.” (Giovanni 1:18)

In verità, in verità ti dico che noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo di ciò che abbiamo visto; ma voi non ricevete la nostra testimonianza.

Se vi ho parlato delle cose terrene e non credete, come crederete se vi parlerò delle cose celesti? Nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il Figlio dell'uomo.” (Giovanni 3:11-13)

Davanti al popolo come davanti al Sinedrio giudaico e davanti a Pilato, egli ha proclamato la verità a costo della propria vita.

 

… il primogenito dei morti

Cristo lo è in ordine di tempo, in quanto Egli è il primo che sia risuscitato per non tornar più in potere della morte, mentre quelli ch'egli stesso aveva risuscitati non erano tornati in vita che per un breve tempo.

Egli è perciò chiamato 'la primizia' di tutti coloro che, come lui e perchè uniti a lui, saranno vittoriosi sulla morte.

“Ma ora Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono.” (1 Corinzi 15:20)

All'idea di primato quanto al tempo va unita l'idea di primato quanto a dignità. 'Egli è il principio, il primogenito dai morti, onde in ogni cosa abbia il primato' Colossesi 1:18.

 

… e il principe dei re della terra.

Il Cristo risorto è salito al cielo ed «è alla destra di Dio, dove angeli, principati e potenze gli son sottoposti» nei cieli, e quanto più sulla terra.

La dignità e potenza regale del Messia era prefigurata e predetta nell'Antico Testamento:

Perché questo tumulto fra le nazioni, e perché meditano i popoli cose vane?

I re della terra si danno convegno e i prìncipi congiurano insieme contro il SIGNORE e contro il suo Unto, dicendo: «Spezziamo i loro legami, e liberiamoci dalle loro catene».

Colui che siede nei cieli ne riderà; il Signore si farà beffe di loro.

Egli parlerà loro nella sua ira, e nel suo furore li renderà smarriti: «Sono io», dirà, «che ho stabilito il mio re sopra Sion, il mio monte santo».

Io annuncerò il decreto: Il SIGNORE mi ha detto: «Tu sei mio figlio, oggi io t'ho generato.

Chiedimi, io ti darò in eredità le nazioni e in possesso le estremità della terra.

Tu le spezzerai con una verga di ferro; tu le frantumerai come un vaso d'argilla».

Ora, o re, siate saggi; lasciatevi correggere, o giudici della terra.

Servite il SIGNORE con timore, e gioite con tremore.

Rendete omaggio al figlio, affinché il SIGNORE non si adiri e voi non periate nella vostra via, perché improvvisa l'ira sua potrebbe divampare. Beati tutti quelli che confidano in lui!   (Salmo 2)

Poi un ramo uscirà dal tronco d'Isai, e un rampollo spunterà dalle sue radici.

Lo Spirito del SIGNORE riposerà su di lui: Spirito di saggezza e d'intelligenza, Spirito di consiglio e di forza, Spirito di conoscenza e di timore del SIGNORE.

Respirerà come profumo il timore del SIGNORE, non giudicherà dall'apparenza, non darà sentenze stando al sentito dire, ma giudicherà i poveri con giustizia, pronuncerà sentenze eque per gli umili del paese.

Colpirà il paese con la verga della sua bocca, e con il soffio delle sue labbra farà morire l'empio.

La giustizia sarà la cintura delle sue reni, e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi…

…In quel giorno, verso la radice d'Isai, issata come vessillo dei popoli, si volgeranno premurose le nazioni, e la sua residenza sarà gloriosa.  (tratto da Isaia 11)

Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figlio d'uomo; egli giunse fino al vegliardo e fu fatto avvicinare a lui; gli furono dati dominio, gloria e regno, perché le genti di ogni popolo, nazione e lingua lo servissero. Il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà distrutto.  (Daniele 7:13-14)

 

Le ultime parole di Gesù prima dell’ascensione furono:

E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra….

(Matteo 28:18)

Come testimone della verità Gesù può impartire alle chiese la grazia d'esser fedeli alla verità; come primogenito dai morti egli può dare ai suoi martiri la grazia della vita che trionfa della morte; e come principe dei re della terra dare alla sua Chiesa la grazia di non venir meno di fronte agli assalti delle potenze avverse, sapendo che il Cristo trionferà di tutto.

La menzione di Cristo testimone della verità, vincitore della morte, sedente alla destra di Dio, trae dal cuore di Giovanni un inno di riconoscenza e di lode a Colui che si è abbassato fino alla morte per liberar noi dai nostri peccati e trarci in alto con se.

 

… A lui che ci ama,

che ci ha amati, come portava il testo ordinario, e non cessa di amarci, come indica il presente del testo emendato,

 

… e ci ha liberati dai nostri peccati col suo sangue

In 1 Giovanni 1:7 si legge: «e il sangue di Gesù suo Figliuolo ci purifica da ogni peccato».

Dei redenti si legge Apocalisse 7:14 che «hanno lavato le loro vesti e le hanno imbiancate nel sangue dell'Agnello». Cfr. Giovanni 13:8-10; 1Corinzi 6:11; Efesini 5:26.

Nell'A.T. è frequente l'immagine dell'abluzione come simbolo di perdono e di santificazione Ezechiele 36:25.

