I 144.000 e la grande folla

APOCALISSE  7:1:17

 

“Dopo questo, vidi quattro angeli che stavano in piedi ai quattro angoli della terra, e trattenevano i quattro venti della terra perché non soffiassero sulla terra, né sopra il mare, né sugli alberi.

Poi vidi un altro angelo che saliva dal sol levante, il quale aveva il sigillo del Dio vivente; e gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso di danneggiare la terra e il mare, dicendo: «Non danneggiate la terra, né il mare, né gli alberi, finché non abbiamo segnato sulla fronte, con il sigillo, i servi del nostro Dio».

E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati di tutte le tribù dei figli d'Israele: della tribù di Giuda dodicimila segnati; della tribù di Ruben dodicimila; della tribù di Gad dodicimila; della tribù di Aser dodicimila; della tribù di Neftali dodicimila; della tribù di Manasse dodicimila; della tribù di Simeone dodicimila; della tribù di Levi dodicimila; della tribù di Issacar dodicimila; della tribù di Zabulon dodicimila; della tribù di Giuseppe dodicimila; della tribù di Beniamino dodicimila segnati.

 

Dopo queste cose guardai e vidi una folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano.

E gridavano a gran voce, dicendo: «La salvezza appartiene al nostro Dio che siede sul trono, e all'Agnello».

E tutti gli angeli erano in piedi intorno al trono, agli anziani e alle quattro creature viventi; essi si prostrarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio, dicendo: «Amen! Al nostro Dio la lode, la gloria, la sapienza, il ringraziamento, l'onore, la potenza e la forza, nei secoli dei secoli! Amen».

Poi uno degli anziani mi rivolse la parola, dicendomi: «Chi sono queste persone vestite di bianco e da dove sono venute?»

Io gli risposi: «Signor mio, tu lo sai».

Ed egli mi disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione.

Essi hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue dell'Agnello.

Perciò sono davanti al trono di Dio e lo servono giorno e notte, nel suo tempio; e colui che siede sul trono stenderà la sua tenda su di loro.

Non avranno più fame e non avranno più sete, non li colpirà più il sole né alcuna arsura; perché l'Agnello che è in mezzo al trono li pascerà e li guiderà alle sorgenti delle acque della vita; e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».”

 

I messaggi di Cristo alle chiese d'Asia si riferiscono alle 'cose che sono' al tempo dell'autore, e sono preceduti da una visione simboleggiante la presenza e, l'azione costante di Cristo in seno alla Chiesa; il resto dell'Apocalisse si riferisce alle 'cose che devono avvenire', e questo gran quadro delle cose future è preceduto, a sua volta, da una sublime visione Apocalisse 4-5 simboleggiante due verità che sono come le chiavi della storia dell'umanità: l'Iddio eterno ed onnipotente che ha creato tutte le cose è il sovrano del mondo: il Cristo la cui opera di redenzione è il pernio della storia, è il solo che possa spiegare gli enigmi ch'essa offre nel suo svolgimento attraverso i secoli.

E Dio che dà alla storia la sua unità superiore ed il suo senso.

Sono i suoi disegni che hanno da compiersi attraverso giudizi disciplinari o distruttori, e nonostante tutti gli sforzi di Satana e dei suoi strumenti.

 

La seconda Parte (4-6) si suddivide in tre sezioni:

1)         La visione di Dio sul trono ( Apocalisse 4 );

2)         L'Agnello proclamato degno d'aprire i sigilli del libro ( Apocalisse 5 );

3)         L'apertura dei primi sei sigilli ( Apocalisse 6-7 ).

 

Al versetto 6:17, viene posta una domanda emblematica: “è venuto il gran giorno della sua ira. Chi può resistere?” Nei versi che seguono troveremo la risposta.

 

“Dopo questo, io vidi quattro angeli che stavano in piè ai quattro canti della terra, ritenendo i quattro venti della terra, affinché non soffiasse vento alcuno sulla terra, nè sopra il mare, nè sopra alcun albero.”

Dopo lo sconvolgimento cosmico, Giovanni si trova davanti ad una scena nuova:

come una pianura immensa, la terra, e ai quattro canti di essa, che sono i quattro punti cardinali da cui soffiano i venti, vede quattro angeli che hanno l'incarico di scatenare i venti quando ne ricevano l'ordine; per ora li trattengono, ma sono nell'atteggiamento di chi aspetta solo un cenno per lanciare sulla terra la forza devastatrice che rappresenta i giudizi di Dio.

I giudizi devastatori saranno scatenati Apocalisse 8 al segnale delle trombe.

Che Dio si serva degli angeli per controllare le forze della natura, risulta anche da Apocalisse 14:18 (angelo che ha potestà sul fuoco); Apocalisse 16:5 (l'angelo delle acque).

 

2 E vidi un altro angelo che saliva dal sol levante, il quale aveva il suggello dell'Iddio vivente, ed egli gridò con gran voce ai quattro angeli ai quali era dato di danneggiare la terra e il mare, dicendo:

3 Non danneggiate la terra, nè il mare, nè gli alberi, finchè abbiam segnato in fronte col suggello (lett. sigillato sulle loro fronti) i servitori dell'Iddio nostro.”

Questo angelo, simbolo della grazia divina, ha una missione di salvezza, egli deve custodire efficacemente coloro sui quali è impresso il suo suggello.

Adoperando il plurale l'angelo mostra che non sarà solo nel compiere l'opera, e col dire: 'l'Iddio nostro' da a vedere chiaramente di essere un semplice servitore, un angelo vero e proprio e non, come alcuni hanno creduto, il Cristo o lo Spirito Santo.

Si parla spesso dell'Apocalisse d'imprimere su di una persona un segno od un sigillo.

Oltre al nostro passo, possiamo notare altri modi di indicare questo sigillo:

-                     in Apocalisse 9:4 che le locuste dovevano danneggiare soltanto gli uomini che non avevano il suggello di Dio in fronte;

-                     in Apocalisse 14:1 si parla di «centoquarantaquattromila persone aventi il nome dell'Agnello e il nome di suo Padre scritto sulle loro fronti» (Cfr. Apocalisse 3:12);

-                     in Apocalisse 22:4 si dice dei servitori di Dio che 'vedranno la sua faccia e avranno in fronte il suo nome'.

Altrove si legge di un 'marchio sulla mano destra o sulla fronte' degli adoratori della bestia Apocalisse 13:16; 14:9; 16:2; 19:20; 20:4.

Nel paganesimo, gl'individui specialmente addetti al servizio d'un tempio o d'una divinità erano segnati col nome della divinità impresso con ferro rovente sulla pelle, come si praticava spesso cogli schiavi e coi soldati; segnandoli col nome del loro padrone o del loro capo.

Nell'Antico Testamento abbiamo in Ezechiele 9-10 un passo analogo al nostro, in occasione della visione della distruzione di Israele:

Poi gridò ad alta voce alle mie orecchie, e disse: «Fate avvicinare quelli che debbono punire la città, e ciascuno abbia in mano la sua arma di distruzione».

Ed ecco venire dal lato della porta superiore che guarda verso settentrione sei uomini, ognuno dei quali aveva in mano la sua arma di distruzione. In mezzo a loro c'era un uomo vestito di lino, che aveva un corno da scrivano alla cintura; essi vennero a mettersi di fianco all'altare di bronzo.

E la gloria del Dio d'Israele si alzò dal cherubino sul quale stava, e andò verso la soglia della casa.

Il SIGNORE chiamò l'uomo vestito di lino, che aveva il calamaio da scrivano alla cintura, e gli disse: «Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme, e fa' un segno sulla fronte degli uomini che sospirano e gemono per tutte le abominazioni che si commettono in mezzo a lei».

Agli altri, in modo che io sentissi, disse: «Passate per la città dietro a lui, e colpite; il vostro occhio sia senza pietà, e non abbiate compassione; uccidete, sterminate vecchi, giovani, vergini, bambini e donne, ma non vi avvicinate ad alcuno che porti il segno; cominciate dal mio santuario».

Essi cominciarono da quegli anziani che stavano davanti alla casa.

Poi egli disse loro: «Contaminate la casa e riempite di cadaveri i cortili! Uscite!»

Quelli uscirono, e andarono colpendo per la città.

Mentre essi colpivano e io ero rimasto solo, caddi faccia a terra, e gridai: «Ahimè, Signore, DIO, distruggerai forse tutto ciò che è rimasto d'Israele, riversando il tuo furore su Gerusalemme?»

Egli mi rispose: «L'iniquità della casa d'Israele e di Giuda è troppo grande; il paese è pieno di sangue, e la città è piena d'ingiustizie; poiché dicono: "Il SIGNORE ha abbandonato il paese, il SIGNORE non vede nulla". Perciò, anche il mio occhio sarà senza pietà, io non avrò compassione, e farò ricadere sul loro capo la loro condotta».

Ed ecco, l'uomo vestito di lino, che aveva il calamaio da scrivano alla cintura, venne a fare il suo rapporto, e disse: «Ho fatto come tu mi hai comandato».

Io guardai, ed ecco, sulla distesa sopra il capo dei cherubini, c'era come una pietra di zaffiro; si vedeva come una specie di trono che stava sopra di loro.

Il SIGNORE parlò all'uomo vestito di lino, e disse: «Va' fra le ruote sotto i cherubini, rièmpiti le mani di carboni ardenti tolti in mezzo ai cherubini, e spargili sulla città».

Ed egli vi andò in mia presenza.

I cherubini stavano al lato destro della casa, quando l'uomo entrò là; la nuvola riempì il cortile interno.

La gloria del SIGNORE si alzò sopra i cherubini, movendosi verso la soglia della casa; la casa fu riempita della nuvola; il cortile fu ricolmo dello splendore della gloria del SIGNORE.

Il rumore delle ali dei cherubini si udì fino al cortile esterno, simile alla voce del Dio onnipotente quand'egli parla.

Quando il SIGNORE ebbe dato all'uomo vestito di lino l'ordine di prendere del fuoco in mezzo alle ruote che sono tra i cherubini, quegli venne a fermarsi presso una delle ruote.

Uno dei cherubini stese la mano fra gli altri cherubini verso il fuoco che era in mezzo ai cherubini, ne prese e lo mise nelle mani dell'uomo vestito di lino, che lo ricevette, e uscì.

Vidi che i cherubini avevano una forma di mano d'uomo sotto le ali.

Io guardai, ed ecco quattro ruote presso i cherubini, una ruota presso ogni cherubino; e le ruote avevano il bagliore di una pietra di crisolito.

A vederle, tutte e quattro avevano una medesima forma, come se una ruota fosse in mezzo all'altra. Quando si movevano, si movevano dai loro quattro lati; e movendosi, non si voltavano, ma seguivano la direzione dal luogo verso il quale guardava il capo, e, andando, non si voltavano.