L'idea fondamentale è la stessa nelle due immagini.

 

 e ha fatto di noi un regno e dei sacerdoti all'Iddio e Padre suo,

Non solo Cristo ci ha tratti dallo stato miserabile di schiavitù (o di sozzura) in cui ci aveva ridotti il peccato, ma unendoci a se ci ha portati in uno stato glorioso: ci ha fatti membri del regno di Dio, di quel regno ch'è composto di sacerdoti, cioè di persone che si accostano liberamente a Dio per offrirgli i loro corpi in sacrificio vivente Romani 12:1, per presentargli le loro preghiere e le loro intercessioni. All'Israele antico Dio avea detto: «Se osservate il mio patto, voi sarete per me un regno di sacerdoti, una nazione santa» Esodo 19:6; questa promessa si adempie, grazie all’opera di Cristo, nell'Israele secondo lo spirito 1 Pietro 2:5-10.

I redenti cantano: «Hai comprato a Dio, col tuo sangue, gente d'ogni tribù.., e ne hai fatto per il nostro, Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra» Apocalisse 5:9-10.

Nella loro unione con Cristo, il Sommo Sacerdote eterno, i credenti son tutti sacerdoti e partecipano tutti ugualmente alla sua gloria regale, poichè regneranno per sempre con lui Apocalisse 3:21; 2:26-27; 20:6; 22:5; Daniele 7:27.

 

… a lui siano la gloria e l'imperio nei secoli dei secoli. Amen.

Egli è degno di averli e li avrà.

La sua gloria e la sua potenza sono per ora velate come da una nuvola; ma presto appariranno, in tutto il loro splendore.

 

 Ecco, egli viene colle nuvole

che sono come il carro del re quando viene ad esercitare il giudizio.

 

Nel discorso escatologico di Gesù Matteo 24:30 si legge: «Allora apparirà nel cielo il segno del Figliuol dell'uomo; ed allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio, e vedranno il Figliuol dell'uomo venir sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria», Cfr. Daniele 7:13.

Il presente 'egli viene' può esprimere l'imminenza della venuta, secondo la parola di Apocalisse 22:7: «Ecco io vengo tosto»; ovvero può contener l'idea di un venir costante nel corso della storia, idea che trovasi nella dichiarazione solenne di Cristo davanti al Sinedrio: «... Vi dico che da ora innanzi vedrete il Figliuol dell'uomo sedere alla destra della Potenza e venir sulle nuvole del cielo (greco: sedente... e vegnente)» Matteo 26:64.

Ogni intervento segnalato del Re celeste è un venire che prepara e preannunzia la sua Venuta finale per glorificare i suoi e distruggere fin l'ultimo dei suoi nemici.

 

… e ogni occhio lo vedrà

poichè la sua apparizione non sarà di natura invisibile, come taluni credono

 

… lo vedranno anche quelli che lo trafissero

si tratta dei Giudei nemici i quali, per mezzo dei soldati pagani, gli forarono le mani e i piedi e gli trafissero il costato con una lancia, come narra Giovanni stesso nel Vangelo Giovanni 19:37, ricordando un passo di Zaccaria da lui tradotto dall'ebraico in modo diverso dai LXX e al modo stesso che incontriamo qui.

 

… e tutte le tribù della terra faranno cordoglio per lui. Sì, amen.

Il profeta Zaccaria 12:10 predice che gli Israeliti volgeranno un giorno lo sguardo verso Colui che han trafitto e verseranno per il peccato commesso amare lacrime di pentimento.

Qui il pensiero è allargato; non Israele soltanto, farà cordoglio in occasione della venuta del Giudice, ma tutte le tribù della terra, le quali saranno state invitate ad accogliere il Cristo come Salvatore; e i segni del cordoglio non saranno soltanto segni di pentimento, ma di terrore e di disperazione Apocalisse 6:16-17 da parte di coloro che l'avranno respinto.

Col greco rispondente all'amen ebraico, Giovanni esprime ad un tempo la sua convinzione che così è giusto che avvenga e il suo sospiro verso il regno che il Cristo viene a stabilire.

 

… Io son l'Alfa e l'Omega, dice il Signor Iddio che è, che, era e che viene, l'Onnipotente.

Queste parole sono come il suggello di Dio alla proclamazione di Apocalisse 1:7.

L'Iddio ch'è il principio di ogni cosa, che ha creato il mondo, sarà anche la fine, cioè colui che chiuderà il ciclo della storia, e colla sua onnipotenza condurrà a compimento ogni suo disegno.

L'alfa è la prima e l'omega l'ultima lettera dell'alfabeto greco; il senso è quello espresso dalla chiesa non autentica qui, ma che si legge Apocalisse 21:6; 22:13: il primo e l'ultimo, 'il principio e la fine'.

Gli Ebrei esprimevano anch'essi l'idea di totalità col dire dall'alef al tau, la prima e l'ultima lettera del loro alfabeto.

La parola pantokratwr (onnipotente o dominator di ogni cosa) è quella usata talvolta dai LXX per render l'ebraico Iahveh Tsebaoth, l'Eterno degli eserciti.

Anche per noi, Gesù Cristo è il Capo e il Compitore di fede, il nostro principio e la nostra completa redenzione.

Gianni Marinuzzi