Tutto il corpo dei cherubini, i loro dorsi, le loro mani, le loro ali, come pure le ruote, le ruote di tutti e quattro, erano pieni d'occhi tutto attorno.

Udii che le ruote erano chiamate «Turbine».

Ogni cherubino aveva quattro facce: la prima faccia era una faccia di cherubino; la seconda faccia, una faccia d'uomo; la terza, una faccia di leone; la quarta, una faccia d'aquila. I cherubini si alzarono. Erano gli stessi esseri viventi che avevo visti presso il fiume Chebar. (cfr Ezechele 1)

Quando i cherubini si movevano, anche le ruote si movevano accanto a loro; e quando i cherubini spiegavano le ali per alzarsi da terra, anche le ruote non deviavano dal loro lato.

Quando quelli si fermavano, anche queste si fermavano; quando quelli s'innalzavano, anche queste s'innalzavano con loro, perché lo spirito degli esseri viventi era in esse.

La gloria del SIGNORE partì dalla soglia della casa e si fermò sui cherubini.

I cherubini spiegarono le loro ali e s'innalzarono su dalla terra; io li vidi partire, con le ruote accanto a loro.

Si fermarono all'ingresso della porta orientale della casa del SIGNORE; e la gloria del Dio d'Israele stava sopra di loro, su in alto.

Erano gli stessi esseri viventi che avevo visti sotto il Dio d'Israele presso il fiume Chebar; riconobbi che erano cherubini.

Ognuno di essi aveva quattro facce, ognuno quattro ali; sotto le loro ali appariva la forma di mani d'uomo.

Quanto all'aspetto delle loro facce, erano le facce che avevo viste presso il fiume Chebar; erano le stesse sembianze, i medesimi cherubini. Ognuno andava diritto davanti a sé.”

E’ impressionante notare le similitudini e le piccole particolarità affini tra le visioni di Ezechiele e quelle di Giovanni.

Anche nella rivelazione di Giovanni troviamo un angelo che riceve l'ordine di passare in mezzo a Gerusalemme condannata a perire e di fare un segno sulla fronte degli uomini che gemono sulle abominazioni che si commettono nella città, in modo che i distruttori non li tocchino.

 

Questo sigillo impresso sulla fronte, ci ricorda anche il sangue posto sull’architrave delle porte degli israeliti in Egitto durante la decima piaga, la morte dei primogeniti:

“Quella notte io passerò per il paese d'Egitto, colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto, tanto degli uomini quanto degli animali, e farò giustizia di tutti gli dèi d'Egitto. Io sono il SIGNORE.

Il sangue vi servirà di segno sulle case dove sarete; quand'io vedrò il sangue, passerò oltre, e non vi sarà piaga su di voi per distruggervi, quando colpirò il paese d'Egitto.” (Esodo 12:12-13)

Il sigillo infatti impresso su di una persona, serviva a designarla e a farla riconoscere come proprietà di chi l'aveva segnata col suo nome o con un segno equivalente.

Le era così assicurata la protezione del proprio padrone contro ogni nemico che tentasse nuocerle.

Il sigillo divino non garantirà i fedeli contro le sofferenze; i venti saranno scatenati ed essi dovranno passare per 'la gran tribolazione' prima di giungere alla gloria Apocalisse 6:14; ma in quell'ora saranno custoditi in modo da poter sostenere la prova e uscirne vincitori.

 Quanto al significato del simbolo, Paolo ci da il senso spirituale quando scrive agli Efesini che essi, dopo aver udito la verità ed aver creduto in Cristo, avevano «ricevuto il suggello dello Spirito Santo, che è il pegno della nostra eredità fino alla piena redenzione di quelli che Dio s'è acquistato...»  (Efesini 1:13-14)

Oppure quando scrive ai Corinzi: «Or Colui che con voi ci rende fermi in Cristo e che ci ha unti, è Dio, il quale ci ha pure segnati col proprio sigillo e ci ha data la caparra dello Spirito nei nostri cuori.»  (2 Corinzi 1:21-22)

L'opera dello Spirito che accresce nei fedeli le grazie e le virtù cristiane, che li rende saldi nella fede, invincibili di fronte agli avversari, è il vero, il santo sigillo che l'Iddio vivente imprime su di loro.

Anche Gesù ha promesso ai suoi, chiamati dinanzi ai tribunali nemici, una speciale assistenza dello Spirito Santo (cfr Matteo 10:19-20).

Prima che i venti siano scatenati, Dio provvede a fortificar la vita spirituale dei credenti genuini.  Il vento spazzerà via la pula, ma il grano resterà sull'aia e sarà raccolto nel granaio.

La figura del vento che spazza via la pula è ben descritta nel Salmo 1:

 

“Beato l'uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori; né si siede in compagnia degli schernitori; ma il cui diletto è nella legge del SIGNORE, e su quella legge medita giorno e notte.

Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto nella sua stagione, e il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà.

Non così gli empi, anzi sono come pula che il vento disperde.

Perciò gli empi non reggeranno davanti al giudizio, né i peccatori nell'assemblea dei giusti.

Poiché il SIGNORE conosce la via dei giusti, ma la via degli empi conduce alla rovina.” (Salmo 1)

 

La figura dell’albero piantato presso rivi d’acqua la troveremo nella città celeste vista da Ezechiele:

“Poi mi ricondusse sulla riva del torrente.

Tornato che vi fu, ecco che sulla riva del torrente c'erano moltissimi alberi, da un lato e dall'altro.

Egli mi disse: «Queste acque si dirigono verso la regione orientale, scenderanno nella pianura ed entreranno nel mare; quando saranno entrate nel mare, le acque del mare saranno rese sane.

Avverrà che ogni essere vivente che si muove, dovunque giungerà il torrente ingrossato, vivrà, e ci sarà grande abbondanza di pesce; poiché queste acque entreranno là; quelle del mare saranno risanate, e tutto vivrà dovunque arriverà il torrente.

Dei pescatori staranno sulle rive del mare; da En-Ghedi fino a En-Glaim si stenderanno le reti; vi sarà pesce di diverse specie come il pesce del mar Grande, e in grande abbondanza.

Ma le sue paludi e le sue lagune non saranno rese sane; saranno abbandonate al sale.

Presso il torrente, sulle sue rive, da un lato e dall'altro, crescerà ogni specie d'alberi fruttiferi le cui foglie non appassiranno e il cui frutto non verrà mai meno; ogni mese faranno frutti nuovi, perché quelle acque escono dal santuario; quel loro frutto servirà di cibo, e quelle loro foglie di medicamento». (Ezechiele 47:6-12)

 

Particolarmente chiaro sembra ora il passo di Galati 6:17 quando Paolo afferma:

Da ora in poi nessuno mi dia molestia, perché io porto nel mio corpo il marchio di Gesù.

 

4-8 “E udii il numero dei segnati: centoquarantaquattromila segnati di tutte le tribù dei figliuoli d'Israele: della tribù di Giuda dodicimila segnati, della tribù di Ruben dodicimila, ...della tribù di Beniamino dodicimila segnati.”

Vi sono interpretazioni varie circa il numero e l’identità di questi 144.000 uomini.

 

Alcuni pensano siano i rappresentanti dell’Israele spirituale e il numero sia solo simbolico al fine di evidenziare che Dio conosce coloro che sono suoi e nessuno viene dimenticato.

Altra interpretazione, più letterale, vede effettivamente quel residuo del popolo di Israele degli ultimi tempi, che sarà segnato per scampare ai giudizi di Dio.

Alla luce di questa seconda interpretazione, si trova sicuramente più coerente l’individuazione del numero e della definizione dell’identità delle persone.

Sempre alla luce di questa interpretazione, si potrebbe ipotizzare che questa fase della rivelazione si concentra esclusivamente sul giudizio di Dio verso il suo popolo storico, tale ipotesi si troverebbe ancor più coerente con la visione di Ezechiele 8, 9 e 10.

L'ordine in cui sono enumerate le tribù non pare dettato da un criterio speciale relativo sia all'età rispettiva dei figli di Giacobbe, sia alle madri da cui erano nati.

Giuda è nominato il primo perché era la tribù regale, la tribù del Messia, la più numerosa ai tempi apostolici; Ruben viene dopo come primogenito; Giuseppe e Beniamino sono insieme come figli di Rachele. Giuseppe occupa il posto di Efraim, mentre Manasse, l'altro suo figlio, è menzionato a parte. Levi è posto accanto agli altri perché, abolita la legge rituale, egli non ha più alcun privilegio.

 

Dan non figura, forse perché la tribù si riteneva dagli Ebrei estinta, salvo una sola famiglia, oppure perché giudicata più idolatra più di altre o ancora perché, secondo una tradizione giudaica, appoggiata sul passo di Genesi 49:17 ( ove Dan è paragonata ad un serpente sul sentiero ), da quella tribù dovrebbe nascere l'anticristo ed anche perché l’idolatria in Israele fu introdotta proprio per mezzo della discendenza di Dan:

“In quel tempo, non vi era re in Israele; e in quel medesimo tempo, la tribù dei Daniti cercava un suo territorio per stabilirvisi, perché, fino a quei giorni, non le era toccata alcuna eredità fra le tribù d'Israele.

I figli di Dan mandarono dunque da Sorea e da Estaol cinque uomini della loro tribù, scelti fra loro tutti, uomini valorosi, per esplorare ed esaminare il paese; e dissero loro: «Andate a esaminare il paese!»

Quelli giunsero nella regione montuosa di Efraim, alla casa di Mica e pernottarono in quel luogo. Quando furono in prossimità della casa di Mica, riconobbero la voce del giovane levita; e, avvicinatisi, gli chiesero: «Chi ti ha condotto qua? Che fai in questo luogo? Perché sei qui?»

Egli disse loro quello che Mica aveva fatto per lui e aggiunse: «Mi stipendia e io gli servo da sacerdote».

Quelli gli dissero: «Consulta Dio, affinché sappiamo se il viaggio che abbiamo intrapreso avrà successo».

Il sacerdote rispose loro: «Andate in pace; il viaggio che fate è sotto lo sguardo del SIGNORE».
I cinque uomini dunque partirono, giunsero a Lais e videro che il popolo, che vi abitava, viveva al sicuro, come gli abitanti di Sidone, tranquillo e fiducioso, poiché nel paese non c'era nessuno in autorità che potesse fare loro il minimo torto; inoltre erano lontani dai Sidoni e non avevano relazione con nessuno.

Poi tornarono dai loro fratelli a Sorea e a Estaol; i fratelli chiesero loro: «Che dite?»

Quelli risposero: «Su, saliamo contro quella gente; poiché abbiamo visto il paese, ed ecco, è eccellente. E voi ve ne state là senza dir nulla? Non siate pigri a muovervi per andare a prendere possesso del paese! Quando arriverete là, troverete un popolo che se ne sta sicuro. Il paese è vasto e Dio ve lo ha messo in mano: è un luogo dove non manca nulla di ciò che è sulla terra».

Così seicento uomini della famiglia dei Daniti partirono da Sorea e da Estaol, armati per la guerra. Salirono e si accamparono a Chiriat-Iearim, in Giuda; perciò quel luogo, che è a ovest di Chiriat-Iearim, fu chiamato e si chiama anche oggi Macanè-Dan.

Di là passarono nella regione montuosa di Efraim e giunsero alla casa di Mica.

Allora i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese di Lais dissero ai loro fratelli: «Sapete voi che in questa casa c'è un efod, ci sono degli idoli domestici, un'immagine scolpita, di metallo fuso? Considerate ora quello che dovete fare».

Essi si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane levita, alla casa di Mica, e gli chiesero come stava.

I seicento uomini dei figli di Dan, armati per la guerra, si misero davanti alla porta.

Ma i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese salirono, entrarono in casa, presero l'immagine scolpita, l'efod, gl'idoli domestici e l'immagine di metallo fuso, mentre il sacerdote stava davanti alla porta con i seicento uomini armati.

Quando furono entrati in casa di Mica ed ebbero preso l'immagine scolpita, l'efod, gli idoli domestici e l'immagine di metallo fuso, il sacerdote disse loro: «Che fate?»

Essi gli risposero: «Taci, mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi e ci farai da padre e da sacerdote. Che è meglio per te, essere sacerdote in casa di un uomo solo, oppure essere sacerdote di una tribù e di una famiglia in Israele?»

Il sacerdote si rallegrò nel suo cuore; prese l'efod, gl'idoli domestici e l'immagine scolpita e si unì a quella gente.

Così si rimisero in cammino, mettendo davanti a loro i bambini, il bestiame e i bagagli.

Quando erano già lontani dalla casa di Mica, la gente che abitava nelle case vicine a quella di Mica si radunò e inseguì i figli di Dan.

Siccome gridava dietro ai figli di Dan, questi, voltatisi indietro, dissero a Mica: «Che cos'hai? Perché hai radunato questa gente?»

Egli rispose: «Avete portato via gli dèi che mi ero fatti e il mio sacerdote e ve ne siete andati. Che cosa mi rimane? Come potete dunque dirmi: "Che hai?"»

I figli di Dan gli dissero: «Non alzare la voce verso di noi, perché alcuni potrebbero irritarsi e scagliarsi su di voi e tu ci perderesti la vita tua e quella della tua famiglia!»

I figli di Dan continuarono il loro viaggio; e Mica, vedendo che essi erano più forti di lui, se ne tornò a casa sua.

Essi, dopo aver preso le cose che Mica aveva fatte e il sacerdote che aveva al suo servizio, giunsero a Lais, da un popolo che se ne stava tranquillo e senza timori; lo passarono a fil di spada e diedero la città alle fiamme.

Non ci fu nessuno che la liberasse, perché era lontana da Sidone e i suoi abitanti non avevano relazioni con altra gente. Essa era nella valle che si estende verso Bet-Reob.

Poi i Daniti ricostruirono la città, e l'abitarono. Le posero nome Dan, dal nome di Dan, loro padre, che era stato uno dei figli d'Israele; ma prima, il nome della città era Lais.

Poi i figli di Dan rizzarono per sé l'immagine scolpita; e Gionatan, figlio di Ghersom, figlio di Mosè, e i suoi figli furono sacerdoti della tribù dei Daniti fino al giorno in cui gli abitanti del paese furono deportati.

Così collocarono per sé l'immagine scolpita, che Mica aveva fatta, per tutto il tempo che la casa di Dio rimase a Silo.” (Giudici 18:1-31)

Per quanto riguarda l’esclusione di Efraim, possiamo ipotizzare una situazione simile, in quanto il suo discendente Geroboamo ( di stirpe efraimita cfr 1 Re 11:26 ), fu il re che introdusse per primo l’idolatria diffusa nel regno di Israele, anche con l’aiuto della discendenza di Dan:

Geroboamo costruì Sichem nella regione montuosa di Efraim, e vi si stabilì; poi uscì di là e costruì Penuel.


Geroboamo disse in cuor suo: «Ora il regno potrebbe benissimo tornare alla casa di Davide.

Se questo popolo sale a Gerusalemme per offrire sacrifici nella casa del SIGNORE, il suo cuore si volgerà verso il suo signore, verso Roboamo re di Giuda, mi uccideranno, e torneranno a Roboamo re di Giuda».

Il re, quindi, dopo essersi consigliato, fece due vitelli d'oro e disse al popolo: «Siete ormai saliti abbastanza a Gerusalemme! O Israele, ecco i tuoi dèi, che ti hanno fatto uscire dal paese d'Egitto!»

E ne mise uno a Betel, e l'altro a Dan.

Questo diventò un'occasione di peccato; perché il popolo andava fino a Dan per presentarsi davanti a uno di quei vitelli.

Egli fece anche dei santuari di alti luoghi, e creò dei sacerdoti, presi qua e là dal popolo, che non erano dei figli di Levi.” (1 Re  12:25-31)

 

“Se tu, Israele, ti prostituisci, Giuda almeno non si renda colpevole!

Non andate a Ghilgal, non salite a Bet-Aven, e non giurate dicendo: "Il SIGNORE vive!"

Poiché Israele è ribelle come una vitella recalcitrante, ora il SIGNORE lo farà pascolare
come un agnello in luogo spazioso?

Efraim si è unito agli idoli; lascialo!

Quando hanno finito di sbevazzare si danno alla prostituzione; i loro capi amano con passione l'infamia. Il vento si legherà Efraim alle proprie ali, ed essi avranno vergogna dei loro sacrifici.” (Osea 4:15-19)

 

Tutto questo in conformità alle promesse di Dio definite come benedizioni o maledizioni:

“Non vi sia tra di voi uomo o donna o famiglia o tribù che volga oggi il cuore lontano dal SIGNORE nostro Dio, per andare a servire gli dèi di quelle nazioni; non vi sia tra di voi nessuna radice che produca veleno e assenzio.

Nessuno, dopo aver udito le parole di questo giuramento, si illuda nel suo cuore dicendo: "Avrò pace, anche se camminerò secondo la caparbietà del mio cuore".

In questo modo chi ha bevuto largamente porta a perdizione anche chi ha sete.

Il SIGNORE non gli perdonerà; ma in tal caso l'ira del SIGNORE e la sua gelosia s'infiammeranno contro quell'uomo, tutte le maledizioni scritte in questo libro gli verranno addosso e il SIGNORE cancellerà il suo nome sotto il cielo; il SIGNORE lo separerà, per sua sventura, da tutte le tribù d'Israele, secondo tutte le maledizioni del patto scritto in questo libro della legge.” (Deuteronomio 19:17-20)

 

9 “Dopo, queste cose vidi, ed ecco, una gran folla che nessun uomo (lett. nessuno) poteva noverare, di tutte le nazioni e tribù e popoli e lingue che stava in piè davanti al trono e davanti all'Agnello.”

 

Dei segnati di Israele Giovanni aveva udito il numero.

Ora, in questa seconda visione si vede una folla che nessuno - e s'intende nessun uomo - può contare, sebbene la visione si riferisca ai soli credenti degli ultimi tempi ( cfr versetto 14 ).

 

“erano vestiti di vesti bianche”  - emblema di purezza e di gloria, Cfr. Apocalisse 6:11; 3:4-5.

 

“e avevano delle palme in mano” - emblema questo di festa e di trionfale vittoria.  Agli atleti vittoriosi erano date delle palme.

I fedeli entrano nel cielo dopo aver vinto i nemici loro e di Cristo.

10 E gridavano con gran voce dicendo: La salvezza appartiene all'Iddio nostro il quale siede sul trono ed all'Agnello.”

Il loro cuore è pieno di adorazione e di riconoscenza verso l'Iddio al quale devono la loro compiuta salvezza, verso l'Agnello che si è immolato per loro e che dalla celeste gloria non li ha mai abbandonati a se stessi.

La loro salvezza dal principio alla fine è opera di Dio.

 

11 E tutti gli angeli stavano in piè attorno al trono e agli anziani e alle quattro creature viventi, e si prostrarono sulle lor facce davanti al trono e adorarono Iddio dicendo: Amen! All'Iddio nostro la benedizione e la gloria e la sapienza e le azioni di grazie e l'onore e la potenza e la forza, nei secoli dei secoli! Amen.”

La loro adorazione di riscattati è confermata dagli angeli che stanno alla presenza di Dio, dei ventiquattro anziani e delle quattro creature viventi.

Gli angeli che, nella salvezza degli uomini, hanno contemplato con adorazione le perfezioni di Dio, esaltano le sette qualità invisibili di Dio ( cfr Romani 1:20 ) che Gli appartengono e a Lui devono essere attribuite per tutta l'eternità:

-                     la Benedizione

-                     la Gloria

-                     la Sapienza

-                     le Azioni di grazie

-                     l’Onore

-                     la Potenza

-                     la Forza

 

Ricordiamo un altra adorazione degli angeli nell’Apocalisse:

“E vidi, e udii voci di molti angeli intorno al trono, alle creature viventi e agli anziani; e il loro numero era di miriadi di miriadi, e migliaia di migliaia.

Essi dicevano a gran voce: «Degno è l'Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode». (Apocalisse 5:11-12)

Incrociando le due adorazioni possiamo meglio capire i sinonimi e le particolarità delle qualità divine:

 

Benedizione             Ricchezze

Gloria                        Gloria

Sapienza                   Sapienza

Azioni di grazie        Lode

Onore                       Onore

Potenza                     Potenza

Forza                          Forza

 

13 E uno degli anziani mi rivolse la parola, dicendomi: Questi che son vestiti di vesti bianche chi son dessi e donde son venuti?”

Chi soddisfa il desiderio di conoscere che appare dagli occhi di Giovanni, è uno degli anziani, cioè dei rappresentanti della chiesa trionfante, che però introduce la risposta con una domanda.

 

14 “Io gli risposi: Signor mio, tu lo sai.”

Signor mio implica semplice rispetto verso l'essere che gli è superiore in conoscenza.

Dire: tu lo sai, per Giovanni vuol significare che una qualche conoscenza circa quella moltitudine, egli la deduce dalle vesti che porta e dal cantico che intona, ma l'anziano sa molto più e meglio di lui.

 

“Ed egli mi disse: Essi son quelli che vengono dalla gran tribolazione.”

Il presente vengono indica che il loro venire è cosa recente, in quanto la visione ci porta al tempo in cui sarà terminata la tribolazione di cui è questione e ch'è chiamata la grande perché supererà, se non in durata, in intensità ed in estensione, tutte le precedenti.

Non si tratta dunque dei dolori e delle penose fatiche a cui l'umanità è stata sottoposta a causa del peccato, e neanche di tutte le tribolazioni dei cristiani di ogni tempo, considerate come un tutto; ma «la grande tribolazione» accenna alla più terribile di tutte, a quella che si estenderà ai credenti del mondo intero ed in cui satana si servirà dei suoi più potenti strumenti e metterà in opera i mezzi più efficaci per abbattere il regno di Cristo e distruggere i suoi seguaci.

Questi strumenti e questi mezzi Giovanni li vedrà sorgere sulla scena della storia nelle visioni di Apocalisse 12-17.

Si tratta soprattutto dell'opera dell'anticristo in cui si concentreranno tutto l'odio, tutta l'astuzia e la potenza di Satana.

Parlando dei giorni che precederanno il suo Ritorno, Gesù aveva detto:

“Allora vi sarà una grande tribolazione (o afflizione), tale che non v'è stata l'uguale dal principio del mondo fino ad ora, nè mai più vi sarà.

E se quei giorni non fossero stati abbreviati nessuno scamperebbe; ma a cagione degli eletti quei giorni saranno abbreviati»” (Matteo 24:21-22; cfr. Marco 13:19-20).

Da questo terribile momento di sofferenza vengono i redenti che stanno davanti al trono; hanno lottato, hanno sofferto, molti sono stati uccisi; ma sono usciti vittoriosi grazie all'aiuto di Dio.

 

“e hanno lavato, le loro vesti e le hanno imbiancate nel sangue dell'Agnello.”

E implicata nell'hanno lavato, l'affermazione che le vesti erano sudice, cioè ch'essi erano peccatori.

Se essi ora possono comparire in vesti bianche alla presenza del Dio santo, ciò non è dovuto ad alcun merito loro, ma alla virtù espiatrice e purificatrice del sangue di Cristo, virtù ch'essi nella lor vita terrestre si sono appropriata per fede, ottenendo il perdono divino e la forza di liberarsi dal male gradatamente.

Cfr. Apocalisse 1:5; 1Giovanni 1:7: «il sangue di Gesù, suo Figliuolo, ci purifica da ogni peccato»; Atti 15:9; Efesini 5:25-27.

 

15 Perciò son davanti al trono di Dio e gli servono giorno e notte nel suo tempio.”

Perciò:

- perché han lavate le loro vesti;

- perché han lottato e sono usciti vittoriosi dalla gran tribolazione.

Il giungere alla presenza immediata di Dio, il conoscerlo come siamo stati da lui conosciuti, il vivere in comunione intima con lui, il lodarlo e ringraziarlo, il compiere quel servizio celeste ch'egli assegna a ciascuno, è l'aspirazione dell'anima che quaggiù conosce confusamente, serve imperfettamente e non gode ininterrotta comunione con Dio ch'è fonte d'ogni felicità.

Gesù chiede, per quelli che il Padre gli ha dati, che dove egli è siano anch'essi e vedano la sua gloria (Giovanni 17:24; cfr. 1Giovanni 3:2; Filippesi 1:23).

In Apocalisse 22:3-4 si legge che nella città celeste sarà il trono di Dio e dell'Agnello, i suoi servitori (che sono tutti sacerdoti) gli serviranno 'ed essi vedranno la sua faccia ed avranno in fronte il suo nome'. Giorno e notte vale: del continuo, in quanto nel cielo non v'è più notte ( cfr Apocalisse 21:25 ). Il tempio è l'emblema del cielo.

 

“e Colui che siede sul trono spiegherà su loro la sua tenda.”

Immagine tolta dall'antico tabernacolo ed il cui senso è: Dio abiterà con loro e li proteggerà.

In Apocalisse 21:3-4 si legge a proposito della nuova Gerusalemme:

Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini: ed Egli abiterà con loro, ed essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà loro Dio e asciugherà ogni lacrima....

 

16 “Non avranno più fame e non avranno più sete, non li colpirà più il sole nè alcuna arsura

17 perchè l'Agnello ch'è in mezzo al trono, li pasturerà e li guiderà alle sorgenti delle acque della vita.”

Le sofferenze subite dai bisogni insoddisfatti del corpo e dell'anima avranno fine, e, in modo generale, tutte le dolorose conseguenze del peccato che ha fatto della terra un suolo maledetto e del lavoro umano una dura fatica.

L'Agnello, che è il mediatore tra Dio e gli uomini, sarà il pastore dei riscattati e darà soddisfazione a tutti i loro bisogni, appagherà ogni loro aspirazione.

L'immagine del Pastore richiama alla mente il Salmo 23:

“Il SIGNORE è il mio pastore: nulla mi manca.

Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque calme.

Egli mi ristora l'anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del suo nome.

Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con  me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza.

Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo; la mia coppa trabocca.

Certo, beni e bontà m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita; e io abiterò nella casa del SIGNORE per lunghi giorni.”

 

Gesù stesso si definì il Buon Pastore:

«In verità, in verità vi dico che chi non entra per la porta nell'ovile delle pecore, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.

Ma colui che entra per la porta è il pastore delle pecore.

A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori.

Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Ma un estraneo non lo seguiranno; anzi, fuggiranno via da lui perché non conoscono la voce degli estranei».

Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono quali fossero le cose che diceva loro.

Perciò Gesù di nuovo disse loro: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.

Tutti quelli che sono venuti prima di me, sono stati ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.

Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà pastura.

Il ladro non viene se non per rubare, ammazzare e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.

Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore.

Il mercenario, che non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e si dà alla fuga (e il lupo le rapisce e disperde), perché è mercenario e non si cura delle pecore.

Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me, come il Padre mi conosce e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.

Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore.” (Giovanni 10:1-16)

 

Pietro definisce Gesù Cristo il Pastore e Guardiano delle nostre anime e il Supremo Pastore:

Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente; egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le sue lividure siete stati guariti.

Poiché eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime.” (1 Pietro 2:24-25)

E quando apparirà il supremo pastore, riceverete la corona della gloria che non appassisce.” (1 Pietro 5:4)

La figura delle acque della vita ricorda la conversazione di Gesù al pozzo di Sicar intorno all'acqua viva Giovanni 4:7-15:

“Una Samaritana venne ad attingere l'acqua. Gesù le disse: «Dammi da bere». (Infatti i suoi discepoli erano andati in città a comprare da mangiare.)

La Samaritana allora gli disse: «Come mai tu che sei Giudeo chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?» Infatti i Giudei non hanno relazioni con i Samaritani.

Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: "Dammi da bere", tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell'acqua viva».

La donna gli disse: «Signore, tu non hai nulla per attingere, e il pozzo è profondo; da dove avresti dunque quest'acqua viva? Sei tu più grande di Giacobbe, nostro padre, che ci diede questo pozzo e ne bevve egli stesso con i suoi figli e il suo bestiame?»

Gesù le rispose: «Chiunque beve di quest'acqua avrà sete di nuovo; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna».

La donna gli disse: «Signore, dammi di quest'acqua, affinché io non abbia più sete e non venga più fin qui ad attingere».”

 

Le sorgenti della vita piena e felice, fisica e spirituale, sono in Dio che solo può appagar pienamente i bisogni della sua creatura.

Gli elementi della felicità dei redenti sono molti:

-                     Sono finiti per sempre i travagli del corpo e i dolori dell'anima;

-                     hanno ricevuto da Dio il perdono completo delle loro trasgressioni e sono giunti, grazie all'opera dello Spirito, alla perfezione morale;

-                     non hanno più da temere assalti di nemici;

-                     conoscono Dio quanto lo possa conoscere la creatura umana e vivono in comunione perfetta e costante con lui;

-                     compiono con animo lieto e grato l'opera celeste loro assegnata;

-                     godono pienamente della comunione dei santi e degli angeli.

Ognuno di questi elementi risponde ai sospiri più profondi della creatura colpevole ed infelice in cui non è spenta la nostalgia dell'esule per la sua vera patria.

 

“e Iddio asciugherà ogni lacrima dagli occhi loro.”

Non son passati attraverso la gran tribolazione senza versar molte lacrime, ma Dio stesso, con la tenerezza di una madre che consola il proprio figlio, asciugherà le lacrime e le cambierà in allegrezza.

Nel passo di Apocalisse 21:4, quando la morte sarà stata definitivamente sconfitta e il peccato completamente annientato, si aggiunge: «e la morte non sarà più; nè ci saran più cordoglio nè grido, nè dolore, poiché le cose di prima son passate».

Le promesse di Apocalisse 7:16,17 sono tolte da Isaia 49:10; 25:8 che si riferiscono all'Israele glorificato. Son tradotte direttamente dall'ebraico.

 

RIFLESSIONE

I due gruppi visti da Giovanni, sono:

-                     144.000 israeliti

-                     Una grande folla di tutte le nazioni ( probabilmente compreso alcuni israeliti non segnati tra i 144.000 ), che dovrà passare attraverso la grande tribolazione e sarà probabilmente martirizzata.

Si potrebbe pertanto ipotizzare che nessuno d questi due gruppi rappresenta la Chiesa, il corpo di Cristo dell’età presente, nessuno dei due viene identificato in tal senso.

La Chiesa è invece la Sposa di Cristo, che non è ancora stata manifestata.

La visione del capitolo 7, non è probabilmente da considerarsi in ordine cronologico, fa parte delle rivelazioni che Giovanni riceve nelle pause tra il sesto e settimo di ogni serie di giudizi, infatti descrive ciò che avverrà nel cielo prima della seconda venuta di Cristo.

Coloro che vengono visti in cielo sono definiti “quelli che vengono dalla grande tribolazione”, questo capitolo pertanto descrive come saranno meravigliosamente benedetti nel cielo coloro che passeranno per la grande tribolazione dopo aver sofferto sulla terra (Apocalisse 20:4), così come i 144.000 li troviamo descritti in Apocalisse 14:1-5.

Una particolare funzione invece, sembrerebbero avere queste due speciali categorie di persone durante il regno milleniale:

-                     I 144.000 sono le primizie dell’israele redento;

-                     I redenti della grande folla sono coloro che serviranno davanti al tempio, durante il millennio vi sarà un tempio sulla terra, un luogo santo dove Dio dimorerà in un universo parzialmente ristabilito, seppure ancora decaduto (cfr Ezechiele capitolo da 40 a 48), nei nuovi cieli e nella nuova terra, invece non vi sarà alcun tempio, il tempio sarà Dio stesso, il quale riempirà ogni cosa (Apocalisse 21:22).

Gianni Marinuzzi